Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Migranti, in 26 su un altro tir in Austria: ‘gravi 3 bimbi’. Grecia, 59 su yacht: 15enne morto per sparatoria con scafisti
Mondo
È la scoperta fatta dalla polizia a St. Peter am Hart, vicino al confine con la Germania: tutti in vita i migranti ma i tre piccoli sono in condizioni critiche a causa della disidratazione. Nel frattempo in Ungheria i pm hanno chiesto di trasformare in arresto il fermo dei 4 uomini accusati della morte delle 71 persone trovate ieri su un altro camion abbandonato al confine austro - ungarico
di F. Q. | 29 agosto 2015
Ventisei persone nascoste su un camion, e tra loro tre bambini in condizioni critiche a causa della disidratazione. È la scoperta fatta dalla polizia in Austria , dove da 48 ore è allarme immigrazione. Appena ieri era stato trovato un tir abbandonato sulle strade alla frontiere con l’Ungheria: a bordo 71 persone morte asfissiate. Questa volta invece, i 26 trovati a bordo del tir fermato a St. Peter am Hart, vicino al confine con la Germania, sono fortunatamente ancora tutti ancora in vita : tre dei bambini però sono in gravi condizioni di disidratazione. I 26 migranti provengono da Siria, Afghanistan e Bangladesh e sono stati trasferiti in ospedale nella vicina città di Braunau. I piccoli, dopo il ricovero, “si stanno riprendendo” . “Non avrebbero resistito molto altro tempo: sono stati salvati in extremis”, afferma la polizia austriaca. L’autista, un 29enne romeno, quando ha visto il mezzo della polizia ha accelerato per fuggire ma poi è stato arrestato.
Ungheria: chiesto arresto per i 4 del “tir della morte” - Nel frattempo in Ungheria i pm hanno chiesto di trasformare in arresto e in custodia cautelare il fermo dei quattro uomini accusati di traffico di esseri umani per la morte di 71 migranti soffocati all’interno di un tir abbandonato in corsia d’emergenza lungo l’autostrada Budapest-Vienna in territorio austriaco. Si tratta di tre bulgari e di un afghano, che dovranno comparire davanti al giudice del tribunale di Kecskemet, nell’Ungheria centrale, dove sono stati fermati giovedì, poche ore dopo la scoperta dei cadaveri e da dove si ritiene sia partito il “tir della morte“. I quattro si professano innocenti: il tribunale ha deciso una detenzione cautelare di 30 giorni.Per l’identificazione dei 71 cadaveri la polizia austriaca conta di sfruttare l’esame dei cellulari trovati su alcuni dei corpi. Anche in questo caso si presume venissero dalla Siria e dall’Afghanistan. Stando alle informazioni riferite da procuratore, i migranti erano entrati in Ungheria dalla Serbia e i trafficanti li avrebbero presi nella città di Kecskemet, trasportandoli appunto in Austria.
Rilasciato autista italiano in Uk: non sapeva dei migranti a bordo – Era accusato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, ma dopo meno di 24 ore l’accusa sembra perdere consistenza. È stato rilasciato, infatti, il camionista 50enne di nazionalità italiana arrestato ieri nel Surrey, Inghilterra meridionale, dopo che a bordo del suo camion frigo erano stati trovati 27 migranti. Lo rivelano fonti diplomatiche italiane in Gran Bretagna. La notizia è stata confermata da una fonte dell’Home office. Secondo una prima ricostruzione, il camionista non sapeva che i migranti si trovassero all’interno del suo camion e sarebbero stati loro stessi a confermarlo alle autorità e a dire che erano saliti di nascosto a bordo. Un caso per nulla inedito, dato che è già successo spesso in passato che sconosciuti salgano sui tir in sosta a Calais per passare lo stretto della Manica e arrivare tramite il tunnel in Inghilterra.
Grecia, battello con profugo asfissiato - Un profugo di 15 anni è stato trovato morto per asfissia su un’imbarcazione che trasportava altri 59 migranti. Il battello è stato fermato davanti all’isola di Simi da una nave dell’operazione Frontex, dopo aver cercato di speronare il vascello dei militari.
A Messina 700 arrivi: 2 morti – Sono 683 le persone che stanno sbarcando al molo Marconi del porto di Messina: si trovavano sulla nave Diciotti della Capitaneria di porto e sono state soccorse mentre erano in viaggio nel Canale di Sicilia su due barconi. Tra le persone sbarcate anche 5 donne incinte e diversi minori non accompagnati. A bordo ci sono anche i cadaveri di due donne, che potrebbero essere morte soffocate nella stiva del barcone su cui viaggiavano. Sarà l’autopsia, che verrà fatta nelle prossime ore al Policlinico di Messina, a chiarire i motivi del decesso.Circa 200 persone sopravvissute verranno, invece, trasferite nei centri di accoglienza della città, altri in diverse strutture nel resto d’Italia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08 ... o/1992865/
Mondo
È la scoperta fatta dalla polizia a St. Peter am Hart, vicino al confine con la Germania: tutti in vita i migranti ma i tre piccoli sono in condizioni critiche a causa della disidratazione. Nel frattempo in Ungheria i pm hanno chiesto di trasformare in arresto il fermo dei 4 uomini accusati della morte delle 71 persone trovate ieri su un altro camion abbandonato al confine austro - ungarico
di F. Q. | 29 agosto 2015
Ventisei persone nascoste su un camion, e tra loro tre bambini in condizioni critiche a causa della disidratazione. È la scoperta fatta dalla polizia in Austria , dove da 48 ore è allarme immigrazione. Appena ieri era stato trovato un tir abbandonato sulle strade alla frontiere con l’Ungheria: a bordo 71 persone morte asfissiate. Questa volta invece, i 26 trovati a bordo del tir fermato a St. Peter am Hart, vicino al confine con la Germania, sono fortunatamente ancora tutti ancora in vita : tre dei bambini però sono in gravi condizioni di disidratazione. I 26 migranti provengono da Siria, Afghanistan e Bangladesh e sono stati trasferiti in ospedale nella vicina città di Braunau. I piccoli, dopo il ricovero, “si stanno riprendendo” . “Non avrebbero resistito molto altro tempo: sono stati salvati in extremis”, afferma la polizia austriaca. L’autista, un 29enne romeno, quando ha visto il mezzo della polizia ha accelerato per fuggire ma poi è stato arrestato.
