Come se ne viene fuori ?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Amadeus ha scritto:
non ci sono segnali che questi signori vogliano cambiare rotta ...neanche uno, neanche uno misero , piccolo, infinitesimale.
non si mettono d'accordo su niente di urgente tant'è che the government ha riesumato dalla notte dei morti viventi Amato, per tagliare la testa al toro e metterli in un angolo.
sono 6 mesi che hanno sprecato a dire il niente , a fare il nulla, invece di dare segnali .
ce li abbiamo portati col navigatore satellitare (dell'antipolitica) fino alla destinazione, ma niente!!!
è questa la serietà di cui blatera Casini?
il senso di responsabilità di cui si ammanta bersani?
la presa di coscienza di cui parla alfano? anche se di quest'ultimo ovviamente non ci fidiamo a prescindere !!!

concordo con lo zio, il mio voto manco morta! e come me...a migliaia.
Tutto giusto, ma non credo che si possano trarre delle conclusioni "a priori".

La situazione è quella che è e quindi ci tocca navigare a vista, scegliendo di volta in volta la cosa migliore o meno sbagliata.

Se fossimo a Genova non voteremmo per Doria?

Quelli che a Milano hanno votato per Pisapia o quelli che a Napoli hanno votato per De Magistris hanno sbagliato?

Probabilmente (anzi certamente) Doria a Genova, Pisapia a Milano, De Magistris a Napoli non risolveranno i problemi dell'Europa, nè quelli dell'Italia e nemmeno forse quelli delle loro rispettive città.

Ma non credo sarebbe stata una buona scelta, con l'astensione, dare via libera alla Moratti a Milano o a Lettieri a Napoli.

Di qui alle elezioni vediamo come si mettono le cose. Chi saranno i contendenti in campo, quali gli schieramenti e soprattutto quali i personaggi in ballo.

Bisognerà valutare con attenzione anche chi rischiamo di ritrovarci al governo dall'altra parte a seguito di un'astensione di massa a sinistra o ad una larga adesione alla protesta di Grillo.

Personalmente ad oggi non mi sento di escludere proprio nulla, non perché sia ottimista, ma perché sono consapevole che non ci si può permettere il lusso di sbagliare.


camillobenso ha scritto: Ho guardato ora il numero degli iscritti, è rimasto a 29 dal 20 aprile. Il che vuol dire che nessuno dei partecipanti di ALBA ha percepito il messaggio inviato da Mario.

Questo mi lascia molto perplesso perché la potenzialità di questo mezzo di comunicazione è gigantesca, soprattutto per chi ha la premura di arrivare rapidamente a qualcosa di concreto.

Non vorrei che chi propone il nuovo a sinistra sia ancorato a vecchi schemi.

Qui si tratta di progettare la sinistra del nuovo millennio facendo tesoro di tutti gli errori del ventesimo secolo.

I convegni in luoghi deputati e le riunioni nelle sezioni sono strettamente legate ai tempi contingentati. Quanto si può discutere lì è limitato dal tempo. Qui nella rete il tempo e il volume dei temi trattabili sono infiniti.

Chi per impedimenti personali non può essere presente fisicamente ad un’incontro, ha sempre il modo di recuperare qualche ora dopo, con il vantaggio innegabile che tutto quello che si esprime è riportato nero su bianco. Infine la rete ha l’indubbio vantaggio di essere una poderosa memoria, cosa piuttosto labile tra gli umani.
Concordo in pieno, non tanto perché non si sono nemmeno degnati di rispondere alla nostra mail, ma perché comunque non stanno dando nessun altro tipo di spazio di confronto attraverso la rete.

Anche per loro il "web" è chiaramente uno strumento di "comunicazione" unidirezionale, alto verso basso.
Joblack
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Joblack »

Ciao lucfig,

se hai tempo spiegaci meglio il tuo pensiero.

un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
lucfig
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da lucfig »

Credo che ormai i partiti come sono oggi debbano cambiare.

E' stato fatto tempo fa nel 92 con la speranza che la società civile che entrava nel mondo politico potesse cambiare il modo di fare politica, ma non c'è riuscita, anzi ha peggiorato la situazione.

