G R E C I A
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Re: G R E C I A
Romano Prodi: "Speriamo che Atene non sia la nostra Sarajevo"
Giulietto Chiesa: "Il 5 luglio 2015 passerà alla storia."
Giulietto Chiesa: puniranno la Grecia, anche con la guerra
08/7. Il 5 luglio 2015 passerà alla storia.
E gli ettolitri di inchiostro virtuale che stanno già diluviando introducono un’epoca nuova, che sarà però drammatica e non felice.
Questo, per rispondere subito agli insoddisfatti, agli incerti, ai critici, anche a quelli che criticano Tsipras nonostante la sua vittoria e si accorgono, adesso, con qualche stupore anche un po’ ingenuo, del fatto evidente che siamo tutti sull’orlo di un vulcano, da cui la vittoria non ci ha allontanato.
Grazie a Tsipras, anche loro adesso lo vedono meglio.
Meglio tardi che mai.
Il vulcano è politico.
I mercati non possono tollerare, e non tollereranno, che qualcuno possa intaccare il loro potere di decisione.
E dunque renderanno un calvario il tentativo della Grecia di sottrarsi alle loro angherie.
Ma ormai è accaduto l’inverosimile, e sarà necessaria una punizione esemplare: prepariamoci, quindi.
Ma il problema è che ciò che è accaduto in Grecia dice alcune cose indicibili, per loro, per i padroni universali.
Dice per esempio che il tabù europeo è stato infranto, e non solo in Grecia, ma molto più lontano; che il sistema – altra cosa – come ha scritto molto bene Pino Cabras, è anelastico, cioè: non è capace di formulare un piano-B una volta che il piano-A non ha funzionato.
Così è avvenuto: credevano di vincere, e hanno perduto.
E infine, ci dice che quest’Europa non ha più nulla a che vedere con quella di 50 anni fa; che loro hanno preso il potere; che se lo vogliono tenere; e che quello che è avvenuto in Grecia è una bestemmia, per il potere europeo.
Dunque, aspettiamoci colpi di coda drammatici e anche violenti, non solo contro i reprobi greci, ma anche contro ogni altra spiaggia dove l’esempio greco potrebbe ripetersi.
Il risveglio greco deve dunque dirci che siamo in pericolo: è il 1848 del XXI secolo.
Sappiamo come andò a finire, due secoli fa: andò a finire male, perché coloro che volevano ribellarsi non erano organizzati.
A questo appuntamento, le masse popolari europee giungono disordinate, disorganizzate, divise, prive di una guida.
Questo è un dato di fatto.
E dunque, la prima cosa da fare è costruire un fronte ampio, di resistenza popolare, europeo.
So che non sarà facile, non mi faccio nessuna illusione, ma una cosa mi è chiara: questa questione non si può eludere, altrimenti saremo sconfitti senza neanche poter combattere.
Il nemico, i mercati, sono molto meglio organizzati di noi.
Ci hanno pensato prima.
Si sono preparati, in qualche modo.
Hanno commesso degli errori, ma hanno dalla loro parte gli eserciti, le polizie, e agiscono su molti piani simultaneamente.
Non sono né ingenui né impreparati.
Per questo, per resistere a questa armata potente e ricca, come sappiamo, le forze popolari avranno bisogno di alleati.
Cioè avranno bisogno di una politica estera, di una politica europea comune, che guardi al mondo. Non c’è tempo da perdere.
I padroni universali hanno eserciti già in moto – anche questo ci deve far riflettere: non si arriva alla crisi greca senza che loro si siano preparati, con tutta una serie di scenari di guerra già pronti, dall’Ucraina al pre-Baltico, dalla Macedonia all’oltre-Dnestr, alla Grecia stessa (ai confini con l’Albania).
Noi siamo già – altro che sull’orlo di un vulcano – siamo già su una bomba accesa, con una miccia che diventa sempre più corta.
Dunque, non è soltanto chiudendo gli sportelli bancari e i rubinetti finanziari che i padroni universali muoveranno all’attacco.
C’è la guerra, come strumento principe per bruciare i libri mastri e le montagne di carta che sotto forma di debito ci stanno soffocando – la Grecia e noi.
Ecco perché è centrale la questione dell’uscita dell’Italia dalla Nato e la sua trasformazione in un paese neutrale – così come sta avvenendo in Austria, altro paese neutrale che si sta muovendo per uscire addirittura dall’Europa.
Queste sono questioni cruciali: o noi smetteremo di essere una colonia degli Stati Uniti d’America e decideremo (democraticamente) di diventare neutrali e non entrare in nessuna guerra, o difficilmente, se non succederà questo, noi potremo aiutare la Grecia a vincere in questo difficile calvario, ma anche noi stessi.
Così deve avvenire, mentre giriamo intorno al sole.
(Giulietto Chiesa, “Il 1848 del XXI secolo”, video-intervento per “Pandora Tv” del 7 luglio 2015).
Il 5 luglio 2015 passerà alla storia.
Giulietto Chiesa: "Il 5 luglio 2015 passerà alla storia."
Giulietto Chiesa: puniranno la Grecia, anche con la guerra
08/7. Il 5 luglio 2015 passerà alla storia.
E gli ettolitri di inchiostro virtuale che stanno già diluviando introducono un’epoca nuova, che sarà però drammatica e non felice.
Questo, per rispondere subito agli insoddisfatti, agli incerti, ai critici, anche a quelli che criticano Tsipras nonostante la sua vittoria e si accorgono, adesso, con qualche stupore anche un po’ ingenuo, del fatto evidente che siamo tutti sull’orlo di un vulcano, da cui la vittoria non ci ha allontanato.
Grazie a Tsipras, anche loro adesso lo vedono meglio.
Meglio tardi che mai.
Il vulcano è politico.
I mercati non possono tollerare, e non tollereranno, che qualcuno possa intaccare il loro potere di decisione.
E dunque renderanno un calvario il tentativo della Grecia di sottrarsi alle loro angherie.
