Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
Altro che voto poco rappresentativo tutti tremano, soprattutto a destra
MICAELA BONGI
09.05.2012
Il centrodestra è al lumicino, soprattutto al nord. Casini e Berlusconi cercano disperatamente la casa dei moderati, aggrappati al governo tecnico. Nella notte il vertice dal Cavaliere. Tutti contro tutti, Alfano a rischio commissariamento. Dati taroccati: «In realtà siamo oltre il 28%»
La precisazione del presidente del consiglio sulle «conseguenze umane della crisi» - colpa, secondo Monti, di chi la crisi non l'ha arginata - per ora è sufficiente. «Monti ha opportunamente precisato le sue parole sui suicidi, che ci avevano colpito per la carica polemica e la mancanza di sensibilità. Le parole che gli erano state attribuite indicavano una tensione nervosa dovuta alle fatiche e alle responsabilità del governo. Occorre più sensibilità su eventi tragici che non possono essere trattati con un inquietante cinismo». E' il capogruppo del Pdl al senato, Maurizio Gasparri, a chiudere il caso, ma a denti stretti e senza risparmiare sottolineature polemiche. Ottenuta la rettifica, resta infatti, nel partito tramortito del Cavaliere, la forte sensazione che il professore, all'indomani della disfatta della destra, avesse voluto bastonare il can che affoga. Oltretutto avendo già menato fendenti contro Berlusconi e Alfano proprio alla vigilia del voto nei comuni.
Ma è una guerra di nervi al momento senza possibili sbocchi. La retromarcia del premier e la presa d'atto del Pdl dimostrano come il governo e un pezzo della maggioranza che lo sostiene siano comunque costretti alla convivenza. Nel Pdl, all'indomani del tracollo alle amministrative, c'è chi - soprattutto tra gli ex An - continua a chiedere che si stacchi la spina al governo. Ma prevale la consapevolezza che il partito salterebbe in aria andando a morire alle elezioni politiche. Sempre che non si spappoli prima, come qualche esponente pidiellino prevede.
Già lunedì sera, a urne chiuse, c'era chi si preparava alla resa dei conti. Primo appuntamento per far «volare gli stracci» (parole pidielline), il vertice di ieri sera a palazzo Grazioli. Preceduto, già nel pomeriggio, da qualche esibizione di lotta libera, come quella tra l'ex ministro e ex governatore del Veneto Giancarlo Galan, e l'ex An Massimo Corsaro. Con i primo che insiste sul ritorno allo spirito del '94 (quello forzista, insomma) allargando il tiro: «Stop al cerchio magico del Pdl composto da Cicchitto, La Russa e Gasparri», attacca Galan. Gli risponde Corsaro: «Galan è stato un ministro scadente, offra le sue braccia all'Agricoltura».
Per dire dell'aria che precede il vertice. Ma la parola d'ordine arriva da Silvio Berlusconi, che benché decisamente fuori fase resta pur sempre il capo. E così, dal via dell'Umiltà si sforna una nota per correggere quanto sostenuto da Angelino Alfano, quella sincera ammissione di sconfitta pronunciata lunedì sera, costata al segretario una mezza crocifissione da parte di alcuni dei suoi, oltre alla pubblica smentita recapitatagli già l'altra sera da parte di Berlusconi in persona. L'ufficio stampa del partito dice insomma che il Pdl in quanto tale è sì complessivamente all'11,70%0, ma comprese le liste civiche collegate e affini, di fatto arriva al 28,66%. Dunque «la lettura catastrofica dei dati elettorali, come emerge da alcuni media, va decisamente approfondita e corretta». Da notare che il comunicato sostituisce la conferenza stampa che avrebbe dovuto tenere Alfano.
Tutte queste fantasiose precisazioni comunque servono più che altro a fare melina. In attesa che il coniglio promesso da Berlusconi esca dal cappello. L'idea che ora si farebbe avanti - fatta filtrare nel pomeriggio per provare a placare gli animi - è quella di una confederazione dei moderati. Contando sul fatto che Pier Ferdinando Casini non ha capitalizzato la disfatta di Pdl e Lega (il leader centrista ieri ha ammesso che i «moderati sono sotto un cumulo di macerie») e che il Terzo Polo è rimasto al palo, il Cavaliere spera di trovare orecchie più docili. A Beppe Pisanu il compito di sondare il terreno. Entro la settimana, poi, l'ufficio di presidenza del Pdl dovrebbe fare un primo punto. Ma Casini pretende che Berlusconi esca completamente di scena. Semmai tratterebbe con Alfano. Mentre Berlusconi pensa a come «commissariare» proprio Alfano, visto che immagina una nuova squadra da affiancare al segretario. E di affidare la leadership nel 2013 a un «papa straniero» tipo Montezemolo. Ci sono poi gli ex An insofferenti a qualsiasi casa dei moderati e gli ex forzisti già pronti a accasarsi per conto loro. E la legge elettorale che torna in discussione, perché il proporzionale non sembra una bella idea, visti i risultati del Pdl in solitaria.
Oltre le macerie, insomma, è difficile allungare lo sguardo.
http://www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/7327/
MICAELA BONGI
09.05.2012
Il centrodestra è al lumicino, soprattutto al nord. Casini e Berlusconi cercano disperatamente la casa dei moderati, aggrappati al governo tecnico. Nella notte il vertice dal Cavaliere. Tutti contro tutti, Alfano a rischio commissariamento. Dati taroccati: «In realtà siamo oltre il 28%»
La precisazione del presidente del consiglio sulle «conseguenze umane della crisi» - colpa, secondo Monti, di chi la crisi non l'ha arginata - per ora è sufficiente. «Monti ha opportunamente precisato le sue parole sui suicidi, che ci avevano colpito per la carica polemica e la mancanza di sensibilità. Le parole che gli erano state attribuite indicavano una tensione nervosa dovuta alle fatiche e alle responsabilità del governo. Occorre più sensibilità su eventi tragici che non possono essere trattati con un inquietante cinismo». E' il capogruppo del Pdl al senato, Maurizio Gasparri, a chiudere il caso, ma a denti stretti e senza risparmiare sottolineature polemiche. Ottenuta la rettifica, resta infatti, nel partito tramortito del Cavaliere, la forte sensazione che il professore, all'indomani della disfatta della destra, avesse voluto bastonare il can che affoga. Oltretutto avendo già menato fendenti contro Berlusconi e Alfano proprio alla vigilia del voto nei comuni.
