Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Allacciate le cinture di sicurezza,..........iniziano le turbolenze.....
Il direttore d'orchestra Casini Royale aveva intimato a A & B un chiarimento subito dopo le elezioni, ma Angelino dopo aver appreso i risultato delle consultazioni elettorale lo manda subito a Fan-Coil,..«Basta vertici con Pd e Udc».
Il governo Monti, malgrado le dichiarazioni di obbligata copertura del Pdl, torna ad essere in bilico.
LA RUSSA: «ABBIAMO SBAGLIATO I CANDIDATI»
Alfano: «Abbiamo perso»
Berlusconi: «Non sono d'accordo»
Il segretario del Pdl Alfano: «Basta vertici con Pd e Udc» Gasparri: «Da oggi il governo Monti è meno forte»
MILANO - Dopo le prime proiezioni erano arrivati i primi mea culpa in casa Pdl. Poi la certificazione del segretario, Angelino Alfano: «Abbiamo perso». Una dichiarazione così netta che non piaceva al presidente e fondatore del Pdl Silvio Berlusconi: «Non sono di questo avviso. Ora che c'è il festival dell'antipolitica pensavo ci fosse un'affluenza più bassa e più penalizzante per noi. I risultati sono andati al di là delle aspettative»
ALFANO - «E' stata una sconfitta, ma non ci troviamo di fronte ad una catastrofe - aveva spiegato ancora Alfano - paghiamo un prezzo nella consapevolezza che lo stiamo pagando per il bene dell'Italia». Se i dati del voto amministrativo saranno confermati, il Pdl dimostra di essere «radicato sul territorio» e «su queste basi si può ricominciare» aveva poi aggiunto il segretario Pdl. E a chi gli chiedeva se avesse pensato di presentare le dimissioni rispondeva: «Nessuno me le ha chieste. «Abbiamo sostenuto il governo Monti ed in base a questi risultati non è che togliamo l'appoggio. Lo ha detto Berlusconi e lo ribadisco io» aveva proseguito Alfano. Che però poi poneva dei precisi paletti sul futuro appoggio del suo partito al governo Monti: «Ho già parlato e detto che ritengo di non dover fare più vertici con tutti i segretari, vertici che non portano a nulla. Basta con formule ampie» come appunto i vertici tra i leader dei partiti di maggioranza. Poi Alfano raffreddava anche le speranze di chi vede in una nuova legge elettorale la possibile svolta ad un rinnovamento della politica italiana: «C'è un accordo su due principi, ma non c'è nessun accordo sul testo. I nostri tecnici come quelli degli altri partiti stanno lavorando ma non c'è nessun accordo su un testo».
LA RUSSA - Il primo ad ammettere la sconfitta era stato Ignazio La Russa che al Tg3 spiegava: «Abbiamo sbagliato i candidati non ho difficoltà ad ammetterlo. C'è la mania di cercarli con la faccia carina senza sapere da quale esperienza amministrativa vengano mentre la gente vuol persone affidabili e per i palermitani è più affidabile Orlando».
LA LOGGIA - Non era d'accordo con La Russa il suo compagno di partito Enrico La Loggia: «Bisogna fare un ragionamento città per città e non nazionale. Ci sono città dove si è candidato con successo il sindaco uscente e città dove i sindaci uscenti non si sono candidati e si tratta di candidati nuovi». In merito a quanto commentato da La Russa, ovvero che i candidati fossero sbagliati, spiegava:«Credo sia presto per dire così. La Russa conosce alcuni candidati meglio di me, per quelli che conosco io non mi sento di dire di aver sbagliato».
QUAGLIARIELLO - «Noi non immaginavamo di avere un buon risultato, per noi queste erano elezioni di resistenza» sosteneva invece il vicecapogruppo vicario al Senato del Pdl, Gaetano Quagliarello, sempre al Tg3. «Queste elezioni non condannano nessuno ma non possiamo nemmeno far finta che nulla sia successo. Io credo - sottolineava ancora Quagliariello - che il governo debba tenere conto del regime parlamentare italiano, deve considerare che i partiti che lo sostengono stanno pagando un costo. Se dovessi parlare domani, guardando ai risultati delle amministrative, io non potrei che dare un giudizio negativo sul governo. Se è vero quel che dice la Finocchiaro, ovvero che la flessione del Pdl sia maggiore a quella del Pd, vuol dire che il governo dovrà ascoltarci di più».
GASPARRI - «Questo voto non rafforza il governo Monti» diceva successivamente il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, parlando su Corriere.it. Gasparri ha ammesso che il risultato indica «una tendenza negativa» per il Pdl, che va addebitata a due elementi: «chi ha governato in questo tempo di crisi paga un prezzo», come si è visto anche in Spagna, Francia, Grecia e Gran Bretagna; «e poi c'è l'appoggio a questo governo che ha una politica punitiva verso il nostro blocco sociale». In tale senso, proseguiva Gasparri, «questo voto non rafforza il governo. D'ora in poi valuteremo dove votare e dove non appoggiare. Il che non si significa - sottolineava Gasparri - che ritiriamo l'appoggio, ma che staremo più attenti».
