La Questione Monti
Re: La Questione Monti
LO STAFF: FATICA A INCASSARE I RITI AGGRESSIVI DELLA POLITICA ITALIANA
Attacchi continui, l'amarezza del premier
Il peso dei rapporti difficili con i partiti e il senso di solitudine
FIRENZE - Una certa solitudine l'ha evocata lui stesso, richiamando «le notti» passate a immaginare una via di uscita sui debiti commerciali della pubblica amministrazione. Le imprese chiudono, i ritardi dello Stato le strangolano, ma la soluzione comunitaria di Monti passa da Berlino, e la Merkel non ha ancora detto di sì.
Ancorché passeggera, la sensazione di sentirsi impotente è affiorata, sul filo dell'ironia, con altri concetti: «Come sarei felice di saldarli subito, domani mattina, quei debiti»; «peccato che non posso farlo», ha proseguito dopo, evocando spread , giovani, futuro, responsabilità.
La fatica del sacrificio in cui si è imbarcato comincia a farsi sentire. Ieri mattina, nel salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, i «sei mesi di governo» sono diventati di colpo molto più pesanti (« longer, much longer », il premier parlava in inglese) degli anni passati alla Commissione europea. Il giorno prima, a chi chiedeva se avesse letto le mail dei cittadini sulla revisione della spesa pubblica, aveva risposto, più o meno, così: «Avrei dovuto, visto che non ho nulla da fare...».
Chiamatela se volete amarezza, forse sono i primi segnali di una stanchezza, di certo nelle ultime ore la comunicazione del premier è cambiata. Risponde alle critiche; dice e poi rettifica; provoca lui stesso reazioni, in primo luogo nel Pdl, che rischiano di complicare la navigazione dell'esecutivo. Persino nello staff qualcuno avrebbe ravvisato la necessità di una maggiore moderazione. Ma anche Monti ha il suo carattere, che non ha solo i tratti della sobrietà, per scomodare un luogo comune.
Negli ultimi giorni, provocando un filo di allarme nei colleghi di governo, si è anche spinto più in là: i ragionamenti sull'appoggio esterno del Pdl (che poi, in realtà, è già tale) lo hanno lasciato stupefatto; quelli di una potenziale, costante, revisione parlamentare sui provvedimenti più importanti del governo, così come le polemiche sull'Imu, lo hanno invece innervosito al punto da arrivare a pronunciare davanti ad altre persone, per la prima volta, l'ipotesi di togliere il disturbo.
Chi lo conosce, nel governo, interpreta in questo modo: «È stato abituato a incassare elogi, interni e internazionali, incassa meno bene i riti, le critiche e il linguaggio della politica italiana». Persino i titoli di prima pagina dei quotidiani vicini al centrodestra provocano reazioni, per lo staff invece si potrebbe sorvolare.
«Si è tecnici sino a quando non si mette piede nel Palazzo», gli è stato suggerito dai collaboratori. Come dire: non ti curar di loro. Evidentemente non è così semplice. Monti tecnico lo è stato per tanti anni: in fondo anche alla Commissione europea, dove un certo tipo di politica, aggressiva, personale, entrava di rado. C'erano sì le lobbies e interessi delicati e mille lotte di potere, ad esempio con giganti come Microsoft; mancava l'attacco alla persona, che oggi stenta a digerire.
Su tutto ovviamente ha un peso ulteriore, e primario, l'enorme preoccupazione per la situazione, che continua a definire «drammatica», del Paese: con le banche il governo aveva ipotizzato, per luglio, l'obiettivo di uno spread a 250; se restasse intorno a 400, come in questi giorni, la differenza in termini di interessi, per le casse dello Stato, sarebbe di circa 15 miliardi di euro. Per non parlare del rischio, dopo il voto di Atene, ma non solo, che la situazione dei mercati «sfugga di nuovo di mano».
Cifre e timori che provocano frustrazione, mentre si fronteggiano critiche che si ritengono ingiuste. O mentre si chiedono ai partiti suggerimenti, collaborazione concreta, ricevendo in cambio riserve, distinguo, e persino l'accusa di aver ridotto il Paese in questo stato.
Sua madre gli diceva, tanti anni fa: fai tutto quello che puoi e che vuoi, ma «non andare a Roma, non ti mischiare con la politica». I problemi, e l'amarezza di oggi, sembrano avverare, in parte, quell'avvertimento.
