LA SFIDA del REFERENDUM
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
Dopo JP Morgan, Confindustria, FMI, Merkel, Junker, ... si aggiunge anche BENIGNI!!!
Molto condivisibile il pensiero di Andrea Scanzi ... io voto NO
da www.ilfattoquotidiano.it
Storia breve del fu Benigni
Politica
di Andrea Scanzi | 5 ottobre 2016
Hai talento, fai ridere come nessuno e non hai paura di essere scorretto. Poi cresci, ti ammorbidisci, cambi la storia e sostituisci i russi con gli americani, altrimenti l’Oscar non te lo danno mica. Quindi, esaurita la vena, ti reinventi cantore dell’amore, celebrando la Costituzione più bella del mondo ma solo quando al potere c’è Berlusconi, che è brutto sporco e cattivo non per quello che fa ma perché non è iscritto al partito che voti.
Infine passi dal voler bene a Berlinguer al venerare il nuovo Silvio, ovvero Renzi, uno che a vent’anni avresti preso per il culo fino a sfinirlo. “Se vince il No è peggio della Brexit“, dici adesso. E magari, se vince il Sì, ti regalano pure un’altra serata su RaiUno e un’altra bella vagonata di soldi (anche nostri). Da saltimbanco a rondolino: vamos.
Ormai, caro Benigni, ho finito anche gli insulti. Siamo al vilipendio di cadavere del povero Cioni Mario. Peccato, una volta eri bravo. Ma il Monni, a noi toscani, ce lo aveva detto chi eri davvero. E il Monni non sbagliava mai.
Molto condivisibile il pensiero di Andrea Scanzi ... io voto NO
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di Andrea Scanzi | 5 ottobre 2016
Hai talento, fai ridere come nessuno e non hai paura di essere scorretto. Poi cresci, ti ammorbidisci, cambi la storia e sostituisci i russi con gli americani, altrimenti l’Oscar non te lo danno mica. Quindi, esaurita la vena, ti reinventi cantore dell’amore, celebrando la Costituzione più bella del mondo ma solo quando al potere c’è Berlusconi, che è brutto sporco e cattivo non per quello che fa ma perché non è iscritto al partito che voti.
Infine passi dal voler bene a Berlinguer al venerare il nuovo Silvio, ovvero Renzi, uno che a vent’anni avresti preso per il culo fino a sfinirlo. “Se vince il No è peggio della Brexit“, dici adesso. E magari, se vince il Sì, ti regalano pure un’altra serata su RaiUno e un’altra bella vagonata di soldi (anche nostri). Da saltimbanco a rondolino: vamos.
Ormai, caro Benigni, ho finito anche gli insulti. Siamo al vilipendio di cadavere del povero Cioni Mario. Peccato, una volta eri bravo. Ma il Monni, a noi toscani, ce lo aveva detto chi eri davvero. E il Monni non sbagliava mai.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
lucfig ha scritto:Dopo JP Morgan, Confindustria, FMI, Merkel, Junker, ... si aggiunge anche BENIGNI!!!
Molto condivisibile il pensiero di Andrea Scanzi ... io voto NO
da http://www.ilfattoquotidiano.it
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di Andrea Scanzi | 5 ottobre 2016
Hai talento, fai ridere come nessuno e non hai paura di essere scorretto. Poi cresci, ti ammorbidisci, cambi la storia e sostituisci i russi con gli americani, altrimenti l’Oscar non te lo danno mica. Quindi, esaurita la vena, ti reinventi cantore dell’amore, celebrando la Costituzione più bella del mondo ma solo quando al potere c’è Berlusconi, che è brutto sporco e cattivo non per quello che fa ma perché non è iscritto al partito che voti.
Infine passi dal voler bene a Berlinguer al venerare il nuovo Silvio, ovvero Renzi, uno che a vent’anni avresti preso per il culo fino a sfinirlo. “Se vince il No è peggio della Brexit“, dici adesso. E magari, se vince il Sì, ti regalano pure un’altra serata su RaiUno e un’altra bella vagonata di soldi (anche nostri). Da saltimbanco a rondolino: vamos.