Redazione Online
7 maggio 2012 | 22:14
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Corriere.it
Il direttore d'orchestra Casini Royale aveva intimato a A & B un chiarimento subito dopo le elezioni, ma Angelino dopo aver appreso i risultato delle consultazioni elettorale lo manda subito a Fan-Coil,..«Basta vertici con Pd e Udc».
Il governo Monti, malgrado le dichiarazioni di obbligata copertura del Pdl, torna ad essere in bilico.
LA RUSSA: «ABBIAMO SBAGLIATO I CANDIDATI»
Alfano: «Abbiamo perso»
Berlusconi: «Non sono d'accordo»
Il segretario del Pdl Alfano: «Basta vertici con Pd e Udc» Gasparri: «Da oggi il governo Monti è meno forte»
MILANO - Dopo le prime proiezioni erano arrivati i primi mea culpa in casa Pdl. Poi la certificazione del segretario, Angelino Alfano: «Abbiamo perso». Una dichiarazione così netta che non piaceva al presidente e fondatore del Pdl Silvio Berlusconi: «Non sono di questo avviso. Ora che c'è il festival dell'antipolitica pensavo ci fosse un'affluenza più bassa e più penalizzante per noi. I risultati sono andati al di là delle aspettative»
ALFANO - «E' stata una sconfitta, ma non ci troviamo di fronte ad una catastrofe - aveva spiegato ancora Alfano - paghiamo un prezzo nella consapevolezza che lo stiamo pagando per il bene dell'Italia». Se i dati del voto amministrativo saranno confermati, il Pdl dimostra di essere «radicato sul territorio» e «su queste basi si può ricominciare» aveva poi aggiunto il segretario Pdl. E a chi gli chiedeva se avesse pensato di presentare le dimissioni rispondeva: «Nessuno me le ha chieste. «Abbiamo sostenuto il governo Monti ed in base a questi risultati non è che togliamo l'appoggio. Lo ha detto Berlusconi e lo ribadisco io» aveva proseguito Alfano. Che però poi poneva dei precisi paletti sul futuro appoggio del suo partito al governo Monti: «Ho già parlato e detto che ritengo di non dover fare più vertici con tutti i segretari, vertici che non portano a nulla. Basta con formule ampie» come appunto i vertici tra i leader dei partiti di maggioranza. Poi Alfano raffreddava anche le speranze di chi vede in una nuova legge elettorale la possibile svolta ad un rinnovamento della politica italiana: «C'è un accordo su due principi, ma non c'è nessun accordo sul testo. I nostri tecnici come quelli degli altri partiti stanno lavorando ma non c'è nessun accordo su un testo».
LA RUSSA - Il primo ad ammettere la sconfitta era stato Ignazio La Russa che al Tg3 spiegava: «Abbiamo sbagliato i candidati non ho difficoltà ad ammetterlo. C'è la mania di cercarli con la faccia carina senza sapere da quale esperienza amministrativa vengano mentre la gente vuol persone affidabili e per i palermitani è più affidabile Orlando».
LA LOGGIA - Non era d'accordo con La Russa il suo compagno di partito Enrico La Loggia: «Bisogna fare un ragionamento città per città e non nazionale. Ci sono città dove si è candidato con successo il sindaco uscente e città dove i sindaci uscenti non si sono candidati e si tratta di candidati nuovi». In merito a quanto commentato da La Russa, ovvero che i candidati fossero sbagliati, spiegava:«Credo sia presto per dire così. La Russa conosce alcuni candidati meglio di me, per quelli che conosco io non mi sento di dire di aver sbagliato».
QUAGLIARIELLO - «Noi non immaginavamo di avere un buon risultato, per noi queste erano elezioni di resistenza» sosteneva invece il vicecapogruppo vicario al Senato del Pdl, Gaetano Quagliarello, sempre al Tg3. «Queste elezioni non condannano nessuno ma non possiamo nemmeno far finta che nulla sia successo. Io credo - sottolineava ancora Quagliariello - che il governo debba tenere conto del regime parlamentare italiano, deve considerare che i partiti che lo sostengono stanno pagando un costo. Se dovessi parlare domani, guardando ai risultati delle amministrative, io non potrei che dare un giudizio negativo sul governo. Se è vero quel che dice la Finocchiaro, ovvero che la flessione del Pdl sia maggiore a quella del Pd, vuol dire che il governo dovrà ascoltarci di più».