Ma ormai è accaduto l’inverosimile, e sarà necessaria una punizione esemplare: prepariamoci, quindi.
Ma il problema è che ciò che è accaduto in Grecia dice alcune cose indicibili, per loro, per i padroni universali.
Dice per esempio che il tabù europeo è stato infranto, e non solo in Grecia, ma molto più lontano; che il sistema – altra cosa – come ha scritto molto bene Pino Cabras, è anelastico, cioè: non è capace di formulare un piano-B una volta che il piano-A non ha funzionato.
Così è avvenuto: credevano di vincere, e hanno perduto.
E infine, ci dice che quest’Europa non ha più nulla a che vedere con quella di 50 anni fa; che loro hanno preso il potere; che se lo vogliono tenere; e che quello che è avvenuto in Grecia è una bestemmia, per il potere europeo.
Dunque, aspettiamoci colpi di coda drammatici e anche violenti, non solo contro i reprobi greci, ma anche contro ogni altra spiaggia dove l’esempio greco potrebbe ripetersi.
Il risveglio greco deve dunque dirci che siamo in pericolo: è il 1848 del XXI secolo.
Sappiamo come andò a finire, due secoli fa: andò a finire male, perché coloro che volevano ribellarsi non erano organizzati.
A questo appuntamento, le masse popolari europee giungono disordinate, disorganizzate, divise, prive di una guida.
Questo è un dato di fatto.
E dunque, la prima cosa da fare è costruire un fronte ampio, di resistenza popolare, europeo.
So che non sarà facile, non mi faccio nessuna illusione, ma una cosa mi è chiara: questa questione non si può eludere, altrimenti saremo sconfitti senza neanche poter combattere.
Il nemico, i mercati, sono molto meglio organizzati di noi.
Ci hanno pensato prima.
Si sono preparati, in qualche modo.
Hanno commesso degli errori, ma hanno dalla loro parte gli eserciti, le polizie, e agiscono su molti piani simultaneamente.
Non sono né ingenui né impreparati.
Per questo, per resistere a questa armata potente e ricca, come sappiamo, le forze popolari avranno bisogno di alleati.
Cioè avranno bisogno di una politica estera, di una politica europea comune, che guardi al mondo. Non c’è tempo da perdere.
I padroni universali hanno eserciti già in moto – anche questo ci deve far riflettere: non si arriva alla crisi greca senza che loro si siano preparati, con tutta una serie di scenari di guerra già pronti, dall’Ucraina al pre-Baltico, dalla Macedonia all’oltre-Dnestr, alla Grecia stessa (ai confini con l’Albania).
Noi siamo già – altro che sull’orlo di un vulcano – siamo già su una bomba accesa, con una miccia che diventa sempre più corta.
Dunque, non è soltanto chiudendo gli sportelli bancari e i rubinetti finanziari che i padroni universali muoveranno all’attacco.
C’è la guerra, come strumento principe per bruciare i libri mastri e le montagne di carta che sotto forma di debito ci stanno soffocando – la Grecia e noi.
Ecco perché è centrale la questione dell’uscita dell’Italia dalla Nato e la sua trasformazione in un paese neutrale – così come sta avvenendo in Austria, altro paese neutrale che si sta muovendo per uscire addirittura dall’Europa.
Queste sono questioni cruciali: o noi smetteremo di essere una colonia degli Stati Uniti d’America e decideremo (democraticamente) di diventare neutrali e non entrare in nessuna guerra, o difficilmente, se non succederà questo, noi potremo aiutare la Grecia a vincere in questo difficile calvario, ma anche noi stessi.
Così deve avvenire, mentre giriamo intorno al sole.
(Giulietto Chiesa, “Il 1848 del XXI secolo”, video-intervento per “Pandora Tv” del 7 luglio 2015).
Il 5 luglio 2015 passerà alla storia.
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Re: G R E C I A
Ritengo che tutti gli europei possano essere concordi nell'affermare che questa Europa non funziona e i risultati in generale sono lì a testimoniarlo.
Sul perché non funziona ci saranno magari diversi pareri per cui si tratta di sintetizzare almeno due posizioni che da un lato vede alcuni paesi in difficoltà economica-finanziaria e dall'altro alcuni paesi con sistema economico- finanziario in salute.
L'occasione per sbloccare questa situazione viene oggi offerta dalla Grecia e non saperla sfruttare dimostra la mancanza di una classe politica adeguata.
Sul perché non funziona ci saranno magari diversi pareri per cui si tratta di sintetizzare almeno due posizioni che da un lato vede alcuni paesi in difficoltà economica-finanziaria e dall'altro alcuni paesi con sistema economico- finanziario in salute.
L'occasione per sbloccare questa situazione viene oggi offerta dalla Grecia e non saperla sfruttare dimostra la mancanza di una classe politica adeguata.
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Re: G R E C I A
IL FESTIVAL DELLE CAZZATE-2
Economia
Caprotti patron di Esselunga: «I greci in crisi? Perché non lavorano»
Parla l’imprenditore quasi 90enne, proprietario della più grande catena di supermercati italiani - di Valentina Baldisserri /CorriereTV
http://video.corriere.it/caprotti-patro ... 8f22f7c1da
Un cretino come Caprotti come può avere avuto successo?
Economia
Caprotti patron di Esselunga: «I greci in crisi? Perché non lavorano»
Parla l’imprenditore quasi 90enne, proprietario della più grande catena di supermercati italiani - di Valentina Baldisserri /CorriereTV
http://video.corriere.it/caprotti-patro ... 8f22f7c1da
Un cretino come Caprotti come può avere avuto successo?
