Quale Senato ?
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Re: Quale Senato ?
Il piano B matura nella war room del premier - di cui fanno parte Lotti, la Boschi, i capigruppo Zanda e Rosato, pochi fedelissimi del «giglio magico» - e suona come una minaccia-bomba. Già la mattina prima di portare a casa il primo tempo, Renzi fa il punto con i suoi: i numeri ci sono, la fascia oscilla tra i 154 e i 165 voti a favore della riforma; ma siccome tutto è appeso alla decisione del presidente del Senato, da cui potrebbe sortire un allungamento a dismisura dei lavori con migliaia di votazioni, il premier carica l’arma finale: «Se Grasso riapre le votazioni su tutto l’articolo due, allora si rimette tutto in gioco e ogni modifica è possibile, pure quella di abolire il Senato del tutto, come chiedono in molti». Non è solo una battuta: tanto per cominciare se Grasso dovesse smentire la decisione della Finocchiaro di dichiarare inammissibili tutti gli emendamenti, se dunque rompesse quello che Renzi definisce «il principio intoccabile della doppia lettura conforme» delle due Camere, come conseguenza ci sarebbero le dimissioni della presidente della prima commissione.
MUSEO PALAZZO MADAMA
E per far capire che la minaccia dell’abrogazione del Senato è stata studiata sul serio, quelli che parlano col premier la argomentano con dovizia di particolari, perfino con la destinazione finale di Palazzo Madama: che sarebbe trasformato in «Museo delle Istituzioni della Repubblica», con i dipendenti trasferiti in altri organi dello Stato. Che si possa arrivare a sganciare una bomba del genere, pur con la premessa, «non vogliamo arrivare fin là perché Grasso invece di sicuro chiuderà i giochi e i numeri ce li abbiamo», lo conferma uno dei senatori più vicini al premier, «non è solo un deterrente, se serve la bomba si sgancia, perché tutti, da Bersani alla Lega, hanno detto che allora sarebbe preferibile abolirlo il Senato. Devono capire che se si riaprono le votazioni non stiamo lì a cercare un accordino, ma riscriviamo tutto il testo e poi vediamo...». E siccome le opposizioni potrebbero sempre insorgere con l’argomento che resterebbe solo una Camera di nominati con l’Italicum, questa dell’abrogazione del Senato non è la sola suggestione. Il piano B prevede anche una subordinata meno esplosiva in termini di messaggio anti-casta, ma non meno indigesta per i partiti: l’elezione diretta dei cento senatori, ma tutti in collegi uninominali, quelli già pronti dell’Italicum. Sfide uno contro uno nei territori, con le forze maggiori, Pd, 5 Stelle e in alcune zone del nord la Lega, avvantaggiate. E con Forza Italia, Ncd e i piccoli partiti a rischio zero senatori.
NUMERI SECONDO TEMPO
«Oggi l’obiettivo era evitare la melina e andare in aula, abbiamo vinto il primo tempo con uno spread di oltre 70 voti», è il bilancio a fine giornata di Renzi. Che lunedì in Direzione legherà il percorso di riforme alla ripresa e non è detto chiamerà tutti alla conta, «non vogliamo umiliare nessuno, ma ribadire quanto sia importante questo passaggio per il Paese». Il premier, dopo aver visto Tosi a tu per tu a Palazzo Chigi, si dispone ad affrontare invece la vera conta in aula con numeri, nel caso peggiore, quota 154, di questo tenore: 90 del Pd su 112, quindi 22 voti in meno previsti dalla minoranza; 27 su 35 di Ncd, otto centristi non sicuri tra cui Formigoni, Giovanardi, Azzollini; 10 di Verdini, 9 dal Misto e 3 senatrici tosiane, Bisinella, Bellot, Munerato; e 15 su 19 delle autonomie, senza calcolare i senatori a vita Ciampi, Rubbia, Piano e Cattaneo.
http://www.msn.com/it-it/notizie/politi ... spartandhp
Ciao
Paolo11
MUSEO PALAZZO MADAMA
E per far capire che la minaccia dell’abrogazione del Senato è stata studiata sul serio, quelli che parlano col premier la argomentano con dovizia di particolari, perfino con la destinazione finale di Palazzo Madama: che sarebbe trasformato in «Museo delle Istituzioni della Repubblica», con i dipendenti trasferiti in altri organi dello Stato. Che si possa arrivare a sganciare una bomba del genere, pur con la premessa, «non vogliamo arrivare fin là perché Grasso invece di sicuro chiuderà i giochi e i numeri ce li abbiamo», lo conferma uno dei senatori più vicini al premier, «non è solo un deterrente, se serve la bomba si sgancia, perché tutti, da Bersani alla Lega, hanno detto che allora sarebbe preferibile abolirlo il Senato. Devono capire che se si riaprono le votazioni non stiamo lì a cercare un accordino, ma riscriviamo tutto il testo e poi vediamo...». E siccome le opposizioni potrebbero sempre insorgere con l’argomento che resterebbe solo una Camera di nominati con l’Italicum, questa dell’abrogazione del Senato non è la sola suggestione. Il piano B prevede anche una subordinata meno esplosiva in termini di messaggio anti-casta, ma non meno indigesta per i partiti: l’elezione diretta dei cento senatori, ma tutti in collegi uninominali, quelli già pronti dell’Italicum. Sfide uno contro uno nei territori, con le forze maggiori, Pd, 5 Stelle e in alcune zone del nord la Lega, avvantaggiate. E con Forza Italia, Ncd e i piccoli partiti a rischio zero senatori.
