Diario della caduta di un regime.

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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »


Giannuli: tamarri al potere, il Pd è una vergogna nazionale

Scritto il 15/6/15 • LIBRE nella Categoria: idee


«A essere impresentabile non è Vincenzo De Luca, ma il Pd». Per Aldo Giannuli, il vincitore delle elezioni regionali in Campania «non è un incidente di percorso del Pd, un occasionale cacicco meridionale la cui presenza il partito ha dovuto subire per i capricci del popolo delle primarie».

Se così fosse stato, «Renzi non si sarebbe speso mettendoci personalmente la faccia ed oggi non starebbe ad arrampicarsi sugli specchi per salvarlo dalla legge Severino, altre volte applicata senza sconti».


L’ex sindaco di Salerno «non è nemmeno un fenomeno locale, che tocca difendere per onor di bandiera».


De Luca «esprime l’essenza del Pd attuale», al netto delle sue controversie giudiziarie che «lo rendono simile a tanti altri amministratori del Pd a Genova, a Venezia, a Roma».


Il problema? La sua «oscena concezione della politica».


Per Giannuli, questo “feudatario del Cilento” «dice quello che il suo gruppo dirigente pensa ma non osa dire».


Chissenefrega della legge Severino?


Giusto che governi chi ha vinto le elezioni, purché però «nel rispetto delle leggi».


«Sino a quando una norma c’è, si rispetta e non si aggira, magari con la compiacenza di un governo e di un Parlamento di “amichetti”», scrive Giannuli nel suo blog.



«Ma la concezione di De Luca è quella dell’asso pigliatutto: chi vince, per fas et nefas poco importa, governa, anzi “comanda” (come insegna il suo capo, Renzi: “un uomo solo al comando”).


E’ la stessa concezione della democrazia di Berlusconi, per la quale chi vince le elezioni è “l’Unto del Signore”.


Una concezione predatoria che include anche le leggi ad hoc o ad personam, lo smembramento della Costituzione, l’assalto alle alte cariche dello Stato, il diritto di saccheggio».


Una concezione che «non concepisce i limiti opposti al potere dalle norme dello Stato di Diritto, dalla divisione dei poteri, dal ruolo dell’opinione pubblica. Una idea da caudillo latinoamericano».


Questa, continua Giannuli, è l’ idea del potere che ha anche Renzi, mirabilmente espressa nella sua legge elettorale, per la quale una forza politica che magari rappresenta il 12,5% dell’elettorato totale (ad esempio il 25% del 50% di quanti vanno a votare) si aggiudica il 54% dei seggi dell’unica Camera e ha un’ottima base di partenza per cambiare la Costituzione a piacimento.


E questo perché “gli italiani devono sapere dalla sera delle votazioni chi governerà”, anzi: “comanderà”, perché «il tanghero fiorentino confonde il governo con il Potere nella sua interezza: ma il governo, in uno Stato di diritto, è solo una delle articolazioni del potere, non l’unica».


In Germania, Francia, Inghilterra, Spagna, Austria, Olanda ci sono sistemi elettorali che non garantiscono affatto di sapere chi governerà nei 5 anni successivi, eppure quei paesi non vanno in crisi.


Perché in Italia dovrebbe essere diverso?


«Ma De Luca e Renzi non sono uomini da sofisticatezze intellettuali, cose che lasciano agli oziosi», loro sono uomini d’azione, non di cultura «e ci tengono a rimarcarlo in ogni occasione, facendo sfoggio del loro spirito praticone e del fastidio per ogni dibattito, soprattutto quando assuma vaghe sfumature culturali».


E se qualcuno riesce a fare un’obiezione, la risposta non è mai nel merito: è sempre colpa di “personaggetti”, “disfattisti”, “rosiconi”, “gufi”.


«Un cocktail di arroganza, aggressività, cafoneria, invadenza, prevaricazione, spudoratezza.


