G R E C I A

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iospero
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Re: G R E C I A

Messaggio da iospero »

Come scrivevo altrove forse bisogna aspettare che il prossimo autunno arrivi la Spagna di Podemos,
forse si potrebbe ragionare in modo diverso e con più forza e decisione, credo che questa Europa e con questa Germania NON SI VADA LONTANO.
Allora si dovrebbe prendere in considerazione soluzioni alternative più favorevoli ai paesi del sud e in genere ai paesi più debolicon uno sguardo all'Africa meditteranea , trovare qlc di simile ad ALBA del sud America in modo da SGANCIARCI DALLA GERMANIA e dagli USA, potrebbe anche essere una soluzione temporanea in attesa che la Germania indebolita possa ricredersi.
Potrebbe essere una popolazione di 250milioni di cittadini.
Guardiamo al Brasile dove Dal 2003 l’indice di povertà, cioè la quota di popolazione che guadagna meno di 2 dollari al giorno, è crollato dal 24% al 10% e contemporaneamente l’indice di Gini che misura, su una scala da 1 a 0, l’intensità delle diseguaglianze, è sceso da 0,59 a 0,52.




Per me l'indice di Gini è altamente significativo e in Europa invece si muove al contrario.
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

[quote="iospero"]Come scrivevo altrove forse bisogna aspettare che il prossimo autunno arrivi la Spagna di Podemos,
forse si potrebbe ragionare in modo diverso e con più forza e decisione, credo che questa Europa e con questa Germania NON SI VADA LONTANO.
Allora si dovrebbe prendere in considerazione soluzioni alternative più favorevoli ai paesi del sud e in genere ai paesi più debolicon uno sguardo all'Africa meditteranea , trovare qlc di simile ad ALBA del sud America in modo da SGANCIARCI DALLA GERMANIA e dagli USA, potrebbe anche essere una soluzione temporanea in attesa che la Germania indebolita possa ricredersi.
Potrebbe essere una popolazione di 250milioni di cittadini.
Guardiamo al Brasile dove Dal 2003 l’indice di povertà, cioè la quota di popolazione che guadagna meno di 2 dollari al giorno, è crollato dal 24% al 10% e contemporaneamente l’indice di Gini che misura, su una scala da 1 a 0, l’intensità delle diseguaglianze, è sceso da 0,59 a 0,52.







SGANCIARCI DALLA GERMANIA e dagli USA, potrebbe anche essere una soluzione temporanea in attesa che la Germania indebolita possa ricredersi.



Sono atti guerra.

Come pensi che si possa arrivare a settembre.


LA GUERRA E' LA CONTINUAZIONE DELLA POLITICA CON ALTRI MEZZI

Carl von Clausewitz.
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Dal Tg3 e da altre fonti nei giorni scorsi, il 75 % dei tedeschi é con Wolfgang Schaeuble.


Tutti fanno finta di non sapere che la DB è messa male e che Schaeuble non vuole perdere il posto. In questo caso anche la Merkel rischia. Perché se chiede i soldi ai contribuenti tedeschi questi si ribellano.


La Deutsche Bank farà la stessa fine di Lehman Brothers nel 2007-2008?


Il blog NotQuant, ripreso anche da ZeroHedge, mette in piedi un parallelismo tutt’altro che azzardato tra la situazione di Lehman Brothers nel 2007-2008 e quella odierna di Deutsche Bank. Come allora, al pubblico viene data una percezione di assoluta affidabilità e solidità della banca, ma si accumulano segnali poco rassicuranti per coloro che fanno più attenzione. Come sempre accade, la vera minaccia per il nostro sistema economico arriva dalla scriteriata e sregolata finanza privata, anziché dalla troppo bistrattata finanza pubblica.
Il problema di Deutsche Bank è che le sue normali operazione bancarie “retail” non sono una significativa fonte di profitti. Per mantenere i suoi margini, DB ha dovuto andare alla caccia di asset più rischiosi rispetto alla sua concorrenza.

