IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
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IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Luca, in data :
Inviato: 03/09/2015, 13:19
ci ha fatto un appello a votare i referendum di Civati attraverso il 3D:
Appello ai Forumisti: E' il momento di agire ...
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... a02#p41256
Sappiamo poi come è andata a finire, e Padellaro produce successivamente un articolo inteso a metterci in guardia:
Antonio Padellaro: “Sinistra al bivio, ultima chiamata per l’opposizione”
postato da iospero in :
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 756#p41756
Luca ha risposto:
Padellaro ha colto nel segno
Mentre soloo42001, ha commentato:
Mah.
Padellaro è un'altro profeta senza chiesa.
Secondo me è peggio di così.
Ora l’appello di Luca fatto a suo tempo, lo faccio mio e vi invito a produrre una spremuta di cervello per trovare una soluzione vincente in preparazione del REFERENDUM COSTITUZIONALE che si terrà dopo l’approvazione dei 4 passaggi istituzionali.
Quindi vi invito a trovare tutte le soluzioni possibili affinchè il referendum conseguente sul Senato proposto da un presidente del Coniglio che non è mai stato eletto, che assieme al combinato disposto di una legge elettorale fatta approvare a sua immagine e somiglianza per concludere quel ciclo per l’eliminazione della democrazia iniziato già prima dell’inizio del ventennio berlusconiano, non vada in porto.
Luca, in data :
Inviato: 03/09/2015, 13:19
ci ha fatto un appello a votare i referendum di Civati attraverso il 3D:
Appello ai Forumisti: E' il momento di agire ...
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... a02#p41256
Sappiamo poi come è andata a finire, e Padellaro produce successivamente un articolo inteso a metterci in guardia:
Antonio Padellaro: “Sinistra al bivio, ultima chiamata per l’opposizione”
postato da iospero in :
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 756#p41756
Luca ha risposto:
Padellaro ha colto nel segno
Mentre soloo42001, ha commentato:
Mah.
Padellaro è un'altro profeta senza chiesa.
Secondo me è peggio di così.
Ora l’appello di Luca fatto a suo tempo, lo faccio mio e vi invito a produrre una spremuta di cervello per trovare una soluzione vincente in preparazione del REFERENDUM COSTITUZIONALE che si terrà dopo l’approvazione dei 4 passaggi istituzionali.
Quindi vi invito a trovare tutte le soluzioni possibili affinchè il referendum conseguente sul Senato proposto da un presidente del Coniglio che non è mai stato eletto, che assieme al combinato disposto di una legge elettorale fatta approvare a sua immagine e somiglianza per concludere quel ciclo per l’eliminazione della democrazia iniziato già prima dell’inizio del ventennio berlusconiano, non vada in porto.
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
LA DOTTRINA
Referendum (ordinamento costituzionale italiano)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... uzionale_2
Il referendum, nell'ordinamento costituzionale italiano, è un istituto giuridico contemplato dalla Costituzione della Repubblica Italiana.
Referendum costituzionale
L'art. 138 della Costituzione prevede la possibilità di richiedere il referendum costituzionale dopo la seconda votazione da parte delle camere di una legge di revisione costituzionale o di una legge costituzionale. Le camere in seconda deliberazione devono raggiungere la maggioranza assoluta, cioè è necessario il voto favorevole del 50 % più 1 dei componenti la Camera. Qualora si raggiunga, in entrambe le Camere, la maggioranza qualificata dei 2/3 dei componenti di ogni Camera non sarà possibile richiedere il referendum.
La richiesta può essere presentata da un quinto dei membri di una Camera, da cinquecentomila elettori o da cinque Consigli regionali entro tre mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Il quorum strumentale (il numero di votanti) non è pregiudiziale alla validità del referendum, poiché questo tipo di procedimento a differenza del referendum abrogativo non è finalizzato al perfezionamento e al bilanciamento delle scelte del legislatore, ma si presenta piuttosto come uno strumento di garanzia delle minoranze e come tale ne verrebbe vanificato il valore qualora venisse richiesto un numero minimo di votanti[non chiaro]. La legge viene promulgata, se i voti favorevoli superano quelli sfavorevoli.
La procedura per lo svolgimento del referendum costituzionale è disciplinata dal titolo I della legge 25 maggio 1970, n. 352. Fino al 1970, infatti, non era richiedibile il referendum costituzionale, essendo assente qualunque legge disciplinante tale istituto, e quindi fino ad allora per ogni revisione e legge costituzionale si è raggiunta in seconda delibera la maggioranza qualificata
Referendum (ordinamento costituzionale italiano)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
https://it.wikipedia.org/wiki/Referendu ... uzionale_2
Il referendum, nell'ordinamento costituzionale italiano, è un istituto giuridico contemplato dalla Costituzione della Repubblica Italiana.