E’ il Renzi’s tamarro style che ormai non appartiene solo a lui ma è la cifra di una intera classe politica».


Da Orfini, che zittisce Gomez sullo scandalo di Mafia Capitale, a Enrico Carbone che la sera della disfatta alle regionali tenta di imporsi sul concorrente vendoliano: «Al povero senatore Stefàno di Sel, che è pugliese ed obiettava che in Puglia nelle civiche c’era proprio di tutto, Carbone rispondeva “Tu pensa a Sel che in Puglia è andata male”. Appunto: perfetto Renzi’s Tamarro Style».



Questo stile, conclude Giannuli, è la spia di una concezione autoritaria della democrazia.


«Il fatto è che i renziani sono antropologicamente estranei alla civiltà delle buone maniere che, guarda caso, quantomeno storicamente, è la premessa di quella della democrazia.

E allora, venite ancora a dirmi che ad essere impresentabile è il solo De Luca?


Impresentabile è il Pd in quanto tale.


E ho una domanda agli ex militanti del Pci, ancora numerosi, nonostante tutto, nelle file del Pd: ma come fate a non vergognarvi di stare in una cloaca del genere?».
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Il passato, AMARO, che ritorna.





Team 6, killer di Stato: chi e perché ha ucciso Ilaria Alpi
Scritto il 19/6/15 • LIBRE nella Categoria: segnalazioni