Marco Galluzzo
mgalluzzo@rcs.it
http://www.corriere.it/politica/12_magg ... 9d79.shtml
Attacchi continui, l'amarezza del premier
Il peso dei rapporti difficili con i partiti e il senso di solitudine
FIRENZE - Una certa solitudine l'ha evocata lui stesso, richiamando «le notti» passate a immaginare una via di uscita sui debiti commerciali della pubblica amministrazione. Le imprese chiudono, i ritardi dello Stato le strangolano, ma la soluzione comunitaria di Monti passa da Berlino, e la Merkel non ha ancora detto di sì.
Ancorché passeggera, la sensazione di sentirsi impotente è affiorata, sul filo dell'ironia, con altri concetti: «Come sarei felice di saldarli subito, domani mattina, quei debiti»; «peccato che non posso farlo», ha proseguito dopo, evocando spread , giovani, futuro, responsabilità.
La fatica del sacrificio in cui si è imbarcato comincia a farsi sentire. Ieri mattina, nel salone dei Cinquecento, a Palazzo Vecchio, i «sei mesi di governo» sono diventati di colpo molto più pesanti (« longer, much longer », il premier parlava in inglese) degli anni passati alla Commissione europea. Il giorno prima, a chi chiedeva se avesse letto le mail dei cittadini sulla revisione della spesa pubblica, aveva risposto, più o meno, così: «Avrei dovuto, visto che non ho nulla da fare...».
Chiamatela se volete amarezza, forse sono i primi segnali di una stanchezza, di certo nelle ultime ore la comunicazione del premier è cambiata. Risponde alle critiche; dice e poi rettifica; provoca lui stesso reazioni, in primo luogo nel Pdl, che rischiano di complicare la navigazione dell'esecutivo. Persino nello staff qualcuno avrebbe ravvisato la necessità di una maggiore moderazione. Ma anche Monti ha il suo carattere, che non ha solo i tratti della sobrietà, per scomodare un luogo comune.
Negli ultimi giorni, provocando un filo di allarme nei colleghi di governo, si è anche spinto più in là: i ragionamenti sull'appoggio esterno del Pdl (che poi, in realtà, è già tale) lo hanno lasciato stupefatto; quelli di una potenziale, costante, revisione parlamentare sui provvedimenti più importanti del governo, così come le polemiche sull'Imu, lo hanno invece innervosito al punto da arrivare a pronunciare davanti ad altre persone, per la prima volta, l'ipotesi di togliere il disturbo.
Chi lo conosce, nel governo, interpreta in questo modo: «È stato abituato a incassare elogi, interni e internazionali, incassa meno bene i riti, le critiche e il linguaggio della politica italiana». Persino i titoli di prima pagina dei quotidiani vicini al centrodestra provocano reazioni, per lo staff invece si potrebbe sorvolare.
«Si è tecnici sino a quando non si mette piede nel Palazzo», gli è stato suggerito dai collaboratori. Come dire: non ti curar di loro. Evidentemente non è così semplice. Monti tecnico lo è stato per tanti anni: in fondo anche alla Commissione europea, dove un certo tipo di politica, aggressiva, personale, entrava di rado. C'erano sì le lobbies e interessi delicati e mille lotte di potere, ad esempio con giganti come Microsoft; mancava l'attacco alla persona, che oggi stenta a digerire.
Su tutto ovviamente ha un peso ulteriore, e primario, l'enorme preoccupazione per la situazione, che continua a definire «drammatica», del Paese: con le banche il governo aveva ipotizzato, per luglio, l'obiettivo di uno spread a 250; se restasse intorno a 400, come in questi giorni, la differenza in termini di interessi, per le casse dello Stato, sarebbe di circa 15 miliardi di euro. Per non parlare del rischio, dopo il voto di Atene, ma non solo, che la situazione dei mercati «sfugga di nuovo di mano».
Cifre e timori che provocano frustrazione, mentre si fronteggiano critiche che si ritengono ingiuste. O mentre si chiedono ai partiti suggerimenti, collaborazione concreta, ricevendo in cambio riserve, distinguo, e persino l'accusa di aver ridotto il Paese in questo stato.
Sua madre gli diceva, tanti anni fa: fai tutto quello che puoi e che vuoi, ma «non andare a Roma, non ti mischiare con la politica». I problemi, e l'amarezza di oggi, sembrano avverare, in parte, quell'avvertimento.