Ungheria: chiesto arresto per i 4 del “tir della morte” - Nel frattempo in Ungheria i pm hanno chiesto di trasformare in arresto e in custodia cautelare il fermo dei quattro uomini accusati di traffico di esseri umani per la morte di 71 migranti soffocati all’interno di un tir abbandonato in corsia d’emergenza lungo l’autostrada Budapest-Vienna in territorio austriaco. Si tratta di tre bulgari e di un afghano, che dovranno comparire davanti al giudice del tribunale di Kecskemet, nell’Ungheria centrale, dove sono stati fermati giovedì, poche ore dopo la scoperta dei cadaveri e da dove si ritiene sia partito il “tir della morte“. I quattro si professano innocenti: il tribunale ha deciso una detenzione cautelare di 30 giorni.Per l’identificazione dei 71 cadaveri la polizia austriaca conta di sfruttare l’esame dei cellulari trovati su alcuni dei corpi. Anche in questo caso si presume venissero dalla Siria e dall’Afghanistan. Stando alle informazioni riferite da procuratore, i migranti erano entrati in Ungheria dalla Serbia e i trafficanti li avrebbero presi nella città di Kecskemet, trasportandoli appunto in Austria.
Rilasciato autista italiano in Uk: non sapeva dei migranti a bordo – Era accusato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, ma dopo meno di 24 ore l’accusa sembra perdere consistenza. È stato rilasciato, infatti, il camionista 50enne di nazionalità italiana arrestato ieri nel Surrey, Inghilterra meridionale, dopo che a bordo del suo camion frigo erano stati trovati 27 migranti. Lo rivelano fonti diplomatiche italiane in Gran Bretagna. La notizia è stata confermata da una fonte dell’Home office. Secondo una prima ricostruzione, il camionista non sapeva che i migranti si trovassero all’interno del suo camion e sarebbero stati loro stessi a confermarlo alle autorità e a dire che erano saliti di nascosto a bordo. Un caso per nulla inedito, dato che è già successo spesso in passato che sconosciuti salgano sui tir in sosta a Calais per passare lo stretto della Manica e arrivare tramite il tunnel in Inghilterra.
Grecia, battello con profugo asfissiato - Un profugo di 15 anni è stato trovato morto per asfissia su un’imbarcazione che trasportava altri 59 migranti. Il battello è stato fermato davanti all’isola di Simi da una nave dell’operazione Frontex, dopo aver cercato di speronare il vascello dei militari.
A Messina 700 arrivi: 2 morti – Sono 683 le persone che stanno sbarcando al molo Marconi del porto di Messina: si trovavano sulla nave Diciotti della Capitaneria di porto e sono state soccorse mentre erano in viaggio nel Canale di Sicilia su due barconi. Tra le persone sbarcate anche 5 donne incinte e diversi minori non accompagnati. A bordo ci sono anche i cadaveri di due donne, che potrebbero essere morte soffocate nella stiva del barcone su cui viaggiavano. Sarà l’autopsia, che verrà fatta nelle prossime ore al Policlinico di Messina, a chiarire i motivi del decesso.Circa 200 persone sopravvissute verranno, invece, trasferite nei centri di accoglienza della città, altri in diverse strutture nel resto d’Italia.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
La Stampa 29.8.15
Cacciari: “Finalmente sull’immigrazione si è svegliata”
“La sua leadership è inevitabile ma finora l’ha usata malissimo”
di Marco Bresolin
Professor Massimo Cacciari, Angela Merkel è sempre più leader dell’Ue.
«La notizia sarebbe il contrario. È il leader del Paese leader dell’Ue: se non a lei, a chi spetta quel ruolo?».
Certo è che le sue ultime uscite in tema di immigrazione segnano una svolta...
«Era ora! Finalmente anche i tedeschi si stanno svegliando!».
Quella indicata da Berlino è la strada giusta?
«Anche la Merkel si sta rendendo conto che la questione epocale dell’immigrazione non può più essere affrontata in un’ottica di pura emergenza. Bisogna cambiare, finalmente l’hanno capito pure loro».
Quindi la cancelliera sta usando la sua leadership nel modo migliore?
«Mah, su questo andrei molto cauto. Finora la Germania ha usato malissimo il suo ruolo di guida dell’Unione Europea. Guardiamo alla crisi della Grecia».
Dicono che però alla fine sia stato evitato il peggio.
«La crisi greca è stata gestita in modo pessimo».
Perché?
«Perché bisognava intervenire subito. Se lo avessero fatto in tempo, tutto si sarebbe risolto con una crisetta. E invece hanno lasciato che la questione si ingigantisse. Vorrei ricordare che il peso della crisi greca per l’Europa è di dieci volte inferiore a quello della Sicilia per l’Italia».
Comunque sembra che gli altri Paesi europei stiano riconoscendo con meno fatica questo ruolo di leader a Berlino.
«Ma perché non ci sono alternative. Volente o nolente la leadership dell’Europa è della Germania. È determinante».
Questo però non fa altro che alimentare i sentimenti anti-tedeschi di chi non vuole un’Europa germanocentrica. Lo spettro dei populismi si ingigantisce.
«Ho sempre sostenuto che queste posizione anti-tedesche sono totalmente ridicole. Critiche senza senso».
L’egemonia tedesca non può essere messa in discussione?
«Ma la Germania questa posizione di leadership se l’è conquistata e meritata. Le spetta. Il problema semmai è un altro».
Quale?
«Che questa leadership viene usata malissimo».
Dalla Merkel?
«Avrebbe potuto avere un ruolo di guida politica e culturale, non solo economica.
E invece non è stato così».
Sull’immigrazione, però, qualche spiraglio si vede.
«E meno male. Come dicevo prima, forse ora si stanno svegliando».
Gli altri Paesi, Francia in testa, devono quindi rassegnarsi a un ruolo di secondo piano?
«Ma la Francia dove vuole andare? La Francia è un malato, esattamente come noi. Non può pretendere la leadership, non è in grado».
A proposito, l’Italia di Renzi che ruolo si sta ritagliando?
«Il solito ruolo marginale. In questo, devo ammetterlo, ha ragione D’Alema (che ha parlato di subalternità del governo italiano ai conservatori tedeschi, ndr). Siamo destinati a questa posizione di marginalità».
Cacciari: “Finalmente sull’immigrazione si è svegliata”
“La sua leadership è inevitabile ma finora l’ha usata malissimo”
di Marco Bresolin
Professor Massimo Cacciari, Angela Merkel è sempre più leader dell’Ue.
«La notizia sarebbe il contrario. È il leader del Paese leader dell’Ue: se non a lei, a chi spetta quel ruolo?».
Certo è che le sue ultime uscite in tema di immigrazione segnano una svolta...
«Era ora! Finalmente anche i tedeschi si stanno svegliando!».
Quella indicata da Berlino è la strada giusta?
«Anche la Merkel si sta rendendo conto che la questione epocale dell’immigrazione non può più essere affrontata in un’ottica di pura emergenza. Bisogna cambiare, finalmente l’hanno capito pure loro».
Quindi la cancelliera sta usando la sua leadership nel modo migliore?
«Mah, su questo andrei molto cauto. Finora la Germania ha usato malissimo il suo ruolo di guida dell’Unione Europea. Guardiamo alla crisi della Grecia».
Dicono che però alla fine sia stato evitato il peggio.
«La crisi greca è stata gestita in modo pessimo».
Perché?
