Bufale reazionarie
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Bufale reazionarie
I reazionari sessuofobici e la tecnica della bufala
Goebbels lo diceva quasi un secolo fa, in tempi ben lontani dall’esplosione delle comunicazioni di massa: «Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità». A quel tempo solo chi poteva disporre di un minimo di controllo sull’informazione, come Goebbels stesso, poteva sperare di diffondere efficacemente e, soprattutto, rapidamente un meme, che poi con il passare del tempo avrebbe potuto radicarsi sempre più diventando difficile da contrastare. Dice nulla il fatto che oggi sopravvivano dogmi religiosi tanto secolari, o addirittura millenari, quanto logicamente assurdi e anacronistici?
Oggi la possibilità di “forgiare una verità” è alla portata quasi di chiunque, basta avere un accesso a internet e un po’ di fortuna per vedere la propria pseudo verità diffondersi a macchia d’olio, come un virus informatico qualunque. Dipende da quanto si riesce a renderla credibile, plausibile, ma dipende anche dai canali attraverso cui viene veicolata, perché ve ne sono di frequentati da gente sensibile al dato argomento, e dunque adatti al contagio, come ve ne sono di scarsamente ricettivi. Ad esempio la bufala delle scie chimiche non potrebbe mai attecchire tra appassionati di fisica, mentre la lacrimazione di una Madonna avrebbe strada spianata in un contesto di devoti.
Cattolici o cattolicisti che gridano all’attentato contro la libertà dei genitori di educare
Prendiamo un caso concreto e attuale: l’educazione sessuale dei bambini. Attuale ma non troppo, visto che tutto parte da un documento di raccomandazioni redatto e diffuso nel 2013 nientemeno che dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si provi a eseguire una ricerca su internet riguardo a questo documento e si notino i risultati restituiti. È un fiorire di articoli su siti cattolici o cattolicisti che gridano all’attentato contro la libertà dei genitori di educare come meglio credono i propri figli, e allo stesso tempo puntano il dito verso chi invece vorrebbe creare, a loro dire, una società di sporcaccioni. Il quadro dipinto è grottesco: si lascia intendere che nelle scuole del futuro la maestra radunerà i bimbi dell’asilo in cerchio per sedute di masturbazione collettiva, mentre nelle adiacenti classi della primaria si impareranno le tecniche per adoperare correttamente il preservativo.
Alla secondaria si comincerà a darci dentro sul serio per finire poi con la fatidica domanda: scegli il tuo genere. Sì, perché poi si va a parare sempre lì, dove c’è quell’altra bufala della fantomatica “ideologia del gender” che ci vorrebbe tutti sessualmente intercambiabili, e dunque ognuno potrà scegliere di essere oggi maschio, domani femmina, dopodomani un ibrido qualunque o nessuna cosa. Ora, mettetevi per un attimo nei panni di chi è cresciuto con la paura che Dio misericordioso lo renda cieco per colpa di una mano malandrina, e con la certezza che alla prima allusione sbagliata gli sarebbe arrivato come minimo uno scapaccione. Un colpo troppo forte per lui. Non si parla di sesso coi bambini, ma scherziamo!? E poi, il papa ha detto che i preservativi Dio non li vuole, non vorremo mica dire che sbaglia? Lui, l’infallibile.
familydaygender
E se questo qualcuno fosse, che so, un dirigente scolastico che va a lamentarsi dalle famiglie? Potrà sembrare inverosimile ma è quello che purtroppo è veramente successo in un istituto scolastico di Roma. Turbata dalle linee guida dell’Oms, o più probabilmente dalle interpretazioni raccolte una domenica mattina qualunque, la prof.ssa Altieri ha preso carta e penna e ha deciso di scrivere alle famiglie dei suoi alunni. Mossa da “senso di responsabilità” (verso chi?) ha scritto un testo che potrebbe essere riassunto così: «Gentili genitori, la stampa non ne parla (Nda: il complottismo in queste cose è come il cacio sui maccheroni) ma sappiate che sta arrivando la teoria gender e che ai vostri figli verranno insegnate cose come masturbazione, pornografia, contraccettivi e diritto all’aborto. Lungi da me esprimere un giudizio, vi chiedo di informarvi su questo sito». Il sito segnalato risulta guarda caso essere quello del comitato organizzatore dell’ultima sedicente manifestazione pro famiglia, ma nella sola accezione del termine da essi concepibile, e quindi contro sesso gender e babau vari. Et voilà, l’allarme è lanciato, il posto in paradiso è prenotato e Cl sarà ben contenta.