Il problema è sempre lo stesso, il potere logora con il tempo. E mentre prima del 92 c'erano gli iscritti che controllavano l'operato dei dirigenti e con i convegni e le sezioni si riusciva a dare un'ombra di controllo, oggi, con i partiti leggeri e svincolati dal territorio, perché usano i mass media per poter aver consenso, questo controllo è diventato una chimera.

Ecco perché non c'è stato un rinnovamento della classe dirigente.

C'è stato un timido accenno di cambiamento nel PD neonato, sia con le primarie e sia con il limite di candidature consecutive a 2 mandati. Ma come sempre in Italia, fatta la legge trovato l'imbroglio e con l'era Veltroni le cose sono state affossate.
Adesso ci troviamo che la classe politica vive su Marte o meglio su Saturno, mentre noi viviamo su questa amara terra. Per avvicinare e nello stesso tempo trovare una soluzione che crei una classe dirigente politica decente e che trovi una soluzione alla crisi sociale, politica, industriale ed economica bisogna fare "tabula rasa" e ricostruire da zero, perché ormai far tornare i nostri politici da saturno è diventato solo pura utopia.

Grillo ha dato un esempio di politica diversa, partecipativa e dalla base.

I saturniani non lo capiranno mai, ma noi terrestri possiamo avere, nel caso di un successo dell movimento che è possibile riprenderci in mano questo paese e ricostruirlo, lo possiamo fare noi, senza gli UFO o gli alieni che girano nelle frequenze TV.

Questa speranza nasce solo dal terremoto politico che un risultato a due cifre avrebbe il movimento 5 star, facendo crollare di fatto questo sistema politico e darebbe speranza verso una nuova modalità di fare politica.
_____________________
«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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pancho
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da pancho »

Amadeus ha scritto:Caro Pancho, condivido l'approccio però quando scrivi

Una soluzione provvisoria ne verra' certamente fuori sia che il PD vada con Casini sia che vada con SEL e IDV e non e' per niente detto che si comportino come han fatto finora. Probabilmente, questo, fara' im modo che i partiti siano piu' chiari e decidano finalmente da che parte stare.

pur recuperando tutta la speranza e l'ottimismo disponibili mi suona come una autopresa per i fondelli (che è peggio di quando ti ci prendono gli altri)

non ci sono segnali che questi signori vogliano cambiare rotta ...neanche uno, neanche uno misero , piccolo, infinitesimale.
non si mettono d'accordo su niente di urgente tant'è che the government ha riesumato dalla notte dei morti viventi Amato, per tagliare la testa al toro e metterli in un angolo.
sono 6 mesi che hanno sprecato a dire il niente , a fare il nulla, invece di dare segnali .
ce li abbiamo portati col navigatore satellitare (dell'antipolitica) fino alla destinazione, ma niente!!!
è questa la serietà di cui blatera Casini?
il senso di responsabilità di cui si ammanta bersani?
la presa di coscienza di cui parla alfano? anche se di quest'ultimo ovviamente non ci fidiamo a prescindere !!!

concordo con lo zio, il mio voto manco morta! e come me...a migliaia.
E la tua soluzione quale sarebbe allora? Il non voto?
Non sarebbe altro che arrenderci.
Il meno peggio deve essere considerato come una transazione da pagare fino a che non ne riusciremo. Non so come ma ce la faremo se non abbandoniamo la battaglia.
Il mondo intero e' ora in fermento come lo siamo noi e il non votare non favorisce alcun movimento in atto e futuro..

Gia', la voglia di lasciar tutto e' forte ma non dobbiamo lasciarci prendere da questo sconforto.Faremmo il loro gioco. Un gioco che ci porterebbe in un vicolo cieco in questo momento di incertezze. Non ci gioverebbe nemmeno essere nella EU poiche vale ora come il due di spade a briscola.

In questo momento ognuno di noi lotti nel proprio movimento o partito a cui aderisce affinche' si modifichi qualcosa e nel frattempo si continui a partecipare a qualsiasi laboratorio ci si presenti.