Marco Galluzzo
mgalluzzo@rcs.it
http://www.corriere.it/politica/12_magg ... 9d79.shtml
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Re: La Questione Monti
da L'Unità on-line:
Passera: «A rischio la tenuta sociale del Paese»
************************************************
e te lo credo con dei banchieri mannari come te al governo...
avete fatto macelleria sociale SOLO sulle classi più deboli del paese,
mi pare che la reazione del paese verso di voi sia un atto dovuto...come direbbe un magistrato della "Repubblica".
"Repubblica" ovviamente intesa nel suo insieme,come da carta costituente,
non certo quella piccola casta di castori roditori che vi ha messo lì a difendere i loro interessi.
Passera: «A rischio la tenuta sociale del Paese»
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e te lo credo con dei banchieri mannari come te al governo...
avete fatto macelleria sociale SOLO sulle classi più deboli del paese,
mi pare che la reazione del paese verso di voi sia un atto dovuto...come direbbe un magistrato della "Repubblica".
"Repubblica" ovviamente intesa nel suo insieme,come da carta costituente,
non certo quella piccola casta di castori roditori che vi ha messo lì a difendere i loro interessi.
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Re: La Questione Monti
shiloh ha scritto:da L'Unità on-line:
Passera: «A rischio la tenuta sociale del Paese»
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e te lo credo con dei banchieri mannari come te al governo...
avete fatto macelleria sociale SOLO sulle classi più deboli del paese,
mi pare che la reazione del paese verso di voi sia un atto dovuto...come direbbe un magistrato della "Repubblica".
"Repubblica" ovviamente intesa nel suo insieme,come da carta costituente,
non certo quella piccola casta di castori roditori che vi ha messo lì a difendere i loro interessi.
Un vero fulmine di guerra il ministro Passera, se ne è accorto (come la Fornero) dopo sei mesi.
Casini Royale punta su di lui, Luca Cordero di Montezemolo e Giulia Sofia per ripartire col Partito della Nazione. (Fonte La Repubblica)
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Re: La Questione Monti
camillobenso ha scritto:shiloh ha scritto:da L'Unità on-line:
Passera: «A rischio la tenuta sociale del Paese»
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e te lo credo con dei banchieri mannari come te al governo...
avete fatto macelleria sociale SOLO sulle classi più deboli del paese,
mi pare che la reazione del paese verso di voi sia un atto dovuto...come direbbe un magistrato della "Repubblica".
"Repubblica" ovviamente intesa nel suo insieme,come da carta costituente,
non certo quella piccola casta di castori roditori che vi ha messo lì a difendere i loro interessi.
Un vero fulmine di guerra il ministro Passera, se ne è accorto (come la Fornero) dopo sei mesi.
Casini Royale punta su di lui, Luca Cordero di Montezemolo e Giulia Sofia per ripartire col Partito della Nazione. (Fonte La Repubblica)
...........................
Vuoi vedere che succede come nel periodo di tangentopoli..Mentre la sinistra se ne stava ferma Silvio formò in poco tempo un partito che poi vinse le elezioni.
Ora il centro destra è sfasciato.Vedrede che il poco tempo ne nasce uno di nouvo.E vincerà di nuovo le elezioni.
Attenzione PD
Ciao
Paolo11
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Re: La Questione Monti
Apposta basta Monti andare alle urne subito...!
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Re: La Questione Monti
.......................Maucat ha scritto:Apposta basta Monti andare alle urne subito...!
Si meglio le elezioni subito,Tolga la spina Bersani al governo.
Ciao
Paolo11
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Re: La Questione Monti
Bankitalia, vola il debito pubblico
a marzo raggiunta quota 1.946 miliardi Debito pubblico record a marzo.
Il dato contenuto nel Supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia è di 1.946,083 miliardi.
Il precedente massimo storico era stato toccato a gennaio.
Entrate fiscali in calo nel primo trimestre 2012.