La docufiction “Ilaria Alpi – L’ultimo viaggio” (visibile sul sito di Rai Tre) getta luce, soprattutto grazie a prove scoperte dal giornalista Luigi Grimaldi, sull’omicidio della giornalista e del suo operatore Miran Hrovatin il 20 marzo 1994 a Mogadiscio. Furono assassinati, in un agguato organizzato dalla Cia con l’aiuto di Gladio e servizi segreti italiani, perché avevano scoperto un traffico di armi gestito dalla Cia attraverso la flotta della società Schifco, donata dalla Cooperazione italiana alla Somalia ufficialmente per la pesca. In realtà, agli inizi degli anni Novanta, le navi della Shifco erano usate, insieme a navi della Lettonia, per trasportare armi Usa e rifiuti tossici anche radioattivi in Somalia e per rifornire di armi la Croazia in guerra contro la Jugoslavia. Anche se nella docufiction non se ne parla, risulta che una nave della Shifco, la 21 Oktoobar II (poi sotto bandiera panamense col nome di Urgull), si trovava il 10 aprile 1991 nel porto di Livorno dove era in corso una operazione segreta di trasbordo di armi statunitensi rientrate a Camp Darby dopo la guerra all’Iraq, e dove si consumò la tragedia della Moby Prince in cui morirono 140 persone.Sul caso Alpi, dopo otto processi (con la condanna di un somalo ritenuto innocente dagli stessi genitori di Ilaria) e quattro commissioni parlamentari, sta venendo alla luce la verità, ossia ciò che Ilaria aveva scoperto e appuntato sui taccuini, fatti sparire dai servizi segreti. Una verità di scottante, drammatica attualità. L’operazione “Restore Hope”, lanciata nel dicembre 1992 in Somalia (paese di grande importanza geostrategica) dal presidente Bush, con l’assenso del neo-presidente Clinton, è stata la prima missione di “ingerenza umanitaria”. Con la stessa motivazione, ossia che occorre intervenire militarmente quando è in pericolo la sopravvivenza di un popolo, sono state lanciate le successive guerre Usa/Nato contro la Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria e altre operazioni come quelle in corso nello Yemen e in Ucraina. Preparate e accompagnate, sotto la veste “umanitaria”, da attività segrete. Una inchiesta del “New York Times” (24 marzo 2013) ha confermato l’esistenza di una rete internazionale della Cia, che con aerei qatariani, giordani e sauditi fornisce ai “ribelli” in Siria, attraverso la Turchia, armi provenienti anche dalla Croazia, che restituisce così alla Cia il “favore” ricevuto negli anni Novanta.Quando il 29 maggio scorso il quotidiano turco “Cumhuriyet” ha pubblicato un video che mostra il transito di tali armi attraverso la Turchia, il presidente Erdogan ha dichiarato che il direttore del giornale pagherà «un prezzo pesante». Ventun anni fa Ilaria Alpi pagò con la vita il tentativo di dimostrare che la realtà della guerra non è solo quella che viene fatta apparire ai nostri occhi. Da allora la guerra è divenuta sempre più “coperta”. Lo conferma un servizio del “New York Times” (7 giugno) sulla “Team 6”, unità supersegreta del comando Usa per le operazioni speciali, incaricata delle “uccisioni silenziose”. I suoi specialisti «hanno tramato azioni mortali da basi segrete sui calanchi della Somalia, in Afghanistan si sono impegnati in combattimenti così ravvicinati da ritornare imbevuti di sangue non loro», uccidendo anche con «primitivi tomahawk». Usando «stazioni di spionaggio in tutto il mondo», camuffandosi da «impiegati civili di compagnie o funzionari di ambasciate», seguono coloro che «gli Stati Uniti vogliono uccidere o catturare». Il “Team 6” è divenuta «una macchina globale di caccia all’uomo». I killer di Ilaria Alpi sono oggi ancora più potenti. Ma la verità è dura da uccidere.(Manlio Dinucci, “La scottante verità di Ilaria Alpi”, dal “Manifesto” del 9 giugno 2015).
La docufiction “Ilaria Alpi – L’ultimo viaggio” (visibile sul sito di Rai Tre) getta luce, soprattutto grazie a prove scoperte dal giornalista Luigi Grimaldi, sull’omicidio della giornalista e del suo operatore Miran Hrovatin il 20 marzo 1994 a Mogadiscio. Furono assassinati, in un agguato organizzato dalla Cia con l’aiuto di Gladio e servizi segreti italiani, perché avevano scoperto un traffico di armi gestito dalla Cia attraverso la flotta della società Schifco, donata dalla Cooperazione italiana alla Somalia ufficialmente per la pesca. In realtà, agli inizi degli anni Novanta, le navi della Shifco erano usate, insieme a navi della Lettonia, per trasportare armi Usa e rifiuti tossici anche radioattivi in Somalia e per rifornire di armi la Croazia in guerra contro la Jugoslavia. Anche se nella docufiction non se ne parla, risulta che una nave della Shifco, la 21 Oktoobar II (poi sotto bandiera panamense col nome di Urgull), si trovava il 10 aprile 1991 nel porto di Livorno dove era in corso una operazione segreta di trasbordo di armi statunitensi rientrate a Camp Darby dopo la guerra all’Iraq, e dove si consumò la tragedia della Moby Prince in cui morirono 140 persone.

Sul caso Alpi, dopo otto processi (con la condanna di un somalo ritenuto innocente dagli stessi genitori di Ilaria) e quattro commissioni parlamentari, sta venendo alla luce la verità, ossia ciò che Ilaria aveva scoperto e appuntato sui taccuini, fatti Ilaria Alpisparire dai servizi segreti. Una verità di scottante, drammatica attualità. L’operazione “Restore Hope”, lanciata nel dicembre 1992 in Somalia (paese di grande importanza geostrategica) dal presidente Bush, con l’assenso del neo-presidente Clinton, è stata la prima missione di “ingerenza umanitaria”. Con la stessa motivazione, ossia che occorre intervenire militarmente quando è in pericolo la sopravvivenza di un popolo, sono state lanciate le successive guerre Usa/Nato contro la Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria e altre operazioni come quelle in corso nello Yemen e in Ucraina. Preparate e accompagnate, sotto la veste “umanitaria”, da attività segrete. Una inchiesta del “New York Times” (24 marzo 2013) ha confermato l’esistenza di una rete internazionale della Cia, che con aerei qatariani, giordani e sauditi fornisce ai “ribelli” in Siria, attraverso la Turchia, armi provenienti anche dalla Croazia, che restituisce così alla Cia il “favore” ricevuto negli anni Novanta.

