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camillobenso
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Re: G R E C I A

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Tg3 ore 19,00

In Grecia sono stati mandati a casa 40.000 lavoratori.

Allegria.
camillobenso
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Re: G R E C I A

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Tsipras chiede 7 miliardi per tamponare debiti
E domani mattina parla al Parlamento europeo

“Premier greco vede Hollande e Merkel prima di Eurosummit”. Cancelliera: “Non c’è base per negoziati”
Il Fondo monetario: “Con crisi di Atene si rischia impatto con l’Italia”. Cottarelli: “Riforme sono partite”
iospero
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Re: G R E C I A

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IlFattoQuotidiano.it / Zonaeuro

Crisi Grecia, “debito è illegittimo, illegale e insostenibile. E viola diritti umani”

L'economista Özlem Onaran, docente di Politica del lavoro all'università di Greenwich, fa parte della Commissione di verità istituita in aprile dal Parlamento ellenico. Le conclusioni sono che i soldi arrivati dalla troika sono andati per la maggior parte a ripagare i debiti vantati da creditori privati e a ricapitalizzare le banche. Solo un decimo si è trasformato in spesa pubblica. E le condizioni previste dal memorandum hanno causato una crisi umanitaria
di Dario Falcini | 7 luglio 2015

“Il debito greco non è solo illegittimo e non sostenibile, è illegale“. A parlare così è Özlem Onaran, docente di Politica del lavoro all’università di Greenwich. Fa parte della Commissione di verità sul debito pubblico in Grecia, organismo convocato lo scorso aprile dal parlamento ellenico e composto da esperti di undici paesi sotto la guida del belga Eric Tous­saint. I risultati delle loro analisi sono stati resi pubblici negli scorsi giorni e figurano tra i principali argomenti che Alexis Tsipras si è giocato nella vittoriosa campagna per il no. Onaran è una economista, ma nel suo ragionamento cifre e percentuali arrivano solo fino a un certo punto.

“Il nostro rapporto – spiega via Skype da Londra – mostra che le condizioni create dal Memorandum hanno fatto sprofondare la Grecia nella depressione e hanno portato con sé una ingente crisi umanitaria. Negli ultimi anni le istituzioni del Paese non sono state più in grado di dare seguito alle necessità minime dei cittadini. Sto parlando di diritto al lavoro, alla salute e all’educazione“. Una “questione di dignità” che metterebbe fuori legge l’ex troika e le sue politiche. “Tali diritti umani non sono assicurati solo dalla Costituzione greca, ma anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dallo Statuto delle Nazioni Unite. Commissione Europea e Bce assieme al Fondo Monetario Internazionale, con l’imposizione di povertà, disoccupazione e diseguaglianza, hanno dunque violato le loro stesse regole e princìpi”.

Numerosi indicatori raccontano la crisi che soffoca la società greca: dal 2010, anno in cui i prestiti internazionali hanno cominciato ad affluire nelle casse di Atene, la perdita di salario dei lavoratori è stata del 38%, e allo stesso modo sono calati i redditi delle famiglie. La disoccupazione intanto vola verso il 30%, sussidi e assistenza sanitaria sono sempre meno garantiti. Secondo le stime della Commissione di verità sul debito il collasso delle retribuzioni ha portato a una perdita del 4,5% del Pil nazionale, crollato del 7,8% nel rapporto con il debito pubblico. Oggi il Paese vive un’emergenza umanitaria che la costrizione a ripagare prestiti e relativi interessi non può che peggiorare. “Per tutti questi motivi parliamo di debito odioso e ci rifacciamo a una teoria che risale alla fine dell’Ottocento: dopo la vittoria nella Guerra ispano-americana gli Stati Uniti non riconobbero gli impegni economici contratti da Cuba nei confronti della Spagna perché sostenevano che i crediti non furono messi al servizio dei cittadini. Un esempio più recente proviene dall’Ecuador che nel 2007, per questi motivi, ottenne una riduzione del 30% del debito. In Grecia, come nei casi citati, non è stata la popolazione a trarre benefici dai prestiti internazionali”.

Una tabella illustrata da Özlem Onaran spiega dove sono finiti i soldi. Si legge a pagina 22 della relazione della sua Commissione che il 46,3% degli oltre 243 miliardi che il Paese ha ricevuto negli ultimi cinque anni sono stati utilizzati per ripagare debito precedentemente contratto. Un altro 20% è andato alla ricapitalizzazione del sistema bancario, mentre solo un decimo di quei fondi ha alimentato la spesa pubblica. Insomma quei miliardi, il 60% dei quali prestati dal Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf) oppure bilateralmente dai Paesi dell’eurozona, sono stati per lo più indirizzati verso creditori privati e istituti di credito greci, tedeschi o francesi.