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... ref=HREA-1
31-12- 2011 debito pubblico =1.897 miliardi.
http://www.dt.tesoro.it/it/debito_pubbl ... blico.html
**********************************************************
eccolo qua ....una bella macelleria sociale fatta sui soliti noti per ritrovarci con 50 miliardi di debito pubblico in più fatto in 3 mesi:
con questa media,di circa 16 miliardi/mese ci ritroveremo a fine anno con altri 200 miliardi di debito pubblico in più.
forse che sia il caso di fare quella patrimoniale annunciata e mai fatta e di mettere in campo dei provvedimenti che salvino quel che resta dell'economia reale del paese,
lasciando perdere l'economia di carta ???.
a marzo raggiunta quota 1.946 miliardi Debito pubblico record a marzo.
Il dato contenuto nel Supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia è di 1.946,083 miliardi.
Il precedente massimo storico era stato toccato a gennaio.
Entrate fiscali in calo nel primo trimestre 2012.
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... ref=HREA-1
31-12- 2011 debito pubblico =1.897 miliardi.
http://www.dt.tesoro.it/it/debito_pubbl ... blico.html
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eccolo qua ....una bella macelleria sociale fatta sui soliti noti per ritrovarci con 50 miliardi di debito pubblico in più fatto in 3 mesi:
con questa media,di circa 16 miliardi/mese ci ritroveremo a fine anno con altri 200 miliardi di debito pubblico in più.
forse che sia il caso di fare quella patrimoniale annunciata e mai fatta e di mettere in campo dei provvedimenti che salvino quel che resta dell'economia reale del paese,
lasciando perdere l'economia di carta ???.
Re: La Questione Monti
Eurocrac, il debito di Italia e Spagna preoccupa le Borse ancor più della Grecia
La crisi politica di Atene sta mettendo di nuovo sotto tensione i Paesi periferici, gli investitori fuggono e le banche locali non riescono più a comprare abbastanza titoli da tenere lo spread sotto controllo
di Superbonus | 14 maggio 2012
Oggi, mentre i ministri delle finanze europei si riunivano a Bruxelles, i mercati segnalavano la loro sfiducia verso l’Europa. L’esito delle elezioni greche ha esaltato le debolezze della governance europea e gli investitori hanno immediatamente alleggerito le proprie posizioni su titoli di stato e borse europee. Il Btp decennale è arrivato a toccare i 435 punti si spread sul Bund tedesco mentre la Borsa, arrivata a perdere in giornata il 3,60% ha chiuso a – 2,74%.
Ma c’è a chi è andata peggio, la Spagna è entrata in una spirale debito privato insolvente, banche deboli, costo del debito pubblico alle stelle che ricorda molto da vicino la dinamica che ha portato l’Irlanda al collasso. La dimensione è l’unica cosa che cambia, la Spagna ha mille miliardi di euro di debito pubblico e le sue banche sono di dimensioni tali da poter trascinare nell’abisso tutta l’Europa. Così lo spread dei titoli di stato spagnoli è schizzato a 490 punti e la borsa di Madrid ha perso il 3 per cento tornando sui livelli più bassi dal 2003. Il motto generale del mercato era “out of Europe” e si sono visti fondi liquidare posizioni sui paesi periferici con vendite di 1 miliardo a botta, chi deve per forza avere in portafoglio euro (banche centrali e fondi specializzati) ha comprato Bund visto come l’ultima protezione nei confronti di una disintegrazione dell’Euro area.
Le banche e i fondi italiani hanno fatto la loro parte comprando integralmente le emissioni di Btp fatte dal Tesoro, ma chi ha accesso alle tesorerie più importanti del Paese sa che le munizioni stanno per finire e se prima i grandi istituti riuscivano a tenere lo spread sotto 400 oggi si accontenterebbero che non sfondasse i 450 punti. Le parole di un famoso gestore di hedge fund valgono più di mille analisi: “Spagna e Italia sono su uno scivolo, per quanti sforzi facciano non riescono a risalire verso il punto di partenza e si avvicinano ogni giorno di più all’abisso”. Un quadro confermato dai dati rilasciati da Bankitalia che mostrano entrate fiscali in calo del 3,6 per cento nei primi tre mesi del 2012 rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
Il gelo è calato nelle sale operative quando le agenzie hanno diffuso la notizia: i trader sono tutti in attesa del primo dato sul Pil italiano dell’anno che sarà reso noto mercoledì, l’antipasto fornito dalla Banca d’Italia non fa ben sperare, ed allora si vende o quanto meno non si compra a nessun prezzo. Ma anche questo sarebbe superabile se si vedesse una luce all’orizzonte, se la Germania avesse dato segnali di voler cambiare lo statuto della Bce per usarla come prestatore di ultima istanza, ma le dichiarazioni della cancelliera Angela Merkel di oggi e quelle del presidente della Bundesbank di domenica non lasciano dubbi: non dobbiamo aspettarci nessun cambiamento repentino delle linee guida della politica monetaria.
