Giustizia e (in)giustizia

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camillobenso
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Re: Giustizia e (in)giustizia

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Pirla era e pirla è rimasto, e gli hanno fatto fare il ministro.
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Politica
Legittima difesa: Maroni cowboy (con i soldi dei lombardi)

di Silvia Truzzi | 26 ottobre 2015

Articolo+Video

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10 ... i/2161156/
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"Perché ho sparato al ladro"

Il pensionato-simbolo: "Avere un'arma dev'essere un diritto, io non dormo più"
Paola Fucilieri - Lun, 26/10/2015 - 23,06

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 86796.html
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Re: Giustizia e (in)giustizia

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Vigilante sparò a un ladro: condannato per tentato omicidio

I giudici di Milano escludono la legittima difesa: "Ha sparato mentre il ladro era in fuga". Condannato a 4 anni e 8 mesi di carcere

Sergio Rame - Lun, 26/10/2015 - 17:51


Mentre Francesco Sicignano è rimasto invischiato in un'accusa durissima (omicidio volontario) per essersi difeso da un ladro albanese che gli era entrato in casa per svaligiarla, una sentenza pesantissima del tribunale di Milano fa piazza pulita del diritto di legittima difesa.

Un vigilante è stato, fatti, condannato a ben quattro anni e otto mesi di reclusione per aver sparato e ferito un ladro romeno che, insieme ad altri connazionali, stava cercando di rubare rame in uno stabilimento dismesso. La sentenza emessa dalla decima sezione penale, presieduta da Gaetano La Rocca, accoglie così l’ipotesi del pm Eugenio Fusco che qualifica il fatto come "tentato omicidio" perché "la guardia armata ha sparato mentre il ladro era in fuga". È stata, quindi, esclusa la legittima difesa.

Il tribunale di Milano getta benzina sul fuoco in un clima già di per sé incandescente. Mentre infatti la politica si divide sul diritto alla legittima difesa, i giudici milanesi hanno condannato a quattro anni e otto mesi per tentato omicidio un vigilante che ha ferito gravemente un ladro di rame con un proiettile esploso dalla sua pistola di servizio. I fatti risalgono al 29 giugno 2011 quando l'uomo, che si trovava su un’area di Segrate nella quale erano in corso bonifiche, ha sentito un violento boato provenire da una botola. Stando alla ricostruzione fatta dallo stesso vigilante, il rumore era sembrato "un colpo di arma da fuoco". La guardia ha, quindi, sparato ad altezza d’uomo centrando il ladro. Dopo la sparatoria il romeno era stato sottoposto a una delicata operazione chirurgica per un’infezione al polmone.

La difesa del vigilante ha provato a sostenere in aula la tesi della legittima difesa, ma il pm ha dovuto escludere questa ipotesi e anche quella della legittima difesa "putativa". Secondo l’accusa, infatti, la guardia non era in una situazione di pericolo perché i ladri non erano armati e stavano fuggendo (né l’imputato avrebbe ritenuto erroneamente, secondo l’accusa, di essere in pericolo in quel frangente). Data l’arma utilizzata, una pistola, e la distanza ravvicinata da cui ha esploso il colpo, gli inquirenti (il pm aveva chiesto la condanna a 5 anni) hanno escluso anche l’ipotesi delle lesioni con eccesso colposo in legittima difesa. I giudici hanno accolto la tesi del tentato omicidio con dolo diretto, anche perché non si trattava nemmeno di un caso di legittima difesa in un domicilio. Il vigilante, invece, nel corso del processo aveva provato a sostenere di essersi sentito in pericolo perché avrebbe sentito il rumore di una botola e lo avrebbe confuso con uno sparo. Inoltre, l’uomo aveva chiamato a testimoniare il fratello, con cui si esercitava al poligono di tiro, per dimostrare di non essere molto preciso nei colpi. Il ladro, colpito al torace, aveva dovuto invece subire un intervento chirurgico per fermare un’infezione polmonare.


http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 87438.html
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Re: Giustizia e (in)giustizia

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Società
Legittima difesa: la pistola sul comodino

di Luciano Casolari | 26 ottobre 2015
Medico psicoanalista


Alcuni anni orsono una ragazza, che avevo in cura per problemi legati a una relazione sentimentale, mi raccontò con una certa ansia che aveva scoperto che il padre teneva una pistola carica nel cassetto del comodino. Aveva provato a dirgli che secondo lei era pericoloso tenere un’arma in questo modo. Oltretutto mantenerla carica risultava illegale in quanto occorre tenere l’arma sotto chiave in un mobile apposito con le munizioni a parte.

