LA SFIDA del REFERENDUM

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camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da camillobenso »

VERO, FALSO, O A 72 ANNI CACCIARI HA SBARELLATO?????

LIBRE news

Cacciari: ma il M5S non farà guerra a Renzi sul referendum

Scritto il 21/6/16 • nella Categoria: idee Condividi


Il voto politicamente decisivo, per Renzi, era Milano. S’è salvato, a Milano, e adesso può continuare a raccontare che il voto non è politicamente significativo. Ma, a questo punto, la sfida di ottobre diventa per lui assolutamente decisiva. E, con i risultati di queste elezioni, se il Movimento 5 Stelle si dovesse impegnare davvero “pancia a terra” per il referendum, per il No, rischia la pelle. Ma non ne sono convinto: non sono affatto convinto che il Movimento 5 Stelle condurrà una battaglia all’ultimo respiro su questo tema, perché ormai è evidente che al Movimento 5 Stelle la riforma Renzi conviene, è molto semplice – a meno che Renzi non decida di cambiare la legge elettorale. Come vado ripetendo dall’inizio della sua avventura, quello dei 5 Stelle non è un movimento di destra, assolutamente, e quindi anche una certa riforma istituzionale molti dei militanti l’avrebbero appoggiata. Metà dell’elettorato e dei militanti 5 Stelle hanno una storia che è Ulivo, è centrosinistra; sono persone che la sciagurata direzione del centrosinistra, dell’Ulivo prima e del Pd dopo, ha perso per strada. Non hanno nulla a che fare, antropologicamente, col Fronte Nazionale e Lega, sono molto più simili agli Tsipras, ai Podemos. Quindi, perché dovrebbero schierarsi “usque ad mortem” contro Renzi sul referendum? Non credo che lo faranno, e non solo per ragioni tattiche.L’affermazione del Movimento 5 Stelle viene da lontano, e viene soprattutto dalle strutturali debolezze del Partito Democratico, che non dipendono tanto dalle lacerazioni interne, come si continua a blaterare, ma da una radicale debolezza del mondo in cui questo partito è stato organizzato fin dall’inizio, dimenticando totalmente il “problemino” di un suo radicamento territoriale, la valorizzazione delle energie locali. Sono scelte sciagurate, che dimostrano come la dirigenza ex socialdemocratico-comunista ed ex democristiana che hanno dato vita al Pd non comprendessero nulla, negli anni ‘90 e nel primo decennio del nuovo millennio, delle trasformazioni sociali e strutturali che erano in atto. Questo non è il senno di poi. Si chieda a Fassino delle decine di riunioni, anche con lui, e allora anche con Chiamparino, per vedere di organizzare un Partito Democratico federalistico, che puntasse sul radicamento territoriale nelle periferie. Le energie c’erano, basti pensare all’andamento del voto amministrativo nel ventennio berlusconiano: sempre vi era un’affermazione maggiore del centrosinistra, dell’Ulivo, rispetto al centrodestra.Tutto ciò è stato sradicato, è stato dimenticato, ed è da lì che nasce il successo dei grillini – da lì e poi, certo, anche da un movimento generale anti-sistema che è comune in tutta Europa. Ma la specificità del caso italiano va compresa lì. E non è che sia scomparsa la classe operaia, non è scomparso il lavoro dipendente. E cosa votano costoro, soprattutto i giovani? Votano 5 Stelle massicciamente, o stanno a casa. L’astensionismo? Impressionante, ma ormai è fisiologico: centrodestra e centrosinistra dovrebbero cambiare radicalmente (ma non c’è alcuna prospettiva), e diventare nuovamente attrattivi di settori dell’elettorato “ragionante”. Perché comunque questa non è l’astensione dell’indifferenza, è l’astensione del “non ne possiamo più”: non ne possiamo più di andare a scegliere in quale demagogia identificarci. Metà di quest’astensione è un’astensione matura, consapevole: non possiamo continuare a votare tra chi promette di più e chi è più incompetente. Questi dati non cambieranno fino a quando non ci sarà un’offerta politica più intelligente e più adeguata alle tragedie che viviamo.(Massimo Cacciari, “Risultato Torino sintomatico disastro Pd”, dichiarazioni rilasciate ad Anna Zippel per “Repubblica Tv” il 20 giugno 2016).
camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da camillobenso »

Già a maggio, Minzolini aveva riportato il Cacciari pensiero orientato al Si:

Augusto Minzolini

La raffinata similitudine del senatore di Forza Italia (Twitter)
"Dice Cacciari: la riforma costituzionale è brutta, ma è meglio di niente! È come dire se c'è solo la merda nel piatto mi mangio la merda. Geniale?! Sigh!"
27-mag-16


Dall'Espresso
camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da camillobenso »

DAGLI APPENDINI ALLE ANDE



LIBRE news

Roma e Torino sfrattano Renzi, l’Italia in cerca di un Piano-B
Scritto il 20/6/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi


Non c’è ancora un Piano-B, ma intanto vanno bene anche i 5 Stelle per fermare il Pd che mette l’Italia alla frusta in ossequio ai diktat di Bruxelles.

Avviso di sfratto per Renzi”, titolano i giornali dopo i ballottaggi di Roma e Torino: cartellino rosso per la casta di potere allineata all’establishment del rigore europeista.

«I verdetti di Roma e Torino raccontano una rivoluzione», scrive Massimo Gramellini sulla “Stampa”.

«All’ombra dei volti rassicuranti di due giovani donne, Virginia Raggi e Chiara Appendino, nelle urne è andata in scena la rivolta contro l’Ancien Régime, incarnato proprio da quel Renzi che avrebbe dovuto rottamarlo».



A guidarla, c’è «un inedito Terzo Stato, composto dai ceti che la crisi economica ha indebolito e che l’aristocrazia del centrosinistra ha escluso dalla gestione del potere».





Nella “rivoluzione” in atto, i 5 Stelle sono indispensabili per abbattere gli yesmen, ma non bastano a costruire un’alternativa credibile per uscire dalla crisi ribaltando i presupposti dell’assetto politico-economico.




Per la prima volta nella storia, annota Gramellini, la rabbia dei romani e dei torinesi si è manifestata attraverso il rifiuto di chiunque avesse un’esperienza pubblica consolidata: «Era tale il disgusto per i professionisti del ramo che l’acerbità delle due signore Cinquestelle è stata considerata una medaglia al valore».




