TTIP
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TTIP
https://youtu.be/5Jf4OeTexB4
Ttip, soltanto propaganda
di Stefano Feltri | 18 maggio 2016 - IL F.Q.
L’ultima puntata dello show di Maurizio Crozza su La7, venerdì scorso, merita di essere ricordata perché segna un punto di svolta: il comico ha dedicato un blocco della puntata al Ttip. Il trattato commerciale che Usa e Ue stanno discutendo dal 2013: “Col Ttip, arriva il pollo smacchia-tutto al cloro, maiali imbottiti di steroidi, mucche allevate a ormoni, vitelli bombati di antibiotici. Sei vegetariano? Niente paura tanta verdura Ogm… pomodoro, fuori bello come un San Marzano… dentro tossico come un San Patrignano! Già… se passa il Ttip rischiamo che tutte le norme anti-sofisticazione europee… siano uniformate a quelle americane”.
Tutte queste informazioni sono completamente false (tranne l’ultima che è, però, appunto un rischio visto che si tratta per rendere alcune norme europee simili a quelle americane e alcune americane simili a quelle europee). Ma è comunque interessante che un argomento così tecnico come il Ttip sia arrivato in uno show popolare da prima serata: la manifestazione romana del 5 maggio aveva mobilitato soltanto gli irriducibili delle piazze di sinistra (con anche Fiom e Cgil, dato rilevante). Il Ttip probabilmente è già morto: la Germania è da sempre scettica, la Francia si è schierata ormai contro, gli Usa troppo presi dalla campagna presidenziale e dal Tpp (accordo analogo con l’Asia).
Sul Ttip la Commissione ha tenuto a lungo una riservatezza eccessiva sui negoziati che ha alimentato paure poi impossibili da sradicare (alcune fondate, ma gli Ogm non sono nel trattato, la carne agli ormoni neppure), le stime sui miracolosi effetti sul Pil erano a spanne. In Italia si è sommato protezionismo e anti-americanismo, rendendo impossibile un’analisi costi-benefici razionale. Su qualche tavolo perderemo, su altri possiamo guadagnare molto o almeno assicurarci la protezione di nostri prodotti strategici (il made in Italy) nel mercato Usa. Invece le divertenti ma false osservazioni di Crozza sono la discussione più approfondita che abbiamo visto in tv.
di Stefano Feltri | 18 maggio 2016
Ttip, soltanto propaganda
di Stefano Feltri | 18 maggio 2016 - IL F.Q.
L’ultima puntata dello show di Maurizio Crozza su La7, venerdì scorso, merita di essere ricordata perché segna un punto di svolta: il comico ha dedicato un blocco della puntata al Ttip. Il trattato commerciale che Usa e Ue stanno discutendo dal 2013: “Col Ttip, arriva il pollo smacchia-tutto al cloro, maiali imbottiti di steroidi, mucche allevate a ormoni, vitelli bombati di antibiotici. Sei vegetariano? Niente paura tanta verdura Ogm… pomodoro, fuori bello come un San Marzano… dentro tossico come un San Patrignano! Già… se passa il Ttip rischiamo che tutte le norme anti-sofisticazione europee… siano uniformate a quelle americane”.
Tutte queste informazioni sono completamente false (tranne l’ultima che è, però, appunto un rischio visto che si tratta per rendere alcune norme europee simili a quelle americane e alcune americane simili a quelle europee). Ma è comunque interessante che un argomento così tecnico come il Ttip sia arrivato in uno show popolare da prima serata: la manifestazione romana del 5 maggio aveva mobilitato soltanto gli irriducibili delle piazze di sinistra (con anche Fiom e Cgil, dato rilevante). Il Ttip probabilmente è già morto: la Germania è da sempre scettica, la Francia si è schierata ormai contro, gli Usa troppo presi dalla campagna presidenziale e dal Tpp (accordo analogo con l’Asia).
Sul Ttip la Commissione ha tenuto a lungo una riservatezza eccessiva sui negoziati che ha alimentato paure poi impossibili da sradicare (alcune fondate, ma gli Ogm non sono nel trattato, la carne agli ormoni neppure), le stime sui miracolosi effetti sul Pil erano a spanne. In Italia si è sommato protezionismo e anti-americanismo, rendendo impossibile un’analisi costi-benefici razionale. Su qualche tavolo perderemo, su altri possiamo guadagnare molto o almeno assicurarci la protezione di nostri prodotti strategici (il made in Italy) nel mercato Usa. Invece le divertenti ma false osservazioni di Crozza sono la discussione più approfondita che abbiamo visto in tv.
di Stefano Feltri | 18 maggio 2016
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Re: TTIP
NON PENSERETE CHE SI POSSA USCIRE DA QUESTO COLOSSALE FALLIMENTO CON QUESTI PERSONAGGI DA AVANSPETTACOLO???
SENZA PENSARE CHE LA RIFORMA COSTITUZIONALE A CUI SIAMO COMANDATI DI ESPRIMERCI A OTTOBRE, E' STATA SCRITTA DA MANISCALCHI DELLA MAREMMA.