Se poi non riusciremo a modificare alcunche' e a far nascere qualcosa, beh allora ognuno di meritera' qualsisi governo nasca. Ma e' sempre colpa ns.per aver abbandonato prima e ora battaglie difficili.


un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Paul Krugman ha scritto recentemente che “piuttosto che ammettere di aver sbagliato, i leader europei sembrano determinati a guidare la loro economia giù dalla scogliera.


Saldare i debiti verso le imprese per dare ossigeno all’economia
di Lavoce.info | 4 maggio 2012Commenti (42)


Rigore e riforme strutturali sono certo indispensabili, ma danno risultati di lungo periodo. Nel breve, la politica per la crescita è il contrasto della recessione tramite stimolo della domanda, come sanno bene negli Stati Uniti. E nessuna politica anti-recessiva può essere fatta in un solo paese europeo, tanto che si inizia a parlare di un “growth compact”. Una boccata d’ossigeno per l’economia italiana può arrivare dal pagamento di una parte dei debiti dello Stato verso le imprese, con un intervento una tantum che non violerebbe gli impegni con l’Europa sui conti pubblici del 2012.

di Andrea Boitani , Giuseppe Pisauro e Pippo Ranci, 3 maggio 2012, lavoce.info

Nel resto del mondo, l’Europa è sempre più avvertita come un problema, come una probabile fonte di contagio recessivo. Paul Krugman ha scritto recentemente che “piuttosto che ammettere di aver sbagliato, i leader europei sembrano determinati a guidare la loro economia giù dalla scogliera. E tutto il mondo ne pagherà il prezzo”. Forse, però, è ancora possibile evitare il precipizio del consenso di Angela Merkel e Mario Monti e le parole di Mario Draghi, sommati al possibile successo elettorale di François Hollande in Francia, possono davvero aprire una fase nuova.

Purché non ci si faccia prendere da un riflesso condizionato che, purtroppo, sembra scattare anche tra molti economisti. Quando si parla di crescita si aggiunge subito che promuoverla non implica allentare il rigore sulla finanza pubblica e che la crescita duratura si ottiene con le riforme “strutturali”. Cose vere entrambe, sia chiaro. Ma c’è rigore e rigore: quello del consolidamento fiscale rapido e simultaneo in tutta Europa, dei bilanci in pareggio nel 2013 è rigor mortis. E le riforme, che pure riteniamo indispensabili, hanno effetto nel periodo lungo: lo stesso governo italiano ha giustamente rivisto verso il basso le stime iniziali dell’impatto delle riforme sulla crescita e, forse, si tratta ancora di calcoli troppo ottimistici, soprattutto con riferimento ai primi due, tre anni.

In effetti, le riforme non solo sono più difficili da fare in fase di recessione (soprattutto se gli ammortizzatori sociali sono deboli e non universali), ma hanno anche un’efficacia minore. Come ha scritto Peter Bofinger (componente del consiglio degli esperti economici della cancelliera Merkel) insieme a Sony Kapoor sul Guardian “le riforme strutturali nei paesi in crisi devono continuare e la liberalizzazione dei servizi nel mercato unico deve essere accelerata. Queste politiche aiuteranno a stimolare la crescita futura ma funzionano al meglio in un’economia che cresce e non in una che si contrae”.

Insomma, le riforme sono necessarie per la crescita duratura, ma servono molto meno a riaccendere i motori oggi e funzionano poco a motore spento. Di qui la proposta avanzata da Bofinger e Kapoor di un “growth compact” che coordini le politiche di bilancio (spesa e tassazione) dei paesi euro in senso growth friendly. La politica per la crescita, nel breve periodo, è politica di contrasto della recessione tramite stimolo della domanda: è inutile far finta di non saperlo o usare eufemismi. Negli Stati Uniti, tanto gli economisti quanto i politici sono chiari in proposito, tanto che siano favorevoli quanto che siano contrari.
Nessuna politica anti-recessiva può essere fatta in un solo paese europeo (eccezion fatta per la Germania, forse) e soprattutto non può essere fatta unilateralmente dai paesi con disavanzi e debiti eccessivi. Perciò un vero growth compact passa necessariamente per una revisione, in una prospettiva di medio periodo, del suo fratello maggiore, il fiscal compact, laddove prevede tempi troppo rapidi per il pareggio del bilancio e per la riduzione del debito pubblico. Così rapidi da non essere neanche credibili, con la recessione in corso. E bisogna cominciare a pensare a mettere in piedi una politica fiscale federale europea, senza mettere la testa sotto la sabbia con il pretesto dell’immaturità dei tempi politici. Questo significa ammettere gli errori prima di finire giù dalla scogliera.