“In tale modo questi soggetti sono stati sollevati quasi del tutto dai rischi connessi al possesso di titoli di Stato. Oggi l’80% del debito pubblico nazionale è detenuto da creditori pubblici: quattordici Stati membri della zona euro, l’Efsf, il Fmi e la Bce, in pratica la stessa troika. Eppure quando fecero gli investimenti erano a conoscenza, oltre che dei benefici, dei pericoli potenziali”. Secondo la docente il programma di aiuti che ha portato la Grecia all’insolvenza e al trionfo del No al Referendum è basato su assunti “volutamente sbagliati”.

“Già nel 2010 – sostiene Onaran – il Fondo Monetario Internazionale aveva teorizzato l’insostenibilità del debito senza una ristrutturazione, ma Bruxelles impose le sue condizioni. Nel report della Commissione sono menzionati documenti dell’organizzazione che ammettono tale consapevolezza. Secondo Philippe Legrain, che fu advisor del presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso fino al 2014, gli interessi delle banche furono sistematicamente privilegiati rispetto a quelli dei cittadini. Sapevano a cosa saremmo andati incontro, eppure si è voluto che le cose procedessero fino a un braccio di ferro che lascia poco spazio alla razionalità economica e troppo all’ideologia”. Il suo auspicio è che il voto espresso in maniera chiara dal popolo greco riapra i giochi per una discussione onesta e, per una volta, lungimirante. “Nel 1953 – conclude – metà del debito della Germania fu cancellato con l’accordo di Londra. Oggi, come allora, l’Europa necessita di una conferenza sul debito. Coloro che sono usciti vincitori dalla crisi finanziaria non hanno interesse a cambiare le cose, ma le persone hanno diritto di sapere che i propri soldi sono stati usati per salvare le banche. La faccenda non riguarda solo la Grecia: attraverso le stesse dinamiche e con le stesse giustificazioni gli errori dell’austerity sono stati riprodotti negli altri Paesi europei”.
paolo11
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Re: G R E C I A

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camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Quando Andreotti nel 1990 diceva «voglio così bene alla Germania da volerne sempre due», io ero contrario.

Pensavo, erroneamente, che 45 anni di divisione in due erano una lezione più che sufficiente.

Andreotti era più vecchio di me ed aveva anche più esperienza.

Lui aveva ragione ed io torto.

Venticinque anni dopo, visto come si comportano i tedeschi penso che la Germania deve essere ancora più frazionata, e buona parte di loro sparsa per tutto il pianeta.

Questo perché alla fine tornano ad essere sempre i tedeschi dei secoli scorsi.

Oggi al Parlamento europeo:

Il dibattito – Weber: “Tsipras vuole il fallimento delle trattative”

Il clima in Aula è infuocato, duro il tono del dibattito.

“Lei rappresenta un governo che ha detto molte cose nelle ultime settimane – ha detto il leader del Partito popolare europeo al Parlamento Ue, Manfred Weber , il primo a replicare a Tsipras – noi dobbiamo tenere conto del fatto che persone sono state considerate come terroristi.

Il primo ministro greco dovrebbe scusarsi per queste dichiarazioni inaccettabili, ma lei non lo ha fatto”, ha detto ancora Weber, in riferimento alle parole dell’ex ministro greco delle Finanze Yanis Varoufakis.

“Anche ieri lei non ha presentato proposte, lei distrugge la fiducia”, ha continuato Weber, scatenando le proteste di una parte dell’Aula.

“Lei è stato democraticamente eletto, noi rispettiamo questo – ha aggiunto il tedesco – ma lei ama la provocazione, noi il compromesso.

Noi vogliamo il successo, lei vuole il fallimento.

Spero che lei presenti presto le proposte di riforma
“.


Abbiamo visto che anche i socialdemocratici della SPD, alla fine sono prima tedeschi e poi socialisti.

La sinistra in Europa non vale più niente anche perché l’SPD non è più socialista.

E questo l’hanno capito anche gli ex democristiani del Pd.

Levata di scudi quando era stato chiesto di collocare il Pd nell’area socialista. Rutelli, Bindi, Castagnetti, Fioroni, Franceschini, Letta, Garavaglia, Toia, Tonini ed altri alzarono le barricate.

