Come se ne verrà fuori dopo il referendum vinto dai NO
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Come se ne verrà fuori dopo il referendum vinto dai NO
La situazione politica che si prospetta è un'Italia con tre forze politiche più o meno al 30%. In teoria chiunque vinca non è maggioranza nel paese , il PD con un 30% non del tutto omogeneo, la destra con un altro 30% diviso con forti contrasti ( specie se stare o no in Europa), infine il M5S che sembra il più compatto, ma che deve affrontare per la prima VOLTA la prova di governare il paese e che attualmente nei sondaggi sembra vincere al ballottaggio contro gli altri due.
Però le leggi elettorali, per la Camera da un lato che prevede un premio di maggioranza e per il Senato dall'altro senza quel premio,
non permetterebbero ad un governo di avere la maggioranza in entrambi i rami del parlamento.
Cambiare la Costituzione per eliminare il bicameralismoperfetto richiederebbe un tempo infinito, fare una nuova legge elettorale in tempi brevi sarebbe possibile, ma si rischia sempre di prevedere un premio di maggioranza eccessivo che permetterebbe di governare avendo il consenso solo di una minoranza dei cittadini , minoranza che, se l'affluenza è di circa il 60%, rappresenta appena 1/5 dei cttadini.
Stando così le cose non vedo soluzioni, da ciò potrebbe prendere peso e fattibilità la separazione dei quesiti referendari, e in particolare l'annullamento del bicameralismo perfetto che potrebbe essere accettato da tutti, il resto dovrebbe essere affrontato dal nuovo Parlamento , però prima di andare alle elezioni si deve modificare l'Italicum privilegiando le scelte dei cittradini.
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Re: Come se ne verrà fuori dopo il referendum vinto dai NO
Parto dal fondo, perché più facile.
Stando così le cose non vedo soluzioni, da ciò potrebbe prendere peso e fattibilità la separazione dei quesiti referendari, e in particolare l'annullamento del bicameralismo perfetto che potrebbe essere accettato da tutti
iospero
Sulla separazione dei quesiti referendari mi trovi d’accordo.
Alessandro Giglioli, il 03 di maggio u.s. pubblica sull’Espresso , nella sua rubrica, Piovono rane, l’articolo:
Cittadini, non gregge(presente in questo thread nel post del 06/05/2016, 19:12)
In cui evidenzia la posizione dell’esperto di Diritto Costituzionale Onida, ex Presidente della Consulta.
Scrive Giglioli:
Detta in soldoni, questa riforma contiene molte cose differenti tra loro: si va dall'abolizione del Cnel all'allargamento dei poteri del premier, dalla riduzione del ruolo delle regioni al Senato composto da consiglieri regionali, eccetera eccetera.
Questo pot-pourri ostacola una discussione seria sui contenuti, perché tu non fai in tempo a dire che i controbilanciamenti al potere del premier sono stati troppo indeboliti e subito uno ti risponde che è ora di superare il bicameralismo perfetto. O viceversa, naturalmente.
Insomma è un minestrone dove ci sono dentro cose buone, decenti, inutili e pessime.
E il governo vuole farcelo votare tutto insieme per quelle che Onida e gli altri chiamano «ragioni “politiche” estranee al merito della legge».
Vale a dire, il plebiscito su Renzi.
Per usare le parole del premier, «l'Italia del sì contro l'Italia che dice sempre no».
Va da sé, che mi trovo d’accordo con Onida & Co nel voler spacchettare questa riforma, scritta da MANISCALCHI DELLA MAREMMA TOSCANA.
Stando così le cose non vedo soluzioni, da ciò potrebbe prendere peso e fattibilità la separazione dei quesiti referendari, e in particolare l'annullamento del bicameralismo perfetto che potrebbe essere accettato da tutti
iospero
Sulla separazione dei quesiti referendari mi trovi d’accordo.
Alessandro Giglioli, il 03 di maggio u.s. pubblica sull’Espresso , nella sua rubrica, Piovono rane, l’articolo:
Cittadini, non gregge(presente in questo thread nel post del 06/05/2016, 19:12)
In cui evidenzia la posizione dell’esperto di Diritto Costituzionale Onida, ex Presidente della Consulta.