Deutsche Bank possiede più di 75.000 miliardi di dollari di scommesse sui derivati – un totale che vale 20 volte il PIL della Germania. La sua esposizione ai derivati è superiore perfino a quella di JP Morgan – addirittura di ben 5.000 miliardi di dollari.

Con un’esposizione di questo tipo, anche piccolo variazioni possono causare perdite catastrofiche. Ancora una volta, dobbiamo ricordarci che la Grecia ha appena saltato un pagamento al FMI – e altri default non sono certo difficili da ipotizzare.
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

IL MONDO ALLA ROVESCIA



Io sono d'accordo con queste riflessioni di Francesco Forte, che per anni è stato l'economista di punta dell'Espresso, che evidenzia:


Ma il piano è gradito ai mercati, piace al Fmi perché è gradito a Usa e, che non si possono permettere nuove turbolenze finanziarie. Il piano è anche gradito alla Francia perché è stato confezionato da economisti francesi.
Non piace ai tedeschi, che capiscono solo ora di essersi messi in un pasticcio, da cui è arduo uscire.



L'ultimo compromesso che impicca i greci a fronte di un programma che li avrebbe impiccati nei prossimi due anni, è questa scelta criminale di pretendere le riforme entro tre giorni.


La Grecia di Tsipras si è ribellata ai nuovi nazisti e per questo la devovo pagare cara.

Il resto dell'Europa è debole compresa la Francia di un ridicolo socialista e per tanto hanno trovato un compromesso su di un atto criminale per non scontentare i tedeschi.


Il più imbecille degli allievi del primo anno, della più scadente università europea di economia, sarebbe in grado di sostenere che quel piano non permetterà mai la restituzione del nuovo debito.

E' un'azione che consente solo di far vedere il sangue ai nuovi nazisti.





Un piano di austerità che non si occupa di crescita
Quello di Tsipras è un programma di rigore e non di sviluppo. E senza un buon aumento del Pil, la Grecia, con un debito pubblico del 177% e una riduzione del suo Pil del 25% rispetto al 2007, rischia di rimanere boccheggiante
Francesco Forte - Dom, 12/07/2015 - 14:53


Il piano che Tsipras sottopone all'Europa e al Fondo Monetario è molto simile, salvo qualche attenuazione, a quello bocciato a grande maggioranza dai greci nel referendum.

Ma il piano è gradito ai mercati, piace al Fmi perché è gradito a Usa e, che non si possono permettere nuove turbolenze finanziarie. Il piano è anche gradito alla Francia perché è stato confezionato da economisti francesi.
Non piace ai tedeschi, che capiscono solo ora di essersi messi in un pasticcio, da cui è arduo uscire.


