G R E C I A
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- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: G R E C I A
ma non è finita, incomincerà adesso il confronto, la Grecia potrà mettere il veto sulle sanzioni alla Russia,
in autunno in Spagna si andrà a VOTARE, in Italia in base ai sondaggi M5S, Lega Nord e nuova sinistra sono contrari a questa Europa per cui tutto può succedere, i miglioramenti dell'economia e dell'occupazione non ci permettono di uscire dalla crisi, stanno per arrivare tanti referendum e anche quello ANTIAUSTERITà IN EUROPA SI POTREBBE FARE.
IL MONDO è in movimento non bisogna aver paura, ma resistere, resistere RESISTERE !!!
Per adesso la Grecia ha bisogno di sopravvivere e di guadagnare tempo
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Re: G R E C I A
Per guadagnar tempo e per cosa fare dopo se questa e' l'Europa che hanno costruito?iospero ha scritto:Per adesso la Grecia ha bisogno di sopravvivere e di guadagnare tempo
E nel frattempo, quando saremo tutti spolpati e asfissiati da questi sistemi, che potremmo fare se non rimanere attaccati alla canna del gas?
Certo, la speranza ....la speranza...... Ma come diceva Friederich Nietzsche: essa è in verità il peggiore dei mali, perché prolunga le sofferenze degli uomini.
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: G R E C I A
E ora quali scenari ha davanti la Grecia e lo stesso Syriza?
Con questa mossa l'Europa economica e finanziaria(non politica) mette l'attuale governo davanti a 2 soluzioni possibili.
1- Chiedere il responso del parlamento
2- spaccare Syriza
3- Gettare la spugna e mandare a fottere tutti quanti,
la prima:
Chiedere il responso del governo porterebbe inevitabilmente ad una rottura del partito Syriza e quindi darebbe il via ad un governo tecnico o di unità nazionale magari a guida Tsipras ma senza l'appoggio di una parte dell'attuale governo compresi molti dello stesso Syriza.
la seconda:
Il partito automaticamente si spaccherebbe ed a questo punto l'obiettivo di questa europa sarebbe raggiunto. Questo laboratorio per un'europa diversa sarebbe scomparso definitivamente. Un monito ad un paese perche altri cento lo capiscano.
la terza:
Se non passasse questo editto europeo l'alternativa sarebbe l'uscita dall'eurozona e tutte le conseguenze verrebbero lasciate a coloro che non hanno accettato queste imposizioni.
Quindi, che altra alternativa potrebbe uscire dal cilindro dell'attuale premier Tsipras visto come stanno le cose?
A questo punto si' che un referendum potrebbe essere indetto e quindi chiedere si o no a questi diktat europei altrimenti in tutti questi 3 punti ne uscirebbe sicuramente sconfitto.
I tempi a lui imposti, credo che vogliano dire questo e quindi non dare alcuna possibilita' di fargli indire un referendum e far decidere democraticamente al popolo la propria sorte.
un salutone
Con questa mossa l'Europa economica e finanziaria(non politica) mette l'attuale governo davanti a 2 soluzioni possibili.
1- Chiedere il responso del parlamento
2- spaccare Syriza
3- Gettare la spugna e mandare a fottere tutti quanti,
la prima:
Chiedere il responso del governo porterebbe inevitabilmente ad una rottura del partito Syriza e quindi darebbe il via ad un governo tecnico o di unità nazionale magari a guida Tsipras ma senza l'appoggio di una parte dell'attuale governo compresi molti dello stesso Syriza.
la seconda:
Il partito automaticamente si spaccherebbe ed a questo punto l'obiettivo di questa europa sarebbe raggiunto. Questo laboratorio per un'europa diversa sarebbe scomparso definitivamente. Un monito ad un paese perche altri cento lo capiscano.
la terza:
Se non passasse questo editto europeo l'alternativa sarebbe l'uscita dall'eurozona e tutte le conseguenze verrebbero lasciate a coloro che non hanno accettato queste imposizioni.
Quindi, che altra alternativa potrebbe uscire dal cilindro dell'attuale premier Tsipras visto come stanno le cose?
A questo punto si' che un referendum potrebbe essere indetto e quindi chiedere si o no a questi diktat europei altrimenti in tutti questi 3 punti ne uscirebbe sicuramente sconfitto.
I tempi a lui imposti, credo che vogliano dire questo e quindi non dare alcuna possibilita' di fargli indire un referendum e far decidere democraticamente al popolo la propria sorte.
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: G R E C I A
LA RADICE QUADRATA DEL CAOS
Ci siamo dentro fino al collo. In tempi di caos, e di caos costruito ad arte a tavolino succedono queste cose.
pancho ha chiesto:
Quindi, che altra alternativa potrebbe uscire dal cilindro dell'attuale premier Tsipras visto come stanno le cose?
Le angolazioni del modo di vedere è sempre molto ampio.
Riporto sotto l'interpretazione di Aldo Giannuli ripreso oggi da LIBRE.
NB. Riportare un punto di vista non significa condividerlo. Io sono un pò superato. Credo ancora nella democrazia, malgrado tutto. Malgrado non si sia mai entrati nel merito e ciò che abbiamo vissuto nei 70 anni post seconda guerra mondiale é soltanto un surrogato della democrazia. Anche se la maggioranza dei tromboni dei media e dei politicanti del politicume ama sempre fare riferimento al nostro sitema come se fosse ancora una democrazia o pseudo democrazia.
Già nel lontano 1982, un vecchio amico e compagno di scuola, in piena era craxiana, sosteneva che eravamo in una dittatura. La dittatura delle tdc.[/color](Teste di c.....)
Piaccia o no, il nostro piccolo forum, è ancora una piccola nicchia di democrazia.
Dove viene permesso a tutti di esprimersi come meglio crede, nel rispetto delle idee degli altri.
Confrontare le idee é il sale della democrazia. Anche se a volte lontane tra di loro. Basta solo che si rispetti chi scrive. Chi proviene dai vecchi forum e oggi manifesta il proprio pensiero su questo forum lo fa automaticamente. Tanto che resistiamo solo perché confrontiamo le idee, ma non attacchiamo mai la persona in quanto tale. E' troppo distante dal nostro modo di pensare.
Nessuno di noi é nato "imparato". Confrontare le idee fa bene a tutti
^^^^^^^^^^
Segnatevi i nomi di chi oggi difende quel cretino di Tsipras
Scritto il 13/7/15 • LIBRE nella Categoria: idee
Il senso dell’operato della Commissione, che ha respinto la proposta di accordo dei greci (coincidente per il 95% con quella avanzata dalla stessa commissione tre settimane fa) è molto chiaro: farla pagare a Tsipras per il referendum. Le richieste di addolcimento avanzate da Atene erano ridicolaggini già al di sotto della decenza: rinviare l’aumento dell’Iva per le isole ad ottobre, in modo da salvare la stagione in atto, chiedere una dilazione delle prossime rate di pagamento, riservarsi di dettagliare i beni da privatizzare ad un secondo momento. E la speranza di ottenere un taglio del debito. La risposta è stata: non se ne parla nemmeno. E’ evidente il carattere tutto politico del No della Commissione e la sua valenza punitiva. Il referendum è stato uno sgarbo inaccettabile: Tsipras ha fatto passare il precedente di una consultazione popolare su un terreno che deve restare di stretta pertinenza delle tecnocrazie finanziarie dell’Unione. Dunque, possiamo dire che Tsipras “cade in piedi” uscendone da “vincitore morale”? Neanche per sogno: la sua è stata una mossa tardiva e mal congegnata: non si lancia una sfida di quel peso se poi non si è sicuri di difendere il risultato.
Se fai un referendum, e di quel tipo, dopo devi difenderne l’esito sino all’ultima goccia di sangue. Mentre, già con la sua proposta di accordo, Tsipras ha perso la faccia: se dopo che il No vince con quelle percentuali, offri una intesa al 95% coincidente con la proposta bocciata, sei un pagliaccio ed è lecito chiedersi cosa avresti proposto se avessero vinto i Sì. Dunque, Tsipras aveva già perso, ma questo No della commissione, fa tracollare definitivamente Syriza. Questa non è una proposta di accordo, è un diktat: “niente promesse, le riforme le devi fare e in sette giorni, seguiranno altre richieste e non sappiamo nemmeno se così va bene perché di te non ci fidiamo”. Questo è quello che Tsipras si è sentito dire ed ora gli scenari che si aprono sono questi due: o si piega totalmente ai voleri berlinesi ed offre obbedienza pronta, rispettosa e leale anche per il futuro, o niente aiuti se non quelli umanitari e finisce fuori dell’euro in men che non si dica.
Se sceglie la prima cosa Siryza si spacca, la piazza insorge, si va a nuove elezioni e lui non prende nemmeno il 15% dei voti. Se sceglie la seconda le banche non possono dare neppure 10 euro, lo Stato non può più pagare stipendi e pensioni e il paese è alla fame. E, a questo punto, non è nemmeno sicuro di trovare ancora la disponibilità di russi e cinesi a soccorrerlo, perché di uno così non si fida più nessuno. Ormai è diventato “a Dio spiacente e a li nimici sui”. Ha solo una mossa possibile da fare: dimettersi, passare la mano ad un presidente del consiglio più benaccetto nel salotto della Commissione (che, naturalmente farà tutto quel che gli si ordina). Si può solo sperare che, se l’interlocutore non è più il vituperato Alexis, non si senta dire “Di te non ci fidiamo” e, magari, ottenga qualche piccolo sconto. Ovviamente, anche in questo caso Siryza è finita.