GASPARRI - «Questo voto non rafforza il governo Monti» diceva successivamente il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, parlando su Corriere.it. Gasparri ha ammesso che il risultato indica «una tendenza negativa» per il Pdl, che va addebitata a due elementi: «chi ha governato in questo tempo di crisi paga un prezzo», come si è visto anche in Spagna, Francia, Grecia e Gran Bretagna; «e poi c'è l'appoggio a questo governo che ha una politica punitiva verso il nostro blocco sociale». In tale senso, proseguiva Gasparri, «questo voto non rafforza il governo. D'ora in poi valuteremo dove votare e dove non appoggiare. Il che non si significa - sottolineava Gasparri - che ritiriamo l'appoggio, ma che staremo più attenti».
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Re: Come se ne viene fuori ?
LA DIRETTA DI CORRIERE.TV
Pisapia: a ottobre centrodestra fa cadere Monti
«E il Pd dovrebbe per tempo organizzare il suo programma» Gasparri: «Dalle urne una tendenza negativa per il Pdl»
MILANO - «Settembre o ottobre si torna alle urne per le politiche». E a decretare la fine dell'esecutivo Monti «sarà il centrodestra», visti anche i risultati negativi delle amministrative. Per il centrosinistra, invece, «il ritorno in gran parte delle città di una coalizione allargata, formata dai partiti e da liste civiche mi dà grande speranza per il futuro». Giuliano Pisapia commenta così i risultati elettorali ai microfoni di Corriere.tv. Il sindaco di Milano ha preso parte allo speciale che ha seguito costantemente i risultati in arrivo dalle urne amministrative.
VOTO DI PROTESTA - Una lunga diretta web dagli studi di Milano e di Roma è stata aperta dal condirettore Luciano Fontana e condotta da Massimo Rebotti e Daniele Manca. «Questo è un voto di protesta e di angoscia che segnala un vuoto di offerta politica e castiga i partiti tradizionali, in primo luogo Lega e Pdl» ha detto il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli. «Non sono elezioni politiche ma avranno di sicuro un peso sulla tenuta di un governo che già ha una serie di difficoltà da affrontare - ha aggiunto - Nel complesso il sistema dei partiti che sostengono il governo attuale ha subito un arretramento vistoso».
500 COMMENTI - Lo speciale elettorale hanno preso parte attiva i lettori di Corriere.it da cui sono arrivati circa 500 messaggi: domande, critiche e consigli che sono stati commentati dagli stessi protagonisti in studio in un confronto diretto e istantaneo.
ORA SCELTE POLITICHE - Ai microfoni di Corriere.tv Pisapia è tornato a ripetere come l'esecutivo sia «nato in uno stato di necessità per il Paese. Ora però è il momento che ci sia la volontà di scelte politiche e non tecniche perchè per decidere come fare investimenti o creare condizioni di equità nel Paese. Ci vuole una coalizione coesa - ha concluso Pisapia - Credo quindi che il Pd e il centrosinistra dovrebbero organizzarsi per il programma».
UNA RICETTA CHE NON FUNZIONA - Stesso sostanziale giudizio arriva da Stefano Fassina: «Stiamo seguendo una ricetta che non funziona. L'austerità non tiene conto della realtà, soffre l'impresa, soffrono i posti di lavoro e non si raggiungono gli obbiettivi di finanza pubblica. Il rigore non sostiene l'economia né la finanza pubblica. Quando si fanno manovre da 75 mld di nuove tasse bisogna dire chiaramente che lo sviluppo non c'è» ha detto il responsabile del settore Economia e Lavoro del Pd.
PD NON SEGUA GRILLO - «Il Pd non deve inseguire Grillo» ha affermato Beppe Fioroni. «Oggi più che mai il partito deve costruire un'alleanza di governo: abbiamo davanti una prateria di voti moderati». Per Fioroni è così possibile una alleanza larga: «Un progetto con il Terzo polo, un atteggiamento coerente con Vendola - ha concluso - apre una prospettiva di alleanza».
GELMINI - Il risultato delle urne apre il dibattito anche nel centrodestra. E se il triumviro della Lega, Roberto Maroni è convinto delle sue scelte («Non credo che se ci fossimo alleati con il Pdl avremmo fatto meglio») è sostanzialmente opposta la lettura di Mariastella Gelmini, l'ex ministro Pdl che è intervenuta al lungo speciale elettorale di Corriere.tv. «La rottura dell'alleanza con la Lega determina un percorso impervio per le amministrative a Verona Monza e Como. Tuttavia a Monza e a Como ci potrebbe essere un buon risultato al secondo turno» ha detto la Gelmini. «Noi - riferendosi al governo Monti - diamo un appoggio costruttivo e le elezioni anticipate sono fuori discussione».
TENDENZA NEGATIVA PER IL PDL- «Questo voto non rafforza il governo Monti» ha affermato Maurizio Gasparri. Il capogruppo del Pdl al Senato ha ammesso che il risultato indica «una tendenza negativa» per il Pdl, che va addebitata a due elementi: «chi ha governato in questo tempo di crisi paga un prezzo» come si è visto anche in Spagna, Francia, Grecia e Gran Bretagna; «e poi c'è l'appoggio a questo governo che ha una politica punitiva verso il nostro blocco sociale». In tale senso, ha proseguito, «questo voto non rafforza il governo. D'ora in poi valuteremo dove votare e dove non appoggiare. Il che non si significa - ha concluso - che ritiriamo l'appoggio, ma che staremo più attenti».
