Gli americani vogliono nuclearizzare i russi”
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Gli americani vogliono nuclearizzare i russi”
http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2015/ ... e-i-russi/
10 giugno. L’autore statunitense Mark Dice finge di essere un attivista politico di Obama e chiede ai cittadini di San Diego, California, di firmare una petizione a sostegno di un presunto piano del presidente Obama che prevederebbe li lancio di un attacco nucleare “preventivo” contro la Russia. Il tutto, giustificato dalla necessità di far si che gli Stati Uniti d’America possano mantenere il loro primato di superpotenza mondiale. Il risultato è a dir poco inquietante. Le persone intervistate sembrano disposte a nuclearizzare il popolo russo senza batter ciglio. (Fonte video)
Dal profilo Facebook di Nicolai Lilin: “(…) Le persone intervistate sembrano disposte a nuclearizzare il popolo russo senza batter ciglio. Pero per la gran parte dei scribacchini occidentali continua a buttare fango sulla Russia e su Putin, convincendo il mondo intero che la minaccia per la pace internazionale siamo noi russi…”
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Basta non vi sembra abbiano abbastanza fatto danni in medioriente.Sono solo capaci di portare querre in altri paesi.Togliamoci dalla Nato.
Ciao
Paolo11
10 giugno. L’autore statunitense Mark Dice finge di essere un attivista politico di Obama e chiede ai cittadini di San Diego, California, di firmare una petizione a sostegno di un presunto piano del presidente Obama che prevederebbe li lancio di un attacco nucleare “preventivo” contro la Russia. Il tutto, giustificato dalla necessità di far si che gli Stati Uniti d’America possano mantenere il loro primato di superpotenza mondiale. Il risultato è a dir poco inquietante. Le persone intervistate sembrano disposte a nuclearizzare il popolo russo senza batter ciglio. (Fonte video)
Dal profilo Facebook di Nicolai Lilin: “(…) Le persone intervistate sembrano disposte a nuclearizzare il popolo russo senza batter ciglio. Pero per la gran parte dei scribacchini occidentali continua a buttare fango sulla Russia e su Putin, convincendo il mondo intero che la minaccia per la pace internazionale siamo noi russi…”
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Basta non vi sembra abbiano abbastanza fatto danni in medioriente.Sono solo capaci di portare querre in altri paesi.Togliamoci dalla Nato.
Ciao
Paolo11
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Re: Gli americani vogliono nuclearizzare i russi”
http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2015/ ... -mondiale/
29 giugno. Russia – Ucraina: Intervista a Marcello Foa.
Marcello Foa – Un saluto agli amici del blog di Beppe Grillo, ben ritrovati visto che non è la prima volta che ho il piacere di parlarvi.
Blog – Il 14 marzo 2014 tu titolavi un tuo articolo: “Ucraina: il segreto che nessuno spiega (e che dovreste sapere…), ci spieghi quali sono le vere ragioni che hanno portato al conflitto fra Russia e Ucraina? E in questo scenario, che ruolo ricoprono gli Stati Uniti d’America?
Marcello Foa – Per capire che cosa accade tra Russia e Ucraina in realtà bisogna capire cosa accade tra Russia e Stati Uniti, perché dietro gli avvenimenti in Ucraina c’è una strategia degli Stati Uniti, volta da un lato isolare la Russia, dall’altro lato a prendere il controllo dell’Eurasia, ovvero a creare un corridoio che dall’Europa occidentale arriva fino all’Asia e per realizzare questo corridoio, il controllo dell’Ucraina è cruciale. E’ un processo che è in corso da 10 anni, che viene combattuto con mezzi non convenzionali, dapprima i più attenti se lo ricorderanno, la Rivoluzione Arancione del 2004 quando una rivolta popolare rovesciò il regime filorusso dell’epoca. Quella che in realtà era una rivoluzione popolare, noi oggi sappiamo con certezza, era una finta rivoluzione popolare, ovvero l’uso della massa, per fini golpistici di fatto, cioè si rovescia un regime o un’elezione. Quell’episodio ebbe breve durata perché i russi riuscirono a riprendere il controllo dell’Ucraina e piazzarono Ianucovich che fu eletto regolarmente e quello che è accaduto ormai un anno fa è molto, molto sottile. Ovvero gli americani durante i giochi olimpici di Soci ed è un dettaglio che è sfuggito a molti, organizzarono una rivoluzione di massa, popolare, usando però, questo è un aspetto molto importante, delle truppe neonaziste e dovevano fare sì che il rovesciamento del regime Ianukovich finisse prima della fine dei giochi olimpici, perché? Perché durante i giochi olimpici di Soci, Putin non poteva reagire con la forza.