C’è chi dice che Alexis sia stato un ingenuo perché non si aspettava la mossa di bloccare i rifornimenti alle banche, paralizzando la vita quotidiana del greci. Uno che non si aspetta una mossa del genere non è un ingenuo, è un cretino. La verità è molto più semplice: Tsipras è un piccolo opportunista con niente in testa, che prova mossa per mossa ad ottenere qualcosa. Lui non ha nessun progetto per il suo paese, non sa dove mettere le mani, “campa” alla giornata e ha condotto le trattative senza nessun disegno. L’errore iniziale, da cui è disceso tutto il resto, è stato il non avere un piano di rilancio dell’economia del suo paese, un piano che non poteva non comportare l’uscita dall’euro, che è un lusso che un paese come la Grecia non si può permettere. Lui ha illuso l’elettorato promettendo di restare nell’euro e finirla con l’austerità e che questo sarebbe bastato a far rifiorire l’economia greca.
Dimenticando (o non sapendo) che: a- lui poteva decidere di uscire dall’euro ma non di restarci, perché questo dipendeva dalla volontà degli altri di tenercelo; b- che l’euro non è separabile dalle politiche di austerity per i paesi indebitati; c- che anche ottenendo, per qualche miracolo speciale, permanenza nell’euro e fine delle politiche di austerity, resterebbe comunque il problema di reimpiantare un tessuto di imprese che risollevi l’economia nazionale esportando, e questo non lo fai con una moneta come l’euro. Pertanto, avere come caposaldo indiscutibile la permanenza nella moneta unica, la partita era già compromessa dall’inizio e la politica di tracheggiamento di questi mesi ha solo peggiorato la condizione di Atene. Per cui, se da un punto di vista tattico Tsipras non vale niente, in compenso, strategicamente è uno zero assoluto. Ed è anche un disonesto: una persona onesta non promette quel che non è certo di poter mantenere. Può dire al massimo “ci proverò”, ma non può promettere per certo.
Uno che dice una cosa del genere o è un incompetente assoluto o è un truffatore, e truffare l’elettorato è l’azione più spregevole che un uomo politico possa fare, peggiore anche del prender tangenti. E mi pare che della stessa pasta siano tutti i neo-socialdemocratici (compresa la nuova stella del firmamento: Podemos) che promettono l’euro e la fine dell’austerità. Come dire: la botte piena, la moglie ubriaca e l’amante della moglie che paga il conto. Ragazzi: ogni tanto studiate qualcosa. Un’ultima considerazione: chi oggi difende Tsipras, sostenendo che si è comportato al meglio, ci sta dicendo che, al suo posto, avrebbe fatto lo stesso e, nel caso si trovasse al governo in Italia, farà lo stesso. Matita e taccuino, segnare i nomi e ricordarsene il giorno delle elezioni politiche. Io me ne ricorderò e, a suo tempo, ripubblicherò quei nomi.
(Aldo Giannuli. “Tsipras: tutto è perduto, anche l’onore”, dal blog di Giannuli dell’11 luglio 2015).
Il senso dell’operato della Commissione, che ha respinto la proposta di accordo dei greci (coincidente per il 95% con quella avanzata dalla stessa commissione tre settimane fa) è molto chiaro: farla pagare a Tsipras per il referendum. Le richieste di addolcimento avanzate da Atene erano ridicolaggini già al di sotto della decenza: rinviare l’aumento dell’Iva per le isole ad ottobre, in modo da salvare la stagione in atto, chiedere una dilazione delle prossime rate di pagamento, riservarsi di dettagliare i beni da privatizzare ad un secondo momento. E la speranza di ottenere un taglio del debito. La risposta è stata: non se ne parla nemmeno. E’ evidente il carattere tutto politico del No della Commissione e la sua valenza punitiva. Il referendum è stato uno sgarbo inaccettabile: Tsipras ha fatto passare il precedente di una consultazione popolare su un terreno che deve restare di stretta pertinenza delle tecnocrazie finanziarie dell’Unione. Dunque, possiamo dire che Tsipras “cade in piedi” uscendone da “vincitore morale”? Neanche per sogno: la sua è stata una mossa tardiva e mal congegnata: non si lancia una sfida di quel peso se poi non si è sicuri di difendere il risultato.
Se fai un referendum, e di quel tipo, dopo devi difenderne l’esito sino all’ultima goccia di sangue. Mentre, già con la sua proposta di accordo, Tsipras ha perso la faccia: se dopo che il No vince con quelle percentuali, offri una intesa al 95% Tsipras e Merkelcoincidente con la proposta bocciata, sei un pagliaccio ed è lecito chiedersi cosa avresti proposto se avessero vinto i Sì. Dunque, Tsipras aveva già perso, ma questo No della commissione, fa tracollare definitivamente Syriza. Questa non è una proposta di accordo, è un diktat: “niente promesse, le riforme le devi fare e in sette giorni, seguiranno altre richieste e non sappiamo nemmeno se così va bene perché di te non ci fidiamo”. Questo è quello che Tsipras si è sentito dire ed ora gli scenari che si aprono sono questi due: o si piega totalmente ai voleri berlinesi ed offre obbedienza pronta, rispettosa e leale anche per il futuro, o niente aiuti se non quelli umanitari e finisce fuori dell’euro in men che non si dica.
Se sceglie la prima cosa Siryza si spacca, la piazza insorge, si va a nuove elezioni e lui non prende nemmeno il 15% dei voti. Se sceglie la seconda le banche non possono dare neppure 10 euro, lo Stato non può più pagare stipendi e pensioni e il paese è alla fame. E, a questo punto, non è nemmeno sicuro di trovare ancora la disponibilità di russi e cinesi a soccorrerlo, perché di uno così non si fida più nessuno. Ormai è diventato “a Dio spiacente e a li nimici sui”. Ha solo una mossa possibile da fare: dimettersi, passare la mano ad un presidente del consiglio più benaccetto nel salotto della Commissione (che, naturalmente farà tutto quel che gli si ordina). Si può solo sperare che, se l’interlocutore non è più il vituperato Alexis, non si senta dire “Di te non ci fidiamo” e, magari, ottenga qualche piccolo sconto. Ovviamente, anche in questo caso Siryza è finita.
C’è chi dice che Alexis sia stato un ingenuo perché non si aspettava la mossa di bloccare i rifornimenti alle banche, paralizzando la vita quotidiana del greci. Uno che non si aspetta una mossa del genere non è un ingenuo, è un cretino. La verità è molto più semplice: Tsipras è un piccolo opportunista con niente in testa, che prova mossa per mossa ad ottenere qualcosa. Lui non ha nessun progetto per il suo paese, non sa dove mettere le mani, “campa” alla giornata e ha condotto le trattative senza nessun disegno. L’errore iniziale, da cui è disceso tutto il resto, è stato il non avere un piano di rilancio dell’economia del suo paese, un piano che non poteva non comportare l’uscita dall’euro, che è un lusso che un paese come la Tsipras con Pablo Iglesisas, leadare di PodemosGrecia non si può permettere. Lui ha illuso l’elettorato promettendo di restare nell’euro e finirla con l’austerità e che questo sarebbe bastato a far rifiorire l’economia greca.
Dimenticando (o non sapendo) che: a- lui poteva decidere di uscire dall’euro ma non di restarci, perché questo dipendeva dalla volontà degli altri di tenercelo; b- che l’euro non è separabile dalle politiche di austerity per i paesi indebitati; c- che anche ottenendo, per qualche miracolo speciale, permanenza nell’euro e fine delle politiche di austerity, resterebbe comunque il problema di reimpiantare un tessuto di imprese che risollevi l’economia nazionale esportando, e questo non lo fai con una moneta come l’euro. Pertanto, avere come caposaldo indiscutibile la permanenza nella moneta unica, la partita era già compromessa dall’inizio e la politica di tracheggiamento di questi mesi ha solo peggiorato la condizione di Atene. Per cui, se da un punto di vista tattico Tsipras non vale niente, in compenso, strategicamente è uno zero assoluto. Ed è anche un disonesto: Giannuliuna persona onesta non promette quel che non è certo di poter mantenere. Può dire al massimo “ci proverò”, ma non può promettere per certo.
Uno che dice una cosa del genere o è un incompetente assoluto o è un truffatore, e truffare l’elettorato è l’azione più spregevole che un uomo politico possa fare, peggiore anche del prender tangenti. E mi pare che della stessa pasta siano tutti i neo-socialdemocratici (compresa la nuova stella del firmamento: Podemos) che promettono l’euro e la fine dell’austerità. Come dire: la botte piena, la moglie ubriaca e l’amante della moglie che paga il conto. Ragazzi: ogni tanto studiate qualcosa. Un’ultima considerazione: chi oggi difende Tsipras, sostenendo che si è comportato al meglio, ci sta dicendo che, al suo posto, avrebbe fatto lo stesso e, nel caso si trovasse al governo in Italia, farà lo stesso. Matita e taccuino, segnare i nomi e ricordarsene il giorno delle elezioni politiche. Io me ne ricorderò e, a suo tempo, ripubblicherò quei nomi.