La rivolta esplosa nelle urne «parte dalla pancia e quindi non fa sconti né differenze», né a Roma tra le macerie di Mafia Capitale, né a Torino, dove lo stesso gruppo di interessi «era al potere da troppi decenni e aveva creato un groviglio inestricabile di rapporti amicali e familiari».




Il crollo del Muro di Torino, largamente inatteso, fa impressione: i cittadini “licenziano” un vertice trasversale, politico a affaristico, che ha retto per 23 anni l’ex capitale della Fiat, l’unica grande città italiana a non aver conosciuto alternanze, negli ultimi decenni.





Un “regime” che si credeva granitico, al punto da ripresentarsi agli elettori con un volto archeologico come quello di Fassino.





Se al ballottaggio arrivano un renzista e un grillino, a vincere è il grillino, scrive ancora Gramellini: «Un’indicazione da brividi per i geni che hanno compicciato la nuova legge elettorale».



Gli elettori di Berlusconi e Salvini hanno scelto di premiare «quello tra i due candidati che si collocava a maggiore distanza dall’establishment europeista e finanziario, oggi identificato col renzismo».





Ed è questa, conclude l’editorialista, la sentenza clamorosa che le urne consegnano al dibattito politico: «Sorto in opposizione alla Casta, dopo due soli anni di governo il renzismo ha finito per diventarne il simbolo».





In altre parole, «è fallito il racconto del giovane politico di professione arrivato da Firenze per bonificare il suo partito e poi l’intero sistema, coniugando l’innovazione con la meritocrazia».






Per Grasmellini, la crisi del renzismo ha «una data di implosione ben precisa», cioè la cacciata di Marino, il “marziano a Roma” che era «il simbolo plastico di una diversità politica: quanto di più vicino alla “narrazione” renzista si potesse immaginare.






L’averlo cacciato in malo modo, quasi irridendolo come un corpo estraneo, ha simultaneamente appiccicato ai suoi epuratori l’etichetta di Casta 2.0.






Ha cioè reso il renzismo uguale a ciò che prometteva di cambiare, almeno agli occhi dell’elettore tradizionale di sinistra».







Negli anni del bipolarismo estremo, l’elettore Pd veniva spinto a votare il candidato indigesto “turandosi il naso”, per sbarrare la strada all’avversario leghista o berlusconiano.


Ma Raggi e Appendino «hanno facce e storie che non mettono paura a nessuno e contro di loro non poteva scattare il richiamo della foresta»


. Sullo sfondo, aggiunge Gramellini, «la crisi economica sta bruciando le carte della politica una dopo l’altra.



Ci erano rimasti due jolly: il renzismo e il grillismo. Uno forse ce lo siamo giocati. Rimane l’ultimo, che per fortuna in Italia è sempre il penultimo».



Tra quanti invece non hanno mai considerato “un jolly” il premier fiorentino, ma solo l’ultimo cavallo di Troia dei poteri forti, c’è Giulietto Chiesa, che teme che adesso Renzi farà il diavolo a quattro per recuperare il colpo: «Aspettiamoci mosse azzardate e colpi sotto la cintura. Soprattutto nel prossimo referendum di ottobre su Costituzione e Italicum».





Il M5S ha raccolto il risultato di questa catastrofe, certo «giovandosi anche dell’assenza di una destra che è ormai anch’essa allo sfacelo».





Un sistema di potere sta crollando, ma non c’è ancora un’alternativa praticabile.


L’unica certezza è negativa: il quadro politico di ieri non vale più.


«Lo stato del paese dice anche che il M5S, da solo, non sarà sufficiente».
soloo42001
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Iscritto il: 09/01/2015, 10:40

Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da soloo42001 »

A guidarla, c’è «un inedito Terzo Stato, composto dai ceti che la crisi economica ha indebolito e che l’aristocrazia del centrosinistra ha escluso dalla gestione del potere».

Lo ripeto da anni e anni.

Lo "strappo" risale al 2010-2011.

PRIMO ERRORE DI PD E BERSANI: ACCETTARE IL DILEGGIO DEL PROPRIO SCHEMA POLITICO.

Quello fu il momento in cui il PD a guida Bersani, un PD "ulivista", avrebbe potuto o quantomeno assolutamente dovuto tentare di decollare.
Venivamo dall'onda arancione, vittorie di CSX ovunque, persino a Milano feudo ciellino-belusconiano, referendum vinto.
E però già dal 2010 c'era chi erodeva il CSX dall'interno e dall'esterno.
Ricordate il dileggio della "foto di Vasto"? Giornaloni e intellettuali scatenati a urlare che "la coalizione non sta in piedi, troppo eterogenea"?

Come se avere alleati Di Pietro (che intercettava un 10-12% di elettori poi finiti dritti dritti a Grillo) e Vendola (che a sua volta intercettava
un 8-10% che oggi sta a casa o vota Grillo) fosse una cosa indegna.
Mentre invece è oggi degno avere Verdini in maggioranza (forse perchè più omogeneo al PD in effetti).

SECONDO ERRORE DI PD E BERSANI: NON FAR PAGARE IL CONTO ELETTORALE A CHI HA FATTO MACERIE

In realtà era tutto parte di un disegno.
Di Napolitano, Berlusconi in crisi, e altri.
Spostare lo sguardo del PD verso destra.
In modo di "mitigare" i danni fatti dalle destre,
porre riparo e preparare "un'alternativa a Berlusconi
praticamente uguale all'originale dal punto di vista politico".

A Napolitano e UE nel 2011 bisognava dire.
No grazie. Andiamo prima a elezioni e poi rimettiamo a posto le macerie delle destre.

Invece Bersani non ebbe il coraggio.
Vai poi a capire se fu mancanza di vista lunga, inania, inettitudine, viltà.
O se magari era d'accordo col disegno di Napolitano.

TERZO ERRORE DI PD E BERSANI: FAR PAGARE IL CONTO AI SOLITI NOTI, PER LA MAGGIORPARTE PROPRI ELETTORI

Si fece convincere a fare il governo di larghe intese con Monti e Berlusconi.
Il governo di emergenza nazionale.
Ma anche qui, a parte il blitz dei finanzieri a Cortina, a pagare il conto non furono evasori, mafiosi, corrotti, corruttori, ...
A pagare il conto furono per la maggioranza gli elettori di CSX, lavoratori, pensionati e pensionandi, che con la riforma
Fornero hanno permesso la riallocazione di decine di miliardi di prestazioni sociali in prospettiva a copertura dei buchi di bilancio.

