Renzi
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Re: Renzi
Funerali a Rieti, sfollati e sindaco protestano
Renzi: “Cerimonia ad Amatrice, come è giusto”
Il premier sovverte la contestata scelta della Prefettura: esequie martedì alle 18 nel paese raso al suolo
http://www.ilfattoquotidiano.it/
TANTO, ..PER PINOCCHIO MUSSOLONI, GIOCARE A RIETI OPPURE AD AMATRICE E' LA STESSA COSA.
MI HANNO FATTO FEDERE CHE SU FACEBOOK, E' STATA PUBBLICATA UN FOTO DI PINOCCHIO AI FUNERALI DI VENERDI', CON MATTARELLA.
LO HANNO BECCATO PROPRIO NELL'ISTANTE CHE CON LA FACCIA CONTRITA, OSSERVAVA L'IPHONE NASCOSTO DIETRO LA CRAVATTA.
ERA MOLTO ADDOLORATO.................................
Renzi: “Cerimonia ad Amatrice, come è giusto”
Il premier sovverte la contestata scelta della Prefettura: esequie martedì alle 18 nel paese raso al suolo
http://www.ilfattoquotidiano.it/
TANTO, ..PER PINOCCHIO MUSSOLONI, GIOCARE A RIETI OPPURE AD AMATRICE E' LA STESSA COSA.
MI HANNO FATTO FEDERE CHE SU FACEBOOK, E' STATA PUBBLICATA UN FOTO DI PINOCCHIO AI FUNERALI DI VENERDI', CON MATTARELLA.
LO HANNO BECCATO PROPRIO NELL'ISTANTE CHE CON LA FACCIA CONTRITA, OSSERVAVA L'IPHONE NASCOSTO DIETRO LA CRAVATTA.
ERA MOLTO ADDOLORATO.................................
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Re: Renzi
SIAMO PASSATI DA "MAZINGA" A "KAZINGA"
29 AGO 2016 17:18
TERREMOTO PERPETUO
- RENZI RILANCIA "CASA ITALIA", UNA COLOSSALE OPERAZIONE IMMOBILIARE
- IL BULLETTO TOSCANO HA CAPITO IL MOTTO BERLUSCONIANO "QUAND LE BÂTIMENT VA, TOUT VA!" (OVVERO: SE TIRA L'IMMOBILIARE, VA TUTTO BENE)
- AVVERTITE BRUNETTA CHE LA GUERRA E' FINITA
Dagonota
Renato Brunetta sembra sempre più l'ultimo giapponese a cui nessuno aveva detto che la guerra era finita.
Matteo Renzi prosegue con gli appelli all'opposizione. Con la newsletter anticipa che con "Casa Italia immagino di inserire non solo i provvedimenti per l'adeguamento antisismico ma anche gli investimenti che stiamo facendo e che continueremo a fare sulle scuole, sulle periferie, sul dissesto idrogeologico, sulle bonifiche e sui depuratori, sulle strade e sulle ferrovie, sulle dighe, sulle case popolari, sugli impianti sportivi e la banda larga, sull'efficientamento energetico, sulle manutenzioni, sui beni culturali e sui simboli della nostra comunità".
E per far capire che è proprio a Berlusconi si rivolge, sottolinea che "nella mia responsabilità di capo del governo proporrò a tutte le forze politiche di collaborare su questi temi. Con Casa Italia in ballo c'è il futuro dei nostri figli, non di qualche ministero. E proporrò a tutti i partiti, anche a quelli di opposizione, di dare una mano perchè la politica italiana offra una dimostrazione di strategia e non solo una rissa dopo l'altra.
Insomma, sta traducendo in "renzese" quel che Berlusconi ripeteva quand'era a Palazzo Chigi. E con qualche esperienza diretta di palazzinaro (vedi Milano 2). Nella sostanza, il Ducetto di Rignano rilancia il principio tanto caro al Cav: "quand le bâtiment va, tout va!". Come a dire: se decolla il settore immobiliare, tutta l'economia si riprende.
E lo schema in controluce del piano "Casa Italia" appare come una gigantesca operazione immobiliare; nobilitata dalla ricostruzione, ma che punta proprio a "mettere in sicurezza" l'Italia. Uno schema che non può non essere apprezzato dal Banana. Soprattutto se a spingere verso un disgelo dei rapporti fra governo e opposizione ci si mette anche Vincent Bollorè che con la sua Vivendi non è ancora riuscito a stabilire un rapporto con Palazzo Chigi.
Brunetta, però, non ci sta. In un tweet, Renato avverte: "Se Renzi vuole tenere profilo no partisan eviti decisioni e nomine di parte, cominciando dal Commissario alla ricostruzione". Un riferimento nemmeno tanto velato al ruolo di Vasco Errani come commissario per il terremoto.
Appunto, Renato è l'ultimo dei giapponesi od il primo oppositore: del Banana, però... Che pur di tranquilizzarlo garantisce che la collaborazione sarà limitata alle misure a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto. Fra queste, però, rientra anche "Casa Italia".
29 AGO 2016 17:18
TERREMOTO PERPETUO
- RENZI RILANCIA "CASA ITALIA", UNA COLOSSALE OPERAZIONE IMMOBILIARE
- IL BULLETTO TOSCANO HA CAPITO IL MOTTO BERLUSCONIANO "QUAND LE BÂTIMENT VA, TOUT VA!" (OVVERO: SE TIRA L'IMMOBILIARE, VA TUTTO BENE)
- AVVERTITE BRUNETTA CHE LA GUERRA E' FINITA
Dagonota
Renato Brunetta sembra sempre più l'ultimo giapponese a cui nessuno aveva detto che la guerra era finita.
Matteo Renzi prosegue con gli appelli all'opposizione. Con la newsletter anticipa che con "Casa Italia immagino di inserire non solo i provvedimenti per l'adeguamento antisismico ma anche gli investimenti che stiamo facendo e che continueremo a fare sulle scuole, sulle periferie, sul dissesto idrogeologico, sulle bonifiche e sui depuratori, sulle strade e sulle ferrovie, sulle dighe, sulle case popolari, sugli impianti sportivi e la banda larga, sull'efficientamento energetico, sulle manutenzioni, sui beni culturali e sui simboli della nostra comunità".
E per far capire che è proprio a Berlusconi si rivolge, sottolinea che "nella mia responsabilità di capo del governo proporrò a tutte le forze politiche di collaborare su questi temi. Con Casa Italia in ballo c'è il futuro dei nostri figli, non di qualche ministero. E proporrò a tutti i partiti, anche a quelli di opposizione, di dare una mano perchè la politica italiana offra una dimostrazione di strategia e non solo una rissa dopo l'altra.
Insomma, sta traducendo in "renzese" quel che Berlusconi ripeteva quand'era a Palazzo Chigi. E con qualche esperienza diretta di palazzinaro (vedi Milano 2). Nella sostanza, il Ducetto di Rignano rilancia il principio tanto caro al Cav: "quand le bâtiment va, tout va!". Come a dire: se decolla il settore immobiliare, tutta l'economia si riprende.
E lo schema in controluce del piano "Casa Italia" appare come una gigantesca operazione immobiliare; nobilitata dalla ricostruzione, ma che punta proprio a "mettere in sicurezza" l'Italia. Uno schema che non può non essere apprezzato dal Banana. Soprattutto se a spingere verso un disgelo dei rapporti fra governo e opposizione ci si mette anche Vincent Bollorè che con la sua Vivendi non è ancora riuscito a stabilire un rapporto con Palazzo Chigi.
Brunetta, però, non ci sta. In un tweet, Renato avverte: "Se Renzi vuole tenere profilo no partisan eviti decisioni e nomine di parte, cominciando dal Commissario alla ricostruzione". Un riferimento nemmeno tanto velato al ruolo di Vasco Errani come commissario per il terremoto.
Appunto, Renato è l'ultimo dei giapponesi od il primo oppositore: del Banana, però... Che pur di tranquilizzarlo garantisce che la collaborazione sarà limitata alle misure a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto. Fra queste, però, rientra anche "Casa Italia".
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Re: Renzi
30 AGO 2016 11:01
D'ALEMA SBERTUCCIA MATTEO: "SIAMO AL RENZI CONTRO RENZI"
- "LA CRESCITA E' ZERO E DOVEVA ESSERE STRABILIANTE
- SI DIMETTE, NON SI DIMETTE, PER IL MOMENTO HA SCONVOCATO LE ELEZIONI ANTICIPATE
- CON LE RIFORME DI RENZI, M5S VA AL GOVERNO"
- E PARTE IN TOUR PER IL "NO" AL REFERENDUM
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
Massimo D' Alema torna, lancia stilettate contro il premier, «questo ragazzo che qualche volta sembra che ci prenda per i fondelli». E poi estrae quello che chiama «l' uovo di Colombo»: «Una riforma di mezza paginetta, a cui stanno lavorando tre costituzionalisti. La presenterò presto».