(Aldo Giannuli. “Tsipras: tutto è perduto, anche l’onore”, dal blog di Giannuli dell’11 luglio 2015).
Ci siamo dentro fino al collo. In tempi di caos, e di caos costruito ad arte a tavolino succedono queste cose.
pancho ha chiesto:
Quindi, che altra alternativa potrebbe uscire dal cilindro dell'attuale premier Tsipras visto come stanno le cose?
Le angolazioni del modo di vedere è sempre molto ampio.
Riporto sotto l'interpretazione di Aldo Giannuli ripreso oggi da LIBRE.
NB. Riportare un punto di vista non significa condividerlo. Io sono un pò superato. Credo ancora nella democrazia, malgrado tutto. Malgrado non si sia mai entrati nel merito e ciò che abbiamo vissuto nei 70 anni post seconda guerra mondiale é soltanto un surrogato della democrazia. Anche se la maggioranza dei tromboni dei media e dei politicanti del politicume ama sempre fare riferimento al nostro sitema come se fosse ancora una democrazia o pseudo democrazia.
Già nel lontano 1982, un vecchio amico e compagno di scuola, in piena era craxiana, sosteneva che eravamo in una dittatura. La dittatura delle tdc.[/color](Teste di c.....)
Piaccia o no, il nostro piccolo forum, è ancora una piccola nicchia di democrazia.
Dove viene permesso a tutti di esprimersi come meglio crede, nel rispetto delle idee degli altri.
Confrontare le idee é il sale della democrazia. Anche se a volte lontane tra di loro. Basta solo che si rispetti chi scrive. Chi proviene dai vecchi forum e oggi manifesta il proprio pensiero su questo forum lo fa automaticamente. Tanto che resistiamo solo perché confrontiamo le idee, ma non attacchiamo mai la persona in quanto tale. E' troppo distante dal nostro modo di pensare.
Nessuno di noi é nato "imparato". Confrontare le idee fa bene a tutti
^^^^^^^^^^
Segnatevi i nomi di chi oggi difende quel cretino di Tsipras
Scritto il 13/7/15 • LIBRE nella Categoria: idee
Il senso dell’operato della Commissione, che ha respinto la proposta di accordo dei greci (coincidente per il 95% con quella avanzata dalla stessa commissione tre settimane fa) è molto chiaro: farla pagare a Tsipras per il referendum. Le richieste di addolcimento avanzate da Atene erano ridicolaggini già al di sotto della decenza: rinviare l’aumento dell’Iva per le isole ad ottobre, in modo da salvare la stagione in atto, chiedere una dilazione delle prossime rate di pagamento, riservarsi di dettagliare i beni da privatizzare ad un secondo momento. E la speranza di ottenere un taglio del debito. La risposta è stata: non se ne parla nemmeno. E’ evidente il carattere tutto politico del No della Commissione e la sua valenza punitiva. Il referendum è stato uno sgarbo inaccettabile: Tsipras ha fatto passare il precedente di una consultazione popolare su un terreno che deve restare di stretta pertinenza delle tecnocrazie finanziarie dell’Unione. Dunque, possiamo dire che Tsipras “cade in piedi” uscendone da “vincitore morale”? Neanche per sogno: la sua è stata una mossa tardiva e mal congegnata: non si lancia una sfida di quel peso se poi non si è sicuri di difendere il risultato.
Se fai un referendum, e di quel tipo, dopo devi difenderne l’esito sino all’ultima goccia di sangue. Mentre, già con la sua proposta di accordo, Tsipras ha perso la faccia: se dopo che il No vince con quelle percentuali, offri una intesa al 95% coincidente con la proposta bocciata, sei un pagliaccio ed è lecito chiedersi cosa avresti proposto se avessero vinto i Sì. Dunque, Tsipras aveva già perso, ma questo No della commissione, fa tracollare definitivamente Syriza. Questa non è una proposta di accordo, è un diktat: “niente promesse, le riforme le devi fare e in sette giorni, seguiranno altre richieste e non sappiamo nemmeno se così va bene perché di te non ci fidiamo”. Questo è quello che Tsipras si è sentito dire ed ora gli scenari che si aprono sono questi due: o si piega totalmente ai voleri berlinesi ed offre obbedienza pronta, rispettosa e leale anche per il futuro, o niente aiuti se non quelli umanitari e finisce fuori dell’euro in men che non si dica.
Se sceglie la prima cosa Siryza si spacca, la piazza insorge, si va a nuove elezioni e lui non prende nemmeno il 15% dei voti. Se sceglie la seconda le banche non possono dare neppure 10 euro, lo Stato non può più pagare stipendi e pensioni e il paese è alla fame. E, a questo punto, non è nemmeno sicuro di trovare ancora la disponibilità di russi e cinesi a soccorrerlo, perché di uno così non si fida più nessuno. Ormai è diventato “a Dio spiacente e a li nimici sui”. Ha solo una mossa possibile da fare: dimettersi, passare la mano ad un presidente del consiglio più benaccetto nel salotto della Commissione (che, naturalmente farà tutto quel che gli si ordina). Si può solo sperare che, se l’interlocutore non è più il vituperato Alexis, non si senta dire “Di te non ci fidiamo” e, magari, ottenga qualche piccolo sconto. Ovviamente, anche in questo caso Siryza è finita.
C’è chi dice che Alexis sia stato un ingenuo perché non si aspettava la mossa di bloccare i rifornimenti alle banche, paralizzando la vita quotidiana del greci. Uno che non si aspetta una mossa del genere non è un ingenuo, è un cretino. La verità è molto più semplice: Tsipras è un piccolo opportunista con niente in testa, che prova mossa per mossa ad ottenere qualcosa. Lui non ha nessun progetto per il suo paese, non sa dove mettere le mani, “campa” alla giornata e ha condotto le trattative senza nessun disegno. L’errore iniziale, da cui è disceso tutto il resto, è stato il non avere un piano di rilancio dell’economia del suo paese, un piano che non poteva non comportare l’uscita dall’euro, che è un lusso che un paese come la Grecia non si può permettere. Lui ha illuso l’elettorato promettendo di restare nell’euro e finirla con l’austerità e che questo sarebbe bastato a far rifiorire l’economia greca.
Dimenticando (o non sapendo) che: a- lui poteva decidere di uscire dall’euro ma non di restarci, perché questo dipendeva dalla volontà degli altri di tenercelo; b- che l’euro non è separabile dalle politiche di austerity per i paesi indebitati; c- che anche ottenendo, per qualche miracolo speciale, permanenza nell’euro e fine delle politiche di austerity, resterebbe comunque il problema di reimpiantare un tessuto di imprese che risollevi l’economia nazionale esportando, e questo non lo fai con una moneta come l’euro. Pertanto, avere come caposaldo indiscutibile la permanenza nella moneta unica, la partita era già compromessa dall’inizio e la politica di tracheggiamento di questi mesi ha solo peggiorato la condizione di Atene. Per cui, se da un punto di vista tattico Tsipras non vale niente, in compenso, strategicamente è uno zero assoluto. Ed è anche un disonesto: una persona onesta non promette quel che non è certo di poter mantenere. Può dire al massimo “ci proverò”, ma non può promettere per certo.
Uno che dice una cosa del genere o è un incompetente assoluto o è un truffatore, e truffare l’elettorato è l’azione più spregevole che un uomo politico possa fare, peggiore anche del prender tangenti. E mi pare che della stessa pasta siano tutti i neo-socialdemocratici (compresa la nuova stella del firmamento: Podemos) che promettono l’euro e la fine dell’austerità. Come dire: la botte piena, la moglie ubriaca e l’amante della moglie che paga il conto. Ragazzi: ogni tanto studiate qualcosa. Un’ultima considerazione: chi oggi difende Tsipras, sostenendo che si è comportato al meglio, ci sta dicendo che, al suo posto, avrebbe fatto lo stesso e, nel caso si trovasse al governo in Italia, farà lo stesso. Matita e taccuino, segnare i nomi e ricordarsene il giorno delle elezioni politiche. Io me ne ricorderò e, a suo tempo, ripubblicherò quei nomi.
(Aldo Giannuli. “Tsipras: tutto è perduto, anche l’onore”, dal blog di Giannuli dell’11 luglio 2015).
Il senso dell’operato della Commissione, che ha respinto la proposta di accordo dei greci (coincidente per il 95% con quella avanzata dalla stessa commissione tre settimane fa) è molto chiaro: farla pagare a Tsipras per il referendum. Le richieste di addolcimento avanzate da Atene erano ridicolaggini già al di sotto della decenza: rinviare l’aumento dell’Iva per le isole ad ottobre, in modo da salvare la stagione in atto, chiedere una dilazione delle prossime rate di pagamento, riservarsi di dettagliare i beni da privatizzare ad un secondo momento. E la speranza di ottenere un taglio del debito. La risposta è stata: non se ne parla nemmeno. E’ evidente il carattere tutto politico del No della Commissione e la sua valenza punitiva. Il referendum è stato uno sgarbo inaccettabile: Tsipras ha fatto passare il precedente di una consultazione popolare su un terreno che deve restare di stretta pertinenza delle tecnocrazie finanziarie dell’Unione. Dunque, possiamo dire che Tsipras “cade in piedi” uscendone da “vincitore morale”? Neanche per sogno: la sua è stata una mossa tardiva e mal congegnata: non si lancia una sfida di quel peso se poi non si è sicuri di difendere il risultato.