Quando il 29 maggio scorso il quotidiano turco “Cumhuriyet” ha pubblicato un video che mostra il transito di tali armi attraverso la Turchia, il presidente Erdogan ha dichiarato che il direttore del giornale pagherà «un prezzo pesante». Ventun anni fa Ilaria Alpi pagò con la vita il tentativo di dimostrare che la realtà della guerra non è solo quella che viene fatta apparire ai nostri occhi. Da allora la guerra è divenuta sempre più “coperta”. Lo conferma un servizio del “New York Times” (7 giugno) sulla “Team 6”, unità supersegreta del comando Usa per le operazioni speciali, incaricata delle “uccisioni silenziose”. I suoi specialisti «hanno tramato azioni mortali da basi segrete sui calanchi della Somalia, in Afghanistan si sono impegnati in combattimenti così ravvicinati da ritornare imbevuti di sangue non loro», uccidendo anche con «primitivi tomahawk». Usando «stazioni di spionaggio in tutto il mondo», camuffandosi da «impiegati civili di compagnie o funzionari di ambasciate», seguono coloro che «gli Stati Uniti vogliono uccidere o catturare». Il “Team 6” è divenuta «una macchina globale di caccia all’uomo». I killer di Ilaria Alpi sono oggi ancora più potenti. Ma la verità è dura da uccidere.

(Manlio Dinucci, “La scottante verità di Ilaria Alpi”, dal “Manifesto” del 9 giugno 2015).
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TENGO POLTRONA



Cosa prevarrà?????


Le poltrone di Algerino Alfano & Co, oppure la caduta del governo???????



“Commissariare l’appalto per il Cara di Mineo”
Mafia Capitale, Cantone ha chiesto al prefetto di Catania di intervenire sulle irregolarità nei bandi di gara per il Centro accoglienza richiedenti asilo. Nell’inchiesta è indagato il sottosegretario Castiglione


Giustizia & Impunità
La gara per la gestione del centro di assistenza rifugiati e richiedenti asilo più grande d’Europa, già al centro dell’inchiesta della Procura di Roma su Mafia Capitale, getta la propria ombra lunga sul governo: il 5 giugno Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura ed esponente del Nuovo Centrodestra, figurava tra i sei indagati per turbativa d’asta nell’inchiesta della Procura di Catania sull’appalto per la gestione del Centro (leggi) Da febbraio Cantone chiedeva interventi, ma dal Viminale nessuna risposta
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LA TELA DI PENELOPE VATICANA



Francesco rischia la pelle perché rompe la scatole al malaffare vaticano, e gli altri disfano tutto quello che riesce a tessere per rimettere in carreggiata la Chiesa Cattolica.

Vabbé(mica tanto), Buzzi e Carminati, ....ma i principi della Chiesa.

Stamani ad Agorà si sono chiesti se Bergoglio é un Papa comunista.

Non esageriamo, perché il comunismo non può essere attuato su questo pianeta.

Viene associato al comunismo per spaventare i merli che non mancano mai.

Semmai socialista, perché Gesù Cristo è stato il primo socialista al mondo.



L’INCHIESTA DI TRANI
Il cardinale dirottò 30 milioni all’Idi
«Ma non diciamo niente al Papa»

Una telefonata di Versaldi con Profiti nell’indagine sul crac delle cliniche vaticane
La difesa: «L’invito era di tacere di ciò che ancora non era chiaro neppure ai tecnici»
di Redazione online