Ormai, caro Benigni, ho finito anche gli insulti. Siamo al vilipendio di cadavere del povero Cioni Mario. Peccato, una volta eri bravo. Ma il Monni, a noi toscani, ce lo aveva detto chi eri davvero. E il Monni non sbagliava mai.
Una delle ragioni della sparizione della sinistra italiana, è perché sono spariti gli Enrico Berlinguer e sono comparsi i voltagabbana alla Benigni.
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
SENZA TRUFFA NON SANNO STARE
...........ITALIANIIIIIIIIIIIIII.................................SVEGLIA....
Referendum, i sondaggisti bocciano il quesito
‘Non neutrale, può influenzare il 20% di indecisi’
Antonio Noto (Ipr Marketing e docente di tecniche del questionario): “Se uno studente mi avesse posto
un questionario in quei termini? Lo avrei bocciato”. Nicola Piepoli: “Rischia di condizionare gli elettori”
renzi-referendum-combo-990
Referendum Costituzionale
La polemica sul testo da votare finisce in tribunale. Ma sono gli stessi professionisti dei sondaggi, cui la politica volentieri si rivolge, ad ammettere che “posto in quel modo rischia di alterare l’esito della consultazione”. Antonio Noto (Ipr Marketing): “Con quella formulazione perché mai uno dovrebbe dire di “no”? Leggendola acriticamente è invece chiaro perché uno dovrebbe votare sì”. Se uno studente o un collaboratore le presentasse un quesito posto così? “Non c’è dubbio, glielo farei rifare” di Thomas Mackinson
...........ITALIANIIIIIIIIIIIIII.................................SVEGLIA....
Referendum, i sondaggisti bocciano il quesito
‘Non neutrale, può influenzare il 20% di indecisi’
Antonio Noto (Ipr Marketing e docente di tecniche del questionario): “Se uno studente mi avesse posto
un questionario in quei termini? Lo avrei bocciato”. Nicola Piepoli: “Rischia di condizionare gli elettori”
renzi-referendum-combo-990
Referendum Costituzionale
La polemica sul testo da votare finisce in tribunale. Ma sono gli stessi professionisti dei sondaggi, cui la politica volentieri si rivolge, ad ammettere che “posto in quel modo rischia di alterare l’esito della consultazione”. Antonio Noto (Ipr Marketing): “Con quella formulazione perché mai uno dovrebbe dire di “no”? Leggendola acriticamente è invece chiaro perché uno dovrebbe votare sì”. Se uno studente o un collaboratore le presentasse un quesito posto così? “Non c’è dubbio, glielo farei rifare” di Thomas Mackinson
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
Corriere 7.10.16
Il centrodestra silenzioso che può cambiare i pronostici
di Massimo Franco
L’esercito del No appare agguerrito, in vantaggio e convinto di vincere. Quello del Sì ostenta uguale sicurezza, ma in realtà ne ha meno. E la girandola di incontri che Matteo Renzi sta avendo in Italia tra molte polemiche ne è la controprova. Ma se si osserva con freddezza il fronte contrario alle riforme referendarie, si intravedono alcune crepe: simmetriche a quelle presenti nel campo governativo. Significa che analizzare la campagna con logiche di partito è fuorviante; e che non solo a sinistra ma anche a destra ci sono elettori che rifiutano ordini di scuderia.
È questa situazione magmatica a spiegare l’alto numero di indecisi; e a proiettare tuttora un’ombra di incertezza sul risultato finale. Nelle file del Pd e nella sinistra radicale lo scontro con Matteo Renzi non è solo vistoso: viene rivendicato come una bandiera identitaria. Il No si proclama in difesa della Costituzione, e contro il referendum del 4 dicembre; e contro il premier e il suo governo. La sorpresa potrebbe spuntare invece nella pancia del centrodestra. Ufficialmente, lì sono tutti per il No, da Silvio Berlusconi a Matteo Salvini. L’unico Sì è quello del partitino di Angelino Alfano, alleato al governo con Renzi.