“Non vogliamo morire socialisti” dissero parafrasando il vecchio detto della sinistra “Non vogliamo morire democristiani”.

Poi arrivò Renzi ed iscrisse il Pd nel Pse.

Mossa astuta di carattere propagandistico e nessuno degli ex Dc osò di nuovo alzare barricate.

Questo perché sapevano che il Pse non era più socialista. Ma una brodaglia democristiana.

Il caporale Schulz, presidente del Parlamento europeo si è recato domenica in Grecia per fare propaganda per il SI. Ma Weber ha fatto finta di non vedere la grave violazione istituzionale europea.

I tedeschi sono ritornati quelli di sempre.
erding
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Re: G R E C I A

Messaggio da erding »

I tedeschi sono ritornati quelli di sempre.


La parola magica è: “Riforme”.

Sappiamo bene l'eurogruppo cosa intende per “riforme”:

Quelle chieste, imposte ed ottenute da Renzi.

Smantellamento dello stato sociale, cancellazione di ogni tutela per i lavoratori (Legge Fornero, art.18, jobs act ), la “buona scuola”,
e così via.
Ci aspettano tempi tristi, tutto ciò non può che portare ad un nuovo schiavismo e conseguentemente ad una lotta
durissima per riconquistare posizioni perdute di giustizia sociale ottenute con tanti anni di lotta, sacrifici e sangue.
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

IL FESTIVAL DELLE CAZZATE-1


Temevo fortemente questo momento, adesso é arrivato.

I propagandisti scendono in campo per creare ulteriore confusione.

Oggi è il turno di questo Ollione ammericano poco credibile che non si capisce bene cosa ci faccia in Italia.

Non capisco perchè lo prendano in considerazione.

Sempre al servizio dei potenti, oggi ci racconta:



Crisi greca, Tsipras non farà le riforme
Domenica la nuova dead line - di Alan Friedman /Corriere TV


http://video.corriere.it/crisi-greca-ts ... 55c78b3bf9
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

LL’EDITORIALE DEL CORRIERE DELL’8 LUGLIO 2015
Grecia, l’Europa ha bisogno di un cuore
Da Bruxelles servono parole sorprendenti per rovesciare il contagio negativo
di Barbara Stefanelli


Nei giorni delle banche chiuse e delle dirette tv dalla disperazione, dei vertici d’emergenza e delle dispute accademiche sul grado di sovranità, un ventinovenne britannico di nome Thom Feeney ha avviato una campagna di crowdfunding - una raccolta di denaro via Internet - «a sostegno del popolo greco». In poche ore, sono arrivate sulla piattaforma digitale di Indiegogo migliaia di donazioni da 170 Paesi per un totale di due milioni di euro. I più generosi sono stati i tedeschi, poi gli inglesi e gli austriaci. Una grande piazza virtuale ha così accompagnato le piazze di Atene, percorse da tanti stranieri - quasi tutti europei - determinati a mostrare solidarietà durante quello che non viene vissuto come un dramma chiuso nei confini nazionali.
Ora dimentichiamo gli schieramenti per il Sì o per il No. Sospendiamo anche l’analisi delle colpe gravi e degli errori tattici. E chiediamoci: come è possibile che questo movimento verso i greci stia avvenendo proprio mentre la Grecia rischia di essere il primo Paese che viene accompagnato - o si fa accompagnare - alla porta dell’Unione, interrompendo un processo di inclusioni che continua dalla seconda metà del Novecento? Le varie forme di partecipazione - i viaggi del turismo politico, le donazioni d’istinto, le conversazioni ossessive sul caso greco & noi - sono la prova che un senso di appartenenza (non solo obbligato) è cresciuto tra quelli che ormai fatichiamo a chiamare «i popoli», categoria abbandonata in mezzo ai rovi del populismo, appunto, in nome di vincoli superiori. Appartenenza a un continente, a una democrazia, a una cultura. Q uando nel 1981 la stessa Grecia entrò nella casa comunitaria, l’Europa rappresentava un sogno di stabilità, di diritti, di non paura dopo gli anni della guerra civile e della dittatura: non era solo questione di economie, era un modello al quale guardare per un futuro di prosperità che avrebbe unito Sud e Nord, Est e Ovest in una sintesi innovativa.

