La Terza Guerra Mondiale

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pancho
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da pancho »

camillobenso ha scritto:Non sarebbe un argomento da giorno di Pasqua, ma siamo in guerra.

La notizia è stata divulgata due giorni fa dal quotidiano di punta della jiahd cattolica.

DOMANDA

Secondo voi in che misura va applicata la tara su questa notizia divulgata dall’imam SALLUSTI?????


Migranti: decine di milioni di africani pronti a venire in Europa
Tutti gli studiosi sono d'accordo. Anche quando la crisi in Medio Oriente sarà risolta la pressione continuerà. E proverrà dall'Africa
Luca Steinmann - Ven, 25/03/2016 - 12:07

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/mig ... 39325.html
Non occorre che sia Sallusti a dirlo o l'oracolo di Delfi a prevedere tutto questo.

Quindi la risposta e' che questo possa assolutamente accadere.

Le guerre e la poverta di una certa parte del modo fa si che ci siano queste "transumanze" umane da un luogo all'altro.

Se poi aggiungiamo la caduta dei muri, che per molti anni o secoli hanno impedito il passaggio delle frontiere ed in più aggiungiamo anche il business dei trafficanti umani e poi ancora il ricatto di certi paesi, abbiamo fatto bingo.

Come venirne fuori in questi specifici momenti? Non ho la risposta. sicuramente sara' il più grosso problema che l'europa e non solo dovra' affrontare questo secolo.

Probabilmente, ma non ne sono sicuro, la soluzione potrebbe essere quella di far crescere i paesi di origine sapendo pero' che le ns. tecnologie non dovranno essere più quelle attuali.

Dovremmo investire sulla conoscenza e quindi sull'alta qualità e lasciare ad altri i grossi volumi che non necessitano alta tecnologia
.
Saremo disposti a questo?

Abbiamo questa facoltà intellettuale ad anticipare quella che prossimamente potyrebbe essere la piu' grande crisi mondiale dell'occidente iper produttivo?.

E i governi da dove provengono questi disgraziati sono in grado di gestire tutto questo o dovremmo ritornare alle colonie per un determinato tempo?



un salutone e....Buona Pasqua a tutti
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

COMPITO IN CLASSE DEL GIORNO DI PASQUA


1) La risposta di pancio:

Non occorre che sia Sallusti a dirlo o l'oracolo di Delfi a prevedere tutto questo.

Quindi la risposta e' che questo possa assolutamente accadere.


2) L’affermazione di SOROS:

Europe has collapsed (L'Europa è crollata)


Come si risolve questo problemino????
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

Da Draghi carta straccia, conti azzerati solo con una guerra

Scritto il 26/3/16 • nella Categoria: idee

Come si sa, Mario Draghi ha scelto la strada del rimedio estremo: prestiti a interessi zero in rate da 80 miliardi al mese, nella speranza di riattivare il ciclo consumi-profitti-investimenti-occupazione.

Ma possiamo già dire con tranquillità che così non sarà, salvo un breve momento di miglioria passeggera.


E non sarà così perché i signori banchieri (e finanzieri in generale) continueranno ad investire il denaro in altri impieghi finanziari, concedendo i crediti per aziende e famiglie con il contagocce e comunque con interessi esosi.



E questo per la semplice ragione che nelle attuali condizioni dei “mercati” finanziari (se è lecito chiamare “mercati” le bische).



Il denaro tende a non uscire dal gioco finanziario: la Banca X acquista denaro a bassissimo interesse dalla Bce, (poniamo lo 0,25% e, adesso, a costo zero) e lo re-investe per acquistare titoli della finanziaria Y al 2,75% mettendosi in tasca la differenza, la finanziaria Y usa il denaro così ottenuto per comprare oro nella previsione di un suo aumento dalla società Z che a sua volta compera titoli di Sto giapponesi perché pensa che l’oro non salirà ed è più vantaggioso investire nel debito di Tokyo. E così all’infinito.




Il segnale è l’assenza di inflazione in presenza di immissione di liquidità: una sindrome economica già studiata e si chiama “momento Minsky” dal nome dell’economista che la analizzò formulandole la legge sottostante.


Nel tempo della globalizzazione neoliberista il denaro tende stabilmente a non uscire dai circuiti finanziari, con la conseguenza che le immissioni di liquidità non fanno che gonfiare la bolla credito-debito attraverso il meccanismo degli interessi.



Ma con una deadline: i crack a catena dei più deboli quando risulti loro impossibile pagare gli interessi, perché la loro esposizione scoraggi anche l’ investitore più spericolato a rifinanziare il debito in scadenza.



Quello che non va è il sistema, in permanenza del quale la crisi si cronicizza.


Non c’è una via di uscita? Non è esatto, se il sistema permane e con esso la crisi, una via di uscita c’è: una guerra generalizzata.


La guerra è un grande consumo di risorse a fondo perduto ed impone una ricostruzione che risucchia risorse finanziarie.


Che poi il conflitto debba avvenire in forme classiche e come conflitto generalizzato fra grandi potenze, con uso o meno di armi nucleari a bassa intensità, o, piuttosto, attraverso un a generalizzazione dei punti di crisi fra piccole e medie potenze o di guerriglie o guerre “anfibie” o forme di guerra coperta (come nel caso di Daesh), questo è altro discorso da esaminare in apposita occasione (e lo faremo).


Quel che conta è che la permanenza dell’iper-capitalismo finanziario è orientato in questa direzione.


Ora Draghi riuscirà a tappare la falla per un po’ ed a guadagnare una manciata di mesi, forse addirittura un paio di anni (dopo i quali, peraltro, sulla sua poltrona ci sarà altro banchiere), ma quando la scadenza si ripresenterà avremo finito le munizioni.


nfatti, dopo una bordata del genere ed a interessi zero c’è solo il passaggio agli interessi negativi, ma, anche questo non correggerebbe i comportamenti.



E di fronte a tutto questo c’è una protesta popolare sacro santa ma che non trova altro sbocco che l’impotente scelta populista.


Chi manca all’appello è la sinistra, una vera sinistra che non sia quella di nome dei lacchè socialdemocratici o dai retori parolai della sinistra alla Tsipras, alla Vendola o Ferrero. Non è un gran rimedio dirlo, ma almeno rendiamocene conto.