QUARTO ERRORE DI PD E BERSANI: NON AFFERMARE I PROPRI VALORI E LA PROPRIA IDENTITA'

Poi arriviamo a fine 2012/2013.
Il gioco di Napolitano, Berlusconi e Monti è ormai scoperto.
Hanno "usato" Bersani e il PD per tenere in piedi la baracca, a spese degli elettori di CSX.
Fatto il lavoro sporco Berlusconi fa cadere il governo e Monti si presenta alle elezioni.
Drenando un 10% al centro che in parte poteva andare al PD... ovviamente.
Tutta la campagna elettorale fu improntata non contro le destre che avevano prodotto macerie
costringendo al governo Monti.
No.
Bersani la giocò tutta in difesa.
Difendendo timidamente l'alleato Vendola.
Difendendo penosamente il sociale contro il liberismo alla Ichino.
Forse percepiva il montare dell'onda liberista-renziana.
O forse era proprio incapace.
Quand'anche non condividesse quei valori tradizionali, quelli erano i valori di riferimento degli elettori CSX.
Andavano quindi affermati furiosamente anche solo per farsi votare dagli elettori di CSX.
Cinicamente, anche non credendoci

QUINTO ERRORE DI PD E BERSANI: RIELEZIONE DI NAPOLITANO

Perse le elezioni, perchè a quel punto furono gli elettori a far pagare il conto
a PD e Bersani stando a casa o votando 5S, PD/Bersani si trovò in una situazione
insostenibile.
Non in grado di affermare un'alternativa propositiva.
Senza più alleati, Di Pietro sparito, Vendola utilizzato per prendere il premio
di maggioranza, salvandosi dal disastro totale, e poi costretto a rifiutare
la logica della larga coalizione con Berlusconi/Monti.
Dileggiato, non del tutto a torto, nonostante tuttora io lo ritenga un errore, dai 5S.
Bersani non fu in grado di presentare una maggioranza di governo.
Sicchè si giunse all'elezione del nuovo PdR.
Fu proposto Prodi, bruciato dai 101 PD (renziani e d'alemiani).
A quel punto si pensò bene di confermare Napolitano affinchè fosse poi possibile
ripetere lo schema di larga coalizione.
Magari col contentino del presidente del consiglio PD.

SESTO E ULTIMO ERRORE DI PD E BERSANI: LE PRIMARIE APERTE

Venne così messo al lavoro Letta.
Programma non chiaro, simil-Monti, senza durata definita.
Larghe intese.
Pagano gli elettori del PD.
Riforme di destra.
Nel frattempo partiva la volata finale di Renzi.
Grande discussione sulle primarie del PD.
Aperte o meno, Bersani cede alle primarie aperte.
Nell'assemblea di condominio possono votare quelli del condominio vicino.
Rappresentanza stravolta.
DS scalzati. Sinistra morta e sepolta, non che fosse particolarmente
viva, vista la serie impressionante di errori strategici macroscopici.

SETTIMO ERRORE DI PD E RENZI: POLITICA FACILE CON LE DESTRE

Perse le primarie, lasciato il potere a Renzi, inizia una deriva diversa.
Destra e liberismo sono scontati.
La priorità è insediare il nuovo blocco di potere.
Nel PD, nelle istituzioni, nelle amministrazioni, in tutti i gangli di potere possibili immaginabili.
Renzi non scherza.
Avesse avuto Bersani un decimo della forza di volontà Renzi, i sei errori macroscopici
di cui sopra non sarebbero avvenuti. Non tutti almeno.
Renzi si è fatto un conto giusto e sbagliato al tempo stesso.
Governare con "le sinistre" è troppo difficile, occorrerebbe implementare roba costosa e faticosa,
servizi sociali, spending review a parità di servizi, tutela del lavoro dignitoso, beni comuni.
Soldi non ce n'è. E nanche la maggioranza al Senato.
Allora idea geniale!!! Far pagare... ai soliti noti... ancora sempre a loro.
Quindi il piano prevede semplicemente:
- dileggio e demolizione pubblica e morale di chi la pensa diversamente
- sostituzione dei consensi in uscita, elettorali e parlamentari, con centristi ex berlusconiani

OTTAVO ERRORE DI PD E RENZI: DELEGITTIMARE LA SINISTRA, ACCREDITARE DESTRA E LIBERISMO

Questa "trovata geniale" del rottamatore inizialmente paga.
Ma poi i nodi vengono di nuovo al pettine.
Si sta facendo pagare le macerie, e più in generale una crisi finanziaria epocale che
ha genesi nell'ideologia liberista, ai più deboli.
E così i 5S, che dopo le elezioni stavano cedendo terreno, decollano di nuovo.
Renzi scalza Letta, sfrutta la carica per insediarsi al potere.
Ma nel mentre legioni di cittadini vedono le proprie speranze per il futuro svanire.
Si prospetta un futuro da precari per i figli.
Una corsa a ostacoli per chi è nel mondo del lavoro.
Una pensione da fame fra decine di anni, forse, nel pieno della vecchiaia.
Nel mentre i soliti noti si arricchiscono, altri soliti noti pagano il conto.
Di fronte allo scandalo politico il rottamatore insiste.
E' colpa di quelli prima, io non c'entro.
Avendo in maggioranza i destri responsabili delle macerie, avendo aderito al
credo liberista, "quelli di prima" diventano le sinistre.
Ancora più delegittimate di fronte al pubblico acritico, immemore e beota.

NONO ERRORE DI PD E RENZI: LE RIFORME CIALTRONESCHE

A quel punto inizia il declino.
Per consolidare il potere e dare un'immagine positiva si elaborano riforme pasticciate
e legge elettorale antidemocratica.
Pasticciate per via del fatto che Napolitano pretese dall'inizio il coinvolgimento delle destre,
e quindi frutto di compromessi non certo virtuosi, dati i personaggi.
Ma sono il biglietto da visita di Renzi, quindi vanno difese alla morte, per non perdere la faccia.
Sicchè arriviamo al referendum di ottobre con la spada di damocle che se vincono i SI
avremo contribuito come sinistra (perchè la genesi storica del PD è e rimane di sinistra)
a un disastro politico di proporzioni bibliche.
Senza contare il fatto che la minoranza PD, il nucleo degli ex DS, della ex sinistra, tutto
approvano, pur dichiarando pubblicamente ciò che approvano NEGATIVO.
Contribuendo in questo al danno.
E dando pure ulteriori argomenti di critica feroce e dileggio ai detrattori della sinistra, a partire da Renzi.