A cosa possono aggrapparsi allora gli investitori per tornare a comprare il debito dei paesi periferici? In un cavaliere bianco che corra in soccorso del vecchio continente? Gli Usa si sono rifiutati di sottoscrivere l’aumento di capitale del Fmi per eventuali ulteriori aiuti all’Europa e la Cina ha fatto sapere tramite il suo fondo sovrano che non acquisterà più titoli pubblici dell’area euro. Le porte sono tutte chiuse, presto si chiuderanno anche le porte del mercato e sarà sempre più difficile collocare i nostri titoli di debito pubblico. Non sembra che questo governo abbia ancora capito il senso dell’urgenza, si è cullato per troppi mesi su un restringimento dello spread che era dovuto esclusivamente alle immissioni di liquidità della Bce e non ha affrontato di petto i nodi fondamentali della governance europea. Mario Monti ama ripetere “ci avete chiamato perché il paese era sull’orlo dell’abisso”, non vorremo che ci avesse fatto fare un passo in avanti.
www.superbonus.name
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05 ... ia/229371/
La crisi politica di Atene sta mettendo di nuovo sotto tensione i Paesi periferici, gli investitori fuggono e le banche locali non riescono più a comprare abbastanza titoli da tenere lo spread sotto controllo
di Superbonus | 14 maggio 2012
Oggi, mentre i ministri delle finanze europei si riunivano a Bruxelles, i mercati segnalavano la loro sfiducia verso l’Europa. L’esito delle elezioni greche ha esaltato le debolezze della governance europea e gli investitori hanno immediatamente alleggerito le proprie posizioni su titoli di stato e borse europee. Il Btp decennale è arrivato a toccare i 435 punti si spread sul Bund tedesco mentre la Borsa, arrivata a perdere in giornata il 3,60% ha chiuso a – 2,74%.
Ma c’è a chi è andata peggio, la Spagna è entrata in una spirale debito privato insolvente, banche deboli, costo del debito pubblico alle stelle che ricorda molto da vicino la dinamica che ha portato l’Irlanda al collasso. La dimensione è l’unica cosa che cambia, la Spagna ha mille miliardi di euro di debito pubblico e le sue banche sono di dimensioni tali da poter trascinare nell’abisso tutta l’Europa. Così lo spread dei titoli di stato spagnoli è schizzato a 490 punti e la borsa di Madrid ha perso il 3 per cento tornando sui livelli più bassi dal 2003. Il motto generale del mercato era “out of Europe” e si sono visti fondi liquidare posizioni sui paesi periferici con vendite di 1 miliardo a botta, chi deve per forza avere in portafoglio euro (banche centrali e fondi specializzati) ha comprato Bund visto come l’ultima protezione nei confronti di una disintegrazione dell’Euro area.
Le banche e i fondi italiani hanno fatto la loro parte comprando integralmente le emissioni di Btp fatte dal Tesoro, ma chi ha accesso alle tesorerie più importanti del Paese sa che le munizioni stanno per finire e se prima i grandi istituti riuscivano a tenere lo spread sotto 400 oggi si accontenterebbero che non sfondasse i 450 punti. Le parole di un famoso gestore di hedge fund valgono più di mille analisi: “Spagna e Italia sono su uno scivolo, per quanti sforzi facciano non riescono a risalire verso il punto di partenza e si avvicinano ogni giorno di più all’abisso”. Un quadro confermato dai dati rilasciati da Bankitalia che mostrano entrate fiscali in calo del 3,6 per cento nei primi tre mesi del 2012 rispetto allo stesso periodo di un anno fa.
Il gelo è calato nelle sale operative quando le agenzie hanno diffuso la notizia: i trader sono tutti in attesa del primo dato sul Pil italiano dell’anno che sarà reso noto mercoledì, l’antipasto fornito dalla Banca d’Italia non fa ben sperare, ed allora si vende o quanto meno non si compra a nessun prezzo. Ma anche questo sarebbe superabile se si vedesse una luce all’orizzonte, se la Germania avesse dato segnali di voler cambiare lo statuto della Bce per usarla come prestatore di ultima istanza, ma le dichiarazioni della cancelliera Angela Merkel di oggi e quelle del presidente della Bundesbank di domenica non lasciano dubbi: non dobbiamo aspettarci nessun cambiamento repentino delle linee guida della politica monetaria.
