Diario della caduta di un regime.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Riina jr a Porta a Porta: “Non condivido determinate leggi o sentenze dello Stato. Né l’arresto di mio padre”

Media & Regime
Dopo le polemiche, le richieste di chiarimenti, l'intervento della Bindi, il forfait di Bersani ecco l'intervista di Salvo Riina, figlio del boss con un libro in uscita, nel salotto di Porta a Porta. "Un figlio può giudicare suo padre, ma se lo deve tenere per sé, non può andare in giro a dirlo in pubblico - dice intervistato da Bruno Vespa
di F. Q. | 6 aprile 2016
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La mafia cos’è? “Non me lo sono mai chiesto, non so cosa sia. Oggi la mafia può essere tutto e nulla. Omicidi e traffico di droga non sono soltanto della mafia”. Dopo le polemiche, le richieste di chiarimenti, l’intervento della Bindi, il forfait di Bersani ecco l’intervista di Salvo Riina, figlio del boss con un libro in uscita, nel salotto di Porta a Porta.

“Un figlio può giudicare suo padre, ma se lo deve tenere per sé, non può andare in giro a dirlo in pubblico – dice intervistato da Bruno Vespa -. Per me lo Stato è l’entità in cui vivo, questo per me è lo Stato. Io rispetto lo Stato, l’ho sempre rispettato, magari non condivido determinate leggi o sentenze. Se condivido l’arresto di mio padre? No, perché è mio padre. A me hanno tolto mio padre”. Boss stragista condannato, tra le altre cose, per i massacri di Falcone e Borsellino. “Io non giudico Falcone e Borsellino. Qualsiasi cosa io dico sarebbe strumentalizzata. Se io esterno un parere su queste persone viene strumentalizzato, io ho sempre rispetto per i morti, per tutti”.


Della strage di Capaci però ha ricordi netti: “Noi solitamente uscivamo con la nostra compagnia e sentimmo un sacco di ambulanze, spesso se ne sentivano, ma questa volta c’era un viavai di ambulanze e auto della polizia che andavano verso Capaci. Ci dissero che avevano ucciso Giovanni Falcone. Restammo tutti ammutoliti, poi tornammo a casa e c’era mio padre che guardava il tg. Non mi venne mai il sospetto che mio padre era dietro gli attentati”.

Trentanove anni, mafioso pure lui con una condanna a 8 anni e 10 mesi completamente scontata, l’uomo vive a Padova, dove è stato inviato al soggiorno obbligato dopo la scarcerazione. E dall’alto di questa esperienza che forse può dire: “Solo in Italia succede ciò. In tanti altri Paesi democratici non succede che un pentito che dice di aver commesso centinaia di omicidi non fa neanche un giorno di carcere. Poi accusano le persone, le mandano in carcere poi tornano a fare quello che facevano prima. Si poteva scegliere di fa scontare un minimo delle cose che avevano fatto”. Della sua famiglia fa un quadretto. La vita nella famiglia era “giocosa” e “piacevole”, c’era un “tacito accordo”. “Molti penseranno che è un libro reticente” ma “i rimproveri non toccano a me”. Lo afferma, nell’intervista a Bruno Vespa a Porta a Porta, Salvo Riina, il figlio di Totò Riina.

Riina, raccontando della sua vita, parla di “un’infanzia molto serena, perché a casa nostra non ci hanno mai trasmesso determinate problematiche che potevano vivere i miei genitori”. E a Vespa che gli chiede se si è mai chiesto perché non andasse a scuola, Salvo Riina replica: “Per noi non era normale ma non ci siamo mai chiesti perché non ce le facevano queste domande, eravamo una sorta di famiglia diversa, abbiamo sempre vissuto un po questa vita diversa dagli altri. L’arresto mio padre è stato uno spartito. C’era – prosegue – una sorta di tacito accordo familiare, noi eravamo bambini particolari, il nostro contesto era diverso, abbiamo vissuto anche in maniera piacevole, nella sua complessità è stato come dire un gioco”.
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E Ostellino ha impiegato due anni per capire quello che era evidente sin dall'inizio????? Ma allora tubava ancora con il "PARON" e con Verdini col Patto del Nazareno.

