Renzi
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Re: Renzi
il manifesto 5.2.16
Renzi sulle spine della Ue
Il governo chiede risposte in fretta sulla flessibilità, ma la Commissione prende tempo. Moscovici: «Decideremo a maggio, rispettando il patto di stabilità». Aggiornate le stime macroeconomiche. Crescita 2016 rivista da +1,5% a +1,4%. Il disavanzo sale dal 2,4 al 2,5% del Pil. Per l’Eurozona «i rischi aumentano»
di Andrea Colombo
La risposta alla richiesta italiana di beneficiare della flessibilità nella valutazione europea dei conti pubblici, per un totale di 16 miliardi, arriverà soltanto a maggio. Mercoledì il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva chiesto di far presto, ricordando che l’incertezza non aiuta la crescita. Oggi il commissario europeo Pierre Moscovici risponde picche. Per il verdetto bisognerà attendere la tarda primavera e a quel punto la Commissione adotterà «uno spirito di sostegno delle riforme ma che non contravvenga al Patto di stabilità». Tuttavia Moscovici si augura che «lo spirito del dialogo e del compromesso prevalga sullo scontro». Troppo poco e troppo doveroso per parlare di un’apertura. Tutt’al più si può dire che l’ambiguità del commissario all’Economia e quella identica del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, 24 ore prima, rivelano che la partita non è chiusa e i margini per una mediazione ancora ci sono. Ma dovrà essere, secondo Buxelles, una mediazione al ribasso, almeno dal punto di vista dell’Italia.
Moscovici parlava nel corso della presentazione delle ultime stime di crescita. Le variazioni, per quel che riguarda l’economia italiana, sono al ribasso, però minime. La previsione è un Pil 2016 dell’1,4% e non dell’1,5% , come preventivato da Roma. Il rapporto deficit/Pil è di conseguenza inversamente proporzionale: 2,5% e non il 2,4% che figura nei conti dell’Italia. La variazione in sé non è rilevante. Molto più preoccupante è però il quadro dello stato della Ue nel complesso. La stima di crescita è passata dall’1,8% di novembre all’1,7% di ieri. Ma più che le percentuali sono inquietanti i toni e le parole adoperate da Moscovici: «prospettive sottoposte a grande incertezza», rischi complessivi che «stanno aumentando». E’ l’immagine inequivocabile di un momento segnato da difficoltà insidiose. Potrebbe risolversi con danni limitatissimi ma anche volgere rapidamente al peggio. Va da sé che un quadro così denso di nuvole non aiuta l’Italia. Per fronteggiare la minaccia, l’Europa esorta alla «vigilanza», il che, uscendo dal generico, significa sì «rafforzare gli investimenti» ma anche «completare il risanamento delle finanze pubbliche».
La Ue non esce dalla sua posizione sibillina. La Commissione si tiene in equilibrio tra i moniti severi e le promesse di non esagerare col rigore. Di fatto prende tempo. Però i segnali lanciati tra le righe da Moscovici non sono rassicuranti per il governo di Renzi. E’ vero che l’anno scorso la spesa italiana è aumentata di solo mezzo punto rispetto al 2014. Però è anche vero che «è più del doppio rispetto al triennio 2011-2013». Ma soprattutto il commissario è puntiglioso come l’ultimo dei ragionieri quando passa pubblicamente al vaglio le richieste di flessibilità sulle quali Roma insiste tanto.
L’anno scorso è stato concesso un margine dello 0,4% come riconoscimento delle riforme attuate o in via d’attuazione. E’ praticamente certo che verrà confermato, però, «solo per essere molto chiaro», Moscovici ricorda che «l’Italia è il solo Paese a beneficiare di quella clausola per le riforme strutturali». Poi sono arrivate nuove richieste: ancora per le riforme, per l’emergenza migranti, per combattere il terrorismo, per «migliorare l’educazione». Di fronte a questa pletora di margini invocati «noi, ex post, oggettivamente, guarderemo alle richieste. Dobbiamo rimanere calmi, sereni, pazienti, e avere un dialogo di qualità».
Dietro questa fiera delle banalità si nasconde in realtà un rifiuto: quello di spostare il dibattito dal piano della pura ragioneria a quello della politica e della progettualità di più ampio respiro. Quel che il governo italiano chiede e che la Commissione non ha alcuna intenzione di concedere. In più Renzi, anche a scopo puramente elettorale, ha bisogno di reclamare la svolta a voce altissima, mentre i «burocrati» di Bruxelles insistono per una trattativa fatta sottovoce, al riparo dalle luci della ribalta, dibattendo decimale per decimale. Se si aggiunge che, anche nell’immediato, l’Italia rischia per l’anno prossimo una procedura che gli legherebbe le mani dove ha più bisogno di mantenerle libere, sul fronte della spesa, si capisce perché la pace tra Roma e Bruxelles non sia affatto vicina.