Garantire che i bambini vengano educati in scienza prima ancora che in coscienza
Stavolta però il segno è stato passato. Una persona responsabile dell’istruzione dei futuri cittadini non può permettersi di portare i suoi moralismi all’interno dell’istituto che dirige, e soprattutto è tenuta a garantire che i bambini vengano educati in scienza prima ancora che in coscienza. Non il contrario. Il segno è stato passato anche per il sottosegretario all’istruzione Davide Faraone che ha già annunciato ispezioni sottolineando, anche lui, come la dirigente sia del tutto disinformata. Non sono solito augurare sanzioni drastiche ed esemplari, ma date le caratteristiche di questa vicenda mi auguro che la dirigente venga rimossa dal suo incarico, e che quindi eventuali raccomandazioni dei soliti noti a suo favore non sortiscano alcun effetto. E non per avere idee diverse dalle mie, a questo avrò pur fatto l’abitudine, ma perché la signora in questione ha dimostrato di non essere all’altezza del compito che le è stato assegnato. E poiché la sua incompetenza ha effetto su terzi, che nel nostro caso sono bambini senza alcuna difesa, è per il bene di tutti che la signora dovrebbe essere destinata ad altro.
Introdurre una sana educazione sessuale nelle scuole non è semplicemente auspicabile. È necessario. Con buona pace delle riserve di quanti pensano ancora, nel terzo millennio, in una società secolarizzata, che la sessualità sia roba di cui vergognarsi. La masturbazione infantile non è un’indecente novità, è una realtà conclamata e naturale. Nel vero senso della parola, non naturale come la loro famiglia. Come parimenti sono le gravidanze indesiderate tra gli adolescenti, come lo sono le malattie trasmissibili sessualmente, come lo è la violenza di genere. No, non di “gender”, dimenticate questo neo aggettivo introdotto artificiosamente e pretestuosamente. Parlo di violenza sessuale verso il genere femminile, ma anche verso gli omosessuali e i bambini, come dovrebbero ben conoscere i fedeli dell’organizzazione maggiormente colpita dallo scandalo della pedofilia. Parlo di tutte quelle cose che hanno ispirato il documento dell’Oms. Perché non si può nascondere la polvere sotto il tappeto e poi dire che è pulito.
Massimo Maiurana
http://www.uaar.it/news/2015/06/23/reaz ... la-bufala/
Goebbels lo diceva quasi un secolo fa, in tempi ben lontani dall’esplosione delle comunicazioni di massa: «Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità». A quel tempo solo chi poteva disporre di un minimo di controllo sull’informazione, come Goebbels stesso, poteva sperare di diffondere efficacemente e, soprattutto, rapidamente un meme, che poi con il passare del tempo avrebbe potuto radicarsi sempre più diventando difficile da contrastare. Dice nulla il fatto che oggi sopravvivano dogmi religiosi tanto secolari, o addirittura millenari, quanto logicamente assurdi e anacronistici?
Oggi la possibilità di “forgiare una verità” è alla portata quasi di chiunque, basta avere un accesso a internet e un po’ di fortuna per vedere la propria pseudo verità diffondersi a macchia d’olio, come un virus informatico qualunque. Dipende da quanto si riesce a renderla credibile, plausibile, ma dipende anche dai canali attraverso cui viene veicolata, perché ve ne sono di frequentati da gente sensibile al dato argomento, e dunque adatti al contagio, come ve ne sono di scarsamente ricettivi. Ad esempio la bufala delle scie chimiche non potrebbe mai attecchire tra appassionati di fisica, mentre la lacrimazione di una Madonna avrebbe strada spianata in un contesto di devoti.
Cattolici o cattolicisti che gridano all’attentato contro la libertà dei genitori di educare
Prendiamo un caso concreto e attuale: l’educazione sessuale dei bambini. Attuale ma non troppo, visto che tutto parte da un documento di raccomandazioni redatto e diffuso nel 2013 nientemeno che dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Si provi a eseguire una ricerca su internet riguardo a questo documento e si notino i risultati restituiti. È un fiorire di articoli su siti cattolici o cattolicisti che gridano all’attentato contro la libertà dei genitori di educare come meglio credono i propri figli, e allo stesso tempo puntano il dito verso chi invece vorrebbe creare, a loro dire, una società di sporcaccioni. Il quadro dipinto è grottesco: si lascia intendere che nelle scuole del futuro la maestra radunerà i bimbi dell’asilo in cerchio per sedute di masturbazione collettiva, mentre nelle adiacenti classi della primaria si impareranno le tecniche per adoperare correttamente il preservativo.