Scrive Giglioli:
Detta in soldoni, questa riforma contiene molte cose differenti tra loro: si va dall'abolizione del Cnel all'allargamento dei poteri del premier, dalla riduzione del ruolo delle regioni al Senato composto da consiglieri regionali, eccetera eccetera.
Questo pot-pourri ostacola una discussione seria sui contenuti, perché tu non fai in tempo a dire che i controbilanciamenti al potere del premier sono stati troppo indeboliti e subito uno ti risponde che è ora di superare il bicameralismo perfetto. O viceversa, naturalmente.
Insomma è un minestrone dove ci sono dentro cose buone, decenti, inutili e pessime.
E il governo vuole farcelo votare tutto insieme per quelle che Onida e gli altri chiamano «ragioni “politiche” estranee al merito della legge».
Vale a dire, il plebiscito su Renzi.
Per usare le parole del premier, «l'Italia del sì contro l'Italia che dice sempre no».
Va da sé, che mi trovo d’accordo con Onida & Co nel voler spacchettare questa riforma, scritta da MANISCALCHI DELLA MAREMMA TOSCANA.
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Re: Come se ne verrà fuori dopo il referendum vinto dai NO
Luigi Einaudi, intervenendo sul referendum costituzionale in Assemblea costituente, disse: "Avrà fortuna solo nel caso che le Camere propongano una sola riforma alla volta e in maniera chiara, in modo che gli elettori si rendano conto di quello che sono chiamati a votare". Una frase lungimirante che è meglio considerare, piuttosto che lanciarsi in una guerra santa che qualsiasi risultato produrrà sarà usato da una fazione contro l'altra. Qui si parla della Costituzione, non del futuro del Governo, è utile comprenderlo fino in fondo e assumersi le responsabilità conseguenti. Ciascuno per la sua parte.
Ritengo lungimiranti le parole di Einaudi , quindi credo che , se resterà così, passerà il NO e qls futura riforma costituzionale dovrebbe chiaramente puntare su qlc di preciso. Si vuole abolire il bicameralismo perfetto , ridurre i parlamentari, abolire il Senato? lo si chieda esplicitamente modificando i relativi articoli della costituzione.
Ritengo lungimiranti le parole di Einaudi , quindi credo che , se resterà così, passerà il NO e qls futura riforma costituzionale dovrebbe chiaramente puntare su qlc di preciso. Si vuole abolire il bicameralismo perfetto , ridurre i parlamentari, abolire il Senato? lo si chieda esplicitamente modificando i relativi articoli della costituzione.
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Re: Come se ne verrà fuori dopo il referendum vinto dai NO
LA CRONACA
SPAVENTARE I BIMBETTI SCEMI
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La Boschi provoca: “no al referendum? come Casapound”
di Taxi Driver
E’ difficile considerare Maria Elena Boschi una soggettività politica indipendente. Sarà perché sorride sempre, anche quando dice cose di cui ci si dovrebbe normalmente vergognare; sarà perché fa finta di aver scritto lei stessa una “riforma costituzionale” pur essendo una laureata in diritto commerciale (quindi probabilmente non ha neanche sostenuto il relativo esame); sarà per quella voce atona che mi ricorda qualcosa di sgradevole…
Insomma, un ministro di cui non è necessario darsi la pena di criticare, perché non si vede la materia per farlo…
Poi, però, se ne esce con una provocazione fetida, così riportata dall’Ansa, che illumina sugli argomenti che il governo in carica userà durante la campagna elettorale per il referendum:
“Sappiamo che parte della sinistra non voterà le riforme costituzionali e si porranno sullo stesso piano di Casa Pound e noi con Casa Pound non votiamo”. Lo ha detto a Desenzano del Garda il ministro Boschi. “Dobbiamo sfidare punto su punto le opposizioni – ha aggiunto – C’è la seconda parte della Costituzione che va rivista per andare a riempire pagine rimaste bianche”. Per Boschi poi “spesso le opposizioni tentano di spostare la discussione su altri argomenti e lanciano fango”.