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Re: G R E C I A
http://www.nonconimieisoldi.org/blog/de ... #more-3126
Debito greco: non uno, ma molti fallimenti
4 LUGLIO 2015
di Andrea Baranes
323 miliardi di euro, circa il 175% del PIL. Il debito pubblico greco è il vero convitato di pietra dei negoziati con le istituzioni europee e internazionali. Da un lato ogni richiesta al Paese ellenico, dal surplus ai tagli alle pensioni, fino all’aumento dell’IVA, è mirato a reperire le risorse per ripagarlo. Dall’altro, una sua ristrutturazione non è in agenda, l’unica discussione possibile è su come fare si che venga restituito, non se sia possibile farlo e con quali modalità.
L’impossibilità di pagarlo emerge dal rapporto preliminare del Comitato per la verità sul Debito Pubblico, costituito su decisione del Presidente del Parlamento greco. Un punto di vista di parte, quindi, ma interessante se non altro perché ricostruisce la storia e le caratteristiche di tale debito. Una storia che permette di sfatare alcuni dei principali luoghi comuni che caratterizzano il dibattito attuale, dal presunto eccesso di spesa pubblica al fatto che la Grecia continua a pesare sulle tasche degli europei, dopo i diversi piani di salvataggio degli scorsi anni.
Dalla metà degli anni ’90 fino al 2009 la spesa pubblica in Grecia è perfettamente in linea, anzi appena inferiore alla media dell’area euro (48% contro il 48,4%). Se il debito pubblico greco si è impennato dall’inizio degli anni ’80 a oggi, i motivi vanno ricercati altrove: i due terzi dell’aumento sono dovuti agli alti tassi pagati dai bond greci, ovvero all’accumularsi di interessi su interessi, in un effetto valanga. Circa 40 miliardi di euro sono imputabili all’unico settore dove la spesa pubblica è stata ben al di sopra della media europea; non parliamo di sanità, istruzione o di protezione sociale, ma del settore militare.
Un’altra parte è da ascrivere all’evasione e all’elusione fiscale e alla fuga di capitali. Un fenomeno legato anche agli “accordi fiscali” sottoscritti con il Lussemburgo da diverse multinazionali, per pagare meno imposte in Grecia o non pagarne affatto. Informazioni emerse con lo scandalo LuxLeaks, al centro del quale spicca il nome di Jean-Claude Juncker, già ministro delle finanze e primo ministro del Granducato, oggi a capo della Commissione UE che chiede al governo greco di rinunciare alla contrattazione collettiva.
Motivi a cui si somma, con l’arrivo della moneta unica, il continuo peggioramento della bilancia commerciale e dei pagamenti. In ultimo, l’aumento del debito ha seguito quello che si è verificato in tutto il mondo dopo lo scoppio della bolla dei subprime, mentre il crollo del PIL provocava un ulteriore peggioramento del rapporto debito/PIL.
Se questa è la situazione riguardo il debito, ancora più interessante guardare cosa è avvenuto con i piani di salvataggio degli ultimi anni. Piani che si sarebbero dovuti contrapporre alla dinamica del debito, ma che paradossalmente hanno contribuito sostanzialmente a peggiorarla.
Nelle parole di Stiglitz al Guardian, “praticamente nulla dell’enorme quantità di denaro prestata alla Grecia vi è di fatto andata. E’ invece andata a pagare i creditori del settore privato, incluse le banche tedesche e francesi”. In altre parole i piani di salvataggio altro non sono stati se non una gigantesca partita di giro per mettere al sicuro le grandi banche europee.
Prima del 2009, le banche tedesche hanno prestato qualcosa come 704 miliardi di dollari ai Paesi “PIIGS”; seguite da quelle francesi con 477 miliardi. Nello stesso periodo, l’esposizione dei governi italiano, francese o tedesco verso la Grecia era pari a zero. Semplificando, le banche private prestavano allegramente alle controparti elleniche, alla ricerca di profitti più alti, il che permetteva alla Grecia di acquistare automobili, beni di consumo – e armi – tedesche e francesi. Una strategia sostenuta sia dai governi sia dall’UE, per almeno tre motivi. Il sostegno all’export e alla crescita dei Paesi forti; la volontà di rendere le banche europee dei “competitor globali”; e in ultimo, ma è il fattore forse più importante, perché in assenza di trasferimenti fiscali nell’UE, il compito di ridurre gli squilibri e realizzare l’integrazione europea è stato affidato alla sola finanza privata.
Il bilancio di una tale visione è diventato evidente dopo lo scoppio della bolla dei subprime. In un mercato finanziario al collasso, Atene non è più riuscita a rifinanziare il debito con le banche private, mentre queste ultime, travolte dalla mancanza di liquidità, hanno chiuso i rubinetti.
E’ qui che intervengono i presunti piani di salvataggio. Peccato che almeno il 77% di tutti gli aiuti forniti alla Grecia tra maggio 2010 e giugno 2013 siano finiti al settore finanziario. A fine 2009 le banche francesi erano esposte per oltre 78 miliardi, che si riducono a meno di due a fine 2014.
Quelle tedesche passano da 45 a 13,5 quelle olandesi da 12 a 1,2. Il debito è travasato dal privato al pubblico, e non ultimi ai fondi pensione e piccoli risparmiatori greci, secondo il noto principio di privatizzare i profitti e socializzare le perdite. Nelle conclusioni del rapporto commissionato dal Parlamento greco, “la gestione della crisi è stata un fallimento come conseguenza del fatto che è stata affrontata come una crisi del debito sovrano, mentre in realtà era una crisi bancaria”.
E’ in questi termini che si spiega l’apparente paradosso di un debito che registra il massimo aumento – passando dal 129,7% del 2010 al 177,1% del 2014 – proprio nel periodo sia di “salvataggio” sia di applicazione delle ricette della Troika fondate sull’austerità.
Politiche che prevedono una moneta e una banca centrale uniche, ma che in assenza di unione fiscale e politica lasciano i Paesi in difficoltà a gestirsi il proprio debito pubblico. Un’Europa che inonda di liquidità senza porre condizioni i responsabili della crisi e impone sacrifici e austerità ai cittadini che l’hanno subita. Un sistema in cui le banche sono too big to fail ma gli Stati sono abbandonati a loro stessi. Una visione in cui regole di bilancio scritte a tavolino vengono prima del benessere e della stessa sopravvivenza dei popoli. Una dottrina che considera unicamente le responsabilità dei debitori e mai quelle dei creditori. Il dogma fasullo secondo il quale la finanza pubblica è il problema, quella privata la soluzione. E l’elenco potrebbe continuare.