E tutto questo non si poteva denunciare.



Arroganza sprezzante da padrone del Paese
Il Paese è alla deriva. L'economia non riparte, il governo pare un comitato d'affari impegnato ad arricchire ministri e loro familiari, la disoccupazione è agli stessi livelli cui Renzi l'ha trovata; in Europa, conta come il due di picche e nel mondo è a rimorchio degli Stati Uniti


Piero Ostellino - Gio, 07/04/2016 - 08:18
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È efficace il paragone, anche se un po' forte, che questo giornale il solo nel panorama nazionale ha fatto fra la risposta di Renzi di fronte all'eventuale interesse della magistratura per l'oscuro affare del petrolio «se mi vogliono interrogare vengano qui, io non mi muovo» e l'atteggiamento che Mussolini aveva tenuto dopo il delitto Matteotti, rivendicandone a sé la responsabilità.


Non siamo più nel campo delle decisioni che ci si aspetta da un governo democratico che governi; siamo ben oltre, nella sfera della personalizzazione del potere e nell'arroganza personale che poco si addicono al presidente del Consiglio di una democrazia rappresentativa. L'avevo detto che se Renzi avesse le capacità politiche e di manipolazione che Mussolini aveva mostrato nel 1922, e le circostanze internazionali gli fossero favorevoli, saremmo già al regime... E i fatti mi stanno, purtroppo, dando ragione. Anche chi non è apertamente contrario a questo andazzo, se ne sta rincattucciato nel proprio angolo guardandosi bene dall'aprire bocca... Un Paese senza opposizione, senza, salvo eccezioni, una voce che parli senza timori dei pericoli che comporta e un sistema informativo libero e aperto, è destinato alla rovina.

Dopo aver messo a tacere la stampa, minacciando di chiedere la testa dei direttori che non allineano i loro giornali, e aver occupato la Rai, il presidente del Consiglio non nasconde palesemente di sentirsi, e di comportarsi, come padrone del Paese. Non è stato eletto, ha avuto, finora, il tacito sostegno della maggioranza degli italiani, delusi dai governi precedenti; si avvia a vincere il referendum sulle (poche) cose che ha fatto, tutte nella prospettiva di trarne personali vantaggi elettorali. Perché non dovrebbe esserne soddisfatto? Se mai, se c'è qualcuno che non dovrebbe esserlo sono gli italiani, data l'aria che tira e che contavano su di lui come rottamatore di una tradizione di compromissione governativa, ma che constatano che poco o nulla è cambiato. Si sta facendo passare per decisionismo - anche grazie alla complicità di una parte del sistema informativo - la paralisi del governo non solo nei confronti dell'opposizione di centrodestra che, per parte sua, pare paralizzato, ma anche dell'opposizione interna alla stessa maggioranza. Ci toccherà rimpiangere Bersani e i suoi, anche se parte della responsabilità della situazione in cui ci troviamo è loro e del presidente della Repubblica che appartiene allo stesso Pd.

Il Paese è alla deriva. L'economia non riparte, il governo pare un comitato d'affari impegnato ad arricchire ministri e loro familiari, la disoccupazione è agli stessi livelli cui Renzi l'ha trovata; in Europa, conta come il due di picche e nel mondo è a rimorchio degli Stati Uniti. Come andrà a finire? Se non provvederanno gli elettori alle prossime votazioni, che il buon Dio ci assista!

piero.ostellino@ilgiornale.it
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Il Fatto Quotidiano spara in prima pagina:


“Pa d o a n
l’ha messo lì
la cricca
del petrolio”



Ma Napolitano non aveva affermato di averlo voluto lui????
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Re: Diario della caduta di un regime.

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GLI ULTIMI GIORNI DI SALO'. 2.0


Ma veramente La Qualunque pensa di rimanere un'ora di più a Palazzo Chigi?????

E il fantasma del presidente-garante DOVE STA'???????