(Aldo Giannuli, “Interessi azzerati, la bordata della Bce di Mario Draghi”, dal blog di Giannuli del 18 marzo 2016).
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

Ma la democrazia è già morta



La Stampa 26
Se cediamo alla paura morirà la democrazia”
Il filosofo polacco Bauman: in altre parti del mondo vengono uccise molte più persone, ma lì non ci sono i riflettori puntati

intervista di Francesca Paci

Da anni il filosofo polacco Zygmunt Bauman mette in guardia dalla paura, il più sinistro tra i demoni annidati nelle città aperte in cui viviamo. Gli attentati di martedì, come quelli di Parigi, raccolgono nell’abbraccio mortale del terrorismo quell’insicurezza del presente e quell’incertezza del futuro che lui, il teorico della società liquida, ha individuato nel nostro Dna. Questo sì, lo spaventa.
Ripetiamo che a Bruxelles è stato colpito il cuore dell’Europa: è così professor Bauman, o si tratta di propaganda jihadista che non dovremmo assecondare?
«Il “cuore” che i terroristi cercano di colpire è quello dove abbondano le telecamere, sempre assetate di sensazioni nuove e scioccanti a cui garantire attenzione massima per qualche giorno. C’è un numero dieci volte maggiore di persone uccise da qualche parte tra i tropici del Cancro e del Capricorno che non ha alcuna chance di ottenere la visibilità degli attacchi di New York, Madrid, Londra, Parigi o Bruxelles. È invece in queste ultime città che i bisbigli acquistano la forza dei tuoni. A spese minime - un biglietto aereo, un kalashnikov, un esplosivo fatto in casa, la vita di un pugno di disperati – corrispondono a ore interminabili di spazio tv gratis e picconate ai valori democratici da parte dei governi che dovrebbero proteggerli».
La nuova generazione di terroristi usa i benefici della «società liquida»?
«È il principio ispiratore della loro strategia sin dall’inizio: disponendo di risorse limitate, si sono dedicati a provocare il loro nemico, teoricamente forte ma in realtà estremamente vulnerabile. I terroristi hanno imparato velocemente l’arte di puntare in alto e massimizzare i profitti diminuendo le spese – ossia utilizzando lo zelo miope con cui l’avversario è entrato nel gioco».
I terroristi considerano l’Europa una comunità unita molto più di quanto facciano gli europei?
«Per ironia della sorte i terroristi riescono ad assestare colpi capaci di ripercuotersi su tutta l’Unione Europea. Potremmo dire che sono il più potente fattore unificante tra i membri di un’UE che altrimenti vede sfaldarsi molte delle sue cuciture. La paura, lo spreco di risorse sempre maggiori nella costruzione di muri, l’impiego di un numero crescente di uomini per la sicurezza e costosi gadget per lo spionaggio nella vana speranza di prevenire il prossimo attentato: tutto questo si sta verificando non solo nei luoghi colpiti ma anche molto più lontano, nei Paesi dell’Europa di “seconda velocità” che il terrorismo non ha alcuna intenzione di attaccare avendo sobriamente calcolato costi e benefici».
I terroristi non sono stranieri, sono cresciuti nelle nostre città: perché ci odiano?
«Contrariamente all’infame affermazione di Victor Orban, per cui “tutti i terroristi sono migranti”, quasi tutti i terroristi sono “indigeni”. I furbi, astuti e feroci cospiratori che ispirano il terrorismo possono vivere lontano, in Paesi stranieri, ma la loro manovalanza viene reclutata tra i discriminati, gli umiliati e vendicativi giovani che crescono in mezzo a noi senza futuro. Tenerli in condizione di privazione è un modo di cooperare con il terrorismo: seguendo la logica dell’occhio per occhio allarghiamo il bacino che i capi terroristi hanno mostrato di saper usare bene».
L’Islam radicale sta colmando il vuoto delle ideologie del 900?
«Non potendo garantire ai loro correligionari vite fantastiche i fondamentalisti islamici offrono loro il miglior balsamo alternativo alla dignità umana mortificata: una morte piena di senso. Molti (ma questi molti sono una piccola minoranza dei musulmani che vivono in Europa) cedono alla tentazione non avendo altre strade verso la dignità umana».
Possiamo davvero salvarci moltiplicando i muri?
«Costruire muri per tenere i migranti fuori dai nostri cortili ricorda la storia dell’antico filosofo Diogene che rotolava avanti e indietro nella botte in cui viveva sulle strade della nativa Sinope. Alla domanda sul perché del suo strano comportamento rispose che vedendo i vicini occupati a blindare le porte e sguainare le spade sperava di dare il suo contributo alla difesa della città contro l’avanzata delle truppe di Alessandro il Macedone».
È preoccupato per la civiltà occidentale?
«La sola ma grave ragione per essere preoccupato è la fortunatamente piccola possibilità che l’Europa abbandoni i suoi valori e si pieghi al codice di comportamento dei terroristi, sarebbe il suicidio della casa della moralità e della bellezza dov’è nata l’idea di libertà, eguaglianza e fratellanza».
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

paolo11 ha scritto:https://www.change.org/p/la-pace-ha-bis ... ef=Default
Diretta a LA PACE HA BISOGNO DI TE
Sostieni la campagna per l'uscita dell'Italia dalla NATO per un’Italia neutrale.
Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO Italia
Portare l'Italia fuori dal sistema di guerra

Attuare l'articolo 11 della Costituzione



L’Italia, facendo parte della Nato, deve destinare alla spesa militare in media 52 milioni di euro al giorno secondo i dati ufficiali della stessa Nato, cifra in realtà superiore che l’Istituto Internazionale di Stoccolma per la Ricerca sulla Pace quantifica in 72 milioni di euro al giorno.

Secondo gli impegni assunti dal governo nel quadro dell’Alleanza, la spesa militare italiana dovrà essere portata a oltre 100 milioni di euro al giorno.

È un colossale esborso di denaro pubblico, sottratto alle spese sociali, per un’alleanza la cui strategia non è difensiva, come essa proclama, ma offensiva.

Già il 7 novembre del 1991, subito dopo la prima guerra del Golfo (cui la NATO aveva partecipato non ufficialmente, ma con sue forze e strutture) il Consiglio Atlantico approvò il Nuovo Concetto Strategico, ribadito ed ufficializzato nel vertice dell’aprile 1999 a Washington, che impegna i paesi membri a condurre operazioni militari in “risposta alle crisi non previste dall’articolo 5, al di fuori del territorio dell’Alleanza”, per ragioni di sicurezza globale, economica, energetica, e migratoria. Da alleanza che impegna i paesi membri ad assistere anche con la forza armata il paese membro che sia attaccato nell’area nord-atlantica, la Nato viene trasformata in alleanza che prevede l’aggressione militare.

