LA SFIDA del REFERENDUM

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camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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Piovono rane

di Alessandro Giglioli



03 mag
Cittadini, non gregge
Non sono sicuro che la propaganda renziana riesca a inquadrare anche Valerio Onida tra i professoroni, i gufi e i rosiconi.

Può darsi eh, dato che professore lo è (di Diritto Costituzionale) ed è stato presidente della Corte Costituzionale, nonché autore di diversi saggi sulla Carta, alcuni più tecnici ma uno semplice e divulgativo pubblicato dal “Mulino” che si intitola semplicemente “La Costituzione”.

Un po' complicato però dargli del grillino o del sinistrorso radicale: è stato fra l'altro nel Consiglio di amministrazione del Corriere ed era uno dei dieci "saggi" chiamati da Napolitano nel 2013. È editorialista del Sole 24 ore e presidente della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna.

È da questo pacato signore - e da un'altra cinquantina di costituzionalisti quasi tutti assai moderati - che è arrivata nei giorni scorsi la proposta più civile e di buon senso rispetto al referendum di ottobre sulla riforma Boschi della Costituzione, in coda a un testo efficacemente critico sui contenuti della stessa: «Se il referendum fosse indetto su un unico quesito, di approvazione o no dell’intera riforma, l’elettore sarebbe costretto ad un voto unico, su un testo non omogeneo, facendo prevalere, in un senso o nell’altro, ragioni “politiche” estranee al merito della legge. Diversamente avverrebbe se si desse la possibilità di votare separatamente sui singoli grandi temi in esso affrontati».

Detta in soldoni, questa riforma contiene molte cose differenti tra loro: si va dall'abolizione del Cnel all'allargamento dei poteri del premier, dalla riduzione del ruolo delle regioni al Senato composto da consiglieri regionali, eccetera eccetera.

Questo pot-pourri ostacola una discussione seria sui contenuti, perché tu non fai in tempo a dire che i controbilanciamenti al potere del premier sono stati troppo indeboliti e subito uno ti risponde che è ora di superare il bicameralismo perfetto. O viceversa, naturalmente.

Insomma è un minestrone dove ci sono dentro cose buone, decenti, inutili e pessime.

E il governo vuole farcelo votare tutto insieme per quelle che Onida e gli altri chiamano «ragioni “politiche” estranee al merito della legge».

Vale a dire, il plebiscito su Renzi.

Per usare le parole del premier, «l'Italia del sì contro l'Italia che dice sempre no».

È proprio quello che ha detto il premier ieri a Firenze, sostenendo testualmente che nel referendum di ottobre «c'è molto di più» rispetto al cambiamento costituzionale: mettendo quindi in gioco (e al voto) tutto il resto della sua azione politica, dal Jobs Act agli 80 euro, dall'Irap alla bonifica di Bagnoli.

Insomma, aggiungendo al minestrone della riforma ancora altri ingredienti, tutti politici e non costituzionali. Che non solo non c'entrano nulla ma soprattutto sono molto meno importanti della Costituzione: legge fondamentale del nostro vivere insieme, che trascende qualsiasi norma ordinaria e (soprattutto) qualsiasi premier pro tempore.

Già: come tutti, anche questo è un premier provvisorio. Che promette di durare al massimo fino al 2023 - contando di vincere nel '18 - ma comunque pro tempore. Mentre la Costituzione resta. Non per sempre, ma molto più a lungo. E comunque è superiore per forza e rilevanza a qualsiasi governo.

Questo forse un po' sfugge, a chi interpreta questo referendum come un plebiscito sul premier. Perché si fa fatica a guardare in là, nei decenni, e si tende a pensare sempre al proprio immanente presente, allo scontro politico corrente. Mentre la Costituzione dura molto di più.

Ad esempio, ai sostenitori renziani del "sì a tutta la riforma Boschi" viene naturale chiedere di immaginare un futuro ballottaggio in cui vinca qualcuno che detestano o di cui temono la carenza di cultura liberale: chessò, un Salvini, un nuovo Berlusconi o anche un Di Battista se temono lui.

Bene, se diventasse premier uno tra questi, loro, dall'opposizione, si sentirebbero più tranquilli e garantiti con i bilanciamenti dei poteri previsti dalla Carta attuale o con quelli indeboliti dalla riforma Boschi?

Più in generale: dopo aver letto il testo della riforma e degli effetti combinati con l'Italicum nell'allargamento dei poteri del premier e nella riduzione dei bilanciamenti (dalla Consulta alle Regioni) chiunque si deve immaginare - guardando più in là negli anni - il premier che più detesta: chiedendosi se in quel caso i diritti democratici di tutti sarebbero più al sicuro con la Carta attuale o con la riforma Boschi.