Referendum costituzionale
L'art. 138 della Costituzione prevede la possibilità di richiedere il referendum costituzionale dopo la seconda votazione da parte delle camere di una legge di revisione costituzionale o di una legge costituzionale. Le camere in seconda deliberazione devono raggiungere la maggioranza assoluta, cioè è necessario il voto favorevole del 50 % più 1 dei componenti la Camera. Qualora si raggiunga, in entrambe le Camere, la maggioranza qualificata dei 2/3 dei componenti di ogni Camera non sarà possibile richiedere il referendum.
La richiesta può essere presentata da un quinto dei membri di una Camera, da cinquecentomila elettori o da cinque Consigli regionali entro tre mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Il quorum strumentale (il numero di votanti) non è pregiudiziale alla validità del referendum, poiché questo tipo di procedimento a differenza del referendum abrogativo non è finalizzato al perfezionamento e al bilanciamento delle scelte del legislatore, ma si presenta piuttosto come uno strumento di garanzia delle minoranze e come tale ne verrebbe vanificato il valore qualora venisse richiesto un numero minimo di votanti[non chiaro]. La legge viene promulgata, se i voti favorevoli superano quelli sfavorevoli.
La procedura per lo svolgimento del referendum costituzionale è disciplinata dal titolo I della legge 25 maggio 1970, n. 352. Fino al 1970, infatti, non era richiedibile il referendum costituzionale, essendo assente qualunque legge disciplinante tale istituto, e quindi fino ad allora per ogni revisione e legge costituzionale si è raggiunta in seconda delibera la maggioranza qualificata
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
La necessità di ricorrere al Referendum Costituzionale è maturata assistendo alle scelte della ex sinistra dem, fortemente orientata all’ideologia della poltrona, strafregandose della Costituzione del 1948, e di chi ci ha rimesso la vita nell’ultimo anno della Resistenza.
Oltre alla sconfitta dei referendum di Civati.
Ma la spintarella ad attivarmi in tal senso l’ho ricevuta questa mattina all’edicola quando un altro acquirente del Fatto, ha fatto presente di dover battere questa maggioranza che intende instaurare un regime dittatoriale in modo occulto.
Quattro adesioni sono venute spontanee, compreso l’edicolante, ma la cosa che più mi ha impressionato, è quella di un avventore anziano che in precedenza veniva qualificato da chi lo conosceva come un “comunistone”.
Aveva premura ed è salito in macchina senza dare spiegazione, se non quella di NON opporsi alla manovra renziana.
Prossimamente mi riprometto di approfondire, prima attraverso l’edicolante e poi con il diretto interessato, per comprendere le ragioni per cui uno si faccia passare per un comunistone mentre poi in pratica intende avallare un disegno di destra come quello di La Qualunque.
A differenza di Civati abbiamo tutto il tempo per convincere una parte di italiani ad andare a votare e di votare contro la Qualunque.
Oltre alla sconfitta dei referendum di Civati.
Ma la spintarella ad attivarmi in tal senso l’ho ricevuta questa mattina all’edicola quando un altro acquirente del Fatto, ha fatto presente di dover battere questa maggioranza che intende instaurare un regime dittatoriale in modo occulto.
Quattro adesioni sono venute spontanee, compreso l’edicolante, ma la cosa che più mi ha impressionato, è quella di un avventore anziano che in precedenza veniva qualificato da chi lo conosceva come un “comunistone”.
Aveva premura ed è salito in macchina senza dare spiegazione, se non quella di NON opporsi alla manovra renziana.
Prossimamente mi riprometto di approfondire, prima attraverso l’edicolante e poi con il diretto interessato, per comprendere le ragioni per cui uno si faccia passare per un comunistone mentre poi in pratica intende avallare un disegno di destra come quello di La Qualunque.
A differenza di Civati abbiamo tutto il tempo per convincere una parte di italiani ad andare a votare e di votare contro la Qualunque.