DECIMO ERRORE DI PD E RENZI: ACCETTAZIONE DEL MALAFFARE

E poi scoppia il caso di mafia capitale.
A Roma, ma poi anche in Campania, Calabria, Sicilia.
Si scopre che certi ambienti del PD sono tutt'altro che puliti.
Ma non si può fare pulizia.
Crollerebbe tutto.
E poi, detto fuori dai denti, il modo renziano di "fare politica al vertice"
ben si coniuga con quel certo modo di "fare politica sui territori".
E' un grande paese questo, c'è posto per tutti.
A Renzi e ai suoi basta stare al vertice e godersela.

UNDICESIMO ERRORE DI PD E RENZI: SFIDUCIA A MARINO E RESA AI POTERI FORTI

E nel mentre finalmente arriviamo al caso Marino.
Il personaggio era fino a ieri considerato serio ed affidabile.
Partecipò alle primarie del PD.
Fu presidente della commissione sanità del senato ai tempi del caso Englaro.
Partecipò e vince le primarie a sindaco di Roma dopo il disastro Alemanno.
Vinse col 65% le amministrative.
Era un dilettante? Senz'altro.
Era sprovveduto? In parte certamente, col senno di poi.
Ma non lo sono forse pure i 5S?
E le primarie non servono proprio a portare aria nuova?
Gente non necessariamente collegata allo status quo?
E poi a cosa serve avere dietro un grande partito come il PD, se non ad avere
una forza politica che da solo, specie se sei un dilettante, non puoi avere?
Marino iniziò a fare cose.
Cose anche "grilline".
La zona pedonale Colosseo-Piazza Venezia.
Tentativi di pulizia nell'ATAC.
Difesa dell'ACEA come azienda pubblica.
Chiusura di Malagrotta.
Certo si mise contro molti poteri, come accadrà ai grillini, alla Raggi.
Ma come potrebbe essere altrimenti se si vuole cambiare uno status quo incancrenito?
Il PD doveva supportarlo alla morte.
Doveva supplire alla sua mediocrità guidandolo.
Aiutandolo, non ricattandolo coi mancati finanziamenti.
Difendendolo, non dando ulteriori argomenti di dileggio ai giornali dei palazzinari.
Perchè alla fine contano i fatti.
E l'implementazione del processo di riciclo dei rifiuti urbani per i cittadini conta molto di più di uno sgarbo al vaticano.
L'apertura di asili nido, la pulizia dell'ATAC per i cittadini vale molto più di eventuali male figure.
Se presentati ai media in modo opportuno... e ai renziani i mezzi per comunicare certo non mancavano.
E invece eccolo qui il Renzi.
Diamogli addosso.
Dopotutto è un grillino nel PD.
E poi ostacola l'insediamento del nuovo blocco di potere (lo stesso di prima ma con fili e connessioni
diversi).
E così si monta una caso.
Una sfiducia politica plateale.
Manco avessero a che fare con un matto.
Col risultato che la "ggente de' roma", la stessa che l'ha eletto col 65%, poi da la colpa di tutto al PD.
Tanto più che c'era pure mafia capitale in mezzo.
E arriviamo a oggi.





Perchè ho scritto questa lunghissima ricostruzione?

Perchè vedo tante, tantissime tesi in giro, compreso Cacciari, che prescindono dal percorso storico.
Il referendum è presentato come un si o un no a renzi.
Un si di chi vuole migliorare contro un no di chi vuole solo rosicare.

E invece non solo c'è il merito delle riforme ad essere negativo.
Ma c'è anche tutto un percorso storico negativo che dal 2010 ci porta a oggi.
Un percorso che dobbiamo tenere bene a mente nell'impostare la campagna referendaria.

Renzi c'entra fino a un certo punto.
Bersani quando era al suo posto si è fatto incastrare con riforme simili.
Ora va scardinato completamente il percorso politico impostato da Napolitano.
E' quello delle larghe intese perpetue.
E' quello del "pagano i soliti noti".
E' quello del "a chi tocca nun se 'ngrugna".
E' quello della rinuncia alla politica: chi vince comanda per 5 anni.
E' quello del "non possiamo permetterci certi lussi... perchè tanto ladri ed evasori ci saranno sempre".


A mio avviso la salvezza sarebbe tornare a un sistema proporzionale puro (con due camere elette con stessa legge elettorale).
E da li ripartire.
Dialogo e sintesi politica fra forze politiche distinte e legittimamente elette e contrapposte.

Per fare questo occorre prima di tutto partire dal NO al referendum.

Poi si vedrà.


soloo42001
pancho
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Iscritto il: 21/02/2012, 19:25

Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da pancho »

soloo42001 ha scritto:
A guidarla, c’è «un inedito Terzo Stato, composto dai ceti che la crisi economica ha indebolito e che l’aristocrazia del centrosinistra ha escluso dalla gestione del potere».
Lo ripeto da anni e anni.

Lo "strappo" risale al 2010-2011.

PRIMO ERRORE DI PD E BERSANI: ACCETTARE IL DILEGGIO DEL PROPRIO SCHEMA POLITICO.

Quello fu il momento in cui il PD a guida Bersani, un PD "ulivista", avrebbe potuto o quantomeno assolutamente dovuto tentare di decollare.
Venivamo dall'onda arancione, vittorie di CSX ovunque, persino a Milano feudo ciellino-belusconiano, referendum vinto.
E però già dal 2010 c'era chi erodeva il CSX dall'interno e dall'esterno.
Ricordate il dileggio della "foto di Vasto"? Giornaloni e intellettuali scatenati a urlare che "la coalizione non sta in piedi, troppo eterogenea"?

Come se avere alleati Di Pietro (che intercettava un 10-12% di elettori poi finiti dritti dritti a Grillo) e Vendola (che a sua volta intercettava
un 8-10% che oggi sta a casa o vota Grillo) fosse una cosa indegna.
Mentre invece è oggi degno avere Verdini in maggioranza (forse perchè più omogeneo al PD in effetti).

SECONDO ERRORE DI PD E BERSANI: NON FAR PAGARE IL CONTO ELETTORALE A CHI HA FATTO MACERIE

In realtà era tutto parte di un disegno.
Di Napolitano, Berlusconi in crisi, e altri.
Spostare lo sguardo del PD verso destra.
In modo di "mitigare" i danni fatti dalle destre,
porre riparo e preparare "un'alternativa a Berlusconi
praticamente uguale all'originale dal punto di vista politico".

A Napolitano e UE nel 2011 bisognava dire.
No grazie. Andiamo prima a elezioni e poi rimettiamo a posto le macerie delle destre.