Il padre aveva alzato la voce inveendo e affermando che “nessuno ci protegge, dobbiamo da soli fare fronte ad eventuali ladri”. Aveva inoltre continuato affermando che: “non vedeva l’ora di trovarsi faccia a faccia con un malvivente così avrebbe fatto giustizia”. La figlia era consapevole che dopo il pensionamento il padre stava attraversando un periodo di malessere perché si sentiva inutile. Mentre prima era il “Signor Direttore” ora nessuno lo considerava più. Con l’aiuto della sorella e della madre riuscirono a convincere il padre di togliere il caricatore dalla pistola e di riporla in un armadio chiuso.

In questi giorni questa storia mi è tornata in mente sull’onda delle notizie giornalistiche. Il senso di insicurezza viene costantemente alimentato dai mezzi di informazione spesso anche a dispetto delle statistiche che indicano una diminuzione negli ultimi dieci anni dei furti. Il senso di precarietà e di paura per il futuro, anche per motivi di propaganda politica, diviene argomento di numerose trasmissioni e rubriche giornalistiche che prevedono costantemente la prossima catastrofe.

La società di massa e la globalizzazione ci impongono di stare in contatto costante con migliaia di altri esseri umani portatori di ideologie, costumi e tradizioni che ci turbano. Il senso di colpa inconscio agisce in ognuno di noi per la consapevolezza di essere avidi, iracondi ed egoisti. “Se tutti gli altri esseri umani sono come me c’è veramente da avere paura!”. Più abbiamo e più soffriamo per la paura della perdita fantasmatica.

Chissà quante persone vivono costantemente con il timore dell’altro e con un’arma a portata di mano? Un indice dell’aggressività latente tipica dell’uomo che deve accettare le limitazioni della società di massa la si coglie in automobile quando per un nonnulla scatta una palese rabbia sotto forma di corna, strombazzamenti e lanci di ingiurie.

Capire noi stessi, accettare di essere potenzialmente invidiosi, avidi, iracondi e cercare di tenere sotto controllo queste nostre naturali pulsioni è il primo passo per poi accettare l’idea che le altre persone sono anche loro impaurite. In un mondo così complesso è certamente necessario cercare delle protezioni per se stessi, per i propri familiari e per gli oggetti che ci sono cari. Occorre però essere consapevoli che l’emozione del momento e la paura non sono buoni consiglieri e che la protezione che ci possono offrire le forze dell’ordine è di gran lunga superiore a quella che potremmo cercare in noi stessi in un momento in cui la tensione emotiva prende il sopravvento sulla razionalità.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10 ... o/2159863/
camillobenso
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Re: Giustizia e (in)giustizia

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È NATA UNA STELLA La domenica tv di Francesco Sicignano
El Grinta, il telepistolero dell’Adda

» SELVAGGIA LUCARELLI


Se avevo dubbi sul fatto che il pensionato di Vaprio d’Adda non fosse il prototipo del vecchietto spaurito traumatizzato dagli eventi, ho avuto tutte le conferme del caso domenica pomeriggio.

Giubbotto di pelle marrone e aria spavalda da giustiziere âgé, il signore che appena una settimana fa ha ammazzato un ragazzo di 22 anni, ha già un’agenda di ospitate tv che neanche Mara Venier.

Alle due del pomeriggio infatti, l’uomo che non riesce più a dormire, il vecchietto devastato dal dolore, dà inizio alle sue esternazioni su Canale 5 con la premessa: “Io non avevo voglia di parlare in tv”, riuscendo a essere contemporaneamente pure su Rai Uno in un’intervista registrata per L’arena di Giletti

Roba che se ne avesse avuto voglia, probabilmente sarebbe stato anche a bordo campo per Quelli che il calcio.


In studio dalla D’Urso ci sono Piero Sansonetti e Matteo Salvini.

Appena apre bocca il signore manifesta subito la sua propensione suicida a farti venir voglia di stare dalla parte degli indifendibili, che siano i ladri o Barbara D’Urso.

La povera conduttrice non fa in tempo a presentarlo che viene zittita: “Allora, non parli sempre lei che ha questo difetto!”.


La D’Urso per un attimo pensa di tirar fuori la pistola come Buonanno ma abbozza.

Nel frattempo ci sono dei problemi tecnici, per cui l’uomo comincia a strepitare: “Se il collegamento funziona bene, altrimenti me ne vado a casa a mangiare che non ho molta voglia di chiacchierare”.


