Dall'Espresso di questa settimana
Bruxelles corrotta
Europa infetta
Tangenti. Sprechi. Inefficienza. Istituzioni al servizio
di lobby potenti e occulte. Ecco tutti i pubblici vizi
della capitale. Che affossano la fiducia nell’Unione
di Gianluca Di Feo da Bruxelles
UN TOUR TRA GLI EDIFICI
più importanti della città:
dalla residenza reale al
museo di belle arti, dagli
uf_ci ministeriali alle carceri,
dall’osservatorio
astronomico al palazzo
di giustizia. Sono maestosi, coperti di marmi e statue a testimoniare
la solidità della virtù pubblica. Eppure per dieci anni a
gestirli è stata una cricca: ogni appalto una mazzetta, altrimenti
non si lavorava. Tutti sapevano, nessuno ha mai denunciato
la rete criminale che ha trasformato il cuore del Paese in una
vera Tangentopoli. Non stiamo parlando delle gang romana di
Ma_a Capitale, questa è Bruxelles: due volte capitale, del Belgio
e dell’Europa. E due volte corrotta, nell’intreccio d’affari tra
poteri locali e autorità continentali.
Qui non si decide soltanto la vita di una nazione lacerata
dalle tensioni tra valloni e _amminghi, ma il destino di mezzo
miliardo di persone, cittadini di un’Unione che mai come in
questo momento si mostra debole e inconcludente. Dall’inizio
del millennio la _ducia degli italiani, come evidenzia il sondaggio
Demopolis, è crollata e solo uno su quattro crede ancora
nell’Europa. Bruxelles però è anche il laboratorio in cui la
corruzione si sta evolvendo. La mutazione
genetica delle vecchie bustarelle in un
virus capace di intaccare in profondità la
reputazione delle istituzioni europee,
diffuso silenziosamente da quei soggetti
chiamati lobby. Realtà estranee alla tradizione
democratica dei nostri Stati nazionali
e molto diverse dai modelli statunitensi,
perché qui non ci sono leggi che
le regolino, né sanzioni che le spaventino:
le lobby sono invisibili e allo stesso tempo
appaiono onnipotenti.
LA GIUSTIZIA IMPRIGIONATA
Il simbolo è Place Poelaert, la grande
piazza panoramica affacciata sul centro
storico di Bruxelles. Da un lato c’è il
palazzo di giustizia, con la cupola dorata
che svetta sull’intera città: una muraglia
di impalcature lo imprigiona da cima a
fondo, soffocando le colonne dietro un
gigantesco castello di assi che marciscono
tristemente. Il cantiere dei restauri è
abbandonato da otto anni, da quando i
titolari sono stati arrestati, assieme ad
altri 33 tra imprenditori e funzionari
accusati di avere depredato l’intero patrimonio
immobiliare statale.
Proprio di fronte al palazzo della giustizia
impacchettato c’è uno splendido
complesso rinascimentale, con un giardino
impeccabile. È la sede del Cercle de
Lorraine, “the business club”, come recita
la targa: l’associazione che raccoglie gli industriali più
prestigiosi del Paese, baroni e visconti da sempre padroni del
vapore assieme ai manager rampanti della new economy. Lì,
tra sale affrescate e camerieri in livrea, promuovono i loro interessi.
Insomma, sono una lobby. Una delle oltre seimila che
presidiano la capitale europea, con più di 15 mila dipendenti
censiti mentre altrettanti si muovono nell’oscurità. A Bruxelles
il colore degli affari rispecchia il cielo perennemente coperto:
si va dal grigio al nero. Non a caso, la frase magica della cricca
degli appalti era «bisogna che il sole splenda per tutti»
IL CANTIERE INFINITO
Oggi la città è tutta un cantiere. Sono centinaia. Dall’aeroporto
al quartiere generale della Nato, dalla periferia al
centro storico si vedono ovunque gru e ruspe all’opera. Per
non essere da meno, anche il Parlamento europeo vuole
abbattere l’edificio dedicato a
Paul-Henri Spaak, completato nel
1993 con un miliardo di spesa: il progetto
prevede altri 750 uf_ci per i deputati
del presente e del futuro, rappresentanti
delle nazioni che aderiranno
all’Unione negli anni a venire. Se però
dal Palazzo di Giustizia si va verso il
Parlamento percorrendo la chaussée
d’Ixelles, la frenesia cementizia si mostra
in una luce diversa. La lunga arteria
è stata completamente rifatta nel
2013, solo che al momento dell’inaugurazione
c’è stata una sorpresa: i
marciapiedi erano troppo larghi e gli
autobus _finivano per incastrarsi l’un
contro l’altro. Hanno ricominciato da
capo, di corsa. Appena riaperta al traf-
_co, però, la pavimentazione allargata
non ha retto al peso dei pulmann e si è
riempita di buche, manco fosse Roma.