NUMERI SECONDO TEMPO
«Oggi l’obiettivo era evitare la melina e andare in aula, abbiamo vinto il primo tempo con uno spread di oltre 70 voti», è il bilancio a fine giornata di Renzi. Che lunedì in Direzione legherà il percorso di riforme alla ripresa e non è detto chiamerà tutti alla conta, «non vogliamo umiliare nessuno, ma ribadire quanto sia importante questo passaggio per il Paese». Il premier, dopo aver visto Tosi a tu per tu a Palazzo Chigi, si dispone ad affrontare invece la vera conta in aula con numeri, nel caso peggiore, quota 154, di questo tenore: 90 del Pd su 112, quindi 22 voti in meno previsti dalla minoranza; 27 su 35 di Ncd, otto centristi non sicuri tra cui Formigoni, Giovanardi, Azzollini; 10 di Verdini, 9 dal Misto e 3 senatrici tosiane, Bisinella, Bellot, Munerato; e 15 su 19 delle autonomie, senza calcolare i senatori a vita Ciampi, Rubbia, Piano e Cattaneo.
http://www.msn.com/it-it/notizie/politi ... spartandhp
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Re: Quale Senato ?
C.V.D.
La libertà agli italiani non interessa molto.
Riforma Costituzione: vox tra pochi contrari, qualche favorevole e molti disinteressati. Rispondi al sondaggio
Giunta ormai alla terza lettura in Parlamento, la riforma della Costituzione divide il mondo politico, ma non suscita particolare interesse presso l’opinione pubblica.
Tale è la sensazione che si riscontra ogni volta che si propone l’argomento ai cittadini in strada, come abbiamo fatto da ultimo in questo vox registrato davanti alla stazione Centrale di Milano.
Gran parte degli interpellati si dichiarano non interessati o non informati.
“Ho smesso di interessarmi, tanto decidono sempre come fa loro comodo”, dice una donna.
“La politica dovrebbe occuparsi di altri problemi, a cominciare dalla sicurezza”, sostiene un’altra voce.
Tra coloro che approvano la riforma prevalgono argomenti di facile presa come la necessità di “risparmiare soldi per gli stipendi dei senatori” o la “semplificazione dell’iter per l’approvazione delle leggi”.
I contrari esprimono il sospetto che la Costituzione sia “stravolta a uso e consumo dei partiti” che ne propongono la revisione.
Ma pochi leggono la riforma in combinata con la nuova legge elettorale e in relazione agli effetti sull’equilibrio fra poteri e istituzioni dello Stato.
E voi cosa ne pensate? Si può cambiare la Costituzione senza un dibattito profondo nel Paese, ad opera di un parlamento espresso da una legge elettorale illegittima? “Uomo da marciapiede” in questo caso prende posizione e risponde di no. Scegliete la risposta che vi convince di più nel nostro sondaggio e dite la vostra nei commenti
di Piero Ricca, riprese Ricky Farina
^^^^^^^^
Sondaggio sulla HP del Fatto.
E voi, di questa riforma della Costituzione quale idea vi siete fatta?
A questo punto è giusto approvarla, è utile alla governabilità del Paese
Dovrebbe essere fermata, serve un consenso più ampio tra le forze politiche
Questo parlamento non ha la legittimità per riformare la Costituzione
Sono contrario, in combinata con la legge elettorale concentra troppo il potere
Non mi preoccupa il colpo di mano, spetterà al popolo l'ultima parola
Vote
Risultati al 17 settembre 2015 - ore 14,59
E voi, di questa riforma della Costituzione quale idea vi siete fatta?
A questo punto è giusto approvarla, è utile alla governabilità del Paese 11.17% (254 votes)
Dovrebbe essere fermata, serve un consenso più ampio tra le forze politiche 4.53% (103 votes)
Questo parlamento non ha la legittimità per riformare la Costituzione 43.23% (983 votes)
Sono contrario, in combinata con la legge elettorale concentra troppo il potere 37.34% (849 votes)
Non mi preoccupa il colpo di mano, spetterà al popolo l'ultima parola 3.73% (85 votes)
Total Votes: 2,274
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/09/ ... io/414278/
La libertà agli italiani non interessa molto.
Riforma Costituzione: vox tra pochi contrari, qualche favorevole e molti disinteressati. Rispondi al sondaggio
Giunta ormai alla terza lettura in Parlamento, la riforma della Costituzione divide il mondo politico, ma non suscita particolare interesse presso l’opinione pubblica.
Tale è la sensazione che si riscontra ogni volta che si propone l’argomento ai cittadini in strada, come abbiamo fatto da ultimo in questo vox registrato davanti alla stazione Centrale di Milano.
Gran parte degli interpellati si dichiarano non interessati o non informati.
“Ho smesso di interessarmi, tanto decidono sempre come fa loro comodo”, dice una donna.
“La politica dovrebbe occuparsi di altri problemi, a cominciare dalla sicurezza”, sostiene un’altra voce.