La nuova strategia è stata messa in atto con le guerre in Jugoslavia (1994-1995 e 1999), in Afghanistan (2001-2015), in Libia (2011) e le azioni di destabilizzazione in Ucraina, in alleanza con forze fasciste locali, ed in Siria. Il Nuovo concetto strategico viola i principi della Carta delle Nazioni unite.

Uscendo dalla Nato, l’Italia si sgancerebbe da questa strategia di guerra permanente, che viola la nostra Costituzione, in particolare l’articolo 11, e danneggia i nostri reali interessi nazionali.

L’appartenenza alla Nato priva la Repubblica italiana della capacità di effettuare scelte autonome di politica estera e militare, decise democraticamente dal Parlamento sulla base dei principi costituzionali.

La più alta carica militare della Nato, quella di Comandante supremo alleato in Europa, spetta sempre a un generale statunitense nominato dal presidente degli Stati uniti. E anche gli altri comandi chiave della Nato sono affidati ad alti ufficiali statunitensi. La Nato è perciò, di fatto, sotto il comando degli Stati uniti che la usano per i loro fini militari, politici ed economici.

L’appartenenza alla Nato rafforza quindi la sudditanza dell’Italia agli Stati Uniti, esemplificata dalla rete di basi militari Usa/Nato sul nostro territorio che ha trasformato il nostro paese in una sorta di portaerei statunitense nel Mediterraneo.

Particolarmente grave è il fatto che, in alcune di queste basi, vi sono bombe nucleari statunitensi e che anche piloti italiani vengono addestrati al loro uso. L’Italia viola in tal modo il Trattato di non-proliferazione nucleare, che ha sottoscritto e ratificato.

L’Italia, uscendo dalla Nato e diventando neutrale, riacquisterebbe una parte sostanziale della propria sovranità: sarebbe così in grado di svolgere la funzione di ponte di pace sia verso Sud che verso Est.

Sostieni la campagna per l'uscita dell'Italia dalla Nato

per un’Italia neutrale.

LA PACE HA BISOGNO ANCHE DI TE

Primi firmatari

Dinucci Manlio, giornalista
Fo Dario, Premio Nobel, autore e attore
Imposimato Ferdinando, magistrato
Zanotelli Alex, religioso
Minà Gianni, giornalista
Vauro, disegnatore
Chiesa Giulietto, giornalista
Fo Jacopo, scrittore
Vattimo Gianni, filosofo
Pallante Maurizio, saggista
Mazzeo Antonio, giornalista
Canfora Luciano, filologo
Gesualdi Francesco, saggista
Giannuli Aldo, docente universitario
Grimaldi Fulvio, giornalista
Celestini Ascanio, attore
Cacciari Paolo, esponente politico
Cardini Franco, storico
Cremaschi Giorgio, sindacalista
Losurdo Domenico, filosofo
Mazzucco Massimo, giornalista e regista
Riondino David, musicista
Zucchetti Massimo, docente universitario


Albanesi Mario, giornalista
Alciator Chiesa Agostino, diplomatico
Alleva Piergiovanni, giuslavorista
Amoretti Scarcia Bianca Maria,docente universitaria

Francesco Zanchini, docente universitario
Dante Cattaneo, Sindaco di Ceriano Laghetto
Apicella Vincenzo, disegnatore

Barbarossa Romano, operaio Acciaierie Terni

Becchi Paolo, docente universitario

Belardinelli Alessandro, operaio Whirpool-Indesit

Benigni Glauco, giornalista

Bongiovanni Giorgio, direttore Antimafia2000

Boylan Patrick, cittadino USA, docente universitario

Brandi Vincenzo, ingegnere

Bottene Cinzia, attivista

Braccioforte Martino, operaio Riva Acciaio Terni

Brotini Maurizio, sindacalista

Bulgarelli Mauro, senatore

Cabras Pino, direttore Megachip

Cacciarru Alberto, operaio Alcoa Sulcis

Calderoni Maria Rosa, giornalista

Cao Mariella, attivista

Capuano Enrico, musicista

Castellani Mirko, operaio La Folgore Prato

Castrale Francesco, operaio Akerlund and Rausing

Catone Andrea, direttore rivista “MarxVentuno”

Cernigoi Claudia, storica

Cicalese Pasquale, economista

Cipolla Nicola, senatore

Cocco Giovanni, docente universitario

Correggia Marinella, ecopacifista Rete No War

Crippa Aurelio, senatore

Cristaldi Mauro, scienziato
D’Alessio Ciro, operaio Pomigliano d’Arco

D’Andrea Filomena, cantautrice

De Iulio Pier Francesco, direttore Megachip

De Lorenzo Francesco, ingegnere
De Santis Paolo, docente universitario
De Pin Paola, senatrice
D’Eliso Filippo, compositore
D’Orsi Angelo, docente universitario
Donati Mirko, operaio Teleco S.p.A.
Fisicaro Anita, attivista Rete No War,
Franzoni Dom, teologo

Galli Giorgio, politologo

Gemma Mauro, direttore sito web “MarxVentuno”

Germano Roberto, scienziato

Giacomini Ruggero, storico

Giannini Fosco, senatore

Ginatempo Nella, attivista Rete No War

Girasole Mario, operaio Fiat Mirafiori

Girasole Tommaso, operaio Samar


Guidetti Serra Gabriella, attivista Casa Internazionale Delle Donne

Kersevan Alessandra, storica

La Grassa Gianfranco, giornalista

Macchietti Loredana, editore rivista 'Latinoamerica e tutti i sud del mondo'
Manisco Lucio, giornalista

Manca Luigi, operaio Carbosulcis

Manduca Paola, docente universitaria

Marino Luigi, direttore rivista “MarxVentuno”

Matiussi Dario, storico

Morese Giuseppe, operaio Thyssenkrupp Torino

Pagliani Piero, pensionato
Palermi Manuela, giornalista

Palombo Marco, attivista Rete No War

Pellegrini Ferri Miriam, giornalista

Pepe Bartolomeo, senatore

Pesce Delfino Vittorio, antropologo

Pesce Ulderico, attore e regista

Pullini Pierpaolo, operaio Fincantieri Ancona

Salzano Edoardo, urbanista

Severini Maurizio, musicista

Slaviero Paolo, insegnante

Spetic Stoyan, senatore

Spinelli Vladimiro, operaio Vibac

Steri Bruno, Ass. Ricostruire il PC

Viale Guido, scrittore

Vindice Lecis giornalista

Vlajic Gilberto, segretario Ass. Non Bombe ma solo Caramelle

Vitiello Giuseppe, scienziato

......................................
IO l'ho firmata.
Ciao
Paolo11




SMS Pasquale X Paolino



UNA PREMESSA DOVEROSA

Da bambino, come tutti i bambini, giocavo alla guerra, agli indiani e cow boys, giocavo da solo con i soldatini dei nostri tempi che tu ben ricorderai.