Sì, va bene, il cronista ha sprecato un sacco di “poi”, nel tentativo di enumerare frasi apparentemente prive di nesso logico, ma qualcosa si capisce lo stesso: “Sappiamo che parte della sinistra non voterà le riforme costituzionali e si porranno sullo stesso piano di Casa Pound e noi con Casa Pound non votiamo“.
d'anna fascistaIl tentativo è becero, ma scoperto: siccome ci sono anche (alcun)i fascisti fra quelli che dicono – dicono – di voler votare “no” ad ottobre, ecco che tutti quelli che voteranno “no” sono grosso modo della stessa pasta… Volendo restare a suo livello, sotterraneo, si potrebbe rispondere che lei non solo voterà, ma ha concordato parti di una controriforma della Costituziona nata dalla Resistenza con numerosi parlamentari di destra, piduisti, pitreisti (Verdini è un recordman in fatto di logge massoniche…) e sicuramente con un parlamentare – Vincenzo D’Anna, verdiniano, del gruppo Ala – che non fa mistero di nutrire nostalgie per il Ventennio.
Ma la signorina non sa contenersi e dunque aggiunge: “spesso le opposizioni tentano di spostare la discussione su altri argomenti e lanciano fango“. Appunto… Un apparente ministro che ha appena accomunato a Casapound tutto l’arco delle opposizioni alla controriforma cosa fa? Lancia mazzi di fiori e argomenti giuridici inoppugnabili? E un governo che trasforma un referendum in un plebiscito su se stesso, cosa fa, sta tenedo fermo l’argomento “riforma”?
Mi rendo conto che è del tutto inutile discutere con certa gente. A forza di pensarci, in effetti, mi è venuto in mente a chi somiglia la voce della Boschi quando dichiara qualcosa: a quella del tom-tom…
8 maggio 2016 - ©
Ultima modifica: 8 maggio 2016, ore 10:04
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La Boschi provoca: “no al referendum? come Casapound”
di Taxi Driver
E’ difficile considerare Maria Elena Boschi una soggettività politica indipendente. Sarà perché sorride sempre, anche quando dice cose di cui ci si dovrebbe normalmente vergognare; sarà perché fa finta di aver scritto lei stessa una “riforma costituzionale” pur essendo una laureata in diritto commerciale (quindi probabilmente non ha neanche sostenuto il relativo esame); sarà per quella voce atona che mi ricorda qualcosa di sgradevole…
Insomma, un ministro di cui non è necessario darsi la pena di criticare, perché non si vede la materia per farlo…
Poi, però, se ne esce con una provocazione fetida, così riportata dall’Ansa, che illumina sugli argomenti che il governo in carica userà durante la campagna elettorale per il referendum:
“Sappiamo che parte della sinistra non voterà le riforme costituzionali e si porranno sullo stesso piano di Casa Pound e noi con Casa Pound non votiamo”. Lo ha detto a Desenzano del Garda il ministro Boschi. “Dobbiamo sfidare punto su punto le opposizioni – ha aggiunto – C’è la seconda parte della Costituzione che va rivista per andare a riempire pagine rimaste bianche”. Per Boschi poi “spesso le opposizioni tentano di spostare la discussione su altri argomenti e lanciano fango”.
Sì, va bene, il cronista ha sprecato un sacco di “poi”, nel tentativo di enumerare frasi apparentemente prive di nesso logico, ma qualcosa si capisce lo stesso: “Sappiamo che parte della sinistra non voterà le riforme costituzionali e si porranno sullo stesso piano di Casa Pound e noi con Casa Pound non votiamo“.
d'anna fascistaIl tentativo è becero, ma scoperto: siccome ci sono anche (alcun)i fascisti fra quelli che dicono – dicono – di voler votare “no” ad ottobre, ecco che tutti quelli che voteranno “no” sono grosso modo della stessa pasta… Volendo restare a suo livello, sotterraneo, si potrebbe rispondere che lei non solo voterà, ma ha concordato parti di una controriforma della Costituziona nata dalla Resistenza con numerosi parlamentari di destra, piduisti, pitreisti (Verdini è un recordman in fatto di logge massoniche…) e sicuramente con un parlamentare – Vincenzo D’Anna, verdiniano, del gruppo Ala – che non fa mistero di nutrire nostalgie per il Ventennio.
Ma la signorina non sa contenersi e dunque aggiunge: “spesso le opposizioni tentano di spostare la discussione su altri argomenti e lanciano fango“. Appunto… Un apparente ministro che ha appena accomunato a Casapound tutto l’arco delle opposizioni alla controriforma cosa fa? Lancia mazzi di fiori e argomenti giuridici inoppugnabili? E un governo che trasforma un referendum in un plebiscito su se stesso, cosa fa, sta tenedo fermo l’argomento “riforma”?