Tra coloro che approvano la riforma prevalgono argomenti di facile presa come la necessità di “risparmiare soldi per gli stipendi dei senatori” o la “semplificazione dell’iter per l’approvazione delle leggi”.
I contrari esprimono il sospetto che la Costituzione sia “stravolta a uso e consumo dei partiti” che ne propongono la revisione.
Ma pochi leggono la riforma in combinata con la nuova legge elettorale e in relazione agli effetti sull’equilibrio fra poteri e istituzioni dello Stato.
E voi cosa ne pensate? Si può cambiare la Costituzione senza un dibattito profondo nel Paese, ad opera di un parlamento espresso da una legge elettorale illegittima? “Uomo da marciapiede” in questo caso prende posizione e risponde di no. Scegliete la risposta che vi convince di più nel nostro sondaggio e dite la vostra nei commenti
di Piero Ricca, riprese Ricky Farina
^^^^^^^^
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Sono contrario, in combinata con la legge elettorale concentra troppo il potere
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E voi, di questa riforma della Costituzione quale idea vi siete fatta?
A questo punto è giusto approvarla, è utile alla governabilità del Paese 11.17% (254 votes)
Dovrebbe essere fermata, serve un consenso più ampio tra le forze politiche 4.53% (103 votes)
Questo parlamento non ha la legittimità per riformare la Costituzione 43.23% (983 votes)
Sono contrario, in combinata con la legge elettorale concentra troppo il potere 37.34% (849 votes)
Non mi preoccupa il colpo di mano, spetterà al popolo l'ultima parola 3.73% (85 votes)
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Re: Quale Senato ?
LE ISTIZUZIONI DA ABBATTERE
Senato, scontro Renzi-Grasso sugli emendamenti
“Conseguenze se riapre”, “Non siamo un museo”
Il premier: “Noi troppo in fretta? Riforma attesa da 70 anni” (ma la Costituzione ne ha solo 67, ndr)
Grillo: “Intervenga Colle”. Verdiniano D’Anna: “Pronti ad andare al governo”. Palazzo Madama, diretta tv
Politica
Gli appelli a Mattarella da parte di FI e M5s, le denunce di “forzatura” del calendario da parte di Sel, un altro Aventino (questa volta in commissione) dei 5 Stelle, Pierluigi Bersani che nega qualsiasi incontro in programma con Renzi e i suoi che giurano di essere compatti. Ma il vero corpo a corpo che potrebbe verificarsi sulla riforma del Senato è tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il presidente del Senato Piero Grasso. “Se riaprirà la questione dell’articolo 2 decideremo di conseguenza”, ha avvertito il premier. Secca nei toni formali la replica di Grasso: “Istituzioni non sono un museo”. A cui aggiunge una battuta che sa di profezia: “Giorni convulsi, e i prossimi saranno peggio”
http://www.ilfattoquotidiano.it/?refresh_ce
Senato, scontro Renzi-Grasso sugli emendamenti
“Conseguenze se riapre”, “Non siamo un museo”
Il premier: “Noi troppo in fretta? Riforma attesa da 70 anni” (ma la Costituzione ne ha solo 67, ndr)
Grillo: “Intervenga Colle”. Verdiniano D’Anna: “Pronti ad andare al governo”. Palazzo Madama, diretta tv
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Gli appelli a Mattarella da parte di FI e M5s, le denunce di “forzatura” del calendario da parte di Sel, un altro Aventino (questa volta in commissione) dei 5 Stelle, Pierluigi Bersani che nega qualsiasi incontro in programma con Renzi e i suoi che giurano di essere compatti. Ma il vero corpo a corpo che potrebbe verificarsi sulla riforma del Senato è tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il presidente del Senato Piero Grasso. “Se riaprirà la questione dell’articolo 2 decideremo di conseguenza”, ha avvertito il premier. Secca nei toni formali la replica di Grasso: “Istituzioni non sono un museo”. A cui aggiunge una battuta che sa di profezia: “Giorni convulsi, e i prossimi saranno peggio”
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Re: Quale Senato ?
LE ISTIZUZIONI DA ABBATTERE
Il premier: “Noi troppo in fretta? Riforma attesa da 70 anni” (ma la Costituzione ne ha solo 67, ndr)
Questa è una delle occasioni in cui bisogna ricordare il titolo dell'articolo di Marco Della Luna su LIBRE:
Renzi mente indisturbato, sa di parlare a una platea di idioti
Il problema più grosso dell'Italia in questo momento è un premier di questa fatta.
Per La Qualunque spararle grosse è la normalità.
Roberto Dagostino la chiama spesso "il cazzaro"
Siamo in un grosso pasticcio.
Il premier: “Noi troppo in fretta? Riforma attesa da 70 anni” (ma la Costituzione ne ha solo 67, ndr)
Questa è una delle occasioni in cui bisogna ricordare il titolo dell'articolo di Marco Della Luna su LIBRE:
Renzi mente indisturbato, sa di parlare a una platea di idioti
Il problema più grosso dell'Italia in questo momento è un premier di questa fatta.
Per La Qualunque spararle grosse è la normalità.
Roberto Dagostino la chiama spesso "il cazzaro"
Siamo in un grosso pasticcio.
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Re: Quale Senato ?