Quando mi portavano al cinema volevo sempre vedere i film di guerra.

Quando ci accompagnavano mia mamma, le mie zie, mia nonna, che aborrivano i film di guerra e prediligevano i film d’amore, piantavo il muso prima, durante e dopo il film.

Visto alla nostra età non ho alcun dubbio ad affermare che ero un gran rompiballe.

Ma le cose cambiarono crescendo quando prendevo atto di cosa significava nella realtà la guerra.

Adesso sono completamente contrario e accetto solo la guerra di difesa come prescrive la Costituzione.

continua
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

continua
SMS Pasquale X Paolino

Gli Stati Uniti mi hanno deluso. E non solo di recente. Ma da decenni.

Ci avevano fatto credere che erano il presidio della democrazia nel mondo. Non è così.

Sono preda di lobby, di potentati economico-finanziari, di oligarchie che determinano la politica Usa e dell’Occidente.

Le lobby massoniche imperano.

Ci avevano fatto credere che il presidente degli Stati Uniti avesse un potere eccezionale, tale da sovrastare Senato e Camera, mentre è l’esatto contrario.

Nel caso del Cermis con noi si sono comportati indegnamente. Da padroni nei confronti degli schiavi.

Ma hanno superato sé stessi con l’abbattimento delle due torri gemelle. Una messa in scena indecente di tipo hollywoodiano. Con il solo scopo di fornire un pretesto per giustificare l’invasione dell’Iraq davanti all’opinione pubblica mondiale, mentre si trattava di regolamento di conti con Saddam, e la necessità di impossessarsi del petrolio iracheno.

Di conseguenza il suo braccio armato, la Nato si muove di muove al comando degli ordini Usa.

L’elenco delle personalità che hanno firmato l’appello è notevole.

Ma nello stesso tempo mi crea stupore per il sol fatto che sono tutti quanti abituati a riflettere su quello che affermano. Come:
Fo Dario, Premio Nobel, autore e attore
Imposimato Ferdinando, magistrato
Zanotelli Alex, religioso
Minà Gianni, giornalista
Vauro, disegnatore-No perché è antiamericano per partito preso
Chiesa Giulietto, giornalista
Fo Jacopo, scrittore
Vattimo Gianni, filosofo
e tanti altri stranoti.

Questa affermazione, se pertinente in tempi remoti non sta in piedi oggi:
L’appartenenza alla Nato priva la Repubblica italiana della capacità di effettuare scelte autonome di politica estera e militare, decise democraticamente dal Parlamento sulla base dei principi costituzionali.
Questo è un Paese completamente allo sfascio in tutti i settori. Siamo un Paese di tangentari e di corrotti.

Siamo un Paese di voltagabbana e di opportunisti. La classe politica in prima fila. Parlamento compreso.

Uscire oggi dalla Nato ci esporrebbe ad un pericolo immediato. Non saremmo in grado di gestirci, con i fanfaroni che ci ritroviamo.

Ma anche stare nella Nato ci espone ad altri pericoli.

In pratica siamo in trappola.

Una trappola che ci siamo costruiti da soli disinteressandoci di quello che accadeva giorno dopo giorno.

Un classico per i tricolori.

Non comprendo perché chi è abituato a riflettere non abbia compreso che fuori dalla Nato il primo nemico diventa la Nato stessa che non può tollerare a livello di immagine, una defezione di questo tipo.

E di sicuro ce la farà pagare.

Non dobbiamo dimenticare gli anni di piombo e la strategia della tensione. Il dottor Kissinger che minaccia Aldo Moro di non far partecipare il PCI al governo. E per questo, Moro che amava il suo Paese ha pagato con la vita.

Da più di un anno permettiamo all’Isis di avere un supporto logistico nelle campagne e nelle alture calabresi senza muovere un dito perché la Ndrangheta ci fa lo bono mercato in cambio di droga ed armi.

Sono pronto a discutere con tutte le personalità firmatarie. Dentro e fuori dal forum.

Non mi sembra una buona idea uscire ora dalla Nato.

Caro Paolo, siamo all’interno di un pasticcio di enormi dimensioni, senza via di scampo.

ATTENDO OPINIONI OPPOSTE PER CONFRONTARCI COME SEMPRE.
Maucat
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da Maucat »

Condivido riga per riga ciò che ha appena detto camillobenso.... :(
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