Mi rendo conto che è del tutto inutile discutere con certa gente. A forza di pensarci, in effetti, mi è venuto in mente a chi somiglia la voce della Boschi quando dichiara qualcosa: a quella del tom-tom…
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Ultima modifica: 8 maggio 2016, ore 10:04
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Re: Come se ne verrà fuori dopo il referendum vinto dai NO
LA CRONACA
Dagospia riporta un'articolo di BISIGNANI su Il Tempo di Roma.
8 MAG 2016 16:21
RENZI NON STARE SERENO
- BISIGNANI: “SI VOCIFERA CHE LA CORTE COSTITUZIONALE SIA AL LAVORO PER BOCCIARE LA LEGGE ELETTORALE SUL PREMIO DI MAGGIORANZA, POCHI GIORNI PRIMA DEL VOTO SUL REFERENDUM”
- SI AVVICINANO LE ELEZIONI ANTICIPATE?
Bisignani: “Renzi forse approfitterà della bocciatura della Corte per smarcarsi all’ultimo momento anche dal referendum che rischia di perdere sull’altra sua riforma, quella costituzionale, e rilancerà chiedendo elezioni anticipate. L’inquilino di palazzo Chigi resta convinto che la pancia degli italiani stia con lui”… -
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 124280.htm
Dagospia riporta un'articolo di BISIGNANI su Il Tempo di Roma.
8 MAG 2016 16:21
RENZI NON STARE SERENO
- BISIGNANI: “SI VOCIFERA CHE LA CORTE COSTITUZIONALE SIA AL LAVORO PER BOCCIARE LA LEGGE ELETTORALE SUL PREMIO DI MAGGIORANZA, POCHI GIORNI PRIMA DEL VOTO SUL REFERENDUM”
- SI AVVICINANO LE ELEZIONI ANTICIPATE?
Bisignani: “Renzi forse approfitterà della bocciatura della Corte per smarcarsi all’ultimo momento anche dal referendum che rischia di perdere sull’altra sua riforma, quella costituzionale, e rilancerà chiedendo elezioni anticipate. L’inquilino di palazzo Chigi resta convinto che la pancia degli italiani stia con lui”… -
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 124280.htm
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Re: Come se ne verrà fuori dopo il referendum vinto dai NO
Legge elettorale italiana del 2015
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La legge elettorale italiana del 2015, denominata ufficialmente legge 6 maggio 2015, n. 52[2] e comunemente nota come Italicum dal soprannome che le diede nel 2014 l'allora segretario del Partito Democratico e futuro presidente del Consiglio Matteo Renzi, suo principale promotore (fino a fine gennaio 2015 con l'appoggio anche di Forza Italia di Silvio Berlusconi, con il quale aveva stretto il Patto del Nazareno), prevede un sistema proporzionale a doppio turno a correzione maggioritaria, con premio di maggioranza, soglia di sbarramento e 100 collegi plurinominali con capilista "bloccati". Essa disciplina l'elezione della sola Camera dei Deputati a decorrere dal 1º luglio 2016 e sostituisce la precedente legge elettorale del 2005, modificata dalla Corte Costituzionale con un giudizio di illegittimità costituzionale nel dicembre 2013[3].
Versione definitiva dell'Italicum[modifica | modifica wikitesto]
La versione finale licenziata dal Senato e poi approvata definitivamente dalla Camera invece prevede[17]:
premio di maggioranza di 340 seggi (54%) alla lista (non più alla coalizione) in grado di raggiungere il 40% dei voti (non più il 37) al primo turno;
ballottaggio tra le due liste più votate se nessuna dovesse raggiungere la soglia del 40%, senza possibilità di apparentamento tra liste. Il vincitore ottiene 340 seggi (non più 321);
soglia di sbarramento unica al 3% su base nazionale per tutti i partiti, non essendo più previste le coalizioni;
suddivisione del territorio nazionale in 100 collegi plurinominali, da designare con un decreto legislativo che il governo è delegato a varare entro due mesi dall'entrata in vigore della legge;
designazione di un capolista "bloccato" in ogni collegio da parte di ciascun partito, con possibilità per i capilista di candidarsi in massimo 10 collegi;
possibilità per gli elettori di esprimere sulla scheda elettorale due preferenze "di genere" (obbligatoriamente l'una di sesso diverso dall'altra, pena la nullità della seconda preferenza) da scegliere tra le liste di candidati presentate;
per favorire l'alternanza di genere, l'obbligo di designare capilista dello stesso sesso per non più del 60% dei collegi nella stessa circoscrizione (regione) e di compilare le liste seguendo l'alternanza uomo-donna.