Saldare una parte dei debiti verso le imprese
Intanto qualcosina per far riprendere la circolazione nell’esangue economia italiana si potrebbe fare, senza violare gli impegni presi con l’Europa sui conti pubblici del 2012.
La pubblica amministrazione italiana (centrale, regionale e locale) ha accumulato debiti verso le imprese per una cifra molto grande. Pare si tratti di 60-70 miliardi, almeno quattro punti percentuali del Pil. È un’anomalia grave dell’Italia: il ritardo medio di pagamento è molto più elevato rispetto a quello di altri stati e alla media del settore privato. È un difetto strutturale: lo Stato italiano è un cattivo cliente, le imprese migliori lo evitano se hanno alternative, tutte le imprese fornitrici cercano di inglobare nei prezzi il costo della futura attesa e dell’incertezza, con il risultato che lo Stato italiano paga prezzi più alti. Nella congiuntura attuale il ritardo e l’incertezza aggravano le condizioni già precarie di molte aziende. Molto opportunamente il governo ha avviato una procedura per accelerare i pagamenti e smaltire parte del debito. La procedura è complessa per vari motivi: ad esempio, un intervento dello Stato a sanare debiti contratti da un ente locale o da una azienda sanitaria che non hanno attuato le misure di efficienza necessarie, potrebbero costituire un incoraggiamento a proseguire in una condotta irresponsabile. Giusto quindi procedere alla ricognizione accurata dei debiti e accompagnare qualsiasi ripianamento con un giro di vite sul monitoraggio della spesa anche a livello locale.

L’ostacolo maggiore è comunque l’effetto che i pagamenti ai fornitori avrebbero sui conti pubblici. È probabile che buona parte dei debiti siano fuori bilancio: arretrati di pagamenti per impegni che non sono mai stati registrati nel bilancio di competenza. In tal caso, la loro emersione avrebbe l’effetto di un aumento del disavanzo e del debito, con i rischi che questo comporta in un contesto di tensione dei mercati finanziari. Qualche spazio ci può essere, tuttavia, per un intervento una tantum. Secondo le previsioni del Documento di economia e finanza, nel 2012 l’indebitamento netto dovrebbe attestarsi all’1,7 per cento del Pil, un livello ampiamente al di sotto della soglia del 3 per cento e che migliorerebbe di 2,2 punti di Pil il risultato del 2011.

Una manovra espansiva limitata al 2012 dell’ordine di grandezza di 10-15 miliardi, che corrisponderebbe alla liquidazione di una quota probabilmente vicina a un quarto del debito esistente, sarebbe coerente con il rispetto dei vincoli europei. Non intaccherebbe l’impegno al pareggio strutturale del bilancio nel 2013 e darebbe un contributo non trascurabile al contrasto della recessione nel 2012. In attesa di un vero growth compact europeo, sarebbe meglio che niente.

Il Fatto Quotidiano
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

Per quale motivo dobbiamo avere ancora delle regioni a statuto speciale.Dove un albergatore se deve ristrutturare l'albergo ne danno una buona partedi soldi a fondo perduto.E l'albergatore per sua sfortuna è a 500 metri di distanza e deve pagarsi tutto.
Non sono privilegi pure questi da togliere?
Ecco a quando risalgono
Regione Siciliana, regio decreto n.455 del 15 maggio 1946, convertito nella legge costituzionale n.2 del 26 febbraio 1948
Regione Autonoma della Sardegna, legge cost. n.3 del 26 febbraio 1948.
Regione autonoma Valle d'Aosta, legge cost. n.4 del 26 febbraio 1948
Regione autonoma Trentino-Alto Adige, legge cost. n.5 del 26 febbraio 1948
Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, legge cost. n.1 del 31 gennaio 1963.
Si parla che l'Italia è una sola MA......................
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

La resurrezione della ‘foto di Vasto’
di Luca Telese | 4 maggio 2012 Commenti (40)

Alla fine, per quanto possa sembrare strano, molto più che un turno amministrativo, questo voto sarà un referendum sulle alleanze, mai così incerte negli ultimi venti anni.