Giannuli: contro l’Isis, in televisione un catalogo di fesserie


Scritto il 31/3/16 • nella Categoria: idee
Dal paragone (delirante) con le Br e il terrorismo interno degli anni di piombo alle proposte surreali per garantire la sicurezza degli italiani: da Aldo Giannuli, un catalogo delle più incredibili stupidaggini ascoltate in televisione. In questi giorni mi è capitato di partecipare a varie trasmissioni televisive sul tema Isis (ed altre ne ho viste senza parteciparvi) e, pertanto, mi è capitato di sentirne di tutti i colori, da parte di autorevoli esponenti istituzionali e pretesi esperti che hanno dato fondo a tutte le loro risorse intellettuali per fornirci un bestiario di rara ricchezza. Sarebbe un peccato disperdere tali perle di saggezza, per cui ho curato questo primo breve catalogo. I nomi degli autori li lascio perdere per una forma di caritatevole amnesia, metto fra parentesi solo data e rete in cui fu pronunciato il memorabile detto (se poi qualcuno si riconoscesse, mi dia pure querela e non avrò difficoltà a dire a chi mi riferisco in queste righe). Si badi che questo florilegio è stato composto sulla base di sole 3 trasmissioni.1 – L’isis è come le Brigate Rosse e i nostri servizi hanno una grande esperienza in materia (Rai, 23 marzo). Le Brigate Rosse furono un episodio di terrorismo interno, la cui consistenza non superò mai il migliaio di persone nello stesso tempo, quasi esclusivamente di nazionalità italiana; causarono circa un centinaio di morti, non ricorsero mai ad attentati con esplosivo e non fecero mai stragi indiscriminate; non hanno mai fatto attentati suicidi, non ebbero mai un territorio su cui esercitare una sovranità di fatto; ebbero una limitatissima conoscenza dei meccanismi della guerra psicologica; si finanziarono essenzialmente con rapine e sequestri di persona, non fecero mai operazioni finanziarie ed ebbero un bilancio complessivo probabilmente inferiore ai 2 miliardi di lire del tempo, equivalenti a meno di 20 milioni di dollari attuali; ebbero una caratterizzazione ideologica marxista.L’Isis è una organizzazione che ha compiuto attentati e, dunque, ha una rete organizzata in non meno di 13 paesi, ha circa 60.000 combattenti organizzati nel solo territorio del Califfato e almeno altri 20.000 considerando Nigeria, Libia, rete europea ecc; da circa 2 anni ha un territorio su cui esercita un potere statale per una superficie superiore a quella di qualche stato europeo, più cento morti li ha fatti in una sola azione a Parigi (13 novembre), agisce essenzialmente tramite stragi indiscriminate spesso con esplosivo usato in azioni suicide; si finanzia con traffici di petrolio e reperti archeologici, oltre che con rapine e sequestri, riscuotono tasse e, soprattutto, fanno speculazioni finanziarie, per un bilancio complessivo superiore ai 500 milioni di dollari; dimostra una grande capacità comunicativa e conoscenza dei meccanismi della guerra psicologica; ha una ideologia islamista. In cosa si somigliano?2 – I terroristi fanno sempre le stesse cose (Rai 23 marzo). Il che è una banalità o è un’affermazione radicalmente sbagliata. Ovviamente esiste una tipologia di comportamento che noi etichettiamo sotto il nome di terrorismo, la cui essenza è che c’è un soggetto non sovrano, che quindi non ha un territorio e, pertanto non dispone, normalmente, di armi pesanti, che sfida un soggetto sovrano, opponendo l’arma della clandestinità allo strapotere militare dell’avversario. In questo, dai terroristi macedoni dei primi del Novecento alle Br, dall’Ira ad Al-Qaeda. Ma, detto questo, poi il terrorismo (ma sarebbe meglio dire la guerra irregolare) è il regno della fantasia dove le forme di lotta sono le più disparate e variamente combinate. In particolare l’Isis presenta caratteri di assoluta originalità come il suo carattere “anfibio” (di cui dico meglio nel libro) fra semi stato sovrano e organismo occulto. Appiattire tutto sul dejavu è l’esatto contrario di quanto l’analista dovrebbe fare, e preclude la comprensione del nemico che occorre battere. Solo un dilettante può fare una affermazione del genere.3 – L’Isis è come la Germania nazista (Canale 5, 22 marzo). Anche qui la foga spinge a dire sciocchezze. Qui non si tratta di stabilire la gerarchia di chi è più cattivo, ma capire le caratteristiche proprie del soggetto che si vuol combattere. Le differenze ideologiche, politiche, organizzative, di status, ecc, fra Isis e Germania nazista sono tali che non è neppure il caso di elencarle, anche se entrambe hanno caratteri che possiamo sommariamente definire “totalitarie”. Il punto è che il messaggio sottinteso di questa pseudo-analogia è che occorre non ripetere gli errori fatti con la Germania nazista, ad esempio con l’accordo di Monaco del 1938 e quindi sollecitare l’intervento di terra contro l’Isis. Che il Califfato vada tolto di mezzo è fuori discussione, e che questo passi per uno scontro anche di terra è anche evidente, ma questo non significa che tocchi ad europei ed americani farlo. La situazione politico-militare è ben più complessa e richiede una manovra molto articolata.4 – L’Isis è diversa dalle Br perché quelle, pur se in modo bizzarro, avevano una loro razionalità, mentre nel caso dell’Isis prevalgono forti elementi di irrazionalismo (Rai, 23 marzo). Qui almeno ci si accorge che Br ed Isis sono cose diverse, ma solo per ripescare uno dei luoghi comuni più triti ed inservibili: il terrorista come pazzo e, perciò stesso, imprevedibile ed incomprensibile. Mettiamoci in testa che i capi dell’Isis non sono affatto irrazionali, anzi sono estremamente razionali, anche se feroci. La ragione non preserva dalla ferocia. Il guaio è che questo pregiudizio ci impedisce di capire la logica con cui Daesh si muove.5 – E’ giusto far presidiare stazioni ed aeroporti in forze ed in divisa perché la gente deve sentirsi rassicurata (Rai, 23 marzo). Qui uno sprazzo di verità. Mi spiego meglio: presidiare in divisa e con mitra in bella mostra non solo ridice l’efficacia della tutela (perché il terrorista lo vede che il posto è presidiato e studia come agire o scansare quell’obiettivo) ma, indirettamente, indica al terrorista gli obiettivi non protetti. Una legge di comportamento dice che il terrorista colpisce l’obiettivo che gli hai lasciato e, siccome è impossibile tutelare tutto, questo induce ad un attentato in zona non protetta. Al contrario, la forma anonima della protezione metterebbe il terrorista nella condizione di non sarebbe né se un posto e protetto né con quali forze e dispositivi. Ma, questo è il punto, all’autorità politica non interessa tanto che i cittadini siano effettivamente tutelati ma che pensino di esserlo. Certamente questo è molto più redditizio elettoralmente. Congratulazioni.6 – E’ corretto chiudere i siti jhiadisti per evitare che l’Isis possa fare reclutamento (Canale 5, 22 marzo, Rai, 22 marzo e 24 marzo). In verità la censura in qualsiasi forma e verso una propaganda comunque esercitata ha sempre avuto effetti minimi sul reclutamento dei gruppi terroristi; se fosse così facile ostacolare il reclutamento, non si capirebbe perché i terrorismi spesso riescono a durare anche un decennio. Al contrario, tenere aperti i siti servirebbe a ricavare informazioni sui contenuti, sulla cultura politica, sulle eventuali divisioni, sui flussi informativi, ecc, e consentirebbe anche un’azione di contrasto sullo stesso terreno. Morale: nell’ultimo anno, gruppi in genere siglati come “Anonimous” hanno identificato ed oscurato circa 5.000 siti jhiadisti. Oggi i siti ci sono e più numerosi di prima: che sia una fatica inutile?!7 – I siti jhiadisti vanno resi accessibili solo agli studiosi ed alle forze di polizia (Rai 22 marzo). Questa è la trovata più geniale: oscuriamo i siti per tutti, ma lasciamoli accessibili solo a “polizia e studiosi” che così possono studiarne i contenuti. Bellissimo! Solo che, al di là dei problemi tecnici, gli jihadisti si accorgerebbero in un attimo che il loro sito non è raggiungibile, per cui, a meno di pensare che lavorino volontariamente per polizia e “studiosi”, non si capisce perché dovrebbero continuare a scriverci su. Vorrei chiedere al fine intellettuale che ha fatto la proposta: “Ma fai spesso di queste pensate?”. Nella mia città di origine si dice: “La testa non serve a divider le orecchie”. Questa è la raccolta di sole tre trasmissioni, fatevi un po’ i conti. Vi pare realistico battere l’Isis con questi “esperti” e questi politici?(Aldo Giannuli, “Isis, catalogo delle fesserie in libertà”, dal blog di Giannuli del 24 marzo 2016).
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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Giannuli: contro l’Isis, in televisione un catalogo di fesserie