Ritorno in grande stile, in una festa della sinistra a Vicenza, che preannuncia un tour tra le città per il No al referendum. Con la tappa fondamentale del 5 settembre, quando ha organizzato una riunione a Roma per lanciare i comitati del no a livello territoriale: «Troppi cincischiavano, è ora di fermarli».
Il prologo è sul terremoto. D' Alema ringrazia Renzi per aver citato la ricostruzione in Umbria e Emilia, quando era premier. E apprezza la scelta di Vasco Errani come commissario: «Non c' entra con le dinamiche interne, prenderà la tessera del Pd e la metterà nel cassetto. E poi - scherza - lui era l' unico esponente della Fgci che conosceva Baudelaire». Ma la sintonia con il premier finisce qui.
Anzi, comincia un lungo attacco: «La crescita del Paese, che era stata annunciata come strabiliante, è zero. Siamo ultimi. Diceva il premier: adesso non ce n' è per nessuno. Beh, ce n' è invece. Mi pare evidente che la politica economica del governo non è efficace».
Poi si concentra sul referendum. Il no è senza condizioni: «Orfini ha detto che c' è libertà di coscienza. Bene, vi ricordo che Concetto Marchesi votò no alla Costituzione. Nessuno battè ciglio allora. E c'era lo stalinismo, eh». Sempre al presidente del partito, che aveva spiegato come D' Alema sia ora appoggiato «dai girotondini», replica ridendo: «Certo, girotondini come Casavola, Onida, De Siervo. Sarà un girotondo un po' difficoltoso, vista l' età».
E ancora: «Già bocciammo la riforma fatta da Berlusconi, pressoché identica a questa. Loro hanno cambiato idea. Io no. Una vecchia barzelletta sovietica, diceva, cos' è il deviazionismo? È andare dritti quando la linea va a zig zag. Ecco, io sono un deviazionista».
Il confronto con l' ex Cavaliere è ripetuto: «Perché Renzi non ha riproposto la legge uninominale? Perché anche a lui fa comodo nominarsi i deputati. La stessa filosofia di Berlusconi. Il paradosso è che mentre lui esce di scena, il berlusconismo vince. Il centrosinistra si è fatto erede della cultura politica di Berlusconi». «Abbiamo - prosegue - anche forme di persecuzione: gente viene cacciata dalla direzione dei tg se non è d' accordo con il governo».
Il suo no al referendum non ha le subordinate della minoranza: «Non polemizzo con Bersani. Ma, certo, nessuno cambierà la legge elettorale prima del referendum». Nessuno scontro, però, come testimonia la presenza qui di Davide Zoggia, che spiega: «Ci sarà sicuramente una convergenza».
D' Alema anticipa il suo uovo di Colombo: deputati ridotti di 250, Senato dimezzato, voto di fiducia solo alla Camera e «un comitato di conciliazione per evitare la navetta, come accade negli Usa, dove c' è il bicameralismo perfetto».
Ma se vincesse il no, sarà la fine di Renzi? «Non lo so. Certo è che sta accumulando sconfitte su sconfitte. Io però non ho chiesto le sue dimissioni. Ha fatto tutto lui, dice e disdice. Renzi contro Renzi. Noto però con piacere che ora ha sconvocato le urne anticipate». D' Alema accusa il premier per il clima che si è creato: «Era necessario spaccare il Paese e drammatizzare i toni?».
Comunque sia, il Pd di Renzi certo non gli piace: «Perdiamo i palmiri e guadagniamo i verdini e i cicchitto». Dal pubblico c' è chi lo contesta: «Se vince il no arriva la destra». No, risponde: «Perché non ci saranno le elezioni anticipate. Invece se andremo avanti così, finiremo come Wile Coyote e i 5 Stelle andranno al governo».
Per sventare questo scenario, tutto è pronto, o quasi, per il lancio della campagna per il no, il 5 settembre. Sono attese 150 persone: «Anche troppe, sto cercando di dissuadere la gente», spiega ironico. Pochi i nomi noti. Sicuramente ci sarà Paolo Corsini, battagliero ex sindaco di Brescia: «È una riforma persino illeggibile. Credo che i bersaniani alla fine stiano con noi». La sinistra pd diserterà l' appuntamento dalemiano: assenti Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo e Roberto Speranza.
Potrebbe invece palesarsi Miguel Gotor: «Dipende dai miei impegni. Però auguro il successo a questa bella iniziativa». Tra gli altri a Roma ci saranno due eurodeputati, il napoletano e bassoliniano Massimo Paolucci e Antonio Panzeri. Tra i pugliesi, i consiglieri Ernesto Abaterusso, Enzo Lavarra, Mario Loizzo e Pino Romano. Tra i calabresi, il capogruppo della Sinistra in Calabria Giovanni Nucera.
Subito dopo, D' Alema partirà per una vera e propria tournée del no: dopo la festa dell' Unità di Catania di stasera (si confronterà con il ministro Gentiloni), è atteso a Lecce, Ravenna, Ferrara, Pavia, Napoli, Caserta e Bari.
D'ALEMA SBERTUCCIA MATTEO: "SIAMO AL RENZI CONTRO RENZI"
- "LA CRESCITA E' ZERO E DOVEVA ESSERE STRABILIANTE
- SI DIMETTE, NON SI DIMETTE, PER IL MOMENTO HA SCONVOCATO LE ELEZIONI ANTICIPATE
- CON LE RIFORME DI RENZI, M5S VA AL GOVERNO"
- E PARTE IN TOUR PER IL "NO" AL REFERENDUM
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
Massimo D' Alema torna, lancia stilettate contro il premier, «questo ragazzo che qualche volta sembra che ci prenda per i fondelli». E poi estrae quello che chiama «l' uovo di Colombo»: «Una riforma di mezza paginetta, a cui stanno lavorando tre costituzionalisti. La presenterò presto».
Ritorno in grande stile, in una festa della sinistra a Vicenza, che preannuncia un tour tra le città per il No al referendum. Con la tappa fondamentale del 5 settembre, quando ha organizzato una riunione a Roma per lanciare i comitati del no a livello territoriale: «Troppi cincischiavano, è ora di fermarli».
Il prologo è sul terremoto. D' Alema ringrazia Renzi per aver citato la ricostruzione in Umbria e Emilia, quando era premier. E apprezza la scelta di Vasco Errani come commissario: «Non c' entra con le dinamiche interne, prenderà la tessera del Pd e la metterà nel cassetto. E poi - scherza - lui era l' unico esponente della Fgci che conosceva Baudelaire». Ma la sintonia con il premier finisce qui.
Anzi, comincia un lungo attacco: «La crescita del Paese, che era stata annunciata come strabiliante, è zero. Siamo ultimi. Diceva il premier: adesso non ce n' è per nessuno. Beh, ce n' è invece. Mi pare evidente che la politica economica del governo non è efficace».
Poi si concentra sul referendum. Il no è senza condizioni: «Orfini ha detto che c' è libertà di coscienza. Bene, vi ricordo che Concetto Marchesi votò no alla Costituzione. Nessuno battè ciglio allora. E c'era lo stalinismo, eh». Sempre al presidente del partito, che aveva spiegato come D' Alema sia ora appoggiato «dai girotondini», replica ridendo: «Certo, girotondini come Casavola, Onida, De Siervo. Sarà un girotondo un po' difficoltoso, vista l' età».
E ancora: «Già bocciammo la riforma fatta da Berlusconi, pressoché identica a questa. Loro hanno cambiato idea. Io no. Una vecchia barzelletta sovietica, diceva, cos' è il deviazionismo? È andare dritti quando la linea va a zig zag. Ecco, io sono un deviazionista».
Il confronto con l' ex Cavaliere è ripetuto: «Perché Renzi non ha riproposto la legge uninominale? Perché anche a lui fa comodo nominarsi i deputati. La stessa filosofia di Berlusconi. Il paradosso è che mentre lui esce di scena, il berlusconismo vince. Il centrosinistra si è fatto erede della cultura politica di Berlusconi». «Abbiamo - prosegue - anche forme di persecuzione: gente viene cacciata dalla direzione dei tg se non è d' accordo con il governo».
Il suo no al referendum non ha le subordinate della minoranza: «Non polemizzo con Bersani. Ma, certo, nessuno cambierà la legge elettorale prima del referendum». Nessuno scontro, però, come testimonia la presenza qui di Davide Zoggia, che spiega: «Ci sarà sicuramente una convergenza».
D' Alema anticipa il suo uovo di Colombo: deputati ridotti di 250, Senato dimezzato, voto di fiducia solo alla Camera e «un comitato di conciliazione per evitare la navetta, come accade negli Usa, dove c' è il bicameralismo perfetto».