Molto probabilmente sarà l’occasione per stilare un certificato di decesso del Popolo della libertà così come lo abbiamo conosciuto fino a oggi.
(Gaudium magnum-ndt)

Sicuramente sarà il sismografo che rivela la forza reale del Movimento Cinque Stelle. Vediamo perché e con quali effetti. Forse non tutti i sette milioni di italiani chiamati alle urne per le amministrative in 770 diversi comuni italiani se ne sono ancora resi conto: ma con il voto di domenica prossima influenzeranno la nuova legge elettorale, il destino del governo, e disegneranno anche le future coalizioni.

Quelli di sinistra – per esempio – decideranno che ne sarà della tanto discussa “Foto di Vasto”. Ovvero del patto elettorale tra Pd, Idv e Sinistra e libertà che nei 25 capoluoghi in cui si vota è stato stilato in ben 19 città (comprese le 3 in cui ingloba persino l’Udc allargando i suoi confini). È l’alleanza più presente sul territorio contando sia la destra che la sinistra.


Già questa è una sorpresa, visto che molto dirigenti dell’ala centrista del Pd l’avevano precipitosamente dichiarata un progetto politico defunto, anacronistico e poco attraente. Sarà. Ma intanto il “patto ABC” (Alfano-Bersani-Casini) che regge il governo, ha trovato incarnazione – come ricordava Il Corriere della Sera – solo nella periferica Pozzallo.



Mentre in tutte le città più importanti, il nuovo centrosinistra è stato scelto dai partiti sul territorio come la coalizione con più probabilità di vittoria: dalle regioni rosse al meridione, dal Piemonte alla Lombardia, dalla Liguria al Lazio.

Infine c’è una notizia che i sondaggi e le stime di queste ore rivelano in modo pressoché unanime, ma che i media hanno quasi occultato: lunedì sera il Pdl, potrebbe essere un partito archiviato dai suoi stessi sostenitori, passando da prima forza nazionale a terzo polo.


Il primo motivo è semplice: dopo la rottura con la Lega, il Pdl ha perso la sua centralità coalizionale in tutto il nord. Ma anche in alcune capitali del Sud (vedi Taranto) dove è incalzato dalla concorrenza della coalizione di estrema destra di Cito (Mario, il figlio) alla propria destra. E soprattutto nella strategica Sicilia, dove, al centro, subisce la concorrenza durissima dell’Mpa di Raffaele Lombardo.

Prendiamo una delle città più importanti di questa tornata, Verona. Un tempo era considerata un bastione del centrodestra. Oggi tutto è cambiato: qui il sindaco uscente Flavio Tosi punta a vincere al primo turno e a fare cappotto contro gli ex alleati: “Il Pdl? Ma a Verona non esiste più – mi dice lui con un sorriso eloquente – già prima del voto. Le mie liste lo hanno svuotato di tutti i candidati che hanno credibilità e voti. Penso che arriveranno terzi dopo il candidato di sinistra”. Possibile? Sì, perché anche a Verona la sinistra è unita, mentre il Pdl, malgrado un candidati molto grintoso, è sostenuto da una lista civica.

Prendete un’altra città decisiva. Per motivi del tutto diversi anche a Genova il Pdl è ai margini della sfida. All’ombra della lanterna molti sondaggi dicono che il centrosinistra, anche per effetto della lista Doria, potrebbe vincere persino al primo turno. Non a caso a Genova venerdì chiuderà Pier Luigi Bersani, e la destra si è divisa perché il Pdl non poteva mandare giù il nome di Enrico Musso, ex capolista di Forza Italia, poi ribellatosi a Silvio Berlusconi e coccolato dal Terzo Polo (che alla fine lo ha considerato “troppo laico”).

Risultato finale: spezzatino elettorale a destra, anche qui.