Renzi sulle spine della Ue
Il governo chiede risposte in fretta sulla flessibilità, ma la Commissione prende tempo. Moscovici: «Decideremo a maggio, rispettando il patto di stabilità». Aggiornate le stime macroeconomiche. Crescita 2016 rivista da +1,5% a +1,4%. Il disavanzo sale dal 2,4 al 2,5% del Pil. Per l’Eurozona «i rischi aumentano»
di Andrea Colombo
La risposta alla richiesta italiana di beneficiare della flessibilità nella valutazione europea dei conti pubblici, per un totale di 16 miliardi, arriverà soltanto a maggio. Mercoledì il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva chiesto di far presto, ricordando che l’incertezza non aiuta la crescita. Oggi il commissario europeo Pierre Moscovici risponde picche. Per il verdetto bisognerà attendere la tarda primavera e a quel punto la Commissione adotterà «uno spirito di sostegno delle riforme ma che non contravvenga al Patto di stabilità». Tuttavia Moscovici si augura che «lo spirito del dialogo e del compromesso prevalga sullo scontro». Troppo poco e troppo doveroso per parlare di un’apertura. Tutt’al più si può dire che l’ambiguità del commissario all’Economia e quella identica del presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, 24 ore prima, rivelano che la partita non è chiusa e i margini per una mediazione ancora ci sono. Ma dovrà essere, secondo Buxelles, una mediazione al ribasso, almeno dal punto di vista dell’Italia.
Moscovici parlava nel corso della presentazione delle ultime stime di crescita. Le variazioni, per quel che riguarda l’economia italiana, sono al ribasso, però minime. La previsione è un Pil 2016 dell’1,4% e non dell’1,5% , come preventivato da Roma. Il rapporto deficit/Pil è di conseguenza inversamente proporzionale: 2,5% e non il 2,4% che figura nei conti dell’Italia. La variazione in sé non è rilevante. Molto più preoccupante è però il quadro dello stato della Ue nel complesso. La stima di crescita è passata dall’1,8% di novembre all’1,7% di ieri. Ma più che le percentuali sono inquietanti i toni e le parole adoperate da Moscovici: «prospettive sottoposte a grande incertezza», rischi complessivi che «stanno aumentando». E’ l’immagine inequivocabile di un momento segnato da difficoltà insidiose. Potrebbe risolversi con danni limitatissimi ma anche volgere rapidamente al peggio. Va da sé che un quadro così denso di nuvole non aiuta l’Italia. Per fronteggiare la minaccia, l’Europa esorta alla «vigilanza», il che, uscendo dal generico, significa sì «rafforzare gli investimenti» ma anche «completare il risanamento delle finanze pubbliche».
La Ue non esce dalla sua posizione sibillina. La Commissione si tiene in equilibrio tra i moniti severi e le promesse di non esagerare col rigore. Di fatto prende tempo. Però i segnali lanciati tra le righe da Moscovici non sono rassicuranti per il governo di Renzi. E’ vero che l’anno scorso la spesa italiana è aumentata di solo mezzo punto rispetto al 2014. Però è anche vero che «è più del doppio rispetto al triennio 2011-2013». Ma soprattutto il commissario è puntiglioso come l’ultimo dei ragionieri quando passa pubblicamente al vaglio le richieste di flessibilità sulle quali Roma insiste tanto.
L’anno scorso è stato concesso un margine dello 0,4% come riconoscimento delle riforme attuate o in via d’attuazione. E’ praticamente certo che verrà confermato, però, «solo per essere molto chiaro», Moscovici ricorda che «l’Italia è il solo Paese a beneficiare di quella clausola per le riforme strutturali». Poi sono arrivate nuove richieste: ancora per le riforme, per l’emergenza migranti, per combattere il terrorismo, per «migliorare l’educazione». Di fronte a questa pletora di margini invocati «noi, ex post, oggettivamente, guarderemo alle richieste. Dobbiamo rimanere calmi, sereni, pazienti, e avere un dialogo di qualità».
Dietro questa fiera delle banalità si nasconde in realtà un rifiuto: quello di spostare il dibattito dal piano della pura ragioneria a quello della politica e della progettualità di più ampio respiro. Quel che il governo italiano chiede e che la Commissione non ha alcuna intenzione di concedere. In più Renzi, anche a scopo puramente elettorale, ha bisogno di reclamare la svolta a voce altissima, mentre i «burocrati» di Bruxelles insistono per una trattativa fatta sottovoce, al riparo dalle luci della ribalta, dibattendo decimale per decimale. Se si aggiunge che, anche nell’immediato, l’Italia rischia per l’anno prossimo una procedura che gli legherebbe le mani dove ha più bisogno di mantenerle libere, sul fronte della spesa, si capisce perché la pace tra Roma e Bruxelles non sia affatto vicina.
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Re: Renzi
Per chi non avesse ancora capito che la democrazia se n'é ita da mò!!!
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Schifiltoso
Posted in Attualità, tagged attualità, pd, politica, renzi, Schifiltoso on 09/02/2016 | Leave a Comment »
“Lo segnalo, chi fa lo schifiltoso con i voti perde le elezioni. Dovremmo imparare dalle nostre vicende”.
Il messaggio di R. agli studenti è stato chiaro: dobbiamo essere di bocca buona, prendere i voti di tutti (Verdini, Cuffaro, ..) per poter vincere.
Certo, poi c’è da pagare pegno. Vedi le leggi contro corruzione. Vedi le leggi sui diritti civili.
L’importante è vincere, la coerenza, i principi, i valori non contano più. (altro…)
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“Lo segnalo, chi fa lo schifiltoso con i voti perde le elezioni. Dovremmo imparare dalle nostre vicende”.
Il messaggio di R. agli studenti è stato chiaro: dobbiamo essere di bocca buona, prendere i voti di tutti (Verdini, Cuffaro, ..) per poter vincere.
Certo, poi c’è da pagare pegno. Vedi le leggi contro corruzione. Vedi le leggi sui diritti civili.