A cosa possono aggrapparsi allora gli investitori per tornare a comprare il debito dei paesi periferici? In un cavaliere bianco che corra in soccorso del vecchio continente? Gli Usa si sono rifiutati di sottoscrivere l’aumento di capitale del Fmi per eventuali ulteriori aiuti all’Europa e la Cina ha fatto sapere tramite il suo fondo sovrano che non acquisterà più titoli pubblici dell’area euro. Le porte sono tutte chiuse, presto si chiuderanno anche le porte del mercato e sarà sempre più difficile collocare i nostri titoli di debito pubblico. Non sembra che questo governo abbia ancora capito il senso dell’urgenza, si è cullato per troppi mesi su un restringimento dello spread che era dovuto esclusivamente alle immissioni di liquidità della Bce e non ha affrontato di petto i nodi fondamentali della governance europea. Mario Monti ama ripetere “ci avete chiamato perché il paese era sull’orlo dell’abisso”, non vorremo che ci avesse fatto fare un passo in avanti.
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Re: La Questione Monti
Riforme al palo, Italia al buio
Monti sbiadisce ma il suo governo non ha alternative. Per ora
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di Carlo Fusi
E adesso? Adesso che lo spread è tornato a essere un incubo che piroetta ben oltre quota 400, ossia a livelli prossimi a quelli che decretarono la cacciata di Silvio premier? Adesso che perfino il leader riconosciuto del moderatismo italiano, Pier Ferdinando Casini, tuona che nell’ultimo declassamento delle agenzie di rating versus l’Italia si intravede «un disegno criminale» nei riguardi del nostro Paese, sollevando così malmostosi sarcasmi nel Pdl, con Ignazio La Russa che ironizza «meglio tardi che mai» ricordando che quando il medesimo scenario si profilava con il Cavaliere in sella erano tutti lì pronti a dire che era colpa sua e invece stavolta... Adesso che l’Europa tanto invocata non solo non decolla ma al contrario resta un campo diviso e minato, e neanche la vittoria di Francois Hollande in Francia e le concomitanti batoste elettorale del Cancelliere Angela Merkel riescono a far da scudo al terrore sui mercati sparso a piene mani dalla Grecia sempre più avvitata su sé stessa e ad un passo dal collasso?
Può succedere davvero di tutto. Adesso, insomma, in un quadro così fosco che fine fa l’Italia? E soprattutto che fine fa il governo del professor Mario Monti? Tante domande, tutte legittime e nessuna risposta. Nessuna credibile, almeno. Del resto non è certo un caso se un pugno di settimane fa, parlando con alcuni amici, Gianfranco Fini sussurrava: «Può succedere di tutto. Davvero di tutto». A partire da un nulla di fatto sulla madre di tutte le riforme, quella elettorale: «Se tutti guardano solo ai propri interessi di parte non si combina nulla».
Le riforme "ineludibili". Infatti. Se ne è ben reso conto Giorgio Napolitano che è tornato a chiedere con insistenza alle forze politiche di varare le modifiche costituzionali già definite e sulle quali c’è un largo consenso (riduzione dei parlamentari, fine del bicameralismo perfetto e così via) e di accelerare sul nuovo meccanismo di voto, «impegno considerato da tutti ineludibile». Una sollecitazione impeccabile che tuttavia - a dimostrazione di quanto la situazione sia paradossale - contiene anch’essa un pericolo. Le modifiche alla Costituzione hanno un iter lungo, ma se davvero si riuscisse a varare un nuovo sistema elettorale diciamo entro l’estate, sul serio sarebbe a quel punto possibile frenare le spinte, sotterranee e trasversali, per andare alle urne, magari in autunno? O non è la dilatazione dei tempi proprio la polizza migliore per garantire all’esecutivo vita fino alla scadenza naturale della legislatura? Ancora domande. Ancora su Monti. E ancora nessuna risposta definitiva.