Tacere al Papa che una somma di 30 milioni dell’ospedale Bambino Gesù proveniente da fondi pubblici italiani sarebbe stata utilizzata per l’acquisizione dell’Idi. Lo suggerisce il cardinal Giuseppe Versaldi, ora prefetto dell’Educazione Cattolica, in una conversazione telefonica con il manager Giuseppe Profiti intercettata nell’ambito dell’inchiesta sul crac della Casa della Divina Provvidenza. Ma il cardinale precisa: «L’incontro con il Santo Padre era finalizzato ad ottenere l’approvazione generale a proseguire su questa linea di salvataggio per arrivare successivamente ad una approvazione circa la soluzione individuata. In questo contesto il mio invito a non entrare nei dettagli tecnici (ancora in discussione) non aveva nessun intenzione di “mentire” al Papa, ma semplicemente di tacere di ciò che ancora non era chiaro neppure ai tecnici». «Successivamente sono cadute tutte le ipotesi e si è giunti alla soluzione che di fatto è stata trovata - prosegue il cardinale Versaldi nella nota - proposta ed approvata anche dai Commissari governativi e che, come da atto pubblico documentato (a cui rimando le persone che cercano giustamente la verità nella trasparenza), è consistita in un prestito di 50 milioni di euro erogato dall’Apsa, dopo il consenso avuto dal S. Padre in una udienza successiva a quella a cui si riferisce la telefonata».
Il dialogo
Nella conversazione del 26 febbraio 2014, Versaldi, delegato pontificio per la Congregazione dei Figli dell’Immacolata e allora anche presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, e Profiti, presidente del Bambino Gesù e commissario straordinario della Provincia italiana dei Figli dell’Immacolata, proprietaria dell’Idi, affermano:
Profiti: «Pronto! Ciao don Giuseppe!».
Versaldi: «Ciao. Senti. Ci riceve stasera alle diciannove il Papa».
Profiti: «Ma chi ci?».
Versaldi: «Il Papa».
Profiti: «Aaah! O mio Dio!».
Versaldi: «Tu puoi?».
Profiti: «Io certo! E ci mancherebbe!».
Versaldi: «Bene. Ci troviamo...sì».
Profiti: «Eh! Cosa devo...».
Versaldi: «Passi...».
Profiti: «...dire? Fare? Portare?».
Versaldi: «No. Ma poi introduco io come delegato. E poi tu dici le cose che hai detto ieri sera».
Profiti: «Ah! Cos’è che dovevo saltare? Che me ne sto andando in paranoia?».
Versaldi: «Ma diceva...no! Mi pareva... mi pare no?».
Profiti: «Ah!».
Versaldi: «ehm...ehm...devi tacere che questi trenta milioni ...».
Profiti: «Sì. Sì. Sì. Sull’intervento, sì.».
Versaldi: «Sono stati dati per l’I.d.i. E dire semplicemente che, come ogni anno, oltre ai cinquanta sono stati dati trenta per il Bambino Gesù, senza...ah... ah...una...».
Profiti: «Vincolo di destinazione».
Versaldi: «...una...una...una destinazione, no?».
Profiti: «Ho capito. Ho capito».
Versaldi: «Eh...eh ...».
Profiti: «Sì. Se no bisognerebbe spie...ah! Ecco! Tu dici che è meglio così».
Versaldi: «A meno che Lui sappia, sappia diversamente».
Profiti: ...incomprensibile...
Versaldi: «Possiamo dire così. Poi vediamo».
Profiti: «Sì. Sì. Lo possiamo dire».
Versaldi: «Poi puoi dire che poi è intervenuto il Presidente, sapendo che avevamo queste...ma solo se Lui chiede, no?».
Profiti: «Sì, sì, sì. Se chiede..».
Versaldi: ...incomprensibile...
Profiti: «Beh! In fondo è stato un caldeggiamento, di quello di salvare l’I.d.i, insomma».
Versaldi: «Eh!».
Profiti: «Posso saltare i dettagli tecnici ecco! Del colloquio col Presidente».
Versaldi: «Ecco! Sì! Va bene. Puoi dire che tu... il Presidente per salvare...».
Profiti: «Se te lo chiede però».
Versaldi: «Sì».
I fatti
Nella conversazione, secondo gli inquirenti, si parla del tema da affrontare al cospetto di Papa Francesco che è la destinazione di un fondo di 30 milioni di euro (oltre ad altri 50) in favore dell’Idi, Istituto dermopatico dell’Immacolata, anziché dell’Ospedale Bambino Gesù, del cui Consiglio di amministrazione Profiti era all’epoca presidente. I 30 milioni sarebbero stati assegnati al Bambino Gesù dalla legge di stabilità ma sarebbero stati utilizzati, sempre secondo gli inquirenti, nelle intenzioni di Versaldi e Profiti per un’altra struttura sanitaria, cioè appunto l’Idi, peraltro in Amministrazione Straordinaria e al centro essa stessa di un’altra indagine giudiziaria. Lo scopo sarebbe stato quello di far riacquisire l’Idi, prima di proprietà della provincia italiana dei Figli dell’Immacolata, alla Congregazione religiosa generale, utilizzando per questo fondi provenienti dallo stato italiano.