Blog – In data 8 giugno 2015 torni sul tema e sul tuo blog scrivi: “Perché Putin in fondo ha ragione”, lo spieghi anche noi?
Marcello Foa – Io seguo la Russia da tantissimo tempo, io non riesco a trovare un solo episodio e sfido chiunque a trovarlo in cui la Russia ha destabilizzato il mondo in cui la Russia ha fatto operazioni di politica estera per raggiungere obiettivi non dichiarati, colpi di stato, invasioni, come faceva l’Unione Sovietica. Ebbene da quando il comunismo è caduto, la Russia non ha più fatto nulla per essere un problema geostrategico, perché la Russia in scoperto dopo i drammatici anni di Eltis di essere un paese ricco di risorse naturali e da quando Putin ha preso il potere la loro unica ambizione era quella di arricchirsi, di essere membri dell’economia globale, di poter gli oligarchi essere stramiliardari come sappiamo bene, con quelli eccessi, la loro unica ambizione era di essere accettata dalle altre potenze e di poter contribuire allo sviluppo dell’economia mondiale. Quando però gli Stati Uniti hanno iniziato questa tecnica di rovesciamento dei regimi, con le rivolte popolari, nella Jugoslavia di Milosevic, poi ci fu la Rivoluzione delle Rose in Georgia. In quel momento Putin si è allertato perché dopo alcune settimane è arrivata la Rivoluzione Arancione a Kiev, a quel punto la Russia ha capito che gli Stati Uniti stavano applicando delle tecniche per cui non intendevano lasciare in pace la Russia, lasciare in pace la Russia e permetterle di partecipare all’economia mondiale e rispettare le sue aree di influenza, che erano l’Ucraina e qualche repubblica a sud della Russia, per cui in Asia. Perché dico che Putin in fondo ha ragione? Perché Putin dice: “Troviamo un accordo, sediamoci, non creo problemi”, la gente dice: sì ma Putin ha invaso la Crimea, ha invaso la Crimea dopo che c’è stato un colpo di stato a Kiev, come risposta, adesso c’è stato l’annuncio che Putin dispiegherà dei missili nucleari, ma perché l’ha fatto? Perché l’America ha appena annunciato 5 mila… il dispiegamento di forze militari della Nato ai confini con l’Europa dell’est. Ecco perché secondo me in questa crisi drammatica, sono molto preoccupato, la responsabilità purtroppo è degli Stati Uniti.
Blog – In questo braccio di ferro tra Russia e Stati Uniti d’America come si colloca l’Europa?
Marcello Foa – Sull’Europa bisogna considerare un altro aspetto, ancora una volta purtroppo c’è un discorso che il Vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden ha fatto all’università Harward di cui trovate traccia anche sul mio blog, in cui lui ammette di avere costretto gli alleati europei a imporre le sanzioni alla Russia, perché gli alleati europei non avevano alcuna ragione per andare a fare un muro contro muro con la Russia e perché è molto semplice, la Russia ci fornisce il gas, la Russia rappresenta un mercato di sbocco per i nostri prodotti fenomenale e noi abbiamo tutto l’interesse che i rapporti con la Russia siano stabili, però quando sono arrivate queste pressioni fortissime degli Stati Uniti, tutti i paesi europei si sono allineati.
Blog – Quali sono le conseguenze per l’Italia? Secondo te quale dovrebbe essere l’atteggiamento del Governo italiano nei confronti della Russia?