«Perché bisognava intervenire subito. Se lo avessero fatto in tempo, tutto si sarebbe risolto con una crisetta. E invece hanno lasciato che la questione si ingigantisse. Vorrei ricordare che il peso della crisi greca per l’Europa è di dieci volte inferiore a quello della Sicilia per l’Italia».
Comunque sembra che gli altri Paesi europei stiano riconoscendo con meno fatica questo ruolo di leader a Berlino.
«Ma perché non ci sono alternative. Volente o nolente la leadership dell’Europa è della Germania. È determinante».
Questo però non fa altro che alimentare i sentimenti anti-tedeschi di chi non vuole un’Europa germanocentrica. Lo spettro dei populismi si ingigantisce.
«Ho sempre sostenuto che queste posizione anti-tedesche sono totalmente ridicole. Critiche senza senso».
L’egemonia tedesca non può essere messa in discussione?
«Ma la Germania questa posizione di leadership se l’è conquistata e meritata. Le spetta. Il problema semmai è un altro».
Quale?
«Che questa leadership viene usata malissimo».
Dalla Merkel?
«Avrebbe potuto avere un ruolo di guida politica e culturale, non solo economica.
E invece non è stato così».
Sull’immigrazione, però, qualche spiraglio si vede.
«E meno male. Come dicevo prima, forse ora si stanno svegliando».
Gli altri Paesi, Francia in testa, devono quindi rassegnarsi a un ruolo di secondo piano?
«Ma la Francia dove vuole andare? La Francia è un malato, esattamente come noi. Non può pretendere la leadership, non è in grado».
A proposito, l’Italia di Renzi che ruolo si sta ritagliando?
«Il solito ruolo marginale. In questo, devo ammetterlo, ha ragione D’Alema (che ha parlato di subalternità del governo italiano ai conservatori tedeschi, ndr). Siamo destinati a questa posizione di marginalità».
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Corriere 29.8.15
La vetta da scalare per Merkel
di Franco Venturini
Timoniera nel bene e nel male di tutta la politica europea, Angela Merkel non poteva più rinunciare al suo ruolo sul tema scottante dei flussi migratori.
L’atroce morte in Austria di settantuno sventurati è una strage all’interno dell’Europa e all’interno del mondo germanico, non una fatalità «esterna» in quel Mediterraneo che pure continua a mietere un numero ben superiore di vittime.
L’opinione pubblica tedesca è scossa come mai prima, e preoccupa che si riaffaccino episodi di xenofobia neonazista.
Soprattutto, è ormai evidente anche alla cancelliera che le migrazioni siano destinate a durare e rappresentino per la sopravvivenza dell’Europa una minaccia non inferiore al disordine finanziario.
A Berlino è in corso, tardivamente, la presa d’atto di una nuova priorità squisitamente politica che si affianca a quella vecchia di natura economico-finanziaria: se non gestita con criteri equi l’ondata migratoria darà una forza non più controllabile alle strumentalizzazioni populiste ampiamente presenti nella Ue, e la rotta di collisione tra democrazia elettorale e governabilità finirà per distruggere l’intera costruzione europea.
Occorre dunque concepire strategie diverse e urgenti che portino a un sistema unificato del diritto d’asilo, al ritorno delle quote nella ripartizione degli aventi diritto, e forse alla revisione delle regole di Dublino sull’esempio di quanto la cancelliera ha fatto per prima sospendendole a beneficio dei profughi siriani.
La nuova consapevolezza della Germania, che pure non corre i pericoli politici interni della Francia o dell’Italia, è motivo di speranza e deve essere accolta da un benvenuto altrettanto consapevole.
Deve esserci chiaro che il nuovo orientamento del governo tedesco rappresenta in concreto l’unica possibilità di arrivare a quei traguardi che l’Italia da tempo insegue, perché è stato ampiamente dimostrato in sede europea che non abbiamo, se non in presenza di momentanee scosse emotive dovute a immani sciagure, il peso necessario per far valere le nostre argomentazioni davanti agli altrui egoismi.
Così come si è visto che l’auspicato asse italo-franco-spagnolo non esiste, con Madrid su inattese posizioni anti ripartizione come i Paesi del Nord e dell’Est, e Parigi ondeggiante tra consultazioni privilegiate con Berlino e timori di favorire il Front National.
Dobbiamo, questa volta, affiancarci alla Germania e incoraggiarla nel suo ruolo di leadership, portarle le nostre esperienze e conoscenze per esempio della situazione in Libia ma anche di quella nei Balcani, tentare di favorire una svolta voluta ora anche da Berlino sapendo però che ci sarà battaglia e che le resistenze saranno dure a morire.
Per questi motivi abbiamo noi per primi interesse a non dilazionare oltre la fine dell’anno — come peraltro concordato giovedì alla conferenza di Vienna — l’entrata in funzione dei nostri «centri di registrazione», strettamente legati, nella visione della Merkel, ai passi successivi sul diritto d’asilo e sulle quote.
Si può tornare a sperare, se faremo la politica giusta.
E tuttavia dobbiamo anche essere lucidi, vedere i limiti della nostra speranza e del nostro impegno a fianco della nuova determinazione tedesca.
Angela Merkel è imbattibile in casa, esercita un enorme potere di influenza in Europa, ma sbaglierebbe chi volesse accostarla al Cancelliere di ferro Otto von Bismarck e alla sua capacità di creare in Europa uno stabile sistema di alleanze.
Per certi aspetti la Merkel è anzi una Cancelliera d’argilla, perché né l’Europa né il mondo di oggi sono quelli dell’Ottocento.
La crisi greca può ancora degenerare.
Obama è tutto elogi ma comincia il suo lavoro ai fianchi per confermare a gennaio le sanzioni anti russe sull’Ucraina ben sapendo che la Germania si è esposta con le intese di Minsk II e che un loro fallimento avrebbe un prezzo anche politico per Berlino.
La crisi economica non è stata ancora superata del tutto ed ecco che la Cina fa tremare il mondo, soprattutto quei Paesi, come la Germania, che hanno puntato tutto sulle esportazioni rinunciando allo sviluppo della domanda interna.
Sono tempi non facili, anche per Angela Merkel.
E la questione dei migranti non li farà migliorare.
Basterà il peso tedesco a far rientrare i nazional-egoismi messi scandalosamente in mostra al Consiglio europeo del 25 giugno?
Si riuscirà davvero a far passare un sistema di quote obbligatorie e basate su parametri oggettivi sin qui rivelatosi irraggiungibile?
Le garanzie che alcuni vedono negli accordi di Dublino potranno davvero essere modificate, e le politiche nazionali sull’asilo rese comuni?
Acquisita la scelta di distinguere tra migranti con diritto d’asilo e migranti economici da rimandare a casa, come potranno avvenire respingimenti tanto massicci e tanto costosi, forse con il coinvolgimento di una missione Onu?
E come si pensa di impedire che quanti avranno ottenuto asilo e saranno stati assegnati pro quota a un determinato Paese si spostino di loro iniziativa per esempio in Germania, dove già vive oggi la netta maggioranza dei migranti che ce l’hanno fatta?