19 maggio 2016 | di Gisella Ruccia
La Zanzara, Razzi (Fi): “Cosa è il Ttip? E che ne so, mica faccio ‘u tip-tap”
“Cosa è il Ttip? Non lo so. E’ vero che sono nella Commissione Esteri, ma mica facciamo u’ tip-tap. Anche io, se vi dicessi qualche parola in tedesco, voi non la sapreste. Ma poi basta con questo Tttip, Parenzo è fissato su parecchie cazzate”. Così il senatore di Forza Italia, Antonio Razzi, svicola di fronte alle insistenti domande di Giuseppe Cruciani e di David Parenzo sul Tttip (partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti), nel corso de La Zanzara, su Radio24. Immancabile l’apologia del dittatore nordocreano Kim Jong-un, balzato nuovamente agli onori delle cronache perché il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, vorrebbe presto incontrarlo per discutere il programma nucleare di Pyongyang. “Questa notizia mi fa molto piacere” – commenta Razzi – “perché finalmente c’è qualcuno intelligente che capisce che bisogna parlare con Kim Jong-un. Io ad agosto vado a Pyongyang, tra una decina di giorni vado pure in America per sostenerlo, perché lui è il Berlusconi americano. Posso pure offrirmi di presentare Trump e Kim Jong-un“. Poi aggiunge: “Solo così si possono risolvere tanti problemi sulla pace e sul nucleare. Io penso che Trump sicuramente ce la farà. Hillary Clinton? No, per carità. E che succede? Si passa il potere da moglie a marito, come in una monarchia?”. E sul leader nordcoreano, ribadisce: “E’ un giovanotto moderno. Se vedi il suo taglio di capelli è come quello di tanti nostri giovani italiani. Un po’ di tempo fa pure mio figlio aveva i capelli così. In Corea del Nord Kim ha portato questa novità di gioventù. Nell’ultimo congresso si è addirittura vestito da occidentale. La prossima volta gli porto qualche sarto abruzzese“
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/05/ ... li/523556/
SENZA PENSARE CHE LA RIFORMA COSTITUZIONALE A CUI SIAMO COMANDATI DI ESPRIMERCI A OTTOBRE, E' STATA SCRITTA DA MANISCALCHI DELLA MAREMMA.
19 maggio 2016 | di Gisella Ruccia
La Zanzara, Razzi (Fi): “Cosa è il Ttip? E che ne so, mica faccio ‘u tip-tap”
“Cosa è il Ttip? Non lo so. E’ vero che sono nella Commissione Esteri, ma mica facciamo u’ tip-tap. Anche io, se vi dicessi qualche parola in tedesco, voi non la sapreste. Ma poi basta con questo Tttip, Parenzo è fissato su parecchie cazzate”. Così il senatore di Forza Italia, Antonio Razzi, svicola di fronte alle insistenti domande di Giuseppe Cruciani e di David Parenzo sul Tttip (partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti), nel corso de La Zanzara, su Radio24. Immancabile l’apologia del dittatore nordocreano Kim Jong-un, balzato nuovamente agli onori delle cronache perché il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, vorrebbe presto incontrarlo per discutere il programma nucleare di Pyongyang. “Questa notizia mi fa molto piacere” – commenta Razzi – “perché finalmente c’è qualcuno intelligente che capisce che bisogna parlare con Kim Jong-un. Io ad agosto vado a Pyongyang, tra una decina di giorni vado pure in America per sostenerlo, perché lui è il Berlusconi americano. Posso pure offrirmi di presentare Trump e Kim Jong-un“. Poi aggiunge: “Solo così si possono risolvere tanti problemi sulla pace e sul nucleare. Io penso che Trump sicuramente ce la farà. Hillary Clinton? No, per carità. E che succede? Si passa il potere da moglie a marito, come in una monarchia?”. E sul leader nordcoreano, ribadisce: “E’ un giovanotto moderno. Se vedi il suo taglio di capelli è come quello di tanti nostri giovani italiani. Un po’ di tempo fa pure mio figlio aveva i capelli così. In Corea del Nord Kim ha portato questa novità di gioventù. Nell’ultimo congresso si è addirittura vestito da occidentale. La prossima volta gli porto qualche sarto abruzzese“
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Re: TTIP
ZONAEURO
Ttip: cosa c’è davvero nel trattato, al netto delle balle
Zonaeuro
di Stefano Feltri | 20 maggio 2016
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Stefano Feltri
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Alcuni lettori lamentano il fatto che mi sono limitato a denunciare le balle di Maurizio Crozza sul Ttip senza entrare nel merito. L’ultimo articolo che ho postato qui sul blog non era altro che l’editoriale dell’inserto economico del mercoledì (dove abbiamo parlato varie volte di Ttip) che per ragioni di spazio non permetteva di approfondire.
Tra le altre cose molto scorrette, Crozza ha detto venerdì scorso: “Col Ttip, arriva il pollo smacchia-tutto al cloro, maiali imbottiti di steroidi, mucche allevate a ormoni, vitelli bombati di antibiotici. Sei vegetariano? Niente paura tanta verdura Ogm… pomodoro, fuori bello come un San Marzano… dentro tossico come un San Patrignano! Già… se passa il Ttip rischiamo che tutte le norme anti-sofisticazione europee… siano uniformate a quelle americane”. Idee molto condivise dai commentatori di questo sito.
Premesso che io non sono favorevole al Ttip ma neppure contrario a priori, ritengo che sia compito dei giornalisti dare informazioni corrette e denunciare le mistificazioni, soprattutto se arrivano da chi parla a un pubblico generalista di milioni di persone.