LE ISTIZUZIONI DA ABBATTERE
Riforme, ddl in Aula. Renzi avverte Grasso: “Se riapre dibattito su articolo 2 decideremo di conseguenza”
Politica
La replica del presidente del Senato: "Le istituzioni non possono essere relegate a un museo". Il presidente del Consiglio: "Noi troppo in fretta? E’ una riforma attesa da 70 anni" (anche se la Costituzione ne ha solo 67). Grillo: “Intervenga Mattarella”. Pregiudiziali bocciate. I verdiniani: "Pronti a entrare al governo"
di F. Q. | 17 settembre 2015
Articolo + video
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09 ... a/2043191/
Riforme, ddl in Aula. Renzi avverte Grasso: “Se riapre dibattito su articolo 2 decideremo di conseguenza”
Politica
La replica del presidente del Senato: "Le istituzioni non possono essere relegate a un museo". Il presidente del Consiglio: "Noi troppo in fretta? E’ una riforma attesa da 70 anni" (anche se la Costituzione ne ha solo 67). Grillo: “Intervenga Mattarella”. Pregiudiziali bocciate. I verdiniani: "Pronti a entrare al governo"
di F. Q. | 17 settembre 2015
Articolo + video
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Re: Quale Senato ?
LE ISTIZUZIONI DA ABBATTERE
La Costituzione non è carta straccia
17/09/2015 di triskel182
firma_costituzione
“In un colpo solo il governo e il Pd – lo stesso che il 25 aprile e il 2 giugno fa retorica dai palchi delle celebrazioni nazionali – hanno fatto carta straccia della Costituzione e messo sotto i piedi il Regolamento del Senato: forzando le regole, hanno deciso che quello scempio che chiamano riforma costituzionale andrà direttamente in Aula già a partire da oggi, saltando a piè pari il lavoro della Commissione Affari Costituzionali, nonostante l’art.72 comma 4 della stessa Carta costituzionale imponga in questi casi un procedimento ordinario: “la procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale“.
Governo e Pd hanno quindi deciso che la priorità del Paese non è dare un sostegno alle famiglie che non arrivano a fine mese, la priorità non è aiutare le piccole e medie imprese strozzate dalle tasse e costrette a chiudere, la priorità non sono i pensionati, beffati dalla Legge Fornero prima e da questo governo poi, la priorità non sono gli esodati rimasti senza lavoro e senza pensione. Per questo governo la priorità è stravolgere la Carta costituzionale e quindi si sente legittimato a farlo con una rapidità e una violenza che non si erano mai viste, come nemmeno Berlusconi nel 2005 era riuscito a fare.
Quando si tratta di fare i propri interessi, il governo non ha remore nel forzare le regole.
Si è visto con la legge Boccadutri – la sanatoria che consente ai partiti di intascare rimborsi elettorali per oltre 45 milioni di euro senza controlli sui loro bilanci -, approvata in tempi da record pur di intascarsi i quattrini.
E si è visto di nuovo oggi con questo colpo di mano sulla riforma costituzionale, tema su cui il Parlamento dovrebbe avere il tempo e lo spazio di confrontarsi, discutere, condividere.
Quando si tratta degli interessi dei cittadini, però, il governo non ha la stessa fretta e allora la legge sul reddito di cittadinanza, che potrebbe ridare speranza e dignità agli italiani, può benissimo marcire in Commissione.”
Di M5s Senato da beppegrillo.it
La Costituzione non è carta straccia
17/09/2015 di triskel182
firma_costituzione
“In un colpo solo il governo e il Pd – lo stesso che il 25 aprile e il 2 giugno fa retorica dai palchi delle celebrazioni nazionali – hanno fatto carta straccia della Costituzione e messo sotto i piedi il Regolamento del Senato: forzando le regole, hanno deciso che quello scempio che chiamano riforma costituzionale andrà direttamente in Aula già a partire da oggi, saltando a piè pari il lavoro della Commissione Affari Costituzionali, nonostante l’art.72 comma 4 della stessa Carta costituzionale imponga in questi casi un procedimento ordinario: “la procedura normale di esame e di approvazione diretta da parte della Camera è sempre adottata per i disegni di legge in materia costituzionale ed elettorale“.
Governo e Pd hanno quindi deciso che la priorità del Paese non è dare un sostegno alle famiglie che non arrivano a fine mese, la priorità non è aiutare le piccole e medie imprese strozzate dalle tasse e costrette a chiudere, la priorità non sono i pensionati, beffati dalla Legge Fornero prima e da questo governo poi, la priorità non sono gli esodati rimasti senza lavoro e senza pensione. Per questo governo la priorità è stravolgere la Carta costituzionale e quindi si sente legittimato a farlo con una rapidità e una violenza che non si erano mai viste, come nemmeno Berlusconi nel 2005 era riuscito a fare.
Quando si tratta di fare i propri interessi, il governo non ha remore nel forzare le regole.
Si è visto con la legge Boccadutri – la sanatoria che consente ai partiti di intascare rimborsi elettorali per oltre 45 milioni di euro senza controlli sui loro bilanci -, approvata in tempi da record pur di intascarsi i quattrini.
E si è visto di nuovo oggi con questo colpo di mano sulla riforma costituzionale, tema su cui il Parlamento dovrebbe avere il tempo e lo spazio di confrontarsi, discutere, condividere.