Quello del debito greco rappresenta non uno, ma una pluralità di fallimenti. Il vero problema è che non parliamo né di un fallimento della Grecia, né di un fallimento economico. La questione è di dimensioni ben più grandi e decisamente più preoccupante. Quello che sta avvenendo in Grecia rischia di essere l’emblema del completo fallimento politico e sociale dell’intero progetto di Unione Europea.
Debito greco: non uno, ma molti fallimenti
4 LUGLIO 2015
di Andrea Baranes
323 miliardi di euro, circa il 175% del PIL. Il debito pubblico greco è il vero convitato di pietra dei negoziati con le istituzioni europee e internazionali. Da un lato ogni richiesta al Paese ellenico, dal surplus ai tagli alle pensioni, fino all’aumento dell’IVA, è mirato a reperire le risorse per ripagarlo. Dall’altro, una sua ristrutturazione non è in agenda, l’unica discussione possibile è su come fare si che venga restituito, non se sia possibile farlo e con quali modalità.
L’impossibilità di pagarlo emerge dal rapporto preliminare del Comitato per la verità sul Debito Pubblico, costituito su decisione del Presidente del Parlamento greco. Un punto di vista di parte, quindi, ma interessante se non altro perché ricostruisce la storia e le caratteristiche di tale debito. Una storia che permette di sfatare alcuni dei principali luoghi comuni che caratterizzano il dibattito attuale, dal presunto eccesso di spesa pubblica al fatto che la Grecia continua a pesare sulle tasche degli europei, dopo i diversi piani di salvataggio degli scorsi anni.
Dalla metà degli anni ’90 fino al 2009 la spesa pubblica in Grecia è perfettamente in linea, anzi appena inferiore alla media dell’area euro (48% contro il 48,4%). Se il debito pubblico greco si è impennato dall’inizio degli anni ’80 a oggi, i motivi vanno ricercati altrove: i due terzi dell’aumento sono dovuti agli alti tassi pagati dai bond greci, ovvero all’accumularsi di interessi su interessi, in un effetto valanga. Circa 40 miliardi di euro sono imputabili all’unico settore dove la spesa pubblica è stata ben al di sopra della media europea; non parliamo di sanità, istruzione o di protezione sociale, ma del settore militare.
Un’altra parte è da ascrivere all’evasione e all’elusione fiscale e alla fuga di capitali. Un fenomeno legato anche agli “accordi fiscali” sottoscritti con il Lussemburgo da diverse multinazionali, per pagare meno imposte in Grecia o non pagarne affatto. Informazioni emerse con lo scandalo LuxLeaks, al centro del quale spicca il nome di Jean-Claude Juncker, già ministro delle finanze e primo ministro del Granducato, oggi a capo della Commissione UE che chiede al governo greco di rinunciare alla contrattazione collettiva.
Motivi a cui si somma, con l’arrivo della moneta unica, il continuo peggioramento della bilancia commerciale e dei pagamenti. In ultimo, l’aumento del debito ha seguito quello che si è verificato in tutto il mondo dopo lo scoppio della bolla dei subprime, mentre il crollo del PIL provocava un ulteriore peggioramento del rapporto debito/PIL.
Se questa è la situazione riguardo il debito, ancora più interessante guardare cosa è avvenuto con i piani di salvataggio degli ultimi anni. Piani che si sarebbero dovuti contrapporre alla dinamica del debito, ma che paradossalmente hanno contribuito sostanzialmente a peggiorarla.
Nelle parole di Stiglitz al Guardian, “praticamente nulla dell’enorme quantità di denaro prestata alla Grecia vi è di fatto andata. E’ invece andata a pagare i creditori del settore privato, incluse le banche tedesche e francesi”. In altre parole i piani di salvataggio altro non sono stati se non una gigantesca partita di giro per mettere al sicuro le grandi banche europee.
Prima del 2009, le banche tedesche hanno prestato qualcosa come 704 miliardi di dollari ai Paesi “PIIGS”; seguite da quelle francesi con 477 miliardi. Nello stesso periodo, l’esposizione dei governi italiano, francese o tedesco verso la Grecia era pari a zero. Semplificando, le banche private prestavano allegramente alle controparti elleniche, alla ricerca di profitti più alti, il che permetteva alla Grecia di acquistare automobili, beni di consumo – e armi – tedesche e francesi. Una strategia sostenuta sia dai governi sia dall’UE, per almeno tre motivi. Il sostegno all’export e alla crescita dei Paesi forti; la volontà di rendere le banche europee dei “competitor globali”; e in ultimo, ma è il fattore forse più importante, perché in assenza di trasferimenti fiscali nell’UE, il compito di ridurre gli squilibri e realizzare l’integrazione europea è stato affidato alla sola finanza privata.
Il bilancio di una tale visione è diventato evidente dopo lo scoppio della bolla dei subprime. In un mercato finanziario al collasso, Atene non è più riuscita a rifinanziare il debito con le banche private, mentre queste ultime, travolte dalla mancanza di liquidità, hanno chiuso i rubinetti.
E’ qui che intervengono i presunti piani di salvataggio. Peccato che almeno il 77% di tutti gli aiuti forniti alla Grecia tra maggio 2010 e giugno 2013 siano finiti al settore finanziario. A fine 2009 le banche francesi erano esposte per oltre 78 miliardi, che si riducono a meno di due a fine 2014.