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7 maggio 2012 | 23:41
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Pisapia: a ottobre centrodestra fa cadere Monti
«E il Pd dovrebbe per tempo organizzare il suo programma» Gasparri: «Dalle urne una tendenza negativa per il Pdl»
MILANO - «Settembre o ottobre si torna alle urne per le politiche». E a decretare la fine dell'esecutivo Monti «sarà il centrodestra», visti anche i risultati negativi delle amministrative. Per il centrosinistra, invece, «il ritorno in gran parte delle città di una coalizione allargata, formata dai partiti e da liste civiche mi dà grande speranza per il futuro». Giuliano Pisapia commenta così i risultati elettorali ai microfoni di Corriere.tv. Il sindaco di Milano ha preso parte allo speciale che ha seguito costantemente i risultati in arrivo dalle urne amministrative.
VOTO DI PROTESTA - Una lunga diretta web dagli studi di Milano e di Roma è stata aperta dal condirettore Luciano Fontana e condotta da Massimo Rebotti e Daniele Manca. «Questo è un voto di protesta e di angoscia che segnala un vuoto di offerta politica e castiga i partiti tradizionali, in primo luogo Lega e Pdl» ha detto il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli. «Non sono elezioni politiche ma avranno di sicuro un peso sulla tenuta di un governo che già ha una serie di difficoltà da affrontare - ha aggiunto - Nel complesso il sistema dei partiti che sostengono il governo attuale ha subito un arretramento vistoso».
500 COMMENTI - Lo speciale elettorale hanno preso parte attiva i lettori di Corriere.it da cui sono arrivati circa 500 messaggi: domande, critiche e consigli che sono stati commentati dagli stessi protagonisti in studio in un confronto diretto e istantaneo.
ORA SCELTE POLITICHE - Ai microfoni di Corriere.tv Pisapia è tornato a ripetere come l'esecutivo sia «nato in uno stato di necessità per il Paese. Ora però è il momento che ci sia la volontà di scelte politiche e non tecniche perchè per decidere come fare investimenti o creare condizioni di equità nel Paese. Ci vuole una coalizione coesa - ha concluso Pisapia - Credo quindi che il Pd e il centrosinistra dovrebbero organizzarsi per il programma».
UNA RICETTA CHE NON FUNZIONA - Stesso sostanziale giudizio arriva da Stefano Fassina: «Stiamo seguendo una ricetta che non funziona. L'austerità non tiene conto della realtà, soffre l'impresa, soffrono i posti di lavoro e non si raggiungono gli obbiettivi di finanza pubblica. Il rigore non sostiene l'economia né la finanza pubblica. Quando si fanno manovre da 75 mld di nuove tasse bisogna dire chiaramente che lo sviluppo non c'è» ha detto il responsabile del settore Economia e Lavoro del Pd.
PD NON SEGUA GRILLO - «Il Pd non deve inseguire Grillo» ha affermato Beppe Fioroni. «Oggi più che mai il partito deve costruire un'alleanza di governo: abbiamo davanti una prateria di voti moderati». Per Fioroni è così possibile una alleanza larga: «Un progetto con il Terzo polo, un atteggiamento coerente con Vendola - ha concluso - apre una prospettiva di alleanza».
GELMINI - Il risultato delle urne apre il dibattito anche nel centrodestra. E se il triumviro della Lega, Roberto Maroni è convinto delle sue scelte («Non credo che se ci fossimo alleati con il Pdl avremmo fatto meglio») è sostanzialmente opposta la lettura di Mariastella Gelmini, l'ex ministro Pdl che è intervenuta al lungo speciale elettorale di Corriere.tv. «La rottura dell'alleanza con la Lega determina un percorso impervio per le amministrative a Verona Monza e Como. Tuttavia a Monza e a Como ci potrebbe essere un buon risultato al secondo turno» ha detto la Gelmini. «Noi - riferendosi al governo Monti - diamo un appoggio costruttivo e le elezioni anticipate sono fuori discussione».
TENDENZA NEGATIVA PER IL PDL- «Questo voto non rafforza il governo Monti» ha affermato Maurizio Gasparri. Il capogruppo del Pdl al Senato ha ammesso che il risultato indica «una tendenza negativa» per il Pdl, che va addebitata a due elementi: «chi ha governato in questo tempo di crisi paga un prezzo» come si è visto anche in Spagna, Francia, Grecia e Gran Bretagna; «e poi c'è l'appoggio a questo governo che ha una politica punitiva verso il nostro blocco sociale». In tale senso, ha proseguito, «questo voto non rafforza il governo. D'ora in poi valuteremo dove votare e dove non appoggiare. Il che non si significa - ha concluso - che ritiriamo l'appoggio, ma che staremo più attenti».