Questo per parlare di uno degli effetti della riforma Boschi. Poi ce ne sono tanti altri, di cui si potrebbe utilmente discutere. Senza il bisogno di ingabbiare chi critica fra i nostalgici del bicameralismo perfetto (che non è il male in sé e ha contribuito a garantire la nostra democrazia quasi 70 anni, ma può essere rimodellato e ripensato). Per citare Onida e soci: «L’obiettivo, pur largamente condiviso e condivisibile, di un superamento del cosiddetto bicameralismo perfetto (al quale peraltro sarebbe improprio addebitare la causa principale delle disfunzioni osservate nel nostro sistema istituzionale) è stato perseguito in modo incoerente e sbagliato» nella riforma Boschi.

Di qui appunto la "pericolosissima" idea di Onida: spacchettare il quesito referendario in più parti (da tre a sei) perché il confronto di qui a ottobre sia concretamente sui contenuti, sugli specifici contenuti della futura legge fondamentale dello Stato: e non un plebiscito sul premier pro tempore, sulla riforma dell'Irap e la bonifica di Bagnoli.

Mancano sei mesi, al voto. C'è tutto il tempo perché ciascun italiano si faccia un'idea della riforma Boschi: dei pezzi che vanno bene, di quelli pasticciati, di quelli pericolosi.

Non siamo minorenni né minorati, sappiamo distinguere.

Già in passato, di fronte a mazzi di referendum (ordinari) proposti insieme e con lo stesso scopo politico, gli italiani hanno saputo distinguere: ad esempio quando nel 1995 i radicali proposero diversi quesiti di tipo "liberista" e gli elettori approvarono quelli sulla contribuzione sindacale e sulla Rai bocciando invece quelli sulla liberalizzazione degli orari dei negozi e sulla autorizzazione amministrativa per il commercio.

E questo avvenne, all'epoca, con un dibattito molto più breve e meno approfondito di quello che possiamo avere sul referendum costituzionale di qui a ottobre. Che è tema assai più importante.

Di buon senso e molto civile, quindi, la proposta Onida. Molto civile perché ci porta fuori dalla narrazione manichea - "l'Italia del sì contro l'Italia del no" - e ci stimola a informarci, a discutere sui contenuti, insomma a essere cittadini consapevoli e opinione pubblica. Non gregge di pecore nere contro pecore bianche.

Adesso alcuni parlamentari (M5S, Sel, minoranza dem) porteranno la proposta dello spacchettamento alla Cassazione, di lì potrebbe andare alla Consulta. Il principio invocato è proprio quello costituzionale: i cittadini hanno diritto a esprimersi su questioni omogenee.

Al contrario delle pecore, appunto, che puoi dividere in due con un bastone di legno e un cane da pastore, senza che capiscano il perché.
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da camillobenso »

Piano B di Renzi: sfilarsi dal referendum
Il premier ripete che sulla riforma si gioca tutto ma ora nel Giglio magico gli consigliano la "exit strategy": meglio puntare sui contenuti


Adalberto Signore - Sab, 07/05/2016 - 12:22
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Roma «Il referendum? Voterò sì, ma non perché lo dice Renzi. È una scelta di coscienza, ho i miei riferimenti come tutti...


Ad esempio sulle trivelle ho ascoltato Prodi». La fotografia del momento di difficoltà del premier sta tutto nella prudente e circospetta risposta di Giuseppe Sala a chi gli chiede un parere sul quesito che a ottobre deciderà le sorti non solo della riforma costituzionale ma pure del governo e del presidente del Consiglio. E il fatto che il candidato sindaco di Milano fortemente voluto proprio da Matteo Renzi - scelga volutamente di non cavalcare lancia in resta la battaglia referendaria, la dice lunga sullo stato dell'arte. E lascia pensare che il timore che il leader del Pd stia iniziando a perdere il suo tocco da Re Mida cominci a serpeggiare anche tra chi è in prima linea con lui.

