LA SFIDA del REFERENDUM

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camillobenso
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Referendum costituzionale, l’appello di Pasquino: “Macché efficienza e risparmi, 10 No a riforme da mercato delle pulci”
Politica
di F. Q. | 14 maggio 2016
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Pubblichiamo l’appello per il No al referendum costituzionale di Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica all’università di Bologna, già sottoscritto da Carlo Galli, Marco Valbruzzi e Maurizio Viroli.

PER VOI CHE RAGIONATE E NON PLEBISCITATE
C’E’ CHI CI METTE LA FACCIA, NOI CI METTIAMO LA TESTA


“Noi crediamo profondamente in una democrazia così intesa, e noi ci batteremo per questa democrazia. Ma se altri gruppi avvalendosi, come dicevo in principio, di esigue ed effimere maggioranze, volessero far trionfare dei princìpi di parte, volessero darci una Costituzione che non rispecchiasse quella che è la profonda aspirazione della grande maggioranza degli italiani, che amano come noi la libertà e come noi amano la giustizia sociale, se volessero fare una Costituzione che fosse in un certo qual modo una Costituzione di parte, allora avrete scritto sulla sabbia la vostra Costituzione ed il vento disperderà la vostra inutile fatica” (Lelio Basso, 6 marzo 1947, in Assemblea Costituente).

1. Il NO non significa immobilismo costituzionale. Non significa opposizione a qualsiasi riforma della Costituzione che sicuramente è una ottima costituzione. Ha obbligato con successo tutti gli attori politici a rispettarla. Ha fatto cambiare sia i comunisti sia i fascisti. Ha resistito alle spallate berlusconiane. Ha accompagnato la crescita dell’Italia da paese sconfitto, povero e semi-analfabeta a una delle otto potenze industriali del mondo. Non pochi esponenti del NO hanno combattuto molte battaglie riformiste e alcune le hanno vinte (legge elettorale, legge sui sindaci, abolizione di ministeri, eliminazione del finanziamento statale dei partiti). Non pochi esponenti del NO desiderano riforme migliori e le hanno formulate. Le riforme del governo sono sbagliate nel metodo e nel merito. Non è indispensabile fare riforme condivise se si ha un progetto democratico e lo si argomenta in Parlamento e agli elettori. Non si debbono, però, fare riforme con accordi sottobanco, presentate come ultima spiaggia, imposte con ricatti, confuse e pasticciate. Noi non abbiamo cambiato idea. Riforme migliori sono possibili.

2. No, non è vero che la riforma del Senato nasce dalla necessita’ di velocizzare il procedimento di approvazione delle leggi. La riforma del Senato nasce con una motivazione che accarezza l’antipolitica “risparmiare soldi” (ma non sarà così che in minima parte) e perché la legge elettorale Porcellum ha prodotto due volte un Senato ingovernabile. Era sufficiente cambiare in meglio, non in un porcellinum, la legge elettorale. Il bicameralismo italiano ha sempre prodotto molte leggi, più dei bicameralismi differenziati di Germania e Gran Bretagna, più della Francia semipresidenziale e della Svezia monocamerale. Praticamente tutti i governi italiani sono sempre riusciti ad avere le leggi che volevano e, quando le loro maggioranze erano inquiete, divise e litigiose e i loro disegni di legge erano importanti e facevano parte dell’attuazione del programma di governo, ne ottenevano regolarmente l’approvazione in tempi brevi. No, non è vero che il Senato era responsabile dei ritardi e delle lungaggini. Nessuno ha saputo portare esempi concreti a conferma di questa accusa perché non esistono. Napolitano, deputato di lungo corso, Presidente della Camera e poi Senatore a vita, dovrebbe saperlo meglio di altri. Piuttosto, il luogo dell’intoppo era proprio la Camera dei Deputati. Ritardi e lungaggini continueranno sia per le doppie letture eventuali sia per le prevedibili tensioni e conflitti fra senatori che vorranno affermare il loro ruolo e la loro rilevanza e deputati che vorranno imporre il loro volere di rappresentanti del popolo, ancorche’ nominati dai capipartito.