Ma se vincesse il no, sarà la fine di Renzi? «Non lo so. Certo è che sta accumulando sconfitte su sconfitte. Io però non ho chiesto le sue dimissioni. Ha fatto tutto lui, dice e disdice. Renzi contro Renzi. Noto però con piacere che ora ha sconvocato le urne anticipate». D' Alema accusa il premier per il clima che si è creato: «Era necessario spaccare il Paese e drammatizzare i toni?».
Comunque sia, il Pd di Renzi certo non gli piace: «Perdiamo i palmiri e guadagniamo i verdini e i cicchitto». Dal pubblico c' è chi lo contesta: «Se vince il no arriva la destra». No, risponde: «Perché non ci saranno le elezioni anticipate. Invece se andremo avanti così, finiremo come Wile Coyote e i 5 Stelle andranno al governo».
Per sventare questo scenario, tutto è pronto, o quasi, per il lancio della campagna per il no, il 5 settembre. Sono attese 150 persone: «Anche troppe, sto cercando di dissuadere la gente», spiega ironico. Pochi i nomi noti. Sicuramente ci sarà Paolo Corsini, battagliero ex sindaco di Brescia: «È una riforma persino illeggibile. Credo che i bersaniani alla fine stiano con noi». La sinistra pd diserterà l' appuntamento dalemiano: assenti Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo e Roberto Speranza.
Potrebbe invece palesarsi Miguel Gotor: «Dipende dai miei impegni. Però auguro il successo a questa bella iniziativa». Tra gli altri a Roma ci saranno due eurodeputati, il napoletano e bassoliniano Massimo Paolucci e Antonio Panzeri. Tra i pugliesi, i consiglieri Ernesto Abaterusso, Enzo Lavarra, Mario Loizzo e Pino Romano. Tra i calabresi, il capogruppo della Sinistra in Calabria Giovanni Nucera.
Subito dopo, D' Alema partirà per una vera e propria tournée del no: dopo la festa dell' Unità di Catania di stasera (si confronterà con il ministro Gentiloni), è atteso a Lecce, Ravenna, Ferrara, Pavia, Napoli, Caserta e Bari.
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Re: Renzi
30 AGO 2016 17:41
MATTE', CHE TE SERVE? MERKEL TEME LA SCONFITTA DI RENZI NEL REFERENDUM COSTITUZIONALE PERCHE' L'EVENTUALE INSTABILITA' FINANZIARIA POTREBBE CONDIZIONARE LA SUA CAMPAGNA ELETTORALE
- COSI' DOMANI SAREBBE PRONTA A FARE CONCESSIONI AL DUCETTO DI RIGNANO
- COLLOQUIO RISERVATO PADOAN-SCHAUBLE
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 131129.htm
Dagonota
Angela Merkel è terrorizzata dal referendum di Renzi.
Teme che se lo perdesse, la conseguente instabilità finanziaria potrebbe coglierla proprio all'inizio della campagna elettorale. I sondaggi non le sono amici.
Ed un primo assaggio di come potrà andare il voto del prossimo anno si scoprirà in questo fine settimana nella Regione della Pomerania e nel prossimo, quando si vota a Berlino.
Angelona sa bene che, in qualunque caso, il prossimo sarà un governo di coalizione.
Ma bisogna vedere chi sarà a dare le carte: ancora il suo Cdu od il Csu (partito cugino della Baviera), guidato da Horst Seehofer.
Od i socialisti?
Per queste ragioni, domani a Maranello - fuori dall'ufficialità - la Cancelliera proverà a chiedere a Renzi cosa può fare per fargli vincere il referendum.
A Palazzo Chigi la lista è pronta.
A margine del vertice bilaterale, Padoan e Schauble proveranno a verificare - in via riservata - la possibilità di mettere giù uno schema per modificare l'equazione matematica alla base del deficit strutturale.
In modo tale da presentare le soluzioni al Consiglio europeo informale di Bratislava.
Il deficit strutturale è (fuori dai denti) una sega mentale per nerd sessualmente insoddisfatti.
E' un parametro che, finquando vale la regola del 3%, non conta niente.
Ma che se contasse un po' di più, l'Italia potrebbe migliorare le condizioni e l'immagine dei propri conti pubblici.
Sembra che Schauble, proprio per le paure della Merkel sul referendum, abbia fatto minime aperture agli sherpa di Padoan sul peso specifico da assegnare al deficit strutturale.
Inutile dire che - terremoto o non terremoto - il prossimo anno Renzi non potrà rispettare l'impegno per un deficit all'1,8%, come promesso.
Al momento al ministero dell'Economia si sta ragionando sul 2,4/2,5%.
Insomma, sugli stessi livelli con cui il governo conta di chiudere quest'anno.
La prossima manovra, che prenderà il nome di "Legge di Bilancio" e non più "Legge di Stabilità" (ma sempre della Finanziaria stiamo parlando), quindi infrangerà la prima regola del Patto di Stabilità: riduzione del deficit dello 0,5% all'anno.
Non conterrà la riduzione dell'Irpef.
Forse troverà spazio una sforbiciata del cuneo fiscale (meno tasse per lavoratori ed imprese) per circa 3 miliardi.
E, si dice, anche una revisione del modello contrattuale, favorendo il rinnovo decentrato (a livello aziendale) dei contratti.
I sindacati protesteranno un po', ma lasceranno correre.
Resta sempre da capire come verranno coperti i 15 miliardi necessari per evitare l'aumento dell'Iva, conseguente alle clausole di salvaguardia.
Poi c'è il capitolo "Casa Italia".
All'Economia non hanno ancora ben capito cosa vuol fare Renzi.
Da Bruxelles non sono pronti alle barricate.
In fin dei conti, se mettere in sicurezza gli edifici delle zone più a rischio costa 36 miliardi, si può sempre fare una legge pluriennale (10 anni).
E 3,6 miliardi all'anno si possono sempre "nascondere" nel bilancio
MATTE', CHE TE SERVE? MERKEL TEME LA SCONFITTA DI RENZI NEL REFERENDUM COSTITUZIONALE PERCHE' L'EVENTUALE INSTABILITA' FINANZIARIA POTREBBE CONDIZIONARE LA SUA CAMPAGNA ELETTORALE
- COSI' DOMANI SAREBBE PRONTA A FARE CONCESSIONI AL DUCETTO DI RIGNANO
- COLLOQUIO RISERVATO PADOAN-SCHAUBLE
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 131129.htm
Dagonota
Angela Merkel è terrorizzata dal referendum di Renzi.
Teme che se lo perdesse, la conseguente instabilità finanziaria potrebbe coglierla proprio all'inizio della campagna elettorale. I sondaggi non le sono amici.
Ed un primo assaggio di come potrà andare il voto del prossimo anno si scoprirà in questo fine settimana nella Regione della Pomerania e nel prossimo, quando si vota a Berlino.
Angelona sa bene che, in qualunque caso, il prossimo sarà un governo di coalizione.
Ma bisogna vedere chi sarà a dare le carte: ancora il suo Cdu od il Csu (partito cugino della Baviera), guidato da Horst Seehofer.
Od i socialisti?
Per queste ragioni, domani a Maranello - fuori dall'ufficialità - la Cancelliera proverà a chiedere a Renzi cosa può fare per fargli vincere il referendum.
A Palazzo Chigi la lista è pronta.
A margine del vertice bilaterale, Padoan e Schauble proveranno a verificare - in via riservata - la possibilità di mettere giù uno schema per modificare l'equazione matematica alla base del deficit strutturale.
In modo tale da presentare le soluzioni al Consiglio europeo informale di Bratislava.
Il deficit strutturale è (fuori dai denti) una sega mentale per nerd sessualmente insoddisfatti.
E' un parametro che, finquando vale la regola del 3%, non conta niente.
Ma che se contasse un po' di più, l'Italia potrebbe migliorare le condizioni e l'immagine dei propri conti pubblici.
Sembra che Schauble, proprio per le paure della Merkel sul referendum, abbia fatto minime aperture agli sherpa di Padoan sul peso specifico da assegnare al deficit strutturale.
Inutile dire che - terremoto o non terremoto - il prossimo anno Renzi non potrà rispettare l'impegno per un deficit all'1,8%, come promesso.
Al momento al ministero dell'Economia si sta ragionando sul 2,4/2,5%.
Insomma, sugli stessi livelli con cui il governo conta di chiudere quest'anno.
La prossima manovra, che prenderà il nome di "Legge di Bilancio" e non più "Legge di Stabilità" (ma sempre della Finanziaria stiamo parlando), quindi infrangerà la prima regola del Patto di Stabilità: riduzione del deficit dello 0,5% all'anno.
Non conterrà la riduzione dell'Irpef.
Forse troverà spazio una sforbiciata del cuneo fiscale (meno tasse per lavoratori ed imprese) per circa 3 miliardi.