Ma è una guerra di nervi al momento senza possibili sbocchi. La retromarcia del premier e la presa d'atto del Pdl dimostrano come il governo e un pezzo della maggioranza che lo sostiene siano comunque costretti alla convivenza. Nel Pdl, all'indomani del tracollo alle amministrative, c'è chi - soprattutto tra gli ex An - continua a chiedere che si stacchi la spina al governo. Ma prevale la consapevolezza che il partito salterebbe in aria andando a morire alle elezioni politiche. Sempre che non si spappoli prima, come qualche esponente pidiellino prevede.
Già lunedì sera, a urne chiuse, c'era chi si preparava alla resa dei conti. Primo appuntamento per far «volare gli stracci» (parole pidielline), il vertice di ieri sera a palazzo Grazioli. Preceduto, già nel pomeriggio, da qualche esibizione di lotta libera, come quella tra l'ex ministro e ex governatore del Veneto Giancarlo Galan, e l'ex An Massimo Corsaro. Con i primo che insiste sul ritorno allo spirito del '94 (quello forzista, insomma) allargando il tiro: «Stop al cerchio magico del Pdl composto da Cicchitto, La Russa e Gasparri», attacca Galan. Gli risponde Corsaro: «Galan è stato un ministro scadente, offra le sue braccia all'Agricoltura».
Per dire dell'aria che precede il vertice. Ma la parola d'ordine arriva da Silvio Berlusconi, che benché decisamente fuori fase resta pur sempre il capo. E così, dal via dell'Umiltà si sforna una nota per correggere quanto sostenuto da Angelino Alfano, quella sincera ammissione di sconfitta pronunciata lunedì sera, costata al segretario una mezza crocifissione da parte di alcuni dei suoi, oltre alla pubblica smentita recapitatagli già l'altra sera da parte di Berlusconi in persona. L'ufficio stampa del partito dice insomma che il Pdl in quanto tale è sì complessivamente all'11,70%0, ma comprese le liste civiche collegate e affini, di fatto arriva al 28,66%. Dunque «la lettura catastrofica dei dati elettorali, come emerge da alcuni media, va decisamente approfondita e corretta». Da notare che il comunicato sostituisce la conferenza stampa che avrebbe dovuto tenere Alfano.
Tutte queste fantasiose precisazioni comunque servono più che altro a fare melina. In attesa che il coniglio promesso da Berlusconi esca dal cappello. L'idea che ora si farebbe avanti - fatta filtrare nel pomeriggio per provare a placare gli animi - è quella di una confederazione dei moderati. Contando sul fatto che Pier Ferdinando Casini non ha capitalizzato la disfatta di Pdl e Lega (il leader centrista ieri ha ammesso che i «moderati sono sotto un cumulo di macerie») e che il Terzo Polo è rimasto al palo, il Cavaliere spera di trovare orecchie più docili. A Beppe Pisanu il compito di sondare il terreno. Entro la settimana, poi, l'ufficio di presidenza del Pdl dovrebbe fare un primo punto. Ma Casini pretende che Berlusconi esca completamente di scena. Semmai tratterebbe con Alfano. Mentre Berlusconi pensa a come «commissariare» proprio Alfano, visto che immagina una nuova squadra da affiancare al segretario. E di affidare la leadership nel 2013 a un «papa straniero» tipo Montezemolo. Ci sono poi gli ex An insofferenti a qualsiasi casa dei moderati e gli ex forzisti già pronti a accasarsi per conto loro. E la legge elettorale che torna in discussione, perché il proporzionale non sembra una bella idea, visti i risultati del Pdl in solitaria.
Oltre le macerie, insomma, è difficile allungare lo sguardo.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Day after day
Monti e il crollo dei “moderati”.
Il tymer della bomba ad orologeria piazzato sotto la poltrona del premier Monti continua imperterrito ad effettuare il suo countdown. Appresa la disfatta dei “moderati” e di quella della destra dei barbari padani, Monti replica: Noi tiriamo diritti.
Questo però non toglie che tutto il quadro politico italiano sia profondamente mutato e apra a diversi scenari.
E’ possibile che Giulianone, una tantum, abbia ragione quando afferma che B. è confuso e che non sa quale pesce prendere. Lo si rileva anche all’interno dell’articolo di Carmelo Lopapa su Repubblica dove da una parte il caro estinto spinge per convincere Pier che è disponibile a sottoscrivere la federazione dei “moderati”, e poi successivamente, avalla l’ipotesi di provocare la caduta del governo su di un provvedimento economico, meglio se fiscale, per passare all’opposizione e lasciare a Monti le frange più moderate oggi mal tollerate dal partito.
In pratica sono sempre gli stessi che dovrebbero agganciare Casini, e cioè, Pisanu, Dini, Scajolone.
<<Ci consentirebbe di lucrare voti e rafforzarci alla vigilia delle politiche>> ragiona il cavaliere con i suoi.
Il caro estinto, con questo passaggio elettorale ha potuto ottenere un dato che mai nessun sondaggista avrebbe potuto fornirgli. Il tracollo del Pdl non ha prodotto nessuna trasmigrazione di voti dal Pdl verso “il centro”.
Sono in molti a rilevarlo oltre lo stesso dispiaciuto Casini, l’U dc è rimasta al palo, non ha minimamente intercettato i voti in uscita dal Pdl.
E questo oggi nello scenario politico italiano è una dato assai assai rilevante. E’ per questo che Pierazzurro è rimasto stordito per 24 ore sottraendosi ai giornalisti. Stamani si è dichiarato “deluso” e ha chiuso addirittura l’esperienza del terzo polo, prendendo in contropiede Fini e Rutelli.
Adesso il caro estinto ha a disposizione un’arma potente nei confronti dell’ala dissidente di Pisanu, Dini e Scajola, perché sa che se loro se ne vanno non si portano via truppe che possano indebolire il Pdl. E neppure Pier li vorrebbe a queste condizioni, perché sarebbero altre bocche da sfamare e poltrone da sottrarre ai suoi.
Di colonnelli senza truppe Pier non sa che farsene, di bocche affamate da dover dar mangiare ne ha già abbastanza tra i suoi.
E’ una dato politico molto interessante perché Casini è costretto, anche se non ne ha la certezza, a ripetere lo stesso ragionamento nei confronti del Pd.