3. No, non è vero che gli esponenti del NO sono favorevoli al mantenimento del bicameralismo. Anzi, alcuni vorrebbero l’abolizione del Senato; altri ne vorrebbero una trasformazione profonda. La strada giusta era quella del modello Bundesrat, non quella del modello misto francese, peggiorato dalla assurda aggiunta di cinque senatori nominate dal Presidente della Repubblica (immaginiamo per presunti, difficilmente accertabili, meriti autonomisti, regionalisti, federalisti). Inopinatamente, a cento senatori variamente designati, nessuno eletto, si attribuisce addirittura il compito di eleggere due giudici costituzionali, mentre seicentotrenta deputati ne eleggeranno tre. E’ uno squilibrio intollerabile.

4. No, non è vero che e’ tutto da buttare. Alcuni di noi hanno proposto da tempo l’abolizione del CNEL. Questa abolizione dovrebbe essere spacchettata per consentire agli italiani di non fare, né a favore del “si’” ne’ a favore del “no”, di tutta l’erba un fascio. Però, no, non si può chiedere agli italiani di votare in blocco tutta la brutta riforma soltanto per eliminare il CNEL.

5. Alcuni di noi sono stati attivissimi referendari. Non se ne pentono anche perché possono rivendicare successi di qualche importanza. Abbiamo da tempo proposto una migliore regolamentazione dei referendum abrogativi e l’introduzione di nuovi tipi di referendum e di nuove modalità di partecipazione dei cittadini. La riforma del governo non recepisce nulla di tutta questa vasta elaborazione. Si limita a piccoli palliativi probabilmente peggiorativi della situazione attuale. No, la riforma non è affatto interessata a predisporre canali e meccanismi per una più ampia e intensa partecipazione degli italiani tutti (anzi, abbiamo dovuto registrare con sconforto l’appello di Renzi all’astensione nel referendum sulle trivellazioni), ma in particolare di quelli più interessati alla politica.

6. No, non è credibile che con la cattiva trasformazione del Senato, il governo sarà più forte e funzionerà meglio non dovendo ricevere la fiducia dei Senatori e confrontarsi con loro. Il governo continuerà le sue propensioni alla decretazione per procurata urgenza. Impedirà con ripetute richieste di voti di fiducia persino ai suoi parlamentari di dissentire. Limitazioni dei decreti e delle richieste di fiducia dovevano, debbono costituire l’oggetto di riforme per un buongoverno. L’Italicum non selezionerà una classe politica migliore, ma consentirà ai capi dei partiti di premiare la fedeltà, che non fa quasi mai rima con capacità, e di punire i disobbedienti.

7. No, la riforma non interviene affatto sul governo e e sulle cause della sua presunta debolezza. Non tenta neppure minimamente di affrontare il problema di un eventuale cambiamento della forma di governo. Tardivi e impreparati commentatori hanno scoperto che il voto di sfiducia costruttivo esistente in Germania e importato dai Costituenti spagnoli è un potente strumento di stabilizzazione dei governi, anzi, dei loro capi. Hanno dimenticato di dire che: i) è un deterrente contro i facitori di crisi governative per interessi partigiani o personali (non sarebbe stato facile sostituire Letta con Renzi se fosse esistito il voto di sfiducia costruttivo); ii) si (deve) accompagna(re) a sistemi elettorali proporzionali non a sistemi elettorali, come l’Italicum, che insediano al governo il capo del partito che ha ottenuto più voti ed è stato ingrassato di seggi grazie al premio di maggioranza.

8. I sostenitori del NO vogliono sottolineare che la riforma costituzionale va letta, analizzata e bocciata insieme alla riforma del sistema elettorale. Infatti, l’Italicum squilibra tutto il sistema politico a favore del capo del governo. Toglie al Presidente della Repubblica il potere reale (non quello formale) di nominare il Presidente del Consiglio. Gli toglie anche, con buona pace di Scalfaro e di Napolitano che ne fecero uso efficace, il potere di non sciogliere il Parlamento, ovvero la Camera dei deputati, nella quale sarà la maggioranza di governo, ovvero il suo capo, a stabilire se, quando e come sciogliersi e comunicarlo al Presidente della Repubblica (magari dopo le 20.38 per non apparire nei telegiornali più visti).