Quando si tratta degli interessi dei cittadini, però, il governo non ha la stessa fretta e allora la legge sul reddito di cittadinanza, che potrebbe ridare speranza e dignità agli italiani, può benissimo marcire in Commissione.”
Di M5s Senato da beppegrillo.it
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Re: Quale Senato ?
[quote="camillobenso"]LE ISTIZUZIONI DA ABBATTERE
Riforme, ddl in Aula. Renzi avverte Grasso: “Se riapre dibattito su articolo 2 decideremo di conseguenza”
Politica
La replica del presidente del Senato: "Le istituzioni non possono essere relegate a un museo". Il presidente del Consiglio: "Noi troppo in fretta? E’ una riforma attesa da 70 anni" (anche se la Costituzione ne ha solo 67). Grillo: “Intervenga Mattarella”. Pregiudiziali bocciate. I verdiniani: "Pronti a entrare al governo"
di F. Q. | 17 settembre 2015
Questo è un uomo pericoloso!
Riforme, ddl in Aula. Renzi avverte Grasso: “Se riapre dibattito su articolo 2 decideremo di conseguenza”
Politica
La replica del presidente del Senato: "Le istituzioni non possono essere relegate a un museo". Il presidente del Consiglio: "Noi troppo in fretta? E’ una riforma attesa da 70 anni" (anche se la Costituzione ne ha solo 67). Grillo: “Intervenga Mattarella”. Pregiudiziali bocciate. I verdiniani: "Pronti a entrare al governo"
di F. Q. | 17 settembre 2015
Questo è un uomo pericoloso!
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Re: Quale Senato ?
Il Senato è eletto dal popolo e la Carta non si cambia così
(ALESSANDRO PACE)
21/09/2015 di triskel182
Il costituzionalista spiega il trucco dell’elezione indiretta di Palazzo Madama voluta dal disegno di legge Boschi: è un falso, altro che Bundesrat.
In un articolo intitolato Perché è meglio indiretta, apparso di recente su Il sole 24 Ore, Roberto D’Alimonte, autorevole ed ascoltato studioso di sistemi elettorali, ha ribadito la sua contrarietà all’elezione diretta del Senato sulla base di due concisi argomenti: 1) L’elezione indiretta è da preferire perché su 28 paesi dell’Unione europea, 15 hanno un sistema monocamerale, 8 prevedono l’elezione indiretta e solo 5 l’elezione diretta. Pertanto “la proposta in discussione al Senato” non costituirebbe affatto “un’anomalia”;
2) Quanto al modello indiretto di elezione, per D’Alimonte “non è semplice rispondere” se sia meglio il modello previsto per il Bundesrat della Repubblica federale tedesca – nel quale sono i Governi locali a rappresentare i Länder – oppure il modello Boschi, nel quale sono i consigli regionali e i consigli provinciali di Trento e Bolzano ad eleggere i senatori: 74 tra i consiglieri regionali e 21 tra i sindaci dei comuni capoluogo. Pertanto, non essendo semplice rispondere al quesito, è opportuno non “rinviare sine die una riforma che il paese attende da più di trenta anni”.
IN APERTURA, D’Alimonte rileva che “sui metodi di elezione delle seconde camere in Europa si sta facendo in questi giorni parecchia confusione”. Ilcheèvero.Èperòaltrettanto vero che uno dei maggiori motivi di confusione sta proprio nell’inesattezza della locuzione “elezione indiretta” generalmente utilizzata per designare sia il modello tedesco, sia il modello previsto dalla riforma Boschi.
Infatti, se i cittadini eleggono i consiglieri regionali e provinciali, e questi a loro volta eleggono i senatori, non si può dire, per la proprietà transitiva, che i cittadini eleggano (indirettamente) anche i senatori.Sono infatti esclusivamente i consigli regionali e provinciali ad eleggere i senatori. Quindi è solo per intenti mistificatori, per ignoranza oppure per addolcire la pillola che si allude alla futura elezione dei senatori come se saranno indirettamente scelti dai cittadini. Si badi bene:se tale tesi rispondesse a verità, si dovrebbe allora concludere che anche il Presidente della Repubblica è eletto indirettamente dal popolo. Mentre è a tutti noto che le Camere in seduta comune sono liberissime nella loro scelta. Del pari inesatto è sostenere che l’elezione dei componenti del Bundesrat sarebbe indiretta. Il modello vigente costituisce una conseguenza dell’ordinamento federale instaurato dalla Costituzione imperiale del 1871,che mantenne invita gli Stati preesistenti trasformandoli in Länder, mentre l’unificazione monarchica italiana li soppresse del tutto (di qui la difficoltà storica più che giuridica di trasformare il nostro Senato in una specie di Bundesrat). Il Bundesrat tedesco è quindi costituito non da parlamentari, ma dai 16 Länder rappresentati dai rispettivi Governi, nella persona di uno o più rappresentanti, che, a seconda dell’importanza del Land, hanno a disposizione da 3 a 6 voti per ogni deliberazione. Quand’è, allora, che si può correttamente parlare di“modello indiretto”? Risposta: solo quando i cittadini eleggano i Grandi elettori, e questi, a loro volta,eleggano i senatori(Leopoldo Elia). Il che appunto avviene in Francia, dove sono i cittadini ad eleggere i 150 mila Grandi elettori che dovranno eleggere i 348 Senatori, laddove in Italia non sarebbero i cittadini, ma poco più di mille consiglieri regionali e provinciali a dover eleggere solo 95 senatori.