Se fai un referendum, e di quel tipo, dopo devi difenderne l’esito sino all’ultima goccia di sangue. Mentre, già con la sua proposta di accordo, Tsipras ha perso la faccia: se dopo che il No vince con quelle percentuali, offri una intesa al 95% Tsipras e Merkelcoincidente con la proposta bocciata, sei un pagliaccio ed è lecito chiedersi cosa avresti proposto se avessero vinto i Sì. Dunque, Tsipras aveva già perso, ma questo No della commissione, fa tracollare definitivamente Syriza. Questa non è una proposta di accordo, è un diktat: “niente promesse, le riforme le devi fare e in sette giorni, seguiranno altre richieste e non sappiamo nemmeno se così va bene perché di te non ci fidiamo”. Questo è quello che Tsipras si è sentito dire ed ora gli scenari che si aprono sono questi due: o si piega totalmente ai voleri berlinesi ed offre obbedienza pronta, rispettosa e leale anche per il futuro, o niente aiuti se non quelli umanitari e finisce fuori dell’euro in men che non si dica.
Se sceglie la prima cosa Siryza si spacca, la piazza insorge, si va a nuove elezioni e lui non prende nemmeno il 15% dei voti. Se sceglie la seconda le banche non possono dare neppure 10 euro, lo Stato non può più pagare stipendi e pensioni e il paese è alla fame. E, a questo punto, non è nemmeno sicuro di trovare ancora la disponibilità di russi e cinesi a soccorrerlo, perché di uno così non si fida più nessuno. Ormai è diventato “a Dio spiacente e a li nimici sui”. Ha solo una mossa possibile da fare: dimettersi, passare la mano ad un presidente del consiglio più benaccetto nel salotto della Commissione (che, naturalmente farà tutto quel che gli si ordina). Si può solo sperare che, se l’interlocutore non è più il vituperato Alexis, non si senta dire “Di te non ci fidiamo” e, magari, ottenga qualche piccolo sconto. Ovviamente, anche in questo caso Siryza è finita.
C’è chi dice che Alexis sia stato un ingenuo perché non si aspettava la mossa di bloccare i rifornimenti alle banche, paralizzando la vita quotidiana del greci. Uno che non si aspetta una mossa del genere non è un ingenuo, è un cretino. La verità è molto più semplice: Tsipras è un piccolo opportunista con niente in testa, che prova mossa per mossa ad ottenere qualcosa. Lui non ha nessun progetto per il suo paese, non sa dove mettere le mani, “campa” alla giornata e ha condotto le trattative senza nessun disegno. L’errore iniziale, da cui è disceso tutto il resto, è stato il non avere un piano di rilancio dell’economia del suo paese, un piano che non poteva non comportare l’uscita dall’euro, che è un lusso che un paese come la Tsipras con Pablo Iglesisas, leadare di PodemosGrecia non si può permettere. Lui ha illuso l’elettorato promettendo di restare nell’euro e finirla con l’austerità e che questo sarebbe bastato a far rifiorire l’economia greca.
Dimenticando (o non sapendo) che: a- lui poteva decidere di uscire dall’euro ma non di restarci, perché questo dipendeva dalla volontà degli altri di tenercelo; b- che l’euro non è separabile dalle politiche di austerity per i paesi indebitati; c- che anche ottenendo, per qualche miracolo speciale, permanenza nell’euro e fine delle politiche di austerity, resterebbe comunque il problema di reimpiantare un tessuto di imprese che risollevi l’economia nazionale esportando, e questo non lo fai con una moneta come l’euro. Pertanto, avere come caposaldo indiscutibile la permanenza nella moneta unica, la partita era già compromessa dall’inizio e la politica di tracheggiamento di questi mesi ha solo peggiorato la condizione di Atene. Per cui, se da un punto di vista tattico Tsipras non vale niente, in compenso, strategicamente è uno zero assoluto. Ed è anche un disonesto: Giannuliuna persona onesta non promette quel che non è certo di poter mantenere. Può dire al massimo “ci proverò”, ma non può promettere per certo.
Uno che dice una cosa del genere o è un incompetente assoluto o è un truffatore, e truffare l’elettorato è l’azione più spregevole che un uomo politico possa fare, peggiore anche del prender tangenti. E mi pare che della stessa pasta siano tutti i neo-socialdemocratici (compresa la nuova stella del firmamento: Podemos) che promettono l’euro e la fine dell’austerità. Come dire: la botte piena, la moglie ubriaca e l’amante della moglie che paga il conto. Ragazzi: ogni tanto studiate qualcosa. Un’ultima considerazione: chi oggi difende Tsipras, sostenendo che si è comportato al meglio, ci sta dicendo che, al suo posto, avrebbe fatto lo stesso e, nel caso si trovasse al governo in Italia, farà lo stesso. Matita e taccuino, segnare i nomi e ricordarsene il giorno delle elezioni politiche. Io me ne ricorderò e, a suo tempo, ripubblicherò quei nomi.
(Aldo Giannuli. “Tsipras: tutto è perduto, anche l’onore”, dal blog di Giannuli dell’11 luglio 2015).
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Re: G R E C I A
Chi é Aldo Giannuli.
Aldo Giannuli
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Aldo Sabino Giannuli (Bari, 18 giugno 1952) è un saggista italiano.
Indice
1 Biografia
2 Opere
3 Note
4 Voci correlate
5 Altri progetti
6 Collegamenti esterni
Biografia
Aldo Sabino Giannuli si laurea in scienze politiche presso l'Università di Bari nel 1980[1]. Collabora quindi con il Quotidiano dei lavoratori, organo di Avanguardia operaia, e lavora ad un libro sulle origini del movimento trotzkista, pubblicato nel 1983 da Adriatica editrice; prosegue la produzione saggistica con un volume del 1988 sul Sessantotto e la stagione dei movimenti (1960-1979), uscito per le Edizioni associate.
Negli anni novanta lavora come tecnico laureato presso l'Università di Bari, prima alla facoltà di scienze della formazione (1992-96) e quindi alla facoltà di scienze politiche (1996-2002). Nel frattempo, diviene consulente per la Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Stragi (1994-2001) e per la Commissione Mitrokhin (2002-2006).[1] Nel 1994 Giannuli viene avvicinato da un deputato barese, Nicola Colaianni, membro della Commissione stragi, che gli chiede di elaborare due schede di sintesi sulle stragi di piazza Fontana e di Piazza della Loggia a Brescia.
Con tale incarico, Giannuli si reca a Milano e incontra Guido Salvini, magistrato che indaga sull'eversione nera degli anni settanta e giudice istruttore nel processo per la strage di Piazza Fontana: Salvini introduce Giannuli nel mondo delle procure e degli archivi delle forze dell'ordine.[2] Da allora Giannuli è stato consulente per le Procure di Palermo, Bari, Milano (strage di Piazza Fontana), Pavia e Brescia (strage di Piazza della Loggia).
Nel novembre 1996 Giannuli viene in possesso di una gran quantità di documenti non catalogati dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno, nascosti nell' “archivio della via Appia”[3][4]. Tale ritrovamento permette alla Procura della Repubblica di Milano di sviluppare le indagini sull'eversione nera[5].
Dal 2002 Giannuli è ricercatore universitario presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Bari, e dal 2008 ricopre lo stesso incarico presso la facoltà di scienze politiche dell'Università degli Studi di Milano.[1] Ha collaborato con vari quotidiani (il manifesto, Liberazione, Quotidiano dei lavoratori) e settimanali (Avvenimenti, Rinascita). Collabora con L’Unità ed è redattore di Libertaria[6][7]. Negli ultimi anni si è dichiarato elettore del Movimento 5 Stelle[8].
https://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Giannuli
Aldo Giannuli
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Aldo Sabino Giannuli (Bari, 18 giugno 1952) è un saggista italiano.
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2 Opere
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4 Voci correlate
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Biografia
Aldo Sabino Giannuli si laurea in scienze politiche presso l'Università di Bari nel 1980[1]. Collabora quindi con il Quotidiano dei lavoratori, organo di Avanguardia operaia, e lavora ad un libro sulle origini del movimento trotzkista, pubblicato nel 1983 da Adriatica editrice; prosegue la produzione saggistica con un volume del 1988 sul Sessantotto e la stagione dei movimenti (1960-1979), uscito per le Edizioni associate.
Negli anni novanta lavora come tecnico laureato presso l'Università di Bari, prima alla facoltà di scienze della formazione (1992-96) e quindi alla facoltà di scienze politiche (1996-2002). Nel frattempo, diviene consulente per la Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Stragi (1994-2001) e per la Commissione Mitrokhin (2002-2006).[1] Nel 1994 Giannuli viene avvicinato da un deputato barese, Nicola Colaianni, membro della Commissione stragi, che gli chiede di elaborare due schede di sintesi sulle stragi di piazza Fontana e di Piazza della Loggia a Brescia.
Con tale incarico, Giannuli si reca a Milano e incontra Guido Salvini, magistrato che indaga sull'eversione nera degli anni settanta e giudice istruttore nel processo per la strage di Piazza Fontana: Salvini introduce Giannuli nel mondo delle procure e degli archivi delle forze dell'ordine.[2] Da allora Giannuli è stato consulente per le Procure di Palermo, Bari, Milano (strage di Piazza Fontana), Pavia e Brescia (strage di Piazza della Loggia).