E giù con la terza ondata di lavori: ora
la strada sembra una chilometrica
sciarpa rattoppata.
Ixelles è un comune autonomo, perché
Bruxelles in realtà è un insieme di
Come crolla il mito
del Continente unito
La fiducia nella Ue
in cinque paesi
Germania
Francia
Spagna
Italia
Regno Unito
Nel 2000 l’Italia era il Paese con il
maggior grado di _ducia nelle istituzioni
comunitarie: 25 punti in più rispetto
al dato odierno rilevato oggi
da Demopolis per l’Espresso
La fiducia degli italiani
nell’Unione Europea 2000-15
Eravamo i più convinti di tutti. Quindici anni
fa, l’alba del nuovo millennio vedeva l’Italia
piena di euro-entusiasti: oltre il 53 per cento
di cittadini. Ci credevamo più dei tedeschi
e molto più dei francesi. Da allora
la _ducia nella Ue si è sgretolata. E i dati
Demopolis dimostrano che non è colpa della
moneta unica. La picchiata del consenso
è cominciata con la recessione economica
internazionale e si è intensi_cata con la crisi
greca, toccando il minimo a giugno: soltanto
il 27 per cento degli italiani dava ancora
credito al sogno europeo.
Adesso il sondaggio, condotto dall’istituto
diretto da Pietro Vento su un campione
di mille persone, mostra una minuscola
ripresa del consenso, ma solo di un punto.
Nota informativa
L’indagine è stata condotta nel settembre
2015 dall’Istituto Demopolis, diretto da
Pietro Vento, su un campione stratificato
di 1.000 intervistati, rappresentativo
dell’universo della popolazione italiana
maggiorenne. Metodologia ed
approfondimenti su:
www.demopolis.it
Inchiesta
diciannove piccoli municipi indipendenti, ciascuno con il suo
borgomastro. In questo periodo il meno sereno è il sindaco di
Uccle, che per undici anni è stato pure presidente del Senato
belga. Come avvocato ha difeso una masnada di magnati
kazaki, ottenendone l’assoluzione. In cambio ha ricevuto 800
mila euro. «Compensi professionali», ha spiegato Armand
De Decker. Il sospetto invece è che la scarcerazione degli oligarchi
sia il tassello di un intrigo internazionale: una clausola
clausola
del patto segreto tra il
presidente kazako Nazarbayev
e l’allora collega francese
Sarkozy per la vendita
di elicotteri, in cui era previsto
anche «di fare pressione
sul senato di Bruxelles».
Un’accusa formulata dagli
inquirenti parigini, perché le
procure locali si guardano
bene dall’indagare.
Gli investigatori belgi non
hanno fama di ef_cienza né di indipendenza. La storia recente
del Paese è costellata di scandali che si perdono nel nulla,
tra trame occulte e massoneria: i parallelismi con l’Italia sono
forti e anche qui prospera una cultura del sospetto, che porta
i cittadini a dif_dare della giustizia. L’inchiesta sulla tangentopoli
capitale è partita nel 2005, le sentenze di primo grado
ci sono state solo quattro mesi fa. I dieci dirigenti della Régie
des Batiments, che per un decennio hanno intascato almenoclausola
del patto segreto tra il
presidente kazako Nazarbayev
e l’allora collega francese
Sarkozy per la vendita
di elicotteri, in cui era previsto
anche «di fare pressione
sul senato di Bruxelles».
Un’accusa formulata dagli
inquirenti parigini, perché le
procure locali si guardano
bene dall’indagare.
Gli investigatori belgi non
hanno fama di ef_cienza né di indipendenza. La storia recente
del Paese è costellata di scandali che si perdono nel nulla,
tra trame occulte e massoneria: i parallelismi con l’Italia sono
forti e anche qui prospera una cultura del sospetto, che porta
i cittadini a dif_dare della giustizia. L’inchiesta sulla tangentopoli
capitale è partita nel 2005, le sentenze di primo grado
ci sono state solo quattro mesi fa. I dieci dirigenti della Régie
des Batiments, che per un decennio hanno intascato almenoclausola
del patto segreto tra il
presidente kazako Nazarbayev
e l’allora collega francese
Sarkozy per la vendita
di elicotteri, in cui era previsto
anche «di fare pressione
sul senato di Bruxelles».