È bene non perdere di vista questi e altri interrogativi per valutare correttamente la montagna che Angela Merkel ha annunciato di voler scalare, le sue probabilità di successo e di conseguenza anche le nostre. Il confronto che si annuncia non sarà facile, e malgrado l’urgenza non sarà veloce.
Ma da oggi esiste una possibilità, che prima aveva dimostrato di non esserci e che l’Italia farà bene a sostenere senza rinunce e senza furbizie.
La vetta da scalare per Merkel
di Franco Venturini
Timoniera nel bene e nel male di tutta la politica europea, Angela Merkel non poteva più rinunciare al suo ruolo sul tema scottante dei flussi migratori.
L’atroce morte in Austria di settantuno sventurati è una strage all’interno dell’Europa e all’interno del mondo germanico, non una fatalità «esterna» in quel Mediterraneo che pure continua a mietere un numero ben superiore di vittime.
L’opinione pubblica tedesca è scossa come mai prima, e preoccupa che si riaffaccino episodi di xenofobia neonazista.
Soprattutto, è ormai evidente anche alla cancelliera che le migrazioni siano destinate a durare e rappresentino per la sopravvivenza dell’Europa una minaccia non inferiore al disordine finanziario.
A Berlino è in corso, tardivamente, la presa d’atto di una nuova priorità squisitamente politica che si affianca a quella vecchia di natura economico-finanziaria: se non gestita con criteri equi l’ondata migratoria darà una forza non più controllabile alle strumentalizzazioni populiste ampiamente presenti nella Ue, e la rotta di collisione tra democrazia elettorale e governabilità finirà per distruggere l’intera costruzione europea.
Occorre dunque concepire strategie diverse e urgenti che portino a un sistema unificato del diritto d’asilo, al ritorno delle quote nella ripartizione degli aventi diritto, e forse alla revisione delle regole di Dublino sull’esempio di quanto la cancelliera ha fatto per prima sospendendole a beneficio dei profughi siriani.
La nuova consapevolezza della Germania, che pure non corre i pericoli politici interni della Francia o dell’Italia, è motivo di speranza e deve essere accolta da un benvenuto altrettanto consapevole.
Deve esserci chiaro che il nuovo orientamento del governo tedesco rappresenta in concreto l’unica possibilità di arrivare a quei traguardi che l’Italia da tempo insegue, perché è stato ampiamente dimostrato in sede europea che non abbiamo, se non in presenza di momentanee scosse emotive dovute a immani sciagure, il peso necessario per far valere le nostre argomentazioni davanti agli altrui egoismi.
Così come si è visto che l’auspicato asse italo-franco-spagnolo non esiste, con Madrid su inattese posizioni anti ripartizione come i Paesi del Nord e dell’Est, e Parigi ondeggiante tra consultazioni privilegiate con Berlino e timori di favorire il Front National.
Dobbiamo, questa volta, affiancarci alla Germania e incoraggiarla nel suo ruolo di leadership, portarle le nostre esperienze e conoscenze per esempio della situazione in Libia ma anche di quella nei Balcani, tentare di favorire una svolta voluta ora anche da Berlino sapendo però che ci sarà battaglia e che le resistenze saranno dure a morire.
Per questi motivi abbiamo noi per primi interesse a non dilazionare oltre la fine dell’anno — come peraltro concordato giovedì alla conferenza di Vienna — l’entrata in funzione dei nostri «centri di registrazione», strettamente legati, nella visione della Merkel, ai passi successivi sul diritto d’asilo e sulle quote.
Si può tornare a sperare, se faremo la politica giusta.
E tuttavia dobbiamo anche essere lucidi, vedere i limiti della nostra speranza e del nostro impegno a fianco della nuova determinazione tedesca.
Angela Merkel è imbattibile in casa, esercita un enorme potere di influenza in Europa, ma sbaglierebbe chi volesse accostarla al Cancelliere di ferro Otto von Bismarck e alla sua capacità di creare in Europa uno stabile sistema di alleanze.
Per certi aspetti la Merkel è anzi una Cancelliera d’argilla, perché né l’Europa né il mondo di oggi sono quelli dell’Ottocento.
La crisi greca può ancora degenerare.
Obama è tutto elogi ma comincia il suo lavoro ai fianchi per confermare a gennaio le sanzioni anti russe sull’Ucraina ben sapendo che la Germania si è esposta con le intese di Minsk II e che un loro fallimento avrebbe un prezzo anche politico per Berlino.
La crisi economica non è stata ancora superata del tutto ed ecco che la Cina fa tremare il mondo, soprattutto quei Paesi, come la Germania, che hanno puntato tutto sulle esportazioni rinunciando allo sviluppo della domanda interna.
Sono tempi non facili, anche per Angela Merkel.
E la questione dei migranti non li farà migliorare.
Basterà il peso tedesco a far rientrare i nazional-egoismi messi scandalosamente in mostra al Consiglio europeo del 25 giugno?
Si riuscirà davvero a far passare un sistema di quote obbligatorie e basate su parametri oggettivi sin qui rivelatosi irraggiungibile?
Le garanzie che alcuni vedono negli accordi di Dublino potranno davvero essere modificate, e le politiche nazionali sull’asilo rese comuni?
Acquisita la scelta di distinguere tra migranti con diritto d’asilo e migranti economici da rimandare a casa, come potranno avvenire respingimenti tanto massicci e tanto costosi, forse con il coinvolgimento di una missione Onu?
E come si pensa di impedire che quanti avranno ottenuto asilo e saranno stati assegnati pro quota a un determinato Paese si spostino di loro iniziativa per esempio in Germania, dove già vive oggi la netta maggioranza dei migranti che ce l’hanno fatta?
È bene non perdere di vista questi e altri interrogativi per valutare correttamente la montagna che Angela Merkel ha annunciato di voler scalare, le sue probabilità di successo e di conseguenza anche le nostre. Il confronto che si annuncia non sarà facile, e malgrado l’urgenza non sarà veloce.