I traguardi fiscali rimangono gli stessi, con un surplus nel bilancio primario (quello al netto degli interessi sul debito pubblico) che dovrebbe salire dall'1% quest'anno, al 2% nel 2016, al 3% nel 2017 e al 3,5% nel 2018, mediante tagli di spese e aumenti di imposte. In cambio la Grecia chiede un rifinanziamento maggiore di quello discusso prima: un prestito a tre anni di almeno 53,5 miliardi, mentre prima la Commissione europea si era impegnata a concedere 15,5 miliardi a novembre. Secondo le stime correnti la Grecia ha bisogno di 83 miliardi per essere solvibile. A questi 53 miliardi se ne aggiungerebbero 16 del Fmi mentre altri 17 potrebbero essere reperiti in altri modi. I 53 miliardi dovrebbero esser erogati dal MES, ossia il Meccanismo Europeo di Stabilità cui ciascuno dei paesi membri dell'euro contribuisce pro quota (l'Italia per il 17,5 e la Germania per il 25,5% e la Francia per il 20%). Non è detto che l'Europa accetti questo oneroso rifinanziamento. Il programma greco potrebbe esser approvato senza di esso.
La parte fiscale è pesante, ma un po' meno di prima. La tassazione delle società passa dal 26 al 28%. L'Iva avrebbe un'aliquota generalizzata del 23% come prima, che includerà anche i ristoranti. Ci sarebbe l'aliquota ridotta del 13% solo per gli alimentari di base, l'acqua, l'energia e gli hotel. Al 6% solo farmaci, libri, teatri. La differenza rispetto alla proposta bocciata nel referendum riguarda la dilazione per l'aumento Iva per le Isole alla fine del 2016 e una eccezione per quelle remote. Questo aumento dovrebbe dare un gettito dello 1% del Pil: sempre che il Pil del turismo non si riduca o non aumenti l'evasione. Verrà aumentata l'imposta sul lusso per le imbarcazioni da diporto dal 10 al 13% così come nel progetto bocciato con referendum. Ma in aggiunta l'imposta che sino ad ora si applica alle imbarcazioni superiori a 10 metri, verrà applicata anche a quelle con almeno 5 metri. Verranno messe all'asta parecchie frequenze per reti tlc. D'altra parte il governo riduce le spese militari di soli 100 milioni quest'anno e 200 nel 2016 mentre la Commissione europea chiedeva un taglio di 400 subito. II programma di riduzione di spesa pubblica più sostanzioso riguarda le pensioni ed è identico a quello bocciato nel referendum. Esso si basa su forti disincentivi alle pensioni anticipate e sull'aumento, dal 2015 al 2022, dell'età di pensione a 67 anni anziché 65 o 40 anni di contributi, con riduzioni a 62 per le donne ed alcune eccezioni. Inoltre dovrebbero esser eliminati i regimi speciali. È chiaro che queste misure sulle pensioni sono sensate ma esse non creano di per sé alcuna crescita, mentre generano una minor disponibilità di posti di lavoro per le nuove leve.
Questo programma, dunque, è un programma di rigore e non di sviluppo. E senza un buon aumento del Pil, la Grecia, con un debito pubblico del 177% e una riduzione del suo Pil del 25% rispetto al 2007, rischia di rimanere boccheggiante. C'è, fortunatamente, nel piano di Atene, accanto alla liberalizzazione televisiva e telefonica, un esteso programma di privatizzazioni: il porto del Pireo, di Salonicco e di altri porti e aeroporti e imprese pubbliche.
Questa Europa burocratica non sa varare piani positivi di sviluppo. In compenso c'è un grande piano cinese per il Pireo. La Grecia si deve globalizzare, per uscire dal dirigismo e dal provincialismo. Euro o non euro.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 50806.html
Ultima modifica di camillobenso il 13/07/2015, 4:09, modificato 3 volte in totale.
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

RAPINTORI CON LICENZA DI RUBARE

Un'azione parallela è quella di depredare la Grecia messa in ginocchio.

Chi ha soldi ne può approfittare per rimpinguare le proprie tasche con "lo bono mercato".

Un appartamento ad Atene costa 4 volte meno di un box a Milano.





Crisi Grecia, l’Eurogruppo detta le condizioni
Riforme in tre giorni e beni di Stato pignorati


Per accedere ad altri negoziati Atene dovrà approvare entro mercoledì un complesso piano di provvedimenti e trasferire in un fondo esterno asset da 50 miliardi, venderli e così ridurre il debito


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... i/1866962/
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

E' TORNATA A SVENTOLARE LA SVASTICA.


Un vecchio detto cattolico di queste parti recitava:

GUARDATI DA QUELLI SEGNATI DA CRISTO


Wolfgang Schaeuble, si rifà della sua condizione fisica rivalendosi sul sangue degli altri.


Pancho ha scritto che sembra uscito dagli archivi del Terzo Reich, ma Paolo ha presentato un 3D che accenna al Quarto Reich.