Nel novembre 1996 Giannuli viene in possesso di una gran quantità di documenti non catalogati dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno, nascosti nell' “archivio della via Appia”[3][4]. Tale ritrovamento permette alla Procura della Repubblica di Milano di sviluppare le indagini sull'eversione nera[5].
Dal 2002 Giannuli è ricercatore universitario presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Bari, e dal 2008 ricopre lo stesso incarico presso la facoltà di scienze politiche dell'Università degli Studi di Milano.[1] Ha collaborato con vari quotidiani (il manifesto, Liberazione, Quotidiano dei lavoratori) e settimanali (Avvenimenti, Rinascita). Collabora con L’Unità ed è redattore di Libertaria[6][7]. Negli ultimi anni si è dichiarato elettore del Movimento 5 Stelle[8].
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Re: G R E C I A
Giannuli usa la testa come la usa un semplice contabile ma la politica e' un'altra cosa. Purtroppo sono in molti a ragionare con le sole cifre e questo e' il modo in cui vorrebbero che ragionassimo tutti.camillobenso ha scritto:Chi é Aldo Giannuli.
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Aldo Sabino Giannuli (Bari, 18 giugno 1952) è un saggista italiano.
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Biografia
Aldo Sabino Giannuli si laurea in scienze politiche presso l'Università di Bari nel 1980[1]. Collabora quindi con il Quotidiano dei lavoratori, organo di Avanguardia operaia, e lavora ad un libro sulle origini del movimento trotzkista, pubblicato nel 1983 da Adriatica editrice; prosegue la produzione saggistica con un volume del 1988 sul Sessantotto e la stagione dei movimenti (1960-1979), uscito per le Edizioni associate.
Negli anni novanta lavora come tecnico laureato presso l'Università di Bari, prima alla facoltà di scienze della formazione (1992-96) e quindi alla facoltà di scienze politiche (1996-2002). Nel frattempo, diviene consulente per la Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Stragi (1994-2001) e per la Commissione Mitrokhin (2002-2006).[1] Nel 1994 Giannuli viene avvicinato da un deputato barese, Nicola Colaianni, membro della Commissione stragi, che gli chiede di elaborare due schede di sintesi sulle stragi di piazza Fontana e di Piazza della Loggia a Brescia.
Con tale incarico, Giannuli si reca a Milano e incontra Guido Salvini, magistrato che indaga sull'eversione nera degli anni settanta e giudice istruttore nel processo per la strage di Piazza Fontana: Salvini introduce Giannuli nel mondo delle procure e degli archivi delle forze dell'ordine.[2] Da allora Giannuli è stato consulente per le Procure di Palermo, Bari, Milano (strage di Piazza Fontana), Pavia e Brescia (strage di Piazza della Loggia).
Nel novembre 1996 Giannuli viene in possesso di una gran quantità di documenti non catalogati dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno, nascosti nell' “archivio della via Appia”[3][4]. Tale ritrovamento permette alla Procura della Repubblica di Milano di sviluppare le indagini sull'eversione nera[5].
Dal 2002 Giannuli è ricercatore universitario presso la facoltà di scienze politiche dell’Università di Bari, e dal 2008 ricopre lo stesso incarico presso la facoltà di scienze politiche dell'Università degli Studi di Milano.[1] Ha collaborato con vari quotidiani (il manifesto, Liberazione, Quotidiano dei lavoratori) e settimanali (Avvenimenti, Rinascita). Collabora con L’Unità ed è redattore di Libertaria[6][7]. Negli ultimi anni si è dichiarato elettore del Movimento 5 Stelle[8].
https://it.wikipedia.org/wiki/Aldo_Giannuli
Se dovessimo ragionare con le sole cifre allora dovrebbe rispondermi il perche in tutti questi anni la Grecia e' fallita ben 5 volte senza che nessuno si ponesse qualche domanda quando ha passato gli esami per entrare nell'Euro.
Perche in questi ultimi governi di destra per assolvendo solo al 30% del loro impwegno con l'EU nessuno ha mosso una paglia.
Perche ora tutto questo non fidarsi ? Perche ha chiesto il parere del popolo? E' questa una sua ingenuità o ha fatto un gesto democratico che agli stati membri non e' piaciuto per niente non e' piu' consuetudine chiedere il parere al popolo e quindi gli eletti possono fare il caXXo che vogliono?
Certo, Tsipraz potrebbe essere stato anche un po' ingenuo ed aver fatto alcuni errori che a questo branco di lupi subito ne hanno approffittato ma una cosa e' certa e lo stesso Giannuli dovrebbe capireche qui si stava preparando un inizio di rivolta contro questa europa unita che non ha niente a che fare con le idee dei loro fondatori.
Se non capisce questo, mi dispiace per Giannuli ma e' prorio lui l'incompetente o ancor peggio colui che ragiona come gli stessi buracrati di economia e finanza ma poco di politica.
E questo lo spiega tanto bene ogni volta che viene intervistato, lo stesso Pomicino che non e' un vetero comunista. E' mancata la vera politica e di conseguenza questa europa cosi come e' strutturata non puo' funzionare e poi se cadra' non mi vengano a dire che e' stata colpa dei movimenti o di quant'altri che ora criticano questa unione.
Ora potrei anch'io invitarvi a scrivervi su un block notes tutti i nomi di chi ora parteggia per costoro, poiche nei prossimi anni dovremmo tenerne conto.
Di questi tipi che provengono dalla sua stessa storia, ne conosco a josa e molti di questi o hanno sostenuto il Berlusca o sono all'interno degli apparati che stanno mandando in rovina molti paesi, compreso il nostro. Quindi non mi meraviglia questa sua posizione. Oramai e' cosa alquanto consueta all'interno di alcuni pseudo di sinistra che non si sono mai sporcato le mani.
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: G R E C I A
[quote="camillobenso"]LA RADICE QUADRATA DEL CAOS
Ci siamo dentro fino al collo. In tempi di caos, e di caos costruito ad arte a tavolino succedono queste cose.
pancho ha chiesto:
Quindi, che altra alternativa potrebbe uscire dal cilindro dell'attuale premier Tsipras visto come stanno le cose?
Le angolazioni del modo di vedere è sempre molto ampio.
Riporto sotto l'interpretazione di Aldo Giannuli ripreso oggi da LIBRE.
NB. Riportare un punto di vista non significa condividerlo. Io sono un pò superato. Credo ancora nella democrazia, malgrado tutto. Malgrado non si sia mai entrati nel merito e ciò che abbiamo vissuto nei 70 anni post seconda guerra mondiale é soltanto un surrogato della democrazia. Anche se la maggioranza dei tromboni dei media e dei politicanti del politicume ama sempre fare riferimento al nostro sitema come se fosse ancora una democrazia o pseudo democrazia.
Già nel lontano 1982, un vecchio amico e compagno di scuola, in piena era craxiana, sosteneva che eravamo in una dittatura. La dittatura delle tdc.[/color](Teste di c.....)
Piaccia o no, il nostro piccolo forum, è ancora una piccola nicchia di democrazia.
Dove viene permesso a tutti di esprimersi come meglio crede, nel rispetto delle idee degli altri.
Confrontare le idee é il sale della democrazia. Anche se a volte lontane tra di loro. Basta solo che si rispetti chi scrive. Chi proviene dai vecchi forum e oggi manifesta il proprio pensiero su questo forum lo fa automaticamente. Tanto che resistiamo solo perché confrontiamo le idee, ma non attacchiamo mai la persona in quanto tale. E' troppo distante dal nostro modo di pensare.
Nessuno di noi é nato "imparato". Confrontare le idee fa bene a tutti
^^^^^^^^^^
Segnatevi i nomi di chi oggi difende quel cretino di Tsipras
Scritto il 13/7/15 • LIBRE nella Categoria: idee
Il senso dell’operato della Commissione, che ha respinto la proposta di accordo dei greci (coincidente per il 95% con quella avanzata dalla stessa commissione tre settimane fa) è molto chiaro: farla pagare a Tsipras per il referendum. Le richieste di addolcimento avanzate da Atene erano ridicolaggini già al di sotto della decenza: rinviare l’aumento dell’Iva per le isole ad ottobre, in modo da salvare la stagione in atto, chiedere una dilazione delle prossime rate di pagamento, riservarsi di dettagliare i beni da privatizzare ad un secondo momento. E la speranza di ottenere un taglio del debito. La risposta è stata: non se ne parla nemmeno. E’ evidente il carattere tutto politico del No della Commissione e la sua valenza punitiva. Il referendum è stato uno sgarbo inaccettabile: Tsipras ha fatto passare il precedente di una consultazione popolare su un terreno che deve restare di stretta pertinenza delle tecnocrazie finanziarie dell’Unione. Dunque, possiamo dire che Tsipras “cade in piedi” uscendone da “vincitore morale”? Neanche per sogno: la sua è stata una mossa tardiva e mal congegnata: non si lancia una sfida di quel peso se poi non si è sicuri di difendere il risultato.