In realtà, anche se il Pd non è stato sottoposto ad un tracollo come il Pdl, ma ha solo perso consensi, possiamo dire sulla scorta delle valutazione a destra, che non c’è stata trasmigrazione di voti verso il tanto amato Casini perché il terzo polo è rimasto al palo.
La delusione per Pierazzurro quindi deve essere grande. Da questa parte i colonnelli in cerca di una poltrona sarebbero molti di più che quelli del Cd.
Per il momento non ci sono prospettive per il tanto sbandierato Partito della Nazione. L’operazione durata due anni è tutta da rivedere. Ed anche in fretta perché per queste cose il tempo è sempre scarso. A maggior ragione se la destra “moderata” fa cadere il governo.
Pier non solo rimane in mutande ma potrebbe rischiare di scomparire.
Battuto di conseguenza anche il Vaticano. Battuto lo schieramento dell’”Appartamento” guidato dal cardinal Tarcisio Bertone, ma non ride neppure il suo avversario cardinal Angelo Sodano presidente della CEI vicino al Pdl.
Passaggi difficili quindi anche per il governo in balia del disfacimento dei partiti che lo sostengono.
La marescialla dei Lagunari, Daniela Santanchè, in cima ai sondaggi interni al Pdl, chiede un forte chiarimento al caro estinto e al suo segretario telecomandato.
Silvio deve uscire subito dall’equivoco dei tecnici, deve scegliere tra la nostra gente e la polizia fiscale.
La marescialla punta sul fatto che almeno il 70 % degli elettori del Pdl, lo hanno scritto anche in queste ore sui siti deputati, pretendono che B. abbandoni il governo Monti al suo destino.
Il caro estinto è in mezzo a due fuochi, da una parte la base e una buona parte del partito che premono per uscire dal governo, e lui che non ha per il momento le carte giuste per farlo.
Il Pdl è una Piedigrotta, hanno dato fuoco alla Santabarbara. Pensare che si possa andare avanti come Paese con queste situazioni non è certamente credibile.
Ma se Atene piange, Sparta non ride. Neppure da queste parti siamo messi bene.
Monti e il crollo dei “moderati”.
Il tymer della bomba ad orologeria piazzato sotto la poltrona del premier Monti continua imperterrito ad effettuare il suo countdown. Appresa la disfatta dei “moderati” e di quella della destra dei barbari padani, Monti replica: Noi tiriamo diritti.
Questo però non toglie che tutto il quadro politico italiano sia profondamente mutato e apra a diversi scenari.
E’ possibile che Giulianone, una tantum, abbia ragione quando afferma che B. è confuso e che non sa quale pesce prendere. Lo si rileva anche all’interno dell’articolo di Carmelo Lopapa su Repubblica dove da una parte il caro estinto spinge per convincere Pier che è disponibile a sottoscrivere la federazione dei “moderati”, e poi successivamente, avalla l’ipotesi di provocare la caduta del governo su di un provvedimento economico, meglio se fiscale, per passare all’opposizione e lasciare a Monti le frange più moderate oggi mal tollerate dal partito.
In pratica sono sempre gli stessi che dovrebbero agganciare Casini, e cioè, Pisanu, Dini, Scajolone.
<<Ci consentirebbe di lucrare voti e rafforzarci alla vigilia delle politiche>> ragiona il cavaliere con i suoi.
Il caro estinto, con questo passaggio elettorale ha potuto ottenere un dato che mai nessun sondaggista avrebbe potuto fornirgli. Il tracollo del Pdl non ha prodotto nessuna trasmigrazione di voti dal Pdl verso “il centro”.
Sono in molti a rilevarlo oltre lo stesso dispiaciuto Casini, l’U dc è rimasta al palo, non ha minimamente intercettato i voti in uscita dal Pdl.
E questo oggi nello scenario politico italiano è una dato assai assai rilevante. E’ per questo che Pierazzurro è rimasto stordito per 24 ore sottraendosi ai giornalisti. Stamani si è dichiarato “deluso” e ha chiuso addirittura l’esperienza del terzo polo, prendendo in contropiede Fini e Rutelli.
Adesso il caro estinto ha a disposizione un’arma potente nei confronti dell’ala dissidente di Pisanu, Dini e Scajola, perché sa che se loro se ne vanno non si portano via truppe che possano indebolire il Pdl. E neppure Pier li vorrebbe a queste condizioni, perché sarebbero altre bocche da sfamare e poltrone da sottrarre ai suoi.
Di colonnelli senza truppe Pier non sa che farsene, di bocche affamate da dover dar mangiare ne ha già abbastanza tra i suoi.
E’ una dato politico molto interessante perché Casini è costretto, anche se non ne ha la certezza, a ripetere lo stesso ragionamento nei confronti del Pd.
In realtà, anche se il Pd non è stato sottoposto ad un tracollo come il Pdl, ma ha solo perso consensi, possiamo dire sulla scorta delle valutazione a destra, che non c’è stata trasmigrazione di voti verso il tanto amato Casini perché il terzo polo è rimasto al palo.
La delusione per Pierazzurro quindi deve essere grande. Da questa parte i colonnelli in cerca di una poltrona sarebbero molti di più che quelli del Cd.
Per il momento non ci sono prospettive per il tanto sbandierato Partito della Nazione. L’operazione durata due anni è tutta da rivedere. Ed anche in fretta perché per queste cose il tempo è sempre scarso. A maggior ragione se la destra “moderata” fa cadere il governo.
Pier non solo rimane in mutande ma potrebbe rischiare di scomparire.
Battuto di conseguenza anche il Vaticano. Battuto lo schieramento dell’”Appartamento” guidato dal cardinal Tarcisio Bertone, ma non ride neppure il suo avversario cardinal Angelo Sodano presidente della CEI vicino al Pdl.
Passaggi difficili quindi anche per il governo in balia del disfacimento dei partiti che lo sostengono.
La marescialla dei Lagunari, Daniela Santanchè, in cima ai sondaggi interni al Pdl, chiede un forte chiarimento al caro estinto e al suo segretario telecomandato.
Silvio deve uscire subito dall’equivoco dei tecnici, deve scegliere tra la nostra gente e la polizia fiscale.
La marescialla punta sul fatto che almeno il 70 % degli elettori del Pdl, lo hanno scritto anche in queste ore sui siti deputati, pretendono che B. abbandoni il governo Monti al suo destino.