Ma da oggi esiste una possibilità, che prima aveva dimostrato di non esserci e che l’Italia farà bene a sostenere senza rinunce e senza furbizie.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Internazionale
Kiev non è Atene: debito tagliato
Ucraina. Raggiunto un accordo a Minsk tra ribelli e governo: «Cessate il fuoco» dal primo settembre
http://ilmanifesto.info/kiev-non-e-aten ... -tagliato/
Kiev non è Atene: debito tagliato
Ucraina. Raggiunto un accordo a Minsk tra ribelli e governo: «Cessate il fuoco» dal primo settembre
http://ilmanifesto.info/kiev-non-e-aten ... -tagliato/
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Questo tipo di notizia, farà innalzare la temperatura sociale italiana, già al limite dell'espolsione.
palagonia
Lui sgozzato e lei giù dal balcone: coppia assassinata nel Catanese
Due settantenni trovati morti dalla polizia dopo il ritrovamento di un telefonino al Cara di Mineo. Sospettato un cittadino ivoriano, accusato al momento di ristorazione
di Redazione Online
http://www.corriere.it/cronache/15_agos ... 2a57.shtml
palagonia
Lui sgozzato e lei giù dal balcone: coppia assassinata nel Catanese
Due settantenni trovati morti dalla polizia dopo il ritrovamento di un telefonino al Cara di Mineo. Sospettato un cittadino ivoriano, accusato al momento di ristorazione
di Redazione Online
http://www.corriere.it/cronache/15_agos ... 2a57.shtml
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
La petizione per chiedere la espulsione di Bonanno della Lega Nord dall’Europarlamento ha quasi raggiunto quota 50mila adesioni, e lui se la prende con Change.org, il portale per raccogliere le firme online.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Ci mancava solo lui, il solito Luttwak, il politologo che fa finta di dimenticare i guasti prodotti dalla politica estera made in Usa.
Luttwak: "L'Europa rischia l'islamizzazione e il Papa non lo capisce"
Duro attacco del politologo americano contro il governo italiano e contro il Pontefice che "non si rende di collaborare al suicidio dell'Europa cristiana"
Francesco Curridori - Dom, 30/08/2015 - 10:34
"L'Italia ha il Papa. E questo Papa ritiene che si debbano accogliere tutti. Del resto sin dall'inizio ha mandato il segnale sbagliato, quando fece il primo pellegrinaggio a Lampedusa.
E invece non si rende conto di collaborare, suppongo involontariamente, a un suicidio epocale, quello dell'Europa cristiana".
Il politologo americano Edward Luttwak, intervistato sul Giorno, non ha dubbi: uno dei principali colpevoli dell’invasione di profughi è Papa Francesco.
L’Italia dovrebbe bombardare i barconi vuoti degli scafisti individuandoli con i raggi infrarossi senza aspettare l’autorizzazione dell’Onu.
Ne “ha la forza ma non la volontà”, attacca il politologo.
Il problema è la Libia che non è più uno Stato “da quando Sarkozy e Obama fecero la stupida guerra per cacciare Gheddafi” e “trattare con le tribù e i radicali islamici sul territorio è pura illusione".
Ma "all'invasione dalla Libia – spiega Luttwak - si aggiunge l'invasione attraverso i Balcani.
E questa è ancora più imponente” perché “è tollerata, se non addirittura incoraggiata, dal presidente turco Erdogan" che opera per "la progressiva islamizzazione dell'Europa”.
“La stragrande maggioranza dei migranti – prosegue Luttwak - è musulmana.
E le comunità musulmane, come si sa, sono refrattarie all'integrazione. Parlo in generale.
Alla lunga sarà l'Europa cristiana ad adeguarsi ai loro valori e non il contrario”.
“Questo Papa farebbe bene a ripassarsi la storia", attacca di nuovo Luttwak che ricorda la fine della civiltà romana: “Arrivarono i barbari dal nord. Ora vengono dal sud. Alle invasioni barbariche seguirono cinquecento anni di secoli bui. Ce ne vollero altri trecento perché l'Europa conoscesse un Rinascimento".
"Nell'Europa attuale - è la conclusione dell'esperto di geopolitica - non vedo alcuna volontà di sopravvivenza. I muri non basteranno. Ci vorranno interventi diretti. E la prima a farlo dovrebbe essere l'Italia"
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 64627.html
Luttwak: "L'Europa rischia l'islamizzazione e il Papa non lo capisce"
Duro attacco del politologo americano contro il governo italiano e contro il Pontefice che "non si rende di collaborare al suicidio dell'Europa cristiana"
Francesco Curridori - Dom, 30/08/2015 - 10:34
"L'Italia ha il Papa. E questo Papa ritiene che si debbano accogliere tutti. Del resto sin dall'inizio ha mandato il segnale sbagliato, quando fece il primo pellegrinaggio a Lampedusa.
E invece non si rende conto di collaborare, suppongo involontariamente, a un suicidio epocale, quello dell'Europa cristiana".
Il politologo americano Edward Luttwak, intervistato sul Giorno, non ha dubbi: uno dei principali colpevoli dell’invasione di profughi è Papa Francesco.
L’Italia dovrebbe bombardare i barconi vuoti degli scafisti individuandoli con i raggi infrarossi senza aspettare l’autorizzazione dell’Onu.
Ne “ha la forza ma non la volontà”, attacca il politologo.
Il problema è la Libia che non è più uno Stato “da quando Sarkozy e Obama fecero la stupida guerra per cacciare Gheddafi” e “trattare con le tribù e i radicali islamici sul territorio è pura illusione".
Ma "all'invasione dalla Libia – spiega Luttwak - si aggiunge l'invasione attraverso i Balcani.
E questa è ancora più imponente” perché “è tollerata, se non addirittura incoraggiata, dal presidente turco Erdogan" che opera per "la progressiva islamizzazione dell'Europa”.
“La stragrande maggioranza dei migranti – prosegue Luttwak - è musulmana.
E le comunità musulmane, come si sa, sono refrattarie all'integrazione. Parlo in generale.
Alla lunga sarà l'Europa cristiana ad adeguarsi ai loro valori e non il contrario”.
“Questo Papa farebbe bene a ripassarsi la storia", attacca di nuovo Luttwak che ricorda la fine della civiltà romana: “Arrivarono i barbari dal nord. Ora vengono dal sud. Alle invasioni barbariche seguirono cinquecento anni di secoli bui. Ce ne vollero altri trecento perché l'Europa conoscesse un Rinascimento".
"Nell'Europa attuale - è la conclusione dell'esperto di geopolitica - non vedo alcuna volontà di sopravvivenza. I muri non basteranno. Ci vorranno interventi diretti. E la prima a farlo dovrebbe essere l'Italia"
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 64627.html
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Il guerrandaio a stelle e strisce da la colpa al Papa e alla sinistra, mentre assolve la politica disgregante degli Usa.
La ricetta di Luttwak: "Bombardate gli scafisti"
Il politologo americano: "Basta col buonismo"
Luca Romano - Dom, 19/04/2015 - 10:29
"Spedire i droni sulle coste libiche e distruggere i barconi che servono ai trafficanti di essere umani".
È la ricetta del politologo americano Edward Luttwak per arginare il fenomeno degli sbarchi di migranti in Italia.
Luttwak, in un'intervista a Il Giorno, sostiene che "l'Italia debba reagire" perché "non può accettare più passivamente l'invasione dei disperati e fare affidamento sulle peraltro inefficaci organizzazioni internazionali". Inoltre, secondo Luttwak, "per arginare questa spaventosa invasione non basta cambiare il nome all' operazione condotta dalla marina italiana. Non basta ribattezzare Mare Sicuro la vecchia Mare Nostrum".