Marcello Foa – Per l’Italia è un danno enorme! L’Italia aveva nella Russia un mercato di sbocco fenomenale per i prodotti agroalimentari, c’era un interscambio fortissimo, crescente, anche solo turistico, ma non solo che in un paese in crisi com’è l’Italia senz’altro faceva bene. Purtroppo in questi casi prevalgono non ragioni di alleanza, ma pressioni talmente forti perché gli Stati Uniti vogliono davvero regolare i conti con la Russia, vogliono fare sì che il cambiamento in Ucraina diventi permanente e secondo me l’obiettivo ultimo è quello di provocare un cambiamento di regime a Mosca, costringere la Russia a cedere, i russi a ribellarsi contro Putin e per cui mettere un regime più filoamericano a Mosca e questa è una partita davvero pericolosa! Io sono molto preoccupato. Vedo molta passività da parte del governo Renzi, non c’è alcun tipo d’iniziativa, non mi sembra ci sia neanche il tentativo di difendere gli interessi dell’Italia, il vero rischio è che questa crisi tra Russia e Stati Uniti degeneri in una guerra vera e propria e noi abbiamo bisogno di tutto, fuorché di una guerra che si svolge in linea d’aria a pochi chilometri dalle coste italiane e abbiamo men che meno bisogno di rischiare di essere bombardati perché l’Italia ha qui delle basi militari. Veramente io sono molto, molto preoccupato perché vedo molta irresponsabilità, vedo un desiderio di raggiungere questi obiettivi a qualunque costo e la storia insegna che quando c’è irragionevolezza le conseguenze sono sempre drammatiche, Dio non voglia che si arrivi a una guerra ma non possiamo escluderlo. Passate parola!
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Ciao
Paolo11
29 giugno. Russia – Ucraina: Intervista a Marcello Foa.
Marcello Foa – Un saluto agli amici del blog di Beppe Grillo, ben ritrovati visto che non è la prima volta che ho il piacere di parlarvi.
Blog – Il 14 marzo 2014 tu titolavi un tuo articolo: “Ucraina: il segreto che nessuno spiega (e che dovreste sapere…), ci spieghi quali sono le vere ragioni che hanno portato al conflitto fra Russia e Ucraina? E in questo scenario, che ruolo ricoprono gli Stati Uniti d’America?
Marcello Foa – Per capire che cosa accade tra Russia e Ucraina in realtà bisogna capire cosa accade tra Russia e Stati Uniti, perché dietro gli avvenimenti in Ucraina c’è una strategia degli Stati Uniti, volta da un lato isolare la Russia, dall’altro lato a prendere il controllo dell’Eurasia, ovvero a creare un corridoio che dall’Europa occidentale arriva fino all’Asia e per realizzare questo corridoio, il controllo dell’Ucraina è cruciale. E’ un processo che è in corso da 10 anni, che viene combattuto con mezzi non convenzionali, dapprima i più attenti se lo ricorderanno, la Rivoluzione Arancione del 2004 quando una rivolta popolare rovesciò il regime filorusso dell’epoca. Quella che in realtà era una rivoluzione popolare, noi oggi sappiamo con certezza, era una finta rivoluzione popolare, ovvero l’uso della massa, per fini golpistici di fatto, cioè si rovescia un regime o un’elezione. Quell’episodio ebbe breve durata perché i russi riuscirono a riprendere il controllo dell’Ucraina e piazzarono Ianucovich che fu eletto regolarmente e quello che è accaduto ormai un anno fa è molto, molto sottile. Ovvero gli americani durante i giochi olimpici di Soci ed è un dettaglio che è sfuggito a molti, organizzarono una rivoluzione di massa, popolare, usando però, questo è un aspetto molto importante, delle truppe neonaziste e dovevano fare sì che il rovesciamento del regime Ianukovich finisse prima della fine dei giochi olimpici, perché? Perché durante i giochi olimpici di Soci, Putin non poteva reagire con la forza.
Blog – In data 8 giugno 2015 torni sul tema e sul tuo blog scrivi: “Perché Putin in fondo ha ragione”, lo spieghi anche noi?
Marcello Foa – Io seguo la Russia da tantissimo tempo, io non riesco a trovare un solo episodio e sfido chiunque a trovarlo in cui la Russia ha destabilizzato il mondo in cui la Russia ha fatto operazioni di politica estera per raggiungere obiettivi non dichiarati, colpi di stato, invasioni, come faceva l’Unione Sovietica. Ebbene da quando il comunismo è caduto, la Russia non ha più fatto nulla per essere un problema geostrategico, perché la Russia in scoperto dopo i drammatici anni di Eltis di essere un paese ricco di risorse naturali e da quando Putin ha preso il potere la loro unica ambizione era quella di arricchirsi, di essere membri dell’economia globale, di poter gli oligarchi essere stramiliardari come sappiamo bene, con quelli eccessi, la loro unica ambizione era di essere accettata dalle altre potenze e di poter contribuire allo sviluppo dell’economia mondiale. Quando però gli Stati Uniti hanno iniziato questa tecnica di rovesciamento dei regimi, con le rivolte popolari, nella Jugoslavia di Milosevic, poi ci fu la Rivoluzione delle Rose in Georgia. In quel momento Putin si è allertato perché dopo alcune settimane è arrivata la Rivoluzione Arancione a Kiev, a quel punto la Russia ha capito che gli Stati Uniti stavano applicando delle tecniche per cui non intendevano lasciare in pace la Russia, lasciare in pace la Russia e permetterle di partecipare all’economia mondiale e rispettare le sue aree di influenza, che erano l’Ucraina e qualche repubblica a sud della Russia, per cui in Asia. Perché dico che Putin in fondo ha ragione? Perché Putin dice: “Troviamo un accordo, sediamoci, non creo problemi”, la gente dice: sì ma Putin ha invaso la Crimea, ha invaso la Crimea dopo che c’è stato un colpo di stato a Kiev, come risposta, adesso c’è stato l’annuncio che Putin dispiegherà dei missili nucleari, ma perché l’ha fatto? Perché l’America ha appena annunciato 5 mila… il dispiegamento di forze militari della Nato ai confini con l’Europa dell’est. Ecco perché secondo me in questa crisi drammatica, sono molto preoccupato, la responsabilità purtroppo è degli Stati Uniti.