Il caro estinto è in mezzo a due fuochi, da una parte la base e una buona parte del partito che premono per uscire dal governo, e lui che non ha per il momento le carte giuste per farlo.
Il Pdl è una Piedigrotta, hanno dato fuoco alla Santabarbara. Pensare che si possa andare avanti come Paese con queste situazioni non è certamente credibile.
Ma se Atene piange, Sparta non ride. Neppure da queste parti siamo messi bene.
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Re: Come se ne viene fuori ?
LO SCHIERAMENTO MODERATO
Il Terzo polo traballa, Casini da Fini
E Rutelli raduna il direttivo dell'Api
POLITICA
Direttivo dell'Api convocato per discutere del futuro della coalizione centrista, uscita ridimensionata dalle ultime elezioni amministrative. Il leader dell'Udc incontra il presidente della Camera
Corriere.it
Attenzione, non è presente l'articolo all'interno del sito del Corriere, esiste solo il titolo.
Il Terzo polo traballa, Casini da Fini
E Rutelli raduna il direttivo dell'Api
POLITICA
Direttivo dell'Api convocato per discutere del futuro della coalizione centrista, uscita ridimensionata dalle ultime elezioni amministrative. Il leader dell'Udc incontra il presidente della Camera
Corriere.it
Attenzione, non è presente l'articolo all'interno del sito del Corriere, esiste solo il titolo.
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Re: Come se ne viene fuori ?
MERCATI
Piazza Affari , tonfo con Mps e Mediaset
E lo spread risale fino a quota 430
Bufera della banca senese con il blitz della Finanza. Il gruppo delle tv di Berlusconi giù dell' 11%. Tonfo di Madrid ai minimi dal 2003
http://www.corriere.it/economia/12_magg ... 44fd.shtml
**
Ci dobbiamo aspettare nuove tasse?
Piazza Affari , tonfo con Mps e Mediaset
E lo spread risale fino a quota 430
Bufera della banca senese con il blitz della Finanza. Il gruppo delle tv di Berlusconi giù dell' 11%. Tonfo di Madrid ai minimi dal 2003
http://www.corriere.it/economia/12_magg ... 44fd.shtml
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Ci dobbiamo aspettare nuove tasse?
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Re: Come se ne viene fuori ?
elio ha scritto:Nuove tasse? Fino a che punto si può sopportare, quale sarà il punto di rottura?camillobenso ha scritto:
**
Ci dobbiamo aspettare nuove tasse?
Siamo già alla oppressione fiscale, ogni giorno, in tutte le strade, ci sono i finanzieri che controllano lo scontrino. Penso che abbiano reclutati parecchi giovani, ma quanti sono?
E’ una situazione che si incarta ogni giorno di più.
L’unica via di uscita di Monti è quella di salvare il salvabile,…tanto che lo faccia lui o un altro non cambia niente.
Deve fare un discorso alla nazione e precisare qual è la situazione contabile ed economica. Se non sbaglio tra maggio e giugno ci sono in scadenza (da pagare) circa 50 miliardi di titoli.
Monti deve fare quello che non ha fatto sei mesi fa, perché da quanto ha dichiarato la Fornero stamani confidavano più sullo stellone italiano che sulla tecnicità dei provvedimenti.
La somma dei provvedimenti Tremonti – Monti ammontavano a dicembre 2011 a 73 miliardi di tasse che non hanno fatto altro che incidere in modo recessivo sull’economia italiana.
Come ho già spiegato altrove stamani, l’economia è matematica, e i provvedimenti assunti non potevano che produrre i risultati negativi che si stanno riscontrando dall’inizio dell’anno.
Adesso Monti ha una ed una sola possibilità.
Procedere in tempi rapidissimi per varare una patrimoniale sulle ricchezze della fascia del 10 % che detiene il 44,7 % della ricchezza nazionale privata.
Varare immediatamente la legge anticorruzione e bloccare 100 miliardi anno.
Vendere 300 miliardi di beni dello Stato attualmente vendibili
Accelerare la procedura verso la Svizzera per recuperare il salvabile perché il grosso ha preso la strada dell’Asia.
Bloccare i soldi destinati alle imprese amiche e sollecitare Giavazzi a prendere provvedimenti urgenti in materia.
La Severino ha accennato alla vendita dei patrimoni della mafia.
Non stia a dormirci sopra, provveda con un decreto legge.
Passera la smetta di fare i giochi delle tre carte e metta all’asta le frequenze.
O Monti procede subito in questo modo o saltiamo tutti.
Questi provvedimenti servono a bloccare la speculazione e garantire gli investitori che si ha la reale intenzione di sanare gradualmente la nostra posizione.
Questo ci garantisce un certo respiro fino a settembre, abbiamo quindi la possibilità di pensare a molto altro.
Ovviamente poi bisogna fare l’operazione più rapida possibile affinché parte dei soldi, 100 miliardi, arrivino immediatamente nelle casse delle imprese che vantano crediti nei confronti dello Stato.
Operazione che però deve essere assicurata dal controllo della Guardia di Finanza della magistratura e dei carabinieri, affinchè i soldi destinati alle imprese vadano in circolo sul mercato interno e non prendano la via dei paradisi fiscali esteri, altrimenti è una manovra inutile.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Borse a picco, spread alle stelle
Io, povero tecnico delle Rai, non esperto di borse ed economia, in tempi non sospetti dissi "inutile mettere pezze su pezze" che penalizzano solo pensionati e lavoratori.
Appunto.
Io, povero tecnico delle Rai, non esperto di borse ed economia, in tempi non sospetti dissi "inutile mettere pezze su pezze" che penalizzano solo pensionati e lavoratori.
Appunto.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sempre peggio
Crisi di nervi al Quirinale
di Antonio Padellaro | 9 maggio 2012Commenti (179)
Perché mai Giorgio Napolitano, in piena campagna per i ballottaggi del prossimo 20 maggio, si lascia andare a una battuta sprezzante contro Beppe Grillo, negando l’indiscutibile successo del Movimento 5 Stelle alle elezioni comunali di domenica scorsa?
Come è possibile che un personaggio politico di lunghissimo corso, sempre così attento alle liturgie istituzionali, non si renda conto che al presidente della Repubblica, mentre la partita elettorale è in corso si addice un silenzio assoluto, tombale per non sentirsi dire, altrimenti, di avere comunque interferito? E che dire della immediata replica dell’altro che, giocando in punta di Costituzione, ricorda che il ruolo di garanzia del Presidente riguarda tutti ma proprio tutti i cittadini, anche quelli che l’inquilino del Colle ha sulle scatole. Talché alla fine, tra battute e moniti, non si capiva chi era il comico e chi l’uomo di Stato.