Accetto la sfida dei tanti commentatori e vediamo nel merito.
Il primo punto da chiarire è: chi decide cosa? Dal lato europeo la riforma dei trattati del 2009 ha attribuito alla Commissione la responsabilità della politica commerciale che – giustamente – deve essere discussa a livello dell’Unione invece che dai singoli Stati, per non peggiorare la situazione caotica dovuta allo stallo del Wto che ha reso le relazioni commerciali la famosa “palla di spaghetti”, come dicono gli esperti, cioè un intreccio di accordi bilaterali che rischia di strozzare la globalizzazione invece che indirizzarla.
La Commissione – organo in teoria tecnico, sulla base dei trattati, sempre in bilico tra essere un governo europeo e una segreteria del Consiglio, quindi dei governi – negozia su mandato dell’Europarlamento, l’unico organismo europeo eletto direttamente dai cittadini. L’Europarlamento monitora il progredire dei negoziati e alla fine dovrà esprimersi con un voto sul testo finale del trattato commerciale che, lo ricordiamo, dovrebbe aumentare gli scambi tra Ue e Usa riducendo soprattutto le barriere non tariffarie (regolamenti duplicati, standard tecnici o sanitari diversi, ecc.). Quindi basta con questa ridicola retorica delle élite che discutono nell’interesse di altre élite, senza alcuna connessione con il “popolo”.
Più la questione si fa politica, più i Parlamenti nazionali vorranno dire la loro sul contenuto del trattato. Magari anche soltanto con referendum consultivi, come quello (assurdo) dell’Olanda sull’accordo associativo tra Ue e Ucraina. Se quest’anno verrà raggiunta l’intesa tra le due parti, Usa e Ue, poi ci vorrà almeno un anno e mezzo per tradurre il trattato in tutte le lingue dell’Unione, dopo si inizierà a discuterlo per l’approvazione.
Come tutti i negoziati commerciali, una certa riservatezza è funzionale a dare leva negoziale, per evitare che le lobby possano condizionare troppo il processo. “Lobby” in senso lato: dalle lobby ambientaliste alle lobby energetiche, se l’Ue cede qualcosa su un fronte per ottenere grandi vantaggi su un altro, la lobby perdente potrebbe protestare al punto da rendere impossibile l’operazione (o magari soltanto il bluff). C’è un trade off, come dicono gli economisti: più trasparenza garantisce maggiore legittimità democratica e ne rende più probabile l’approvazione, più segretezza aiuta i negoziatori ma aumenta la probabilità che alla fine ci sia uno scoglio politico insormontabile.
L’idea che il Ttip sia un trattato avvolto dal segreto assoluto, per quanto suggestiva, è falsa. Dal lato Americano, è vero, c’è molta più riservatezza. Ma dal nostro sappiamo praticamente tutto tranne a che punto è la versione finale condivisa, cioè il work in progress del testo finale (cui hanno accesso, con molte ristrettezze, soltanto alcuni europarlamentari). Informazioni rilevanti, certo, ma soprattutto sui punti più delicati – e discussi, quindi lontani da un punto di compromesso nel testo definitivo – la mole di documenti a disposizione permette di capire molto di come procede la trattativa.
Cercherò di sviluppare alcuni punti, in altri post, per ora mi limito a ricordare la risoluzione dell’Europarlamento votata quasi un anno fa sulle “Raccomandazioni del Parlamento europeo alla Commissione sui negoziati riguardanti il partenariato transatlantico su commercio e investimenti (Ttip)”.
Non sono auspici, ma indicazioni piuttosto vincolanti perché se la Commissione dovesse negoziare un testo diverso da quello per cui ha avuto il mandato, il Parlamento non avrebbe altra scelta che bocciarlo (è diventato molto assertivo negli ultimi anni, nel rapporto con la Commissione e anche con il Consiglio).
Tra le raccomandazioni alla Commissione c’è questa:
“riconoscere che non vi sarà alcun accordo nei settori in cui l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno norme molto diverse, come ad esempio nel caso dei servizi sanitari pubblici, gli OGM, l’impiego di ormoni nel settore bovino, il regolamento REACH (Registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche, ndr) e la sua attuazione e la clonazione degli animali a scopo di allevamento, e chiede quindi che non siano condotti negoziati in proposito”
Quindi, anche se gli Usa hanno ovviamente chiesto (come fanno da oltre dieci anni) che il mercato europeo si aprisse a Ogm e carne trattata, la Commissione non è autorizzata a concedere nulla su questo punto. Con buona pace dei tanti commentatori di questo sito convinti – evidentemente per ispirazione divina – che il Ttip ci farà mangiare polli a tre teste e manzo dopato.
Un altro argomento degli anti-Ttip è che il trattato vuole distruggere il principio di precauzione, cioè la facoltà tutta europea di vietare la commercializzazione di un prodotto potenzialmente pericoloso anche se non c’è ancora l’evidenza scientifica che lo sia davvero (mentre negli Usa il blocco scatta soltanto se è già dimostrata la pericolosità).