Blog – In questo braccio di ferro tra Russia e Stati Uniti d’America come si colloca l’Europa?
Marcello Foa – Sull’Europa bisogna considerare un altro aspetto, ancora una volta purtroppo c’è un discorso che il Vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden ha fatto all’università Harward di cui trovate traccia anche sul mio blog, in cui lui ammette di avere costretto gli alleati europei a imporre le sanzioni alla Russia, perché gli alleati europei non avevano alcuna ragione per andare a fare un muro contro muro con la Russia e perché è molto semplice, la Russia ci fornisce il gas, la Russia rappresenta un mercato di sbocco per i nostri prodotti fenomenale e noi abbiamo tutto l’interesse che i rapporti con la Russia siano stabili, però quando sono arrivate queste pressioni fortissime degli Stati Uniti, tutti i paesi europei si sono allineati.
Blog – Quali sono le conseguenze per l’Italia? Secondo te quale dovrebbe essere l’atteggiamento del Governo italiano nei confronti della Russia?
Marcello Foa – Per l’Italia è un danno enorme! L’Italia aveva nella Russia un mercato di sbocco fenomenale per i prodotti agroalimentari, c’era un interscambio fortissimo, crescente, anche solo turistico, ma non solo che in un paese in crisi com’è l’Italia senz’altro faceva bene. Purtroppo in questi casi prevalgono non ragioni di alleanza, ma pressioni talmente forti perché gli Stati Uniti vogliono davvero regolare i conti con la Russia, vogliono fare sì che il cambiamento in Ucraina diventi permanente e secondo me l’obiettivo ultimo è quello di provocare un cambiamento di regime a Mosca, costringere la Russia a cedere, i russi a ribellarsi contro Putin e per cui mettere un regime più filoamericano a Mosca e questa è una partita davvero pericolosa! Io sono molto preoccupato. Vedo molta passività da parte del governo Renzi, non c’è alcun tipo d’iniziativa, non mi sembra ci sia neanche il tentativo di difendere gli interessi dell’Italia, il vero rischio è che questa crisi tra Russia e Stati Uniti degeneri in una guerra vera e propria e noi abbiamo bisogno di tutto, fuorché di una guerra che si svolge in linea d’aria a pochi chilometri dalle coste italiane e abbiamo men che meno bisogno di rischiare di essere bombardati perché l’Italia ha qui delle basi militari. Veramente io sono molto, molto preoccupato perché vedo molta irresponsabilità, vedo un desiderio di raggiungere questi obiettivi a qualunque costo e la storia insegna che quando c’è irragionevolezza le conseguenze sono sempre drammatiche, Dio non voglia che si arrivi a una guerra ma non possiamo escluderlo. Passate parola!
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Paolo11
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Re: Gli americani vogliono nuclearizzare i russi”
http://ricerca.repubblica.it/repubblica ... ina02.html
Obama attacca Putin "Viola tutti gli impegni" Ma la Merkel non cede "Niente armi all'Ucraina"
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK .
«Le sanzioni non hanno dissuaso Putin — dichiara Barack Obama — e non lo hanno deviato dal suo percorso. In Ucraina continua a violare gli impegni presi. Perciò sto esaminando tutte le opzioni, inclusa la fornitura di armi letali per rafforzare le difese dell'Ucraina». Il presidente americano dice di «non avere ancora preso una decisione». È vera incertezza, o solo un gesto di rispetto nei confronti della sua ospite, la cancelliera Angela Merkel?