E, si dice, anche una revisione del modello contrattuale, favorendo il rinnovo decentrato (a livello aziendale) dei contratti.
I sindacati protesteranno un po', ma lasceranno correre.
Resta sempre da capire come verranno coperti i 15 miliardi necessari per evitare l'aumento dell'Iva, conseguente alle clausole di salvaguardia.
Poi c'è il capitolo "Casa Italia".
All'Economia non hanno ancora ben capito cosa vuol fare Renzi.
Da Bruxelles non sono pronti alle barricate.
In fin dei conti, se mettere in sicurezza gli edifici delle zone più a rischio costa 36 miliardi, si può sempre fare una legge pluriennale (10 anni).
E 3,6 miliardi all'anno si possono sempre "nascondere" nel bilancio
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Re: Renzi
31 AGO 15:05
TERREMOTO: LA MOSSA FURBETTA DI RENZI, 5 MILIARDI FUORI DAL DEFICIT PER VENT'ANNI
- TANTO COSTA METTERE IN SICUREZZA L'ITALIA
- OGGI A MARANELLO PROVA AD AVERE LA BENEDIZIONE DALLA MERKEL, CHE ALBERTO D’ARGENIO per “la Repubblica”
Matteo Renzi aveva scelto gli stabilimenti Ferrari di Maranello, luogo simbolo dell’eccellenza italiana, per parlare con Angela Merkel del rilancio dell’Unione dopo la Brexit. Ma inevitabilmente sarà il sisma che ha devastato il centro Italia a monopolizzare il vertice. E proprio in queste ore a Roma inizia a prendere forma Casa Italia, il piano con il quale il premier vuole lanciare l’ammodernamento del Paese nei prossimi 15-20 anni.
Una sfida che potrebbe costare fino a 4-5 miliardi all’anno. Ma serve il via libera Ue a non contare questi soldi nel deficit per evitare le taglione del Patto di Stabilità. Di tutto questo, seppure in termini generici, Renzi parlerà oggi alla Cancelliera.
renzi marchionne elkann alla borsa per la quotazione di ferrari
Appena nove giorni fa al largo di Ventotene il premier aveva affrontato con Merkel e Hollande il rilancio dell’Unione, incassando anche un sorta di patto di non belligeranza da parte degli ospiti che avrebbero sostenuto la sua esigenza di ottenere una decina di miliardi di flessibilità extra da Bruxelles per il 2017.
D’altra parte se a Berlino e Parigi c’è preoccupazione per il referendum di novembre, anche Merkel e Hollande corrono verso le elezioni e cercano il sostegno dei partner sui dossier Ue più sensibili. Ma poi tutto è cambiato, appena due giorni dopo Ventotene il sisma ha sconvolto l’Italia e l’Europa, tanto che ieri il portavoce di Merkel spiegava che «le consultazioni saranno caratterizzate dall’unità nel dolore».
A Maranello - dove a fare gli onori di casa sarà Sergio Marchionne - Renzi sarà accompagnato da Padoan, Calenda, Gentiloni, Alfano, Pinotti e Delrio che incontreranno i propri omologhi tedeschi. Ma al di là del rilancio dell’Unione in vista del summit europeo del 16 settembre a Bratislava - sicurezza, difesa, migranti, crescita - ora conta l’emergenza terremoto.
Il premier vuole un piano spalmato su due decenni che ieri al Tesoro definivano «molto importante» in quanto «riguarderà la manutenzione di tutto il Paese». Il governo lo sta assemblando proprio ora e, per usare le parole del vice ministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini, sarà «un piano strabico, con un occhio all’oggi e uno al futuro».
Le cifre sono ancora ballerine, a Palazzo Chigi e al Tesoro non hanno ancora finito i calcoli, ma e al momento si stimano circa 3-4 miliardi per la ricostruzione delle zone distrutte dal sisma da spalmare su un quinquennio chiedendo alla Ue di scorporarli dal deficit.
Poi la parte che guarda alle prossime generazioni: circa due miliardi e mezzo all’anno per mettere in sicurezza le zone sismiche, poco meno per le altre emergenze, come quella idrogeologica, per un totale di 4-5 miliardi da spendere ogni anno per una ventina di anni coprendo così tutto il Paese, non solo le aree sismiche. Su questo oggi Renzi insisterà con Merkel.
Al momento Bruxelles è pronta a non contare nel deficit le spese per la gestione immediata dell’emergenza, la gestione degli sfollati o la messa in sicurezza del territorio. E in parte le potrebbe anche finanziare direttamente. Ma da qui ad autorizzare 20 anni di spesa pubblica ce ne passa.
Renzi dirà che si tratta di un piano virtuoso che coniuga riforme, considera tale l’ammodernamento del Paese, a investimenti che evitando catastrofi comportano risparmi. Ma la partita è difficile e quello di oggi sarà un primo, delicato, scambio politico. Poi la prossima settimana partirà il vero negoziato con la Commissione in vista del quale il premier cerca un clima di concordia nazionale per garantire che anche i futuri governi proseguiranno su Casa Italia.
TERREMOTO: LA MOSSA FURBETTA DI RENZI, 5 MILIARDI FUORI DAL DEFICIT PER VENT'ANNI
- TANTO COSTA METTERE IN SICUREZZA L'ITALIA
- OGGI A MARANELLO PROVA AD AVERE LA BENEDIZIONE DALLA MERKEL, CHE ALBERTO D’ARGENIO per “la Repubblica”
Matteo Renzi aveva scelto gli stabilimenti Ferrari di Maranello, luogo simbolo dell’eccellenza italiana, per parlare con Angela Merkel del rilancio dell’Unione dopo la Brexit. Ma inevitabilmente sarà il sisma che ha devastato il centro Italia a monopolizzare il vertice. E proprio in queste ore a Roma inizia a prendere forma Casa Italia, il piano con il quale il premier vuole lanciare l’ammodernamento del Paese nei prossimi 15-20 anni.
Una sfida che potrebbe costare fino a 4-5 miliardi all’anno. Ma serve il via libera Ue a non contare questi soldi nel deficit per evitare le taglione del Patto di Stabilità. Di tutto questo, seppure in termini generici, Renzi parlerà oggi alla Cancelliera.
renzi marchionne elkann alla borsa per la quotazione di ferrari
Appena nove giorni fa al largo di Ventotene il premier aveva affrontato con Merkel e Hollande il rilancio dell’Unione, incassando anche un sorta di patto di non belligeranza da parte degli ospiti che avrebbero sostenuto la sua esigenza di ottenere una decina di miliardi di flessibilità extra da Bruxelles per il 2017.
D’altra parte se a Berlino e Parigi c’è preoccupazione per il referendum di novembre, anche Merkel e Hollande corrono verso le elezioni e cercano il sostegno dei partner sui dossier Ue più sensibili. Ma poi tutto è cambiato, appena due giorni dopo Ventotene il sisma ha sconvolto l’Italia e l’Europa, tanto che ieri il portavoce di Merkel spiegava che «le consultazioni saranno caratterizzate dall’unità nel dolore».
A Maranello - dove a fare gli onori di casa sarà Sergio Marchionne - Renzi sarà accompagnato da Padoan, Calenda, Gentiloni, Alfano, Pinotti e Delrio che incontreranno i propri omologhi tedeschi. Ma al di là del rilancio dell’Unione in vista del summit europeo del 16 settembre a Bratislava - sicurezza, difesa, migranti, crescita - ora conta l’emergenza terremoto.
Il premier vuole un piano spalmato su due decenni che ieri al Tesoro definivano «molto importante» in quanto «riguarderà la manutenzione di tutto il Paese». Il governo lo sta assemblando proprio ora e, per usare le parole del vice ministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini, sarà «un piano strabico, con un occhio all’oggi e uno al futuro».
Le cifre sono ancora ballerine, a Palazzo Chigi e al Tesoro non hanno ancora finito i calcoli, ma e al momento si stimano circa 3-4 miliardi per la ricostruzione delle zone distrutte dal sisma da spalmare su un quinquennio chiedendo alla Ue di scorporarli dal deficit.
Poi la parte che guarda alle prossime generazioni: circa due miliardi e mezzo all’anno per mettere in sicurezza le zone sismiche, poco meno per le altre emergenze, come quella idrogeologica, per un totale di 4-5 miliardi da spendere ogni anno per una ventina di anni coprendo così tutto il Paese, non solo le aree sismiche. Su questo oggi Renzi insisterà con Merkel.
Al momento Bruxelles è pronta a non contare nel deficit le spese per la gestione immediata dell’emergenza, la gestione degli sfollati o la messa in sicurezza del territorio. E in parte le potrebbe anche finanziare direttamente. Ma da qui ad autorizzare 20 anni di spesa pubblica ce ne passa.