Se fai un referendum, e di quel tipo, dopo devi difenderne l’esito sino all’ultima goccia di sangue. Mentre, già con la sua proposta di accordo, Tsipras ha perso la faccia: se dopo che il No vince con quelle percentuali, offri una intesa al 95% coincidente con la proposta bocciata, sei un pagliaccio ed è lecito chiedersi cosa avresti proposto se avessero vinto i Sì. Dunque, Tsipras aveva già perso, ma questo No della commissione, fa tracollare definitivamente Syriza. Questa non è una proposta di accordo, è un diktat: “niente promesse, le riforme le devi fare e in sette giorni, seguiranno altre richieste e non sappiamo nemmeno se così va bene perché di te non ci fidiamo”. Questo è quello che Tsipras si è sentito dire ed ora gli scenari che si aprono sono questi due: o si piega totalmente ai voleri berlinesi ed offre obbedienza pronta, rispettosa e leale anche per il futuro, o niente aiuti se non quelli umanitari e finisce fuori dell’euro in men che non si dica.
Se sceglie la prima cosa Siryza si spacca, la piazza insorge, si va a nuove elezioni e lui non prende nemmeno il 15% dei voti. Se sceglie la seconda le banche non possono dare neppure 10 euro, lo Stato non può più pagare stipendi e pensioni e il paese è alla fame. E, a questo punto, non è nemmeno sicuro di trovare ancora la disponibilità di russi e cinesi a soccorrerlo, perché di uno così non si fida più nessuno. Ormai è diventato “a Dio spiacente e a li nimici sui”. Ha solo una mossa possibile da fare: dimettersi, passare la mano ad un presidente del consiglio più benaccetto nel salotto della Commissione (che, naturalmente farà tutto quel che gli si ordina). Si può solo sperare che, se l’interlocutore non è più il vituperato Alexis, non si senta dire “Di te non ci fidiamo” e, magari, ottenga qualche piccolo sconto. Ovviamente, anche in questo caso Siryza è finita.
C’è chi dice che Alexis sia stato un ingenuo perché non si aspettava la mossa di bloccare i rifornimenti alle banche, paralizzando la vita quotidiana del greci. Uno che non si aspetta una mossa del genere non è un ingenuo, è un cretino. La verità è molto più semplice: Tsipras è un piccolo opportunista con niente in testa, che prova mossa per mossa ad ottenere qualcosa. Lui non ha nessun progetto per il suo paese, non sa dove mettere le mani, “campa” alla giornata e ha condotto le trattative senza nessun disegno. L’errore iniziale, da cui è disceso tutto il resto, è stato il non avere un piano di rilancio dell’economia del suo paese, un piano che non poteva non comportare l’uscita dall’euro, che è un lusso che un paese come la Grecia non si può permettere. Lui ha illuso l’elettorato promettendo di restare nell’euro e finirla con l’austerità e che questo sarebbe bastato a far rifiorire l’economia greca.
Dimenticando (o non sapendo) che: a- lui poteva decidere di uscire dall’euro ma non di restarci, perché questo dipendeva dalla volontà degli altri di tenercelo; b- che l’euro non è separabile dalle politiche di austerity per i paesi indebitati; c- che anche ottenendo, per qualche miracolo speciale, permanenza nell’euro e fine delle politiche di austerity, resterebbe comunque il problema di reimpiantare un tessuto di imprese che risollevi l’economia nazionale esportando, e questo non lo fai con una moneta come l’euro. Pertanto, avere come caposaldo indiscutibile la permanenza nella moneta unica, la partita era già compromessa dall’inizio e la politica di tracheggiamento di questi mesi ha solo peggiorato la condizione di Atene. Per cui, se da un punto di vista tattico Tsipras non vale niente, in compenso, strategicamente è uno zero assoluto. Ed è anche un disonesto: una persona onesta non promette quel che non è certo di poter mantenere. Può dire al massimo “ci proverò”, ma non può promettere per certo.
Uno che dice una cosa del genere o è un incompetente assoluto o è un truffatore, e truffare l’elettorato è l’azione più spregevole che un uomo politico possa fare, peggiore anche del prender tangenti. E mi pare che della stessa pasta siano tutti i neo-socialdemocratici (compresa la nuova stella del firmamento: Podemos) che promettono l’euro e la fine dell’austerità. Come dire: la botte piena, la moglie ubriaca e l’amante della moglie che paga il conto. Ragazzi: ogni tanto studiate qualcosa. Un’ultima considerazione: chi oggi difende Tsipras, sostenendo che si è comportato al meglio, ci sta dicendo che, al suo posto, avrebbe fatto lo stesso e, nel caso si trovasse al governo in Italia, farà lo stesso. Matita e taccuino, segnare i nomi e ricordarsene il giorno delle elezioni politiche. Io me ne ricorderò e, a suo tempo, ripubblicherò quei nomi.
(Aldo Giannuli. “Tsipras: tutto è perduto, anche l’onore”, dal blog di Giannuli dell’11 luglio 2015).
Ci siamo dentro fino al collo. In tempi di caos, e di caos costruito ad arte a tavolino succedono queste cose.
pancho ha chiesto:
Quindi, che altra alternativa potrebbe uscire dal cilindro dell'attuale premier Tsipras visto come stanno le cose?
Le angolazioni del modo di vedere è sempre molto ampio.
Riporto sotto l'interpretazione di Aldo Giannuli ripreso oggi da LIBRE.
NB. Riportare un punto di vista non significa condividerlo. Io sono un pò superato. Credo ancora nella democrazia, malgrado tutto. Malgrado non si sia mai entrati nel merito e ciò che abbiamo vissuto nei 70 anni post seconda guerra mondiale é soltanto un surrogato della democrazia. Anche se la maggioranza dei tromboni dei media e dei politicanti del politicume ama sempre fare riferimento al nostro sitema come se fosse ancora una democrazia o pseudo democrazia.
Già nel lontano 1982, un vecchio amico e compagno di scuola, in piena era craxiana, sosteneva che eravamo in una dittatura. La dittatura delle tdc.[/color](Teste di c.....)
Piaccia o no, il nostro piccolo forum, è ancora una piccola nicchia di democrazia.
Dove viene permesso a tutti di esprimersi come meglio crede, nel rispetto delle idee degli altri.
Confrontare le idee é il sale della democrazia. Anche se a volte lontane tra di loro. Basta solo che si rispetti chi scrive. Chi proviene dai vecchi forum e oggi manifesta il proprio pensiero su questo forum lo fa automaticamente. Tanto che resistiamo solo perché confrontiamo le idee, ma non attacchiamo mai la persona in quanto tale. E' troppo distante dal nostro modo di pensare.
Nessuno di noi é nato "imparato". Confrontare le idee fa bene a tutti
^^^^^^^^^^
Segnatevi i nomi di chi oggi difende quel cretino di Tsipras
Scritto il 13/7/15 • LIBRE nella Categoria: idee
Il senso dell’operato della Commissione, che ha respinto la proposta di accordo dei greci (coincidente per il 95% con quella avanzata dalla stessa commissione tre settimane fa) è molto chiaro: farla pagare a Tsipras per il referendum. Le richieste di addolcimento avanzate da Atene erano ridicolaggini già al di sotto della decenza: rinviare l’aumento dell’Iva per le isole ad ottobre, in modo da salvare la stagione in atto, chiedere una dilazione delle prossime rate di pagamento, riservarsi di dettagliare i beni da privatizzare ad un secondo momento. E la speranza di ottenere un taglio del debito. La risposta è stata: non se ne parla nemmeno. E’ evidente il carattere tutto politico del No della Commissione e la sua valenza punitiva. Il referendum è stato uno sgarbo inaccettabile: Tsipras ha fatto passare il precedente di una consultazione popolare su un terreno che deve restare di stretta pertinenza delle tecnocrazie finanziarie dell’Unione. Dunque, possiamo dire che Tsipras “cade in piedi” uscendone da “vincitore morale”? Neanche per sogno: la sua è stata una mossa tardiva e mal congegnata: non si lancia una sfida di quel peso se poi non si è sicuri di difendere il risultato.
Se fai un referendum, e di quel tipo, dopo devi difenderne l’esito sino all’ultima goccia di sangue. Mentre, già con la sua proposta di accordo, Tsipras ha perso la faccia: se dopo che il No vince con quelle percentuali, offri una intesa al 95% coincidente con la proposta bocciata, sei un pagliaccio ed è lecito chiedersi cosa avresti proposto se avessero vinto i Sì. Dunque, Tsipras aveva già perso, ma questo No della commissione, fa tracollare definitivamente Syriza. Questa non è una proposta di accordo, è un diktat: “niente promesse, le riforme le devi fare e in sette giorni, seguiranno altre richieste e non sappiamo nemmeno se così va bene perché di te non ci fidiamo”. Questo è quello che Tsipras si è sentito dire ed ora gli scenari che si aprono sono questi due: o si piega totalmente ai voleri berlinesi ed offre obbedienza pronta, rispettosa e leale anche per il futuro, o niente aiuti se non quelli umanitari e finisce fuori dell’euro in men che non si dica.
Se sceglie la prima cosa Siryza si spacca, la piazza insorge, si va a nuove elezioni e lui non prende nemmeno il 15% dei voti. Se sceglie la seconda le banche non possono dare neppure 10 euro, lo Stato non può più pagare stipendi e pensioni e il paese è alla fame. E, a questo punto, non è nemmeno sicuro di trovare ancora la disponibilità di russi e cinesi a soccorrerlo, perché di uno così non si fida più nessuno. Ormai è diventato “a Dio spiacente e a li nimici sui”. Ha solo una mossa possibile da fare: dimettersi, passare la mano ad un presidente del consiglio più benaccetto nel salotto della Commissione (che, naturalmente farà tutto quel che gli si ordina). Si può solo sperare che, se l’interlocutore non è più il vituperato Alexis, non si senta dire “Di te non ci fidiamo” e, magari, ottenga qualche piccolo sconto. Ovviamente, anche in questo caso Siryza è finita.