Un’accusa formulata dagli
inquirenti parigini, perché le
procure locali si guardano
bene dall’indagare.
Gli investigatori belgi non
hanno fama di ef_cienza né di indipendenza. La storia recente
del Paese è costellata di scandali che si perdono nel nulla,
tra trame occulte e massoneria: i parallelismi con l’Italia sono
forti e anche qui prospera una cultura del sospetto, che porta
i cittadini a dif_dare della giustizia. L’inchiesta sulla tangentopoli
capitale è partita nel 2005, le sentenze di primo grado
ci sono state solo quattro mesi fa. I dieci dirigenti della Régie
des Batiments, che per un decennio hanno intascato almeno
un milione e 700 mila euro, se la sono
cavata con condanne irrisorie. «I fatti
sono gravi, ma ormai antichi», ha riconosciuto
la corte.
IL BAROMETRO DELL’ONESTÀ
Questa giustizia lenta e spesso inef_cace
è anche arbitro di parecchi dei misfatti
che avvengono nei palazzi della Ue. Sono
le magistrature nazionali a procedere penalmente contro
i corrotti, perché le agenzie europee possono minacciare
soltanto sanzioni amministrative: la punizione massima è il
licenziamento, una rarità, mentre più frequenti sono le retrocessioni
di grado e soprattuto le lettere di richiamo. Di certo,
non un grande deterrente per rinsaldare la moralità dei commissari,
dei 751 deputati e dei 43 mila funzionari che gestiscono
ogni anno oltre 140 miliardi di euro e scrivono leggi
vincolanti per 28 Paesi. Mentre anche dalla loro onestà dipende
la credibilità di un organismo sempre meno rispettato.
L’istituto statistico più autorevole, Eurobarometro, due
anni fa ha lanciato l’allarme: il 70 per cento dei cittadini ritiene
che la corruzione sia entrata nelle istituzioni europee.
Lo credono 27.786 persone, selezionate scienti_camente per
rappresentare l’intera popolazione dell’Unione. È un dato
choc. La Commissione ha reagito annunciato una crociata
contro le tangenti in tutto il Continente. Ovunque, tranne che
nei suoi uf_ci: nel 2014 il primo rapporto anti-corruzione
nella storia della Ue ha sezionato i vizi di ogni Paese, senza
però fare cenno ai peccati dentro casa: quella che la Corte dei
Conti europea ha de_nito nero su bianco
«un’infelice e inspiegabile omissione
». D’altronde la presidenza di Jean-
Claude Juncker è cominciata nel
peggiore dei modi. Le rivelazioni di
LuxLeaks - pubblicate in Italia da “l’Espresso”
- hanno messo a nudo il suo
ruolo nel trasformare il Lussemburgo
nel Bengodi delle aziende in cerca di
tasse irrisorie. Per riscattarsi, Juncker ha promesso una sterzata
contro l’iniquità _scale legalizzata. «Ma _nora la Commissione
è stata passiva su questa materia», sottolinea Eva
Joly, per anni il giudice istruttore più famoso di Francia, che
ha portato alla sbarra i crimini delle grandi aziende, ed ora è
eurodeputato verde: «La follia è che abbiamo al vertice
dell’Europa l’uomo che ha arricchito il Lussemburgo grazie
alle tasse rubate agli altri, con guadagni che continuano a
crescere. Nel Parlamento i verdi hanno imposto la creazione
di un comitato speciale: il primo rapporto sarà pronto tra un
mese e sarà molto duro. Anche i conservatori ora hanno capito
e c’è la volontà di piegare i paradisi _scali: sono convinta
che il Lussemburgo dovrà adeguarsi o uscire dall’Unione».
IL GRANDE CIRCO
Quello che Juncker costruito in Lussemburgo, a Malta lo ha
realizzato John Dalli, il ministro che ha fatto dell’isoletta una
piazzaforte _nanziaria, graditissima agli investitori italiani più
spregiudicati e ai miliardi rapidi delle scommesse. Poi nel 2010
Dalli è entrato nel governo dell’Unione: come commissario