Scritto il 31/3/16 • nella Categoria: idee
Dal paragone (delirante) con le Br e il terrorismo interno degli anni di piombo alle proposte surreali per garantire la sicurezza degli italiani: da Aldo Giannuli, un catalogo delle più incredibili stupidaggini ascoltate in televisione. In questi giorni mi è capitato di partecipare a varie trasmissioni televisive sul tema Isis (ed altre ne ho viste senza parteciparvi) e, pertanto, mi è capitato di sentirne di tutti i colori, da parte di autorevoli esponenti istituzionali e pretesi esperti che hanno dato fondo a tutte le loro risorse intellettuali per fornirci un bestiario di rara ricchezza. Sarebbe un peccato disperdere tali perle di saggezza, per cui ho curato questo primo breve catalogo. I nomi degli autori li lascio perdere per una forma di caritatevole amnesia, metto fra parentesi solo data e rete in cui fu pronunciato il memorabile detto (se poi qualcuno si riconoscesse, mi dia pure querela e non avrò difficoltà a dire a chi mi riferisco in queste righe). Si badi che questo florilegio è stato composto sulla base di sole 3 trasmissioni.1 – L’isis è come le Brigate Rosse e i nostri servizi hanno una grande esperienza in materia (Rai, 23 marzo). Le Brigate Rosse furono un episodio di terrorismo interno, la cui consistenza non superò mai il migliaio di persone nello stesso tempo, quasi esclusivamente di nazionalità italiana; causarono circa un centinaio di morti, non ricorsero mai ad attentati con esplosivo e non fecero mai stragi indiscriminate; non hanno mai fatto attentati suicidi, non ebbero mai un territorio su cui esercitare una sovranità di fatto; ebbero una limitatissima conoscenza dei meccanismi della guerra psicologica; si finanziarono essenzialmente con rapine e sequestri di persona, non fecero mai operazioni finanziarie ed ebbero un bilancio complessivo probabilmente inferiore ai 2 miliardi di lire del tempo, equivalenti a meno di 20 milioni di dollari attuali; ebbero una caratterizzazione ideologica marxista.L’Isis è una organizzazione che ha compiuto attentati e, dunque, ha una rete organizzata in non meno di 13 paesi, ha circa 60.000 combattenti organizzati nel solo territorio del Califfato e almeno altri 20.000 considerando Nigeria, Libia, rete europea ecc; da circa 2 anni ha un territorio su cui esercita un potere statale per una superficie superiore a quella di qualche stato europeo, più cento morti li ha fatti in una sola azione a Parigi (13 novembre), agisce essenzialmente tramite stragi indiscriminate spesso con esplosivo usato in azioni suicide; si finanzia con traffici di petrolio e reperti archeologici, oltre che con rapine e sequestri, riscuotono tasse e, soprattutto, fanno speculazioni finanziarie, per un bilancio complessivo superiore ai 500 milioni di dollari; dimostra una grande capacità comunicativa e conoscenza dei meccanismi della guerra psicologica; ha una ideologia islamista. In cosa si somigliano?2 – I terroristi fanno sempre le stesse cose (Rai 23 marzo). Il che è una banalità o è un’affermazione radicalmente sbagliata. Ovviamente esiste una tipologia di comportamento che noi etichettiamo sotto il nome di terrorismo, la cui essenza è che c’è un soggetto non sovrano, che quindi non ha un territorio e, pertanto non dispone, normalmente, di armi pesanti, che sfida un soggetto sovrano, opponendo l’arma della clandestinità allo strapotere militare dell’avversario. In questo, dai terroristi macedoni dei primi del Novecento alle Br, dall’Ira ad Al-Qaeda. Ma, detto questo, poi il terrorismo (ma sarebbe meglio dire la guerra irregolare) è il regno della fantasia dove le forme di lotta sono le più disparate e variamente combinate. In particolare l’Isis presenta caratteri di assoluta originalità come il suo carattere “anfibio” (di cui dico meglio nel libro) fra semi stato sovrano e organismo occulto. Appiattire tutto sul dejavu è l’esatto contrario di quanto l’analista dovrebbe fare, e preclude la comprensione del nemico che occorre battere. Solo un dilettante può fare una affermazione del genere.3 – L’Isis è come la Germania nazista (Canale 5, 22 marzo). Anche qui la foga spinge a dire sciocchezze. Qui non si tratta di stabilire la gerarchia di chi è più cattivo, ma capire le caratteristiche proprie del soggetto che si vuol combattere. Le differenze ideologiche, politiche, organizzative, di status, ecc, fra Isis e Germania nazista sono tali che non è neppure il caso di elencarle, anche se entrambe hanno caratteri che possiamo sommariamente definire “totalitarie”. Il punto è che il messaggio sottinteso di questa pseudo-analogia è che occorre non ripetere gli errori fatti con la Germania nazista, ad esempio con l’accordo di Monaco del 1938 e quindi sollecitare l’intervento di terra contro l’Isis. Che il Califfato vada tolto di mezzo è fuori discussione, e che questo passi per uno scontro anche di terra è anche evidente, ma questo non significa che tocchi ad europei ed americani farlo. La situazione politico-militare è ben più complessa e richiede una manovra molto articolata.4 – L’Isis è diversa dalle Br perché quelle, pur se in modo bizzarro, avevano una loro razionalità, mentre nel caso dell’Isis prevalgono forti elementi di irrazionalismo (Rai, 23 marzo). Qui almeno ci si accorge che Br ed Isis sono cose diverse, ma solo per ripescare uno dei luoghi comuni più triti ed inservibili: il terrorista come pazzo e, perciò stesso, imprevedibile ed incomprensibile. Mettiamoci in testa che i capi dell’Isis non sono affatto irrazionali, anzi sono estremamente razionali, anche se feroci. La ragione non preserva dalla ferocia. Il guaio è che questo pregiudizio ci impedisce di capire la logica con cui Daesh si muove.5 – E’ giusto far presidiare stazioni ed aeroporti in forze ed in divisa perché la gente deve sentirsi rassicurata (Rai, 23 marzo). Qui uno sprazzo di verità. Mi spiego meglio: presidiare in divisa e con mitra in bella mostra non solo ridice l’efficacia della tutela (perché il terrorista lo vede che il posto è presidiato e studia come agire o scansare quell’obiettivo) ma, indirettamente, indica al terrorista gli obiettivi non protetti. Una legge di comportamento dice che il terrorista colpisce l’obiettivo che gli hai lasciato e, siccome è impossibile tutelare tutto, questo induce ad un attentato in zona non protetta. Al contrario, la forma anonima della protezione metterebbe il terrorista nella condizione di non sarebbe né se un posto e protetto né con quali forze e dispositivi. Ma, questo è il punto, all’autorità politica non interessa tanto che i cittadini siano effettivamente tutelati ma che pensino di esserlo. Certamente questo è molto più redditizio elettoralmente. Congratulazioni.6 – E’ corretto chiudere i siti jhiadisti per evitare che l’Isis possa fare reclutamento (Canale 5, 22 marzo, Rai, 22 marzo e 24 marzo). In verità la censura in qualsiasi forma e verso una propaganda comunque esercitata ha sempre avuto effetti minimi sul reclutamento dei gruppi terroristi; se fosse così facile ostacolare il reclutamento, non si capirebbe perché i terrorismi spesso riescono a durare anche un decennio. Al contrario, tenere aperti i siti servirebbe a ricavare informazioni sui contenuti, sulla cultura politica, sulle eventuali divisioni, sui flussi informativi, ecc, e consentirebbe anche un’azione di contrasto sullo stesso terreno. Morale: nell’ultimo anno, gruppi in genere siglati come “Anonimous” hanno identificato ed oscurato circa 5.000 siti jhiadisti. Oggi i siti ci sono e più numerosi di prima: che sia una fatica inutile?!7 – I siti jhiadisti vanno resi accessibili solo agli studiosi ed alle forze di polizia (Rai 22 marzo). Questa è la trovata più geniale: oscuriamo i siti per tutti, ma lasciamoli accessibili solo a “polizia e studiosi” che così possono studiarne i contenuti. Bellissimo! Solo che, al di là dei problemi tecnici, gli jihadisti si accorgerebbero in un attimo che il loro sito non è raggiungibile, per cui, a meno di pensare che lavorino volontariamente per polizia e “studiosi”, non si capisce perché dovrebbero continuare a scriverci su. Vorrei chiedere al fine intellettuale che ha fatto la proposta: “Ma fai spesso di queste pensate?”. Nella mia città di origine si dice: “La testa non serve a divider le orecchie”. Questa è la raccolta di sole tre trasmissioni, fatevi un po’ i conti. Vi pare realistico battere l’Isis con questi “esperti” e questi politici?(Aldo Giannuli, “Isis, catalogo delle fesserie in libertà”, dal blog di Giannuli del 24 marzo 2016).
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Migranti, patto col diavolo: l’Ue vende l’anima alla Turchia