IN CONCLUSIONE, le ragioni in base alle quali il Senato dovrebbe continuare ad essere direttamente eletto sono assai serie. Direi, anzi, indiscutibili. Esse discendono da ciò: poiché anche dalla riforma Boschi gli è riconosciuta la spettanza delle funzioni legislativa e di revisione costituzionale, sarebbe manifestamente incostituzionale se le rispettive deliberazioni, vincolanti per tutti i cittadini, non rinvenissero la loro legittimazione nel voto dei cittadini. Nel proclamare che “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, l’articolo 1 della nostra Costituzione garantisce infatti che la funzione legislativa e la funzione di revisione costituzionale – massime espressioni della sovranità popolare – debbano essere riconducibili “alla volontà dei cittadini espressa attraverso il voto, che costituisce il principale strumento di manifestazione della sovranità popolare”(così la Corte costituzionale nella sentenza n. 1 del 2014).
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 21/09/2015.
(ALESSANDRO PACE)
21/09/2015 di triskel182
Il costituzionalista spiega il trucco dell’elezione indiretta di Palazzo Madama voluta dal disegno di legge Boschi: è un falso, altro che Bundesrat.
In un articolo intitolato Perché è meglio indiretta, apparso di recente su Il sole 24 Ore, Roberto D’Alimonte, autorevole ed ascoltato studioso di sistemi elettorali, ha ribadito la sua contrarietà all’elezione diretta del Senato sulla base di due concisi argomenti: 1) L’elezione indiretta è da preferire perché su 28 paesi dell’Unione europea, 15 hanno un sistema monocamerale, 8 prevedono l’elezione indiretta e solo 5 l’elezione diretta. Pertanto “la proposta in discussione al Senato” non costituirebbe affatto “un’anomalia”;
2) Quanto al modello indiretto di elezione, per D’Alimonte “non è semplice rispondere” se sia meglio il modello previsto per il Bundesrat della Repubblica federale tedesca – nel quale sono i Governi locali a rappresentare i Länder – oppure il modello Boschi, nel quale sono i consigli regionali e i consigli provinciali di Trento e Bolzano ad eleggere i senatori: 74 tra i consiglieri regionali e 21 tra i sindaci dei comuni capoluogo. Pertanto, non essendo semplice rispondere al quesito, è opportuno non “rinviare sine die una riforma che il paese attende da più di trenta anni”.
IN APERTURA, D’Alimonte rileva che “sui metodi di elezione delle seconde camere in Europa si sta facendo in questi giorni parecchia confusione”. Ilcheèvero.Èperòaltrettanto vero che uno dei maggiori motivi di confusione sta proprio nell’inesattezza della locuzione “elezione indiretta” generalmente utilizzata per designare sia il modello tedesco, sia il modello previsto dalla riforma Boschi.
Infatti, se i cittadini eleggono i consiglieri regionali e provinciali, e questi a loro volta eleggono i senatori, non si può dire, per la proprietà transitiva, che i cittadini eleggano (indirettamente) anche i senatori.Sono infatti esclusivamente i consigli regionali e provinciali ad eleggere i senatori. Quindi è solo per intenti mistificatori, per ignoranza oppure per addolcire la pillola che si allude alla futura elezione dei senatori come se saranno indirettamente scelti dai cittadini. Si badi bene:se tale tesi rispondesse a verità, si dovrebbe allora concludere che anche il Presidente della Repubblica è eletto indirettamente dal popolo. Mentre è a tutti noto che le Camere in seduta comune sono liberissime nella loro scelta. Del pari inesatto è sostenere che l’elezione dei componenti del Bundesrat sarebbe indiretta. Il modello vigente costituisce una conseguenza dell’ordinamento federale instaurato dalla Costituzione imperiale del 1871,che mantenne invita gli Stati preesistenti trasformandoli in Länder, mentre l’unificazione monarchica italiana li soppresse del tutto (di qui la difficoltà storica più che giuridica di trasformare il nostro Senato in una specie di Bundesrat). Il Bundesrat tedesco è quindi costituito non da parlamentari, ma dai 16 Länder rappresentati dai rispettivi Governi, nella persona di uno o più rappresentanti, che, a seconda dell’importanza del Land, hanno a disposizione da 3 a 6 voti per ogni deliberazione. Quand’è, allora, che si può correttamente parlare di“modello indiretto”? Risposta: solo quando i cittadini eleggano i Grandi elettori, e questi, a loro volta,eleggano i senatori(Leopoldo Elia). Il che appunto avviene in Francia, dove sono i cittadini ad eleggere i 150 mila Grandi elettori che dovranno eleggere i 348 Senatori, laddove in Italia non sarebbero i cittadini, ma poco più di mille consiglieri regionali e provinciali a dover eleggere solo 95 senatori.