9. No, quello che è stato malamente chiesto non è un referendum confermativo (aggettivo che non esiste da nessuna parte nella Costituzione italiana), ma un plebiscito sulla persona del capo del governo. Fin dall’inizio il capo del governo ha usato la clava delle riforme come strumento di una legittimazione elettorale di cui non dispone e di cui, dovrebbe sapere, neppure ha bisogno. Nelle democrazie parlamentari la legittimazione di ciascuno e di tutti i governi arriva dal voto di fiducia (o dal rapporto di fiducia) del Parlamento e se ne va formalmente o informalmente con la perdita di quella fiducia. Il capo del governo ha rilanciato. Vuole più della fiducia. Vuole l’acclamazione del popolo. Ci “ha messo la faccia”. Noi ci mettiamo la testa: le nostre accertabili competenze, la nostra biografia personale e professionale, se del caso, anche l’esperienza che viene con l’età ben vissuta, sul referendum costituzionale (che doveva lasciare chiedere agli oppositori, referendum, semmai da definirsi oppositivo: si oppone alle riforme fatte, le vuole vanificare). Lo ha trasformato in un malposto giudizio sulla sua persona. Ne ha fatto un plebiscito accompagnato dal ricatto: “se perdo me ne vado”.

10. Le riforme costituzionali sono più importanti di qualsiasi governo. Durano di più. Se abborracciate senza visione, sono difficili da cambiare. Sono regole del gioco che influenzano tutti gli attori, generazioni di attori. Caduto un governo se ne fa un altro. La grande flessibilità e duttilità delle democrazie parlamentari non trasforma mai una crisi politica in una crisi istituzionale. Riforme costituzionali confuse e squilibratrici sono sempre l’anticamera di possibili distorsioni e stravolgimenti istituzionali. Il ricatto plebiscitario del Presidente del Consiglio va, molto serenamente e molto pacatamente, respinto.

Quello che sta passando non è affatto l’ultimo trenino delle riformette. Molti, purtroppo, non tutti, hanno imparato qualcosa in corso d’opera. Non è difficile fare nuovamente approvare l’abolizione del CNEL, e lo si può fare rapidamente. Non è difficile ritornare sulla riforma del Senato e abolirlo del tutto (ma allora attenzione alla legge elettorale) oppure trasformarlo in Bundesrat. Altre riforme verranno e hanno alte probabilità di essere preferibili e di gran lunga migliori del pasticciaccio brutto renzian-boschiano. No, non ci sono riformatori da una parte e immobilisti dall’altra. Ci sono cattivi riformatori da mercato delle pulci, da una parte, e progettatori consapevoli e sistemici, dall’altra. Il NO chiude la porta ai primi; la apre ai secondi e alle loro proposte e da tempo scritte e disponibili.
di F. Q. | 14 maggio 2016
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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CRONACA


“Troppe polemiche, al voto solo di domenica”
Il governo si rimangia le elezioni su due giorni

Proteste per reintroduzione dei seggi al lunedì. Obiettivo era ridurre astensione al referendum di ottobre
IL CONSIGLIO DI STATO RIAMMETTE LA LISTA DI FASSINA A ROMA E QUELLA DI FRATELLI D’ITALIA A MILANO

Politica
Alle elezioni comunali e al referendum sulle riforme istituzionali si voterà solo di domenica. “Avevo proposto – ha spiegato il ministro dell’Interno Angelino Alfano in consiglio dei ministri – l’estensione del voto sia al lunedì di questo turno amministrativo che a quello della consultazione referendaria. Di fronte a tante polemiche pretestuose valuto opportuno lasciare le cose così come stanno”. Il governo dunque, almeno ufficialmente, fa marcia indietro dopo gli annunci fatti anche in televisione dal ministro dell’Interno(Quando c'è da rischiare, il furbetto di Rignano manda sempre avanti gli altri. Quando ci sono da prendere meriti, anche non suoi, è sempre in prima linea)

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Comunali, retromarcia del governo: “Si voterà solo la domenica”. Alfano: “Ho cambiato idea dopo polemiche”