Purtroppo il collegamentoviene prontamente ripristinato e il povero uomo che non aveva voglia di parlare, parla ininterrottamente per cinquanta minuti, con tanto di bandiera italiana che sventola sul cancello della sua villetta, manco avesse ucciso un tedesco sul Monte Grappa, anziché un albanese nel giardino di casa.

Quando vede Salvini si illumina:“Oh, uno buono, poi che c’entra, Salvini può piacere o non piacere perché non ha la camicia, non ha le mutande, ma in mezzo a questo branco di idioti di politici…ecco quelli sani!”.

Ora, a parte che se Salvini gira di notte senza mutande voglio il porto d’armi anche io, mi pare di capire che secondo il signore i leghisti sarebbero la parte sana del Paese.

Vedrò di mandargli il dvd “The best of Joe Formaggio”.

Poi, con toni sempre più concitati, aggiunge che secondo un “referendo” il 90% degli italiani è con lui e qui comincia ad autopromuoversi portavoce di tutti gli aspiranti pistoleri d’Italia, preda di un’esaltazione che a guardarlo, uno si domanda se sul comodino avesse solo una pistola o anche l’arsenale di Hamas in un doppiofondo dell’abat-jour.

Seguono dichiarazioni elegantissime quali: “Quelli che dicono che dovevo alzare il dito e sparare in aria, il dito sai dove devono metterselo?”(promosso subito a commentatore medio della bacheca di Salvini) e “Negli anni 70-80 il nostro era un Paese così tranquillo!”, al che il buon Sansonetti gli fa timidamente notare che in quegli anni c’era qualche strage di troppo.


Apriti cielo. Il pacifico pensionato spara – metaforicamente parlando – una raffica di “Non dica cazzate!”,“Lei dice solo un mucchio di cazzate!”, “L ei non merita rispetto!”, “Porca puttana e va !”, “Stia zitto!”, “Non rompa le balle”, che se quella notte dalla finestra avesse detto anche la metà delle parolacce rivolte a Sansonetti al ladro, anziché sparargli, quello avrebbe cominciato a correre e si sarebbe fermato al confine con la Svizzera.


E poi: “Io sarò assolto e lei non ha capito una mazza!”, “Che caXXo ne sa se io l’ho colpito al cuore!”e poi “Ma quale eccesso di legittima difesa, la difesa è legittima sempre!”, che magari verrebbe da chiedergli come mai, se era tanto convinto che la difesa fosse legittima sempre, abbia raccontato che il ladro era in casa e non in giardino.




Fondamentale poi l’intervento di Salvini: “La verità è che se uno insegnasse ai figli a lavorare anziché a rubare non succederebbe nulla”.


Parlava di Bossi e figli, naturalmente.




Fatto sta che lo slogan “Ospitali a casa tua”è stato sostituito col più attuale “Se entri in casa mia (ti sparo)” e il mite vecchietto ha concluso il collegamento lasciandoci una certezza: uno con questa gestione della rabbia non avrebbe dovuto avere non dico una pistola, ma neanche uno zampirone per far fuori le zanzare. E non è che uno rimpianga i pensionati alla Fantozzi col San Bernardo che apre la porta ai ladri, ma io che dei ladri ho il terrore, ho molta paura anche di un pensionato collerico come questo, specie se ha una pistola sul comodino. È legittima paura, credo. Ed è quella – la paura –a essere sempre legittima, non la difesa. Spiegatelo al Grinta dell’Adda.
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Il Fatto Quotidiano
lucfig
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Re: Giustizia e (in)giustizia

Messaggio da lucfig »

Da un sondaggio del FBI risulta che è più probabile che spari ad un familiare che sventi un furto.

www.ansa.it
Usa, bimbo muore sparandosi con pistola
Arma lasciata inavvertitamente dal padre sul letto


Un bimbo di due anni è morto dopo essersi sparato un colpo di pistola. E' successo nella cittadina di Acworth, nella contea di Cobb in Georgia. Il piccolo, riferiscono i media Usa, è riuscito in qualche modo ad afferrare l'arma del padre lasciata inavvertitamente sul letto, dalla quale è partito un colpo che lo ha ucciso.