Il vertice bilaterale Usa-Germania è dominato dalla crisi ucraina, «la prima guerra in casa degli europei, dai tempi dei Balcani ». È un tentativo di presentare a Putin un fronte unito dell'Occidente. Ma le differenze tra le due sponde dell'Atlantico restano. «Non esiste una soluzione militare — insiste la Merkel alla Casa Bianca — noi continuiamo a perseguire la soluzione diplomatica, anche se abbiamo avuto una serie di insuccessi». Obama non la contraddice apertamente, ammette che la soluzione militare ha «poche probabilità». La tesi americana è un'altra. Non si tratta di incoraggiare la guerra, ma di prendere atto che la guerra c'è, e uno dei due combattenti è in difficoltà: l'Ucraina non ce la fa, i ribelli con l'appoggio russo guadagnano terreno, Putin si avvicina al suo obiettivo di staccare un pezzo del paese e trasformarlo in un satellite russo, nonché un corridoio di passaggio verso la Crimea. Armare le forze regolari ucraine serve ad alzare il costo per Putin, a rendergli meno facili in futuro invasioni e annessioni.
La tesi più ottimista, che i diplomatici cercano di accreditare, è che fra Obama e la Merkel ci sia una commedia delle parti, una suddivisione dei ruoli concordata. "Good cop, bad cop", come nei film polizieschi di Hollywood, quando agli interrogatori si alternano il poliziotto duro e quello che usa le buona maniere. Ma il malumore degli americani è palpabile, quando da Bruxelles arriva la notizia che gli europei rinviano ogni decisione su nuove sanzioni. Più che il gioco delle parti c'è una visione del mondo diversa, e due versioni della storia che si oppongono. «La Guerra fredda fu vinta da noi grazie alla battaglia dei valori, non con le armi », dice la Merkel che da giovane è cresciuta nella Germania est comunista. Gli americani, sia democratici che repubblicani, non sono d'accordo: per loro la guerra fredda fu vinta da una combinazione di soft power e hard power, egemonia culturale, certo, ma anche uno sforzo di armamento che portò l'Urss al collasso.
Su Obama qui in America si esercitano pressioni da più parti. I repubblicani maggioritari al Congresso vogliono armare l'Ucraina. I vertici del Pentagono pure. Perfino il segretario di Stato John Kerry è passato al "partito delle armi". La ragione la illustra il senatore repubblicano John McCain, una delle voci più autorevoli in politica estera: «Putin dà i carri armati ai ribelli che lui sostiene; noi diamo all'Ucraina aiuti logistici e umanitari, le coperte. Le coperte servono poco contro i carri armati».
Obama constata che gli stessi europei, quando parlano di Putin, mostrano una diffidenza estrema. A proposito del vertice che tedeschi e francesi tentano di organizzare domani a Minsk, la Casa Bianca ha colto lo scettici- smo del ministro della Difesa tedesco che ne parla come di un summit «in forse, sperabilmente possibile». Mentre Putin si è affrettato a «respingere ogni ultimatum », come a dire che lo stesso summit di Minsk, se avverrà, non sarà una scadenza decisiva. Vista da Washington questa è una crisi in cui gli europei non si fanno illusioni, eppure preferiscono i rinvii per ragioni d'interesse: le sanzioni costano, la perdita del mercato russo è un colpo duro in una fase già depressa per l'economia europea. Fa eccezione, talvolta, l'Inghilterra, il cui ministro degli Esteri ammette: «Basta con le parole, ci vogliono azioni sul terreno». Le azioni, come sempre, se ci saranno verranno dall'America per prima. Se dovesse fallire Minsk, se l'iniziativa diplomatica franco-tedesca sarà un flop, se Putin continuerà a guadagnare tempo e territorio, alla fine Obama si deciderà a inviare armi. Niente a che vedere con gli allarmi sulla terza guerra mondiale: il presidente ha sempre escluso un conflitto diretto Usa-Russia, per la semplice ragione che l'Ucraina non fa parte della Nato. Tocca agli ucraini difendersi, ma per evitare che torni in auge la "teoria del domino", per impedire che dopo la Crimea e l'Ucraina orientale gli appetiti di Putin si volgano ai membri della Nato come i paesi Baltici, gli americani si deciderebbero ad aiutare gli ucraini a difendersi da soli.