Renzi dirà che si tratta di un piano virtuoso che coniuga riforme, considera tale l’ammodernamento del Paese, a investimenti che evitando catastrofi comportano risparmi. Ma la partita è difficile e quello di oggi sarà un primo, delicato, scambio politico. Poi la prossima settimana partirà il vero negoziato con la Commissione in vista del quale il premier cerca un clima di concordia nazionale per garantire che anche i futuri governi proseguiranno su Casa Italia.
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Re: Renzi
3 SET 2016 09:24
CERCASI PSICOLOGO A PALAZZO CHIGI
- RENZI DISTACCATO DALLE QUESTIONI DI GOVERNO SI NASCONDE
- PER LA MANOVRA ASPETTA INDICAZIONI DA DRAGHI, MERKEL E JUNCKER CHE VEDRA' AL G20 CINESE
- A CERNOBBIO SCAZZO CON GLI IMPRENDITORI CHE DEFINISCONO IL TERREMOTO "UN'OPPORTUNITA'"
Dagonota
Cercasi psicologo esperto. L'ipotetico annuncio potrebbe apparire sulla ricerca professionale di Palazzo Chigi. Nessuno capisce più l'atteggiamento di Renzi. Sembra viva "tre metri sopra il cielo". Completamente distaccato dagli impegni di governo. E disponibile a commentare solo la debacle dei Cinque Stelle a Roma.
Uno shock, poi, gliel'ha dato l'Istat. I suoi consiglieri economici gli avevano garantito che il dato rivisto del pil del secondo semestre sarebbe stato migliore. Così sarebbe stato più agevole fare la Legge di Stabilità. Invece, la doccia fredda. Anche a Cernobbio, chi lo ha incontrato, lo descrive "etereo, ascetico, distante". Come se avesse bisogno di staccare o di ricevere ordini dall'esterno.
Molto probabilmente questi arriveranno in Cina. Al G-20 Renzi conta di chiedere consigli a Mario Draghi (perché italiano e perché presidente della Bce) su quanto potrà calcare la mano con la manovra. E dopo averli ricevuti, di fare una verifica con la Merkel e con Juncker.
Renzi sarebbe tentato di spingere sull'acceleratore e varare una manovra espansiva, con taglio delle tasse e le spese per la "messa in sicurezza" del territorio soggetto a rischio sismico. Vorrebbe avere il coraggio di sfiorare il 3% di deficit per un bel po' di anni. Ma non sa se potrà farlo. E soprattutto se Padoan vorrà ancora una volta seguire le sue indicazioni.
Teme che da Bruxelles e da Berlino possano arrivare stop che potrebbero offuscare l'immagine in vista del referendum. L'incontro di Maranello cn la Merkel è andato bene. Ma non sa quanto si può fidare di Angela in futuro.
In più, sembra che i dati in possesso di Palazzo Chigi sul referendum siano tutt'altro che positivi. Sa che, in caso di vittoria del "no", potrebbe sempre restare a Palazzo Chigi, ma soggetto alle richieste di Berlusconi.
Tutti stress che il premieruccio conta di accantonare - al momento - con l'atteggiamento distaccato dalle cose terrene. In attesa che Super Mario Draghi gli offra, in privato, qualche soluzione. E chi ha studiato dai Gesuiti sa che "tutto ha un prezzo"...
da Huffingtonpost.it
"Purtroppo il terremoto è un'opportunità che si presenta...". Nel blindatissimo dibattito a porte chiuse tra Matteo Renzi e gli invitati al Forum Ambrosetti di Cernobbio, al termine del suo intervento pubblico, il premier - racconta chi era presente in sala - si scalda quando uno degli imprenditori utilizza proprio quella parola, "opportunità", riferendosi alla gestione del post-sisma.
Nella replica, il presidente del Consiglio è perentorio, malgrado il duro scambio sia destinato a restare off the records . "Il terremoto - chiarisce - non è assolutamente un'opportunità, è una strage, e sono convinto che lo pensi chi l'ha detto prima". Sintesi efficace per quanti in questi giorni ha evocato il terremoto come possibile leva di breve periodo per dare uno slancio alla ripresa. Lo scambio certo non tenero non è però l'unico a movimentare un dibattito che fino a quel momento è scorso liscio come l'olio.
Il tema del sisma divide il premier dal mondo imprenditoriale, col prima che sponsorizza il suo piano decennale Casa Italia e con i secondi che invece sono stufi di aspettare, pretendendo interventi "qui e ora". Insomma, basta chiacchiere e basta promesse a babbo morto.
Due distinti partecipanti - riferisce una fonte presente all'incontro - chiedono al premier tempi rapidi, una ricostruzione "che non duri 50 anni, perché non ce la possiamo permettere, servono interventi subito". "Occorre poi una squadra chiara per la gestione, definita prima del referendum".
Insomma qualcosa di chiaro e riconoscibile fin da subito, senza dover aspettare i tempi biblici di un programma che dovrebbe coinvolgere almeno due generazioni.
Un'impostazione ben diversa da quella che ha in mente il premier, che mette bene in chiaro un punto: "I risultati di Casa Italia si vedranno nel corso degli anni e non porteranno consenso elettorale", sottolinea il premier. "Non vedrò alcun risultato né per il referendum né per le prossime elezioni, nemmeno se farò entrambi i mandati". "Dobbiamo cambiare mentalità tutti, dobbiamo pensare all'Italia dei prossimi trent'anni, non possiamo ragionare solo nel breve termine".
Pur tra grandi sorrisi, il premier ribatte anche a chi, a proposito della corruzione, ricorda come alcune classifiche stilate da diverse organizzazioni internazionali posizionano l'Italia lontanissima dalla vetta. "Ho letto una statistica secondo cui in Europa ci sarebbero 120 miliardi di corruzione, di cui 60 in Italia: non credo a queste statistiche", dice candidamente il premier.
Nel dibattito a porte chiuse però non c'è solo spazio per le polemiche su terremoto e corruzione. Stando a quanto riferisce chi era presente, Renzi si abbandona anche a qualche aneddoto interessante.
Gianni Riotta, giornalista moderatore dell'evento, lo pungola ricordando come una delle critiche più ricorrenti nei suoi confronti è quella di voler fare tutto da solo e di circondarsi di troppe poche persone di fiducia per gestire un paese difficile come l'Italia.
Il premier non ci sta e risponde ricordando un paio di episodi fin qui inediti. "Quando sono arrivato a Palazzo Chigi avevo una idea di politica economica molto diversa. Avrei tranquillamente sforato tutti i parametri europei. Invece poi ho avuto molte riunioni e discussioni con Pier Carlo Padoan, che pian piano mi ha fatto cambiare idea, facendomi capire quanto sia importante la reputation a livello internazionale. Quindi, non sempre decido tutto da solo. Anche se devo ammettere che in alcuni casi non mi faccio condizionare. Ad esempio è quello che è successo col Jobs Act: se avessi ascoltato i suggerimenti di quelli più vicini a me l'avrei dovuto annacquare. Meno male che non l'ho fatto visti i buoni risultati".
Ci torna, Renzi, sul tema della leadership, divertendo la platea con una storia. "Non so davvero se è un vizio dei fiorentini di decidere da soli, ma c'è una storia a proposito che riguarda Michelangelo. Si dice che mentre era al lavoro sul David gli si avvicinò il sindaco Soderini dicendogli che il naso era troppo grosso. Lui non era d'accordo, ma siccome aveva della polvere con sé, davanti ai suoi occhi fece finta di aggiustarlo. In realtà lo lasciò così com'è".
Infine il tema caldo del 2016 da un punto di vista economico: le banche. Ai manager che chiedono insistentemente lumi sulle politiche del governo, il premier risponde con una esortazione che non farà felici i dipendenti bancari: tagliare, tagliare, tagliare.
"Oggi ci sono 328mila dipendenti in Italia, si tratta di un numero sproporzionato. Un numero così alto di filiali non ha senso in un mondo dove la banca è sullo smartphone. Da qui a dieci anni i dipendenti passeranno a 200mila se non 150mila. Tante sedi chiuderanno e il volto stesso delle nostre città cambierà. Non ci sono alternative, questo è il futuro e i manager delle nostre banche dovranno adeguarsi".
Con buona pace dei sindacati bancari, chiudendo stavolta fra gli applausi degli imprenditori presenti. Lo scontro sul terremoto sembra già alle spalle.
CERCASI PSICOLOGO A PALAZZO CHIGI
- RENZI DISTACCATO DALLE QUESTIONI DI GOVERNO SI NASCONDE
- PER LA MANOVRA ASPETTA INDICAZIONI DA DRAGHI, MERKEL E JUNCKER CHE VEDRA' AL G20 CINESE
- A CERNOBBIO SCAZZO CON GLI IMPRENDITORI CHE DEFINISCONO IL TERREMOTO "UN'OPPORTUNITA'"
Dagonota
Cercasi psicologo esperto. L'ipotetico annuncio potrebbe apparire sulla ricerca professionale di Palazzo Chigi. Nessuno capisce più l'atteggiamento di Renzi. Sembra viva "tre metri sopra il cielo". Completamente distaccato dagli impegni di governo. E disponibile a commentare solo la debacle dei Cinque Stelle a Roma.