Tra l’atteggiamento compatto delle nomenklature di partito e la realtà del corpo elettorale di centrodestra, si percepisce però più di una contraddizione. Intanto, l’assenza dall’Italia di Berlusconi per motivi di salute toglie dalla scena uno dei leader del No. E questo disorienta un mondo berlusconiano in parte esitante a schierarsi con Beppe Grillo, la sinistra Dem e l’alleato-coltello Salvini. A rilevarlo con un certo candore è Stefano Parisi, candidato molto in pectore di un centrodestra da rifondare. «Mi auguro che Berlusconi», ha ammesso, «faccia campagna attiva per il No...».
L’impressione di Parisi è che «tante persone del centrodestra sono orientate a votare Sì». Pesa anche l’allarmismo che, a suo avviso, Renzi e i suoi ministri spargono su un esito negativo del referendum. «Questo è terrorismo psicologico a danno dei risparmiatori», secondo Parisi. Difficilmente, tuttavia, dal centrodestra si alzerà qualche voce autorevole a favore del Sì. L’unico indizio di perplessità sta nei silenzi di alcuni esponenti di FI, in stridente contrasto con il No a tutto tondo di altri, come il capogruppo Renato Brunetta, e dei leghisti.
Si tratta di un’area silenziosa che alla fine potrebbe rovesciare i pronostici. La caccia agli elettori di destra decisa da Renzi tra le proteste del Pd si spiega su questo sfondo. Renzi cerca di presentarsi in vesti più moderate, riconoscendo che alcune riforme «sono finite con la fiducia, che non è bellissimo: un atto di forzatura, tra virgolette...». Il premier ripete anche che in palio non c’è lui, che ha sbagliato a personalizzare. Ma la sua onnipresenza dice che, se anche volesse, gli sarà difficile far credere che sia così. E i veleni scorrono.
Il centrodestra silenzioso che può cambiare i pronostici
di Massimo Franco
L’esercito del No appare agguerrito, in vantaggio e convinto di vincere. Quello del Sì ostenta uguale sicurezza, ma in realtà ne ha meno. E la girandola di incontri che Matteo Renzi sta avendo in Italia tra molte polemiche ne è la controprova. Ma se si osserva con freddezza il fronte contrario alle riforme referendarie, si intravedono alcune crepe: simmetriche a quelle presenti nel campo governativo. Significa che analizzare la campagna con logiche di partito è fuorviante; e che non solo a sinistra ma anche a destra ci sono elettori che rifiutano ordini di scuderia.
È questa situazione magmatica a spiegare l’alto numero di indecisi; e a proiettare tuttora un’ombra di incertezza sul risultato finale. Nelle file del Pd e nella sinistra radicale lo scontro con Matteo Renzi non è solo vistoso: viene rivendicato come una bandiera identitaria. Il No si proclama in difesa della Costituzione, e contro il referendum del 4 dicembre; e contro il premier e il suo governo. La sorpresa potrebbe spuntare invece nella pancia del centrodestra. Ufficialmente, lì sono tutti per il No, da Silvio Berlusconi a Matteo Salvini. L’unico Sì è quello del partitino di Angelino Alfano, alleato al governo con Renzi.
Tra l’atteggiamento compatto delle nomenklature di partito e la realtà del corpo elettorale di centrodestra, si percepisce però più di una contraddizione. Intanto, l’assenza dall’Italia di Berlusconi per motivi di salute toglie dalla scena uno dei leader del No. E questo disorienta un mondo berlusconiano in parte esitante a schierarsi con Beppe Grillo, la sinistra Dem e l’alleato-coltello Salvini. A rilevarlo con un certo candore è Stefano Parisi, candidato molto in pectore di un centrodestra da rifondare. «Mi auguro che Berlusconi», ha ammesso, «faccia campagna attiva per il No...».
L’impressione di Parisi è che «tante persone del centrodestra sono orientate a votare Sì». Pesa anche l’allarmismo che, a suo avviso, Renzi e i suoi ministri spargono su un esito negativo del referendum. «Questo è terrorismo psicologico a danno dei risparmiatori», secondo Parisi. Difficilmente, tuttavia, dal centrodestra si alzerà qualche voce autorevole a favore del Sì. L’unico indizio di perplessità sta nei silenzi di alcuni esponenti di FI, in stridente contrasto con il No a tutto tondo di altri, come il capogruppo Renato Brunetta, e dei leghisti.