Che il grillismo parlante metta Napolitano di pessimo umore si era già capito lo scorso 25 aprile, nel discorso che partiva dai valori resistenziali per difendere la democrazia dei partiti e deplorare il qualunquismo dei “nuovi demagoghi” eredi di Guglielmo Giannini. Ne seguì vivace polemica che molta acqua portò al mulino di 5 Stelle, come del resto auspicato dall’ex comico, fedele alla regola: molti nemici molti voti.
Chissà, forse il boom di Grillo ha scompigliato il sottile disegno quirinalesco della grande coalizione, pietra angolare della prossima legislatura tecnica e costituente. Di cui restano solo macerie, come ha lealmente riconosciuto Pier Ferdinando Casini con il de profundis sul centro moderato. Perché di moderati, in un paese devastato da crisi, tasse e disoccupazione, ce ne sono sempre di meno. E di crisi di nervi sempre di più. Anche Lassù.
Il Fatto Quotidiano, 9 Maggio 2012
Crisi di nervi al Quirinale
di Antonio Padellaro | 9 maggio 2012Commenti (179)
Perché mai Giorgio Napolitano, in piena campagna per i ballottaggi del prossimo 20 maggio, si lascia andare a una battuta sprezzante contro Beppe Grillo, negando l’indiscutibile successo del Movimento 5 Stelle alle elezioni comunali di domenica scorsa?
Come è possibile che un personaggio politico di lunghissimo corso, sempre così attento alle liturgie istituzionali, non si renda conto che al presidente della Repubblica, mentre la partita elettorale è in corso si addice un silenzio assoluto, tombale per non sentirsi dire, altrimenti, di avere comunque interferito? E che dire della immediata replica dell’altro che, giocando in punta di Costituzione, ricorda che il ruolo di garanzia del Presidente riguarda tutti ma proprio tutti i cittadini, anche quelli che l’inquilino del Colle ha sulle scatole. Talché alla fine, tra battute e moniti, non si capiva chi era il comico e chi l’uomo di Stato.
Che il grillismo parlante metta Napolitano di pessimo umore si era già capito lo scorso 25 aprile, nel discorso che partiva dai valori resistenziali per difendere la democrazia dei partiti e deplorare il qualunquismo dei “nuovi demagoghi” eredi di Guglielmo Giannini. Ne seguì vivace polemica che molta acqua portò al mulino di 5 Stelle, come del resto auspicato dall’ex comico, fedele alla regola: molti nemici molti voti.
Chissà, forse il boom di Grillo ha scompigliato il sottile disegno quirinalesco della grande coalizione, pietra angolare della prossima legislatura tecnica e costituente. Di cui restano solo macerie, come ha lealmente riconosciuto Pier Ferdinando Casini con il de profundis sul centro moderato. Perché di moderati, in un paese devastato da crisi, tasse e disoccupazione, ce ne sono sempre di meno. E di crisi di nervi sempre di più. Anche Lassù.
Il Fatto Quotidiano, 9 Maggio 2012
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Re: Come se ne viene fuori ?
Nel partito del caro estinto si balla
Dai Silvio, molla Monti
Il messaggio degli elettori è stato chiaro. Non si vota un partito che sostiene un governo che ti perseguita senza darti nulla in cambio. La conseguenza non può che essere una
di Vittorio Feltri - 09 maggio 2012, 15:42
Caro presidente Berlusconi, mi scusi per questa incursione nei suoi affari di partito, ma sento che è dovere del-Giornale farle notare quali siano gli umori dei lettori, in particolare, e, in generale, dei cittadini vicini al Pdl.
Silvio BerlusconiIngrandisci immagineUmori che, tra l’altro, emergono nettamente dagli ultimi risultati elettorali. È vero: è stata una consultazione che ha coinvolto poco più di 9 milioni di italiani, un campione significativo, ma non sufficiente per capire dove andrà il Paese. È altresì vero che la scelta dei sindaci non comporta necessariamente un’adesione politica: sul piano locale, talvolta pesa di più la reputazione dei candidati che non il loro partito. Ma c’è un ma. In questa congiuntura tira aria cattiva.
Trionfa l’antipolitica,che è poi generica protesta verso un sistema (anche istituzionale) inadeguato e obsoleto, e verso partiti traviati dalla corruzione e dall’inefficienza. In più, abbiamo un governo tecnico che ha tradito la fiducia, inizialmente eccessiva, del Parlamento e del popolo, cui non mancava certo la speranza di veder risolti i problemi causati dalla crisi economica: la disoccupazione, la cosiddetta stagnazione (ora la recessione), i ritardi dello Stato nell’onorare i propri debiti, le angherie di un fisco cattivo con i buoni contribuenti e indulgente con gli elusori e gli evasori, eccetera. Per andare giù piatti, il voto, dato il clima, è stato fortemente influenzato dalla politica dell’esecutivo; e le vicende locali sono passate in secondo piano, anche perché le casse municipali piangono ancora di più di quelle statali. Chi è andato al seggio non ha pensato al campanile, bensì a quanto avviene nelle stanze romane del potere. E ha approfittato della circostanza per manifestare un profondo dissenso nei confronti di Mario Monti, accusato, specialmente dagli elettori del Pdl, di aver promesso molto e di aver realizzato poco, e quel poco a danno degli italiani: tasse a iosa in ogni campo, perfino sulla casa, di norma acquistata con denaro già ipertassato alla fonte e spesso gravata da mutui con rate cospicue che falcidiano gli stipendi, quindi di fatto di proprietà della banca per effetto dell’ipoteca. I tecnici hanno fatto del loro meglio per comprimere i consumi, costringere imprese piccole e medie a chiudere i battenti, aumentare la disoccupazione e indurre al suicidio gli imprenditori più deboli, massacrati da un fisco crudele e sordo a ogni appello alla clemenza. Non bastasse, è diffusa la sensazione di vivere in uno stato di polizia, dove le intercettazioni telefoniche costituiscono un fenomeno unico al mondo (per quantità e continuità nel tempo), dove l’Agenzia delle entrate trasforma in show ogni controllo. C’è dell’altro. Il governo, mentre si è accanito col bastone delle imposte sul groppone dei connazionali, ha bellamente trascurato di tagliare la spesa pubblica. Nessun risparmio, se si esclude quello introdotto dall’innalzamento dell’età pensionabile. Per il resto la spending review è stata una bufala. I ministri ne hanno discusso fino alla nausea, ma non hanno combinato un accidente. Totalmente incapaci, tant’è che,da tecnici privi di tecnica, hanno assoldato altri tecnici per individuare i rami secchi da recidere. Comicità involontaria. Sarebbe bastato leggere i libri di Mario Giordano e quelli di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo per farsi un’idea degli sprechi da eliminare. Zero. I professori geniali si sono ridotti a chiedere ai cittadini qualche consiglio, attraverso il sito web di Palazzo Chigi, circa le voci su cui intervenire con le cesoie. Però, che professori. Perdoni l’ardire, presidente. Ma lei, con il suo partito, appoggia un governo così sgangherato e pressappochista senza immaginare di far girare le scatole agli elettori che le sono fedeli? Mi sembra strano che sia tanto ingenuo. La gente di centrodestra detesta tutto ciò che hanno fatto, e non fatto, bocconiani e «complici». Guardi l’articolo 18. L’hanno menata mesi e mesi con l’abolizione di questo obbrobrio. Poi Giorgio Napolitano ha starnutito e l’hanno accantonato terrorizzati. Non ricordo quanti decreti il capo dello Stato abbia firmato per approvare in fretta provvedimenti montiani, ma quando si è trattato di far passare la riforma del lavoro, alt! Nessun decreto. Si discuta la legge in Parlamento.