Invece Bersani non ebbe il coraggio.
Vai poi a capire se fu mancanza di vista lunga, inania, inettitudine, viltà.
O se magari era d'accordo col disegno di Napolitano.

TERZO ERRORE DI PD E BERSANI: FAR PAGARE IL CONTO AI SOLITI NOTI, PER LA MAGGIORPARTE PROPRI ELETTORI

Si fece convincere a fare il governo di larghe intese con Monti e Berlusconi.
Il governo di emergenza nazionale.
Ma anche qui, a parte il blitz dei finanzieri a Cortina, a pagare il conto non furono evasori, mafiosi, corrotti, corruttori, ...
A pagare il conto furono per la maggioranza gli elettori di CSX, lavoratori, pensionati e pensionandi, che con la riforma
Fornero hanno permesso la riallocazione di decine di miliardi di prestazioni sociali in prospettiva a copertura dei buchi di bilancio.

QUARTO ERRORE DI PD E BERSANI: NON AFFERMARE I PROPRI VALORI E LA PROPRIA IDENTITA'

Poi arriviamo a fine 2012/2013.
Il gioco di Napolitano, Berlusconi e Monti è ormai scoperto.
Hanno "usato" Bersani e il PD per tenere in piedi la baracca, a spese degli elettori di CSX.
Fatto il lavoro sporco Berlusconi fa cadere il governo e Monti si presenta alle elezioni.
Drenando un 10% al centro che in parte poteva andare al PD... ovviamente.
Tutta la campagna elettorale fu improntata non contro le destre che avevano prodotto macerie
costringendo al governo Monti.
No.
Bersani la giocò tutta in difesa.
Difendendo timidamente l'alleato Vendola.
Difendendo penosamente il sociale contro il liberismo alla Ichino.
Forse percepiva il montare dell'onda liberista-renziana.
O forse era proprio incapace.
Quand'anche non condividesse quei valori tradizionali, quelli erano i valori di riferimento degli elettori CSX.
Andavano quindi affermati furiosamente anche solo per farsi votare dagli elettori di CSX.
Cinicamente, anche non credendoci

QUINTO ERRORE DI PD E BERSANI: RIELEZIONE DI NAPOLITANO

Perse le elezioni, perchè a quel punto furono gli elettori a far pagare il conto
a PD e Bersani stando a casa o votando 5S, PD/Bersani si trovò in una situazione
insostenibile.
Non in grado di affermare un'alternativa propositiva.
Senza più alleati, Di Pietro sparito, Vendola utilizzato per prendere il premio
di maggioranza, salvandosi dal disastro totale, e poi costretto a rifiutare
la logica della larga coalizione con Berlusconi/Monti.
Dileggiato, non del tutto a torto, nonostante tuttora io lo ritenga un errore, dai 5S.
Bersani non fu in grado di presentare una maggioranza di governo.
Sicchè si giunse all'elezione del nuovo PdR.
Fu proposto Prodi, bruciato dai 101 PD (renziani e d'alemiani).
A quel punto si pensò bene di confermare Napolitano affinchè fosse poi possibile
ripetere lo schema di larga coalizione.
Magari col contentino del presidente del consiglio PD.

SESTO E ULTIMO ERRORE DI PD E BERSANI: LE PRIMARIE APERTE

Venne così messo al lavoro Letta.
Programma non chiaro, simil-Monti, senza durata definita.
Larghe intese.
Pagano gli elettori del PD.
Riforme di destra.
Nel frattempo partiva la volata finale di Renzi.
Grande discussione sulle primarie del PD.
Aperte o meno, Bersani cede alle primarie aperte.
Nell'assemblea di condominio possono votare quelli del condominio vicino.
Rappresentanza stravolta.
DS scalzati. Sinistra morta e sepolta, non che fosse particolarmente
viva, vista la serie impressionante di errori strategici macroscopici.

SETTIMO ERRORE DI PD E RENZI: POLITICA FACILE CON LE DESTRE

Perse le primarie, lasciato il potere a Renzi, inizia una deriva diversa.
Destra e liberismo sono scontati.
La priorità è insediare il nuovo blocco di potere.
Nel PD, nelle istituzioni, nelle amministrazioni, in tutti i gangli di potere possibili immaginabili.
Renzi non scherza.
Avesse avuto Bersani un decimo della forza di volontà Renzi, i sei errori macroscopici
di cui sopra non sarebbero avvenuti. Non tutti almeno.
Renzi si è fatto un conto giusto e sbagliato al tempo stesso.
Governare con "le sinistre" è troppo difficile, occorrerebbe implementare roba costosa e faticosa,
servizi sociali, spending review a parità di servizi, tutela del lavoro dignitoso, beni comuni.
Soldi non ce n'è. E nanche la maggioranza al Senato.
Allora idea geniale!!! Far pagare... ai soliti noti... ancora sempre a loro.
Quindi il piano prevede semplicemente:
- dileggio e demolizione pubblica e morale di chi la pensa diversamente
- sostituzione dei consensi in uscita, elettorali e parlamentari, con centristi ex berlusconiani

OTTAVO ERRORE DI PD E RENZI: DELEGITTIMARE LA SINISTRA, ACCREDITARE DESTRA E LIBERISMO

Questa "trovata geniale" del rottamatore inizialmente paga.
Ma poi i nodi vengono di nuovo al pettine.
Si sta facendo pagare le macerie, e più in generale una crisi finanziaria epocale che
ha genesi nell'ideologia liberista, ai più deboli.
E così i 5S, che dopo le elezioni stavano cedendo terreno, decollano di nuovo.
Renzi scalza Letta, sfrutta la carica per insediarsi al potere.
Ma nel mentre legioni di cittadini vedono le proprie speranze per il futuro svanire.
Si prospetta un futuro da precari per i figli.
Una corsa a ostacoli per chi è nel mondo del lavoro.
Una pensione da fame fra decine di anni, forse, nel pieno della vecchiaia.
Nel mentre i soliti noti si arricchiscono, altri soliti noti pagano il conto.
Di fronte allo scandalo politico il rottamatore insiste.
E' colpa di quelli prima, io non c'entro.
Avendo in maggioranza i destri responsabili delle macerie, avendo aderito al
credo liberista, "quelli di prima" diventano le sinistre.
Ancora più delegittimate di fronte al pubblico acritico, immemore e beota.