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
SULLA STAMPA QUOTIDIANA
“Renzi vuole stravolgere la Costituzione”: l’appello contro la riforma del Senato
"Un Parlamento delegittimato dalla Consulta non può stravolgere la carta". Giuristi e costituzionalisti sottoscrivono il testo diffuso da Libertà e Giustizia contro l'abolizione di Palazzo Madama e la revisione del Titolo V. Alessandro Pace: "Il bicameralismo ci ha salvato tante volte"
di Luca De Carolis | 28 marzo 2014
Dietro la riforma che è la bandiera del fu rottamatore “c’è il progetto di stravolgere la Costituzione”, da parte di “un Parlamento delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale”. Con l’obiettivo di dare al presidente del Consiglio “poteri padronali”, per una “svolta autoritaria” che è un vecchio sogno di Silvio Berlusconi. Libertà e Giustizia lancia un appello contro la “grande riforma” su cui Renzi punta quasi tutto, imperniata sull’abolizione del Senato e sulla revisione del Titolo V (Regioni, Province e Comuni). “Se non va a casa il Senato vado a casa io” rilancia il premier, come un pokerista. Ma nel suo progetto si annidano pesanti rischi per la Costituzione. Così avverte il testo diffuso da Libertà e Giustizia, sottoscritto subito da costituzionalisti e intellettuali. Molti si erano già mobilitati contro il ddl costituzionale 813 del governo Letta: quello che voleva stravolgere l’articolo 138, la valvola di sicurezza della Carta, così da spalancare le porte al semipresidenzialismo. Il testo si inabissò a un passo dall’approvazione, perché il Berlusconi appena decaduto fece mancare i numeri. “La maggioranza che voleva stravolgere il 138 è la stessa che punta al monocameralismo” ricorda Alessandro Pace, professore emerito di diritto costituzionale, e uno dei firmatari dell’appello.
Spiega: “Questo è un parlamento chiaramente delegittimato dalla sentenza della Consulta che ha cancellato il Porcellum. Doveva fare in fretta una nuova legge elettorale, per poi tornare al voto. Non può certo preparare una profonda revisione della Costituzione, che spazia dalla cancellazione del Senato fino alla forma di governo. E non può preparare una legge elettorale che è un Porcellum bis”. Pace si sofferma poi sui rischi: “Spazzare via il Senato è inutile e dannoso. Il bicameralismo legislativo ci ha salvato tante volte, perché una delle due Camere riparava ai danni dell’altra. Pensiamo forse che i futuri parlamentari saranno più bravi di quelli attuali?”. Obiezione: tagliare il Senato riduce i costi e velocizza i tempi. Pace ribatte: “Per risparmiare basta tagliare il numero dei parlamentari in entrambe le Camere. Quanto ai tempi, si possono cambiare i regolamenti, senza toccare la Costituzione”. La costituzionalista Lorenza Carlassare osserva: “È tutto l’impianto delle riforme che non va: questa legge elettorale vuole limitare la rappresentanza, togliendo voce a ogni opinione minoritaria. Quanto al Senato, si vuole ridurlo a un organo non elettivo, a cui resterebbe però una funzione essenziale come quella di partecipare alle riforme costituzionali. Un’altra gravissima limitazione della rappresentanza, e quindi della democrazia”.
La riforma potrebbe allargarsi al premierato forte, dando al capo del governo il potere di porre la “ghigliottina” sui disegni di legge (imponendo tempi certi per la votazione), e, soprattutto, di revocare i ministri. Si parla di una proposta di Forza Italia sul punto, accolta da Renzi. “Il segretario vuole dare un segnale a Berlusconi, da sempre per il premierato forte, perché teme che l’accordo con Forza Italia in Senato traballi” ragiona un parlamentare della minoranza Pd. Convinto che “questa storia del premierato è più che altro una sciarada”. Gianni Cuperlo su Repubblica ha comunque dato il suo via libera: “Un presidente con maggiori poteri non mi preoccupa”. Ma la proposta che piace al Caimano non ci sarà, nella bozza sulla riforma che verrà presentata oggi alla Direzione del Pd. “Nel testo il premierato forte non c’è” conferma Maria Elena Boschi. Per poi precisare: “In direzione non verrà approvato un articolato vero e proprio. Discuteremo di un testo del governo, sul quale c’è già stato un confronto nella maggioranza in Consiglio dei ministri”. Lo stesso testo che verrà presentato in Senato. In serata, nota di Forza Italia: “Berlusconi conferma il sostegno al percorso di riforme concordato con il premier”. Il ddl costituzionale dovrebbe essere presentato la prossima settimana. Renzi vuole il primo sì alla riforma entro il 25 maggio: prima delle Europee.
Ecco l’appello:
La svolta autoritaria
Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al presidente del Consiglio poteri padronali. Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.
Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato. Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.
Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Roberta De Monticelli, Gaetano Azzariti, Elisabetta Rubini, Alberto Vannucci, Simona Peverelli, Salvatore Settis, Costanza Firrao
da Il Fatto Quotidiano del 28 marzo 2014
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03 ... ne/930063/
“Renzi vuole stravolgere la Costituzione”: l’appello contro la riforma del Senato
"Un Parlamento delegittimato dalla Consulta non può stravolgere la carta". Giuristi e costituzionalisti sottoscrivono il testo diffuso da Libertà e Giustizia contro l'abolizione di Palazzo Madama e la revisione del Titolo V. Alessandro Pace: "Il bicameralismo ci ha salvato tante volte"
di Luca De Carolis | 28 marzo 2014
Dietro la riforma che è la bandiera del fu rottamatore “c’è il progetto di stravolgere la Costituzione”, da parte di “un Parlamento delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale”. Con l’obiettivo di dare al presidente del Consiglio “poteri padronali”, per una “svolta autoritaria” che è un vecchio sogno di Silvio Berlusconi. Libertà e Giustizia lancia un appello contro la “grande riforma” su cui Renzi punta quasi tutto, imperniata sull’abolizione del Senato e sulla revisione del Titolo V (Regioni, Province e Comuni). “Se non va a casa il Senato vado a casa io” rilancia il premier, come un pokerista. Ma nel suo progetto si annidano pesanti rischi per la Costituzione. Così avverte il testo diffuso da Libertà e Giustizia, sottoscritto subito da costituzionalisti e intellettuali. Molti si erano già mobilitati contro il ddl costituzionale 813 del governo Letta: quello che voleva stravolgere l’articolo 138, la valvola di sicurezza della Carta, così da spalancare le porte al semipresidenzialismo. Il testo si inabissò a un passo dall’approvazione, perché il Berlusconi appena decaduto fece mancare i numeri. “La maggioranza che voleva stravolgere il 138 è la stessa che punta al monocameralismo” ricorda Alessandro Pace, professore emerito di diritto costituzionale, e uno dei firmatari dell’appello.
Spiega: “Questo è un parlamento chiaramente delegittimato dalla sentenza della Consulta che ha cancellato il Porcellum. Doveva fare in fretta una nuova legge elettorale, per poi tornare al voto. Non può certo preparare una profonda revisione della Costituzione, che spazia dalla cancellazione del Senato fino alla forma di governo. E non può preparare una legge elettorale che è un Porcellum bis”. Pace si sofferma poi sui rischi: “Spazzare via il Senato è inutile e dannoso. Il bicameralismo legislativo ci ha salvato tante volte, perché una delle due Camere riparava ai danni dell’altra. Pensiamo forse che i futuri parlamentari saranno più bravi di quelli attuali?”. Obiezione: tagliare il Senato riduce i costi e velocizza i tempi. Pace ribatte: “Per risparmiare basta tagliare il numero dei parlamentari in entrambe le Camere. Quanto ai tempi, si possono cambiare i regolamenti, senza toccare la Costituzione”. La costituzionalista Lorenza Carlassare osserva: “È tutto l’impianto delle riforme che non va: questa legge elettorale vuole limitare la rappresentanza, togliendo voce a ogni opinione minoritaria. Quanto al Senato, si vuole ridurlo a un organo non elettivo, a cui resterebbe però una funzione essenziale come quella di partecipare alle riforme costituzionali. Un’altra gravissima limitazione della rappresentanza, e quindi della democrazia”.
La riforma potrebbe allargarsi al premierato forte, dando al capo del governo il potere di porre la “ghigliottina” sui disegni di legge (imponendo tempi certi per la votazione), e, soprattutto, di revocare i ministri. Si parla di una proposta di Forza Italia sul punto, accolta da Renzi. “Il segretario vuole dare un segnale a Berlusconi, da sempre per il premierato forte, perché teme che l’accordo con Forza Italia in Senato traballi” ragiona un parlamentare della minoranza Pd. Convinto che “questa storia del premierato è più che altro una sciarada”. Gianni Cuperlo su Repubblica ha comunque dato il suo via libera: “Un presidente con maggiori poteri non mi preoccupa”. Ma la proposta che piace al Caimano non ci sarà, nella bozza sulla riforma che verrà presentata oggi alla Direzione del Pd. “Nel testo il premierato forte non c’è” conferma Maria Elena Boschi. Per poi precisare: “In direzione non verrà approvato un articolato vero e proprio. Discuteremo di un testo del governo, sul quale c’è già stato un confronto nella maggioranza in Consiglio dei ministri”. Lo stesso testo che verrà presentato in Senato. In serata, nota di Forza Italia: “Berlusconi conferma il sostegno al percorso di riforme concordato con il premier”. Il ddl costituzionale dovrebbe essere presentato la prossima settimana. Renzi vuole il primo sì alla riforma entro il 25 maggio: prima delle Europee.