Ma la Commissione, sulla base del mandato del Parlamento, deve:
“Garantire che il capitolo sulla cooperazione normativa incoraggi un ambiente economico trasparente, efficace e propizio alla concorrenza mediante l’identificazione e la prevenzione dei potenziali futuri ostacoli non tariffari al commercio, che colpiscono in modo sproporzionato le PMI, nonché l’agevolazione degli scambi commerciali e degli investimenti, sviluppando e assicurando contestualmente il livello più elevato di protezione della salute e della sicurezza, conformemente al principio di precauzione di cui all’articolo 191 TFUE, dei consumatori, della normativa in materia di lavoro, ambiente e benessere degli animali nonché della diversità culturale esistente nell’UE”
Tra l’altro, il Parlamento chiede alla Commissione una cosa che gli Stati Uniti non concederanno mai (ma che è utile ricordare a quanti sono convinti che il vero scopo, occulto ma stabilito da élite perverse, sia distruggere le tutele dei lavoratori europei):
“garantire che il capitolo sullo sviluppo sostenibile sia vincolante e applicabile, nonché finalizzato alla ratifica, all’attuazione e all’applicazione integrali ed efficaci delle otto convenzioni basilari dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e del loro contenuto, dell’Agenda per il lavoro dignitoso dell’OIL e dei principali accordi internazionali in materia ambientale; le disposizioni devono mirare all’ulteriore miglioramento del grado di tutela delle norme lavorative e ambientali; un capitolo ambizioso sul commercio e lo sviluppo sostenibile deve includere altresì norme sulla responsabilità sociale delle imprese sulla base delle linee guida dell’OCSE destinate alle imprese multinazionali e un dialogo chiaramente strutturato con la società civile”
L’onere della prova, insomma, sta agli anti-Ttip. Non possono dire che il Ttip mette a rischio il principio di precauzione, le tutele dei lavoratori, invaderci di Ogm o di carne agli ormoni.
Non basta dire che gli americani vorrebbero che le cose andassero così, bisogna dimostrare che sulla base delle informazioni disponibili c’è qualche indicazione chiara che la Commissione sta provando ad aggirare il mandato negoziale del Parlamento confidando – evidentemente – sulla stupidità dei parlamentari che, al momento del voto finale, voterebbero comunque a favore del trattato senza accorgersi di essere stati turlupinati.
Tutto il resto è propaganda ideologica o legittime – ma irrilevanti – paure irrazionali.
Sugli effetti, le ripercussioni geopolitiche, le potenzialità, c’è molto da discutere. Cercheremo di farlo anche qui.
Ttip: cosa c’è davvero nel trattato, al netto delle balle
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di Stefano Feltri | 20 maggio 2016
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Tra le altre cose molto scorrette, Crozza ha detto venerdì scorso: “Col Ttip, arriva il pollo smacchia-tutto al cloro, maiali imbottiti di steroidi, mucche allevate a ormoni, vitelli bombati di antibiotici. Sei vegetariano? Niente paura tanta verdura Ogm… pomodoro, fuori bello come un San Marzano… dentro tossico come un San Patrignano! Già… se passa il Ttip rischiamo che tutte le norme anti-sofisticazione europee… siano uniformate a quelle americane”. Idee molto condivise dai commentatori di questo sito.
Premesso che io non sono favorevole al Ttip ma neppure contrario a priori, ritengo che sia compito dei giornalisti dare informazioni corrette e denunciare le mistificazioni, soprattutto se arrivano da chi parla a un pubblico generalista di milioni di persone.
Accetto la sfida dei tanti commentatori e vediamo nel merito.
Il primo punto da chiarire è: chi decide cosa? Dal lato europeo la riforma dei trattati del 2009 ha attribuito alla Commissione la responsabilità della politica commerciale che – giustamente – deve essere discussa a livello dell’Unione invece che dai singoli Stati, per non peggiorare la situazione caotica dovuta allo stallo del Wto che ha reso le relazioni commerciali la famosa “palla di spaghetti”, come dicono gli esperti, cioè un intreccio di accordi bilaterali che rischia di strozzare la globalizzazione invece che indirizzarla.
La Commissione – organo in teoria tecnico, sulla base dei trattati, sempre in bilico tra essere un governo europeo e una segreteria del Consiglio, quindi dei governi – negozia su mandato dell’Europarlamento, l’unico organismo europeo eletto direttamente dai cittadini. L’Europarlamento monitora il progredire dei negoziati e alla fine dovrà esprimersi con un voto sul testo finale del trattato commerciale che, lo ricordiamo, dovrebbe aumentare gli scambi tra Ue e Usa riducendo soprattutto le barriere non tariffarie (regolamenti duplicati, standard tecnici o sanitari diversi, ecc.). Quindi basta con questa ridicola retorica delle élite che discutono nell’interesse di altre élite, senza alcuna connessione con il “popolo”.
Più la questione si fa politica, più i Parlamenti nazionali vorranno dire la loro sul contenuto del trattato. Magari anche soltanto con referendum consultivi, come quello (assurdo) dell’Olanda sull’accordo associativo tra Ue e Ucraina. Se quest’anno verrà raggiunta l’intesa tra le due parti, Usa e Ue, poi ci vorrà almeno un anno e mezzo per tradurre il trattato in tutte le lingue dell’Unione, dopo si inizierà a discuterlo per l’approvazione.