Caso Guidi, spuntano i dossier: "Ho le foto di Delrio coi mafiosi"
Le intercettazioni dell'inchiesta petrolio fanno mergere un "quartierino di furbetti" intorno al fidanzato dell'ex ministro Guidi. Che vantava di avere anche dossier pronti sul ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio


Claudio Cartaldo - Gio, 07/04/2016 - 09:38
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L'inchiesta di Potenza sul "caso Total" non si ferma e ora i verbali delle intercettazioni fanno emergere alcuni particolari sul "quartierino di furbetti" (come l'ha chiamato la stessa Federica Guidi) che si era creato intorno al fidanzato del ministro, Gianluca Gemelli.


Insieme a lui Nicola Colicchi (ex rappresentante della Compagnia delle opere) e Valter Pastena, piazzato a fare il consulente presso il Mise e direttore della Ragioneria dello Stato.

Sempre a detta della Guidi, questo giro di potere avrebbe gestito in qualche modo il ministero dello Sviluppo Economico, pilotando addirittura le nomine ai vertici del Mef. Ma non solo. Nelle mani del "quartierino" ci sarebbero stati anche dei dossier capaci di "ricattare" persone influenti di Palazzo Chigi e dintorni. Nel gennaio scorso, infatti, Valter Pastena (che ancora deve ottenere la consulenza al Mise) chiama al telefono Gemelli per metterlo in contatto con Colicchi. L'idea, probabilmente mai stata messa in pratica, è quella di ricattare il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio. Colpevole, secondo loro, di voler mettere da parte la Guidi. "Dobbiamo vederci molto da vicino - dice nelle intercettazioni Pastena a Gemelli - tutte cose che addirittura ti puoi togliere qualche sfizio, ma serio. I Carabinieri sono venuti a portarmi il regalo in ufficio. Hai visto il caso di Reggio Emilia? Finito sto casino usciranno le foto di Delrio a Cutro con i mafiosi". Foto che Pastena vanta di poter avere in mano: "Tu non ti ricordi quello che io ti dissi, che c'era un'indagine, quelli che hanno arrestato a Mantova, a Reggio Emilia, i Cutresi, quelli della 'ndrangheta...Chi ha fatto le indagine è il mio migliore amico, e adesso ci stanno le foto di Delrio con questi".
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Petrolio Basilicata, Guidi sentita a Potenza
Al telefono: “Padoan? E’ lì grazie al quartierino”

Nelle conversazioni il ministro rimproverava il compagno: “Mi tratti come una sguattera del Guatemala”
Le sparate sul suo vice allo Sviluppo. Pastena, Gemelli e il ricatto a Delrio: “Le sue foto con i mafiosi”

Economia & Lobby
Il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan fu nominato dal premier Matteo Renzi. Ma fu scelto da quelli del “quartierino”, dagli uomini della “combriccola”, da un “clan” che conta membri oggi accusati di associazione per delinquere. A dirlo è l’ex ministra Federica Guidi, in uno dei tanti sfoghi con il compagno Gianluca Gemelli, che, secondo la Procura di Potenza e la Squadra mobile, era in grado di “manovrare” il Mise, non soltanto attraverso Guidi, ma anche il suo sottosegretario De Vincenti. Sviluppo economico e Finanze: se l’ipotesi della Procura avrà riscontro, saremmo dinanzi una “cricca” in grado di incidere su due dicasteri fondamentali
di Massari e Vecchi


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Inchiesta petrolio, la Guidi dai pm. A Gemelli diceva: “Mi tratti come una sguattera del Guatemala”

Giustizia & Impunità
L'ex ministro in Procura a Potenza. I dialoghi con il compagno: "Le cose che ho fatto per te non vanno mai bene, non sono sufficienti"
di F. Q. | 7 aprile 2016
COMMENTI (99)