Politica
La reintroduzione dei seggi al lunedì ha scatenato un’ondata di indignazione. L’obiettivo di Renzi era arginare l’astensione al referendum di ottobre. Ora il passo indietro: "Colpa delle polemiche pretestuose"
di F. Q. | 16 maggio 2016
COMMENTI (330)


Il governo fa retromarcia: non si voterà per due giorni né alle Comunali né al referendum costituzionale. In particolare a fare una giravolta è il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che era stato il primo a proporre, già venerdì scorso, l’ipotesi di estendere l’apertura dei seggi su due giorni. Invece no: si voterà solo la domenica, quindi per le amministrative si tratta del 5 giugno. Il cambio di linea è motivata dal capo del Viminale a causa delle “tante polemiche pretestuose e strumentali”. Tra coloro che avevano sollevato dubbi c’era anche l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta: “Mi chiedo proprio il senso di questo cambiamento – aveva detto a Repubblica – Costa molto. Dovunque in Europa si vota in un solo giorno”.

Inizialmente il governo aveva pensato di tenere aperte le urne sia domenica che lunedì anche per agevolare la partecipazione al voto, visto che le ultime tornate (soprattutto alle Regionali 2015) avevano fatto registrare tassi di affluenza molto bassi. Alfano aveva proposto l’estensione del voto alle Comunali di giugno, al referendum sulle riforme costituzionali di ottobre, ma anche a “tutte le elezioni a seguire, per andare incontro a una istanza che mi veniva rappresentata da più parti e cioè di ampliare la partecipazione al voto e ridurre i rischi di astensione dalle urne”. Un’esigenza, sottolinea il ministro, che “mi era stata rappresentata in prima battuta proprio da quei partiti di opposizione che, in questi giorni, ne hanno poi approfittato per attaccare il governo su presunte paure presenti e future. Di fronte a tante polemiche pretestuose e strumentali – sia riguardo i costi sia riguardo a chissà quali strategie occulte che sarebbero state alla base di questa mia iniziativa – valuto opportuno lasciare le cose così come stanno”. In particolare, precisa il ministro, la spesa in più per votare anche di lunedì “non sarebbe stata di 120 milioni di euro, ma l’incremento sarebbe stato di circa 5 milioni di euro per le amministrative e di circa 18 per il referendum“.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05 ... e/2735135/
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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LA VOX POPULI


Daniel Fortesque • 15 minuti fa
Alfano: “Ho cambiato idea dopo polemiche”, e "pretestuose", pure!

Uh, come ci crediamo!
Ci passano sopra con gli anfibi chiodati, sui diritti all'opposizione degli altri, alla "Noi tireremo diritto, con un moschetto e un 'Me ne frego!' dentro al cuor!", adesso, lo avrebbero messo all'angolo le polemiche!
Vai ad identificare i migranti, "bello!", vatti a guadagnare un'unghia di quello che ci costi!
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Dario5stelle • 21 minuti fa
Bravo Alfy, gli hanno suggerito che è meglio votare in una sola giornate anche per tenere bassa l'affluenza. Meno gente vota e più sicura è la vittoria, ormai è assodato.
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camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da camillobenso »

zbu • un'ora fa
Coerenza determinazione e serietà. Segni che li contraddistinguono nel mondo dando all Italia il prestigio che merita per la propria credibilità e sobrietà nel fare le proprie scelte politiche.
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Vera Russo • un'ora fa
Alfano..." l'uomo che sussurrava ai bucefali ".
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da camillobenso »

mariola • 10 ore fa
Togliamoci di torno questo cialtrone (Renzi) tutto ballle, proclami e furberie. E' questa la missione degli italiani di buon senso che non sopportano questo misto di boria, cinismo e furfanteria. ieri il malvivente di Arcore oggi il fellone di Rignano. Basta con questa marmaglia, quindi seppelliamolo di NO
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da camillobenso »

NON SONO SOLO I RADICALI A CHIEDERLO, MA ANCHE I MAGGIORI COSTITUZIONALISTI ITALIANI!!!!


QUEL DDL E' STATO REDATTO DAI MANISCALHI MAREMMANI.