L’importante è vincere, la coerenza, i principi, i valori non contano più. (altro…)
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Re: Renzi
QUESTO PAESE E' FINITO
E purtoppo un altro non è all'orizzonte.
Il trauma sociale nel 1939, in Italia, non era così pesante come ora.
Allora c'era il fascismo.
Una buona parte, la maggioranza, erano fascisti convinti.
Poi c'era una fascia di incerti. Comprendevano che il fascismo non era il massi,o dei sistemi. Ma per indole, tiravano avanti, in attesa che qulcuno provvedesse.
Poi, c'era una minoranza che il fascismo non lo sopportava e non l'ha mai sopportato fin dalle origini.
Il cambio di regime è avvenuto attraverso l'esperienza della Seconda Guerra Mondiale.
E nel bene o nel male qualcosa dopo il 25 aprile del '45 è cambiato,
Oggi, è evidente, che la prima esperienza democratica , si è così logolarata da rendere compretamente impossibile un ritorno alla normalità con i mezzi ordinari a nostra disposizione.
Per questo sono convinto( e gradirei essere smentito sul forum, da chi vede delle soluzioni che io non vedo--il forum serve a questo), che una situazione sociale come questa, non può essere risolta se non dopo il cataclisma della Terza Guerra Mondiale.
Ed anche in questo caso ho molti dubbisu un ritorno alla "nomalità", perché manca completamente quella generazione che ha dato vita alla Costituente.
I nomi li trovate qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Deputati_ ... a_Italiana
CONTINUA
E purtoppo un altro non è all'orizzonte.
Il trauma sociale nel 1939, in Italia, non era così pesante come ora.
Allora c'era il fascismo.
Una buona parte, la maggioranza, erano fascisti convinti.
Poi c'era una fascia di incerti. Comprendevano che il fascismo non era il massi,o dei sistemi. Ma per indole, tiravano avanti, in attesa che qulcuno provvedesse.
Poi, c'era una minoranza che il fascismo non lo sopportava e non l'ha mai sopportato fin dalle origini.
Il cambio di regime è avvenuto attraverso l'esperienza della Seconda Guerra Mondiale.
E nel bene o nel male qualcosa dopo il 25 aprile del '45 è cambiato,
Oggi, è evidente, che la prima esperienza democratica , si è così logolarata da rendere compretamente impossibile un ritorno alla normalità con i mezzi ordinari a nostra disposizione.
Per questo sono convinto( e gradirei essere smentito sul forum, da chi vede delle soluzioni che io non vedo--il forum serve a questo), che una situazione sociale come questa, non può essere risolta se non dopo il cataclisma della Terza Guerra Mondiale.
Ed anche in questo caso ho molti dubbisu un ritorno alla "nomalità", perché manca completamente quella generazione che ha dato vita alla Costituente.
I nomi li trovate qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Deputati_ ... a_Italiana
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Re: Renzi
CONTINUA
QUESTO PAESE E' FINITO
Perchè questo Paese è finito, senza nessuna speranza!!!!!!!
Perchè si accettano personaggi di questo tipo, molto simili ai banditi democristiani della Prima Repubblica.
^^^^^^^^
Lo schifo non gli fa schifo È l’ok a Cuffaro e Verdini
(Giampiero Calapà)
09/02/2016 di triskel182
Renzi: “Non facciamo gli schifiltosi con chi porta voti”. Poi attacca i talk show e gli “editoriali pensosi”. Cioè critici.
Matteo Renzi non molla niente, anzi rivendica gli ingressi nel partito di mondi un tempo lontani, come i siciliani che furono alla corte di Totò Vasa Vasa Cuffaro. E lo fa davanti a una platea di 370 giovani, riuniti in una sorta di nuove Frattocchie, che lo ascoltano silenti e ammirati.
Ecco la frase che diventerà simbolo di un’epoca, pronunciata all’ora di pranzo di una domenica romana: “Chi fa lo schifiltoso con i voti perde le elezioni, dovremmo imparare dalle nostre vicende”. Eccolo il manifesto fondativo del Partito della Nazione caro a Denis Verdini, anche se Renzi questo non vuole ammetterlo: “Il Partito della Nazione è il dibattito più assurdo di queste ore. Se uno ti dice in casa c’è un fantasma, tu gli dici: cerca il fantasma.
Noi intanto cerchiamo di cambiare l’Italia. Noi non abbiamo tempo da perdere con chi cerca fantasmi. Chi cerca i fantasmi ha paura”. Parla di tutto Renzi, in stile comizio e propaganda, non risparmia stilettate ai Cinque stelle scansando le polemiche per la massiccia affluenza di cinesi alle primarie milanesi: “Hanno sempre da ridire quelli che mandano 50 persone a fare clic e si lamentano delle nostre primarie”.
Ma soprattutto Renzi evoca i nemici, come José Mourinho prima di una partita di calcio, e adesso un nemico giurato che il premier italiano si costruisce è l’Unione europea, terreno fertile per assecondare la cosiddetta pancia degli italiani: “L’Europa è totalmente prigioniera della paura e su questo non c’è distinzione tra socialisti e popolari. Anzi, i socialisti dell’est sono più duri dei popolari dell’est”. Poi s’inventa anche la piroetta ad effetto: “Per scegliere il prossimo presidente della Commissione europea come democratici italiani chiederemo le primarie, perché non se ne può più della tecnocrazia che non sa dove sta la relazione con la gente”.