Come dire: ciò che dispiace alla sinistra non s’ha da fare. E non si farà. Davanti a questo spettacolo, gli aficionados del Pdl sono inorriditi, e alla prima occasione, domenica e lunedì scorsi, molti di essi si sono prodotti nel gesto dell’ombrello.Scheda bianca o voto di protesta. Molti altri non si sono nemmeno presi la briga di recarsi alle urne: astensionisti. L’atteggiamento dei suoi ex elettori, se lei non muterà indirizzo, se non abbandonerà al suo destino infausto l’esecutivo dei docenti e dei bidelli,sarà ancora più severo col Pdl il prossimo anno, quando si tornerà alle urne per rinnovare il Parlamento. Mi consenta - per usare un verbo a lei caro- un suggerimento: dimentichi la mossa dorotea dell’appoggio esterno; esca dalla maggioranza, e così sia. In questo modo riconquisterà quelli che, disgustati dalle manfrine montiane, le hanno voltato le spalle. Tenga conto, per concludere, che il premier è implicato nelle politiche europee di cui, anzi, è interprete e difensore. Politiche che fanno il gioco della Germania e penalizzano noi. Politiche superate, esiziali. La Ue è una struttura burocratica, i Paesi membri sono diseguali, non hanno un comune denominatore, parlano lingue diverse, hanno economie diverse, culture diverse. Però la loro moneta è unica. Una forzatura. Sono i popoli che esprimono una moneta e non viceversa. La Grecia rifiuterà l’euro, la Francia non lo ha in simpatia, l’Olanda rimpiange il fiorino, la Spagna e il Portogallo sono perplessi. E noi che facciamo? Ci lasciamo infinocchiare dai burosauri e dai banchieri che tutelano gli interessi di tutti tranne i nostri? Presidente, saluti la maggioranza scellerata. Vada all’opposizione. Gli esattori delle tasse si arrangino. Cadono? Amen. Gli elettori del centrodestra non hanno cambiato maglietta, l’hanno gettata,pronti a riprendersela se lei sarà all’altezza delle loro attese.
Il Giornale
Dai Silvio, molla Monti
Il messaggio degli elettori è stato chiaro. Non si vota un partito che sostiene un governo che ti perseguita senza darti nulla in cambio. La conseguenza non può che essere una
di Vittorio Feltri - 09 maggio 2012, 15:42
Caro presidente Berlusconi, mi scusi per questa incursione nei suoi affari di partito, ma sento che è dovere del-Giornale farle notare quali siano gli umori dei lettori, in particolare, e, in generale, dei cittadini vicini al Pdl.
Silvio BerlusconiIngrandisci immagineUmori che, tra l’altro, emergono nettamente dagli ultimi risultati elettorali. È vero: è stata una consultazione che ha coinvolto poco più di 9 milioni di italiani, un campione significativo, ma non sufficiente per capire dove andrà il Paese. È altresì vero che la scelta dei sindaci non comporta necessariamente un’adesione politica: sul piano locale, talvolta pesa di più la reputazione dei candidati che non il loro partito. Ma c’è un ma. In questa congiuntura tira aria cattiva.