Le ipotesi
Per la procura di Trani tali risultanze dell’inchiesta sono rilevanti per comprendere il modus operandi utilizzato nel caso dell’Idi che troverebbe un parallelo anche per quanto accertato a proposito della bancarotta delle case di cura pugliesi della Divina Provvidenza, anche qui con Profiti nel presunto ruolo di trait d’union. Nell’inchiesta della procura di Trani, che finora ha portato a dieci misure cautelari tra cui la richiesta di arresto per il senatore Ncd, Antonio Azzollini, il cardinale Versaldi non sarebbe comunque indagato.
La smentita
Ma dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma arriva a stretto giro la smentita: con riferimento alle notizie riguardanti l’inchiesta della Procura di Trani circa le vicende legata all’inchiesta sulle case di cura della Divina Provvidenza, scrive in una nota la direzione, l’Ospedale «smentisce categoricamente che propri fondi di bilancio, meno che mai fondi pubblici, siano stati destinati all’acquisizione dell’Istituto dermopatico dell’Immacolata». «Neanche un euro dell’Ospedale - afferma con risolutezza la nuova presidente Mariella Enoc - risulta distratto dalle attività cliniche, di ricerca o organizzative che riguardano l’Ospedale e i suoi pazienti».
Parla Profiti
«Nessuna somma, di qualunque provenienza pubblica o privata, è stata trasferita dal Bambino Gesù all’Idi, alla Congregazione, alla Fondazione Luigi Maria Monti (Idi) o ad altri soggetti comunque collegati o controllati da questi ultimi». Lo afferma in una nota Giuseppe Profiti, delegato pontificio vicario della Congregazione dei figli dell’Immacolata Concezione (Cfic), a proposito della telefonata intercettata. «L’ammontare di 50 milioni di euro necessari all’operazione sono stati resi disponibili da un finanziamento Apsa e impiegati dalla Cfic per la costituzione del patrimonio della Fondazione Luigi Monti», prosegue Profiti, aggiungendo che «riscontro documentale a quanto sopra è rinvenibile presso il Ministero dello Sviluppo Economico e presso gli Istituti di credito di appoggio della Fondazione Luigi Maria Monti e della Congregazione dove sono stati costituiti i fondi patrimoniali con le risorse provenienti da Apsa e impiegate per l’acquisizione dell’IDI e del San Carlo di Nancy». «I contenuti della telefonata intercettata - prosegue Profiti - hanno avuto per oggetto le possibili soluzioni tecniche al problema Idi: dalla vendita del patrimonio immobiliare della Congregazione, al suo impiego come strumento di garanzia presso istituzioni finanziarie italiane o vaticane (Ior e Apsa), sino anche alla possibile pubblicizzazione del patrimonio a fronte di previsione di un finanziamento legislativo straordinario (analogo a quello del Bambino Gesù)». «Tali considerazioni - aggiunge il manager - spiegano i contenuti della telefonata in questione laddove il Cardinal Versaldi, su mia ultima richiesta, invita a non esporre al Santo Padre la soluzione in questione, ed anzi invita a mantenersi sui concetti generali delle opzioni al fine di consentire una valutazione generale sui diversi aspetti dell’operazione. Operazione che, come dimostrano gli atti ministeriali, ha visto la Congregazione attenta ad intervenire solo dopo che ben due aste pubbliche di vendita sul mercato sono risultate deserte con il rischio di liquidazione del Gruppo Idi-San Carlo ed il licenziamento dei 1.334 dipendenti e la dispersione di un patrimonio clinico e scientifico di rilievo nazionale e internazionale». «In ultimo, relativamente alle considerazioni espresse a margine dell’intercettazione ed a commento della stessa, riferite all’inchiesta relativa alla Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza di Bisceglie, preciso - conclude Profiti - che nei 20 mesi trascorsi quale Commissario Vicario della predetta Congregazione non ho mai dato corso ad alcun atto, contratto, intesa o progetto con enti o istituzioni sanitarie, immobiliari, finanziarie vaticane o di altra origine».
19 giugno 2015 | 11:06
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http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... resh_ce-cp
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Matteo La Qualunque presenta un maxi emendamento per tagliare fuori gli oltre tremila emendamenti dell'opposizione esterna ed interna.