NONO ERRORE DI PD E RENZI: LE RIFORME CIALTRONESCHE

A quel punto inizia il declino.
Per consolidare il potere e dare un'immagine positiva si elaborano riforme pasticciate
e legge elettorale antidemocratica.
Pasticciate per via del fatto che Napolitano pretese dall'inizio il coinvolgimento delle destre,
e quindi frutto di compromessi non certo virtuosi, dati i personaggi.
Ma sono il biglietto da visita di Renzi, quindi vanno difese alla morte, per non perdere la faccia.
Sicchè arriviamo al referendum di ottobre con la spada di damocle che se vincono i SI
avremo contribuito come sinistra (perchè la genesi storica del PD è e rimane di sinistra)
a un disastro politico di proporzioni bibliche.
Senza contare il fatto che la minoranza PD, il nucleo degli ex DS, della ex sinistra, tutto
approvano, pur dichiarando pubblicamente ciò che approvano NEGATIVO.
Contribuendo in questo al danno.
E dando pure ulteriori argomenti di critica feroce e dileggio ai detrattori della sinistra, a partire da Renzi.

DECIMO ERRORE DI PD E RENZI: ACCETTAZIONE DEL MALAFFARE

E poi scoppia il caso di mafia capitale.
A Roma, ma poi anche in Campania, Calabria, Sicilia.
Si scopre che certi ambienti del PD sono tutt'altro che puliti.
Ma non si può fare pulizia.
Crollerebbe tutto.
E poi, detto fuori dai denti, il modo renziano di "fare politica al vertice"
ben si coniuga con quel certo modo di "fare politica sui territori".
E' un grande paese questo, c'è posto per tutti.
A Renzi e ai suoi basta stare al vertice e godersela.

UNDICESIMO ERRORE DI PD E RENZI: SFIDUCIA A MARINO E RESA AI POTERI FORTI

E nel mentre finalmente arriviamo al caso Marino.
Il personaggio era fino a ieri considerato serio ed affidabile.
Partecipò alle primarie del PD.
Fu presidente della commissione sanità del senato ai tempi del caso Englaro.
Partecipò e vince le primarie a sindaco di Roma dopo il disastro Alemanno.
Vinse col 65% le amministrative.
Era un dilettante? Senz'altro.
Era sprovveduto? In parte certamente, col senno di poi.
Ma non lo sono forse pure i 5S?
E le primarie non servono proprio a portare aria nuova?
Gente non necessariamente collegata allo status quo?
E poi a cosa serve avere dietro un grande partito come il PD, se non ad avere
una forza politica che da solo, specie se sei un dilettante, non puoi avere?
Marino iniziò a fare cose.
Cose anche "grilline".
La zona pedonale Colosseo-Piazza Venezia.
Tentativi di pulizia nell'ATAC.
Difesa dell'ACEA come azienda pubblica.
Chiusura di Malagrotta.
Certo si mise contro molti poteri, come accadrà ai grillini, alla Raggi.
Ma come potrebbe essere altrimenti se si vuole cambiare uno status quo incancrenito?
Il PD doveva supportarlo alla morte.
Doveva supplire alla sua mediocrità guidandolo.
Aiutandolo, non ricattandolo coi mancati finanziamenti.
Difendendolo, non dando ulteriori argomenti di dileggio ai giornali dei palazzinari.
Perchè alla fine contano i fatti.
E l'implementazione del processo di riciclo dei rifiuti urbani per i cittadini conta molto di più di uno sgarbo al vaticano.
L'apertura di asili nido, la pulizia dell'ATAC per i cittadini vale molto più di eventuali male figure.
Se presentati ai media in modo opportuno... e ai renziani i mezzi per comunicare certo non mancavano.
E invece eccolo qui il Renzi.
Diamogli addosso.
Dopotutto è un grillino nel PD.
E poi ostacola l'insediamento del nuovo blocco di potere (lo stesso di prima ma con fili e connessioni
diversi).
E così si monta una caso.
Una sfiducia politica plateale.
Manco avessero a che fare con un matto.
Col risultato che la "ggente de' roma", la stessa che l'ha eletto col 65%, poi da la colpa di tutto al PD.
Tanto più che c'era pure mafia capitale in mezzo.
E arriviamo a oggi.


Perchè ho scritto questa lunghissima ricostruzione?

Perchè vedo tante, tantissime tesi in giro, compreso Cacciari, che prescindono dal percorso storico.
Il referendum è presentato come un si o un no a renzi.
Un si di chi vuole migliorare contro un no di chi vuole solo rosicare.

E invece non solo c'è il merito delle riforme ad essere negativo.
Ma c'è anche tutto un percorso storico negativo che dal 2010 ci porta a oggi.
Un percorso che dobbiamo tenere bene a mente nell'impostare la campagna referendaria.

Renzi c'entra fino a un certo punto.
Bersani quando era al suo posto si è fatto incastrare con riforme simili.
Ora va scardinato completamente il percorso politico impostato da Napolitano.
E' quello delle larghe intese perpetue.
E' quello del "pagano i soliti noti".
E' quello del "a chi tocca nun se 'ngrugna".
E' quello della rinuncia alla politica: chi vince comanda per 5 anni.
E' quello del "non possiamo permetterci certi lussi... perchè tanto ladri ed evasori ci saranno sempre".


A mio avviso la salvezza sarebbe tornare a un sistema proporzionale puro (con due camere elette con stessa legge elettorale).
E da li ripartire.
Dialogo e sintesi politica fra forze politiche distinte e legittimamente elette e contrapposte.

Per fare questo occorre prima di tutto partire dal NO al referendum.

Poi si vedrà.


soloo42001
Concordo con te soloo42001. Ne potrei aggiungere altre ma bastano queste per capire che il "povero" Bersani ha cercato di tenere in vita quel bimbo (partito) che ha contribuito a generare.

E' il vecchio stampo di politico che sacrifica se stesso pensando di fare un bene al partito e non si e' accorto pero che glielo stavano mettendo in quel posto.

Cose che nei vecchi politici si vedevano di rado ma che oggi succedono quasi quotidianamente.

Oggi ad Agora mi ha fatto un po pena nel senso buono del termine.

Si e' accorto troppo tardi del suo errore e questo in politica e' grave.

Questi errori, purtroppo e mi dispiace per lui, dovrebbero essere pagati lasciando la politica.

Non deve essere un mestiere la politica ma un tempo che un' individuo offre alla comunità e se lo facesse sarebbe un punto a suo favore e un punto a favore della buona politica.

Tutto qui


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
soloo42001
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da soloo42001 »

Non deve essere un mestiere la politica ma un tempo che un' individuo offre alla comunità e se lo facesse sarebbe un punto a suo favore e un punto a favore della buona politica.