CON TUTTO IL RISPETTO PER I MANISCALCHI, MA NON E' IL MESTIERE REDIGERE MODIFICHE COSTITUZIONALI.




Mina sul referendum: rischio spezzatino
Esposto dei radicali in Cassazione per scorporare il quesito sul ddl Boschi. Fi, Lega e Fdi domani in piazza a Bergamo per il No



Pier Francesco Borgia - Ven, 20/05/2016 - 08:25
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Roma - Si sposta a Bergamo la battaglia referendaria. Domani nella città lombarda si registrano in contemporanea due manifestazioni.



La prima vedrà la presenza del premier Matteo Renzi al Teatro sociale alle 11 con la presentazione dei comitati per il sì, e l'altra in calendario nel pomeriggio vedrà invece il centrodestra unito scendere in piazza per il lancio della campagna per il no.


«Saremo in piazza e non in un cinema», spiega Renato Brunetta capogruppo di Forza Italia alla Camera.

Lanceranno la campagna per il no al referendum costituzionale in programma il prossimo autunno e riguardante la riforma del titolo V della Costituzione e l'abrogazione del bicameralismo perfetto.

Intanto una delegazione di radicali si è presentata alla Corte di cassazione per depositare la richiesta di scorporo dei quesiti sintetizzati nel referendum confermativo.


L'assunto è di quelli semplici.


Andare a esprimere il proprio giudizio sull'intero «pacchetto» di riforme costituzionali con un sì o con un no, è solo un plebiscito.




La richiesta è stata presentata dal segretario di Radicali italiani, Riccardo Magi, e da altri sottoscrittori, tra cui il costituzionalista Fulco Lanchester e l'ex segretario Marco Staderini.



«Questa iniziativa - ha detto Magi - e la successiva raccolta di firme, è stata intrapresa con la volontà di evitare che il Paese si divida su una Guerra Santa.


Il primo obiettivo è garantire la libertà di voto e di scelta, basata sulla possibilità di discernere». Per raccogliere le 500mila firme necessarie a questa modifica del referendum i radicali si appellano al «mondo accademico e alla società civile», ma anche ai parlamentari.



Infatti in base all'articolo 138 della Costituzione le richieste possono essere sostenute anche da un quinto dei deputati o dei senatori o da cinque Consigli Regionali.


«L'alternativa «alla libertà di scelta e di voto dei cittadini è il bonapartismo». spiega il costituzionalista Fulco Lanchester, con una nemmeno tanto velata frecciata all'indirizzo di Palazzo Chigi. (Potrebbe chiamarlo semplicemente Mussolonismo-ndt)


Il cui inquilino oscilla sta trasformando il referendum costituzionale in un ricatto politico «se non vince il sì me ne vado».


Anche Roberto Speranza, leader della minoranza dem, vorrebbe meno personalismi ma soprattutto far cadere l'argomento referendum, almeno fino a spoglio avvenuto delle prossime amministrative.


Altra frecciata arriva dal presidente dell'Associazione nazionale magistrati.


Piercamillo Davigo ribadisce che è «lecito» che un giudice si schieri nel referendum. «Altra cosa è agire in gruppi - spiega - e il nostro codice etico che lo vieta».

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 61242.html
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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LA VOX POPULI DELLA DESTRA


COMMENTI
Maura S.
Ven, 20/05/2016 - 08:57
Avanti con il = NO = via questo governo di usurpatori e profittatori.




meverix
Ven, 20/05/2016 - 09:56
Uno scorporo dei quesiti sarebbe l'ideale. Almeno uno può scegliere senza abolire o approvare una riforma in toto.