D'altra parte, nell'entourage più ristretto di Renzi c'è chi inizia a ragionare su una sorta di piano B, consigliando al premier un approccio meno personalistico. Lo ha già fatto pubblicamente Giorgio Napolitano, uno dei più grandi sponsor del giovane rottamatore fiorentino. E adesso il dubbio che il muro contro muro possa essere un boomerang si sta affacciando anche nel cosiddetto giglio magico. Così, ovviamente con molto tatto, c'è chi ha buttato lì con Renzi che forse bisognerebbe «puntare sui contenuti della riforma costituzionale» piuttosto che su un plebiscito pro o contro il premier. Insomma, giocare sulla riduzione del numero dei parlamentari e sulla chiusura del Senato, due argomenti populisti al punto giusto. Ma il leader del Pd, che ama puntare forte e per giunta con la grancassa, per ora avrebbe fatto orecchie da mercante, lasciandosi scivolare addosso una proposta che un mese fa avrebbe considerato irricevibile.

Chi lo conosce bene assicura che alla fine non si farà persuadere. E lo dice con un pizzico di preoccupazione, perché lo scontro con la magistratura e il possibile flop alle amministrative potrebbero dare due duri colpi in vista della campagna referendaria. La strada, insomma, rischia d'essere impervia. Persino più di quanto lo sia stata in queste settimane, nelle quali Renzi ha subito una decisa flessione dei consensi. Secondo l'istituto Ixè, per dire, nell'ultima settimana avrebbe perso un altro punto e a oggi la fiducia che raccoglie sarebbe solo al 28%, esattamente la stessa del grillino Luigi Di Maio.

Al voto, va detto, mancano ancora sei mesi e c'è dunque il tempo per qualunque tipo di «rovescio». Se il trend però continuerà, la partita rischia di farsi più che difficile. Anche perché sul referendum Renzi ha scommesso tutto, al punto che ancora tre giorni fa durante il #matteorisponde ha ribadito che in caso di sconfitta del «sì» andrà «a casa». Per dirla con il titolo che campeggiava ieri sul britannico Financial Times, sul referendum Renzi «mette in gioco il suo futuro». Perché quella di ottobre rappresenta «la più grande scommessa politica della sua leadership».

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 55539.html
camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da camillobenso »

SE LO DICE LUI SIAMO A CAVALLO.
Solo i merli pirla-pirla possono votare SI.



La settimana scorsa, nella piazza principale della città, hanno inaugurato una targa commemorativa.

Dove si fa presente che per la prima ed unica volta nella storia Repubblicana, io voterò come Salvini e Brunetta. Un NO secco al referendum di ottobre.

Ma adesso è necessario aggiungere un seconda targa. Per la prima ed unica volta nella mia vita, voterò come Silvietto Berlusconi. NO al referendum.

Con la seguente motivazione:

Berlusconi: "Sì al referendum e nuova legge elettorale ci porteranno a un regime"
Il leader di Forza Italia non ha dubbi: "Abbiamo diverse tappe importanti davanti: le amministrative, il referendum di ottobre e le nuove elezioni politiche che ci saranno qualora il referendum dovesse fallire"
Raffaello Binelli - Dom, 08/05/2016 - 12:12
2 ore fa


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È un Silvio Berlusconi decisamente battagliero quello che parla al teatro Manzoni di Milano per la presentazione dei candidati in lista per Forza Italia, in vista delle prossime elezioni amministrative nel capoluogo lombardo.

"Siamo in campo per combattere per la libertà e la democrazia. Oggi - spiega con affianco il candidato sindaco Stefano Parisi e la capolista Mariastella Gelmini - siamo in un momento cruciale per la vita di tutti noi perché oggi in Italia la democrazia è sospesa". Su questo il leader di Forza Italia non ha dubbi e, nel ricordarlo, carica i suoi.
L'attenzione di Berlusconi si sofferma, però, non solo sulle amministrative. Guarda più avanti, alla scadenza del prossimo autunno, quella cruciale del referendum. "Se dovesse venire malauguratamente approvata la riforma costituzionale del Senato, con il combinato disposto della legge elettorale - osserva - potrebbe davvero introdursi un sistema che non posso che chiamare altro che regime".
"Abbiamo diverse tappe importanti davanti - ricorda il Cavaliere - le amministrative, il referendum di ottobre e le nuove elezioni politiche che ci saranno qualora il referendum dovesse fallire".
"La politica è immobile e ammuffita - osserva Berlusconi -. Ma il 70 per cento dei nostri candidati per Parisi sono alla loro prima esperienza e in servizio per il bene comune. Oggi per la democrazia e la libertà del cittadino valgono le stesse parole che dissi ventidue anni fa qui al Manzoni in cui si è formata Forza Italia, nata proprio in questo teatro. Ventidue anni fa dissi: la libertà viene prima dello Stato, è un diritto fondamentale. È lo Stato che deve essere al servizio dei cittadini, e non il cittadino il servitore dello Stato. L'individuo è sovrano e ha il diritto a realizzare se stesso nel benessere e nella creazione di una famiglia, nucleo fondante della nostra società. Non c'è da cambiare una parola di quel discorso".
"Oggi come allora - prosegue il Cavaliere - crediamo nella libertà di pensiero, di tutti i culti, libertà di impresa e di mercato regolata da norme chiare per tutti. Noi crediamo nel rispetto dei più deboli: bambini, anziani, emarginati. Vogliamo un'Italia libera dall'odio di classe, per un futuro di benessere, democrazia è vera e completa libertà".