Uno shock, poi, gliel'ha dato l'Istat. I suoi consiglieri economici gli avevano garantito che il dato rivisto del pil del secondo semestre sarebbe stato migliore. Così sarebbe stato più agevole fare la Legge di Stabilità. Invece, la doccia fredda. Anche a Cernobbio, chi lo ha incontrato, lo descrive "etereo, ascetico, distante". Come se avesse bisogno di staccare o di ricevere ordini dall'esterno.
Molto probabilmente questi arriveranno in Cina. Al G-20 Renzi conta di chiedere consigli a Mario Draghi (perché italiano e perché presidente della Bce) su quanto potrà calcare la mano con la manovra. E dopo averli ricevuti, di fare una verifica con la Merkel e con Juncker.
Renzi sarebbe tentato di spingere sull'acceleratore e varare una manovra espansiva, con taglio delle tasse e le spese per la "messa in sicurezza" del territorio soggetto a rischio sismico. Vorrebbe avere il coraggio di sfiorare il 3% di deficit per un bel po' di anni. Ma non sa se potrà farlo. E soprattutto se Padoan vorrà ancora una volta seguire le sue indicazioni.
Teme che da Bruxelles e da Berlino possano arrivare stop che potrebbero offuscare l'immagine in vista del referendum. L'incontro di Maranello cn la Merkel è andato bene. Ma non sa quanto si può fidare di Angela in futuro.
In più, sembra che i dati in possesso di Palazzo Chigi sul referendum siano tutt'altro che positivi. Sa che, in caso di vittoria del "no", potrebbe sempre restare a Palazzo Chigi, ma soggetto alle richieste di Berlusconi.
Tutti stress che il premieruccio conta di accantonare - al momento - con l'atteggiamento distaccato dalle cose terrene. In attesa che Super Mario Draghi gli offra, in privato, qualche soluzione. E chi ha studiato dai Gesuiti sa che "tutto ha un prezzo"...
da Huffingtonpost.it
"Purtroppo il terremoto è un'opportunità che si presenta...". Nel blindatissimo dibattito a porte chiuse tra Matteo Renzi e gli invitati al Forum Ambrosetti di Cernobbio, al termine del suo intervento pubblico, il premier - racconta chi era presente in sala - si scalda quando uno degli imprenditori utilizza proprio quella parola, "opportunità", riferendosi alla gestione del post-sisma.
Nella replica, il presidente del Consiglio è perentorio, malgrado il duro scambio sia destinato a restare off the records . "Il terremoto - chiarisce - non è assolutamente un'opportunità, è una strage, e sono convinto che lo pensi chi l'ha detto prima". Sintesi efficace per quanti in questi giorni ha evocato il terremoto come possibile leva di breve periodo per dare uno slancio alla ripresa. Lo scambio certo non tenero non è però l'unico a movimentare un dibattito che fino a quel momento è scorso liscio come l'olio.
Il tema del sisma divide il premier dal mondo imprenditoriale, col prima che sponsorizza il suo piano decennale Casa Italia e con i secondi che invece sono stufi di aspettare, pretendendo interventi "qui e ora". Insomma, basta chiacchiere e basta promesse a babbo morto.
Due distinti partecipanti - riferisce una fonte presente all'incontro - chiedono al premier tempi rapidi, una ricostruzione "che non duri 50 anni, perché non ce la possiamo permettere, servono interventi subito". "Occorre poi una squadra chiara per la gestione, definita prima del referendum".
Insomma qualcosa di chiaro e riconoscibile fin da subito, senza dover aspettare i tempi biblici di un programma che dovrebbe coinvolgere almeno due generazioni.
Un'impostazione ben diversa da quella che ha in mente il premier, che mette bene in chiaro un punto: "I risultati di Casa Italia si vedranno nel corso degli anni e non porteranno consenso elettorale", sottolinea il premier. "Non vedrò alcun risultato né per il referendum né per le prossime elezioni, nemmeno se farò entrambi i mandati". "Dobbiamo cambiare mentalità tutti, dobbiamo pensare all'Italia dei prossimi trent'anni, non possiamo ragionare solo nel breve termine".
Pur tra grandi sorrisi, il premier ribatte anche a chi, a proposito della corruzione, ricorda come alcune classifiche stilate da diverse organizzazioni internazionali posizionano l'Italia lontanissima dalla vetta. "Ho letto una statistica secondo cui in Europa ci sarebbero 120 miliardi di corruzione, di cui 60 in Italia: non credo a queste statistiche", dice candidamente il premier.
Nel dibattito a porte chiuse però non c'è solo spazio per le polemiche su terremoto e corruzione. Stando a quanto riferisce chi era presente, Renzi si abbandona anche a qualche aneddoto interessante.
Gianni Riotta, giornalista moderatore dell'evento, lo pungola ricordando come una delle critiche più ricorrenti nei suoi confronti è quella di voler fare tutto da solo e di circondarsi di troppe poche persone di fiducia per gestire un paese difficile come l'Italia.
Il premier non ci sta e risponde ricordando un paio di episodi fin qui inediti. "Quando sono arrivato a Palazzo Chigi avevo una idea di politica economica molto diversa. Avrei tranquillamente sforato tutti i parametri europei. Invece poi ho avuto molte riunioni e discussioni con Pier Carlo Padoan, che pian piano mi ha fatto cambiare idea, facendomi capire quanto sia importante la reputation a livello internazionale. Quindi, non sempre decido tutto da solo. Anche se devo ammettere che in alcuni casi non mi faccio condizionare. Ad esempio è quello che è successo col Jobs Act: se avessi ascoltato i suggerimenti di quelli più vicini a me l'avrei dovuto annacquare. Meno male che non l'ho fatto visti i buoni risultati".
Ci torna, Renzi, sul tema della leadership, divertendo la platea con una storia. "Non so davvero se è un vizio dei fiorentini di decidere da soli, ma c'è una storia a proposito che riguarda Michelangelo. Si dice che mentre era al lavoro sul David gli si avvicinò il sindaco Soderini dicendogli che il naso era troppo grosso. Lui non era d'accordo, ma siccome aveva della polvere con sé, davanti ai suoi occhi fece finta di aggiustarlo. In realtà lo lasciò così com'è".
Infine il tema caldo del 2016 da un punto di vista economico: le banche. Ai manager che chiedono insistentemente lumi sulle politiche del governo, il premier risponde con una esortazione che non farà felici i dipendenti bancari: tagliare, tagliare, tagliare.
"Oggi ci sono 328mila dipendenti in Italia, si tratta di un numero sproporzionato. Un numero così alto di filiali non ha senso in un mondo dove la banca è sullo smartphone. Da qui a dieci anni i dipendenti passeranno a 200mila se non 150mila. Tante sedi chiuderanno e il volto stesso delle nostre città cambierà. Non ci sono alternative, questo è il futuro e i manager delle nostre banche dovranno adeguarsi".
Con buona pace dei sindacati bancari, chiudendo stavolta fra gli applausi degli imprenditori presenti. Lo scontro sul terremoto sembra già alle spalle.
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- Iscritto il: 21/02/2012, 19:25
Re: Renzi
Era più che inevitabile che si arrivasse a questo e non ritengo sia giusto accorgersi solo ora di questo problema. E' successo anni orsono all'industria e ora tocca a costoro. Lamentarsi ora? beh questo mi darebbe un po fastidio e lo riterrei ingiusto nei confronti di coloro che sono gia passati per questa strada."Oggi ci sono 328mila dipendenti in Italia, si tratta di un numero sproporzionato. Un numero così alto di filiali non ha senso in un mondo dove la banca è sullo smartphone. Da qui a dieci anni i dipendenti passeranno a 200mila se non 150mila. Tante sedi chiuderanno e il volto stesso delle nostre città cambierà. Non ci sono alternative, questo è il futuro e i manager delle nostre banche dovranno adeguarsi".
Dove erano allora quando le industrie si svuotavano?
Anche il sindacato ha le sue colpe avendo sempre "lavorato" a compartimenti stagni senza capire che la visione del problema doveva gia' inizialmente esser4e vista globalmente e non settorialmente.
Ora siamo al "si salvi chi puo menefregandoci del problema degli altri se gli altri nel momento in cui io avevo bisogno se ne sono sbattuti le palle" .