Scritto il 01/4/16 • nella Categoria: segnalazioni

L’accordo con la Turchia è la cosa più sordida a cui io abbia mai assistito nella moderna politica europea. Il giorno in cui i leader dell’Unione Europea hanno firmato l’accordo, Recep Tayyip Erdogan, il presidente turco, ha scoperto il proprio gioco: «La democrazia, la libertà e lo Stato di diritto… Per noi, queste parole non hanno assolutamente più alcun valore». A quel punto, il Consiglio Europeo avrebbe dovuto chiudere la conversazione con Ahmet Davutoglu, il primo ministro turco, e mandarlo a casa. E invece hanno fatto un accordo con lui – denaro e molto altro ancora, in cambio dell’aiuto nella crisi dei rifugiati. La Turchia si occuperà di ritrasferire circa 72.000 rifugiati arrivati nella Ue – uno swap uno-ad-uno per ogni clandestino che i turchi fanno salire sui barconi nel Mar Egeo. In cambio, l’Ue pagherà alla Turchia 6 miliardi di euro e aprirà un nuovo capitolo nei negoziati di adesione all’Ue – questo, con un paese la cui leadership ha appena abrogato la democrazia.L’Ue inoltre è pronta a consentire l’esenzione dal visto per 75 milioni di residenti in Turchia. L’Unione Europea non solo ha venduto la sua anima, quel giorno, ma in realtà ha anche concluso un affare piuttosto scadente. Io non sono in grado di giudicare se questo accordo è conforme alla Convenzione di Ginevra e al diritto internazionale. Presumo che il Consiglio Europeo abbia fatto in modo di poter sostenere un’azione in tribunale. Ma anche se può essere considerato legale, ho dei dubbi che possa essere attuato. Sarà interessante vedere se l’Ue si rimangerà le promesse fatte alla Turchia nel caso che Ankara non riuscisse a mantenere l’impegno. Anche se l’operazione fosse pienamente attuata, non alleggerirebbe la pressione di molto. Il numero atteso di rifugiati che si fanno strada verso l’Ue sarà molto superiore ai 72.000 concordati con la Turchia. Un think-tank tedesco ha fatto i conti sui flussi di profughi per quest’anno e ha messo a punto una stima che va da di 1,8 milioni a 6,4 milioni di persone. Quest’ultima cifra corrisponde allo scenario peggiore, che potrebbe includere un gran numero di immigrati dal Nord Africa.La chiusura della rotta dei Balcani occidentali per i rifugiati – dalla Grecia attraverso la Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia e poi in Austria e Germania – ha procurato un sollievo a breve termine per gli europei del nord, ma ci sono numerosi percorsi alternativi che i rifugiati possono prendere. Possono passare attraverso il Caucaso e l’Ucraina, o attraverso il Mediterraneo verso l’Italia e la Spagna. Se i paesi chiudono i loro confini, non riducono il flusso di profughi, ma semplicemente lo deviano. Si tratta di un classico esempio di una politica “beggar-thy-neighbor”. Questo dimostra che una politica dei rifugiati a livello Ue è inevitabile. Uno dei casi più eclatanti di azione unilaterale è la chiusura delle frontiere in Austria. Ora il paese sta ripristinando i controlli alla principale frontiera verso l’Italia – l’autostrada del Brennero. Questa è una delle rotte più trafficate tra Europa meridionale e settentrionale. Una volta che i rifugiati arrivano in Italia, ci si aspetta molto movimento ai confini settentrionali. A quel punto è probabile che Francia, Svizzera e Slovenia decidano di ripristinare i controlli.L’Italia potrebbe essere tagliata fuori dall’area Schengen per i movimenti senza passaporto, di cui ora fa parte, e Schengen diventerebbe un piccolo club di paesi del Nord Europa – forse un modello per il futuro dell’Eurozona. Questo sarebbe il primo passo verso la frammentazione della Ue. L’accordo con la Turchia avrà anche un impatto sul dibattito referendario nel Regno Unito. Il campo a favore di un’uscita dall’Unione Europea non avrebbe forse qualcosa da dire sull’esenzione dal visto per 75 milioni di turchi? Chiunque abbia a cuore la democrazia e i diritti umani odierà questo accordo. Come anche chiunque tema il dominio tedesco dell’Ue, avviato da Angela Merkel. Il cancelliere tedesco non ne aveva certo bisogno, per uscire dalla trappola in cui si era cacciata. E’ stata la sua decisione unilaterale di aprire le frontiere della Germania che ha trasformato una crisi dei rifugiati gestibile in un un disastro ingestibile. Non è facile trattare in modo puramente razionale l’ipotesi di un’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Ma ormai l’Ue ha perduto la sua superiorità morale, non dovremmo essere sorpresi se la gente comincia a mettere in discussione ciò che essa rappresenta, e che sia un’istituzione necessaria.(Wolfgang Münchau, “Firmando l’accordo con la Turchia, l’Ue si è venduta l’anima”, dal “Financial Times” del 20 marzo 2016, ripreso da “Voci dall’Estero”).
L’accordo con la Turchia è la cosa più sordida a cui io abbia mai assistito nella moderna politica europea. Il giorno in cui i leader dell’Unione Europea hanno firmato l’accordo, Recep Tayyip Erdogan, il presidente turco, ha scoperto il proprio gioco: «La democrazia, la libertà e lo Stato di diritto… Per noi, queste parole non hanno assolutamente più alcun valore». A quel punto, il Consiglio Europeo avrebbe dovuto chiudere la conversazione con Ahmet Davutoglu, il primo ministro turco, e mandarlo a casa. E invece hanno fatto un accordo con lui – denaro e molto altro ancora, in cambio dell’aiuto nella crisi dei rifugiati. La Turchia si occuperà di ritrasferire circa 72.000 rifugiati arrivati nella Ue – uno swap uno-ad-uno per ogni clandestino che i turchi fanno salire sui barconi nel Mar Egeo. In cambio, l’Ue pagherà alla Turchia 6 miliardi di euro e aprirà un nuovo capitolo nei negoziati di adesione all’Ue – questo, con un paese la cui leadership ha appena abrogato la democrazia.