I nazisti son tornati.
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

SI RICOMINCIA

Grecia: condizioni Eurogruppo umilianti
Fonti governo: "Merkel la più intransigente, sostegno da Draghi"

(ANSA) - ROMA, 12 LUG - La Grecia considera le condizioni poste dall'Eurogruppo "umilianti e disastrose". Lo riferiscono fonti del governo di Atene citate dal Guardian. Secondo le stesse fonti, Angela Merkel sarebbe "la più intransigente" nei negoziati in corso a Bruxelles, mentre Atene registra il "forte sostegno" di Mario Draghi.


Si parla di un prestiro di 89 miliardi di cui 25 per la ricapitalizzazione delle banche.

Uno sputtanamento per Tsipras ridotto come i predecessori???????


Grecia, dove sono finiti i soldi degli aiuti?
Tsipras sostiene che le risorse del primo salvataggio sono andate alle banche di Francia e Germania. Ma i numeri raccontano una storia diversa. Tra 2010 e 2013 banche e governo greci hanno ricevuto un flusso positivo di risorse dall’estero. Un accordo con i creditori l’avrebbe fatto continuare
di Nicola Borri e Pietro Reichlin - LaVoce.info
10 luglio 2015

Nel suo appello al Parlamento europeo, il premier greco Alexis Tsipras ha detto: “I vostri soldi sono serviti a salvare le banche, non sono mai arrivati al popolo”.

È la stessa tesi di un nutrito gruppo di autorevoli economisti, tra cui Joseph Stiglitz e Luigi Zingales, e di esponenti politici italiani.

Nella sostanza, il bail-out del maggio 2010 non avrebbe fatto altro che riempire le casse delle banche tedesche e francesi e i greci sarebbero stati costretti a girare i 110 miliardi ricevuti dalla Troika ai creditori privati sotto forma di interessi e principale. Su quale evidenza si basa questa tesi?


La prima domanda è se sia vero che il bail-out sia stato un grande regalo alle banche francesi e tedesche.

Il taglio del debito pari a circa il 50 per cento, deciso nel 2012, le avrebbe colpite solo dopo che hanno potuto ridurre drasticamente la loro esposizione verso i titoli greci.


Utilizzando i dati della Bank of International Settlements (Bis), è possibile ricostruire i crediti del sistema finanziario tedesco e francese (a esclusione delle assicurazioni) nei confronti del governo e del settore privato greci (si vedano anche Leonid Bershidsky , Silvia Merler e Francesco Daveri ).


Alla fine del 2009, il debito pubblico greco collocato presso investitori esteri era pari a 68 miliardi di euro.


Alla fine del 2011, quindi dopo il primo bail-out, la cifra si era ridotta a 30 miliardi.


Dunque, circa il 35 per cento dei complessivi 110 miliardi del primo bail-out è stato utilizzato per ripagare i creditori esteri. E il rimanente 65 per cento? Circa 15 miliardi sono finiti nelle casse delle banche greche e i restanti 57, poco meno del 30 per cento del Pil, in quelle del governo greco.

I dati Bis riportano anche l’esposizione complessiva delle banche tedesche e francesi – e delle loro controllate greche – nei confronti della Grecia

. Se applichiamo alle banche tedesche e francesi la stessa proporzione tra crediti verso il governo e i privati che vale per il totale dei creditori esteri, si arriva a una esposizione, nei confronti del debito pubblico di Atene, rispettivamente di 16 e 25 miliardi. Quindi, è lecito ipotizzare che nelle casse delle banche tedesche e francesi siano finiti, rispettivamente, 9 e 14 miliardi del piano di salvataggio, ovvero, rispettivamente, solo 0,8 e 1,2 per cento del totale dei loro crediti esteri.

Questi numeri sarebbero leggermente più grandi se prendessimo in considerazione anche la variazione dei crediti di investitori esteri nei confronti dei privati greci, come banche e imprese. Per esempio, se ipotizzassimo che i circa 15 miliardi che il governo greco versò nelle casse delle banche nazionali siano stati utilizzati interamente per ripagare debiti con creditori esteri, allora la frazione delle risorse del bail-out rimaste in Grecia scenderebbe dal 65 al 50 per cento.