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7 maggio 2012 | 23:41
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Re: Come se ne viene fuori ?
L'ULTIMA PARTE DEI RIMBORSI CHE DEVONO ANCORA ESSERE EROGATI RIDOTTA DEL 33%
Soldi pubblici ai partiti: taglio del 50%. Ma spunta il «cofinanziamento»
I movimenti politici riceveranno comunque 91 milioni di euro all'anno. Nessun finanziamento alle fondazioni
MILANO - Il finanziamento pubblico ai partiti sarà ridotto del 50% a regime, ma basta un eletto per riceverlo. E spunta il «cofinanziamento, legato alla capacità di raccolta da parte dei partiti» che varrà ben 27,3 milioni di euro all'anno. Lo prevede il testo che i relatori, Gianclaudio Bressa (Pd) e Peppino Calderisi (Pdl), hanno depositato alla commissione Affari costituzionali. «I contributi ai partiti e ai movimenti politici sono ridotti a 91 milioni di euro all'anno, il 70 per cento dei quali, pari a 63,7 milioni, è corrisposto come rimborso spese per le consultazioni elettorali e quale contributo per l'attività politica.
COFINANZIAMENTO - Il restante 30% - si legge nel testo - pari a 27,3 milioni, è erogato a titolo di cofinanziamento, legato cioè alla capacità di raccolta da parte dei partiti». Cioè viene dato ai partiti un contributo annuo volto a finanziare l'attività politica pari a 0,50 euro per ogni euro che essi abbiano ricevuto a titolo di quote associative e di contribuzioni annuali da parte di persone fisiche o ent.i
Raccolta firme per assegnare l'ultima tranche destinata ai partiti al Fondo per la non autosufficienza (Ansa)
ULTIMA TRANCHE -33% - L'ultima tranche dei rimborsi che devono ancora essere erogati ai partiti relativi alle elezioni dal 2008 al 2011 verrà ridotta del 33%: passa quindi da 182 milioni di euro a 122. Il Pd annuncia l'intenzione di presentare un emendamento per ridurre i rimborsi del 50%. Nessun finanziamento alle fondazioni.
COMMISSIONE - Il provvedimento istituisce una Commissione per la trasparenza e il controllo del rendiconto dei partiti e dei movimenti politici composta da cinque membri: uno designato dal primo presidente della Corte di cassazione, uno dal presidente del Consiglio di Stato e tre dal presidente della Corte dei conti. I componenti della commissione non avranno alcun compenso e il loro mandato di quattro anni sarà rinnovabile una sola volta.
RIMBORSO - Il fondo per il rimborso delle spese elettorali sarà erogato ai partiti o movimenti politici che avranno ottenuto almeno un eletto alla Camera o al Senato, al Parlamento europeo o in un Consiglio regionale. Per quanto riguarda il Senato, il rimborso sarà ripartito su base regionale. I partiti devono avvalersi di una società di revisione iscritta all'albo speciale tenuto dalla Consob.
DIRITTO - Bressa spiega: «Così togliamo finalmente la cappa ideologica che ai partiti non si può dare finanziamento pubblico. Per cancellarlo occorrebbe abrogare l'artuicolo 49 della Costituzione. Finché ci sarà l'articolo 49 il finanzimento pubblico è un diritto costituzionalmente condiviso».
Redazione Online
7 maggio 2012 | 18:33
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Soldi pubblici ai partiti: taglio del 50%. Ma spunta il «cofinanziamento»
I movimenti politici riceveranno comunque 91 milioni di euro all'anno. Nessun finanziamento alle fondazioni
MILANO - Il finanziamento pubblico ai partiti sarà ridotto del 50% a regime, ma basta un eletto per riceverlo. E spunta il «cofinanziamento, legato alla capacità di raccolta da parte dei partiti» che varrà ben 27,3 milioni di euro all'anno. Lo prevede il testo che i relatori, Gianclaudio Bressa (Pd) e Peppino Calderisi (Pdl), hanno depositato alla commissione Affari costituzionali. «I contributi ai partiti e ai movimenti politici sono ridotti a 91 milioni di euro all'anno, il 70 per cento dei quali, pari a 63,7 milioni, è corrisposto come rimborso spese per le consultazioni elettorali e quale contributo per l'attività politica.
COFINANZIAMENTO - Il restante 30% - si legge nel testo - pari a 27,3 milioni, è erogato a titolo di cofinanziamento, legato cioè alla capacità di raccolta da parte dei partiti». Cioè viene dato ai partiti un contributo annuo volto a finanziare l'attività politica pari a 0,50 euro per ogni euro che essi abbiano ricevuto a titolo di quote associative e di contribuzioni annuali da parte di persone fisiche o ent.i
Raccolta firme per assegnare l'ultima tranche destinata ai partiti al Fondo per la non autosufficienza (Ansa)
ULTIMA TRANCHE -33% - L'ultima tranche dei rimborsi che devono ancora essere erogati ai partiti relativi alle elezioni dal 2008 al 2011 verrà ridotta del 33%: passa quindi da 182 milioni di euro a 122. Il Pd annuncia l'intenzione di presentare un emendamento per ridurre i rimborsi del 50%. Nessun finanziamento alle fondazioni.