La visita a Washington conferma che la cancelliera tedesca s'inserisce nella tradizione più distante dagli Stati Uniti, dalla fine della seconda guerra mondiale. Una caratteristica che distingueva i socialdemocratici, non i democristiani. Konrad Adenauer e Helmut Kohl furono alleati molto più omogenei agli Usa, mentre è con Willy Brandt e Gerhard Schroeder che ci furono gli screzi più gravi. La Merkel ha accumulato un insieme d'incomprensioni e divergenze che va dall'austerity all'Ucraina, dalla politica estera alla crisi greca.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
" Sto esaminando tutte le opzioni, inclusa la fornitura di armi letali, per rafforzare le difese dell'Ucraina
BARACK OBAMA
Dal discorso del presidente Usa
La Guerra fredda fu vinta da noi grazie alla battaglia dei valori, non con le armi Continuiamo a perseguire la soluzione diplomatica
ANGELA MERKEL
Le parole della cancelliera tedesca
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Paolo11
Obama attacca Putin "Viola tutti gli impegni" Ma la Merkel non cede "Niente armi all'Ucraina"
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK .
«Le sanzioni non hanno dissuaso Putin — dichiara Barack Obama — e non lo hanno deviato dal suo percorso. In Ucraina continua a violare gli impegni presi. Perciò sto esaminando tutte le opzioni, inclusa la fornitura di armi letali per rafforzare le difese dell'Ucraina». Il presidente americano dice di «non avere ancora preso una decisione». È vera incertezza, o solo un gesto di rispetto nei confronti della sua ospite, la cancelliera Angela Merkel?
Il vertice bilaterale Usa-Germania è dominato dalla crisi ucraina, «la prima guerra in casa degli europei, dai tempi dei Balcani ». È un tentativo di presentare a Putin un fronte unito dell'Occidente. Ma le differenze tra le due sponde dell'Atlantico restano. «Non esiste una soluzione militare — insiste la Merkel alla Casa Bianca — noi continuiamo a perseguire la soluzione diplomatica, anche se abbiamo avuto una serie di insuccessi». Obama non la contraddice apertamente, ammette che la soluzione militare ha «poche probabilità». La tesi americana è un'altra. Non si tratta di incoraggiare la guerra, ma di prendere atto che la guerra c'è, e uno dei due combattenti è in difficoltà: l'Ucraina non ce la fa, i ribelli con l'appoggio russo guadagnano terreno, Putin si avvicina al suo obiettivo di staccare un pezzo del paese e trasformarlo in un satellite russo, nonché un corridoio di passaggio verso la Crimea. Armare le forze regolari ucraine serve ad alzare il costo per Putin, a rendergli meno facili in futuro invasioni e annessioni.
La tesi più ottimista, che i diplomatici cercano di accreditare, è che fra Obama e la Merkel ci sia una commedia delle parti, una suddivisione dei ruoli concordata. "Good cop, bad cop", come nei film polizieschi di Hollywood, quando agli interrogatori si alternano il poliziotto duro e quello che usa le buona maniere. Ma il malumore degli americani è palpabile, quando da Bruxelles arriva la notizia che gli europei rinviano ogni decisione su nuove sanzioni. Più che il gioco delle parti c'è una visione del mondo diversa, e due versioni della storia che si oppongono. «La Guerra fredda fu vinta da noi grazie alla battaglia dei valori, non con le armi », dice la Merkel che da giovane è cresciuta nella Germania est comunista. Gli americani, sia democratici che repubblicani, non sono d'accordo: per loro la guerra fredda fu vinta da una combinazione di soft power e hard power, egemonia culturale, certo, ma anche uno sforzo di armamento che portò l'Urss al collasso.
Su Obama qui in America si esercitano pressioni da più parti. I repubblicani maggioritari al Congresso vogliono armare l'Ucraina. I vertici del Pentagono pure. Perfino il segretario di Stato John Kerry è passato al "partito delle armi". La ragione la illustra il senatore repubblicano John McCain, una delle voci più autorevoli in politica estera: «Putin dà i carri armati ai ribelli che lui sostiene; noi diamo all'Ucraina aiuti logistici e umanitari, le coperte. Le coperte servono poco contro i carri armati».