IN CONCLUSIONE, le ragioni in base alle quali il Senato dovrebbe continuare ad essere direttamente eletto sono assai serie. Direi, anzi, indiscutibili. Esse discendono da ciò: poiché anche dalla riforma Boschi gli è riconosciuta la spettanza delle funzioni legislativa e di revisione costituzionale, sarebbe manifestamente incostituzionale se le rispettive deliberazioni, vincolanti per tutti i cittadini, non rinvenissero la loro legittimazione nel voto dei cittadini. Nel proclamare che “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, l’articolo 1 della nostra Costituzione garantisce infatti che la funzione legislativa e la funzione di revisione costituzionale – massime espressioni della sovranità popolare – debbano essere riconducibili “alla volontà dei cittadini espressa attraverso il voto, che costituisce il principale strumento di manifestazione della sovranità popolare”(così la Corte costituzionale nella sentenza n. 1 del 2014).
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 21/09/2015.
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Re: Quale Senato ?
Senato prevedono sindaci e presidenti di regione.Quindi gli pagheremo pure la trasferta a Roma.I sindaci che sono in prima linea
forse sono quelli che lavorano di più devono sorbirsi anche questa nuova situazione.Per fare Che?
Qualcuno mi può spiegare cosa faranno a Roma e se le loro proposte andranno a buon fine?
Ciao
Paolo11
forse sono quelli che lavorano di più devono sorbirsi anche questa nuova situazione.Per fare Che?
Qualcuno mi può spiegare cosa faranno a Roma e se le loro proposte andranno a buon fine?
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Paolo11
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Re: Quale Senato ?
Senato, con riforma il Pd potrebbe anche amnistiare se stesso. Parola di Violante
Il rischio dell'auto-amnistia in Parlamento nasce dal combinato disposto tra la riforma del Senato e la nuova legge elettorale che assegna la maggioranza assoluta dei seggi (340) alla lista che supera il 40%. A confermarlo è Luciano Violante (PD), l'uomo che ha permesso l'accordo tra minoranza e renziani sul "listino" dei senatori. Ma lo dice solo ora, quasi fuori tempo massimo
di Thomas Mackinson | 23 settembre 2015 - da Il F.Q.
“Infine, tra gli altri, c’è anche il problema dell’amnistia, che sarà di competenza esclusiva della Camera. Il partito che vince, comunque si chiami, potrebbe essere in grado di amnistiare se stesso“. A dirlo non è quel Vincenzo D’Anna di Ala, il gruppo dei “renzi-abili” in quota Verdini, che ha suscitato ilarità e sdegno col suo: “La riforma del Senato è una fetenzia, ma la voto”. A dichiararlo è l’ex presidente della Camera, Luciano Violante cui è riuscita, almeno apparentemente, l’impresa di ricompattare minoranza dem e renziani sull’elezione semi-diretta dei nuovi senatori, da ratificare poi nei consigli regionali.
Che la “riforma delle riforme” del governo Renzi possa portare all’‘auto-amnistia in Parlamento lo si scopre così, all’ultima riga di un’intervista rilasciata dal Corriere della Sera e solo oggi, a un metro dalla meta e quasi fuori tempo massimo. Nonostante il rischio fosse poi del tutto evidente, tanto che in commissione e in aula una cinquantina di emendamenti chiedevano la soppressione o la modifica dell’articolo sull’amnistia. Uno per uno, sono stati respinti e il testo è rimasto lo stesso.
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Il disegno di legge, tra gli altri, interviene sull’art. 79 della Costituzione che dal 1948 limita la concessione di amnistia e indulto “con legge deliberata a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale”. La ratio dei costituenti era chiara: per un provvedimento straordinario come quello (ma anche per la dichiarazione dello stato di guerra) la sola maggioranza in un lato del Parlamento non è condizione sufficiente e deve essere temperata con la maggioranza, ancorché diversa nei numeri (come lo è oggi in Senato), nell’altro.
Abolendo d’un tratto il bicameralismo, la riforma targata Boschi-Renzi trasferisce anche questa prerogativa alla sola Camera dei Deputati. E siccome la nuova legge elettorale garantisce la maggioranza assoluta dei seggi (340) a chi supera la soglia del 40% è chiaro che quando Violante dice “il partito che vince, comunque si chiami” si riferisca senza citarlo al suo, l’unico in questo momento storico-politico a poter ambire – per ammissione del premier/segretario Matteo Renzi – a quel 40% dei voti.
Il pasticcio potrebbe anche autorizzare dietrologie e retro-pensieri, ma il punto è un altro: perché mai quella “criticità cui bisognerebbe mettere mano subito” – come dice Violante – emerge solo adesso, a giochi fatti? Per il decano del Pd sarebbe tutta dell’opposizione interna al partito che ha concentrato tutto il fuoco di fila sulla questione “minimale” dell’elezione diretta/indiretta dei senatori. In questo modo la minoranza ha spostato il campo di battaglia “dal merito costituzionale alla guerriglia nettamente politica”. Offrendo così a Renzi l’alibi per impuntarsi su quel campo di battaglia. “Se il mio avversario mi critica su un punto minore della riforma – ragiona Violante – io rimango fermo. E non apro altri fronti magari più problematici”.