Atlantico
Ven, 20/05/2016 - 10:30
Mamma mia, al governo va tutto male, anche la mina sul referendum !



unosolo
Ven, 20/05/2016 - 11:07
quarantenni al potere ? dimostrano di essere sempre stati " MAMMONI " persone che mai hanno lavorato e incapaci ad incentivare il vero lavoro , hanno dimostrato solo lo spostamento tattico occupando tutte le poltrone possibili per il comando della Nazione , il problema è l'inserimento di amici con stipendi e scorte che superano il milione x anno , questo governo conduce la Nazione senza creare lavoro, la fortuna è che non esistono sindacati ! quei sindacati che hanno lottato per i pensionati e che oggi si nascondono a contare le tessere .
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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"Al referendum diremo no
per evitare rischio regime"



Silvio Berlusconi: "Dobbiamo difendere Schengen"
Berlusconi avverte il Ppe: "Preoccupato per movimenti lepenisti". E sul Brexit: "Sarebbe un fatto grave"



Claudio Torre - Ven, 20/05/2016 - 19:25
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"Sono molto preoccupato dai movimenti lepenisti in europa". Sivio Berlusconi non usa giri di parole intervenendo in un incontro del Ppe a Milano in cui ha analizzato il quadro dei movimenti e dei partiti di destra e centrodestra in Europa.


"Ci sono movimenti anti-Europa, a cui noi guardiamo con grande preoccupazione. Alcuni mettono anche in discussione l’Europa stessa, a destra e sinistra, è la situazione di Podemos in Spagna e del Front National in Francia", ha affermato il Cavaliere. "Ma l’Europa deve cambiare - ha detto l’ex premier - non più l’Europa del rigore, ma nemmeno deve fare passi indietro ma fare passi avanti".

Poi il leader di Forza Italia ha parlato anche di immigrazione e del duro dibattito all'interno dell'Ue sui controlli alle frontiere: "La fine di questo sistema sarebbe estremamente grave. È grave - ha aggiunto - che anche qualche Stato abbia pensato di alzare muri contro il trattato di Schengen. Anche per questo dobbiamo combattere, per mantenere questa conquista". Il Cavaliere ha poi fatto una riflessione sul referendum per il Brexit che la Gran Bretagna si appresta il prossimo 23 giugno:"Sarebbe un fatto gravissimo se gli amici inglesi decidessero di uscire dall’Europa. Un fatto che potrebbe innescare altri Paesi. Credo che non succederà mai". L’ex premier, poi, ha aggiunto che con i numerosi "amici inglesi con cui ho parlato nelle ultime settimane, ho ricordato loro i 100milioni di morti che hanno provocato le due guerre mondiali del secolo scorso". Infine il Cavaliere parla anche del referendum in autunno: "Con il gradimento - ha detto Berlusconi - di un italiano su sei, il governo pensa di cambiare la Costituzione e portarci in un regime". E Berlusconi ha mandato, al premier Matteo Renzi, tre avvisi di sfratto: "Il primo avviso al governo Renzi lo daremo con queste amministrative, il secondo avviso con il no al referendum di ottobre e il terzo avviso convincendo gli indecisi a tornare a votarci".
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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“Forza Alessio”:
di Marco Travaglio


Pubblicato su 21 maggio 2016 da INFOSANNIO


(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano)

– Impazza sul web un video girato l’altro giorno all’Università di Catania, dove la ministra Maria Elena Boschi ha fatto tappa per propagandare la sua controriforma costituzionale.

Il format era l’unico accettabile per la molto democratica ministra che, non avendo argomenti al di fuori del suo sorriso da spot del dentifricio, non regge i pareri contrari: il monologo.

Al suo fianco, nel prestigioso ruolo di tappezzeria, le sagome cartonate del Magnifico Rettore e del Presidente della Scuola Superiore – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 20 maggio 2016, dal titolo “Ricatta&raccatta” –.


Tutto, nel soliloquio compiaciuto della Madre Costituente –che si è trovata molto d’accordo con le sue proprie tesi e ha concluso, dopo ampio dibattito interiore, che la sua è la migliore delle riforme possibili – è filato liscio fino a quando ha sventuratamente preso la parola uno studente di 22 anni, Alessio Grancagnolo.


Il giovanotto ha premesso che gli amici gli avevano caldamente consigliato di smussare il suo intervento, purgandolo di ogni accenno polemico verso la ministra e la sua “riforma”: lui però aveva deciso di esporlo così come l’aveva pensato, perché in una democrazia non bisogna avere paura di esprimere le proprie idee.