Quelle tedesche passano da 45 a 13,5 quelle olandesi da 12 a 1,2. Il debito è travasato dal privato al pubblico, e non ultimi ai fondi pensione e piccoli risparmiatori greci, secondo il noto principio di privatizzare i profitti e socializzare le perdite. Nelle conclusioni del rapporto commissionato dal Parlamento greco, “la gestione della crisi è stata un fallimento come conseguenza del fatto che è stata affrontata come una crisi del debito sovrano, mentre in realtà era una crisi bancaria”.
E’ in questi termini che si spiega l’apparente paradosso di un debito che registra il massimo aumento – passando dal 129,7% del 2010 al 177,1% del 2014 – proprio nel periodo sia di “salvataggio” sia di applicazione delle ricette della Troika fondate sull’austerità.
Politiche che prevedono una moneta e una banca centrale uniche, ma che in assenza di unione fiscale e politica lasciano i Paesi in difficoltà a gestirsi il proprio debito pubblico. Un’Europa che inonda di liquidità senza porre condizioni i responsabili della crisi e impone sacrifici e austerità ai cittadini che l’hanno subita. Un sistema in cui le banche sono too big to fail ma gli Stati sono abbandonati a loro stessi. Una visione in cui regole di bilancio scritte a tavolino vengono prima del benessere e della stessa sopravvivenza dei popoli. Una dottrina che considera unicamente le responsabilità dei debitori e mai quelle dei creditori. Il dogma fasullo secondo il quale la finanza pubblica è il problema, quella privata la soluzione. E l’elenco potrebbe continuare.
Quello del debito greco rappresenta non uno, ma una pluralità di fallimenti. Il vero problema è che non parliamo né di un fallimento della Grecia, né di un fallimento economico. La questione è di dimensioni ben più grandi e decisamente più preoccupante. Quello che sta avvenendo in Grecia rischia di essere l’emblema del completo fallimento politico e sociale dell’intero progetto di Unione Europea.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: G R E C I A
“Compagno, come si fa la rivoluzione?”
“Bisogna sognare”.
(Lenin)
Se non saremo capaci di sognare che un'europa diverse ci puo' essere, e' meglio fermarci qui.
Ora siamo solo all'inizio di un possibile cambiamento che puo cominciare proprio da questo piccolo paese ma grande per la sua storia e sempre pronto ad indicarci una via.
Questa battaglia che sta facendo la Grecia deve potersi trasformare in una vittoria epocale in cui sia la politica a gestire l'economia e non al contrario e quindi essere l'uomo al primo posto e tutto questo ora spetta a noi.
Se non ci riusciremo, tanto vale la pena di ritornare alla Lira ed aspettare momenti migliori. Stare in questa masnada di filibustieri inevitabilmente oltre a ridurci alla fame ci logorera' a tal punto che non avremo piu' alcuna forza di reagire.
Se, come ha detto oggi Monti su LA7, che al momento dell'unificazione la Germania non ne voleva per niente sapere poche la loro valuta era cosi' forte da non permetter loro di rischiare, mi chiedo allora cosa gli sara' stato promesso perchè rientrassero dai loro dubbi? Che non sarebbe cambiato nulla e che avrebbe continuato ad esercitare la loro supremazia nei confronti degli altri stati?.
Io son sempre stato per un'Europa unita, ma se fosse proprio cosi', che senso ha continuare se non vedi alcun sbocco positivo e ognuno va per la sua strada ed i piccoli diventano solo satelliti di questo o quest'altro "potente"?
Ora perfino Draghi non sa cosa potrebbe succederci con una probabile Grexit ma allora anche questa volta mi chiedo: come fanno a divulgare dichiarazioni del genere in cui se l'Italia uscisse noi staremmo peggio di ora?
E della Germania col marco sopravalutato che ne sara?
Qui, l'esposizione del debito della Grecia, conta poco in tutto questo ambaradan. Qui c'e' la lotta fra Democrazia e potere economico.
Tutto qui.
Cmq se qualcuno e' in grado di chiarirmi i dubbi se sia piu' giusto restare od uscire, si faccia avanti.
un salutone
“Bisogna sognare”.
(Lenin)
Se non saremo capaci di sognare che un'europa diverse ci puo' essere, e' meglio fermarci qui.
Ora siamo solo all'inizio di un possibile cambiamento che puo cominciare proprio da questo piccolo paese ma grande per la sua storia e sempre pronto ad indicarci una via.
Questa battaglia che sta facendo la Grecia deve potersi trasformare in una vittoria epocale in cui sia la politica a gestire l'economia e non al contrario e quindi essere l'uomo al primo posto e tutto questo ora spetta a noi.
Se non ci riusciremo, tanto vale la pena di ritornare alla Lira ed aspettare momenti migliori. Stare in questa masnada di filibustieri inevitabilmente oltre a ridurci alla fame ci logorera' a tal punto che non avremo piu' alcuna forza di reagire.
Se, come ha detto oggi Monti su LA7, che al momento dell'unificazione la Germania non ne voleva per niente sapere poche la loro valuta era cosi' forte da non permetter loro di rischiare, mi chiedo allora cosa gli sara' stato promesso perchè rientrassero dai loro dubbi? Che non sarebbe cambiato nulla e che avrebbe continuato ad esercitare la loro supremazia nei confronti degli altri stati?.
Io son sempre stato per un'Europa unita, ma se fosse proprio cosi', che senso ha continuare se non vedi alcun sbocco positivo e ognuno va per la sua strada ed i piccoli diventano solo satelliti di questo o quest'altro "potente"?
Ora perfino Draghi non sa cosa potrebbe succederci con una probabile Grexit ma allora anche questa volta mi chiedo: come fanno a divulgare dichiarazioni del genere in cui se l'Italia uscisse noi staremmo peggio di ora?
E della Germania col marco sopravalutato che ne sara?
Qui, l'esposizione del debito della Grecia, conta poco in tutto questo ambaradan. Qui c'e' la lotta fra Democrazia e potere economico.
Tutto qui.
Cmq se qualcuno e' in grado di chiarirmi i dubbi se sia piu' giusto restare od uscire, si faccia avanti.