Alla secondaria si comincerà a darci dentro sul serio per finire poi con la fatidica domanda: scegli il tuo genere. Sì, perché poi si va a parare sempre lì, dove c’è quell’altra bufala della fantomatica “ideologia del gender” che ci vorrebbe tutti sessualmente intercambiabili, e dunque ognuno potrà scegliere di essere oggi maschio, domani femmina, dopodomani un ibrido qualunque o nessuna cosa. Ora, mettetevi per un attimo nei panni di chi è cresciuto con la paura che Dio misericordioso lo renda cieco per colpa di una mano malandrina, e con la certezza che alla prima allusione sbagliata gli sarebbe arrivato come minimo uno scapaccione. Un colpo troppo forte per lui. Non si parla di sesso coi bambini, ma scherziamo!? E poi, il papa ha detto che i preservativi Dio non li vuole, non vorremo mica dire che sbaglia? Lui, l’infallibile.
familydaygender
E se questo qualcuno fosse, che so, un dirigente scolastico che va a lamentarsi dalle famiglie? Potrà sembrare inverosimile ma è quello che purtroppo è veramente successo in un istituto scolastico di Roma. Turbata dalle linee guida dell’Oms, o più probabilmente dalle interpretazioni raccolte una domenica mattina qualunque, la prof.ssa Altieri ha preso carta e penna e ha deciso di scrivere alle famiglie dei suoi alunni. Mossa da “senso di responsabilità” (verso chi?) ha scritto un testo che potrebbe essere riassunto così: «Gentili genitori, la stampa non ne parla (Nda: il complottismo in queste cose è come il cacio sui maccheroni) ma sappiate che sta arrivando la teoria gender e che ai vostri figli verranno insegnate cose come masturbazione, pornografia, contraccettivi e diritto all’aborto. Lungi da me esprimere un giudizio, vi chiedo di informarvi su questo sito». Il sito segnalato risulta guarda caso essere quello del comitato organizzatore dell’ultima sedicente manifestazione pro famiglia, ma nella sola accezione del termine da essi concepibile, e quindi contro sesso gender e babau vari. Et voilà, l’allarme è lanciato, il posto in paradiso è prenotato e Cl sarà ben contenta.
Garantire che i bambini vengano educati in scienza prima ancora che in coscienza
Stavolta però il segno è stato passato. Una persona responsabile dell’istruzione dei futuri cittadini non può permettersi di portare i suoi moralismi all’interno dell’istituto che dirige, e soprattutto è tenuta a garantire che i bambini vengano educati in scienza prima ancora che in coscienza. Non il contrario. Il segno è stato passato anche per il sottosegretario all’istruzione Davide Faraone che ha già annunciato ispezioni sottolineando, anche lui, come la dirigente sia del tutto disinformata. Non sono solito augurare sanzioni drastiche ed esemplari, ma date le caratteristiche di questa vicenda mi auguro che la dirigente venga rimossa dal suo incarico, e che quindi eventuali raccomandazioni dei soliti noti a suo favore non sortiscano alcun effetto. E non per avere idee diverse dalle mie, a questo avrò pur fatto l’abitudine, ma perché la signora in questione ha dimostrato di non essere all’altezza del compito che le è stato assegnato. E poiché la sua incompetenza ha effetto su terzi, che nel nostro caso sono bambini senza alcuna difesa, è per il bene di tutti che la signora dovrebbe essere destinata ad altro.
Introdurre una sana educazione sessuale nelle scuole non è semplicemente auspicabile. È necessario. Con buona pace delle riserve di quanti pensano ancora, nel terzo millennio, in una società secolarizzata, che la sessualità sia roba di cui vergognarsi. La masturbazione infantile non è un’indecente novità, è una realtà conclamata e naturale. Nel vero senso della parola, non naturale come la loro famiglia. Come parimenti sono le gravidanze indesiderate tra gli adolescenti, come lo sono le malattie trasmissibili sessualmente, come lo è la violenza di genere. No, non di “gender”, dimenticate questo neo aggettivo introdotto artificiosamente e pretestuosamente. Parlo di violenza sessuale verso il genere femminile, ma anche verso gli omosessuali e i bambini, come dovrebbero ben conoscere i fedeli dell’organizzazione maggiormente colpita dallo scandalo della pedofilia. Parlo di tutte quelle cose che hanno ispirato il documento dell’Oms. Perché non si può nascondere la polvere sotto il tappeto e poi dire che è pulito.