A un certo punto, la costruzione di un senso europeo e il racconto di quella costruzione si sono interrotti. E allora - mentre studiamo soluzioni urgenti al default greco, mentre riflettiamo sulla necessaria convergenza strutturale delle economie in zona euro - dovremmo anche chiederci perché non esista oggi un’ intellighenzia capace di una visione che non sia solo vincolo e costrizione, capace di contaminare positivamente l’immaginazione degli europei e legittimare dal basso il consenso. Oltre i politici, accanto agli economisti, è difficile rintracciare un fronte robusto e attivo di pensatori che sappiano rovesciare il contagio del risentimento. E rianimare un sentimento europeista. Quando evochiamo le ragioni del nostro stare e restare insieme, ricorriamo fatalmente al ricordo di padri della patria straordinari quanto lontani, tiriamo fuori vecchie fotografie di leader che si tenevano per mano davanti a un’idea coraggiosa e che sono quasi tutti scomparsi. In tempi di crescita abbiamo commesso l’errore strategico di non coltivare quella cultura e quei progetti che ci avrebbero avvicinato, non abbiamo dato struttura a uno slancio che sembrava scontato e per sempre: l’intuizione di un continente forte della sua varietà e sensibile alle singole storie se ne è stata a galleggiare silenziosa tra gli Stati.



Adesso che i tempi sono cambiati e ci troviamo prigionieri di particolarismi trascinati dalla crisi, ridare fiato a quell’ambizione unitaria è molto complicato, a tratti pare impossibile. Ma il problema si è posto e sta in mezzo a tutti. Non è solo Grexit, non sarà neppure solo Brexit. E non basteranno gli appelli alla generazione Erasmus che ha condiviso studi, appartamenti e amicizie oltre confine. Al contrario, dovremmo meditare sulla coincidenza tra alcune forme radicali di euroscetticismo e i più giovani, che magari hanno sì in testa altre terre ma raramente la loro.
La verità è che la fiducia dei cittadini europei va riconquistata, anzi: va «acquistata» con misure che incidano là dove maggiore è l’inquietudine. In attesa di riaprire i Trattati, quando la temperatura continentale sarà scesa, a fare la differenza potrebbero essere interventi coraggiosi sulle migrazioni o sul lavoro. Uno schema Ue di sussidi di disoccupazione, per esempio, che mostri dove sta la solidarietà - non solo ideale. Troppo a lungo gli investimenti, i finanziamenti, i piani europei sono rimasti opachi: non sono stati raccontati e spiegati, liberando il campo alle invettive e alle proteste. In un’epoca di grandi narrazioni su tutto, la comunicazione da Bruxelles dovrà contribuire a quel rovesciamento del contagio negativo: servono parole sorprendenti, oltre le formule fredde e le burocrazie di comodo che hanno fatto battere in grigio il cuore comune. Feeney, l’uomo del crowdfunding , ha calcolato che se ogni cittadino dell’Unione depositasse 3,19 euro nel salvadanaio digitale si arriverebbe a 1 miliardo e 600 milioni, quanto Atene deve al Fmi. In fondo è poco più di quel 3,14 - il misterioso Pi greco - che serve a misurare il cerchio: la figura geometrica simbolo di unione e inclusione .
8 luglio 2015 | 08:27
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http://www.corriere.it/editoriali/15_lu ... 3bf9.shtml
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Re: G R E C I A

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Atene
Crisi Grecia, nel fortino di Tsipras: «L’Ue voleva ammazzarci»
Dentro la Maximos Mansion di Atene dove si aspetta (anche il peggio) con una calma irreale. I deputati di Syriza: «Trattative sabotate, volevano spaventare il Mediterraneo»
di Maria Laura Rodotà

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http://www.corriere.it/economia/15_lugl ... 3bf9.shtml
camillobenso
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Re: G R E C I A

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Grecia, replica di Tsipras a Strasburgo: “Taglio del debito per restituire i soldi. Vogliamo abolire le baby pensioni”


Zonaeuro

Il premier greco all'Europarlamento di Strasburgo: "I soldi dati ad Atene non hanno mai raggiunto il popolo, ma sono stati dati per salvare le banche". Duro il dibattito in Aula. Weber, leader del Ppe: "Noi vogliamo il successo, lei vuole il fallimento". Il capo del governo ellenico nella replica dopo il dibattito: "Il momento di massima solidarietà nella Ue è stato nel 1953 quando venne tagliato il 60% del debito della Germania, dopo la Guerra". Inviata all'Eurogruppo la richiesta di un nuovo programma di aiuti del Fondo Salva-Stati. Tusk: "Arrivata la lettera. Buon presagio, ma l'ultima chance"
di F. Q. | 8 luglio 2015


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http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... i/1854380/
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