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: G R E C I A
flaviomob ha scritto:http://www.nonconimieisoldi.org/blog/de ... #more-3126
Debito greco: non uno, ma molti fallimenti
4 LUGLIO 2015
di Andrea Baranes
323 miliardi di euro, circa il 175% del PIL. Il debito pubblico greco è il vero convitato di pietra dei negoziati con le istituzioni europee e internazionali. Da un lato ogni richiesta al Paese ellenico, dal surplus ai tagli alle pensioni, fino all’aumento dell’IVA, è mirato a reperire le risorse per ripagarlo. Dall’altro, una sua ristrutturazione non è in agenda, l’unica discussione possibile è su come fare si che venga restituito, non se sia possibile farlo e con quali modalità.
L’impossibilità di pagarlo emerge dal rapporto preliminare del Comitato per la verità sul Debito Pubblico, costituito su decisione del Presidente del Parlamento greco. Un punto di vista di parte, quindi, ma interessante se non altro perché ricostruisce la storia e le caratteristiche di tale debito. Una storia che permette di sfatare alcuni dei principali luoghi comuni che caratterizzano il dibattito attuale, dal presunto eccesso di spesa pubblica al fatto che la Grecia continua a pesare sulle tasche degli europei, dopo i diversi piani di salvataggio degli scorsi anni.
Dalla metà degli anni ’90 fino al 2009 la spesa pubblica in Grecia è perfettamente in linea, anzi appena inferiore alla media dell’area euro (48% contro il 48,4%). Se il debito pubblico greco si è impennato dall’inizio degli anni ’80 a oggi, i motivi vanno ricercati altrove: i due terzi dell’aumento sono dovuti agli alti tassi pagati dai bond greci, ovvero all’accumularsi di interessi su interessi, in un effetto valanga. Circa 40 miliardi di euro sono imputabili all’unico settore dove la spesa pubblica è stata ben al di sopra della media europea; non parliamo di sanità, istruzione o di protezione sociale, ma del settore militare.
Un’altra parte è da ascrivere all’evasione e all’elusione fiscale e alla fuga di capitali. Un fenomeno legato anche agli “accordi fiscali” sottoscritti con il Lussemburgo da diverse multinazionali, per pagare meno imposte in Grecia o non pagarne affatto. Informazioni emerse con lo scandalo LuxLeaks, al centro del quale spicca il nome di Jean-Claude Juncker, già ministro delle finanze e primo ministro del Granducato, oggi a capo della Commissione UE che chiede al governo greco di rinunciare alla contrattazione collettiva.
Motivi a cui si somma, con l’arrivo della moneta unica, il continuo peggioramento della bilancia commerciale e dei pagamenti. In ultimo, l’aumento del debito ha seguito quello che si è verificato in tutto il mondo dopo lo scoppio della bolla dei subprime, mentre il crollo del PIL provocava un ulteriore peggioramento del rapporto debito/PIL.
Se questa è la situazione riguardo il debito, ancora più interessante guardare cosa è avvenuto con i piani di salvataggio degli ultimi anni. Piani che si sarebbero dovuti contrapporre alla dinamica del debito, ma che paradossalmente hanno contribuito sostanzialmente a peggiorarla.
Nelle parole di Stiglitz al Guardian, “praticamente nulla dell’enorme quantità di denaro prestata alla Grecia vi è di fatto andata. E’ invece andata a pagare i creditori del settore privato, incluse le banche tedesche e francesi”. In altre parole i piani di salvataggio altro non sono stati se non una gigantesca partita di giro per mettere al sicuro le grandi banche europee.
Prima del 2009, le banche tedesche hanno prestato qualcosa come 704 miliardi di dollari ai Paesi “PIIGS”; seguite da quelle francesi con 477 miliardi. Nello stesso periodo, l’esposizione dei governi italiano, francese o tedesco verso la Grecia era pari a zero. Semplificando, le banche private prestavano allegramente alle controparti elleniche, alla ricerca di profitti più alti, il che permetteva alla Grecia di acquistare automobili, beni di consumo – e armi – tedesche e francesi. Una strategia sostenuta sia dai governi sia dall’UE, per almeno tre motivi. Il sostegno all’export e alla crescita dei Paesi forti; la volontà di rendere le banche europee dei “competitor globali”; e in ultimo, ma è il fattore forse più importante, perché in assenza di trasferimenti fiscali nell’UE, il compito di ridurre gli squilibri e realizzare l’integrazione europea è stato affidato alla sola finanza privata.
Il bilancio di una tale visione è diventato evidente dopo lo scoppio della bolla dei subprime. In un mercato finanziario al collasso, Atene non è più riuscita a rifinanziare il debito con le banche private, mentre queste ultime, travolte dalla mancanza di liquidità, hanno chiuso i rubinetti.
E’ qui che intervengono i presunti piani di salvataggio. Peccato che almeno il 77% di tutti gli aiuti forniti alla Grecia tra maggio 2010 e giugno 2013 siano finiti al settore finanziario. A fine 2009 le banche francesi erano esposte per oltre 78 miliardi, che si riducono a meno di due a fine 2014.
Quelle tedesche passano da 45 a 13,5 quelle olandesi da 12 a 1,2. Il debito è travasato dal privato al pubblico, e non ultimi ai fondi pensione e piccoli risparmiatori greci, secondo il noto principio di privatizzare i profitti e socializzare le perdite. Nelle conclusioni del rapporto commissionato dal Parlamento greco, “la gestione della crisi è stata un fallimento come conseguenza del fatto che è stata affrontata come una crisi del debito sovrano, mentre in realtà era una crisi bancaria”.
E’ in questi termini che si spiega l’apparente paradosso di un debito che registra il massimo aumento – passando dal 129,7% del 2010 al 177,1% del 2014 – proprio nel periodo sia di “salvataggio” sia di applicazione delle ricette della Troika fondate sull’austerità.