Ecco l’appello:
La svolta autoritaria
Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la nostra Costituzione da parte di un Parlamento esplicitamente delegittimato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 1 del 2014, per creare un sistema autoritario che dà al presidente del Consiglio poteri padronali. Con la prospettiva di un monocameralismo e la semplificazione accentratrice dell’ordine amministrativo, l’Italia di Matteo Renzi e di Silvio Berlusconi cambia faccia mentre la stampa, i partiti e i cittadini stanno attoniti (o accondiscendenti) a guardare. La responsabilità del Pd è enorme poiché sta consentendo l’attuazione del piano che era di Berlusconi, un piano persistentemente osteggiato in passato a parole e ora in sordina accolto.
Il fatto che non sia Berlusconi ma il leader del Pd a prendere in mano il testimone della svolta autoritaria è ancora più grave perché neutralizza l’opinione di opposizione. Bisogna fermare subito questo progetto, e farlo con la stessa determinazione con la quale si riuscì a fermarlo quando Berlusconi lo ispirava. Non è l’appartenenza a un partito che vale a rendere giusto ciò che è sbagliato. Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.
Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti, Stefano Rodotà, Lorenza Carlassare, Alessandro Pace, Roberta De Monticelli, Gaetano Azzariti, Elisabetta Rubini, Alberto Vannucci, Simona Peverelli, Salvatore Settis, Costanza Firrao
da Il Fatto Quotidiano del 28 marzo 2014
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
CHI E' VERDINI?
4 ottobre 2015 | di Irene Buscemi
Senato, Fassina: “Verdini non è il mostro di Lochness? Infatti è reale”. D’Attorre: “Sintomo degenerazione Pd”
“Verdini non è il mostro di Lochness come dice Renzi? Infatti ha ragione, il mostro di Lochness è una leggenda, lui è invece un interlocutore reale. E’ l’indicatore dello spostamento del Pd verso i poteri forti: il problema non è Verdini ma le scelte di Renzi”. Lo afferma Stefano Fassina (fuoriscito dal Pd lo scorso giugno) a margine di un convegno economico su “Un piano B per l’Italia” alla Link Campus University di Roma. Il deputato condanna il degrado raggiunto in Senato con i gesti spinti dell’onorevole Lucio Barani, appartenente al gruppo guidato da Denis Verdini. “Un’offesa ai padri costituenti, uno spettacolo indegno”, afferma. “Ho i brividi”, gli fa eco Alfredo D’Attorre (deputato della minoranza Pd) che aggiunge: “Ci siamo venduti per un piatto di trippa? La minoranza dem non è un organizzazione, siamo deputati e senatori che fanno singole scelte, sulla Costituzione non c’è disciplina di partito che tenga. Figuriamoci di corrente. Il Pd di un tempo avrebbe provato imbarazzo per un Verdini partner delle riforme, è il segno dello snaturamento del partito. “Ogni elettore del Pd – spiega Giorgio Sorial del M5S – dovrebbe riflettere se questo è il partito che ha votato, il programma e i compagni d’avventura scelti, sono i padri costituenti della volgarità e dell’inettitudine”
VIDEO
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/10/ ... pd/421652/
4 ottobre 2015 | di Irene Buscemi
Senato, Fassina: “Verdini non è il mostro di Lochness? Infatti è reale”. D’Attorre: “Sintomo degenerazione Pd”
“Verdini non è il mostro di Lochness come dice Renzi? Infatti ha ragione, il mostro di Lochness è una leggenda, lui è invece un interlocutore reale. E’ l’indicatore dello spostamento del Pd verso i poteri forti: il problema non è Verdini ma le scelte di Renzi”. Lo afferma Stefano Fassina (fuoriscito dal Pd lo scorso giugno) a margine di un convegno economico su “Un piano B per l’Italia” alla Link Campus University di Roma. Il deputato condanna il degrado raggiunto in Senato con i gesti spinti dell’onorevole Lucio Barani, appartenente al gruppo guidato da Denis Verdini. “Un’offesa ai padri costituenti, uno spettacolo indegno”, afferma. “Ho i brividi”, gli fa eco Alfredo D’Attorre (deputato della minoranza Pd) che aggiunge: “Ci siamo venduti per un piatto di trippa? La minoranza dem non è un organizzazione, siamo deputati e senatori che fanno singole scelte, sulla Costituzione non c’è disciplina di partito che tenga. Figuriamoci di corrente. Il Pd di un tempo avrebbe provato imbarazzo per un Verdini partner delle riforme, è il segno dello snaturamento del partito. “Ogni elettore del Pd – spiega Giorgio Sorial del M5S – dovrebbe riflettere se questo è il partito che ha votato, il programma e i compagni d’avventura scelti, sono i padri costituenti della volgarità e dell’inettitudine”
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
SULLA STAMPA QUOTIDIANA
Ieri sulla prima pagina Il Fatto Quotidiano titolava:
Il funerale della Costituzione:
parenti sistemati e gesti osceni
La maggioranza Renzi-Verdini due volte sotto il 50% ma resiste il Senato dei nominati
Poi subito sotto l'immagine di campo di calcio con i nominativi delle due formazioni:
PADRI COSTITUENTI
Terracini
La Malfa-Parri-De Gasperi-Moro-Croce
Togliatti-Einaudi-Nenni-Pertini-Calamandrei
PADRI RICOSTITUENTI
D'Anna-Lotti-Bilardi- Finocchiaro-Zanda
Barani-Cocianchich-Scavone-Boschi-Gentile
Verdini
Ieri sulla prima pagina Il Fatto Quotidiano titolava:
Il funerale della Costituzione:
parenti sistemati e gesti osceni
La maggioranza Renzi-Verdini due volte sotto il 50% ma resiste il Senato dei nominati
Poi subito sotto l'immagine di campo di calcio con i nominativi delle due formazioni:
PADRI COSTITUENTI
Terracini
La Malfa-Parri-De Gasperi-Moro-Croce
Togliatti-Einaudi-Nenni-Pertini-Calamandrei
PADRI RICOSTITUENTI
D'Anna-Lotti-Bilardi- Finocchiaro-Zanda
Barani-Cocianchich-Scavone-Boschi-Gentile
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Guardiamo come e cosa voteranno i cittadini al referendum costituzionale RIFERENDOCI ai sondaggi :
PD si aggira su 33% Sì con qualche dubbio sugli elettori
Ncd 2,5% favorevoli Sì
Lega Nord 15% contrari NO
FI 10% contrari No
M5S 25% contrari No
Fratelli d'Italia 3,5% No
SEL 3,5%
Altri 3% ?
Ci sarebbe una netta prevalenza di chi non approva. Consideriamo che i cittadini possono votare liberamente senza la paura di perdere la poltrona come succede per i parlamentari, bisogna però anche considerare se i cittadini sono disponibili ad andare a nuove elezioni.
Dai sondaggi fatti sulla riforma costituzionale sembra che il 60% sia contrario.
PD si aggira su 33% Sì con qualche dubbio sugli elettori
Ncd 2,5% favorevoli Sì
Lega Nord 15% contrari NO
FI 10% contrari No
M5S 25% contrari No
Fratelli d'Italia 3,5% No
SEL 3,5%
Altri 3% ?
Ci sarebbe una netta prevalenza di chi non approva. Consideriamo che i cittadini possono votare liberamente senza la paura di perdere la poltrona come succede per i parlamentari, bisogna però anche considerare se i cittadini sono disponibili ad andare a nuove elezioni.
Dai sondaggi fatti sulla riforma costituzionale sembra che il 60% sia contrario.
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Su questo dobbiamo lottare adesso.
La riforma non deve passare, perché in questo modo dimostreremo che le riforme vengono fatte insieme ai cittadini e non da soli.
Quindi da adesso dobbiamo pensare, convincere che deve passare il NO, senza se e senza ma.
La riforma non deve passare, perché in questo modo dimostreremo che le riforme vengono fatte insieme ai cittadini e non da soli.
Quindi da adesso dobbiamo pensare, convincere che deve passare il NO, senza se e senza ma.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
LA NUOVA COSTITUZIONE PASSA AL SENATO
Ok a riforma: 179 sì. Le opposizioni escono
Parla Napolitano: M5s e Fi fuori dall’Aula
Il ddl per le riforme è stato approvato dal Senato con 179 sì, 16 no e 7 astenuti. Opposizioni fuori dall’Aula al momento del voto. Una Costituzione che secondo Roberto Calderoli ricalca il programma di Licio Gelli e della P2, mentre i 5 stelle parlano di morte della Carta. Forza Italia, con Paolo Romani, l’ha definita una brutta pagina per la storia della Repubblica
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Ok a riforma: 179 sì. Le opposizioni escono
Parla Napolitano: M5s e Fi fuori dall’Aula
Il ddl per le riforme è stato approvato dal Senato con 179 sì, 16 no e 7 astenuti. Opposizioni fuori dall’Aula al momento del voto. Una Costituzione che secondo Roberto Calderoli ricalca il programma di Licio Gelli e della P2, mentre i 5 stelle parlano di morte della Carta. Forza Italia, con Paolo Romani, l’ha definita una brutta pagina per la storia della Repubblica
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
L’ombra di Licio Gelli dietro l’accordo Renzi-Berlusconi
Scritto da Domenico Camodeca
Lunedì 24 Febbraio 2014 00:00
Accordo Renzi Berlusconi, Licio Gelli, P2, piano Rinascita Democratica, Rino Formica, massoneria, Denis Verdini, Maria Elena Boschi, Banca EtruriaDietro la decisione di Matteo Renzi di formare il governo con una maggioranza da Prima Repubblica - rinunciando al ruolo vincente di rottamatore per rischiare di impantanarsi con Alfano nella palude dei veti incrociati dei partitini centristi - ci sarebbe un accordo segreto con l'ex piduista Silvio Berlusconi. Di più. Il patto stretto con il Cavaliere ricalca in molti punti il Piano di Rinascita Democratica della P2 di Licio Gelli. A proporre questa ipotesi è stato Rino Formica nei giorni immediatamente precedenti l’accettazione dell’incarico di premier da parte del segretario Pd.