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 55894.html
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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Legnini & legnate.
09 lunedì Mag 2016
di Marco Travaglio

In poche ore il regimento renzista ha fatto capire ai duri di orecchio che cosa ci aspetta di qui al referendum costituzionale di ottobre. La ministra renziana delle Riforme Maria Elena Boschi ha equiparato ai fascionazi di Casa Pound chi si schiera per il No alla sua schiforma, ivi compresi i partigiani dell’Anpi che fino a 72 anni fa combattevano sulle montagne per la nostra libertà, e purtroppo anche per la sua di sparare fesserie. L’Ad renziano della Rai Antonio Campo Dall’Orto, intervistato dal collega renziano Giovanni Minoli al Festival di Dogliani promosso dall’editore renziano Carlo De Benedetti, ha annunciato che su Ballarò – bestia nera dei renziani perchè dà voce anche ai non renziani – “stiamo ancora decidendo, abbiamo in mente dei nomi”, dunque non quello del conduttore Massimo Giannini che anche quest’anno ha ottenuto i migliori ascolti fra tutti i talk politici della tv italiana, ma ha il grave torto di aver definito “incestuosi” i rapporti tra la famiglia Boschi e Banca Etruria.

Il ministro della Giustizia di Renzi, Andrea Orlando, continua a minacciare azioni disciplinari contro il consigliere del Csm Piergiorgio Morosini per un’intervista mai rilasciata al Foglio e per un titolo che riporta una frase neppure riportata nei virgolettati della non-intervista al Foglio (“Renzi va fermato”).

Il vicepresidente renziano del Csm Giovanni Legnini, che prima di atterrare a Palazzo dei Marescialli era stato senatore Ds e Pd e infine sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Letta e all’Economia del governo Renzi, ha dichiarato su Sky a Maria Latella che i magistrati possono “esprimere un’opinione su referendum o riforme, ma c’è un divieto a partecipare alle campagne politiche”. Ergo chi, come Magistratura Democratica e il procuratore di Torino Armando Spataro, aderisce ai Comitati del No e interviene pubblicamente in loro sostegno, non può farlo perchè “i partiti hanno approvato quella riforma” e i magistrati del No “potrebbero trovarsi nella competizione elettorale a fianco di partiti” e naturalmente contro il premier, che subordina la sua permanenza a Palazzo Chigi alla vittoria del Sì. La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti: l’unico che può e deve parlare è Matteo Renzi, che infatti ieri sera proseguiva la sua quotidiana tournèe televisiva pontificando a “Che tempo che fa”, nel tentativo di battere il record di presenze in tv, detenuto non già da Berlusconi (ci andava molto meno), ma da Barbara D’Urso.

Il Fatto denunciò a suo tempo lo scandalo di un membro del governo che da un giorno all’altro – per la prima volta nella storia – va a vicepresiedere l’organo di autogoverno della magistratura. A maggior ragione lo ripetiamo oggi: se c’è qualcuno che dovrebbe tacere, anzi dimettersi per il conflitto d’interessi che fa di lui non il garante dell’indipendenza dei magistrati, ma della prepotenza del governo, è il signor Legnini. I magistrati – in quanto cittadini e giuristi – hanno il diritto-dovere di difendere la Costituzione su cui hanno giurato: quella vera, quella del 1948.


Tantopiù che le toghe che parlano a favore delle “riforme” del governo, tipo Carlo Nordio, non subiscono (e giustamente) alcuna conseguenza. Idem Giuliano Amato, che partecipa a iniziative del Sì pur essendo un giudice costituzionale che potrebbe trovarsi presto a giudicare il ddl Boschi. Ma la libertà di opinione e partecipazione è stata conquistata per poter dissentire dal potere, non per consentirvi: il diritto di applauso al governo lo riconoscono anche le dittature.