C’è chi dice che Alexis sia stato un ingenuo perché non si aspettava la mossa di bloccare i rifornimenti alle banche, paralizzando la vita quotidiana del greci. Uno che non si aspetta una mossa del genere non è un ingenuo, è un cretino. La verità è molto più semplice: Tsipras è un piccolo opportunista con niente in testa, che prova mossa per mossa ad ottenere qualcosa. Lui non ha nessun progetto per il suo paese, non sa dove mettere le mani, “campa” alla giornata e ha condotto le trattative senza nessun disegno. L’errore iniziale, da cui è disceso tutto il resto, è stato il non avere un piano di rilancio dell’economia del suo paese, un piano che non poteva non comportare l’uscita dall’euro, che è un lusso che un paese come la Grecia non si può permettere. Lui ha illuso l’elettorato promettendo di restare nell’euro e finirla con l’austerità e che questo sarebbe bastato a far rifiorire l’economia greca.
Dimenticando (o non sapendo) che: a- lui poteva decidere di uscire dall’euro ma non di restarci, perché questo dipendeva dalla volontà degli altri di tenercelo; b- che l’euro non è separabile dalle politiche di austerity per i paesi indebitati; c- che anche ottenendo, per qualche miracolo speciale, permanenza nell’euro e fine delle politiche di austerity, resterebbe comunque il problema di reimpiantare un tessuto di imprese che risollevi l’economia nazionale esportando, e questo non lo fai con una moneta come l’euro. Pertanto, avere come caposaldo indiscutibile la permanenza nella moneta unica, la partita era già compromessa dall’inizio e la politica di tracheggiamento di questi mesi ha solo peggiorato la condizione di Atene. Per cui, se da un punto di vista tattico Tsipras non vale niente, in compenso, strategicamente è uno zero assoluto. Ed è anche un disonesto: una persona onesta non promette quel che non è certo di poter mantenere. Può dire al massimo “ci proverò”, ma non può promettere per certo.
Uno che dice una cosa del genere o è un incompetente assoluto o è un truffatore, e truffare l’elettorato è l’azione più spregevole che un uomo politico possa fare, peggiore anche del prender tangenti. E mi pare che della stessa pasta siano tutti i neo-socialdemocratici (compresa la nuova stella del firmamento: Podemos) che promettono l’euro e la fine dell’austerità. Come dire: la botte piena, la moglie ubriaca e l’amante della moglie che paga il conto. Ragazzi: ogni tanto studiate qualcosa. Un’ultima considerazione: chi oggi difende Tsipras, sostenendo che si è comportato al meglio, ci sta dicendo che, al suo posto, avrebbe fatto lo stesso e, nel caso si trovasse al governo in Italia, farà lo stesso. Matita e taccuino, segnare i nomi e ricordarsene il giorno delle elezioni politiche. Io me ne ricorderò e, a suo tempo, ripubblicherò quei nomi.
(Aldo Giannuli. “Tsipras: tutto è perduto, anche l’onore”, dal blog di Giannuli dell’11 luglio 2015).
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Re: G R E C I A
I tweet, i titoli e le prime pagine:
la Germania finisce sotto accusa
http://www.corriere.it/foto-gallery/eco ... b2a2.shtml
la Germania finisce sotto accusa
http://www.corriere.it/foto-gallery/eco ... b2a2.shtml
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Re: G R E C I A
Dal Corriere:
Il fronte tricolore
A me sorprende il "cattolicissimo" Monti, che non ha capito una mazza della tragedia Greca e non gliene può fregà de meno.
Lui è stato il primo Kalabraghis, della volontà teutonica. Pretenderebbe che tutti si comportassero come lui. A 90 gradi.
CRISI GRECA
Grecia, Di Maio: «Tsipras ha tradito
il referendum e la democrazia»
E Salvini attacca: «Una buffonata»
La brigata Kalimera si ribella a Tispras. Critiche all'intesa da Grillo a Fassina. Brunetta: «I problemi rimangono». L’ironia di Monti: «Tsipras giocatore di poker che ha perso»
di Redazione Online
È un fiume di dichiarazioni quello che arriva dall’Italia dopo l’accordo raggiunto dall’Eurogruppo sulla crisi greca. Si parte dagli esponenti euroscettici e della brigata Kalimera, che dopo il sostegno entusiasta al referendum di Tsipras, si mostrano ora critici nei confronti dell’intesa raggiunta dal primo ministro greco con gli altri leader europei. Inizia Beppe Grillo che, su Twitter, citando l’hashtag che circola in queste su un presunto colpo di stato, scrive: «La strategia dell’eurogruppo, quella del terrore: colpirne uno per educarne 19 #ThisIsACoup, questo è un colpo di Stato». In un post pubblicato sul suo blog, il leader del M5S scrive: «Una settimana per spezzare le reni alla Grecia. Varoufakis si dimette (viene rimosso?) dalla guida del suo ministero. L’ingerenza degli USA. La proposta di Tsipras uguale per il 95% a quella bocciata dai greci. Il voto del referendum greco calpestato. La Grecia umiliata dalla Germania. Tsipras che si toglie la giacca davanti a Merkel e Hollande: "Prendete pure questa". Tsipras spinto alle dimissioni per un nuovo governo di "unita´ nazionale" gradito alla Troika», si legge nel post. A Grillo fa eco Luigi Di Maio. «Tsipras ha tradito il referendum e la democrazia. La Grecia era ad un passo dalla sua libertà, dopo il referendum doveva solo tenere duro ai tavoli europei, purtroppo però è mancato l’attaccante per andare a rete», scrive il vicepresidente della Camera su Facebook. «In Grecia - aggiunge di Maio - aumenterà l’Iva e si farà una riforma delle pensioni peggio della Fornero, si svenderanno altri beni di Stato e il turismo sarà massacrato dall’abolizione del regime agevolato per le isole. Vedo il Pd esultare, Ncd fare salti di gioia, anche i partiti (la cosiddetta sinistra italiana) che erano in piazza ad Atene, adesso gridano vittoria. Vorrei scandalizzarmi, ma non ci riesco. Mi meraviglierebbe il contrario», spiega il vice presidente della Camera.
Dalla Lega a Sel
Più sintetico il numero uno del Carroccio Matteo Salvini che su Twitter commenta: «L’accordo sulla Grecia? Mi pare una buffonata. Regaliamo altri 80 miliardi e non ridiscutiamo niente dell’Europa e dei trattati». «Tanto tuono’ che... non piovve! Sembrava che il kompagno Tsipras dovesse guidare il popolo greco nella battaglia contro l’Europa dei burocrati e dei banchieri, e invece... invece, dopo aver venduto come rivoluzionario un referendum utile solo alla propria propaganda personale, ha puntualmente disatteso le aspettative di chi si è recato alle urne, accettando un accordo che per gli stessi greci è di molto peggiorativo rispetto a quello bocciato dalla consultazione popolare». gli fa eco il vicepresidente Roberto Calderoli. Contrari alla soluzione trovata anche gli esponenti di Sel. «Nelle ultime drammatiche giornate non abbiamo assistito alla difficile ricerca di un accordo economico ma a un brutale esercizio di potere. La Grecia doveva essere punita per aver osato mettere in discussione le regole antidemocratiche vigenti nell’Unione europea», tuona la presidente del gruppo Misto-Sel al Senato Loredana De Petris. Per Stefano Fassina, ex Pd, e tra gli esponenti della brigata Kalimera che era partita per la Grecia in vista del referendum «la totale solidarietà umana e politica a Alexis Tsipras non può portare a disconoscere che l'accordo sottoscritto stamattina a Bruxelles nell'Eurosummit determina il soffocamento economico e democratico della Grecia e avvicina il naufragio del Titanic Europa».
Tiepidi a centrodestra
Anche nel centrodestra l’accordo viene salutato con poco entusiasmo: «È la vittoria della Troika, non della politica velleitaria e sbagliata di Tsipras, né tantomeno dell’Europa immaginata dai padri fondatori o di una nuova visione della politica economica comune volta alla crescita ed allo sviluppo», spiega Paolo Romani, presidente dei senatori di Forza Italia. «Una volta tanto ha ragione Renzi. Nessun trionfalismo. Ovviamente meglio un accordo che nessun accordo. Meglio un compromesso che la rottura. Detto questo, però, i problemi rimangono ancora tutti aperti. E i problemi non si chiamano Grecia, ma si chiamano Europa. Con l’Italia assente, senza idee, senza proposte, chiamata solo a pagare e obbedire. Non era mai successo», sottolinea in una nota, il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. Renato Schifani di area popolare Ncd-Udc pare più favorevole «L’accordo sulla Grecia è un atto di ragionevolezza che chiude una trattativa drammatica, più volte sul punto di fallire, che rischiava di trascinare l’intera Ue su un sentiero pericoloso». Ma aggiunge: «Il pericolo scampato deve portare però ad una riflessione all’interno dell’Ue, ripensando le politiche economiche finora varate e ispirate all’austerità ed all’equilibrio dei conti a prescindere».