Mi sa che sei un po' ingenuo.
Al buon Bersani trascinato in errore suo malgrado io non credo più.
Tali e tanti sono stati gli errori politici.
E poi non era da solo.
Tutto il PD gli è andato dietro.

Quindi non di errori si tratta, ma di scelte deliberate.
A spese nostre.

Almeno Renzi ce lo dice in faccia di non rompere.
Bersani invece si nasconde dietro una maschera di finta generosità politica.
Ma sempre a spese nostre hanno risolto.

Un saluto (non un salutone... il ciaone riserviamolo a Renzi).


soloo42001
pancho
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da pancho »

soloo42001 ha scritto:
Non deve essere un mestiere la politica ma un tempo che un' individuo offre alla comunità e se lo facesse sarebbe un punto a suo favore e un punto a favore della buona politica.

Mi sa che sei un po' ingenuo.
Al buon Bersani trascinato in errore suo malgrado io non credo più.Tutto il PD gli è andato dietro.
Tali e tanti sono stati gli errori politici.
E poi non era da solo.


Quindi non di errori si tratta, ma di scelte deliberate.
A spese nostre.

Almeno Renzi ce lo dice in faccia di non rompere.
Bersani invece si nasconde dietro una maschera di finta generosità politica.
Ma sempre a spese nostre hanno risolto.

Un saluto (non un salutone... il ciaone riserviamolo a Renzi).


soloo42001
Mi riferivo al solo Bersani soloo42001. E' un politico di vecchio stampo per quel che lo conoscevo io. Non so se nel frattempo sia completamente cambiato. Quindi, rimenendo nelle tua risposta, ritengo abbia e continui tutt'ora sbagliare . Non intende in alcun modo far fallire questo PD. Pensa si poterlo riformare ma purtroppo con questa classe politica che guarda solo i propri interessi non puo MAI venirne fuori. Aver contribuito a far morire il PCI per analisi prettamente personali che non condivido ma che accetto e ora far morire questo PD vorrebbe dire mettere in discussione tutta la sua vita politica e questo non lo fara' mai!

un salutone (prima del ciano sono arrivato io ;-)
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
soloo42001
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da soloo42001 »

pancho ha scritto:
soloo42001 ha scritto:
Non deve essere un mestiere la politica ma un tempo che un' individuo offre alla comunità e se lo facesse sarebbe un punto a suo favore e un punto a favore della buona politica.

Mi sa che sei un po' ingenuo.
Al buon Bersani trascinato in errore suo malgrado io non credo più.Tutto il PD gli è andato dietro.
Tali e tanti sono stati gli errori politici.
E poi non era da solo.


Quindi non di errori si tratta, ma di scelte deliberate.
A spese nostre.

Almeno Renzi ce lo dice in faccia di non rompere.
Bersani invece si nasconde dietro una maschera di finta generosità politica.
Ma sempre a spese nostre hanno risolto.

Un saluto (non un salutone... il ciaone riserviamolo a Renzi).


soloo42001
Mi riferivo al solo Bersani soloo42001. E' un politico di vecchio stampo per quel che lo conoscevo io. Non so se nel frattempo sia completamente cambiato. Quindi, rimenendo nelle tua risposta, ritengo abbia e continui tutt'ora sbagliare . Non intende in alcun modo far fallire questo PD. Pensa si poterlo riformare ma purtroppo con questa classe politica che guarda solo i propri interessi non puo MAI venirne fuori. Aver contribuito a far morire il PCI per analisi prettamente personali che non condivido ma che accetto e ora far morire questo PD vorrebbe dire mettere in discussione tutta la sua vita politica e questo non lo fara' mai!

un salutone (prima del ciano sono arrivato io ;-)

Finalmente diciamo peste e corna di quei vescovi che per difendere la reputazione della chiesa
ignorano la pedofilia e spostano i preti pedofili da un posto all'altro.
E giustamente gli imputiamo le conseguenze del non aver agito da capi, da rappresentanti di un popolo.
Quello cristiano, che magari in massima parte ai preti pedofili gli darebbe fuoco.
Conseguenze che sono, da un lato il moltiplicarsi delle vittime innocenti.
Dall'altro un gravissimo danno non più alla sola reputazione, ma alla credibilità stessa della chiesa come organizzazione.
Anche in questo caso si parla di "uomini di un'altra epoca", completamente immersi nell'idea della chiesa come fortino
da difendere a tutti i costi, ragione di stato, il fine giustifica i mezzi, ecc..

Cosa cambia se parliamo di un dirigente di partito che fa milioni di vittime condannandole alla miseria per la stessa
esatta ragione: difendere alla morte il fortino.

Il punto è che un'organizzazione politica, chiesa o partito che sia, esiste con la missione di difendere e diffondere
certi valori, e difendere e rappresentare una certa comunità (politica o religiosa che sia).
Quando si verificano le condizioni per cui l'organizzazione non è più funzionale a quegli scopi originari,
i suoi "capi" (vescovi o segretari che siano) hanno il dovere di porre rimedio.
Anche smontando l'organizzazione pezzo per pezzo e ripartendo da capo.
Spiacente per loro... questo vuol dire ESSERE CAPI. Onori ed oneri.
Sennò stanno a casa a riposarsi.

Vale per Ratzinger e i mille scandali del vaticano.
Vale per Bersani e i mille scandali di DL/DS/PD/PPI/PCI.

E comunque sei sicuro che "la difesa del fortino" non sia una maschera.
L'alibi dietro al quale il buon emiliano non ha fatto altro che fare "politica facile" come Renzi,
ovvero impoverire i deboli per chiudere un buco finanziario?