Infine, Luttwak se la prende col buonismo: "Capisco. Avete il Papa in casa. E anche i buonisti incalliti soprattutto a sinistra. Ma con la carità cristiana e il buonismo non si risolve la situazione. Una situazione che è paradossale".
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 18112.html
La ricetta di Luttwak: "Bombardate gli scafisti"
Il politologo americano: "Basta col buonismo"
Luca Romano - Dom, 19/04/2015 - 10:29
"Spedire i droni sulle coste libiche e distruggere i barconi che servono ai trafficanti di essere umani".
È la ricetta del politologo americano Edward Luttwak per arginare il fenomeno degli sbarchi di migranti in Italia.
Luttwak, in un'intervista a Il Giorno, sostiene che "l'Italia debba reagire" perché "non può accettare più passivamente l'invasione dei disperati e fare affidamento sulle peraltro inefficaci organizzazioni internazionali". Inoltre, secondo Luttwak, "per arginare questa spaventosa invasione non basta cambiare il nome all' operazione condotta dalla marina italiana. Non basta ribattezzare Mare Sicuro la vecchia Mare Nostrum".
Infine, Luttwak se la prende col buonismo: "Capisco. Avete il Papa in casa. E anche i buonisti incalliti soprattutto a sinistra. Ma con la carità cristiana e il buonismo non si risolve la situazione. Una situazione che è paradossale".
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 18112.html
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Alla buonora
QUELLO DEI MIGRANTI È UN OLOCAUSTO
(Furio Colombo)
30/08/2015 di triskel182
La parola “Olocausto” è quella giusta per raccontare ciò che sta succedendo intorno a noi in tempo reale: gente morta annegata, gente morta asfissiata, gente condannata a strisciare sotto barriere di filo spinato, gente ammanettata per essere riuscita a passare, navi piene di morti, camion pieni di morti, spiagge piene di morti, bambini perduti, soli per sempre (non ci sono più i genitori o sono finiti altrove). Oppure i loro corpi galleggiano a faccia in giù, in acqua e benzina nel sottofondo di un barcone.
La miglior polizia francese e inglese garantisce il blocco a Calais, a Ventimiglia o sulla bianche scogliere di Dover.
La migliore forza militare d’Ungheria usa gas e mezzi blindati casomai i siriani che tentano di salvarsi dal massacro riuscissero ad avvicinarsi.
La parola “Olocausto”l’ha detta Marco Pannella.
Sapeva benissimo che era ovvia, ma i leader europei, impegnati e mobilitati a esigere certi debiti dalla Grecia, avevano altro a cui pensare.
Se la Grecia non paga i debiti, la sua cacciata immediata dall’Europa (Grexit) è inevitabile.
Se l’Ungheria alza una barriera di strati di filo spinato, alta quattro metri e lunga centinaia di chilometri, per impedire ogni passaggio umano dalla Serbia (dunque dalla Siria) il fatto è ordinaria politica interna.
E benché sia il confine dell’Europa (pensate l’Europa di Spinelli, Colorni, Rossi), all’Europa non importa nulla di essere complice di strage.
Persino l’America, in un modo non proprio esemplare, ci manda un appello alla lotta contro i perfidi trasportatori di morte (i famosi trafficanti) e non una parola sui nostri confini di morte e sul blocco totale e assoluto di qualunque corridoio umanitario.
Sì, la parola Olocausto è la parola giusta.
Talmente giusta che Angela Merkel, che fino ad ora si era dedicata solo al debito greco, si è svegliata di soprassalto e ha ordinato l’accoglienza, la più larga possibile, per i siriani.
Ma finora neppure lei ha avuto qualcosa da dire sull’immorale e vergognoso blocco ungherese, che ha trasformato in un lager i confini dell’Unione Europea.
Neanche il presidente Junker ha avuto da obiettare, E la vice presidente Mogherini, che è l’Alto rappresentante per la politica estera europea dell’Ue, non si è mai presentata alla frontiera di morte ungherese, per aprire la porta sbarrata dell’Europa.
Sapete perché un decente intervento di chi rappresenta l’Europa non c’è stato ?
Perché gli scafisti e i trafficanti di esseri umani sono tra noi.
Sono i Salvini, i Le Pen, gli Orbán, i ministri degli interni dei migliori Paesi europei, che scatenano le loro polizie per stanare gli esseri umani che potrebbero salvarsi, che sono già salvi, per ricacciarli o imprigionarli per il reato di avere cercato di garantire la vita a se stessi e ai propri bambini.
Trafficanti e scafisti esistono, come esiste una costosissima flotta militare che occupa il Mediterraneo, e avrebbe già sparato agli scafisti, se non fosse tenuta a bada da navi come la “Phoenix ” della famiglia Catambrone, che ha salvato, da sola, migliaia di naufraghi, o la nave dei Medici senza frontiere.
Infatti è in vigore il blocco assoluto voluto con forza dai “piazzisti di morte” di cui ha parlato il vescovo Galantino.
Ma qui occorre tornare alle ossessioni di Pannella. Perché tanta criminalità e un così immenso guadagno intorno alla droga?
Perchè il proibizionismo ha creato il paradiso della malavita organizzata.
Ecco ripetuto il modello, a cura dei nuovi piazzisti: bloccare, proibire, chiudere. Se non esiste alcun modo di accostarsi legalmente all’Europa (salvo il visto in consolati già devastati e abbandonati da anni), perché non dovrebbe nascere un reticolato illegale, pericoloso e privo di scrupoli, per quel passaggio verso la salvezza che non può aspettare la prossima stagione e un cambiamento del torvo umore europeo? E poiché i “buoni ”, in Europa, non hanno il coraggio che ha avuto Monsignor Galantino (redarguito per settimane) e continuano a trattare con i piazzisti di morte come fossero politici e come se la condanna a morte di milioni di profughi fosse una delle opzioni possibili, ecco che l’Ue, e ciascuno dei suoi governi, è forzata a non avere alcuna politica, dedicandosi a danzare intorno al palo degli scafisti cattivi e dei trafficanti spietati, senza badare al fatto che quella gente non è che una agenzia criminale creata da noi.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 30/08/2015
QUELLO DEI MIGRANTI È UN OLOCAUSTO
(Furio Colombo)
30/08/2015 di triskel182
La parola “Olocausto” è quella giusta per raccontare ciò che sta succedendo intorno a noi in tempo reale: gente morta annegata, gente morta asfissiata, gente condannata a strisciare sotto barriere di filo spinato, gente ammanettata per essere riuscita a passare, navi piene di morti, camion pieni di morti, spiagge piene di morti, bambini perduti, soli per sempre (non ci sono più i genitori o sono finiti altrove). Oppure i loro corpi galleggiano a faccia in giù, in acqua e benzina nel sottofondo di un barcone.
La miglior polizia francese e inglese garantisce il blocco a Calais, a Ventimiglia o sulla bianche scogliere di Dover.
La migliore forza militare d’Ungheria usa gas e mezzi blindati casomai i siriani che tentano di salvarsi dal massacro riuscissero ad avvicinarsi.