L’applauso del Pd e l’ironia di Monti
In casa Pd i toni sono decisamente più morbidi . Sulla Grecia è stata presa una «importante, non scontata decisione» ed è stato «sconfitto chi voleva rompere l’unità europea». Lo scrive su Twitter il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato. «La Grecia farà le riforme, ma dall’Europa più crescita», aggiunge.«Adesso l’Europa deve ripartire prendendo un’altra direzione», fa eco il deputato Pd Ermete Realacci in una nota. E stessa posizione anche per il vicesegretario dei democratici: «L’accordo sulla Grecia è un passo importante. Adesso crescita e sviluppo. L’Europa deve decidere sua identità e destino», scrive su Twitter il vicesegretario del Partito democratico Lorenzo Guerini. Sulla vicenda è intervenuto anche l’ex premier Mario Monti che ha ai microfoni di Sky Tg 24 ha commentato: «Tsipras è stato disinvolto, un giocatore di poker, e in buona sostanza ha perso».
Il fronte tricolore
A me sorprende il "cattolicissimo" Monti, che non ha capito una mazza della tragedia Greca e non gliene può fregà de meno.
Lui è stato il primo Kalabraghis, della volontà teutonica. Pretenderebbe che tutti si comportassero come lui. A 90 gradi.
CRISI GRECA
Grecia, Di Maio: «Tsipras ha tradito
il referendum e la democrazia»
E Salvini attacca: «Una buffonata»
La brigata Kalimera si ribella a Tispras. Critiche all'intesa da Grillo a Fassina. Brunetta: «I problemi rimangono». L’ironia di Monti: «Tsipras giocatore di poker che ha perso»
di Redazione Online
È un fiume di dichiarazioni quello che arriva dall’Italia dopo l’accordo raggiunto dall’Eurogruppo sulla crisi greca. Si parte dagli esponenti euroscettici e della brigata Kalimera, che dopo il sostegno entusiasta al referendum di Tsipras, si mostrano ora critici nei confronti dell’intesa raggiunta dal primo ministro greco con gli altri leader europei. Inizia Beppe Grillo che, su Twitter, citando l’hashtag che circola in queste su un presunto colpo di stato, scrive: «La strategia dell’eurogruppo, quella del terrore: colpirne uno per educarne 19 #ThisIsACoup, questo è un colpo di Stato». In un post pubblicato sul suo blog, il leader del M5S scrive: «Una settimana per spezzare le reni alla Grecia. Varoufakis si dimette (viene rimosso?) dalla guida del suo ministero. L’ingerenza degli USA. La proposta di Tsipras uguale per il 95% a quella bocciata dai greci. Il voto del referendum greco calpestato. La Grecia umiliata dalla Germania. Tsipras che si toglie la giacca davanti a Merkel e Hollande: "Prendete pure questa". Tsipras spinto alle dimissioni per un nuovo governo di "unita´ nazionale" gradito alla Troika», si legge nel post. A Grillo fa eco Luigi Di Maio. «Tsipras ha tradito il referendum e la democrazia. La Grecia era ad un passo dalla sua libertà, dopo il referendum doveva solo tenere duro ai tavoli europei, purtroppo però è mancato l’attaccante per andare a rete», scrive il vicepresidente della Camera su Facebook. «In Grecia - aggiunge di Maio - aumenterà l’Iva e si farà una riforma delle pensioni peggio della Fornero, si svenderanno altri beni di Stato e il turismo sarà massacrato dall’abolizione del regime agevolato per le isole. Vedo il Pd esultare, Ncd fare salti di gioia, anche i partiti (la cosiddetta sinistra italiana) che erano in piazza ad Atene, adesso gridano vittoria. Vorrei scandalizzarmi, ma non ci riesco. Mi meraviglierebbe il contrario», spiega il vice presidente della Camera.
Dalla Lega a Sel
Più sintetico il numero uno del Carroccio Matteo Salvini che su Twitter commenta: «L’accordo sulla Grecia? Mi pare una buffonata. Regaliamo altri 80 miliardi e non ridiscutiamo niente dell’Europa e dei trattati». «Tanto tuono’ che... non piovve! Sembrava che il kompagno Tsipras dovesse guidare il popolo greco nella battaglia contro l’Europa dei burocrati e dei banchieri, e invece... invece, dopo aver venduto come rivoluzionario un referendum utile solo alla propria propaganda personale, ha puntualmente disatteso le aspettative di chi si è recato alle urne, accettando un accordo che per gli stessi greci è di molto peggiorativo rispetto a quello bocciato dalla consultazione popolare». gli fa eco il vicepresidente Roberto Calderoli. Contrari alla soluzione trovata anche gli esponenti di Sel. «Nelle ultime drammatiche giornate non abbiamo assistito alla difficile ricerca di un accordo economico ma a un brutale esercizio di potere. La Grecia doveva essere punita per aver osato mettere in discussione le regole antidemocratiche vigenti nell’Unione europea», tuona la presidente del gruppo Misto-Sel al Senato Loredana De Petris. Per Stefano Fassina, ex Pd, e tra gli esponenti della brigata Kalimera che era partita per la Grecia in vista del referendum «la totale solidarietà umana e politica a Alexis Tsipras non può portare a disconoscere che l'accordo sottoscritto stamattina a Bruxelles nell'Eurosummit determina il soffocamento economico e democratico della Grecia e avvicina il naufragio del Titanic Europa».
Tiepidi a centrodestra
Anche nel centrodestra l’accordo viene salutato con poco entusiasmo: «È la vittoria della Troika, non della politica velleitaria e sbagliata di Tsipras, né tantomeno dell’Europa immaginata dai padri fondatori o di una nuova visione della politica economica comune volta alla crescita ed allo sviluppo», spiega Paolo Romani, presidente dei senatori di Forza Italia. «Una volta tanto ha ragione Renzi. Nessun trionfalismo. Ovviamente meglio un accordo che nessun accordo. Meglio un compromesso che la rottura. Detto questo, però, i problemi rimangono ancora tutti aperti. E i problemi non si chiamano Grecia, ma si chiamano Europa. Con l’Italia assente, senza idee, senza proposte, chiamata solo a pagare e obbedire. Non era mai successo», sottolinea in una nota, il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. Renato Schifani di area popolare Ncd-Udc pare più favorevole «L’accordo sulla Grecia è un atto di ragionevolezza che chiude una trattativa drammatica, più volte sul punto di fallire, che rischiava di trascinare l’intera Ue su un sentiero pericoloso». Ma aggiunge: «Il pericolo scampato deve portare però ad una riflessione all’interno dell’Ue, ripensando le politiche economiche finora varate e ispirate all’austerità ed all’equilibrio dei conti a prescindere».
L’applauso del Pd e l’ironia di Monti
In casa Pd i toni sono decisamente più morbidi . Sulla Grecia è stata presa una «importante, non scontata decisione» ed è stato «sconfitto chi voleva rompere l’unità europea». Lo scrive su Twitter il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato. «La Grecia farà le riforme, ma dall’Europa più crescita», aggiunge.«Adesso l’Europa deve ripartire prendendo un’altra direzione», fa eco il deputato Pd Ermete Realacci in una nota. E stessa posizione anche per il vicesegretario dei democratici: «L’accordo sulla Grecia è un passo importante. Adesso crescita e sviluppo. L’Europa deve decidere sua identità e destino», scrive su Twitter il vicesegretario del Partito democratico Lorenzo Guerini. Sulla vicenda è intervenuto anche l’ex premier Mario Monti che ha ai microfoni di Sky Tg 24 ha commentato: «Tsipras è stato disinvolto, un giocatore di poker, e in buona sostanza ha perso».
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Re: G R E C I A
Grecia, c’era una volta il patto tra Tsipras e gli anarchici. Caschi e mazze tornano in piazza
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/07/ ... za/393946/
C’era un patto non scritto tra il governo della sinistra radicale di Syriza e il movimento anarchico. Tsipras avrebbe trattato condizioni accettabili su debito e austerità con Bruxelles, e gli anarchici avrebbero evitato le proteste violente che hanno caratterizzato la firma dei due precedenti memorandum. Ieri il blocco nero, mentre era in atto il braccio di ferro tra Tsipras e Merkel, è tornato in piazza Syntagma. Duecento incappucciati armati di mazze hanno voluto ricordare al governo lo stretto legame che li unisce ai movimenti extraparlamentari. Tanti dei deputati e dirigenti di Syriza, fino a pochi mesi fa, erano in piazza sulle barricate a protestare contro il governo di Cosimo Caridi
13 luglio 2015
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/07/ ... za/393946/
C’era un patto non scritto tra il governo della sinistra radicale di Syriza e il movimento anarchico. Tsipras avrebbe trattato condizioni accettabili su debito e austerità con Bruxelles, e gli anarchici avrebbero evitato le proteste violente che hanno caratterizzato la firma dei due precedenti memorandum. Ieri il blocco nero, mentre era in atto il braccio di ferro tra Tsipras e Merkel, è tornato in piazza Syntagma. Duecento incappucciati armati di mazze hanno voluto ricordare al governo lo stretto legame che li unisce ai movimenti extraparlamentari. Tanti dei deputati e dirigenti di Syriza, fino a pochi mesi fa, erano in piazza sulle barricate a protestare contro il governo di Cosimo Caridi
13 luglio 2015
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