Il bimbetto non ci sta a perdere.

Insiste sulla fiducia altrimenti niente assunzioni.

Gli insegnanti insorgono.

Bene così, continuerà a perdere voti.

Il Rottam'attore sta rottamando se' stesso.
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Anche questo farà perdere voti a Matteo La Qualunque.


No a sfiducia, Pd e governo salvano Castiglione
Il sottosegretario indagato tiene le deleghe
Respinte le mozioni di M5S, Lega e Sel contro l’esponente Ncd, sotto inchiesta per il Cara di Mineo

FI vota con i dem: “Mera indagine non può essere motivo di censura”. Grillo: “Garanti Politica
L’Aula della Camera respinge le mozioni di censura contro il sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, coinvolto nell’inchiesta di Mafia capitale. Nello specifico la mozione del Movimento Cinque Stelle ha avuto 108 voti favorevoli e 304 contrari; quella di Sel 92 sì e 303 no; infine la mozione targata Lega Nord ha avuto 86 voti favorevoli e 306 contrari. “Il Pd – dichiara il capogruppo di Sel a Montecitorio Arturo Scotto – salva Castiglione per salvare il governo”. “Una vergogna – aggiunge – che contribuirà ulteriormente a rafforzare il populismo di chi specula sulla pelle dei migranti e dei richiedenti asilo”del malaffare”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... e/1808604/
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Ma il PD non ti ha detto niente?
23/06/2015 di triskel182


E arrivò anche per Marino il momento di togliersi il sassolino dalla scarpa, nei confronti della destra (quella giustizialista con gli altri, che deve tornare nelle fogne) e del Partito democratico.
Evidentemente ha smesso di fidarsi del partito che lo ha candidato e piazzato a Roma: è lo stesso partito che fino a dicembre gli chiedeva un rimpasto (o anche di fare un passo indietro). Poi, dopo il primo filone dell’inchiesta mafia capitale aveva fatto quadrato. Marino non si tocca!
E ora, siamo al #marinostaisereno, se sei capace di governare bene, perché come ha spiegato il ministro per i rapporti col parlamento, l’onestà non basta.

Serve qualcosa d’altro. Forse per governare Roma devi dimostrare di essere fedele al partito, di accettare le sue regole non scritte e magari di essere pure ricattabile.
E ora è arrivato il momento dei mezzi ricatti:

“Quando stavamo cambiando i Cda delle municipalizzate mi chiamò il mio predecessore Gianni Alemanno per dirmi che aveva ‘due nomi da segnalarmi’. Io non capii, pensai che volesse presentarmi dei curriculum, e lui disse: ‘Ma il Pd non ti ha detto niente?”.