COMMISSIONE - Il provvedimento istituisce una Commissione per la trasparenza e il controllo del rendiconto dei partiti e dei movimenti politici composta da cinque membri: uno designato dal primo presidente della Corte di cassazione, uno dal presidente del Consiglio di Stato e tre dal presidente della Corte dei conti. I componenti della commissione non avranno alcun compenso e il loro mandato di quattro anni sarà rinnovabile una sola volta.
RIMBORSO - Il fondo per il rimborso delle spese elettorali sarà erogato ai partiti o movimenti politici che avranno ottenuto almeno un eletto alla Camera o al Senato, al Parlamento europeo o in un Consiglio regionale. Per quanto riguarda il Senato, il rimborso sarà ripartito su base regionale. I partiti devono avvalersi di una società di revisione iscritta all'albo speciale tenuto dalla Consob.
DIRITTO - Bressa spiega: «Così togliamo finalmente la cappa ideologica che ai partiti non si può dare finanziamento pubblico. Per cancellarlo occorrebbe abrogare l'artuicolo 49 della Costituzione. Finché ci sarà l'articolo 49 il finanzimento pubblico è un diritto costituzionalmente condiviso».
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7 maggio 2012 | 18:33
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Re: Come se ne viene fuori ?
intanto dalla boccuccia di Pierazzurro ,camillobenso ha scritto:D'Alema auspica di governare con le forze progressiste e quelle moderate per essere più forti.
Don Farinella direbbe: Ma ci ha preso per imbecilli?????
Ha appena finito di dire che il Cd è al tracollo, .....allora di cosa ha paura per essere più forti.
Il problema è che quelli del Pd sono dei signor nessuno che cercano la stampella di altri signor nessuno.
E' l'unione di tutti i forchettoni residuali............
che in queste ora deve essergli venuta a culo di gallina,
non è ancora uscito un solo commento,vista la batosta che ha preso l'UDC:
Solo uno come D'Alema ,(oltre alla solita fairy band degli "oni" )che ha una capacita' di analisi politica di un'ameba poteva mettere Pierazzurro in cementi Caltagirone e Monti do Nascimiento al centro del suo progetto politico,
pensando di confondere un po' le acque facendo finta di pescare sulla rive gauche della Senna.
una nuova classe politica di sinistra fuori dai "Casini" presenti e futuri si impone:
perchè la debacle del maggiore sostenitore della politica di Monti fa capire che l'aria e' cambiata...e se Bersani la volesse intuire qual'è l'alleanza vincente,
oggi ...ne ha la facoltà.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Desaparesidos
CHI L'HA VISTO?
E per fortuna quelli del Pd insistono per allearsi con gli scomparsi. Bisogna avere del pelo sullo stomaco per fare certe proposte.
Quando Dalemoni, Bersani & Co vanno dal barbiere ordinano: barba, capelli e una spuntatina sui peli dello stomaco....
Terzo Polo fermo al palo
E Casini scompare dai radar...
Il dato che impressiona è la performance dei moderati.
Cinquant'anni di Dc prima, il ventennio berlusconiano poi, costante del sistema politico italiano è sempre stata la solidità dell'area moderata, spesso maggioranza nel Paese.
Va bene, questa volta si tratta di amministrative, ma i numeri - mentre si scrive parziali - sono comunque impietosi.
'Zero titoli' - o quasi - per Angelino Alfano, nessun exploit per un Terzo polo rimasto sostanzialmente al palo nonostante il successo dell'operazione Monti.
Un dato nazionale, insomma, che sia pure in un voto distante anni luce dalle dinamiche delle Politiche, consegna in molte realtà l'intera area moderata al ruolo - questa volta letteralmente - di terzo polo.
Scavalcata dagli 'alleati di Vasto', ma anche dal binomio 'antipolitico' rappresentato da Grillo e da una nuova Lega in versione solitaria.
E se lo schiaffo subito dal Pdl impressiona per forza, precisione ed effetti, anche il risultato del nucleo originario del nascente Partito della nazione - almeno in termini strettamente numerici - appare modesto.
Lo ha capito, probabilmente, anche Pier Ferdinando Casini, al pari dell'intera classe dirigente dell'Udc.
L'ex presidente della Camera è letteralmente scomparso dai radar.
Se Alfano ha deciso di metterci la faccia - e Bersani ha rivendicato l'esito del voto -
Casini non si è mostrato nella sede del partito, lasciando a Lorenzo Cesa il compito di rilanciare il progetto centrista.
Neanche su Twitter Pier ha battuto un colpo, anche se domani il Consiglio nazionale degli uddicì traccerà il percorso.