Come tutti i negoziati commerciali, una certa riservatezza è funzionale a dare leva negoziale, per evitare che le lobby possano condizionare troppo il processo. “Lobby” in senso lato: dalle lobby ambientaliste alle lobby energetiche, se l’Ue cede qualcosa su un fronte per ottenere grandi vantaggi su un altro, la lobby perdente potrebbe protestare al punto da rendere impossibile l’operazione (o magari soltanto il bluff). C’è un trade off, come dicono gli economisti: più trasparenza garantisce maggiore legittimità democratica e ne rende più probabile l’approvazione, più segretezza aiuta i negoziatori ma aumenta la probabilità che alla fine ci sia uno scoglio politico insormontabile.
L’idea che il Ttip sia un trattato avvolto dal segreto assoluto, per quanto suggestiva, è falsa. Dal lato Americano, è vero, c’è molta più riservatezza. Ma dal nostro sappiamo praticamente tutto tranne a che punto è la versione finale condivisa, cioè il work in progress del testo finale (cui hanno accesso, con molte ristrettezze, soltanto alcuni europarlamentari). Informazioni rilevanti, certo, ma soprattutto sui punti più delicati – e discussi, quindi lontani da un punto di compromesso nel testo definitivo – la mole di documenti a disposizione permette di capire molto di come procede la trattativa.
Cercherò di sviluppare alcuni punti, in altri post, per ora mi limito a ricordare la risoluzione dell’Europarlamento votata quasi un anno fa sulle “Raccomandazioni del Parlamento europeo alla Commissione sui negoziati riguardanti il partenariato transatlantico su commercio e investimenti (Ttip)”.
Non sono auspici, ma indicazioni piuttosto vincolanti perché se la Commissione dovesse negoziare un testo diverso da quello per cui ha avuto il mandato, il Parlamento non avrebbe altra scelta che bocciarlo (è diventato molto assertivo negli ultimi anni, nel rapporto con la Commissione e anche con il Consiglio).
Tra le raccomandazioni alla Commissione c’è questa:
“riconoscere che non vi sarà alcun accordo nei settori in cui l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno norme molto diverse, come ad esempio nel caso dei servizi sanitari pubblici, gli OGM, l’impiego di ormoni nel settore bovino, il regolamento REACH (Registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche, ndr) e la sua attuazione e la clonazione degli animali a scopo di allevamento, e chiede quindi che non siano condotti negoziati in proposito”
Quindi, anche se gli Usa hanno ovviamente chiesto (come fanno da oltre dieci anni) che il mercato europeo si aprisse a Ogm e carne trattata, la Commissione non è autorizzata a concedere nulla su questo punto. Con buona pace dei tanti commentatori di questo sito convinti – evidentemente per ispirazione divina – che il Ttip ci farà mangiare polli a tre teste e manzo dopato.
Un altro argomento degli anti-Ttip è che il trattato vuole distruggere il principio di precauzione, cioè la facoltà tutta europea di vietare la commercializzazione di un prodotto potenzialmente pericoloso anche se non c’è ancora l’evidenza scientifica che lo sia davvero (mentre negli Usa il blocco scatta soltanto se è già dimostrata la pericolosità).
Ma la Commissione, sulla base del mandato del Parlamento, deve:
“Garantire che il capitolo sulla cooperazione normativa incoraggi un ambiente economico trasparente, efficace e propizio alla concorrenza mediante l’identificazione e la prevenzione dei potenziali futuri ostacoli non tariffari al commercio, che colpiscono in modo sproporzionato le PMI, nonché l’agevolazione degli scambi commerciali e degli investimenti, sviluppando e assicurando contestualmente il livello più elevato di protezione della salute e della sicurezza, conformemente al principio di precauzione di cui all’articolo 191 TFUE, dei consumatori, della normativa in materia di lavoro, ambiente e benessere degli animali nonché della diversità culturale esistente nell’UE”
Tra l’altro, il Parlamento chiede alla Commissione una cosa che gli Stati Uniti non concederanno mai (ma che è utile ricordare a quanti sono convinti che il vero scopo, occulto ma stabilito da élite perverse, sia distruggere le tutele dei lavoratori europei):
“garantire che il capitolo sullo sviluppo sostenibile sia vincolante e applicabile, nonché finalizzato alla ratifica, all’attuazione e all’applicazione integrali ed efficaci delle otto convenzioni basilari dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e del loro contenuto, dell’Agenda per il lavoro dignitoso dell’OIL e dei principali accordi internazionali in materia ambientale; le disposizioni devono mirare all’ulteriore miglioramento del grado di tutela delle norme lavorative e ambientali; un capitolo ambizioso sul commercio e lo sviluppo sostenibile deve includere altresì norme sulla responsabilità sociale delle imprese sulla base delle linee guida dell’OCSE destinate alle imprese multinazionali e un dialogo chiaramente strutturato con la società civile”
L’onere della prova, insomma, sta agli anti-Ttip. Non possono dire che il Ttip mette a rischio il principio di precauzione, le tutele dei lavoratori, invaderci di Ogm o di carne agli ormoni.
Non basta dire che gli americani vorrebbero che le cose andassero così, bisogna dimostrare che sulla base delle informazioni disponibili c’è qualche indicazione chiara che la Commissione sta provando ad aggirare il mandato negoziale del Parlamento confidando – evidentemente – sulla stupidità dei parlamentari che, al momento del voto finale, voterebbero comunque a favore del trattato senza accorgersi di essere stati turlupinati.
Tutto il resto è propaganda ideologica o legittime – ma irrilevanti – paure irrazionali.