Un nemico, quello europeo, che sta col fiato sul collo di Renzi tenendo l’Italia nel mirino sui conti e sulle banche, mentre proprio oggi al Tribunale di Arezzo ci sarà l’udienza sulla richiesta dello stato di insolvenza per la vecchia Banca Etruria. Il palazzo di giustizia aretino sarà blindato da un imponente servizio di sicurezza per arginare le annunciate manifestazioni contro l’istituto di credito.
Non poteva mancare, nella retorica renziana della domenica, la stantia polemica berlusconiana contro un altro nemico, i giornalisti: “In questi anni tutti i talk show si sono esercitati in una frantumazione dell’orgoglio nazionale, per cui sembrava che andasse tutto male. Tutte le volte che apro il giornale c’è un editoriale pensoso. Ogni tanto si ha sensazione che quello che si fa per il Paese lo si faccia per una sorta di gratificazione personale. Ma non c’è nessuna gratificazione possibile nel cambiare l’Italia in poco tempo, c’è responsabilità”. Non perde occasione per fare il simpatico, il premier, e ammiccare: “So che avete fatto casino ieri al Nazareno con l’aperitivo: il Nazareno è diventato luogo di terrazza, da luogo di correnti. È un obiettivo che il nostro tesoriere Bonifazi aveva da tempo”.
Poi ritorna, il segretario del Pd, sul suo marchio di fabbrica con promesse difficili da mantenere: “Formo una nuova classe dirigente, la mia idea è applicare la rottamazione anche a me.
Da Il Fatto Quotidiano del 08/02/2016.
QUESTO PAESE E' FINITO
Perchè questo Paese è finito, senza nessuna speranza!!!!!!!
Perchè si accettano personaggi di questo tipo, molto simili ai banditi democristiani della Prima Repubblica.
^^^^^^^^
Lo schifo non gli fa schifo È l’ok a Cuffaro e Verdini
(Giampiero Calapà)
09/02/2016 di triskel182
Renzi: “Non facciamo gli schifiltosi con chi porta voti”. Poi attacca i talk show e gli “editoriali pensosi”. Cioè critici.
Matteo Renzi non molla niente, anzi rivendica gli ingressi nel partito di mondi un tempo lontani, come i siciliani che furono alla corte di Totò Vasa Vasa Cuffaro. E lo fa davanti a una platea di 370 giovani, riuniti in una sorta di nuove Frattocchie, che lo ascoltano silenti e ammirati.
Ecco la frase che diventerà simbolo di un’epoca, pronunciata all’ora di pranzo di una domenica romana: “Chi fa lo schifiltoso con i voti perde le elezioni, dovremmo imparare dalle nostre vicende”. Eccolo il manifesto fondativo del Partito della Nazione caro a Denis Verdini, anche se Renzi questo non vuole ammetterlo: “Il Partito della Nazione è il dibattito più assurdo di queste ore. Se uno ti dice in casa c’è un fantasma, tu gli dici: cerca il fantasma.
Noi intanto cerchiamo di cambiare l’Italia. Noi non abbiamo tempo da perdere con chi cerca fantasmi. Chi cerca i fantasmi ha paura”. Parla di tutto Renzi, in stile comizio e propaganda, non risparmia stilettate ai Cinque stelle scansando le polemiche per la massiccia affluenza di cinesi alle primarie milanesi: “Hanno sempre da ridire quelli che mandano 50 persone a fare clic e si lamentano delle nostre primarie”.
Ma soprattutto Renzi evoca i nemici, come José Mourinho prima di una partita di calcio, e adesso un nemico giurato che il premier italiano si costruisce è l’Unione europea, terreno fertile per assecondare la cosiddetta pancia degli italiani: “L’Europa è totalmente prigioniera della paura e su questo non c’è distinzione tra socialisti e popolari. Anzi, i socialisti dell’est sono più duri dei popolari dell’est”. Poi s’inventa anche la piroetta ad effetto: “Per scegliere il prossimo presidente della Commissione europea come democratici italiani chiederemo le primarie, perché non se ne può più della tecnocrazia che non sa dove sta la relazione con la gente”.
Un nemico, quello europeo, che sta col fiato sul collo di Renzi tenendo l’Italia nel mirino sui conti e sulle banche, mentre proprio oggi al Tribunale di Arezzo ci sarà l’udienza sulla richiesta dello stato di insolvenza per la vecchia Banca Etruria. Il palazzo di giustizia aretino sarà blindato da un imponente servizio di sicurezza per arginare le annunciate manifestazioni contro l’istituto di credito.
Non poteva mancare, nella retorica renziana della domenica, la stantia polemica berlusconiana contro un altro nemico, i giornalisti: “In questi anni tutti i talk show si sono esercitati in una frantumazione dell’orgoglio nazionale, per cui sembrava che andasse tutto male. Tutte le volte che apro il giornale c’è un editoriale pensoso. Ogni tanto si ha sensazione che quello che si fa per il Paese lo si faccia per una sorta di gratificazione personale. Ma non c’è nessuna gratificazione possibile nel cambiare l’Italia in poco tempo, c’è responsabilità”. Non perde occasione per fare il simpatico, il premier, e ammiccare: “So che avete fatto casino ieri al Nazareno con l’aperitivo: il Nazareno è diventato luogo di terrazza, da luogo di correnti. È un obiettivo che il nostro tesoriere Bonifazi aveva da tempo”.