Come precisato sopra, alla lista che raggiunge almeno il 40% dei voti al primo turno o che vince al ballottaggio vengono automaticamente assegnati i 340 seggi derivanti dal premio di maggioranza, mentre i 277 seggi restanti (si escludono infatti quello della Valle d'Aosta e i 12 della circoscrizione Estero) vengono ripartiti fra le altre liste che superano lo sbarramento; questi ultimi seggi vengono ripartiti con metodo proporzionale, precisamente secondo il Metodo Hare-Niemeyer dei quozienti interi e dei più alti resti: i seggi vengono assegnati proiettando le percentuali ottenute dai partiti a livello nazionale sui 100 collegi (i seggi assegnati da ognuno di essi variano da un minimo di 3 a un massimo di 9)[18].
In Trentino-Alto Adige e in Valle d'Aosta l'assegnazione dei loro seggi avviene sulla base di nove collegi uninominali (rispettivamente, otto collegi e un collegio) e pertanto non è applicato il metodo proporzionale. I voti espressi nel collegio della Valle d'Aosta e nei collegi del Trentino-Alto Adige sono tuttavia computati nella determinazione della cifra elettorale nazionale di ciascuna lista ai fini della determinazione del numero di voti considerato come soglia di accesso alla ripartizione dei seggi e della determinazione della lista che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale (in funzione del premio di maggioranza). Secondo la legge elettorale previgente, invece, il sistema dei collegi uninominali era previsto solo per la Valle d'Aosta e non era computato né ai fini dello sbarramento, né ai fini della determinazione del premio di maggioranza.
Inoltre, data la forte connessione con la legge di revisione costituzionale che prevedrebbe l'abolizione del bicameralismo perfetto, nel testo dell'Italicum è inserita anche una clausola di salvaguardia che posticipa l'applicazione delle sue disposizioni a decorrere dal 1º luglio 2016, data per la quale il governo prevedeva che la riforma della Costituzione avesse terminato il suo iter e il Senato non fosse più direttamente elettivo. Fino al 1º luglio 2016 continueranno ad applicarsi all'elezione di Camera e Senato le disposizioni del Consultellum (ossia il Porcellum così come modificato dalla sentenza 1/2014 della Corte costituzionale); dal 1º luglio 2016, si applicheranno le disposizioni dell'Italicum per l'elezione della Camera e, fino all'emanazione di nuove norme, le disposizioni del Consultellum per l'elezione del Senato.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La legge elettorale italiana del 2015, denominata ufficialmente legge 6 maggio 2015, n. 52[2] e comunemente nota come Italicum dal soprannome che le diede nel 2014 l'allora segretario del Partito Democratico e futuro presidente del Consiglio Matteo Renzi, suo principale promotore (fino a fine gennaio 2015 con l'appoggio anche di Forza Italia di Silvio Berlusconi, con il quale aveva stretto il Patto del Nazareno), prevede un sistema proporzionale a doppio turno a correzione maggioritaria, con premio di maggioranza, soglia di sbarramento e 100 collegi plurinominali con capilista "bloccati". Essa disciplina l'elezione della sola Camera dei Deputati a decorrere dal 1º luglio 2016 e sostituisce la precedente legge elettorale del 2005, modificata dalla Corte Costituzionale con un giudizio di illegittimità costituzionale nel dicembre 2013[3].