Massimo Maiurana
http://www.uaar.it/news/2015/06/23/reaz ... la-bufala/
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: Bufale reazionarie
Studi di genere
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Gli studi di genere o gender studies, come vengono chiamati nel mondo anglosassone, rappresentano un approccio multidisciplinare e interdisciplinare allo studio dei significati socio-culturali della sessualità e dell'identità di genere.
Nati in Nord America a cavallo tra gli anni settanta e ottanta nell'ambito degli studi culturali, si diffondono in Europa Occidentale negli anni ottanta. Si sviluppano a partire da un certo filone del pensiero femminista e trovano spunti fondamentali nel post-strutturalismo e decostruzionismo francese (soprattutto Michel Foucault e Jacques Derrida), negli studi che uniscono psicologia e linguaggio (Jacques Lacan e, in una prospettiva postlacaniana, Julia Kristeva). Di importanza specifica per gli studi di genere sono anche gli studi gay e lesbici e il postmodernismo.
Questi studi non costituiscono un campo di sapere a sé stante, ma rappresentano innanzitutto una modalità di interpretazione. Sono il risultato di un incrocio di metodologie differenti che abbracciano diversi aspetti della vita umana, della produzione delle identità e del rapporto tra individuo e società, tra individuo e cultura.
Per questo motivo una lettura gender sensitive, attenta agli aspetti di genere, è applicabile a pressoché qualunque branca delle scienze umane, sociali, psicologiche e letterarie, dalla sociologia alle scienze etno-antropologiche, alla letteratura, alla teologia, alla politica, alla demografia ecc.
Soprattutto ai loro inizi, ma in parte anche oggigiorno, gli studi di genere sono caratterizzati da una impronta politica ed emancipativa. Sono infatti strettamente connessi alla condizione femminile e a quella di soggetti minoritari.
Non si limitano quindi a proporre teorie e applicarle all'analisi della cultura, ma mirano anche a realizzare cambiamenti in ambito della mentalità e della società.
Sono strettamente legati ai movimenti di emancipazione femminile, omosessuale e delle minoranze etniche e linguistiche e spesso si occupano di problematiche connesse a oppressione razziale ed etnica, sviluppo delle società postcoloniali e globalizzazione.
Sesso e Genere (Sex e Gender)[modifica | modifica wikitesto]
Tradizionalmente gli individui vengono divisi in uomini e donne sulla base delle loro differenze biologiche.
Nel sentire comune, infatti, il sesso e il genere costituiscono un tutt'uno.
Gli studi di genere propongono invece una suddivisione, sul piano teorico-concettuale, tra questi due aspetti dell'identità:
il sesso (sex) costituisce un corredo genetico, un insieme di caratteri biologici, fisici e anatomici che producono un binarismo maschio / femmina,
il genere (gender) rappresenta una costruzione culturale, la rappresentazione, definizione e incentivazione di comportamenti che rivestono il corredo biologico e danno vita allo status di uomo / donna.
Sesso e genere non costituiscono due dimensioni contrapposte ma interdipendenti: sui caratteri biologici si innesca il processo di produzione delle identità di genere.
Traducono le due dimensioni dell'essere uomo e donna.
Il genere è invece un prodotto della cultura umana e il frutto di un persistente rinforzo sociale e culturale delle identità: viene creato quotidianamente attraverso una serie di interazioni che tendono a definire le differenze tra uomini e donne.
A livello sociale è necessario testimoniare continuamente la propria appartenenza di genere attraverso il comportamento, il linguaggio, il ruolo sociale.
Si parla a questo proposito di ruoli di genere.
In sostanza, il genere sarebbe un carattere appreso e non innato.
Maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa[1].
Il rapporto tra sesso e genere varia a seconda delle aree geografiche, dei periodi storici, delle culture di appartenenza.
I concetti di maschilità e femminilità sono quindi concetti dinamici che devono essere storicizzati e contestualizzati.
Ogni società definisce quali valori additare alle varie identità di genere, in cosa consiste essere uomo o donna. Maschilità e femminilità sono quindi concetti relativi.
La prima formulazione del concetto di genere nell'accezione utilizzata da questo tipo di studi venne formulata dall'antropologa Gayle Rubin nel suo The Traffic in Women (Lo scambio delle donne) del 1975.