E se persino a Genova il Pdl arrivasse terzo? Non è un mistero che prima delle amministrative, come per prendere atto anticipatamente di una sconfitta prevista e inevitabile, Silvio Berlusconi avesse lanciato una proposta-choc: “E se in questa tornata non ci presentassimo con il nostro simbolo?”. I notabili locali erano insorti, di fronte all’eventualità di essere cancellati sul territorio, e così la retrocessione sul campo che l’ex premier voleva mascherare resta possibile, con un dato persino inferiore a quello assegnato oggi dai sondaggi nazionali.

Ma allora, se questo fosse il quadro, a cosa servirebbe la riforma elettorale su cui A, B e C si stanno accordando in Parlamento?

A impedire – per esempio – che l’alleanza di governo cada il giorno dopo il voto.



Infatti, se il Pdl andasse sotto la soglia del 20% non avrebbe nessuna possibilità di essere competitivo.

È vero che molti a destra sperano che ad attenuare il gap con la sinistra possa esserci il risultato delle liste Cinque Stelle, che l’Swg indica al 7%, ma in quel possibile dato (se si realizzasse sarebbe sensazionale) entrano anche, come raccontano quelli del movimento di Beppe Grillo, candidati delusi del centrodestra (e soprattutto della Lega).

Ecco perché l’ultraporcellum porterebbe a casa tre modifiche salva-Pdl.

Eliminerebbe le coalizioni, renderebbe possibile l’indicazione di un candidato premier fittizio (impossibile che qualsiasi partito ottenga la maggioranza da solo), gratificherebbe di un premio le prime tre forze (ripescando la destra da una probabile sconfitta). Infine alzando lo sbarramento al 5% cercherebbe di realizzare l’ultima truffa: cancellare l’avanzata del Cinque Stelle.

Più la sconfitta elettorale alle amministrative dell’ex centrodestra sarà forte, più il tentativo di camuffare la proroga del governo Monti sarà difficile, più la truffa dell’ultraporcellum sarà impresentabile. Ecco perché, anche stavolta, il voto locale avrà ricadute nazionali.

Il Fatto Quotidiano, 3 maggio 2012
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Se vince la foto di Vasto e Hollande in Francia,...cosa racconterà Bersani?
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Penso che Bersani si rafforzi. Sono gli -oni che se la vedono nera, anche se credo che ricominceranno comunque a starnazzare.
pancho
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Iscritto il: 21/02/2012, 19:25

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da pancho »

camillobenso ha scritto:Se vince la foto di Vasto e Hollande in Francia,...cosa racconterà Bersani?
Chiaro, questi sono momenti che possono influenzare tutta l'europa. Se Hollande dovesse mantenere tutto quello che ha detto cambieranno subito gli equlibri in europa e credo che anche la Merkel sara' costretta a rendersene conto e come succede sempre difornte a situazioni del genere, rivedra' tutto il suo programma per non rimanere isolata.

Se poi anche i cittadini dimostrano che la foto di Vasto e' ancora attuale, abbiamo fatto bingo, per il momento.

Ora sono elezioni si di una certa importanza ma non sono le vere politiche in cui si decide che ci deve governare. Ammesso che la foto di Vasto ottenga dei buoni risultati, non sono proprio convinto che questo possa considerarsi un punto a favore di Bersani.

Ecche' pretendava che ci fosse un "consulto popolare" per decidere che fare?

Un segretario di partito deve scegliere collegiarmente una linea politica e se questa poi non da risultati, dimettersi da segretario. Non puo' aspettare che sia il voto a decidere la linea politica di un partito.

Troppo tardi. In questo maniera "certifica" ,in modo definitivo, quanto sia lontano il partito dalla gente ma sopratutto dal suo elettorato e questo e' cosa grave.

Un partito che non riesce a dare indicazioni di voto e lascia che lo faccia il suo stesso elettorato e' un partito che non ha ragione di esistere. Un elettorato che nota queste discrepanze all'interno del suo partito e' un elettorato di cui non puoi fare affidamento e "alla prima che mi fai ti licenzio e te ne vai".

Se si accorge che ci sono alternative piu' serie se ne scappa subito. Per ora se ne sta' zitto...zitto ma domani forse....


un salutone da Juan
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