Al momento della tragedia, oltre al padre, in casa c'era anche il fratellino di quattro anni, mentre la madre era fuori. La polizia sta ancora cercando di ricostruire la dinamica della tragedia e al momento non sono state formulate accuse. L'ennesimo incidente che coinvolge i minori con le pistole avviene nello stesso giorno in cui il presidente Barack Obama è tornato a parlare a Chicago della necessita' dell'inasprimento delle leggi per il controllo delle armi da fuoco.

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pancho
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Re: Giustizia e (in)giustizia

Messaggio da pancho »

lucfig ha scritto:Da un sondaggio del FBI risulta che è più probabile che spari ad un familiare che sventi un furto.

http://www.ansa.it
Usa, bimbo muore sparandosi con pistola
Arma lasciata inavvertitamente dal padre sul letto


Un bimbo di due anni è morto dopo essersi sparato un colpo di pistola. E' successo nella cittadina di Acworth, nella contea di Cobb in Georgia. Il piccolo, riferiscono i media Usa, è riuscito in qualche modo ad afferrare l'arma del padre lasciata inavvertitamente sul letto, dalla quale è partito un colpo che lo ha ucciso.

Al momento della tragedia, oltre al padre, in casa c'era anche il fratellino di quattro anni, mentre la madre era fuori. La polizia sta ancora cercando di ricostruire la dinamica della tragedia e al momento non sono state formulate accuse. L'ennesimo incidente che coinvolge i minori con le pistole avviene nello stesso giorno in cui il presidente Barack Obama è tornato a parlare a Chicago della necessita' dell'inasprimento delle leggi per il controllo delle armi da fuoco.

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La cultura americana riguardo le armi e' ben diversa da quella italiana.
Non credo che si possano fare confronti.

Cmq resta il fatto che se un cittadino qualunque non si sente protetto dalle sue istituzioni,(nessun ordinamento di sicurezza questo te lo puo' garantire) in presenza di una dilagante delinquenza, che gli resta per proteggersi ?

Certo non e' cosa piacevole sentire che per difendersi uno e' costretto ad armarsi . Io sarei abbastanza restio su questo ma davanti a questo perpetrarsi di episodi probabilmente me ne farei na ragione.

Eppoi non cadiamo sugli slogan del Far West, per carita'.

Proprio ieri leggevo su un quotidiano delle mie parti che un animalista ha intimato un cacciatore , pistola alla testa, di liberare gli uccelli da richiamo che aveva con se.

Lui subito ha acconsentito ma che sarebbe successo se avesse reagito visto che il fucile non gli mancava?
http://www.migratoria.it/animalista-arm ... acciatore/

Se se le vanno a cercare che colpa avrebbero coloro che reagiscono? La reazione e' un fatto istintivo poiche devi decidere in una frase di secondo e non hai tempo per pensarci.
Se ti perdi questi attimi potresti essere te il primo eroe per i soliti "buonisti per caso" che, come spesso succede, diventano i giustizieri della notte qualora dovessero trovarsi loro stessi in queste situazioni.

Il vissuto di ognuno di noi, soprattutto over 60, ti mette spesso davanti delle realta sulle cui conclusioni non avresti mai pensato di arrivare. Anche per il semplice fatto tuo personale culturale e politic.. Purtroppo, volente o nolente, la realtà e' questa e da questa non puoi sfuggire. Puoi solo politicamente modificarla ed e' questo che dobbiamo impegnarci a fare per non ritrovarci in queste situazioni.

Il buonismo non risolve il problema e non fa parte della Polis.

Se esiste un problema sociale, questo deve essere bene analizzato e poi predisporre tutti gli strumenti sia nazionali che in ambito UE che abbiano il compito di risolverlo o perlomeno renderlo il meno offensivo possibile..

Non risolverli o cmq non affrontarlo poi sicuramente si creano queste situazioni che poi possono anche degenerare ma di questo poi non si può condannare una popolazione che a suo modo, giusto o non giusto, cerca di difendere la propria persona, i propri famigliari o qualsiasi altra persona da parte di chi coscientemente decide di delinquere.

CINA:Il magnate cinese Liu Han, 48 anni, è stato giustiziato per avere guidato una banda della criminalità organizzata
http://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2 ... 56tLL.html

e ancora

CINA, BANCARIO GIUSTIZIATO PER FURTO
http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnA ... 133800.php

CINA: GIUSTIZIATO PER L’OMICIDIO DEL MEDICO CHE LO AVEVA OPERATO
http://www.nessunotocchicaino.it/news/i ... o=19303626


Certo, nessun tocchi Caino ma nessuno tocchi nemmeno me. Ma se Caino se ne sbatte, almeno ci siano condanne sicure e finche queste non ci sono?

un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Re: Giustizia e (in)giustizia

Messaggio da camillobenso »

Cmq resta il fatto che se un cittadino qualunque non si sente protetto dalle sue istituzioni,(nessun ordinamento di sicurezza questo te lo puo' garantire) in presenza di una dilagante delinquenza, che gli resta per proteggersi ?