La studiosa parla di un sex-gender system in cui il dato biologico viene trasformato in un sistema binario asimmetrico in cui il maschile occupa una posizione privilegiata rispetto al femminile, al quale è legato da strette connessioni da cui entrambi derivano una reciproca definizione.
https://it.wikipedia.org/wiki/Studi_di_genere
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Gli studi di genere o gender studies, come vengono chiamati nel mondo anglosassone, rappresentano un approccio multidisciplinare e interdisciplinare allo studio dei significati socio-culturali della sessualità e dell'identità di genere.
Nati in Nord America a cavallo tra gli anni settanta e ottanta nell'ambito degli studi culturali, si diffondono in Europa Occidentale negli anni ottanta. Si sviluppano a partire da un certo filone del pensiero femminista e trovano spunti fondamentali nel post-strutturalismo e decostruzionismo francese (soprattutto Michel Foucault e Jacques Derrida), negli studi che uniscono psicologia e linguaggio (Jacques Lacan e, in una prospettiva postlacaniana, Julia Kristeva). Di importanza specifica per gli studi di genere sono anche gli studi gay e lesbici e il postmodernismo.
Questi studi non costituiscono un campo di sapere a sé stante, ma rappresentano innanzitutto una modalità di interpretazione. Sono il risultato di un incrocio di metodologie differenti che abbracciano diversi aspetti della vita umana, della produzione delle identità e del rapporto tra individuo e società, tra individuo e cultura.
Per questo motivo una lettura gender sensitive, attenta agli aspetti di genere, è applicabile a pressoché qualunque branca delle scienze umane, sociali, psicologiche e letterarie, dalla sociologia alle scienze etno-antropologiche, alla letteratura, alla teologia, alla politica, alla demografia ecc.
Soprattutto ai loro inizi, ma in parte anche oggigiorno, gli studi di genere sono caratterizzati da una impronta politica ed emancipativa. Sono infatti strettamente connessi alla condizione femminile e a quella di soggetti minoritari.
Non si limitano quindi a proporre teorie e applicarle all'analisi della cultura, ma mirano anche a realizzare cambiamenti in ambito della mentalità e della società.
Sono strettamente legati ai movimenti di emancipazione femminile, omosessuale e delle minoranze etniche e linguistiche e spesso si occupano di problematiche connesse a oppressione razziale ed etnica, sviluppo delle società postcoloniali e globalizzazione.
Sesso e Genere (Sex e Gender)[modifica | modifica wikitesto]
Tradizionalmente gli individui vengono divisi in uomini e donne sulla base delle loro differenze biologiche.
Nel sentire comune, infatti, il sesso e il genere costituiscono un tutt'uno.
Gli studi di genere propongono invece una suddivisione, sul piano teorico-concettuale, tra questi due aspetti dell'identità:
il sesso (sex) costituisce un corredo genetico, un insieme di caratteri biologici, fisici e anatomici che producono un binarismo maschio / femmina,
il genere (gender) rappresenta una costruzione culturale, la rappresentazione, definizione e incentivazione di comportamenti che rivestono il corredo biologico e danno vita allo status di uomo / donna.
Sesso e genere non costituiscono due dimensioni contrapposte ma interdipendenti: sui caratteri biologici si innesca il processo di produzione delle identità di genere.
Traducono le due dimensioni dell'essere uomo e donna.
Il genere è invece un prodotto della cultura umana e il frutto di un persistente rinforzo sociale e culturale delle identità: viene creato quotidianamente attraverso una serie di interazioni che tendono a definire le differenze tra uomini e donne.
A livello sociale è necessario testimoniare continuamente la propria appartenenza di genere attraverso il comportamento, il linguaggio, il ruolo sociale.
Si parla a questo proposito di ruoli di genere.
In sostanza, il genere sarebbe un carattere appreso e non innato.
Maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa[1].
Il rapporto tra sesso e genere varia a seconda delle aree geografiche, dei periodi storici, delle culture di appartenenza.
I concetti di maschilità e femminilità sono quindi concetti dinamici che devono essere storicizzati e contestualizzati.
Ogni società definisce quali valori additare alle varie identità di genere, in cosa consiste essere uomo o donna. Maschilità e femminilità sono quindi concetti relativi.
La prima formulazione del concetto di genere nell'accezione utilizzata da questo tipo di studi venne formulata dall'antropologa Gayle Rubin nel suo The Traffic in Women (Lo scambio delle donne) del 1975.
La studiosa parla di un sex-gender system in cui il dato biologico viene trasformato in un sistema binario asimmetrico in cui il maschile occupa una posizione privilegiata rispetto al femminile, al quale è legato da strette connessioni da cui entrambi derivano una reciproca definizione.
https://it.wikipedia.org/wiki/Studi_di_genere
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