Il rischio che un partito amnistii se stesso resta per ora solo ipotetico, anche perché la legge – salvo sorprese – sarà sottoposta a referendum. Ma se questo pasticcio viene messo in relazione con altri, la spia su colpo di spugna si colora di rosso. Proprio ieri, sul fattoquotidiano.it, abbiamo raccontato un’altra sorprendete “svista”: tra gli effetti collaterali del Senato 2.0 di Renzi c’è anche quello di concedere il privilegio dell’immunità ai 21 sindaci che saranno catapultati a Palazzo Madama: niente più arresti, intercettazioni o perquisizioni per loro, senza autorizzazione del Parlamento. Risultato: i problemi con la giustizia per quel che faranno da sindaci (gare, appalti, nomine…) li risolveranno all’istante con le prerogative che avranno da senatori. Un incentivo a delinquere. Così si torna alle prime battute della citata intervista, laddove Violante ammonisce: “se fallissimo, le tossine del populismo potrebbero avvelenare il sistema”. Ecco, comunque vada a finire, tocca intendersi bene su chi le mette in circolazione.
Il rischio dell'auto-amnistia in Parlamento nasce dal combinato disposto tra la riforma del Senato e la nuova legge elettorale che assegna la maggioranza assoluta dei seggi (340) alla lista che supera il 40%. A confermarlo è Luciano Violante (PD), l'uomo che ha permesso l'accordo tra minoranza e renziani sul "listino" dei senatori. Ma lo dice solo ora, quasi fuori tempo massimo
di Thomas Mackinson | 23 settembre 2015 - da Il F.Q.
“Infine, tra gli altri, c’è anche il problema dell’amnistia, che sarà di competenza esclusiva della Camera. Il partito che vince, comunque si chiami, potrebbe essere in grado di amnistiare se stesso“. A dirlo non è quel Vincenzo D’Anna di Ala, il gruppo dei “renzi-abili” in quota Verdini, che ha suscitato ilarità e sdegno col suo: “La riforma del Senato è una fetenzia, ma la voto”. A dichiararlo è l’ex presidente della Camera, Luciano Violante cui è riuscita, almeno apparentemente, l’impresa di ricompattare minoranza dem e renziani sull’elezione semi-diretta dei nuovi senatori, da ratificare poi nei consigli regionali.
Che la “riforma delle riforme” del governo Renzi possa portare all’‘auto-amnistia in Parlamento lo si scopre così, all’ultima riga di un’intervista rilasciata dal Corriere della Sera e solo oggi, a un metro dalla meta e quasi fuori tempo massimo. Nonostante il rischio fosse poi del tutto evidente, tanto che in commissione e in aula una cinquantina di emendamenti chiedevano la soppressione o la modifica dell’articolo sull’amnistia. Uno per uno, sono stati respinti e il testo è rimasto lo stesso.
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Il disegno di legge, tra gli altri, interviene sull’art. 79 della Costituzione che dal 1948 limita la concessione di amnistia e indulto “con legge deliberata a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale”. La ratio dei costituenti era chiara: per un provvedimento straordinario come quello (ma anche per la dichiarazione dello stato di guerra) la sola maggioranza in un lato del Parlamento non è condizione sufficiente e deve essere temperata con la maggioranza, ancorché diversa nei numeri (come lo è oggi in Senato), nell’altro.
Abolendo d’un tratto il bicameralismo, la riforma targata Boschi-Renzi trasferisce anche questa prerogativa alla sola Camera dei Deputati. E siccome la nuova legge elettorale garantisce la maggioranza assoluta dei seggi (340) a chi supera la soglia del 40% è chiaro che quando Violante dice “il partito che vince, comunque si chiami” si riferisca senza citarlo al suo, l’unico in questo momento storico-politico a poter ambire – per ammissione del premier/segretario Matteo Renzi – a quel 40% dei voti.
Il pasticcio potrebbe anche autorizzare dietrologie e retro-pensieri, ma il punto è un altro: perché mai quella “criticità cui bisognerebbe mettere mano subito” – come dice Violante – emerge solo adesso, a giochi fatti? Per il decano del Pd sarebbe tutta dell’opposizione interna al partito che ha concentrato tutto il fuoco di fila sulla questione “minimale” dell’elezione diretta/indiretta dei senatori. In questo modo la minoranza ha spostato il campo di battaglia “dal merito costituzionale alla guerriglia nettamente politica”. Offrendo così a Renzi l’alibi per impuntarsi su quel campo di battaglia. “Se il mio avversario mi critica su un punto minore della riforma – ragiona Violante – io rimango fermo. E non apro altri fronti magari più problematici”.
Il rischio che un partito amnistii se stesso resta per ora solo ipotetico, anche perché la legge – salvo sorprese – sarà sottoposta a referendum. Ma se questo pasticcio viene messo in relazione con altri, la spia su colpo di spugna si colora di rosso. Proprio ieri, sul fattoquotidiano.it, abbiamo raccontato un’altra sorprendete “svista”: tra gli effetti collaterali del Senato 2.0 di Renzi c’è anche quello di concedere il privilegio dell’immunità ai 21 sindaci che saranno catapultati a Palazzo Madama: niente più arresti, intercettazioni o perquisizioni per loro, senza autorizzazione del Parlamento. Risultato: i problemi con la giustizia per quel che faranno da sindaci (gare, appalti, nomine…) li risolveranno all’istante con le prerogative che avranno da senatori. Un incentivo a delinquere. Così si torna alle prime battute della citata intervista, laddove Violante ammonisce: “se fallissimo, le tossine del populismo potrebbero avvelenare il sistema”. Ecco, comunque vada a finire, tocca intendersi bene su chi le mette in circolazione.
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