Poi ritorna, il segretario del Pd, sul suo marchio di fabbrica con promesse difficili da mantenere: “Formo una nuova classe dirigente, la mia idea è applicare la rottamazione anche a me.
Da Il Fatto Quotidiano del 08/02/2016.
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Re: Renzi
Domanda:
Perchè il partito "fogna" ha reagito così??????
Elezioni, Guerini (Pd): “Multa M5s per chi dissente? Subito legge su partiti e democrazia interna”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... qus_thread
Perchè il partito "fogna" ha reagito così??????
Elezioni, Guerini (Pd): “Multa M5s per chi dissente? Subito legge su partiti e democrazia interna”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... qus_thread
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Re: Renzi
Quando un quotidiano fa un titolo come questo, non siamo più nella sfera della notizia. Nel giornalismo.
Ma si fa solo propagandanda. In questo caso per il "paron".
Che La Qualunque non conti niente in Europa é un dato di fatto.
Ma questa notizia così impostata é solo propaganda, anche se sotto nasconde una verità.
Con Il Giornale e Libero, la fatica quotidiana è sempre quella di filtrare la notizia, per capire fino dove questa arriva, e dove si insinua la propaganda.
21 minuti fa
Il Cav fa a pezzi Renzi:
"In Europa è ininfluente"
Sergio Rame
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 22490.html
Ma si fa solo propagandanda. In questo caso per il "paron".
Che La Qualunque non conti niente in Europa é un dato di fatto.
Ma questa notizia così impostata é solo propaganda, anche se sotto nasconde una verità.
Con Il Giornale e Libero, la fatica quotidiana è sempre quella di filtrare la notizia, per capire fino dove questa arriva, e dove si insinua la propaganda.
21 minuti fa
Il Cav fa a pezzi Renzi:
"In Europa è ininfluente"
Sergio Rame
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 22490.html
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Re: Renzi
IlFattoQuotidiano.it / BLOG / di Cesare Sacchetti
Zonaeuro
Renzi farà la fine di Berlusconi?
di Cesare Sacchetti | 10 febbraio 2016
Commenti (50)
Governo tecnico. Due parole che non fanno dormire sonni tranquilli a Renzi, ma che vengono sussurrate sempre più insistentemente negli ambienti di Bruxelles, un tempo amici del premier. Secondo molti osservatori siamo di fronte ad una rivisitazione del 2011, quando l’allora premier Berlusconi fu disarcionato da Palazzo Chigi per la crisi di credibilità che rischiava di condurre l’Italia sulla via del default. La crisi dello spread, in altri termini, quella stessa parola che torniamo a pronunciare in questi giorni e che ha fatto registrare un aumento del 20% in una sola settimana a questa parte. Dunque siamo ai titoli di coda dell’esperienza renziana? Forse non ancora, ma se si sommano tutti i segnali a disposizione è possibile individuare delle analogie con la caduta del governo Berlusconi ma anche delle differenze sostanziali.
Il contesto del 2011 vedeva innanzitutto un ruolo di ingerenza negli affari istituzionali da parte di Giorgio Napolitano non riscontrabile con quello dell’attuale Capo dello Stato, Sergio Mattarella. La figura di Re Giorgio e il suo piglio interventista hanno portato alcuni costituzionalisti a dichiarare che l’Italia per la prima volta dal 1948 sperimentava una forma di presidenzialismo de facto, con Napolitano che raccoglieva nel suo ruolo le due funzioni di Capo dello Stato e Capo di Governo. Mattarella ha un profilo notarile, si limita a verificare che i provvedimenti che gli vengono sottoposti abbiano quei requisiti di costituzionalità essenziali, e non interviene nel dibattito politico per indirizzarlo in una direzione precisa. A quanto pare gli ambienti di Bruxelles avrebbero già sondato il terreno per un’eventuale sponda del Presidente per esercitare delle pressioni su Renzi, ma avrebbero ricevuto in cambio un cortese e secco rifiuto.
Una situazione che sotto certi aspetti avvantaggia Renzi, che appare più sciolto e libero di agire di Berlusconi che al contrario doveva fare i conti anche con un attacco finanziario che aggrediva il suo patrimonio aziendale. La macchina si è certamente messa in moto, e i primi segnali si sono avuti lo scorso dicembre quando è emerso lo scandalo di Banca Etruria, e i media per la prima volta in due anni si sono accorti dell’esistenza di un potenziale conflitto di interessi del ministro Maria Elena Boschi, a causa della presenza di suo padre nel cda della banca toscana. Il crac della banca è sicuramente stato un primo segnale importante di rigidità operativa che Bruxelles ha inviato a Roma, quando è stato espressamente proibito il ricorso al Fondo di tutela dei depositi previsto dalla normativa italiana ma che secondo le istituzioni europee avrebbe configurato un aiuto di Stato alle banche italiane.
Con l’inizio del nuovo anno, i rapporti si sono ulteriormente deteriorati e per la prima volta dall’inizio del suo mandato, Renzi viene accusato da Juncker di non essere un interlocutore per la Commissione europea. I mercati stanno facendo la loro parte, mentre a Piazza Affari continuano fortissime perdite per MPS e Carige che rischiano di assestare un ulteriore colpo al sistema bancario italiano. Quello che emerge con chiarezza è l’automatismo di alcuni meccanismi che si mettono in moto quando si tratta di delegittimare politicamente un interlocutore considerato non più utile agli scopi che si vogliono raggiungere.