Obama constata che gli stessi europei, quando parlano di Putin, mostrano una diffidenza estrema. A proposito del vertice che tedeschi e francesi tentano di organizzare domani a Minsk, la Casa Bianca ha colto lo scettici- smo del ministro della Difesa tedesco che ne parla come di un summit «in forse, sperabilmente possibile». Mentre Putin si è affrettato a «respingere ogni ultimatum », come a dire che lo stesso summit di Minsk, se avverrà, non sarà una scadenza decisiva. Vista da Washington questa è una crisi in cui gli europei non si fanno illusioni, eppure preferiscono i rinvii per ragioni d'interesse: le sanzioni costano, la perdita del mercato russo è un colpo duro in una fase già depressa per l'economia europea. Fa eccezione, talvolta, l'Inghilterra, il cui ministro degli Esteri ammette: «Basta con le parole, ci vogliono azioni sul terreno». Le azioni, come sempre, se ci saranno verranno dall'America per prima. Se dovesse fallire Minsk, se l'iniziativa diplomatica franco-tedesca sarà un flop, se Putin continuerà a guadagnare tempo e territorio, alla fine Obama si deciderà a inviare armi. Niente a che vedere con gli allarmi sulla terza guerra mondiale: il presidente ha sempre escluso un conflitto diretto Usa-Russia, per la semplice ragione che l'Ucraina non fa parte della Nato. Tocca agli ucraini difendersi, ma per evitare che torni in auge la "teoria del domino", per impedire che dopo la Crimea e l'Ucraina orientale gli appetiti di Putin si volgano ai membri della Nato come i paesi Baltici, gli americani si deciderebbero ad aiutare gli ucraini a difendersi da soli.
La visita a Washington conferma che la cancelliera tedesca s'inserisce nella tradizione più distante dagli Stati Uniti, dalla fine della seconda guerra mondiale. Una caratteristica che distingueva i socialdemocratici, non i democristiani. Konrad Adenauer e Helmut Kohl furono alleati molto più omogenei agli Usa, mentre è con Willy Brandt e Gerhard Schroeder che ci furono gli screzi più gravi. La Merkel ha accumulato un insieme d'incomprensioni e divergenze che va dall'austerity all'Ucraina, dalla politica estera alla crisi greca.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
" Sto esaminando tutte le opzioni, inclusa la fornitura di armi letali, per rafforzare le difese dell'Ucraina
BARACK OBAMA
Dal discorso del presidente Usa
La Guerra fredda fu vinta da noi grazie alla battaglia dei valori, non con le armi Continuiamo a perseguire la soluzione diplomatica
ANGELA MERKEL
Le parole della cancelliera tedesca
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Paolo11
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Re: Gli americani vogliono nuclearizzare i russi”
http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2015/ ... tre-mosse/
29 giugno. Un messaggio non ufficiale per gli specialisti del nemico. Guardando questo video (molto forte) si coglie il messaggio che la Russia intende inviare a USA e NATO: ” Noi controlliamo le vostre mosse!”. Dalle numerose testimonianza si comprende che la Russia è in grando di difendersi. (Fonte Video)
Ciao Paolo11
29 giugno. Un messaggio non ufficiale per gli specialisti del nemico. Guardando questo video (molto forte) si coglie il messaggio che la Russia intende inviare a USA e NATO: ” Noi controlliamo le vostre mosse!”. Dalle numerose testimonianza si comprende che la Russia è in grando di difendersi. (Fonte Video)
Ciao Paolo11
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Re: Gli americani vogliono nuclearizzare i russi”
http://www.quifinanza.it/9746/soldi/i-b ... tario.html
29/07/2015 - I BRICS, acronimo sotto cui si raggruppano le cosiddette economie emergenti (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), sfidano apertamente il sistema creditizio mondiale - e nel dettaglio il Fondo Monetario Internazionale - con la creazione della Nuova Banca per lo Sviluppo, New Development Bank (NDB), con sede a Shanghai. La NDP sarà costituita da un capitale iniziale di 50 miliardi di dollari, che raddoppierà negli anni a seguire, ed i paesi promotori hanno altresì deciso di dare vita a riserve per complessivi 100 miliardi, con l'obiettivo di tamponare eventuali crisi finanziarie come quella a cui è andata incontro la Russia nell'ultimo anno, a causa del crollo delle quotazioni del petrolio, che ha determinato un potente deprezzamento del rublo.