Versione definitiva dell'Italicum[modifica | modifica wikitesto]
La versione finale licenziata dal Senato e poi approvata definitivamente dalla Camera invece prevede[17]:
premio di maggioranza di 340 seggi (54%) alla lista (non più alla coalizione) in grado di raggiungere il 40% dei voti (non più il 37) al primo turno;
ballottaggio tra le due liste più votate se nessuna dovesse raggiungere la soglia del 40%, senza possibilità di apparentamento tra liste. Il vincitore ottiene 340 seggi (non più 321);
soglia di sbarramento unica al 3% su base nazionale per tutti i partiti, non essendo più previste le coalizioni;
suddivisione del territorio nazionale in 100 collegi plurinominali, da designare con un decreto legislativo che il governo è delegato a varare entro due mesi dall'entrata in vigore della legge;
designazione di un capolista "bloccato" in ogni collegio da parte di ciascun partito, con possibilità per i capilista di candidarsi in massimo 10 collegi;
possibilità per gli elettori di esprimere sulla scheda elettorale due preferenze "di genere" (obbligatoriamente l'una di sesso diverso dall'altra, pena la nullità della seconda preferenza) da scegliere tra le liste di candidati presentate;
per favorire l'alternanza di genere, l'obbligo di designare capilista dello stesso sesso per non più del 60% dei collegi nella stessa circoscrizione (regione) e di compilare le liste seguendo l'alternanza uomo-donna.
Come precisato sopra, alla lista che raggiunge almeno il 40% dei voti al primo turno o che vince al ballottaggio vengono automaticamente assegnati i 340 seggi derivanti dal premio di maggioranza, mentre i 277 seggi restanti (si escludono infatti quello della Valle d'Aosta e i 12 della circoscrizione Estero) vengono ripartiti fra le altre liste che superano lo sbarramento; questi ultimi seggi vengono ripartiti con metodo proporzionale, precisamente secondo il Metodo Hare-Niemeyer dei quozienti interi e dei più alti resti: i seggi vengono assegnati proiettando le percentuali ottenute dai partiti a livello nazionale sui 100 collegi (i seggi assegnati da ognuno di essi variano da un minimo di 3 a un massimo di 9)[18].
In Trentino-Alto Adige e in Valle d'Aosta l'assegnazione dei loro seggi avviene sulla base di nove collegi uninominali (rispettivamente, otto collegi e un collegio) e pertanto non è applicato il metodo proporzionale. I voti espressi nel collegio della Valle d'Aosta e nei collegi del Trentino-Alto Adige sono tuttavia computati nella determinazione della cifra elettorale nazionale di ciascuna lista ai fini della determinazione del numero di voti considerato come soglia di accesso alla ripartizione dei seggi e della determinazione della lista che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale (in funzione del premio di maggioranza). Secondo la legge elettorale previgente, invece, il sistema dei collegi uninominali era previsto solo per la Valle d'Aosta e non era computato né ai fini dello sbarramento, né ai fini della determinazione del premio di maggioranza.
Inoltre, data la forte connessione con la legge di revisione costituzionale che prevedrebbe l'abolizione del bicameralismo perfetto, nel testo dell'Italicum è inserita anche una clausola di salvaguardia che posticipa l'applicazione delle sue disposizioni a decorrere dal 1º luglio 2016, data per la quale il governo prevedeva che la riforma della Costituzione avesse terminato il suo iter e il Senato non fosse più direttamente elettivo. Fino al 1º luglio 2016 continueranno ad applicarsi all'elezione di Camera e Senato le disposizioni del Consultellum (ossia il Porcellum così come modificato dalla sentenza 1/2014 della Corte costituzionale); dal 1º luglio 2016, si applicheranno le disposizioni dell'Italicum per l'elezione della Camera e, fino all'emanazione di nuove norme, le disposizioni del Consultellum per l'elezione del Senato.