Bruxelles ha deciso di rimuovere Renzi dal suo incarico, e la finanza speculativa si è messa già all’opera per riportare lo spread a dei livelli di insostenibilità, ma questa volta l’attacco non potrà contare sugli interessi patrimoniali dell’attuale premier che potrà muoversi più liberamente. Una situazione che viene letta con attenzione proprio da quel Re Giorgio che fu protagonista nel 2011, in una recente intervista a Repubblica dove analizza puntualmente le differenza tra oggi e allora. All’epoca, infatti, c’era un’opposizione sicuramente più determinata a far cadere Berlusconi, mentre le opposizioni di oggi sembrano deboli e disorganizzate, e su questo basti pensare all’ennesimo suicidio che ha portato a termine il M5S sulla questione delle adozioni dei figli delle coppie omosessuali. Napolitano tenta anche di sedare gli atteggiamenti scomposti di Renzi che alimentano tensioni con le istituzioni quando “gli indirizzi delle politiche europee sono definiti in comune” e non possono considerasi come “ordini impartiti da un’entità esterna”.
Per cambiare l’Europa secondo l’ex presidente, è necessario passare dalla Germania e non contro la Germania, una situazione che difficilmente potrà realizzarsi perché contrastare lo strapotere accumulato dalla Germania in questi anni significherebbe violare le indicazioni in materia di bilancio che arrivano da Bruxelles, e la ribellione di Renzi non sembra essersi spinta ancora fino a questo spunto. Un fatto è certo: l’ex rottamatore venderà cara la pelle.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... i/2448724/
Zonaeuro
Renzi farà la fine di Berlusconi?
di Cesare Sacchetti | 10 febbraio 2016
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Governo tecnico. Due parole che non fanno dormire sonni tranquilli a Renzi, ma che vengono sussurrate sempre più insistentemente negli ambienti di Bruxelles, un tempo amici del premier. Secondo molti osservatori siamo di fronte ad una rivisitazione del 2011, quando l’allora premier Berlusconi fu disarcionato da Palazzo Chigi per la crisi di credibilità che rischiava di condurre l’Italia sulla via del default. La crisi dello spread, in altri termini, quella stessa parola che torniamo a pronunciare in questi giorni e che ha fatto registrare un aumento del 20% in una sola settimana a questa parte. Dunque siamo ai titoli di coda dell’esperienza renziana? Forse non ancora, ma se si sommano tutti i segnali a disposizione è possibile individuare delle analogie con la caduta del governo Berlusconi ma anche delle differenze sostanziali.
Il contesto del 2011 vedeva innanzitutto un ruolo di ingerenza negli affari istituzionali da parte di Giorgio Napolitano non riscontrabile con quello dell’attuale Capo dello Stato, Sergio Mattarella. La figura di Re Giorgio e il suo piglio interventista hanno portato alcuni costituzionalisti a dichiarare che l’Italia per la prima volta dal 1948 sperimentava una forma di presidenzialismo de facto, con Napolitano che raccoglieva nel suo ruolo le due funzioni di Capo dello Stato e Capo di Governo. Mattarella ha un profilo notarile, si limita a verificare che i provvedimenti che gli vengono sottoposti abbiano quei requisiti di costituzionalità essenziali, e non interviene nel dibattito politico per indirizzarlo in una direzione precisa. A quanto pare gli ambienti di Bruxelles avrebbero già sondato il terreno per un’eventuale sponda del Presidente per esercitare delle pressioni su Renzi, ma avrebbero ricevuto in cambio un cortese e secco rifiuto.
Una situazione che sotto certi aspetti avvantaggia Renzi, che appare più sciolto e libero di agire di Berlusconi che al contrario doveva fare i conti anche con un attacco finanziario che aggrediva il suo patrimonio aziendale. La macchina si è certamente messa in moto, e i primi segnali si sono avuti lo scorso dicembre quando è emerso lo scandalo di Banca Etruria, e i media per la prima volta in due anni si sono accorti dell’esistenza di un potenziale conflitto di interessi del ministro Maria Elena Boschi, a causa della presenza di suo padre nel cda della banca toscana. Il crac della banca è sicuramente stato un primo segnale importante di rigidità operativa che Bruxelles ha inviato a Roma, quando è stato espressamente proibito il ricorso al Fondo di tutela dei depositi previsto dalla normativa italiana ma che secondo le istituzioni europee avrebbe configurato un aiuto di Stato alle banche italiane.
Con l’inizio del nuovo anno, i rapporti si sono ulteriormente deteriorati e per la prima volta dall’inizio del suo mandato, Renzi viene accusato da Juncker di non essere un interlocutore per la Commissione europea. I mercati stanno facendo la loro parte, mentre a Piazza Affari continuano fortissime perdite per MPS e Carige che rischiano di assestare un ulteriore colpo al sistema bancario italiano. Quello che emerge con chiarezza è l’automatismo di alcuni meccanismi che si mettono in moto quando si tratta di delegittimare politicamente un interlocutore considerato non più utile agli scopi che si vogliono raggiungere.