Trionfa l’antipolitica,che è poi generica protesta verso un sistema (anche istituzionale) inadeguato e obsoleto, e verso partiti traviati dalla corruzione e dall’inefficienza. In più, abbiamo un governo tecnico che ha tradito la fiducia, inizialmente eccessiva, del Parlamento e del popolo, cui non mancava certo la speranza di veder risolti i problemi causati dalla crisi economica: la disoccupazione, la cosiddetta stagnazione (ora la recessione), i ritardi dello Stato nell’onorare i propri debiti, le angherie di un fisco cattivo con i buoni contribuenti e indulgente con gli elusori e gli evasori, eccetera. Per andare giù piatti, il voto, dato il clima, è stato fortemente influenzato dalla politica dell’esecutivo; e le vicende locali sono passate in secondo piano, anche perché le casse municipali piangono ancora di più di quelle statali. Chi è andato al seggio non ha pensato al campanile, bensì a quanto avviene nelle stanze romane del potere. E ha approfittato della circostanza per manifestare un profondo dissenso nei confronti di Mario Monti, accusato, specialmente dagli elettori del Pdl, di aver promesso molto e di aver realizzato poco, e quel poco a danno degli italiani: tasse a iosa in ogni campo, perfino sulla casa, di norma acquistata con denaro già ipertassato alla fonte e spesso gravata da mutui con rate cospicue che falcidiano gli stipendi, quindi di fatto di proprietà della banca per effetto dell’ipoteca. I tecnici hanno fatto del loro meglio per comprimere i consumi, costringere imprese piccole e medie a chiudere i battenti, aumentare la disoccupazione e indurre al suicidio gli imprenditori più deboli, massacrati da un fisco crudele e sordo a ogni appello alla clemenza. Non bastasse, è diffusa la sensazione di vivere in uno stato di polizia, dove le intercettazioni telefoniche costituiscono un fenomeno unico al mondo (per quantità e continuità nel tempo), dove l’Agenzia delle entrate trasforma in show ogni controllo. C’è dell’altro. Il governo, mentre si è accanito col bastone delle imposte sul groppone dei connazionali, ha bellamente trascurato di tagliare la spesa pubblica. Nessun risparmio, se si esclude quello introdotto dall’innalzamento dell’età pensionabile. Per il resto la spending review è stata una bufala. I ministri ne hanno discusso fino alla nausea, ma non hanno combinato un accidente. Totalmente incapaci, tant’è che,da tecnici privi di tecnica, hanno assoldato altri tecnici per individuare i rami secchi da recidere. Comicità involontaria. Sarebbe bastato leggere i libri di Mario Giordano e quelli di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo per farsi un’idea degli sprechi da eliminare. Zero. I professori geniali si sono ridotti a chiedere ai cittadini qualche consiglio, attraverso il sito web di Palazzo Chigi, circa le voci su cui intervenire con le cesoie. Però, che professori. Perdoni l’ardire, presidente. Ma lei, con il suo partito, appoggia un governo così sgangherato e pressappochista senza immaginare di far girare le scatole agli elettori che le sono fedeli? Mi sembra strano che sia tanto ingenuo. La gente di centrodestra detesta tutto ciò che hanno fatto, e non fatto, bocconiani e «complici». Guardi l’articolo 18. L’hanno menata mesi e mesi con l’abolizione di questo obbrobrio. Poi Giorgio Napolitano ha starnutito e l’hanno accantonato terrorizzati. Non ricordo quanti decreti il capo dello Stato abbia firmato per approvare in fretta provvedimenti montiani, ma quando si è trattato di far passare la riforma del lavoro, alt! Nessun decreto. Si discuta la legge in Parlamento.
Come dire: ciò che dispiace alla sinistra non s’ha da fare. E non si farà. Davanti a questo spettacolo, gli aficionados del Pdl sono inorriditi, e alla prima occasione, domenica e lunedì scorsi, molti di essi si sono prodotti nel gesto dell’ombrello.Scheda bianca o voto di protesta. Molti altri non si sono nemmeno presi la briga di recarsi alle urne: astensionisti. L’atteggiamento dei suoi ex elettori, se lei non muterà indirizzo, se non abbandonerà al suo destino infausto l’esecutivo dei docenti e dei bidelli,sarà ancora più severo col Pdl il prossimo anno, quando si tornerà alle urne per rinnovare il Parlamento. Mi consenta - per usare un verbo a lei caro- un suggerimento: dimentichi la mossa dorotea dell’appoggio esterno; esca dalla maggioranza, e così sia. In questo modo riconquisterà quelli che, disgustati dalle manfrine montiane, le hanno voltato le spalle. Tenga conto, per concludere, che il premier è implicato nelle politiche europee di cui, anzi, è interprete e difensore. Politiche che fanno il gioco della Germania e penalizzano noi. Politiche superate, esiziali. La Ue è una struttura burocratica, i Paesi membri sono diseguali, non hanno un comune denominatore, parlano lingue diverse, hanno economie diverse, culture diverse. Però la loro moneta è unica. Una forzatura. Sono i popoli che esprimono una moneta e non viceversa. La Grecia rifiuterà l’euro, la Francia non lo ha in simpatia, l’Olanda rimpiange il fiorino, la Spagna e il Portogallo sono perplessi. E noi che facciamo? Ci lasciamo infinocchiare dai burosauri e dai banchieri che tutelano gli interessi di tutti tranne i nostri? Presidente, saluti la maggioranza scellerata. Vada all’opposizione. Gli esattori delle tasse si arrangino. Cadono? Amen. Gli elettori del centrodestra non hanno cambiato maglietta, l’hanno gettata,pronti a riprendersela se lei sarà all’altezza delle loro attese.
Il Giornale
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Re: Come se ne viene fuori ?
Day after day
La china pericolosa
Il vento sul M5S è cambiato. Politici e giornalisti separano i grillini dall’oracolo. Gli riconoscono la voglia di fare cose concrete sul territorio. Iniziano a riconoscere che il rinnovamento della politica parte da lì.
Qualche politico osa accennare che sarebbe stato quello che avrebbero dovuto fare i partiti tradizionali, ma non lo hanno fatto.
Perché non lo hanno fatto lo sappiamo benissimo. Dalemoni e Veltroni si vogliono proporre in eterno e non vogliono la concorrenza interna che sale dal basso.
Spingono al rinnovamento dei partiti Zagrebelsky e Libertà e Giustizia. A sinistra si è mosso il Professor Ginsborg con Alba.
Ma questo processo è lungo e trova resistenze notevoli.
La situazione è tragica di per sé già a livello internazionale, da noi è doppiamente tragica.
Ce ne rendiamo conto appena questa classe dirigente apre bocca.
Un tempo in tv i politici apparivano solo all’interno di Tribuna politica. Mi sembrava una limitazione inopportuna per una democrazia. La democrazia a mio avvivo richiedeva una maggiore presenza.
Quando questo si è reso possibile, oggi i politici sono tutti i giorni in tv, ci si rende conto che si reca un grave danno sia alla politica che alla democrazia.
Questo non è dovuto alla presenza dei politici in tv, ma alla qualità dei politici di oggi, scadenti nella quasi totalità tanto che hanno portato allo sfascio il Paese dopo neppure vent’anni dallo sfascio della prima Repubblica.
Il primo a parlare di necessità di riforme fu due anni fa il solito Pierazzurro, poi gli altri incapaci gli sono andati dietro come pecoroni.
Ma fino a ieri, da politici furbi, hanno solo evidenziato la necessità di fare le riforme. Si sono fermati sempre all’enunciazione senza mai entrare nel merito delle riforme.
Questo mi ha sempre insospettito perché di questa classe politica non mi fido. Oggi, Galletti del partito di Casini, ad Agorà si è leggermente sbilanciato, sostenendo che i tagli alla pubblica amministrazione non si possono limitare solo all’eliminazione delle province ma è un fenomeno più complesso.
<<Ad esempio- dichiara Galletti- io sono di Bologna, e nella mia città la scuola materna è sempre stata gratis, adesso non sarà più possibile>>
Eccoli qua i riformatori, quello che temevo da anni si è avverato appena aprono bocca.