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Re: Come se ne verrà fuori dopo il referendum vinto dai NO
Io sono favorevole all'intervento della corte costituzionale che ha giudicato legittimo il collegio uninominale premessa contro ogni corruzione e spreco.In merito alla riforma della costituzione è contraddittorio l'articolo che definisce la camera delle regioni eletta sù base proporzionale ma con cento membri perche l'esiguità della rappresentanza distorce la rappresentanza proporzionale e per essere proporzionale dovrebbero esserci almeno duecento membri alla camera delle regioni.Questo fà si,con duecento membri, che l'elezione degli organi di garanzia sia imparziale e nessun partito può aggiudicarsi gli organi di garanzia.In merito all'elezione di secondo livello la riforma che prevede un'elezione di secondo livello con la designazione dai parlamenti regionali è di fatto diretta perche le regioni devono designare chi ha avuto più preferenze all'interno di ogni partito casomai bisognerebbe intervenire con la rappresentanza paritetica fra le regioni.Per quel che riguarda i rischi di una maggioranza di un solo partito che legiferi senza ascoltare le minoranze in parlamento all'interno del proprio partito e nel paese a garanzia c'è il senato che può richiedere una legge ed introdurre delle modifiche anche se la camera può rigettarle in seguito c'è il presidente della repubblica che può rimettere una legge alla camera dei deputati ed infine la corte costituzionale che può cambiare alcune parti della legge o tutta che presenta illegittimità costituzionale e se non basta può indirsi un referendum per abrogare la legge.La nostra rimane una repubblica parlamentare anche con un solo partito che abbia la maggioranza in parlamento.Il problema è che l'invasività del governo dipende dal fatto che il parlamento è una palude di interessi la frammentazione,mentre con un solo partito dove sarebbero minimi i veti che determinano populismi e plebiscitarismi l'intervento del governo che esegue ed attua le decisioni del parlamento sarebbe raro e solo per superare i contrasti quando si manifestano.Per di più non è il parlamento che può sfiduciare un ministro ma è il primo ministro che nomina e revoca d'ufficio dal presidente della repubblica un minstro.La sfiducia è un'altro elemento di garanzia qualora un primo ministro desse ai numeri a differenza dell'elezione diretta in cui un primo ministro o un presidente della repubblica non sono sfiduciabil per cinque anni se danno i numeri.L'esperienza di Bush negli Usa dovrebbe insegnare qualcosa.Per concludere nelle istituzioni italiane và evitata qualsiasi sfiducia costruttiva che può essere fonte di autoritarismo.La stabilità di governo non è un mantra ma il governo rimane stabile se è un solo partito ad esprimerlo.In sintesi il modello westminster per l'Italia è il più indicato
Ultima modifica di lilly il 08/05/2016, 22:45, modificato 1 volta in totale.
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Re: Come se ne verrà fuori dopo il referendum vinto dai NO
la corte costituzionale può intervenire anche sulle riforme costituzionali.I principi contenuti nella parte prima della nostra carta insieme alla forma repubblicana dello stato sono immodificabili e non possono essere in contrddizione con gli altri articoli successivamente contenuti dopo la parte prima.Per ex la eliminazione delle province contrasta con l'articolo che la repubblica attua il più ampio decentramento amministrativo i cento membri al senato e non duecendo contrastano con il principio di uguaglianza dei cittadini oltre che con quello proporzionale della rappresentanza al senato
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Re: Come se ne verrà fuori dopo il referendum vinto dai NO
Come legge elettorale sono per il sistema uninominale a doppio turno o al limite per il sistema tedesco (uninominale proporzionale con sbarramento). sulla forma di governo la sfiducia costruttiva tende a garantire che non ci siano delle crisi al buio e responsabilizza i parlamentari. Il sistema inglese non mi convince molto, e credo che vada bene dove c'è il bipartitismo e non c'è il rischio che il premier possa fare quello che vuole come in Italia.lilly ha scritto:Per concludere nelle istituzioni italiane và evitata qualsiasi sfiducia costruttiva che può essere fonte di autoritarismo.La stabilità di governo non è un mantra ma il governo rimane stabile se è un solo partito ad esprimerlo.In sintesi il modello westminster per l'Italia è il più indicato
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Re: Come se ne verrà fuori dopo il referendum vinto dai NO
il proporzionale porta sempre di più i parlamenti a incrementi di spesa non per i cittadini ma per le caste quindi meglio nessun proporzionale alla tedesca.In merito alla sfiducia costruttiva è abbastanza opaco il funzionamento e un premier può sciogliere un parlamento che non si adegua ai suoi voleri.La sfiducia se c'è significa che in anticipo si sà chi viene dopo senza che la cosa sia scritta,ma avviene raramente e se un primo ministro da ai numeri.Per ex nel labour party è stato rimosso blair ed è stato messo un'altro primo ministro senza ricorre ad elezioni.La stessa cosa avvene per i tory che sostituirono la tatcher con major senza nuove elezioni.Avviene raramente però
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