Un presunto dossier da preparare contro il ministro Graziano Delrio. Il sottosegretario Claudio De Vincenti definito un “pezzo di merda”. Il ministro dell’Economia Piercarlo Padoan “messo da quel quartierino lì”, quello dei petrolieri. Il ministro dello Sviluppo Economico che risponde al suo compagno lobbista, Gianluca Gemelli, dicendo che lui la tratta come una “sguattera del Guatemala”. Sembra una guerra tra bande, invece, è il quadro che emerge dalle telefonate di Gianluca Gemelli con gli amici imprenditori, ma anche con la stessa Federica Guidi. L’ex responsabile dello Sviluppo sarà sentita oggi in Procura a Potenza. Si è studiata le carte, raccontano le agenzie di stampa, risponderà come persona informata sui fatti, ma non sarà un passaggio semplice per l’ex dirigente di Confindustria a giudicare dal contenuto degli atti dell’inchiesta lucana. “Non fai altro che chiedermi favori – dice tra l’altro la Guidi , con me ti comporti come un sultano… mi sono rotta… a 46 anni… tu siccome stai con me e hai un figlio con me, mi tratti come una sguattera del Guatemala“dice il ministro per lo Sviluppo ancora in carica il 28 giugno 2015. “Io per te valgo meno di zero – continua la Guidi – Le cose che ho fatto per te non vanno mai bene, non sono sufficienti”. Il privato si mescola al pubblico, come si capisce dall’approfondimento della Stampa. Una settimana prima Guidi e Gemelli si sentono al telefono, il ministro contesta il compagno. “Gianluca, io lavorativamente parlando t’ho mai chiesto…” e gli rimprovera errori professionali, sprechi di denaro. “No, quanto ti è costato l’ufficio, dimmi? Un milione di euro”. “Ma quanto tu ti sei andato a sputtanare centinaia di milioni di euro, in una situazione che neanche un deficiente”. E il ministro rivendica: “Io a 46 anni, mi alzo domani mattina alle 3,30 perché vado a lavorare, perché so com’è fatto il mondo, non vivo su Marte. Tu invece”.


Lui invece si lamenta perché lei non gli presenta nessuno. “Presentami l’amministratore delegato della Drilling, presentami l’amministratore delegato di Shell, di Total, di Tamoil, e così, fammi ‘sta cortesia, tanto non è una cortesia, cioè non te l’ho mai chiesto, però, visto che con gli altri… fallo anche per me”. Gemelli, spiega la Stampa, parla dell’interessamento del ministro Guidi per mettere in contatto il presidente degli Aeroporti Toscani e una compagnia aerea. Ma la Guidi risponde e tiene il punto. Sembra l’ultimo presidio affinché l’attività del governo non finisca in mano a interessi di parte. “Fa il presidente degli Aeroporti Toscani – dice a Gemelli – e sta parlando con uno che è il… di una società che fa… tratte aeree, capito? Non sono né amici, né parenti, né cognati, né fratelli. Io conto di risolvere il problema di Meridiana che è una crisi aziendale”. Ma secondo la polizia è una resistenza che regge per poco: “Per quanto non si ritiene contestarle condotte penalmente rilevanti, si ricava che il Gemelli abbia inteso approfittare del suo ruolo istituzionale”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... a/2615281/
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Re: Diario della caduta di un regime.

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CHE DIFFERENZA ESISTE TRA IL POPOLO ISLANDESE E QUELLO ITALIANO?





Petrolio Basilicata, lo studio (ancora non pubblicato) dell’Istituto superiore di sanità: “Eccessi di mortalità per tumori”

Ambiente & Veleni
I magistrati di Potenza stanno acquisendo le cartelle cliniche dei residenti nelle zone interessate dagli stabilimenti petroliferi. Diversi studi negli anni hanno registrato un'anomala crescita di patologie riconducibili anche all'eccesso di esposizioni da inquinanti. L'ultimo, a cura dell'ISS, è relativo a venti comuni della Val D'Agri e deve ancora uscire. Il fattoquotidiano.it ha potuto visionarlo: a 16 anni di distanza dal primo studio, che indicava tassi di mortalità sotto la norma, rileva invece "eccessi di mortalità" legati a patologie del sistema emopoietico, dell'apparato respiratorio e digerente
di Andrea Tundo | 7 aprile 2016
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Più informazioni su: Basilicata, Impatto Ambientale, Istituto dei tumori, Petrolio
“Uno sbocco naturale”. Chi ha sempre seguito da vicino la questione ambientale in Val d’Agri definisce così l’acquisizione di migliaia di cartelle cliniche eseguito in tutta la Basilicata dai carabinieri del Noe. La Procura di Potenza – che al momento non indaga per disastro ambientale – vuole capire se quel fiume di liquidi inquinanti e rifiuti pericolosi che sarebbero finiti nei pozzi possa avere un nesso con le patologie presenti sul territorio, tra cui quelle relative ai tumori. Un’ipotesi respinta dall’Eni che parla di “stato di qualità dell’ambiente ottimo secondo gli standard normativi vigenti”. “Eppure ci sono anche un documento ministeriale e due studi, gli unici portati a termine in Val d’Agri negli ultimi sedici anni che dicono già qualcosa su come tra la metà degli Anni Novanta e il 2010 le condizioni di salute della popolazione siano cambiate. Pochi dati, ma chiari”, spiega al fattoquotidiano.it il dottor Giambattista Mele, medico a Viggiano e referente potentino dell’Isde, l’associazione dei medici per l’ambiente.