Moderati minoritari, si diceva, questa la fotografia del voto di oggi.
Perché a Palermo Leoluca Orlando sfiora il 50%, inseguito a debita distanza dal Pd Ferrandelli. In uno dei feudi del berlusconismo, il candidato simbolo del laboratorio Pdl&Udc raccoglie un parziale, ma certamente misero 14%. Danneggiato, indubbiamente, dall'8% dell'uomo di Fli e Mpa, ma anche da Saverio Romano. Da qualsiasi prospettiva si osservi il capoluogo siciliano, il bilancio per l'area moderata è da brividi rispetto ai fasti del passato.
A Palermo la spaccatura del Terzo Polo ha provocato un ballottaggio tutto a sinistra. Dove invece gli uomini di Casini e Fini hanno scelto l'intesa, come a Genova, rischiano di strappare il ballottaggio. Rischiano, perché c'è chi li insidia. Un uomo del Pdl? No, un candidato dei 'grillini', a testimoniare la pessima performance del Pdl di Alfano. Senza contare Verona, dove i cittadini hanno premiato Tosi e punito l'uomo che ha raccolto il sostegno del Pdl e del Terzo Polo: in tutto un misero 9%. E a Parma il dato è, se possibile, ancora più allarmante: in testa il centrosinistra, al ballottaggio il Movimento cinque stelle, che stacca un candidato centrista e travolge il Popolo delle libertà. Ora la partita si gioca tutta all'interno del percorso di costruzione di qualcosa di 'nuovo' che per ora non sembra alle viste. Perché poco si assomigliano la 'grande novità politica' promessa dal segretario del Pdl alla vigilia del voto e quel partito della Nazione che certo finiani e uddicì proveranno a costruire, ma senza lo slancio di un successo elettorale.
Che le due strade possano alla fine incontrarsi Lorenzo Cesa, in una pausa del tour de force televisivo pomeridiano, tende a escluderlo: «Moderati insieme, centristi e Pdl? Noi puntiamo al nostro progetto. E poi avete visto i risultati del Pdl al Nord... Tutto è possibile, ma insomma...».
L'Unità.it
CHI L'HA VISTO?
E per fortuna quelli del Pd insistono per allearsi con gli scomparsi. Bisogna avere del pelo sullo stomaco per fare certe proposte.
Quando Dalemoni, Bersani & Co vanno dal barbiere ordinano: barba, capelli e una spuntatina sui peli dello stomaco....
Terzo Polo fermo al palo
E Casini scompare dai radar...
Il dato che impressiona è la performance dei moderati.
Cinquant'anni di Dc prima, il ventennio berlusconiano poi, costante del sistema politico italiano è sempre stata la solidità dell'area moderata, spesso maggioranza nel Paese.
Va bene, questa volta si tratta di amministrative, ma i numeri - mentre si scrive parziali - sono comunque impietosi.
'Zero titoli' - o quasi - per Angelino Alfano, nessun exploit per un Terzo polo rimasto sostanzialmente al palo nonostante il successo dell'operazione Monti.
Un dato nazionale, insomma, che sia pure in un voto distante anni luce dalle dinamiche delle Politiche, consegna in molte realtà l'intera area moderata al ruolo - questa volta letteralmente - di terzo polo.
Scavalcata dagli 'alleati di Vasto', ma anche dal binomio 'antipolitico' rappresentato da Grillo e da una nuova Lega in versione solitaria.
E se lo schiaffo subito dal Pdl impressiona per forza, precisione ed effetti, anche il risultato del nucleo originario del nascente Partito della nazione - almeno in termini strettamente numerici - appare modesto.
Lo ha capito, probabilmente, anche Pier Ferdinando Casini, al pari dell'intera classe dirigente dell'Udc.
L'ex presidente della Camera è letteralmente scomparso dai radar.
Se Alfano ha deciso di metterci la faccia - e Bersani ha rivendicato l'esito del voto -
Casini non si è mostrato nella sede del partito, lasciando a Lorenzo Cesa il compito di rilanciare il progetto centrista.
Neanche su Twitter Pier ha battuto un colpo, anche se domani il Consiglio nazionale degli uddicì traccerà il percorso.
Moderati minoritari, si diceva, questa la fotografia del voto di oggi.
Perché a Palermo Leoluca Orlando sfiora il 50%, inseguito a debita distanza dal Pd Ferrandelli. In uno dei feudi del berlusconismo, il candidato simbolo del laboratorio Pdl&Udc raccoglie un parziale, ma certamente misero 14%. Danneggiato, indubbiamente, dall'8% dell'uomo di Fli e Mpa, ma anche da Saverio Romano. Da qualsiasi prospettiva si osservi il capoluogo siciliano, il bilancio per l'area moderata è da brividi rispetto ai fasti del passato.