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Re: TTIP
LIBRE news
Ambasciatore Usa: il Ttip proteggerà le truffe delle banche
Scritto il 21/5/16 • nella Categoria: segnalazioni
Il 7 maggio, “Deutsche Wirtschafts Nachrichten” titolava: “Gli Usa pianficano un attacco frontale alle Corti in Europa via Ttip”, e argomentava che «l’urgenza dell’America di firmare il Ttip con l’Europa ha un motivo solido: le megabanche devono proteggersi da richieste da parte degli investitori europei che sostengono di essere stati truffati durante la crisi del debito… L’ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia ha rivelato il relae motivo – probabilmente involontariamente». In questo caso particolare, la megabanca che è stata citata in giudizio non è americana, ma tedesca, la Deutsche Bank, che l’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, ha citato come esempio da difendere, forse per fare appello ai tedeschi per proteggere le loro megabanche contro azioni legali da parte di investitori esteri (come gli italiani) che si lamentano. L’amministrazione Obama sembra dunque voler dire che, senza il Ttip, le megabanche in Europa (e le agenzie di rating Usa S&P, Moody’s e Fitch) potranno essere citate in giudizio da parte degli investitori truffati, proprio come è avvenuto con le banche americane come Jp Morgan Chase e Goldman Sachs negli Stati Uniti, che – dal momento che il Tttip non è ancora in vigore, nemmeno egli Stati Uniti – sono state costrette a pagare miliardi agli investitori truffati investitori.L’argomento qui, anche se solo implicitamente, sembra essere che il Ttip è il modo per proteggere megabanche e le agenzie di rating. Se questo è il punto dietro le dichiarazioni dell’ambasciatore statunitense in Italia, allora le sue parole parole vanno lette come un avvetimento agli europei: se il Ttip non viene firmato, anche le loro grandi banche potrebbero vedersi costrette a pagare miliardi di dollari agli investitori truffati. Citato dalla “Reuters”, John Phillips ha dichiarato che «è molto improbabile che un caso come quello di Deutsche Bank si ripeta e venga portato fuori dai centri finanziari principali, dove i procuratori hanno la conoscenza ed esperienza giuridica in casi di frodi sui mercati» del genere. Phillips sostiene chiaramente che le piccole procure come quella di Trani non sono abbastanza esperte da poter garantire la protezione delle grandi banche. “Dwn” sostiene che nel quadro del Ttip il problema probabilmente non sarebbe nemmeno sollevato davanti ad una corte, ma sarebbe semplicemente finito davanti ad un collegio arbitrale, dove gli investitori danneggiati non esercitano alcuna influenza e i diritti di questi investitori non verrebbero sicuramente protetti.Un altro esempio citato è quello della città tedesca di Pforzheim, che ha citato in giudizio con successo, presso la Corte federale di giustizia la megabamca Jp Morgan Chase, e dove il giudice ha permesso a Pforzheim di rifarsi di “danni accumulati per 57 milioni di euro”. Sotto Ttip, una megabanca multata in questo modo potrebbe a sua volta fare causa ai contribuenti della nazione per rifarsi della perdita. Sotto il Tttip, l’azienda multata potrebbe sostenere che la legge in base alla quale è stata multata viola il Ttip e costituisce una violazione di tale trattato. Se il collegio arbitrale si esprime in favore della megabanca il governo potrebbe ritrovarsi a dover pagare una multa, e, dal momento che non esiste nessuna corte d’appello per questi collegi arbitrali, queste sentenze sono definitive. Obama e altri sostenitori di questo sistema, che si chiama Isds, Meccanismo per la risoluzione delle controversie tra investitori e Stato, dicono che si tratta di un modo più efficace di trattare tali controversie. Negli affari commerciali internazionali, non solo elimina le Corti d’Appello, elimina gradualmente la democrazia, per multare il governo fino alla sottomissione definitiva a questi pannelli di tre arbitri internazionali, sempre più inclini verso le grandi aziende.(“Ttip necessario per proteggere le grandi banche, parola di ambasciatore Usa in Italia”, da “L’Antidiplomatico” del 10 maggio 2016).