L’ultima indagine su venti comuni della Val d’Agri è opera dell’Istituto Superiore di Sanità. Non è ancora stata resa pubblica dalla Regione Basilicata, ma ilfattoquotidiano.it ha potuto visionarla. I dati sono limpidi: eccesso di mortalità a causa di alcuni tumori e malattie cardiovascolari, che potrebbero avere come “una eventuale concausa” le esposizioni ambientali, afferma prudentemente l’ISS. E verso la fine del 2016, a quasi otto anni dalla prima autorizzazione, dovrebbe concludersi anche lo studio più importante sotto il profilo scientifico, una Valutazione di impatto sanitario nei comuni di Viggiano e Grumento Nova, i più vicini al Centro Oli dell’Eni.

Lo Studio d’impatto ambientale del 1995: “Mortalità sotto la media”
Per capire l’evoluzione di cui parla Mele bisogna partire dallo Studio di impatto ambientale citato nel documento con cui il ministero dell’Ambiente e quello per i Beni e le Attività Culturali esprimono giudizio positivo all’ampliamento del centro oli, all’epoca denominato Monte Alpi. È il 5 febbraio 1999. Nell’atto ministeriale si legge che “ai fini della valutazione dello stato di salute della popolazione” è stato definito il territorio “aggregando 9 comuni disposti lungo il corso del fiume Agri, il cui capoluogo è risultato compreso entro un raggio di circa 15 km dal sito”. All’interno di questa circonferenza che gira attorno al centro oli vivevano circa 24mila persone che, “secondo quanto riportato nel SIA (lo Studio d’impatto Ambientale, nda) mostrano valori di mortalità per causa inferiori a quelli della media nazionale”. Tradotto: ai tempi della prima autorizzazione concessa, nelle zone limitrofe all’impianto la mortalità era inferiore a quanto mediamente avveniva in Italia.

L’istituto Mario Negri: “Approfondite”
Nel 2000 si accende una spia, quella dei ricoveri. Nella Relazione Sanitaria Basilicata 2000, condotta dalla Regione in collaborazione con l’Istituto Mario Negri Sud di Chieti, nelle aree più critiche sotto il profilo ambientale “si osservano, nel periodo di un triennio, tassi di ospedalizzazione urgente per eventi sentinella cardio-respiratori mediamente più elevati rispetto all’insieme regionale”. In particolare, si legge nel capitolo 5, la Val d’Agri “mostra tassi più elevati – dal 50% a 2,5 volte – per asma, altre condizioni respiratorie acute, ischemie cardiache e scompenso”. Poi nel 2009, in un altro studio, i ricercatori abruzzesi tornano a parlare della Basilicata: “Considerato il periodo trascorso dalla pubblicazione della Relazione Sanitaria ad oggi, sarebbe opportuno che l’Osservatorio Epidemiologico Regionale della Basilicata effettuasse approfondimenti non soltanto sulle patologie sentinella sopra citate, ma anche sulle patologie croniche eventualmente manifestatesi nel frattempo”.