La Boschi ha sfoderato il consueto sorriso di ordinanza, facendo buon viso a cattiva sorte e complimentandosi molto (“ti ringrazio per questo”): forse non sospettava che l’impunito padroneggiasse così bene l’argomento.


In otto minuti fulminanti, Alessio le ha squadernato una per una tutte le forzature antidemocratiche del metodo seguito dal governo per imporre al Parlamento la nuova Costituzione e poi tutte le ragioni di merito che rendono l’Italicum incostituzionale come il Porcellum e la “riforma” della Carta indigeribile, pericolosa, pasticciata, dunque invotabile.



Anche perché, checché se ne dica, finge di non toccare la prima parte della Costituzione, quella sulla forma di Stato e di governo, ma in realtà stravolge la nostra Repubblica parlamentare in premierato assoluto e senza contrappesi.


Tutto quello che nei talk show, dov’è solita sorridere e parlarsi addosso, nessun sostenitore del No ha mai avuto il privilegio di dirle in faccia.



A un certo punto, sopraffatta dall’analisi che demoliva pezzo per pezzo il suo capolavoro, scritto a quattro piedi con Verdini, la Boschi ha tentato di interromperlo (“Ho altri impegni, dopo”), ma lo studente ha continuato imperterrito.


E, sul finale, s’è scusato ironicamente per aver disturbato il “tour promozionale” della madonna pellegrina renziana.


Allora il Magnifico Rettore gli ha tolto la parola.


Gli ha spiegato che già gli aveva fatto un favore a dargliela (“qui non è previsto il contraddittorio e chi non gradisce il format può anche non partecipare”) e soprattutto che nessuno deve permettersi di chiamare “tour promozionale” un tour promozionale.


Per questo oggi abbiamo deciso di intervistare Alessio Grancagnolo e di tributargli il piccolo onore della nostra prima pagina.


Non sappiamo per chi voti né come la pensi né quali giornali legga, ma sappiamo che è un ragazzo in gamba che ha osato sfidare il Potere con l’arma più efficace e temibile: la cultura.


Alessio ha studiato (frequenta Giurisprudenza), si è informato e poi ha detto ciò che pensa in faccia alla ministra, senza timori reverenziali, libero dall’incultura autoritaria dell’ ipse dixit che frena molti cittadini, soprattutto giovani, dall’uscire allo scoperto nel timore di chissà quali conseguenze, facendo dell’Italia un paese democraticamente immaturo e del popolo italiano un gregge di pecore anziché una comunità di cittadini. (…)


Articolo intero su Il Fatto Quotidiano in edicola oggi.
camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

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http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/05/ ... re/524376/


0 maggio 2016 | di Gisella Ruccia
Referendum, studente alla Boschi: “Lei fa tour propagandistici in Atenei”. Ma è interrotto dal Rettore

Lungo e ricco intervento di Alessio Grancagnolo, studente universitario di giurisprudenza, durante un incontro con il ministro Boschi, avvenuto lo scorso 13 maggio presso l’Università di Catania. Il giovane, che è anche e membro del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale di Catania, ha esposto con dovizia di dettagli le sue critiche alla riforma costituzionale per la quale è previsto il referendum di ottobre: dall’approvazione della riforma da parte di un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale al Senato non elettivo fino all’accentramento dei poteri nelle mani del Governo a scapito del Parlamento. “Negli ultimi giorni molte amiche e molti amici mi hanno caldamente suggerito di rivedere il mio intervento” – ha esordito Alessio – “perché era ritenuto troppo critico. Tuttavia, credo che questo Paese abbia bisogno di piccoli atti di coraggio, a partire dal quotidiano. Così ho deciso di non ascoltare consigli che erano certamente dati in buona fede, e il mio intervento sarà esattamente come era stato ideato”. In questa sintesi video, pubblicata da Referendum Io voto NO, lo studente rintuzza punto per punto la riforma progettata dal governo Renzi. Ma quando parla di “campagna referendaria del governo” e di “tour propagandistici del ministro Boschi negli Atenei”, viene interrotto dal Rettore, che lo rimbrotta: “Questo incontro non prevede contraddittorio. Chi non gradisce questo format può anche non partecipare”
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