La parola “Olocausto”l’ha detta Marco Pannella.
Sapeva benissimo che era ovvia, ma i leader europei, impegnati e mobilitati a esigere certi debiti dalla Grecia, avevano altro a cui pensare.
Se la Grecia non paga i debiti, la sua cacciata immediata dall’Europa (Grexit) è inevitabile.
Se l’Ungheria alza una barriera di strati di filo spinato, alta quattro metri e lunga centinaia di chilometri, per impedire ogni passaggio umano dalla Serbia (dunque dalla Siria) il fatto è ordinaria politica interna.
E benché sia il confine dell’Europa (pensate l’Europa di Spinelli, Colorni, Rossi), all’Europa non importa nulla di essere complice di strage.
Persino l’America, in un modo non proprio esemplare, ci manda un appello alla lotta contro i perfidi trasportatori di morte (i famosi trafficanti) e non una parola sui nostri confini di morte e sul blocco totale e assoluto di qualunque corridoio umanitario.
Sì, la parola Olocausto è la parola giusta.
Talmente giusta che Angela Merkel, che fino ad ora si era dedicata solo al debito greco, si è svegliata di soprassalto e ha ordinato l’accoglienza, la più larga possibile, per i siriani.
Ma finora neppure lei ha avuto qualcosa da dire sull’immorale e vergognoso blocco ungherese, che ha trasformato in un lager i confini dell’Unione Europea.
Neanche il presidente Junker ha avuto da obiettare, E la vice presidente Mogherini, che è l’Alto rappresentante per la politica estera europea dell’Ue, non si è mai presentata alla frontiera di morte ungherese, per aprire la porta sbarrata dell’Europa.
Sapete perché un decente intervento di chi rappresenta l’Europa non c’è stato ?
Perché gli scafisti e i trafficanti di esseri umani sono tra noi.
Sono i Salvini, i Le Pen, gli Orbán, i ministri degli interni dei migliori Paesi europei, che scatenano le loro polizie per stanare gli esseri umani che potrebbero salvarsi, che sono già salvi, per ricacciarli o imprigionarli per il reato di avere cercato di garantire la vita a se stessi e ai propri bambini.
Trafficanti e scafisti esistono, come esiste una costosissima flotta militare che occupa il Mediterraneo, e avrebbe già sparato agli scafisti, se non fosse tenuta a bada da navi come la “Phoenix ” della famiglia Catambrone, che ha salvato, da sola, migliaia di naufraghi, o la nave dei Medici senza frontiere.
Infatti è in vigore il blocco assoluto voluto con forza dai “piazzisti di morte” di cui ha parlato il vescovo Galantino.
Ma qui occorre tornare alle ossessioni di Pannella. Perché tanta criminalità e un così immenso guadagno intorno alla droga?
Perchè il proibizionismo ha creato il paradiso della malavita organizzata.
Ecco ripetuto il modello, a cura dei nuovi piazzisti: bloccare, proibire, chiudere. Se non esiste alcun modo di accostarsi legalmente all’Europa (salvo il visto in consolati già devastati e abbandonati da anni), perché non dovrebbe nascere un reticolato illegale, pericoloso e privo di scrupoli, per quel passaggio verso la salvezza che non può aspettare la prossima stagione e un cambiamento del torvo umore europeo? E poiché i “buoni ”, in Europa, non hanno il coraggio che ha avuto Monsignor Galantino (redarguito per settimane) e continuano a trattare con i piazzisti di morte come fossero politici e come se la condanna a morte di milioni di profughi fosse una delle opzioni possibili, ecco che l’Ue, e ciascuno dei suoi governi, è forzata a non avere alcuna politica, dedicandosi a danzare intorno al palo degli scafisti cattivi e dei trafficanti spietati, senza badare al fatto che quella gente non è che una agenzia criminale creata da noi.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 30/08/2015
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Migranti, ora Regno Unito vuol chiudere porte a italiani: “No ai turisti del welfare”
Mondo
Il ministro dell’Interno Theresa May sul Sunday Times: "La libertà di movimento sia la libertà di trasferirsi verso un lavoro certo”. Tradotto: basta a chi passa la Manica senza un contratto in tasca. Compresi i 57mila cittadini della Penisola arrivati in Gran Bretagna tra marzo 2014 e lo stesso mese del 2015. Il governo Cameron corre ai ripari dopo il fallimento del piano di limitare l'immigrazione netta a 100mila persone l'anno
di Daniele Guido Gessa | 30 agosto 2015
Commenti (325)
Mentre tutta l’Europa è alle prese con la crisi dei migranti extracomunitari, il Regno Unito ha lanciato un appello per l’inversione della tendenza che ha visto, negli ultimi anni, arrivare sul suolo britannico decine e decine di migliaia di cittadini europei. Desiderosi di trovare un lavoro e di cambiare vita, spesso in fuga da un’Europa meridionale – ma non solo – dove il lavoro scarseggia e le condizioni sono decisamente più difficili. Ancora non si sa se l’editoriale scritto dal ministro dell’Interno Theresa May e pubblicato dal Sunday Times in edicola domenica 30 agosto sia l’anticipazione di una vera misura da parte del governo di Sua Maestà. Chiaramente, il Regno Unito è in Europa a tutti gli effetti e non può limitare la libertà di movimento.
Esistono tuttavia diversi ‘trucchetti’ potenzialmente in mano a qualsiasi esecutivo nazionale dell’Unione, quello britannico compreso, per rendere la vita più complicata ai cittadini europei e scoraggiarne l’arrivo: dal taglio del welfare a norme più stringenti sulle assunzioni. Di certo però May, donna forte dell’esecutivo conservatore guidato da David Cameron, è stata chiara: “La libertà di movimento sia la libertà di trasferirsi verso un lavoro certo”. Come a dire: basta a tutti quelli, italiani compresi, che arrivano al di qua della Manica senza uno straccio di occupazione in tasca.
Pubblicità
Gli italiani, appunto. I dati diffusi pochi giorni fa hanno mostrato come ben 57mila italiani si siano trasferiti nel Regno Unito fra il marzo del 2014 e lo stesso mese del 2015, facendo parte di quei 330mila nuovi immigrati nella terra di Sua Maestà. Italiani che nella stragrande maggioranza dei casi arrivano senza un lavoro, si sistemano, trovano una casa e cominciano spesso la loro carriera in un ristorante, una pizzeria o una caffetteria. Per poi progredire e a volte trovare, con molta pazienza e determinazione, un lavoro nel settore che preferiscono. May, in realtà, oggi ha puntato il suo attacco soprattutto contro quei “turisti del welfare” che si trasferiscono a Londra e dintorni per poi chiedere assegni di disoccupazione o per usufruire della sanità gratuita – non sempre eccellente, tuttavia – e di altri aiuti alle famiglie e ai figli. Una minima parte chiaramente, forse estremamente ridotta, che tuttavia trova ampio risalto sui quotidiani di destra e sui tabloid scandalistici, che se la prendono contro quelli che sono chiamati “benefit cheaters”, gli “imbroglioni del welfare”. Un fenomeno enfatizzato dai media britannici, a seconda del particolare momento storico, e che si è accentuato da quando una parte della politica ha lanciato la sua campagna per la Brexit – l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea – e per ridurre il flusso dei nuovi cittadini in arrivo da tutto il mondo.