A Palermo la spaccatura del Terzo Polo ha provocato un ballottaggio tutto a sinistra. Dove invece gli uomini di Casini e Fini hanno scelto l'intesa, come a Genova, rischiano di strappare il ballottaggio. Rischiano, perché c'è chi li insidia. Un uomo del Pdl? No, un candidato dei 'grillini', a testimoniare la pessima performance del Pdl di Alfano. Senza contare Verona, dove i cittadini hanno premiato Tosi e punito l'uomo che ha raccolto il sostegno del Pdl e del Terzo Polo: in tutto un misero 9%. E a Parma il dato è, se possibile, ancora più allarmante: in testa il centrosinistra, al ballottaggio il Movimento cinque stelle, che stacca un candidato centrista e travolge il Popolo delle libertà. Ora la partita si gioca tutta all'interno del percorso di costruzione di qualcosa di 'nuovo' che per ora non sembra alle viste. Perché poco si assomigliano la 'grande novità politica' promessa dal segretario del Pdl alla vigilia del voto e quel partito della Nazione che certo finiani e uddicì proveranno a costruire, ma senza lo slancio di un successo elettorale.
Che le due strade possano alla fine incontrarsi Lorenzo Cesa, in una pausa del tour de force televisivo pomeridiano, tende a escluderlo: «Moderati insieme, centristi e Pdl? Noi puntiamo al nostro progetto. E poi avete visto i risultati del Pdl al Nord... Tutto è possibile, ma insomma...».
L'Unità.it
Ultima modifica di camillobenso il 08/05/2012, 0:16, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
"Il Pdl dissolto"
di MASSIMO GIANNINI
http://video.repubblica.it/dossier/ammi ... ref=HREA-1
Anche a Giannini cresce il pelo sullo stomaco quando cita il terzo Polo.
<<Ha avuto un risultato non buono>>
Non buonooooooooo??? E' completamente sparito. E' Inutile evidenziare il crollo del cavalier banana quandi quello di casini è peggiore!!!!!!!!
Anche Giannini è un sostenitore dell'alleanza dei progressisti fantasma e dei moderati desaparesidos?
di MASSIMO GIANNINI
http://video.repubblica.it/dossier/ammi ... ref=HREA-1
Anche a Giannini cresce il pelo sullo stomaco quando cita il terzo Polo.
<<Ha avuto un risultato non buono>>
Non buonooooooooo??? E' completamente sparito. E' Inutile evidenziare il crollo del cavalier banana quandi quello di casini è peggiore!!!!!!!!
Anche Giannini è un sostenitore dell'alleanza dei progressisti fantasma e dei moderati desaparesidos?
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Re: Come se ne viene fuori ?
7 MAGGIO 2012
Ezio Mauro: ''La tentazione populista del Pdl''
Mauro: Berlusconi sarebbe intenzionato a candidare la Santanché al posto di Alfano
http://video.repubblica.it/dossier/ammi ... 4663/93045
**
Perché non candida la nipote di Mubarak,.. già che c'è?
Ezio Mauro: ''La tentazione populista del Pdl''
Mauro: Berlusconi sarebbe intenzionato a candidare la Santanché al posto di Alfano
http://video.repubblica.it/dossier/ammi ... 4663/93045
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Perché non candida la nipote di Mubarak,.. già che c'è?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Ha ragione Marco Travaglio a definire il Corriere con “Pompiere della Sera”, perché oggi in prima pagina titola: Crollano Pdl e Lega, la scossa Grillo. E il Terzo Polo?
Anche il direttore Ferruccio De Bortoli torna all’Asilo Mariuccia, mentre il collega Sallusti dichiara:"Ha perso il Pdl, ma non ha vinto nessuno"
Non è da meno Repubblica che cita solo il tracollo del Pdl, e quello del terzo polo NO?
Giulianone in un servizio di Rai News dichiara: Berlusconi non sa cosa fare,….ma era già naufragato prima.
Il rancore per non far parte dei consiglieri dell’oracolo si fa sentire
A pagina 6 de IFQ, “Il disegno di Casini è già naufragato”, e adesso il Celeste Pierazzurro che ha sciolto l’U dc che fa?
Bersani, visto che ha intorno a se macerie, avrà il coraggio di smettere di citare l’alleanza con i moderati?
Anche il direttore Ferruccio De Bortoli torna all’Asilo Mariuccia, mentre il collega Sallusti dichiara:"Ha perso il Pdl, ma non ha vinto nessuno"
Non è da meno Repubblica che cita solo il tracollo del Pdl, e quello del terzo polo NO?
Giulianone in un servizio di Rai News dichiara: Berlusconi non sa cosa fare,….ma era già naufragato prima.
Il rancore per non far parte dei consiglieri dell’oracolo si fa sentire
A pagina 6 de IFQ, “Il disegno di Casini è già naufragato”, e adesso il Celeste Pierazzurro che ha sciolto l’U dc che fa?
Bersani, visto che ha intorno a se macerie, avrà il coraggio di smettere di citare l’alleanza con i moderati?
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