Leggi anche:
Grecia, i particolari dell'accordo che pochi raccontano
Independent: "L'Italia sarà la prossima Grecia"
Altro che Grexit. E’ la Germania il paese più a rischio d’Europa
L'Austria medita sull'uscita dall'euro e guarda con interesse la Grecia
ALTERNATIVA AL FMI - Dalla Cina smentiscono che si tratti di un'alternativa all'FMI, affermando che la banca sarebbe "complementare". Tuttavia il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, non ha mancato di sottolineare come la NDB rappresenterebbe "un nuovo sistema politicentrico delle relazioni internazionali".
Per quanto le parti coinvolte lo neghino esplicitamente, la NDB rappresenta il tentativo delle economie emergenti di staccarsi progressivamente dagli organismi internazionali come l'FMI e la Banca Mondiale, nei quali non si sentono adeguatamente rappresentate. Da tempo, infatti, esse reclamano maggiori diritti di voto dentro l'istituto di Washington e in vista dell'elezione del nuovo direttore generale nel 2016, lo scontro si fa sempre più duro, dato che i BRICS vorrebbero porre fine al patto post-bellico tra USA ed Europa, per cui a capo dell'FMI vi sarà sempre un europeo e della Banca Mondiale sempre un americano.
Del resto il Fondo Monetario Internazionale appare da anni un'organizzazione bisognosa di un profondo rinnovamento. L'organizzazione dell'agenzia fu impostata dagli accordi di Bretton Woods nel 1944 e che non rispecchia più i rapporti di forza tra le diverse economie. Il Congresso USA, però, da tempo blocca il passaggio verso un nuovo sistema di rappresentanza interno all'istituto. Il caso Grecia ha dimostrato che l'istituto ha profuso molti più sforzi verso l'economia ellenica di quanti non ne abbia serbati ad oggi verso chicchessia, a conferma che gli interessi geo-politici di Europa e USA continuano a prevalere su ogni altra considerazione. La reazione, a quanto pare, è arrivata.
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Ciao
Paolo11
29/07/2015 - I BRICS, acronimo sotto cui si raggruppano le cosiddette economie emergenti (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), sfidano apertamente il sistema creditizio mondiale - e nel dettaglio il Fondo Monetario Internazionale - con la creazione della Nuova Banca per lo Sviluppo, New Development Bank (NDB), con sede a Shanghai. La NDP sarà costituita da un capitale iniziale di 50 miliardi di dollari, che raddoppierà negli anni a seguire, ed i paesi promotori hanno altresì deciso di dare vita a riserve per complessivi 100 miliardi, con l'obiettivo di tamponare eventuali crisi finanziarie come quella a cui è andata incontro la Russia nell'ultimo anno, a causa del crollo delle quotazioni del petrolio, che ha determinato un potente deprezzamento del rublo.
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Independent: "L'Italia sarà la prossima Grecia"
Altro che Grexit. E’ la Germania il paese più a rischio d’Europa
L'Austria medita sull'uscita dall'euro e guarda con interesse la Grecia
ALTERNATIVA AL FMI - Dalla Cina smentiscono che si tratti di un'alternativa all'FMI, affermando che la banca sarebbe "complementare". Tuttavia il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, non ha mancato di sottolineare come la NDB rappresenterebbe "un nuovo sistema politicentrico delle relazioni internazionali".
Per quanto le parti coinvolte lo neghino esplicitamente, la NDB rappresenta il tentativo delle economie emergenti di staccarsi progressivamente dagli organismi internazionali come l'FMI e la Banca Mondiale, nei quali non si sentono adeguatamente rappresentate. Da tempo, infatti, esse reclamano maggiori diritti di voto dentro l'istituto di Washington e in vista dell'elezione del nuovo direttore generale nel 2016, lo scontro si fa sempre più duro, dato che i BRICS vorrebbero porre fine al patto post-bellico tra USA ed Europa, per cui a capo dell'FMI vi sarà sempre un europeo e della Banca Mondiale sempre un americano.
Del resto il Fondo Monetario Internazionale appare da anni un'organizzazione bisognosa di un profondo rinnovamento. L'organizzazione dell'agenzia fu impostata dagli accordi di Bretton Woods nel 1944 e che non rispecchia più i rapporti di forza tra le diverse economie. Il Congresso USA, però, da tempo blocca il passaggio verso un nuovo sistema di rappresentanza interno all'istituto. Il caso Grecia ha dimostrato che l'istituto ha profuso molti più sforzi verso l'economia ellenica di quanti non ne abbia serbati ad oggi verso chicchessia, a conferma che gli interessi geo-politici di Europa e USA continuano a prevalere su ogni altra considerazione. La reazione, a quanto pare, è arrivata.
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Paolo11
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