Del resto Spataro ed Md parteciparono ai Comitati del No anche nel 2006, al referendum sulla controriforma di B.&Bossi: allora a strillare erano i berluscones, ma il Csm non trovò (giustamente) nulla da obiettare, anche perchè era guidato da due galantuomini come Ciampi e Rognoni. Forse Legnini vuole sostenere che un magistrato può battersi contro una “riforma” di B. e non contro una del Pd? Sì, perchè stavolta il referendum “si è caricato di significato politico”: diversamente dal 2006, non è in ballo solo la legge costituzionale, ma anche e soprattutto il governo Renzi. Già, ma per colpa di chi? Di Renzi, che prima trasforma una materia squisitamente parlamentare in un affare di governo, poi ribalta il referendum oppositivo da strumento delle minoranze a sua gentile concessione, poi lo tramuta in plebiscito su se stesso, infine gabella gli avversari del ddl Boschi per suoi nemici personali. E che deve fare un cittadino (magistrato e non) che vuol dire No soltanto al ddl Boschi? Tacere solo perchè Renzi abusa del suo potere? Nei paesi normali sono i condannati che vengono privati dei diritti civili. In Italia sono i magistrati. Quod non fecerunt berluscones, fecerunt renzini.
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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La campagna per il sì parte tra insulti e sfottò
Renzi e Boschi contro sinistra dem e giuristi

Referendum costituzionale, Cuperlo alla ministra: “Ha accostato chi vota no e Casapound. Spieghi” (video)
Lei: “E’ dato di fatto” (video). Premier: critiche al ddl da “archeologi travestiti da costituzionalisti” (video)
renzi-cuperlo-boschi-pp
Politica
Renzi convoca la direzione Pd per chiedere l’impegno di tutto il partito sul fronte del sì: “Il Pd dove fare un banchetto permanente fino all’estate”. Ma nel faccia a faccia tra le anime del partito non sono mancati i momenti di tensione. “La Boschi ha detto che votiamo ‘no’ alle riforme come Casapound“, ha attaccato il deputato Gianni Cuperlo: “Ho atteso la sua smentita”. La ministra ha deciso di prendere la parola e replicare: “Noi ci siamo sentiti dire che votiamo ‘sì’ come Denis Verdini, la mia era la constatazione di un dato di fatto oggettivo. Avrei preferito che non ti fermassi al titolo del Fatto Quotidiano”. Poi il premier stesso ha irriso i professori schierati per il no

Referendum, in direzione Pd la campagna per il Sì parte tra insulti e sfottò. Renzi e Boschi contro giuristi e minoranza

Politica
Botta e risposta in direzione Pd tra l'ex presidente del partito e la ministra per le Riforme per il suo paragone tra chi vota "no" alle riforme e Casapound: "Spieghi". Lei: "Ti sei fermato al titolo del Fatto Quotidiano". Il presidente del Consiglio attacca i costituzionalisti: "Archeologi che credono di difendere il codice di Hammurabi". E poi sull'onda della fiducia: "Se va bene la consultazione, congresso anticipato"
di F. Q. | 9 maggio 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05 ... o/2710004/


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camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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1Casablanca • 6 ore fa
Napolitano , Verdini , Renzi e Alfano votano si .
Ottimo motivo per votare NO

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camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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★ Denis ♥ Renzini • 7 ore fa
Ai Banchini di Quarto ci sarà la Picierno e #Ciaone
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camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da camillobenso »

★ Denis ♥ Renzini • 7 ore fa
Ai Banchini di Rebibbia fra poco ci sarà tutto il PD......
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camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da camillobenso »

Crismal • 7 ore fa
Certo che siamo alla frutta!
Quando non ci sono argomenti validi per controbattere c' e' l'arma del "fascista".
La piu' eloquente dimostrazione che il si non ha argomenti sta proprio in chi l' ha propugnato.
E questo dispiegamento di forze ne e' la dimostrazione.
Occhio
Votare NO!
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camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da camillobenso »

LA SOLITA PROPAGANDA DI UN PROFITTATORE E TRUFFATORE.

LA UE NO HA DETTO CHE DA I SOLDI ALLA GABANELLI SE PRESENTA IL PROGETTO IMMIGRATI, MA SE LO PRESENTA IL GOVERNO ITALIANO, CHE GUARDA CASO E GUIDATO DA MUSSOLONI.

COME GIA' SPIEGATO, MUSSOLONI NON ANDRA' MAI CONTRO IL SISTEMA CRIMINOGENO CHE FA AFFARI CON LO STATO.

MA COM'E' NEL SUO STILE SI PRODIGA SEMPRE NEL SODOMIZZARE I MERLI TRICOLORI.

IO TIM COOK.

AVANTI SAVOIA.






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