I dati dell’Istituto Superiore di Sanità: “Eccesso mortalità in Val d’Agri”
A sedici anni di distanza dall’ultimo studio, negli scorsi mesi la Regione Basilicata ha ricevuto – ma non ha ancora reso pubblici – i risultati di un’indagine svolta in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare. È un lavoro statistico, svolto sulla base dei dati sanitari correnti e descrive il profilo della salute in venti comuni della Val d’Agri. L’Istituto specifica che il tipo di indagine svolto “non permette di stabilire sicuri nessi di causalità tra l’esposizione ad inquinanti ambientali e stato di salute della popolazione”, ma spiega che le esposizioni potrebbero “costituire una eventuale concausa”. Seguendo il protocollo del Progetto Sentieri, lo Studio epidemiologico nazionale dei territori esposti a rischio di inquinamento, e analizzando i dati forniti dall’Istat relativi al periodo compreso tra il 2003 e il 2010 – ma sono assenti il 2004 e il 2005 –, si rilevano un “eccesso di mortalità per tumori maligni allo stomaco, per infarto del miocardio, per le malattie del sistema respiratorio complesso, per le malattie dell’apparato digerente nel loro complesso”. In più per i soli uomini residenti nei comuni presi in esame “si rilevano ulteriori eccessi per la mortalità generale, per leucemia linfoide (acuta e cronica) , per diabete mellito insulino-dipendente, per le malattie del sistema circolatorio nel loro complesso (ed, in particolare, per le cardiopatie ischemiche), per le malattie respiratorie croniche”. Per le donne invece “si riscontrano ulteriori eccessi di mortalità per le malattie respiratorie acute”.

“La VIS dovrebbe essere già pronta”
Il lavoro svolto dall’Istituto Superiore di Sanità mette in evidenza le criticità ma, afferma a ilfattoquotidiano.it il dottor Fabrizio Bianchi dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr di Pisa, “non spiega da cosa dipendano”. Per capirlo bisognerà aspettare i risultati di uno studio epidemiologico capace di fornire una Valutazione d’impatto sanitario. I comuni di Viggiano e Grumento Nova, in mezzo ai quali sorge il Centro Oli, lo hanno autorizzato e finanziato nel 2009. Il 30 settembre di sette anni fa, il Consiglio comunale di Viggiano diede l’ok all’unanimità e scelse il dottor Mele come presidente dell’apposita commissione della quale facevano parte anche Arpab, Asl, Eni e tutti i maggiori stakeholder del territorio. A febbraio 2010 entrò nel progetto anche il comune di Grumento Nova, ma i lavori sono rimasti a lungo in stallo. Mele spiega che “per molto tempo la Regione Basilicata non ci ha fornito le schede di dimissioni ospedaliere dei ricoveri extraregionali per motivi di privacy”. Uno strumento essenziale per procedere con i lavori e che si è manifestato anche quando nel progetto è stato coinvolto il Cnr di Pisa, nel 2014. Le schede, infatti, sono arrivate solo pochi mesi fa. “Parliamo di dati che si possono avere in tre ore”, dice Mele. E anche Bianchi, a capo del gruppo di lavoro dal 2014, ammette che “ci abbiamo messo un po’ di tempo a ricevere i dati”. “Se li avessimo ricevuti prima – continua – forse avremmo già finito il lavoro, così Comuni e Procura avrebbero i risultati”. La situazione si è recentemente sbloccata e, secondo il medico del Cnr, “entro la fine del 2016 dovremmo terminare il nostro lavoro”. A quel punto il quadro sarà decisamente più chiaro.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... i/2611882/
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7 APR 2016 15:30
FLASH! - TERMINATA L'AUDIZIONE A POTENZA. COLPO DI SCENA. FEDERICA GUIDI: ''SONO PARTE LESA''...

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 122236.htm
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GLI ULTIMI GIORNI DI SALO'. 2.0


Ma adesso La Qualunque che fa? LA REINTERGRA, VISTO CHE E' PARTE LESA????


Lo sputtanamento
cochi e renato

https://www.youtube.com/watch?v=2-ZGst-k9xk




Guidi: “Ho appreso di essere persona offesa”
L’ex ministro dai pm: “Ho risposto a tutto”. Le telefonate a Gemelli: “Padoan? E’ lì grazie al quartierino”
Retroscena e dossier ai ministeri: Il consulente del ministero Sviluppo: “Foto di Delrio con mafiosi”

Guidi: “Ho appreso di essere persona offesa”
L’ex ministro dai pm: “Ho risposto a tutto”. Le telefonate a Gemelli: “Padoan? E’ lì grazie al quartierino”
Retroscena e dossier ai ministeri: Il consulente del ministero Sviluppo: “Foto di Delrio con mafiosi”