Certo non e' cosa piacevole sentire che per difendersi uno e' costretto ad armarsi . Io sarei abbastanza restio su questo ma davanti a questo perpetrarsi di episodi probabilmente me ne farei na ragione.

PANCHO


Allora, caro pancho, ti chiedo:

Perché c’è questa predisposizione a cadere nella trappola gelliana?
camillobenso
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Re: Giustizia e (in)giustizia

Messaggio da camillobenso »

Dopo il fallimento dei due tentativi precedenti di Colpo di Stato per riportare indietro le lancette della storia, 1964 e 1971, indusse Gelli a pervenire al consolidamento di un sistema realizzativo più lungo dal punto di vista temporale, ma più efficace verso l’ottenimento del successo finale.

Il Piano di rinascita democratica.



Il programma
Lo stesso argomento in dettaglio: Piano di rinascita democratica.


Fu immediatamente intuito che i documenti sequestrati testimoniavano dell'esistenza di un'organizzazione che mirava a prendere il possesso delle leve del potere in Italia: il "piano di rinascita democratica", un elaborato a mezza via fra un manifesto ed uno studio di fattibilità sequestrato qualche mese dopo alla figlia di Gelli, conteneva una sorta di ruolino di marcia per la penetrazione di esponenti della loggia nei settori chiave dello Stato, indicazioni per l'avvio di opere di selezionato proselitismo e, opportunamente, anche un preventivo dei costi per l'acquisizione delle funzioni vitali del potere: «La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo».
A chiare lettere si indicavano come fini primari (il termine "obiettivi" è usato in quel testo in senso militare, per "bersagli" di blandizie) il riordino dello stato in senso istituzionalistico, il ripristino di un'impostazione selettiva (forse classista) dei percorsi sociali, insomma - secondo molti - una svolta autoritaria.
Ma i dettagli del programma non erano di minor interesse. Se da un lato si propugnava la «abolizione della validità legale dei titoli di studio (per sfollare le università e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attuasse i precetti della Costituzione)», giustificata dalla carenza di tecnici in tempi di disoccupazione intellettuale, dall'altro lato occorreva «ripulire il paese dai teppisti ordinari e pseudo politici e dalle relative centrali direttive», sempre che la magistratura volesse decidersi a condannarli. Portare il Consiglio superiore della magistratura sotto il controllo dell'esecutivo, separare le carriere dei magistrati, rompere l'unità sindacale e abolire il monopolio della Rai erano altri punti del progetto.
Le persone "da reclutare" nei partiti, dal canto loro, dovevano ottenere addirittura il "predominio" (testuale) sulle proprie organizzazioni (nel piano vengono indicati «per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli»), mentre i giornalisti "reclutati" avrebbero dovuto "simpatizzare" per gli uomini segnalati dalla "loggia". Non si sa se questa parte del piano fosse già stata attuata o meno; una parte dei politici indicati ebbero poi ruoli di primo piano nei loro partiti e nel governo. Si deve però rammentare che questi nomi erano considerati solo "da reclutare", quindi non si sa se furono mai contattati a tale scopo da Gelli.
Il programma non era in realtà che una sorta di memorandum che preannunciava una serie di pressioni e di azioni che avrebbero mirato a conquistare il potere per conferirlo a fidati amici della loggia. Alcuni analisti odierni non mancano di rimarcare che molti degli argomenti trattati in quel programma sarebbero stati poi attuati da governi successivi, o perlomeno indicati come riforme prioritarie ed essenziali da parte di alcuni esponenti politici allora appartenenti ai partiti con cui la P2 aveva cercato contatti (o partiti eredi politici di questi).
Nonostante l'Italia fosse da secoli avvezza alla disinvoltura ed alla spregiudicatezza in politica, tanto da vantarne anche celeberrima letteratura specifica, la sensazione generale fu correttamente definita da molti interpreti del tempo come di "attonito sgomento". Lo scandalo che seguì la scoperta della lista e dei suoi legami con i casi Sindona e Calvi ebbe al tempo un'amplissima copertura mediatica, paragonabile solo a quella che avrà 10 anni dopo Tangentopoli.

continua
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