Bruxelles ha deciso di rimuovere Renzi dal suo incarico, e la finanza speculativa si è messa già all’opera per riportare lo spread a dei livelli di insostenibilità, ma questa volta l’attacco non potrà contare sugli interessi patrimoniali dell’attuale premier che potrà muoversi più liberamente. Una situazione che viene letta con attenzione proprio da quel Re Giorgio che fu protagonista nel 2011, in una recente intervista a Repubblica dove analizza puntualmente le differenza tra oggi e allora. All’epoca, infatti, c’era un’opposizione sicuramente più determinata a far cadere Berlusconi, mentre le opposizioni di oggi sembrano deboli e disorganizzate, e su questo basti pensare all’ennesimo suicidio che ha portato a termine il M5S sulla questione delle adozioni dei figli delle coppie omosessuali. Napolitano tenta anche di sedare gli atteggiamenti scomposti di Renzi che alimentano tensioni con le istituzioni quando “gli indirizzi delle politiche europee sono definiti in comune” e non possono considerasi come “ordini impartiti da un’entità esterna”.
Per cambiare l’Europa secondo l’ex presidente, è necessario passare dalla Germania e non contro la Germania, una situazione che difficilmente potrà realizzarsi perché contrastare lo strapotere accumulato dalla Germania in questi anni significherebbe violare le indicazioni in materia di bilancio che arrivano da Bruxelles, e la ribellione di Renzi non sembra essersi spinta ancora fino a questo spunto. Un fatto è certo: l’ex rottamatore venderà cara la pelle.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02 ... i/2448724/
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Re: Renzi
Il rompiscatole di Giampaolo Pansa: tutto sul nuovo libro
Il rompiscatole di Giampaolo Pansa: tutto sull'ultimo libro del giornalista italiano in uscita l'11 febbraio 2016
8 febbraio 2016 by LibriStaff
Il rompiscatole di G Pansa, trama e uscitaIl rompiscatole di Giampaolo Pansa è in uscita l’11 febbraio 2016 per Rizzoli nella collana Saggi italiani; il nuovo libro del giornalista e scrittore italiano sarà lungo 400 pagine e avrà un prezzo di copertina di 20 euro (per la versione eBook il costo sarà invece di 9,99 euro). Vediamo di cosa tratta l’ultimo lavoro di Pansa.
Il rompiscatole di Giampaolo Pansa: L’Italia raccontata da un ragazzo del ’35
Il sottotitolo del libro Il rompiscatole di Pansa è “L’Italia raccontata da un ragazzo del ’35“. Il nuovo volume saggistico del giornalista italiano è un “racconto di se stesso”, con particolare focus sulla parte professionale della propria vita. Come scrive lo stesso Pansa: “Ho lavorato in tanti giornali, un buon posto di vedetta per osservare l’Italia. L’ho narrata e la narro seguendo un’inclinazione che, nel passare degli anni, si è accentuata: quella del rompiscatole. Un signore che non gli va né di comandare né di obbedire. E cerca di vedere le cose con un occhio insolito. Inoltrandosi su terreni che nessuno voleva esplorare, come è accaduto per la guerra civile e il sangue dei vinti”. Il volume riguarda anche la famiglia di Pansa e la storia dei suoi componenti: il primo capitolo è dedicato al padre Ernesto, il secondo alla madre Giovanna, il terzo alla nonna Caterina. Arrivato agli ottant’anni Pansa decide di potersi permettere di raccontare la sua storia, la storia di una vita in cui il giornalista ha “avuto spesso paura”, ma nella quale in fondo si è “persino divertito”, con l’augurio che “Il rompiscatole diverta anche quanti lo leggeranno”.
Il rompiscatole di Giampaolo Pansa, un breve estratto dalla pagina introduttiva dedicata ai lettori
A chi legge
Ho compiuto ottant’anni il primo giorno di ottobre del 2015. E ho pensato di potermi permettere un’autobiografia o, per usare una parola meno pomposa, un racconto di me stesso. Quello di ex ragazzo del 1935.
Vi avverto che qui troverete poco o nulla della mia vita privata. Gli amori adulti, le passioni, gli errori, i mutamenti, le cadute inevitabili nel corso di un tempo molto lungo sono rimasti fuori da queste pagine. Per rispetto verso chi mi ha accompagnato e per il pudore che difende sempre i sentimenti più intimi.
La mia autobiografia è soprattutto la mia storia professionale. Un giorno qualcuno ha detto: ciò che rimane della nostra vita è quello che abbiamo scritto. Immagino che anche per me sarà così. Mi è sempre piaciuto scrivere. In tanti anni di giornalismo ho pubblicato migliaia di articoli e una sessantina di libri. Eppure il desiderio di mettere in fila delle parole non mi ha mai abbandonato. Anzi, con il trascorrere del tempo è cresciuto invece che diminuire.
La mattina mi alzo presto e uno dei primi impegni della giornata è accendere il computer. Poi mi dedico a una lettera da spedire a un amico, oppure inizio un nuovo articolo o un capitolo di un libro. Qualche volta mi capita di pestare sulla tastiera per ricostruire l’ultimo sogno che ho fatto all’alba. Il rompiscatole è nato in questo modo, quasi per caso. Ma anche perché riflettevo da tempo su una faccenda che non riguarda soltanto me.