Nel 2012 la Grecia beneficia di un secondo bail-out. Questa volta, il governo greco riesce a imporre un haircut sul debito pari al 52 per cento del valore nominale. Nel frattempo, l’esposizione delle banche europee nei confronti del governo greco era diminuita rispetto al 2010, ed era pari a circa 60 miliardi. Quindi, l’haircut sul debito ha comportato una perdita di 30 miliardi rispetto al valore nominale. Anche le banche greche sono state vittime del taglio del debito, perdendo 22 miliardi, subito però ripianati dal governo greco grazie a un prestito dal fondo salva-stati (Efsf).

Dunque, se è vero che il salvataggio del 2010 è servito principalmente a salvare le banche di alcuni paesi, qualcosa è andato storto.

Queste banche, principalmente francesi e tedesche, avrebbero “evitato” perdite per 40 miliardi nel 2010 (che si sarebbero verificate sotto l’ipotesi di default completo) per poi perderne circa 30 due anni dopo.

Una differenza, 10 miliardi, relativamente modesta, e che corrisponde a un limite massimo in quanto calcolata senza tenere conto che l’allungamento delle scadenze ha comportato un haircut maggiore in occasione del secondo salvataggio.

Inoltre, a fronte del “salvataggio” delle banche tedesche e francesi, i contribuenti di questi paesi sono ora esposti verso la Grecia, attraverso l’Efsf e la Banca centrale europea, per una cifra non inferiore ai 160 miliardi di euro. Non proprio un affare.

I flussi finanziari verso la Grecia
In realtà, a conti fatti, sembra che tra i grandi beneficiari del bail-out greco vi siano le banche greche e, con loro, i depositanti greci che hanno avuto l’accortezza di liquidare i propri conti prima della chiusura forzata degli istituti.

Infatti, mentre sarebbero fallite in caso di default nel 2010, nel 2012 hanno potuto utilizzare i fondi dell’Efsf per coprire le perdite dovute al taglio del debito. Se i denari delle banche greche non sono arrivati all’economia è, però, principalmente responsabilità dei governi di Atene.

La tesi secondo cui gli aiuti della Troika sarebbero una partita di giro perché rientrerebbero immediatamente nei paesi creditori sotto forma di pagamento di interessi e principale non convince anche guardando ai flussi finanziari aggregati. Jeremy Bulow e Kenneth Rogoff mostrano chiaramente come, dal 2010 al 2013, la Grecia abbia beneficiato di un flusso netto di fondi positivo e pari a circa 91 miliardi di euro.

È vero che questo stesso flusso diviene poi negativo, tra il 2014 e il 2015, per circa 19 miliardi. Tuttavia, bisogna tenere conto che il 2015 è l’anno in cui matura una parte importante dello stock di debito e che una buona parte dei pagamenti sarebbe stata rifinanziata con soldi europei in caso di accordo con i creditori.

Fare chiarezza sui numeri non è solo una diatriba accademica. Le conseguenze di un messaggio sbagliato possono essere molto gravi.

L'articolo è tratto, con l'autorizzazione degli autori, dal sito LaVoce.inf

http://espresso.repubblica.it/affari/20 ... =HEF_RULLO
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Re: G R E C I A

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Ultima modifica di camillobenso il 13/07/2015, 3:53, modificato 1 volta in totale.
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Riforme e Troika ad Atene:
le richieste dell'Eurogruppo

"Serve un piano di salvataggio da almeno 82-86 miliardi". Ora la palla passa ai leader dell'Eurozona


http://www.ilgiornale.it/news/economia/ ... 50922.html
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Grecia, colonia d’Europa
I ministri dell’ Eurozona sulla linea tedesca: cacciare Tsipras

E' il titolo di apertura del Fatto


Fà meglio Il Giornale:

La Germania invade la Grecia
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