Ambasciatore Usa: il Ttip proteggerà le truffe delle banche
Scritto il 21/5/16 • nella Categoria: segnalazioni
Il 7 maggio, “Deutsche Wirtschafts Nachrichten” titolava: “Gli Usa pianficano un attacco frontale alle Corti in Europa via Ttip”, e argomentava che «l’urgenza dell’America di firmare il Ttip con l’Europa ha un motivo solido: le megabanche devono proteggersi da richieste da parte degli investitori europei che sostengono di essere stati truffati durante la crisi del debito… L’ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia ha rivelato il relae motivo – probabilmente involontariamente». In questo caso particolare, la megabanca che è stata citata in giudizio non è americana, ma tedesca, la Deutsche Bank, che l’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, ha citato come esempio da difendere, forse per fare appello ai tedeschi per proteggere le loro megabanche contro azioni legali da parte di investitori esteri (come gli italiani) che si lamentano. L’amministrazione Obama sembra dunque voler dire che, senza il Ttip, le megabanche in Europa (e le agenzie di rating Usa S&P, Moody’s e Fitch) potranno essere citate in giudizio da parte degli investitori truffati, proprio come è avvenuto con le banche americane come Jp Morgan Chase e Goldman Sachs negli Stati Uniti, che – dal momento che il Tttip non è ancora in vigore, nemmeno egli Stati Uniti – sono state costrette a pagare miliardi agli investitori truffati investitori.L’argomento qui, anche se solo implicitamente, sembra essere che il Ttip è il modo per proteggere megabanche e le agenzie di rating. Se questo è il punto dietro le dichiarazioni dell’ambasciatore statunitense in Italia, allora le sue parole parole vanno lette come un avvetimento agli europei: se il Ttip non viene firmato, anche le loro grandi banche potrebbero vedersi costrette a pagare miliardi di dollari agli investitori truffati. Citato dalla “Reuters”, John Phillips ha dichiarato che «è molto improbabile che un caso come quello di Deutsche Bank si ripeta e venga portato fuori dai centri finanziari principali, dove i procuratori hanno la conoscenza ed esperienza giuridica in casi di frodi sui mercati» del genere. Phillips sostiene chiaramente che le piccole procure come quella di Trani non sono abbastanza esperte da poter garantire la protezione delle grandi banche. “Dwn” sostiene che nel quadro del Ttip il problema probabilmente non sarebbe nemmeno sollevato davanti ad una corte, ma sarebbe semplicemente finito davanti ad un collegio arbitrale, dove gli investitori danneggiati non esercitano alcuna influenza e i diritti di questi investitori non verrebbero sicuramente protetti.Un altro esempio citato è quello della città tedesca di Pforzheim, che ha citato in giudizio con successo, presso la Corte federale di giustizia la megabamca Jp Morgan Chase, e dove il giudice ha permesso a Pforzheim di rifarsi di “danni accumulati per 57 milioni di euro”. Sotto Ttip, una megabanca multata in questo modo potrebbe a sua volta fare causa ai contribuenti della nazione per rifarsi della perdita. Sotto il Tttip, l’azienda multata potrebbe sostenere che la legge in base alla quale è stata multata viola il Ttip e costituisce una violazione di tale trattato. Se il collegio arbitrale si esprime in favore della megabanca il governo potrebbe ritrovarsi a dover pagare una multa, e, dal momento che non esiste nessuna corte d’appello per questi collegi arbitrali, queste sentenze sono definitive. Obama e altri sostenitori di questo sistema, che si chiama Isds, Meccanismo per la risoluzione delle controversie tra investitori e Stato, dicono che si tratta di un modo più efficace di trattare tali controversie. Negli affari commerciali internazionali, non solo elimina le Corti d’Appello, elimina gradualmente la democrazia, per multare il governo fino alla sottomissione definitiva a questi pannelli di tre arbitri internazionali, sempre più inclini verso le grandi aziende.(“Ttip necessario per proteggere le grandi banche, parola di ambasciatore Usa in Italia”, da “L’Antidiplomatico” del 10 maggio 2016).
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Re: TTIP
ECONOMIA & LOBBY- il F.Q.
Ttip, quattro motivi per dire no all’accordo
Il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è il più grande accordo di libero scambio della storia, che riguarda quasi un miliardo di persone e metà del Prodotto interno lordo mondiale. Le trattative sono andate avanti per tre anni (dal 2013) e tredici round tra esperti del Ministero del Commercio estero degli Usa ed esperti della Commissione europea, senza che se ne sapesse niente di preciso, a parte la promessa che l’accordo avrebbe creato più ricchezza, più reddito, più consumi e più posti di lavoro – la stessa promessa di tutti gli accordi di globalizzazione degli ultimi trent’anni, puntualmente smentita dai fatti. Uno squarcio di luce si è aperto agli inizi di questo mese di maggio, quando Greenpeace ha reso nota una parte consistente dei testi negoziali trafugati (248 pagine, due terzi circa), confermando le peggiori previsioni della società civile europea.
Le ragioni del No sono molte: primo, la segretezza orwelliana con cui l’accordo è stato concepito come se i diretti interessati non avessero il diritto di dire la loro prima della sua stesura definitiva. E questo è tanto più grave perché – come risulta dalle carte rese note da Greenpeace – all’industria invece questo diritto è stato ampiamente riconosciuto. Secondo, l’azzeramento e/o l’ammorbidimento degli standard sanitari e ambientali europei, più elevati di quegli esistenti negli Usa, che su questo terreno sono meno esigenti dei paesi europei. Terzo, la violazione del principio di precauzione riconosciuto dall’Unione europea, sostituito dalla richiesta statunitense di un approccio “basato sui rischi”, per gestire le sostanze pericolose piuttosto che di eliminarle.
Quarto, l’istituzione di comitati arbitrali per la soluzione delle controversie, che sono tribunali privati, privi di qualsiasi legittimità democratica. Quinto, le pesanti ricadute che tutto questo avrebbe sui diritti dei lavoratori. “Avevamo ragione noi e la società civile – dice Greenpeace – a essere preoccupati: con questi negoziati segreti rischiamo di perdere i progressi acquisiti con grandi sacrifici nella tutela ambientale e nella salute pubblica”.