Nuovi residenti, questi ultimi, che crescono a ritmi definiti più volte dalla politica “spaventosi” e che soprattutto hanno mandato all’aria il piano dell’esecutivo, rilanciato anche prima delle elezioni politiche dello scorso 7 maggio che hanno riconfermato il partito conservatore, di limitare l’immigrazione netta a 100mila unità l’anno. Al momento, appunto, la quota è stata più che tripla, ma si teme che problemi greci, disoccupazione in Spagna e in Italia, povertà relativa nell’Europa orientale non possano far che aumentare sempre più anche gli europei desiderosi di vivere sulle isole britanniche. “L’immigrazione netta in questa misura è semplicemente insostenibile”, ha scritto così il ministro May sul Sunday Times. “Perché causa pressione sulle infrastrutture, come l’edilizia e il sistema dei trasporti, e sui servizi pubblici, come le scuole e gli ospedali”.
Il referendum per l’uscita del Regno Unito dalla Ue è previsto per il 2017, ma secondo molti commentatori potrebbe essere annunciato anche per la seconda metà del 2016. Il risultato di questa consultazione è ancora imprevedibile. Ma una Brexit potrebbe dare sicuramente a Londra mano libera per porre fine a quei desideri di rinascita e di cambiamento di moltissimi europei. E per bloccare quelle scelte di tanti italiani, decisioni quasi sempre sofferte e di sicuro complicate, di andare a vivere in una qualche città del regno, ma soprattutto nella metropoli del Tamigi e del Big Ben.
di Daniele Guido Gessa | 30 agosto 2015
Mondo
Il ministro dell’Interno Theresa May sul Sunday Times: "La libertà di movimento sia la libertà di trasferirsi verso un lavoro certo”. Tradotto: basta a chi passa la Manica senza un contratto in tasca. Compresi i 57mila cittadini della Penisola arrivati in Gran Bretagna tra marzo 2014 e lo stesso mese del 2015. Il governo Cameron corre ai ripari dopo il fallimento del piano di limitare l'immigrazione netta a 100mila persone l'anno
di Daniele Guido Gessa | 30 agosto 2015
Commenti (325)
Mentre tutta l’Europa è alle prese con la crisi dei migranti extracomunitari, il Regno Unito ha lanciato un appello per l’inversione della tendenza che ha visto, negli ultimi anni, arrivare sul suolo britannico decine e decine di migliaia di cittadini europei. Desiderosi di trovare un lavoro e di cambiare vita, spesso in fuga da un’Europa meridionale – ma non solo – dove il lavoro scarseggia e le condizioni sono decisamente più difficili. Ancora non si sa se l’editoriale scritto dal ministro dell’Interno Theresa May e pubblicato dal Sunday Times in edicola domenica 30 agosto sia l’anticipazione di una vera misura da parte del governo di Sua Maestà. Chiaramente, il Regno Unito è in Europa a tutti gli effetti e non può limitare la libertà di movimento.
Esistono tuttavia diversi ‘trucchetti’ potenzialmente in mano a qualsiasi esecutivo nazionale dell’Unione, quello britannico compreso, per rendere la vita più complicata ai cittadini europei e scoraggiarne l’arrivo: dal taglio del welfare a norme più stringenti sulle assunzioni. Di certo però May, donna forte dell’esecutivo conservatore guidato da David Cameron, è stata chiara: “La libertà di movimento sia la libertà di trasferirsi verso un lavoro certo”. Come a dire: basta a tutti quelli, italiani compresi, che arrivano al di qua della Manica senza uno straccio di occupazione in tasca.
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Gli italiani, appunto. I dati diffusi pochi giorni fa hanno mostrato come ben 57mila italiani si siano trasferiti nel Regno Unito fra il marzo del 2014 e lo stesso mese del 2015, facendo parte di quei 330mila nuovi immigrati nella terra di Sua Maestà. Italiani che nella stragrande maggioranza dei casi arrivano senza un lavoro, si sistemano, trovano una casa e cominciano spesso la loro carriera in un ristorante, una pizzeria o una caffetteria. Per poi progredire e a volte trovare, con molta pazienza e determinazione, un lavoro nel settore che preferiscono. May, in realtà, oggi ha puntato il suo attacco soprattutto contro quei “turisti del welfare” che si trasferiscono a Londra e dintorni per poi chiedere assegni di disoccupazione o per usufruire della sanità gratuita – non sempre eccellente, tuttavia – e di altri aiuti alle famiglie e ai figli. Una minima parte chiaramente, forse estremamente ridotta, che tuttavia trova ampio risalto sui quotidiani di destra e sui tabloid scandalistici, che se la prendono contro quelli che sono chiamati “benefit cheaters”, gli “imbroglioni del welfare”. Un fenomeno enfatizzato dai media britannici, a seconda del particolare momento storico, e che si è accentuato da quando una parte della politica ha lanciato la sua campagna per la Brexit – l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea – e per ridurre il flusso dei nuovi cittadini in arrivo da tutto il mondo.
Nuovi residenti, questi ultimi, che crescono a ritmi definiti più volte dalla politica “spaventosi” e che soprattutto hanno mandato all’aria il piano dell’esecutivo, rilanciato anche prima delle elezioni politiche dello scorso 7 maggio che hanno riconfermato il partito conservatore, di limitare l’immigrazione netta a 100mila unità l’anno. Al momento, appunto, la quota è stata più che tripla, ma si teme che problemi greci, disoccupazione in Spagna e in Italia, povertà relativa nell’Europa orientale non possano far che aumentare sempre più anche gli europei desiderosi di vivere sulle isole britanniche. “L’immigrazione netta in questa misura è semplicemente insostenibile”, ha scritto così il ministro May sul Sunday Times. “Perché causa pressione sulle infrastrutture, come l’edilizia e il sistema dei trasporti, e sui servizi pubblici, come le scuole e gli ospedali”.
Il referendum per l’uscita del Regno Unito dalla Ue è previsto per il 2017, ma secondo molti commentatori potrebbe essere annunciato anche per la seconda metà del 2016. Il risultato di questa consultazione è ancora imprevedibile. Ma una Brexit potrebbe dare sicuramente a Londra mano libera per porre fine a quei desideri di rinascita e di cambiamento di moltissimi europei. E per bloccare quelle scelte di tanti italiani, decisioni quasi sempre sofferte e di sicuro complicate, di andare a vivere in una qualche città del regno, ma soprattutto nella metropoli del Tamigi e del Big Ben.
di Daniele Guido Gessa | 30 agosto 2015
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