Lo scaltro politico, socialista e più volte ministro ai tempi d’oro di Craxi, ha scritto una nota sulla rivista storica del socialismo Critica Sociale, per accusare Renzi di “protervia” e “insolenza” perché il neo premier avrebbe avviato “sue personali consultazioni da capo del governo non ancora incaricato”. Il j’accuse di Formica si chiudeva con un passaggio inquietante: “Dopo 35 anni vedo il realizzarsi del programma di Rinascita Nazionale del ‘toscano’ Licio Gelli”. Nazionale, o Democratica che dir si voglia, la Rinascita teorizzata da Gelli colpisce ancora l’immaginario del politico socialista che, non a caso, virgoletta la toscanità del Venerabile per accostarla a quella del giovane Renzi.
Passata sotto il silenzio complice dei media, la denuncia di Formica viene ribadita da lui stesso con una intervista rilasciata a ilsussidiario.net venerdì 21 febbraio, giorno dell’incarico. Questa volta però l’accusa è più circostanziata. Secondo Formica il paese si trova ad affrontare una “crisi di sistema”. Impensabile vedere “due diverse maggioranze” (quella “ufficiale” con Alfano per occuparsi di economia, l’altra con Berlusconi per le riforme istituzionali). Un modus operandi che metterebbe addirittura a rischio la democrazia in Italia.
“C’è un patto tra Renzi e Berlusconi - aggiunge Formica, secondo il quale i due - “non sopportano i corpi intermedi, non hanno un’idea della democrazia partecipativa e vogliono semplificare senza riguardo”. Renzi avrebbe accettato di governare con una maggioranza identica a quella del governo Letta perché “ha verificato con Berlusconi la saldezza del patto di ‘maggioranza occulta’ che non si sottoporrà al vaglio costituzionale del voto di fiducia”. In pratica, i partitini “morenti” usati per svolgere il lavoro sporco, mentre “la maggioranza in sonno si legge invece su una intesa solidissima”.
L’indicibile patto si reggerebbe su tre punti fondanti: intesa sull’elezione del presidente della Repubblica (Mario Draghi?), elezioni politiche entro un anno, legge elettorale pro Pd e Forza Italia. Tutto in nome delle richieste dei “Mercati”. Una “fotocopia del programma di Gelli” con maggioranze catto-massoniche al posto di quelle catto-comuniste. E, in effetti, alcuni dei punti fondanti della Rinascita Democratica piduista sono proprio la nascita di due partiti, il controllo dei media, il presidenzialismo, la riforma della magistratura, la riduzione dei parlamentari e l’abolizione delle province.
A pensar male si fa peccato, ma ci si indovina quasi sempre, diceva Giulio Andreotti, uno che di trame segrete se ne intendeva. In questo senso, un altro indizio del possibile connubio massonico tra Berlusconi e il suo erede è l’articolo pubblicato dal sito linkiesta.it. “L’attuale presidente di Mps Antonella Mansi – scrive Antonio Vanuzzo - è stata numero uno di Banca Federico Del Vecchio, istituto privato della borghesia fiorentina controllato da Banca Etruria, feudo della massoneria aretina nel cui consiglio d’amministrazione siede il padre di Maria Elena Boschi”.
La promettente figlia di Pier Luigi Boschi, il ministro delle Riforme Maria Elena, legata come il padre alla massoneria. Niente più di un sospetto, corroborato però dai frequenti incontri avuti dalla Boschi con Denis Verdini per discutere di legge elettorale.