Politiche che prevedono una moneta e una banca centrale uniche, ma che in assenza di unione fiscale e politica lasciano i Paesi in difficoltà a gestirsi il proprio debito pubblico. Un’Europa che inonda di liquidità senza porre condizioni i responsabili della crisi e impone sacrifici e austerità ai cittadini che l’hanno subita. Un sistema in cui le banche sono too big to fail ma gli Stati sono abbandonati a loro stessi. Una visione in cui regole di bilancio scritte a tavolino vengono prima del benessere e della stessa sopravvivenza dei popoli. Una dottrina che considera unicamente le responsabilità dei debitori e mai quelle dei creditori. Il dogma fasullo secondo il quale la finanza pubblica è il problema, quella privata la soluzione. E l’elenco potrebbe continuare.
Quello del debito greco rappresenta non uno, ma una pluralità di fallimenti. Il vero problema è che non parliamo né di un fallimento della Grecia, né di un fallimento economico. La questione è di dimensioni ben più grandi e decisamente più preoccupante. Quello che sta avvenendo in Grecia rischia di essere l’emblema del completo fallimento politico e sociale dell’intero progetto di Unione Europea.
Quello del debito greco rappresenta non uno, ma una pluralità di fallimenti. Il vero problema è che non parliamo né di un fallimento della Grecia, né di un fallimento economico. La questione è di dimensioni ben più grandi e decisamente più preoccupante. Quello che sta avvenendo in Grecia rischia di essere l’emblema del completo fallimento politico e sociale dell’intero progetto di Unione Europea.
Andrea Baranes
L’analisi finanziaria non fa una grinza. Ma il problema è politico. L’Europa a guida tedesca vuole la distruzione della Grecia.
Altrimenti avrebbe già varato a suo tempo un piano economico che garantisse la restituzione del debito.
Colpirne uno per educarne 10. Un metodo caro alla Germania nazista.
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Re: G R E C I A
Il Pci aveva votato Andreotti presidente del Consiglio e lo applaudi quando alla festa dell'Unità dichiarava che la Germania doveva restare divisa,
Era risaputo che prima o poi avrebbe creato altri guai. Magari anche piu grossi e cioe' quelli finanziari che sono lo sterminio del nuovo millennio.
Questo lo puo fare per inefficienza dei ns. piccoli uomini politici da noi votati.
Allora si ragionava cosi' sia all'interno di una parte della DC che nel PCI.
Purtroppo la mano forte degli Yankee ha predominato all'interno dei loro satelliti e ora se li trovano contro.
La storia purtroppo si ripete sempre
un salutone
Era risaputo che prima o poi avrebbe creato altri guai. Magari anche piu grossi e cioe' quelli finanziari che sono lo sterminio del nuovo millennio.
Questo lo puo fare per inefficienza dei ns. piccoli uomini politici da noi votati.
Allora si ragionava cosi' sia all'interno di una parte della DC che nel PCI.
Purtroppo la mano forte degli Yankee ha predominato all'interno dei loro satelliti e ora se li trovano contro.
La storia purtroppo si ripete sempre
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: G R E C I A
pancho ha scritto:“Compagno, come si fa la rivoluzione?”
“Bisogna sognare”.
(Lenin)
Se non saremo capaci di sognare che un'europa diverse ci puo' essere, e' meglio fermarci qui.
Ora siamo solo all'inizio di un possibile cambiamento che puo cominciare proprio da questo piccolo paese ma grande per la sua storia e sempre pronto ad indicarci una via.
Questa battaglia che sta facendo la Grecia deve potersi trasformare in una vittoria epocale in cui sia la politica a gestire l'economia e non al contrario e quindi essere l'uomo al primo posto e tutto questo ora spetta a noi.
Se non ci riusciremo, tanto vale la pena di ritornare alla Lira ed aspettare momenti migliori. Stare in questa masnada di filibustieri inevitabilmente oltre a ridurci alla fame ci logorera' a tal punto che non avremo piu' alcuna forza di reagire.
Se, come ha detto oggi Monti su LA7, che al momento dell'unificazione la Germania non ne voleva per niente sapere poche la loro valuta era cosi' forte da non permetter loro di rischiare, mi chiedo allora cosa gli sara' stato promesso perchè rientrassero dai loro dubbi? Che non sarebbe cambiato nulla e che avrebbe continuato ad esercitare la loro supremazia nei confronti degli altri stati?.
Io son sempre stato per un'Europa unita, ma se fosse proprio cosi', che senso ha continuare se non vedi alcun sbocco positivo e ognuno va per la sua strada ed i piccoli diventano solo satelliti di questo o quest'altro "potente"?
Ora perfino Draghi non sa cosa potrebbe succederci con una probabile Grexit ma allora anche questa volta mi chiedo: come fanno a divulgare dichiarazioni del genere in cui se l'Italia uscisse noi staremmo peggio di ora?
E della Germania col marco sopravalutato che ne sara?
Qui, l'esposizione del debito della Grecia, conta poco in tutto questo ambaradan. Qui c'e' la lotta fra Democrazia e potere economico.
Tutto qui.
Cmq se qualcuno e' in grado di chiarirmi i dubbi se sia piu' giusto restare od uscire, si faccia avanti.
un salutone
Comincio dal basso.
Cmq se qualcuno e' in grado di chiarirmi i dubbi se sia piu' giusto restare od uscire, si faccia avanti.
un salutone
Caro pancho, più che chiarirti i dubbi preferisco procedere passo passo con te per analizzare il problema.
Ti chiedo quello che sostengo sempre con un amico leghista del mio tavolo alla Biblioteca.
Lui cita sempre Borghi-Aquilini responsabile economico della Lega che Salvini ha anticipato che sarà il prossimo ministro dell’Economia.
1) Cosa comporta nel nostro Paese uscire dall’euro e tornare alla lira?
Tre anni fa La Repubblica ha dedicato un servizio dei pro a contro. Tra i contro, prevedevano una svalutazione del 40%.