Inchiesta petrolio, la Guidi dai pm: “Sono parte offesa”. A Gemelli diceva: “Mi tratti come una sguattera del Guatemala”

Giustizia & Impunità
L'ex ministro in Procura a Potenza. Tre ore di colloquio con i pm, avrebbe risposto a tutte le domande. Intanto emergono altri retroscena dell'inchiesta. I dialoghi con il compagno: "Le cose che ho fatto per te non vanno mai bene, non sono sufficienti"
di F. Q. | 7 aprile 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04 ... a/2615281/
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"Per Carrai ti esponi, per me no" Così Guidi aiutò l'amico di Renzi

Nell'inchiesta sul petrolio spuntano altri dossier del governo e gli aiutini della Guidi alla cricca di Renzi. Da Marco Carrai a Luca Lotti, fino ad Andrea Guerra


Sergio Rame - Gio, 07/04/2016 - 09:57
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Non c'è solo l'emendamento "salva Total" a infiammare l'inchiesta della procura di Potenza. Altri atti del governo risultano poco chiari agli occhi dei magistrati.


E come emerge dalle carte, di cui oggi Repubblica dà conto, il "quartierino di furbetti" aveva messo le mani anche sul dossier che riguarda gli aeroporti Toscani.

È fine giugno 2015. Da lì a qualche giorno Marco Carrai diventerà presidente della nuova società nata dalla fusione tra l'Aeroporto di Firenze di cui il presidente era, appunto, Carrai, e la Società Aeroporto Toscano di Pisa. "Luglio sta per arrivare", scrive Gianluca Gemelli alla compagna, l'ex ministro per lo Sviluppo economico Federica Guidi, per ricordarle dell'impegno che si è presa di incontrare il rappresentante di un'azienda, la Trevi. "Questa cosa - replica lei - mi mette in difficoltà". I due finiscono per bisticciare. "Per lui (Marco Carrai, ndr) ti sei esposta - insiste Gemelli - per me no". "Non al telefono", lo interrompe la Guidi. Che poi, però, sbotta: "Siamo sempre al telefono, e come al solito, telefoniamo pure, eh, Gianluca... telefoniamo... (...)... e telefoniamo... Ma non c'è. .. nulla di male, però, prima di tutto quello lì fa il Presidente degli aeroporti toscani e non fa. ...come dire... eh no, fa il Presidente degli aeroporti toscani e sta parlando con uno che è il... inc... di una società che fa... tratte aeree...". Il riferimento è, ovviamente, a Meridiana.

Un altro dossier che finisce sotto la lente di ingrandimento dei pm è quello della legge Navale. L'ammiraglio Giuseppe De Giorgi, capo di stato maggiore della Marina ora indagato per abuso d'ufficio, si sarebbe speso a favore della legge per la sostituzione della flotta della Marina, uno stanziamento da 5,4 miliardi. Anche in questo caso è grazie all'interessamento di Gemelli ottiene dalla Guidi lo sblocco della legge che, però, il 18 dicembre si incaglia. Colicchi chiede a Gemelli se può disturbare il capo di Gabinetto, Vito Cozzoli. "Lascia perdere - gli consiglia - veditela con Fede". L'esito del contatto viene descritto da uno scambio di sms tra Gemelli e Colicchi. "Ti ha risposto?". "Sì, gentilissima, mi ha richiamato pure - scrive Colicchi - gentilissima ed efficientissima, complimenti". Quindi riporta il testo di un sms del ministro: "Come Mise abbiamo dato parere favorevole, noi proviamo a spingerlo ma serve che sia anche il Mef a proporlo. Ho detto di provare ad inserirlo comunque ma sensibilizza anche il Mef". "Il Capo (De Giorgi, ndr) - scrive Gemelli - ti deve una statua!!!".