Per quanto riguarda Renzi, posso solo dire che se ci guardiamo attorno vediamo solo il nulla e con il nulla non si costruisce niente a sinistra di Renzi. Dare la colpa solo a lui mi sembra non cogliere il problema vero di questo Paese. Come ho detto in un altro 3D sui 5stelle a Roma, se siamo in queste condizioni, ci sara' pure un perché o no? Quindi un bel esame di coscienza dovremmo faro o no?
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
-
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Renzi
IL GIORNO CHE OBAMA SI E’ SPUTTANATO A VITA.
PLAUSI PER LE RIFORME
Renzi si gioca il G20
in chiave
referendum
"È IMPORTANTE essere un benchmark,
un punto di riferimento". Matteo
Renzi non nasconde la soddisfazione per
quelle parole di Barack Obama che davanti ai
leader del G20 ha promosso - indicandolo come
un esempio di "buon lavoro di governo" -
l’impegno che l’Italia sta dimostrando sul piano
delle riforme strutturali. Un endorsement
per il premier, pronto a giocarlo in chiave interna
in vista della campagna per il 'Sì' al prossimo
referendum costituzionale. “Un Sì necessario
per dare stabilità all’Italia, per metterla
in grado di avere una strategia nazionale
vincente in tutti i settori”, ha detto, citando
come esempio il turismo. "Spesso per vedere
i risultati delle riforme ci vogliono anni. Il futuro
viaggia veloce e può impaurire. Ma non
bisogna avere paura", ha insistito il premier
parlando al G20. E incassando, oltre al plauso
di Obama che Renzi ha ringraziato pubblicamente,
anche l’apprezzamento di altri colleghi
che lo citano proprio in riferimento alla necessità
di non aver paura del futuro. Come il
premier canadese Justin Trudeau e quello australiano
Malcolm Turnbull. Ma anche Theresa
May, indicando la paura come elemento
che ha contribuito al voto pro-Brexit.
PLAUSI PER LE RIFORME
Renzi si gioca il G20
in chiave
referendum
"È IMPORTANTE essere un benchmark,
un punto di riferimento". Matteo
Renzi non nasconde la soddisfazione per
quelle parole di Barack Obama che davanti ai
leader del G20 ha promosso - indicandolo come
un esempio di "buon lavoro di governo" -
l’impegno che l’Italia sta dimostrando sul piano
delle riforme strutturali. Un endorsement
per il premier, pronto a giocarlo in chiave interna
in vista della campagna per il 'Sì' al prossimo
referendum costituzionale. “Un Sì necessario
per dare stabilità all’Italia, per metterla
in grado di avere una strategia nazionale
vincente in tutti i settori”, ha detto, citando
come esempio il turismo. "Spesso per vedere
i risultati delle riforme ci vogliono anni. Il futuro
viaggia veloce e può impaurire. Ma non
bisogna avere paura", ha insistito il premier
parlando al G20. E incassando, oltre al plauso
di Obama che Renzi ha ringraziato pubblicamente,
anche l’apprezzamento di altri colleghi
che lo citano proprio in riferimento alla necessità
di non aver paura del futuro. Come il
premier canadese Justin Trudeau e quello australiano
Malcolm Turnbull. Ma anche Theresa
May, indicando la paura come elemento
che ha contribuito al voto pro-Brexit.
-
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Renzi
IL GIORNO CHE OBAMA SI E’ SPUTTANATO A VITA.
OBAMA E' ALLA FINE DEL SECONDO MANDATO E SI PUO' PERMETTERE DI DIRE TUTTE LE CAZZATE CHE IL GOVERNO OCCULTO CHE DOMINA L'OCCIDENTE GLI IMPONE DI DIRE.
L'INTERESSE DEGLI USA IN QUESTA FASE E' DI FAR SALTARE LA COSTITUZIONE ITALIANA E REGOLE DEMOCRATICHE ORMAI COMPROMESSE, PER DARE VITA AD UNA DITTATURA NASCOSTA TRAVESTITA DA DEMOCRAZIA.
LE PALLE DI OBAMA CHE MAGNIFICA IL LAVORO DI RENZI SONO SOLO UNA MONTATURA PER MERLI IMBECILLI BOCCALONI.
SUL TERRENO ITALIANO, LA REALTA' E' BEN ALTRA.
Roberto Perotti L’ex commissario del governo Renzi denuncia il bluff sulle promesse di tagli
La revisione della spesa non è mai esistita
» STEFANO FELTRI
Il governo Renzi non ha fatto
alcun tipo di spending review,
la spesa pubblica non è
diminuita. Lo dice l’ex commissario
alla spending review
del governo Renzi. L’economista
della Bocconi Roberto
Perotti rompe un silenzio
durato quasi un anno, dalle
sue dimissioni il 6 novembre
del 2015, e affida a Federico
Fubini del Corriere della
Sera il suo bilancio disastroso
sull’attività di un governo
con cui ha collaborato per un
anno: “Ero stato chiamato,
per ridurre la spesa pubblica.
Mi sono reso conto che, per
decisioni politiche che rispetto,
è stato deciso di non
ridurla seriamente”.
L’esecutivo vanta di aver
ridotto la spesa pubblica di
25 miliardi rispetto al 2014,
ma questa, secondo Perotti, è
una affermazione “altamente
ingannevole, nel senso che
i capitoli che sono stati ridotti,
se si mettono insieme, lo
sono stati per
circa 25 miliardi.
Altri sono
stati aumentati
in maniera equivalente.
Quindi,
al netto, la spesa
pubblica non è
diminuita”.
L’ANALISI di Perotti
è sostenuta
d a i n u m e r i
d el l ’ultimo Def,
il Documento di
economia e finanza approvato
dal governo in aprile: il totale
delle spese correnti dello
Stato al netto degli interessi
sul debito era di 671,9 miliardi
nel 2014, ed era 691,2 nel
2016, è previsto a 701,5 miliardi
nel 2016. La spesa per i
consumi intermedi,
in teoria uno
dei bersagli
della s pen di ng
review, è passata
da 129,1 miliardi
ai 131,7 attesi per
il 2016. Il successore
di Perotti, il
ren zianis simo
d e p u t a t o P d
Yourm Gutgeld,
ha molto diradato
gli annunci e le
p r o m e s s e d i
grandi tagli.
Perotti, nell’intervista al
C o rr i e r e , demolisce alcuni
punti della recente politica economica
del governo Renzi.
Il bonus cultura ai 18enni
presentato come una misura
di prevenzione del terrorismo
è una mossa “senza alcuna
ratio economica o social
e”, la riforma Madia della
Pubblica amministrazione
comporta “il rischio concreto
che porti a un passo indietro.
Con l’abolizione delle fasce
retributive dirigenziali, ci
sarà una omogeneizzazione
delle retribuzioni. Ma sarà inevitabilmente
verso l’alto”.
E poi l’osservazione che ha
il maggiore impatto politico,
perché riguarda il referendum
d’autunno sulla riforma
costituzionale: non porterà i
500 milioni di risparmi annunciati
dal governo Renzi.
“La riforma riduce di un terzo
le poltrone dei parlamentari,
che sono una minima
parte delle poltrone della politica.
Nei 500 milioni, sono
inclusi 350 milioni di risparmi
dall’abolizione definitiva
Le riforme
Sono una bufala
anche i 500
milioni
di risparmio con
il nuovo Senato:
“Al massimo 150”
» VALERIA PACELLI
La festa è finita”. L’avvertimento
è di Raffaele
De Dominicis, il
nuovo assessore al
bilancio del Comune di Roma.
Nominato ieri dal sindaco
Virginia Raggi, dopo che il
suo predecessore Marcello
Minenna ha lasciato solo pochi
giorni fa, insieme al capo
di gabinetto Carla Raineri e
ai vertici delle due municipalizzate
Ama (rifiuti) e Atac
(trasporti).
Il 4 marzo scorso, De Dominicis
inaugurava l’an no
giudiziario della Corte dei
Conti del 2016 e adesso si ritrova
a dover mettere le mani
nei bilanci della Capitale:
circa 13 miliardi di debiti affidati
alla gestione commissariale,
oltre 234 milioni
fuori bilancio, secondo l’Oref,
l’organo di revisione economico
finanziario. Fino
a due mesi fa, De Dominicis
ha guidato i magistrati contabili
del Lazio, mentre indagavano
sul danno erariale
di Mafia Capitale ma anche
su quello dei lavori (fatti a
metà o non fatti) della Metro
C di Roma.
Dottor De Dominicis, da
magistrato diventa politico?
No, io sono un tecnico. Ho
accettato questo incarico di
assessore al Bilancio per spirito
di servizio per Roma, una
città che se lo merita. Ma
soprattutto ho accettato con
uno spirito assolutamente
laico.
Si spieghi meglio.
Nel senso che ho un solo precedente
in politica, con Marco
Pannella, leader dei radicali
(scomparso a maggio
In aula
Al centro Raffaele
De Dominicis;
accanto
Virginia Raggi
e Marcello Minenna
Ansa/ LaPresse
scorso, ndr), con il quale ero
amico.