L'Italia tra rabbia e sfiducia. O forse no. La realtà è che il voto amministrativo ha scoperchiato una parte d’Italia, magari anche maggioritaria, che nelle viscere cova rabbia e paura, spesso mischiate in un groviglio indistinguibile; e un’altra che mostra insofferenza e disincanto per le ricette tradizionali di soluzione dei problemi. Tradotto: metà o più odia i partiti, l’altra metà è delusa e sfiduciata. Dove tutto questo porti, appunto, non è chiaro. Il governo Monti continua a non avere credibili alternative. Ma la sua immagine sbiadisce, e preservare l’ordinaria amministrazione è un non senso. Mentre il debito pubblico cresce e le riforme, come si è visto, latitano.
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16 maggio 2012
http://www.ilretroscena.it/2012/05/16/r ... iti-monti/
.............
Ciao
Paolo11
Monti sbiadisce ma il suo governo non ha alternative. Per ora
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di Carlo Fusi
E adesso? Adesso che lo spread è tornato a essere un incubo che piroetta ben oltre quota 400, ossia a livelli prossimi a quelli che decretarono la cacciata di Silvio premier? Adesso che perfino il leader riconosciuto del moderatismo italiano, Pier Ferdinando Casini, tuona che nell’ultimo declassamento delle agenzie di rating versus l’Italia si intravede «un disegno criminale» nei riguardi del nostro Paese, sollevando così malmostosi sarcasmi nel Pdl, con Ignazio La Russa che ironizza «meglio tardi che mai» ricordando che quando il medesimo scenario si profilava con il Cavaliere in sella erano tutti lì pronti a dire che era colpa sua e invece stavolta... Adesso che l’Europa tanto invocata non solo non decolla ma al contrario resta un campo diviso e minato, e neanche la vittoria di Francois Hollande in Francia e le concomitanti batoste elettorale del Cancelliere Angela Merkel riescono a far da scudo al terrore sui mercati sparso a piene mani dalla Grecia sempre più avvitata su sé stessa e ad un passo dal collasso?
Può succedere davvero di tutto. Adesso, insomma, in un quadro così fosco che fine fa l’Italia? E soprattutto che fine fa il governo del professor Mario Monti? Tante domande, tutte legittime e nessuna risposta. Nessuna credibile, almeno. Del resto non è certo un caso se un pugno di settimane fa, parlando con alcuni amici, Gianfranco Fini sussurrava: «Può succedere di tutto. Davvero di tutto». A partire da un nulla di fatto sulla madre di tutte le riforme, quella elettorale: «Se tutti guardano solo ai propri interessi di parte non si combina nulla».
Le riforme "ineludibili". Infatti. Se ne è ben reso conto Giorgio Napolitano che è tornato a chiedere con insistenza alle forze politiche di varare le modifiche costituzionali già definite e sulle quali c’è un largo consenso (riduzione dei parlamentari, fine del bicameralismo perfetto e così via) e di accelerare sul nuovo meccanismo di voto, «impegno considerato da tutti ineludibile». Una sollecitazione impeccabile che tuttavia - a dimostrazione di quanto la situazione sia paradossale - contiene anch’essa un pericolo. Le modifiche alla Costituzione hanno un iter lungo, ma se davvero si riuscisse a varare un nuovo sistema elettorale diciamo entro l’estate, sul serio sarebbe a quel punto possibile frenare le spinte, sotterranee e trasversali, per andare alle urne, magari in autunno? O non è la dilatazione dei tempi proprio la polizza migliore per garantire all’esecutivo vita fino alla scadenza naturale della legislatura? Ancora domande. Ancora su Monti. E ancora nessuna risposta definitiva.
L'Italia tra rabbia e sfiducia. O forse no. La realtà è che il voto amministrativo ha scoperchiato una parte d’Italia, magari anche maggioritaria, che nelle viscere cova rabbia e paura, spesso mischiate in un groviglio indistinguibile; e un’altra che mostra insofferenza e disincanto per le ricette tradizionali di soluzione dei problemi. Tradotto: metà o più odia i partiti, l’altra metà è delusa e sfiduciata. Dove tutto questo porti, appunto, non è chiaro. Il governo Monti continua a non avere credibili alternative. Ma la sua immagine sbiadisce, e preservare l’ordinaria amministrazione è un non senso. Mentre il debito pubblico cresce e le riforme, come si è visto, latitano.
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Paolo11
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Re: La Questione Monti
Ha elogiato brunetta.
brunetta.
BASTA
brunetta.
BASTA
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
Chi c’è in linea
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