Io non lo so. Ma in entrambe le ipotesi dovrebbe tornare a casa.
Su questo siamo d'accordo.


soloo42001
camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da camillobenso »

La Brexit travolge Renzi, adesso volano i No al referendum
Scritto il 28/6/16 • nella Categoria: segnalazioni Condividi


Basta giri di parole e commissariamenti, meglio libertà e democrazia. Da Londra a Roma, l’onda del Brexit rischia di travolgere Matteo Renzi: contro la “rottamazione” della Costituzione voterebbe il 54% degli italiani, incluso il 22% degli elettori del Pd. L’“Huffington Post” ha pubblicato il primo sondaggio sul referendum di ottobre dopo il voto che ha sancito l’addio del Regno Unito all’Unione Europea. E le percentuali non lasciano spazio di vittoria per il premier, che ha investito tutto sul buon esito della consultazione sulla riforma costituzionale, scrive il “Giornale”. Secondo il sondaggio di “ScenariPolitici” realizzato in esclusiva per l’“Huffington Post”, la maggioranza degli italiani oggi sarebbe orientata a votare contro la manomissione della Costituzione e lo smantellamento del Senato elettivo. «Il 54% degli intervistati voterebbe contro la riforma, il 46% a favore», si legge sul sito diretto da Lucia Annunziata, pur consapevole che si tratti di dati ancora «suscettibili di sostanziali modifiche, visto che meno di un italiano su due oggi è certo di andare a votare».Come racconta Adalberto Signore sul “Giornale”, Renzi sarebbe rimasto molto colpito dalle immagini di David Cameron che davanti all’ingresso del numero 10 di Downing Street annuncia le dimissioni da primo ministro. «Il premier – scrive Sergio Rame – inizia a sospettare che aver indetto un referendum sul ddl Boschi possa essere stato un azzardo. Anche perché ha promesso di lasciare la politica nel caso in cui dovesse passare il “no”. Uscire da questo angolo è pressoché impossibile». Secondo “ScenariPolitici”, il 23% degli italiani non ha ancora deciso cosa votare. Il 29%, invece, non andrà a votare. Non solo. Appena il 28% degli intervistati considera la riforma renziana “una priorità per l’Italia”, mentre per il 49% è molto meglio “focalizzarsi su altre tematiche più urgenti”.Nel frattempo, il fronte del “no” si sta muovendo compatto. Le opposizioni hanno già iniziato la campagna per non far passare il ddl Boschi dalle forche referendarie e, quindi, mandare a casa Renzi. Il “no” starebbe addirittura conquistando l’elettorato del Pd: sempre secondo “ScenariPolitici”, il 22% degli elettori “Dem” sarebbe infatti pronto a votare “no”. «Per Renzi, insomma, sembra non esserci scampo». Lo si può capire: tutta la sua politica, finora, è stata orientata in un’unica direzione – assecondare i diktat dell’élite che usa la Germania come kapò europeo, fingendo però di introdurre brillanti (e indolori) innovazioni. Dopo la porta in faccia sbattuta dagli inglesi, sul muso della Merkel innanzitutto, cresce la voglia di emulazione. Perché dare ancora retta ai pigolii di Renzi, quando è possibile dire dei “no” nettissimi? Ed ecco, per il premier, il grande rischio del referendum di ottobre, annunciato anche dal crollo del Pd alle amministrative.
camillobenso
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM

Messaggio da camillobenso »

LA CALDA ESTATE DEL 2016


POLITICA

Italicum e referendum, la democrazia renziana tra manovre e baratti

Politica
di Daniela Gaudenzi | 1 luglio 2016
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Daniela Gaudenzi
Esperta di giustizia, liberacittadinanza.it

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Le riforme costituzionali e la legge elettorale sono una cosa troppo seria per diventare merce di scambio per battaglie interne ad un partito o per manovre in funzione di vecchie e nuove maggioranze, dopo essere già state malamente usate da Renzi come strumento propagandistico che gli si è ritorto pesantemente contro.

Sono passati solo pochi giorni ma sembra un’altra era politica quando Renzi, defilato dalla campagna delle amministrative, dove i candidati sindaci cercavano di schivarlo, si concentrava al convegno dei giovani di Confindustria con accenti da ultima spiaggia sulla riforma costituzionale “spartiacque della governabilità del paese, arma contro gli inciuci e le ammucchiate del giorno dopo il voto, decisiva per l’Italia, perché oggi il sistema è programmato per non far funzionare nulla mentre chi verrà dopo di me dovrà solo pigiare un tasto”.

Quando parlava della bocciatura della riforma Costituzionale come un pericolo per la governabilità e una minaccia per lo sviluppo del paese ed illustrava “le magnifiche sorti e progressive” delle sue riforme il presidente del Consiglio includeva nel pacchetto riformatore l’Italicum, formalmente in vigore dal 1° luglio, celebrato da sempre come la legge in grado, grazie al ballottaggio e al superlativo premio di maggioranza annesso, di far sapere ai cittadini la sera dello spoglio da chi saranno governati.

Solo che in giugno nel corso del suo “tour economico” per l’Italia, dopo le premesse autocelebrative (“In 70 anni nessuno ha fatto meglio di noi”) e le valutazioni catastrofiche (“se vince il No in Europa non ci fila più nessuno e l’Italia diventa ingovernabile”), poteva ancora azzardare in vista dei ballottaggi, quello che oggi è semplicemente assurdo, anche per lui.

Prima dei risultati di Roma e di Torino, forse per farsi coraggio, sosteneva ancora che “laddove ci fosse un ballottaggio a livello nazionale sarebbe tra Pd e centrodestra”. Oggi Renzi e il Pd devono fare i conti con l’aria che tira e con i sondaggi, l’ultimo quello di Demos per Repubblica che registra un incremento di 5 punti per il M5S al 32% e attribuisce al partito di Renzi il 30%: ed il centrodestra anche mettendo insieme tutti resterebbe escluso. L’Italicum, costruito sulle esigenze e le prospettive del Pd delle Europee al 40%, oggi stando alle rilevazioni con tutti i noti limiti, garantirebbe al ballottaggio al Movimento fondato da Grillo ben 10 punti di vantaggio: 54,7% a 45,3%.

L’Italicum non è una buona legge, né se fa vincere Renzi né se fa vincere il M5S e la minoranza del Pd che si è sempre dichiarata contraria (ed in parte ha votato contro) e ne ha rilevato i numerosi limiti, che ovviamente non si esauriscono nel premio di maggioranza alla lista piuttosto che alla coalizione, fa bene a chiedere modifiche molto in extremis purché riguardino in primis la quota insostenibile dei nominati.

Il sospetto abbastanza legittimo è che i giochi si possano riaprire solo per sbarrare la strada al M5S e per dare a Renzi la magra opportunità di aggregare alfaniani, verdiniani e/o affini per supplire alle manifeste defaillances di un Pd che non è nemmeno più una foto sbiadita del partito trionfatore delle Europee.

Ma il pericolo da scongiurare è la realizzazione di una sorta di scambio tra “modifiche” più o meno di facciata all’Italicum e un “ammorbidimento” o sostegno da parte di minoranza, sinistra e dissidenti a titolo personale all’interno del partito ad una riforma Costituzionale destinata ad incidere potenzialmente in modo permanente e con effetti gravemente controproducenti oltre che lesivi della rappresentanza nel nostro ordinamento.

di Daniela Gaudenzi | 1 luglio 2016
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