Alemanno ha sporto querela, accusando il sindaco di parlare di telefonate inesistenti. Vedremo.
Ora, Marino ha solo una possibilità: andare in procura e raccontare tutto quello che sa. Altrimenti rimarrà anche lui invischiato in questi giochi di mezzi ricatti, mezze bugie e mezze verità ..
Strano partito, il suo: sembra che soffra di una sorta di labirintite nei confronti dei propri eletti/candidati. De Luca impresentabile è stato difeso come un sol uomo, dopo le il presidente della commissione Antimafia Bindi l’aveva messo in lista nera.
Liste di proscrizione.
E ora che è stato eletto, ma non può governare (e dunque chi governa la Campania?), tutti zitti.
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Non è ancora uscita la sentenza della Corte Costituzionale che deve decidere sul blocco degli stipendi pubblici, fermi dal lontano 2010.

Si deve discutere se caricare sui conti dello Stato 35 miliardi di euro.

In parte vuol dire a la Qualunque di andare a casa.

E' per questo che la sentenza tarda ad essere emessa?????
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

DIMISSIONI ALL'ITALIANA


Stefano Fassina: “Lascio il Pd, non ci sono più le condizioni”. Poi il dietrofront



http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... t/1809590/
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

DIRITTI
Disabili, la denuncia del Censis scomparsa da stampa e tg
di Toni Nocchetti | 24 giugno 2015


Speriamo scompaia presto dalle agenzie di stampa e dai titoli dei telegiornali la denuncia che il Censis ha presentato sulla riduzione dei fondi per le politiche sociali nel nostro Paese.

Speriamo sparisca anche la pretesa di qualche testardo giornalista di approfondire, dietro i numeri presentati dal Censis, l’argomento.

Speriamo che nei corridoi dei palazzi del potere si sposti frettolosamente l’attenzione verso argomenti più significativi (per esempio le partite di calcio truccate, l’affidamento ai servizi sociali di Fabrizio Corona o l’assegno di mantenimento della signora Veronica Lario).

Qui a Napoli, noi meridionali non ci facciamo mancare niente, poco importa ai nostri amministratori (a proposito se avete notizie del neo presidente della Regione Campania fatele sapere anche a noi) scoprire che il divario tra le regioni del Nord e quelle del Sud è scandaloso e sempre più profondo.

In questo periodo è assai più interessante per la informazione locale indagare se fa più male al calcio Napoli organizzare qualche concerto allo stadio o cambiare allenatore e centravanti.

Pubblicità
Inutile stupirsi che a rilevare l’inaccettabile (per i poveri, i disabili, gli anziani) differenza di spesa sociale pro capite tra Trento (euro 282) e Reggio Calabria (euro 25) saranno gli specialisti del settore e qualche intellettuale malinconico.

Proprio ieri una madre mi chiedeva con insistenza cosa sarebbe accaduto a suo figlio disabile con il nuovo anno scolastico visto che la scomparsa delle province e delle prerogative in merito alla assistenza scolastica, al trasporto ed altre amenità simili non avevano ancora avuto alcuna risposta dalla neonata Città metropolitana.

E’ difficile dare una risposta ad una domanda così terribilmente seria, credo che il prossimo anno sarà ancora più difficile per chi ha un figlio disabile e la “fortuna” di essere nato e di vivere a sud del fiume Garigliano.

P.s. Se il governo Renzi avesse una qualche dignità potrebbe dire e fare qualcosa per restituire dignità ai soggetti più fragili (si chiamano fondo nazionale politiche sociali, fondo non autosufficienti, fondo nazionale della famiglia).

Ma questi discorsi sulla dignità non sono di moda a Montecitorio e dintorni.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... qus_thread
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