Come è arrivata questa nomina?
Tramite un avvocato che conosce
sia il sindaco della Capitale,
Virginia Raggi, che
me. Il primo cittadino ha fatto
dei controlli sulla mia attività
lavorativa di questi anni
e ha deciso che sono la persona
giusta.
Il suo non sarà un lavoro facile:
si trova in mano bilanci
di una città che ha un debito
delle provincie che il referendum
consentirebbe, che però
sono già stati conteggiati
nell’abolizione di fatto che è
già in gran parte avvenuta.
Secondo i miei calcoli il risparmio
è dunque al massimo
di 150 milioni, ma solo ammesso
che il Senato faccia
molto downsizing”.
A PARTE una dichiarazione
del presidente di Confindustria
Vincenzo Boccia, non si
registrano reazioni alle parole
di Perotti. Il governo non
prova neppure a contestare
le sue cifre. Forse nella speranza
che ignorandolo, la sua
diagnosi del fallimento della
spending review venga ignorata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SEMPRE DAL FATTO DI OGGI IN EDICOLA
OBAMA E' ALLA FINE DEL SECONDO MANDATO E SI PUO' PERMETTERE DI DIRE TUTTE LE CAZZATE CHE IL GOVERNO OCCULTO CHE DOMINA L'OCCIDENTE GLI IMPONE DI DIRE.
L'INTERESSE DEGLI USA IN QUESTA FASE E' DI FAR SALTARE LA COSTITUZIONE ITALIANA E REGOLE DEMOCRATICHE ORMAI COMPROMESSE, PER DARE VITA AD UNA DITTATURA NASCOSTA TRAVESTITA DA DEMOCRAZIA.
LE PALLE DI OBAMA CHE MAGNIFICA IL LAVORO DI RENZI SONO SOLO UNA MONTATURA PER MERLI IMBECILLI BOCCALONI.
SUL TERRENO ITALIANO, LA REALTA' E' BEN ALTRA.
Roberto Perotti L’ex commissario del governo Renzi denuncia il bluff sulle promesse di tagli
La revisione della spesa non è mai esistita
» STEFANO FELTRI
Il governo Renzi non ha fatto
alcun tipo di spending review,
la spesa pubblica non è
diminuita. Lo dice l’ex commissario
alla spending review
del governo Renzi. L’economista
della Bocconi Roberto
Perotti rompe un silenzio
durato quasi un anno, dalle
sue dimissioni il 6 novembre
del 2015, e affida a Federico
Fubini del Corriere della
Sera il suo bilancio disastroso
sull’attività di un governo
con cui ha collaborato per un
anno: “Ero stato chiamato,
per ridurre la spesa pubblica.
Mi sono reso conto che, per
decisioni politiche che rispetto,
è stato deciso di non
ridurla seriamente”.
L’esecutivo vanta di aver
ridotto la spesa pubblica di
25 miliardi rispetto al 2014,
ma questa, secondo Perotti, è
una affermazione “altamente
ingannevole, nel senso che
i capitoli che sono stati ridotti,
se si mettono insieme, lo
sono stati per
circa 25 miliardi.
Altri sono
stati aumentati
in maniera equivalente.
Quindi,
al netto, la spesa
pubblica non è
diminuita”.
L’ANALISI di Perotti
è sostenuta
d a i n u m e r i
d el l ’ultimo Def,
il Documento di
economia e finanza approvato
dal governo in aprile: il totale
delle spese correnti dello
Stato al netto degli interessi
sul debito era di 671,9 miliardi
nel 2014, ed era 691,2 nel
2016, è previsto a 701,5 miliardi
nel 2016. La spesa per i
consumi intermedi,
in teoria uno
dei bersagli
della s pen di ng
review, è passata
da 129,1 miliardi
ai 131,7 attesi per
il 2016. Il successore
di Perotti, il
ren zianis simo
d e p u t a t o P d
Yourm Gutgeld,
ha molto diradato
gli annunci e le
p r o m e s s e d i
grandi tagli.
Perotti, nell’intervista al
C o rr i e r e , demolisce alcuni
punti della recente politica economica
del governo Renzi.
Il bonus cultura ai 18enni
presentato come una misura
di prevenzione del terrorismo
è una mossa “senza alcuna
ratio economica o social
e”, la riforma Madia della
Pubblica amministrazione
comporta “il rischio concreto
che porti a un passo indietro.
Con l’abolizione delle fasce
retributive dirigenziali, ci
sarà una omogeneizzazione
delle retribuzioni. Ma sarà inevitabilmente
verso l’alto”.
E poi l’osservazione che ha
il maggiore impatto politico,
perché riguarda il referendum
d’autunno sulla riforma
costituzionale: non porterà i
500 milioni di risparmi annunciati
dal governo Renzi.
“La riforma riduce di un terzo
le poltrone dei parlamentari,
che sono una minima
parte delle poltrone della politica.
Nei 500 milioni, sono
inclusi 350 milioni di risparmi
dall’abolizione definitiva
Le riforme
Sono una bufala
anche i 500
milioni
di risparmio con
il nuovo Senato:
“Al massimo 150”
» VALERIA PACELLI
La festa è finita”. L’avvertimento
è di Raffaele
De Dominicis, il
nuovo assessore al
bilancio del Comune di Roma.
Nominato ieri dal sindaco
Virginia Raggi, dopo che il
suo predecessore Marcello
Minenna ha lasciato solo pochi
giorni fa, insieme al capo
di gabinetto Carla Raineri e
ai vertici delle due municipalizzate
Ama (rifiuti) e Atac
(trasporti).
Il 4 marzo scorso, De Dominicis
inaugurava l’an no
giudiziario della Corte dei
Conti del 2016 e adesso si ritrova
a dover mettere le mani
nei bilanci della Capitale:
circa 13 miliardi di debiti affidati
alla gestione commissariale,
oltre 234 milioni
fuori bilancio, secondo l’Oref,
l’organo di revisione economico
finanziario. Fino
a due mesi fa, De Dominicis
ha guidato i magistrati contabili
del Lazio, mentre indagavano
sul danno erariale
di Mafia Capitale ma anche
su quello dei lavori (fatti a
metà o non fatti) della Metro
C di Roma.
Dottor De Dominicis, da
magistrato diventa politico?
No, io sono un tecnico. Ho
accettato questo incarico di
assessore al Bilancio per spirito
di servizio per Roma, una
città che se lo merita. Ma
soprattutto ho accettato con
uno spirito assolutamente
laico.
Si spieghi meglio.
Nel senso che ho un solo precedente
in politica, con Marco
Pannella, leader dei radicali
(scomparso a maggio
In aula
Al centro Raffaele
De Dominicis;
accanto
Virginia Raggi
e Marcello Minenna
Ansa/ LaPresse
scorso, ndr), con il quale ero
amico.
Come è arrivata questa nomina?
Tramite un avvocato che conosce
sia il sindaco della Capitale,
Virginia Raggi, che
me. Il primo cittadino ha fatto
dei controlli sulla mia attività
lavorativa di questi anni
e ha deciso che sono la persona
giusta.
Il suo non sarà un lavoro facile:
si trova in mano bilanci
di una città che ha un debito
delle provincie che il referendum
consentirebbe, che però
sono già stati conteggiati
nell’abolizione di fatto che è
già in gran parte avvenuta.
Secondo i miei calcoli il risparmio
è dunque al massimo
di 150 milioni, ma solo ammesso
che il Senato faccia
molto downsizing”.
A PARTE una dichiarazione
del presidente di Confindustria
Vincenzo Boccia, non si
registrano reazioni alle parole
di Perotti. Il governo non
prova neppure a contestare
le sue cifre. Forse nella speranza
che ignorandolo, la sua
diagnosi del fallimento della
spending review venga ignorata.
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Re: Renzi
5 SET 2016 13:00
DA MARCO POLO A MARCO "PELO"
- IL VIDEO (INEDITO IN EUROPA) DI RENZI, CON UN CIUFFO PENDULO IMPROPONIBILE, INTERVISTATO DALLA TV CINESE A MARGINE DEL G20
- CON L’INGLESE VA UN PO’ MEGLIO MA LA PETTINATURA E LE SMORFIETTE SONO UNO SPETTACOLO IMPERDIBILE (VIDEO)
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 131439.htm
DA MARCO POLO A MARCO "PELO"
- IL VIDEO (INEDITO IN EUROPA) DI RENZI, CON UN CIUFFO PENDULO IMPROPONIBILE, INTERVISTATO DALLA TV CINESE A MARGINE DEL G20
- CON L’INGLESE VA UN PO’ MEGLIO MA LA PETTINATURA E LE SMORFIETTE SONO UNO SPETTACOLO IMPERDIBILE (VIDEO)
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 131439.htm
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