Già c’è crisi e non c’è lavoro e questo screanzato dell’U dc, pure cattolico, certamente gran fariseo, invece di tagliare sui bombardieri F35 che in questo momento non ci servono e non si prevede una guerra a breve almeno con un minimo di due anni, intende tagliare un servizio sociale a chi non sa dove piazzare i piccoli,nel caso che madre e padre dispongano ancora uno straccio di lavoro, quasi certamente con il mutuo da pagare.
Galletti appartiene al partito dello spreco che ha sempre sostenuto e votato l’obbligo della nostra presenza militare prima in Iraq e poi in Afghanistan.
Quale loschi interessi nasconda quella presenza nessun giornalista d’assalto ce lo ha mai raccontato.
In un clima come questo che potremmo dire esplosivo ai massimi livelli, la presenza dei politici in tv diventa benzina per far partire l’incendio.
Basta poco oramai.
La Fornero ieri ammette che lei e il suo governo hanno prestato poca attenzione ai più deboli, perché pensavano che la situazione economica sarebbe mutata a breve.
E’ un’affermazione di una gravità inammissibile, perché conferma che siamo in presenza di una classe dirigente non all’altezza della gravità della crisi.
Genova è una città senza lavoro e riprendono gli attentati terroristici.
Crollano tutte le destre ma il Pd non sta meglio perché paralizzato dalla linea politica da seguire che l’altro ieri ha di riflesso accusato il colpo della mancanza della sponda di destra di Casini.
La Grecia che non trova una soluzione politica e che potrebbe innescare qualcosa di pericoloso in Europa.
Situazione quindi ad altissimo rischio.
Se poi ci troviamo con i Galletti in tv che possono innescare l’incendio della rivolta, guardando in faccia alla realtà ci rendiamo conto che stiamo andando incontro a giorni difficilissimi.
La china pericolosa
Il vento sul M5S è cambiato. Politici e giornalisti separano i grillini dall’oracolo. Gli riconoscono la voglia di fare cose concrete sul territorio. Iniziano a riconoscere che il rinnovamento della politica parte da lì.
Qualche politico osa accennare che sarebbe stato quello che avrebbero dovuto fare i partiti tradizionali, ma non lo hanno fatto.
Perché non lo hanno fatto lo sappiamo benissimo. Dalemoni e Veltroni si vogliono proporre in eterno e non vogliono la concorrenza interna che sale dal basso.
Spingono al rinnovamento dei partiti Zagrebelsky e Libertà e Giustizia. A sinistra si è mosso il Professor Ginsborg con Alba.
Ma questo processo è lungo e trova resistenze notevoli.
La situazione è tragica di per sé già a livello internazionale, da noi è doppiamente tragica.
Ce ne rendiamo conto appena questa classe dirigente apre bocca.
Un tempo in tv i politici apparivano solo all’interno di Tribuna politica. Mi sembrava una limitazione inopportuna per una democrazia. La democrazia a mio avvivo richiedeva una maggiore presenza.
Quando questo si è reso possibile, oggi i politici sono tutti i giorni in tv, ci si rende conto che si reca un grave danno sia alla politica che alla democrazia.
Questo non è dovuto alla presenza dei politici in tv, ma alla qualità dei politici di oggi, scadenti nella quasi totalità tanto che hanno portato allo sfascio il Paese dopo neppure vent’anni dallo sfascio della prima Repubblica.
Il primo a parlare di necessità di riforme fu due anni fa il solito Pierazzurro, poi gli altri incapaci gli sono andati dietro come pecoroni.
Ma fino a ieri, da politici furbi, hanno solo evidenziato la necessità di fare le riforme. Si sono fermati sempre all’enunciazione senza mai entrare nel merito delle riforme.
Questo mi ha sempre insospettito perché di questa classe politica non mi fido. Oggi, Galletti del partito di Casini, ad Agorà si è leggermente sbilanciato, sostenendo che i tagli alla pubblica amministrazione non si possono limitare solo all’eliminazione delle province ma è un fenomeno più complesso.
<<Ad esempio- dichiara Galletti- io sono di Bologna, e nella mia città la scuola materna è sempre stata gratis, adesso non sarà più possibile>>
Eccoli qua i riformatori, quello che temevo da anni si è avverato appena aprono bocca.
Già c’è crisi e non c’è lavoro e questo screanzato dell’U dc, pure cattolico, certamente gran fariseo, invece di tagliare sui bombardieri F35 che in questo momento non ci servono e non si prevede una guerra a breve almeno con un minimo di due anni, intende tagliare un servizio sociale a chi non sa dove piazzare i piccoli,nel caso che madre e padre dispongano ancora uno straccio di lavoro, quasi certamente con il mutuo da pagare.
Galletti appartiene al partito dello spreco che ha sempre sostenuto e votato l’obbligo della nostra presenza militare prima in Iraq e poi in Afghanistan.
Quale loschi interessi nasconda quella presenza nessun giornalista d’assalto ce lo ha mai raccontato.
In un clima come questo che potremmo dire esplosivo ai massimi livelli, la presenza dei politici in tv diventa benzina per far partire l’incendio.
Basta poco oramai.
La Fornero ieri ammette che lei e il suo governo hanno prestato poca attenzione ai più deboli, perché pensavano che la situazione economica sarebbe mutata a breve.
E’ un’affermazione di una gravità inammissibile, perché conferma che siamo in presenza di una classe dirigente non all’altezza della gravità della crisi.
Genova è una città senza lavoro e riprendono gli attentati terroristici.
Crollano tutte le destre ma il Pd non sta meglio perché paralizzato dalla linea politica da seguire che l’altro ieri ha di riflesso accusato il colpo della mancanza della sponda di destra di Casini.
La Grecia che non trova una soluzione politica e che potrebbe innescare qualcosa di pericoloso in Europa.
Situazione quindi ad altissimo rischio.
Se poi ci troviamo con i Galletti in tv che possono innescare l’incendio della rivolta, guardando in faccia alla realtà ci rendiamo conto che stiamo andando incontro a giorni difficilissimi.
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Re: Come se ne viene fuori ?
La rassegna stampa di oggi
Guardate la prima pagina de Il Giornale:
STACCARE LA SPINA?
PDL, ORE DECISIVE
Forte tentazione di mollare il governo.
****
Allacciate le cinture di sicurezza.
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