Un altro settore di interesse è la Gestore Servizi Energetici S.p.A., una società per azioni, controllata dal dicastero dell'Economia. Anche in questo caso ci sono le telefonate tra la Guidi e Gemelli. Repubblica fa notare che l'intercettazione è "una delle poche interrotte da un omissis". Questo lascia pensare che gli investigatori vogliano "fare ulteriori approfondimenti". L'intercettazione risale al 16 giugno 2015. "Allora - dice la Guidi - io se riesco a mantenerlo, perché domani Renzi ha convocato una riunione alle otto a Palazzo Chigi... quella con Luca Lotti di domani la devo riprogrammare, sperando di riuscire a metterla fra domani e giovedì... Quella roba lì, di cui abbiamo parlato, passa attraverso un'impostazione che finché non riesco a parlare con loro, con lui e con Claudio (De Vincenti, ndr) - continua il ministro - non so che piega prenderà di tutto il mondo che ruota attorno alle società Gse (...). Perché non è una cosa che decido io autonomamente, se va avanti l'ipotesi di riorganizzazione sulla quale io ho fatto una proposta (...) si deciderà quali e quanti consigli rimarranno".

Lotti, poi, compare anche in un'altra intercettazione che potrebbe ulteriormente peggiorare la situazione del governo. Come ricostruisce il Messaggero Giuseppe Broggi si rivolge a Gemelli per portare a casa una nomina all'Eni. "Federica è ok - gli dice - ma c'ha quell'altro cazzone di Lotti addosso". E l'altro di rimando: "Dottò... ma in campagna elettorale secondo lei che dice, sì? E poi lo faccia vincere ci andiamo a parlare". Alla Guidi il compagno dice di concentrare tutte le sue forze su Broggi e di fregarsene degli "altri", ovvero Andrea Guerra, Luca Lotti e i vari amici di Matteo Renzi

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 43298.html
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Re: Diario della caduta di un regime.

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GLI ULTIMI GIORNI DI SALO'. 2.0




"Nel governo un clan di figli di p..."
L'ex ministro Guidi contro il sottosegretario: "De Vincenti fa i fatti suoi. È un pezzo di m..."


Alessandro Sallusti - Gio, 07/04/2016 - 15:40
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Il potente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, molto vicino al premier, «è un pezzo di m...» a capo di una «combriccola di figli di p...


che si fa sempre i fatti suoi». Così, nel novembre del 2014, l'allora ministro Federica Guidi oggi dimissionata descriveva il «clan» che dentro il suo ministero, quello dello Sviluppo economico, faceva e disfaceva a suo piacimento sui grandi affari del petrolio italiano. Lo si apprende dalla trascrizione di una intercettazione, pubblicata senza grande risalto ieri da la Repubblica, allegata all'inchiesta su Tempa Rossa che sta facendo tremare il governo.

Le parole usate della ministra non lasciano spazio ad equivoci sulla gravità della situazione in cui si trovava ad operare. Quelli con eventuali riflessi giudiziari li lasciamo ai magistrati. Quelli politici richiedono più di una spiegazione. Perché non è bello il solo sospetto che un comitato di affari di figli di buona donna governasse uno dei settori strategici dello Stato. Parliamo, tra l'altro, di persone che in questo momento sono al loro posto con pieni poteri, ben protetti dal duo Renzi-Boschi che pensa di distrarci lanciando la bizzarra promessa di regalare ottanta euro ai pensionati.

A questo punto è legittimo chiedersi fino a quando Matteo Renzi continuerà a tirare diritto come se nulla fosse. Lui, i suoi familiari, i suoi ministri e parenti sono braccati dalle procure (casi Etruria e Tempa Rossa); centri sociali, autonomi e semplici incavolati cominciano ad accogliere il premier sul territorio a sassate e bombe Molotov (ieri a Napoli negli scontri ci sono stati numerosi feriti), segno che la pace sociale post berlusconiana è saltata; la crescita resta allo zero virgola e la disoccupazione non cala; il sistema bancario è sull'orlo del collasso; anche il Corriere della Sera, suo sponsor, comincia ad avanzare dubbi sulle sue capacità con un editoriale di Ernesto Galli della Loggia: ci ha fatto sperare, ci sta deludendo. Opinione condivisibile. E pensare che se il premier non avesse, con arroganza e furbizia, fatto saltare il patto del Nazareno con Forza Italia con il quale aveva inaugurato il suo mandato, a quest'ora, probabilmente, saremmo qui a raccontare altre storie. Non di comitati di affari e di pezzi di m... ma di un Paese che si era rialzato e rimesso in marcia.
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