Con una brigata di pifferi di montagna come quella di Matteo La Qualunque, che fine possiamo fare se ci piove addosso una svalutazione del 50 %(+ 10 % dopo tre anni di guerra)?
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Re: G R E C I A
ripropongo questo post in risposta ad un post del commandante pancho
un po naif.
la discussione in questo post conferma la tesi che quando vi sono argomenti sensibili come grecia e meglio divere il post in 2 parti interventi veri e analisi dei giornali.
il problema non è recuperare questa europa perche queta europa NON esite, e un mercato di merci con una moneta unica , il fatto che si chiami europa e casuale infatti si parla anche di turchia e israele.
non vi sono processi politici e non vi sono mai stati.
il parlamento europeo e un prodotto di marketing ma non ha valore politico.
imperversa la tecnocrazia non eletta e merkel holland.
PER COSTRUIRE UNA NUOVA EUROPA EUROMED e necessario uscire da questa europa.
e evidente che la germania non farà parte di EUROMED.
la proposta Tsipras di tagli di 12 miliardi di euro e inricevibile ed è passata in parlamento greco con i traditori del socialismo greco.
la grecia deve costruire un PROGRAMMA DI TRANSIZIONE per uscita graduale da euro.
----------------------------------------------------------------------------
la prima riflessione e che questo referendum dovevano farlo i socialisti greci
e invece rinunciando sono diventanti traditori del popolo greco.
la seconda riflessione che questo referendum in italia lo doveva fare belusconi quando e arrivata letterina della troika e invece niente dimostrando che non capisce un c...o di politica.
la terza riflessione e l impreparazione politico economica di tsipras.
in italia in tanti avevano scritto che ci voleva il piano b.
adesso siamo al dunque serve una risposta 'militare' alla Germania questa notte.
aperitivo le dimissioni di sculze dal parlamento europeo.
e poi in questa notte la Grecia deve assolutamente stampare moneta.
non vuol dire uscire dall euro subito
le strade possibili sono tecniche di economia di guerra .
stampare certificato di tesoro greci da distribuire da domani mattina ai pensionati e ai lavoratori pubblici.
in Italia qualcosa di molto simile e stato fatto.
i ccf proposta galino sylos labini e altri, il dubbio e che diminuiscano da subito le entrate fiscali, la moneta comunale vedi esperimento comune di Lione Atene e Salonicco questa notte potrebbero emettere liquidità a breve , arrivare al 1 gennaio 2016 con il lancio della nuova moneta europea e mediterranea EUROMED .
in queste 4 ore che mancano alla mezzanotte tsipras e i suoi collaboratori devono studiare una proposta temporanea ma concreta per il popolo greco e non per le banche.
basta turismo sessuale a Berlino anche perche la moglie di tsipras e molto piu bella del d..,.....della merckel.
un po naif.
la discussione in questo post conferma la tesi che quando vi sono argomenti sensibili come grecia e meglio divere il post in 2 parti interventi veri e analisi dei giornali.
il problema non è recuperare questa europa perche queta europa NON esite, e un mercato di merci con una moneta unica , il fatto che si chiami europa e casuale infatti si parla anche di turchia e israele.
non vi sono processi politici e non vi sono mai stati.
il parlamento europeo e un prodotto di marketing ma non ha valore politico.
imperversa la tecnocrazia non eletta e merkel holland.
PER COSTRUIRE UNA NUOVA EUROPA EUROMED e necessario uscire da questa europa.
e evidente che la germania non farà parte di EUROMED.
la proposta Tsipras di tagli di 12 miliardi di euro e inricevibile ed è passata in parlamento greco con i traditori del socialismo greco.
la grecia deve costruire un PROGRAMMA DI TRANSIZIONE per uscita graduale da euro.
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la prima riflessione e che questo referendum dovevano farlo i socialisti greci
e invece rinunciando sono diventanti traditori del popolo greco.
la seconda riflessione che questo referendum in italia lo doveva fare belusconi quando e arrivata letterina della troika e invece niente dimostrando che non capisce un c...o di politica.
la terza riflessione e l impreparazione politico economica di tsipras.
in italia in tanti avevano scritto che ci voleva il piano b.
adesso siamo al dunque serve una risposta 'militare' alla Germania questa notte.
aperitivo le dimissioni di sculze dal parlamento europeo.
e poi in questa notte la Grecia deve assolutamente stampare moneta.
non vuol dire uscire dall euro subito
le strade possibili sono tecniche di economia di guerra .
stampare certificato di tesoro greci da distribuire da domani mattina ai pensionati e ai lavoratori pubblici.
in Italia qualcosa di molto simile e stato fatto.
i ccf proposta galino sylos labini e altri, il dubbio e che diminuiscano da subito le entrate fiscali, la moneta comunale vedi esperimento comune di Lione Atene e Salonicco questa notte potrebbero emettere liquidità a breve , arrivare al 1 gennaio 2016 con il lancio della nuova moneta europea e mediterranea EUROMED .
in queste 4 ore che mancano alla mezzanotte tsipras e i suoi collaboratori devono studiare una proposta temporanea ma concreta per il popolo greco e non per le banche.
basta turismo sessuale a Berlino anche perche la moglie di tsipras e molto piu bella del d..,.....della merckel.
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- Iscritto il: 08/01/2015, 0:53
Re: G R E C I A
Cari compagni, il momento è grave. Le istituzioni europee sono deboli e opache (con Juncker direi assai di peggio) e vengono manovrate dal grande capitale tedesco, che è più corrotto di quel che sembra (Deutsche Bank imbottita di derivati tossici e pesantemente esposta). Le banche sono il gioco vero, non gliene frega niente di aiutare gli Stati, anzi se uno fallisce tra atroci sofferenze è di buon esempio per educarne cento. Opponiamoci a questo sistema paramafioso, dove l'ex collettore di finanziamenti illeciti CDU Schauble viene a fare la "morale" ai paesi mediterranei.
BOICOTTIAMO SISTEMATICAMENTE LA GERMANIA.
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