Verdini, il plenipotenziario berlusconiano, da sempre in contatto con la massoneria toscana, è stato tirato in mezzo anche da Beppe Grillo durante l'incontro in streaming con Renzi. “Ti sei messo insieme a Verdini e alla massoneria per fare la legge elettorale”, ha detto il guru del M5S al segretario Pd. E chi sa che non avesse ragione lui.
http://www.informazioneweb.org/notizie/ ... sconi.html
Scritto da Domenico Camodeca
Lunedì 24 Febbraio 2014 00:00
Accordo Renzi Berlusconi, Licio Gelli, P2, piano Rinascita Democratica, Rino Formica, massoneria, Denis Verdini, Maria Elena Boschi, Banca EtruriaDietro la decisione di Matteo Renzi di formare il governo con una maggioranza da Prima Repubblica - rinunciando al ruolo vincente di rottamatore per rischiare di impantanarsi con Alfano nella palude dei veti incrociati dei partitini centristi - ci sarebbe un accordo segreto con l'ex piduista Silvio Berlusconi. Di più. Il patto stretto con il Cavaliere ricalca in molti punti il Piano di Rinascita Democratica della P2 di Licio Gelli. A proporre questa ipotesi è stato Rino Formica nei giorni immediatamente precedenti l’accettazione dell’incarico di premier da parte del segretario Pd.
Lo scaltro politico, socialista e più volte ministro ai tempi d’oro di Craxi, ha scritto una nota sulla rivista storica del socialismo Critica Sociale, per accusare Renzi di “protervia” e “insolenza” perché il neo premier avrebbe avviato “sue personali consultazioni da capo del governo non ancora incaricato”. Il j’accuse di Formica si chiudeva con un passaggio inquietante: “Dopo 35 anni vedo il realizzarsi del programma di Rinascita Nazionale del ‘toscano’ Licio Gelli”. Nazionale, o Democratica che dir si voglia, la Rinascita teorizzata da Gelli colpisce ancora l’immaginario del politico socialista che, non a caso, virgoletta la toscanità del Venerabile per accostarla a quella del giovane Renzi.
Passata sotto il silenzio complice dei media, la denuncia di Formica viene ribadita da lui stesso con una intervista rilasciata a ilsussidiario.net venerdì 21 febbraio, giorno dell’incarico. Questa volta però l’accusa è più circostanziata. Secondo Formica il paese si trova ad affrontare una “crisi di sistema”. Impensabile vedere “due diverse maggioranze” (quella “ufficiale” con Alfano per occuparsi di economia, l’altra con Berlusconi per le riforme istituzionali). Un modus operandi che metterebbe addirittura a rischio la democrazia in Italia.
“C’è un patto tra Renzi e Berlusconi - aggiunge Formica, secondo il quale i due - “non sopportano i corpi intermedi, non hanno un’idea della democrazia partecipativa e vogliono semplificare senza riguardo”. Renzi avrebbe accettato di governare con una maggioranza identica a quella del governo Letta perché “ha verificato con Berlusconi la saldezza del patto di ‘maggioranza occulta’ che non si sottoporrà al vaglio costituzionale del voto di fiducia”. In pratica, i partitini “morenti” usati per svolgere il lavoro sporco, mentre “la maggioranza in sonno si legge invece su una intesa solidissima”.
L’indicibile patto si reggerebbe su tre punti fondanti: intesa sull’elezione del presidente della Repubblica (Mario Draghi?), elezioni politiche entro un anno, legge elettorale pro Pd e Forza Italia. Tutto in nome delle richieste dei “Mercati”. Una “fotocopia del programma di Gelli” con maggioranze catto-massoniche al posto di quelle catto-comuniste. E, in effetti, alcuni dei punti fondanti della Rinascita Democratica piduista sono proprio la nascita di due partiti, il controllo dei media, il presidenzialismo, la riforma della magistratura, la riduzione dei parlamentari e l’abolizione delle province.
A pensar male si fa peccato, ma ci si indovina quasi sempre, diceva Giulio Andreotti, uno che di trame segrete se ne intendeva. In questo senso, un altro indizio del possibile connubio massonico tra Berlusconi e il suo erede è l’articolo pubblicato dal sito linkiesta.it. “L’attuale presidente di Mps Antonella Mansi – scrive Antonio Vanuzzo - è stata numero uno di Banca Federico Del Vecchio, istituto privato della borghesia fiorentina controllato da Banca Etruria, feudo della massoneria aretina nel cui consiglio d’amministrazione siede il padre di Maria Elena Boschi”.
La promettente figlia di Pier Luigi Boschi, il ministro delle Riforme Maria Elena, legata come il padre alla massoneria. Niente più di un sospetto, corroborato però dai frequenti incontri avuti dalla Boschi con Denis Verdini per discutere di legge elettorale.
Verdini, il plenipotenziario berlusconiano, da sempre in contatto con la massoneria toscana, è stato tirato in mezzo anche da Beppe Grillo durante l'incontro in streaming con Renzi. “Ti sei messo insieme a Verdini e alla massoneria per fare la legge elettorale”, ha detto il guru del M5S al segretario Pd. E chi sa che non avesse ragione lui.
http://www.informazioneweb.org/notizie/ ... sconi.html
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