L’Ue inoltre è pronta a consentire l’esenzione dal visto per 75 milioni di residenti in Turchia. L’Unione Europea non solo ha venduto la sua anima, quel giorno, ma in realtà ha anche concluso un affare piuttosto scadente. Io non sono in grado di Wolfgang Münchau, analista del Financial Timesgiudicare se questo accordo è conforme alla Convenzione di Ginevra e al diritto internazionale. Presumo che il Consiglio Europeo abbia fatto in modo di poter sostenere un’azione in tribunale. Ma anche se può essere considerato legale, ho dei dubbi che possa essere attuato. Sarà interessante vedere se l’Ue si rimangerà le promesse fatte alla Turchia nel caso che Ankara non riuscisse a mantenere l’impegno. Anche se l’operazione fosse pienamente attuata, non alleggerirebbe la pressione di molto. Il numero atteso di rifugiati che si fanno strada verso l’Ue sarà molto superiore ai 72.000 concordati con la Turchia. Un think-tank tedesco ha fatto i conti sui flussi di profughi per quest’anno e ha messo a punto una stima che va da di 1,8 milioni a 6,4 milioni di persone. Quest’ultima cifra corrisponde allo scenario peggiore, che potrebbe includere un gran numero di immigrati dal Nord Africa.

La chiusura della rotta dei Balcani occidentali per i rifugiati – dalla Grecia attraverso la Macedonia, Serbia, Croazia, Slovenia e poi in Austria e Germania – ha procurato un sollievo a breve termine per gli europei del nord, ma ci sono numerosi percorsi alternativi che i rifugiati possono prendere. Possono passare attraverso il Caucaso e l’Ucraina, o attraverso il Mediterraneo verso l’Italia e la Spagna. Se i paesi chiudono i loro confini, non riducono il flusso di profughi, ma semplicemente lo deviano. Si tratta di un classico esempio di una politica “beggar-thy-neighbor”. Questo dimostra che una politica dei rifugiati a livello Ue è inevitabile. Uno dei casi più eclatanti di azione unilaterale è la chiusura delle frontiere in Austria. Ora il paese sta ripristinando i controlli alla principale frontiera verso l’Italia – l’autostrada del Brennero. Questa è una delle rotte più trafficate tra Europa Profughi fermati in Macedoniameridionale e settentrionale. Una volta che i rifugiati arrivano in Italia, ci si aspetta molto movimento ai confini settentrionali. A quel punto è probabile che Francia, Svizzera e Slovenia decidano di ripristinare i controlli.

L’Italia potrebbe essere tagliata fuori dall’area Schengen per i movimenti senza passaporto, di cui ora fa parte, e Schengen diventerebbe un piccolo club di paesi del Nord Europa – forse un modello per il futuro dell’Eurozona. Questo sarebbe il primo passo verso la frammentazione della Ue. L’accordo con la Turchia avrà anche un impatto sul dibattito referendario nel Regno Unito. Il campo a favore di un’uscita dall’Unione Europea non avrebbe forse qualcosa da dire sull’esenzione dal visto per 75 milioni di turchi? Chiunque abbia a cuore la democrazia e i diritti umani odierà questo accordo. Come anche chiunque tema il dominio tedesco dell’Ue, avviato da Angela Merkel. Il cancelliere tedesco non ne aveva certo bisogno, per uscire dalla trappola in cui si era cacciata. E’ stata la sua decisione unilaterale di aprire le frontiere della Germania che ha trasformato una crisi dei rifugiati gestibile in un un disastro ingestibile. Non è facile trattare in modo puramente razionale l’ipotesi di un’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Ma ormai l’Ue ha perduto la sua superiorità morale, non dovremmo essere sorpresi se la gente comincia a mettere in discussione ciò che essa rappresenta, e che sia un’istituzione necessaria.

(Wolfgang Münchau, “Firmando l’accordo con la Turchia, l’Ue si è venduta l’anima”, dal “Financial Times” del 20 marzo 2016, ripreso da “Voci dall’Estero”).
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