La faccenda è che viviamo in un’epoca prigioniera di un atteggiamento che mi incute paura. È la distruzione della memoria, sia collettiva sia personale. Il mondo è alle prese con mutamenti tanto colossali da obbligarci a lasciar perdere il passato. Per limitarci a scrutare il futuro, nel vano tentativo di immaginare quale sarà. Ci tormentano molte domande. La nostra esistenza scorrerà tranquilla oppure dovremo fare i conti con prove difficili? Ci aspetta un inferno oppure un’epoca serena? Che senso ha avuto la nostra vita? E sino a quando durerà?
http://librinews.it/flash/il-rompiscato ... ovo-libro/
Il rompiscatole di Giampaolo Pansa: tutto sull'ultimo libro del giornalista italiano in uscita l'11 febbraio 2016
8 febbraio 2016 by LibriStaff
Il rompiscatole di G Pansa, trama e uscitaIl rompiscatole di Giampaolo Pansa è in uscita l’11 febbraio 2016 per Rizzoli nella collana Saggi italiani; il nuovo libro del giornalista e scrittore italiano sarà lungo 400 pagine e avrà un prezzo di copertina di 20 euro (per la versione eBook il costo sarà invece di 9,99 euro). Vediamo di cosa tratta l’ultimo lavoro di Pansa.
Il rompiscatole di Giampaolo Pansa: L’Italia raccontata da un ragazzo del ’35
Il sottotitolo del libro Il rompiscatole di Pansa è “L’Italia raccontata da un ragazzo del ’35“. Il nuovo volume saggistico del giornalista italiano è un “racconto di se stesso”, con particolare focus sulla parte professionale della propria vita. Come scrive lo stesso Pansa: “Ho lavorato in tanti giornali, un buon posto di vedetta per osservare l’Italia. L’ho narrata e la narro seguendo un’inclinazione che, nel passare degli anni, si è accentuata: quella del rompiscatole. Un signore che non gli va né di comandare né di obbedire. E cerca di vedere le cose con un occhio insolito. Inoltrandosi su terreni che nessuno voleva esplorare, come è accaduto per la guerra civile e il sangue dei vinti”. Il volume riguarda anche la famiglia di Pansa e la storia dei suoi componenti: il primo capitolo è dedicato al padre Ernesto, il secondo alla madre Giovanna, il terzo alla nonna Caterina. Arrivato agli ottant’anni Pansa decide di potersi permettere di raccontare la sua storia, la storia di una vita in cui il giornalista ha “avuto spesso paura”, ma nella quale in fondo si è “persino divertito”, con l’augurio che “Il rompiscatole diverta anche quanti lo leggeranno”.
Il rompiscatole di Giampaolo Pansa, un breve estratto dalla pagina introduttiva dedicata ai lettori
A chi legge
Ho compiuto ottant’anni il primo giorno di ottobre del 2015. E ho pensato di potermi permettere un’autobiografia o, per usare una parola meno pomposa, un racconto di me stesso. Quello di ex ragazzo del 1935.
Vi avverto che qui troverete poco o nulla della mia vita privata. Gli amori adulti, le passioni, gli errori, i mutamenti, le cadute inevitabili nel corso di un tempo molto lungo sono rimasti fuori da queste pagine. Per rispetto verso chi mi ha accompagnato e per il pudore che difende sempre i sentimenti più intimi.
La mia autobiografia è soprattutto la mia storia professionale. Un giorno qualcuno ha detto: ciò che rimane della nostra vita è quello che abbiamo scritto. Immagino che anche per me sarà così. Mi è sempre piaciuto scrivere. In tanti anni di giornalismo ho pubblicato migliaia di articoli e una sessantina di libri. Eppure il desiderio di mettere in fila delle parole non mi ha mai abbandonato. Anzi, con il trascorrere del tempo è cresciuto invece che diminuire.
La mattina mi alzo presto e uno dei primi impegni della giornata è accendere il computer. Poi mi dedico a una lettera da spedire a un amico, oppure inizio un nuovo articolo o un capitolo di un libro. Qualche volta mi capita di pestare sulla tastiera per ricostruire l’ultimo sogno che ho fatto all’alba. Il rompiscatole è nato in questo modo, quasi per caso. Ma anche perché riflettevo da tempo su una faccenda che non riguarda soltanto me.
La faccenda è che viviamo in un’epoca prigioniera di un atteggiamento che mi incute paura. È la distruzione della memoria, sia collettiva sia personale. Il mondo è alle prese con mutamenti tanto colossali da obbligarci a lasciar perdere il passato. Per limitarci a scrutare il futuro, nel vano tentativo di immaginare quale sarà. Ci tormentano molte domande. La nostra esistenza scorrerà tranquilla oppure dovremo fare i conti con prove difficili? Ci aspetta un inferno oppure un’epoca serena? Che senso ha avuto la nostra vita? E sino a quando durerà?
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Re: Renzi
Giampaolo Pansa a 8 e 1/2 ha detto che renzi se dura porterà alla dittatura aiutato dal disfacimento di una dx che aspetta di vedere la morte del suo padre-padrone prima di generare una leadership capace di contrastare a destra la politica democristianamente centrista che l'attuale premier porta avanti.
Il motto renziano è:
"Il potere logora chi non ce lo ha"
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"Il potere logora chi non ce lo ha"
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Renzi
Joblack ha scritto:Giampaolo Pansa a 8 e 1/2 ha detto che renzi se dura porterà alla dittatura aiutato dal disfacimento di una dx che aspetta di vedere la morte del suo padre-padrone prima di generare una leadership capace di contrastare a destra la politica democristianamente centrista che l'attuale premier porta avanti.
Il motto renziano è:
"Il potere logora chi non ce lo ha"
Come già scritto in altro 3D,
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 940#p43940
per la prima volta da quando Pansa ha fatto il salto della quaglia, mi trovo d'accordo con quanto afferma.
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