E’ forse maturo il tempo per chiedersi se è ancora vero che la “legge” della specializzazione produttiva di un paese – sottostante la logica del commercio internazionale – accresce la produttività di quel paese, o se provoca invece la devastazione di intere aree e la miseria delle popolazioni che le abitano. E se è ancora vero che lo sviluppo del commercio estero è un fattore di crescita per tutti i partner dello scambio: l’esperienza degli ultimi decenni dimostra invece che quando la scambio avviene tra contraenti diversi per peso contrattuale come le multinazionali e i lavoratori, solo uno dei due contraenti ci guadagna, mentre l’altro ci perde. Le trattative sull’accordo sono ancora aperte ma in uno stadio avanzato, ed è dunque urgente mobilitarsi per bloccarne la conclusione, o introdurvi modifiche sostanziali come chiede la società civile in tutti i paesi europei.
Ttip, quattro motivi per dire no all’accordo
Il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è il più grande accordo di libero scambio della storia, che riguarda quasi un miliardo di persone e metà del Prodotto interno lordo mondiale. Le trattative sono andate avanti per tre anni (dal 2013) e tredici round tra esperti del Ministero del Commercio estero degli Usa ed esperti della Commissione europea, senza che se ne sapesse niente di preciso, a parte la promessa che l’accordo avrebbe creato più ricchezza, più reddito, più consumi e più posti di lavoro – la stessa promessa di tutti gli accordi di globalizzazione degli ultimi trent’anni, puntualmente smentita dai fatti. Uno squarcio di luce si è aperto agli inizi di questo mese di maggio, quando Greenpeace ha reso nota una parte consistente dei testi negoziali trafugati (248 pagine, due terzi circa), confermando le peggiori previsioni della società civile europea.
Le ragioni del No sono molte: primo, la segretezza orwelliana con cui l’accordo è stato concepito come se i diretti interessati non avessero il diritto di dire la loro prima della sua stesura definitiva. E questo è tanto più grave perché – come risulta dalle carte rese note da Greenpeace – all’industria invece questo diritto è stato ampiamente riconosciuto. Secondo, l’azzeramento e/o l’ammorbidimento degli standard sanitari e ambientali europei, più elevati di quegli esistenti negli Usa, che su questo terreno sono meno esigenti dei paesi europei. Terzo, la violazione del principio di precauzione riconosciuto dall’Unione europea, sostituito dalla richiesta statunitense di un approccio “basato sui rischi”, per gestire le sostanze pericolose piuttosto che di eliminarle.
Quarto, l’istituzione di comitati arbitrali per la soluzione delle controversie, che sono tribunali privati, privi di qualsiasi legittimità democratica. Quinto, le pesanti ricadute che tutto questo avrebbe sui diritti dei lavoratori. “Avevamo ragione noi e la società civile – dice Greenpeace – a essere preoccupati: con questi negoziati segreti rischiamo di perdere i progressi acquisiti con grandi sacrifici nella tutela ambientale e nella salute pubblica”.
E’ forse maturo il tempo per chiedersi se è ancora vero che la “legge” della specializzazione produttiva di un paese – sottostante la logica del commercio internazionale – accresce la produttività di quel paese, o se provoca invece la devastazione di intere aree e la miseria delle popolazioni che le abitano. E se è ancora vero che lo sviluppo del commercio estero è un fattore di crescita per tutti i partner dello scambio: l’esperienza degli ultimi decenni dimostra invece che quando la scambio avviene tra contraenti diversi per peso contrattuale come le multinazionali e i lavoratori, solo uno dei due contraenti ci guadagna, mentre l’altro ci perde. Le trattative sull’accordo sono ancora aperte ma in uno stadio avanzato, ed è dunque urgente mobilitarsi per bloccarne la conclusione, o introdurvi modifiche sostanziali come chiede la società civile in tutti i paesi europei.
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Re: TTIP
SCHIAVI E' BELLO
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WikiLeaks svela documenti sul Tisa. Così lobby e multinazionali cambieranno le nostre vite
Le aziende straniere potranno intervenire sulla regolamentazione dei servizi degli Stati sovrani: dalle telecomunicazioni al commercio elettronico e alla finanza. Il nodo cruciale della protezione dei dati personali
DI STEFANIA MAURIZI
25 maggio 2016
http://espresso.repubblica.it/internazi ... =HEF_RULLO
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Le aziende straniere potranno intervenire sulla regolamentazione dei servizi degli Stati sovrani: dalle telecomunicazioni al commercio elettronico e alla finanza. Il nodo cruciale della protezione dei dati personali
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Re: TTIP
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Wikileaks, ecco i documenti originali del testo base del Tisa
Nei file dell'organizzazione di Julian Assange il testo base delle negoziazioni
01 luglio 2015
http://espresso.repubblica.it/internazi ... a-1.219561
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Re: TTIP
NESSUNO MI AVEVA MAI SPIEGATO CHE AVREI FINITO I MIEI GIORNI ALL'INFERNO.
CON QUESTE ULTIME, CON QUELLE DEL TTIP, E QUELLE CHE SPARISCE UN BAMBINO OGNI 2 MINUTI, COME VOLETE CHIAMARLO QUESTO PIANETA????
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Re: TTIP
NESSUNO MI AVEVA MAI SPIEGATO CHE AVREI FINITO I MIEI GIORNI ALL'INFERNO.
CON QUESTE ULTIME, CON QUELLE DEL TTIP, E QUELLE CHE SPARISCE UN BAMBINO OGNI 2 MINUTI, COME VOLETE CHIAMARLO QUESTO PIANETA????
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