Si tratta di un’area silenziosa che alla fine potrebbe rovesciare i pronostici. La caccia agli elettori di destra decisa da Renzi tra le proteste del Pd si spiega su questo sfondo. Renzi cerca di presentarsi in vesti più moderate, riconoscendo che alcune riforme «sono finite con la fiducia, che non è bellissimo: un atto di forzatura, tra virgolette...». Il premier ripete anche che in palio non c’è lui, che ha sbagliato a personalizzare. Ma la sua onnipresenza dice che, se anche volesse, gli sarà difficile far credere che sia così. E i veleni scorrono.
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
....................................................... NO
Le leggi di iniziativa popolare saranno ancor più difficili: oggi per presentarne una bastano 50 mila firme; in futuro ne occorreranno 150 mila (Il triplo)
....................................................... NO
....................................................... NO
Nei referendum abrogativi, scende il quorum ma le firme salgono da 500mila a 800mila. Altrimenti il quorum resta il 50 % più uno degli aventi diritto e il più delle volte il referendum fallisce
....................................................... NO
Le leggi di iniziativa popolare saranno ancor più difficili: oggi per presentarne una bastano 50 mila firme; in futuro ne occorreranno 150 mila (Il triplo)
....................................................... NO
....................................................... NO
Nei referendum abrogativi, scende il quorum ma le firme salgono da 500mila a 800mila. Altrimenti il quorum resta il 50 % più uno degli aventi diritto e il più delle volte il referendum fallisce
....................................................... NO
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
NEI DIBATTITI TV, FINORA, PINOCCHIO MUSSOLONI HA TACIUTO SUGLI ASPETTI DESCRITTI NEL POST PRECEDENTE.
UN GIRO DI VITE ALLA DEMOCRAZIA POPOLARE E DARE IL VIA ALLA LEGGE ACERBO 2.0
MUSSOLONI DUCE FINCHE' VITA NON CI SEPARI
UN GIRO DI VITE ALLA DEMOCRAZIA POPOLARE E DARE IL VIA ALLA LEGGE ACERBO 2.0
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
Quest'ultima modifica poteva pure andare bene: il quorum si toglie o si abbassa ma deve essere una consultazione sentita. Il fatto è non si doveva fare un unico referendum. Gli aspetti negativi della riforma sorpassano quelli positivi, ma qualche cosa di buono c'era. Ora per fare qualche modifica trascorrerà non si sa quanto tempo.camillobenso ha scritto:.......................................................Nei referendum abrogativi, scende il quorum ma le firme salgono da 500mila a 800mila. Altrimenti il quorum resta il 50 % più uno degli aventi diritto e il più delle volte il referendum fallisce[/color][/size]
....................................................... NO
Sull'italicum non vedo la convenienza a togliere il doppio turno, unica cosa che impediva a un partito col 30% di prendere un sacco di seggi. Andava tolto il premio. Spero che non sia approvato quest'ennesimo compromesso al ribasso.
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
Non vorrei che fosse un modo per rinviare la consultazione attribuendo la colpa a chi sostiene il NO
da www.ilfattoquotidiano.it
Referendum, l’ex presidente della Consulta Onida fa ricorso contro il quesito: “Argomenti diversi insieme”
Il decreto che indice la consultazione impugnato dall'ex giudice costituzionale al Tar del Lazio e al tribunale civile di Milano: "In una stessa scheda oggetti eterogenei, così il voto non è libero". Il tema dello "spacchettamento" era emerso più volte durante l'estate, senza successo. Lo spot tv istituzionale invece finisce all’Agcom e all’Antitrust
Troppi argomenti diversi in un unico quesito. E in questo modo il voto al referendum costituzionale del 4 dicembre potrebbe non essere libero, come invece prevede la Costituzione. Per questo a chiedere che sulla scheda elettorale si pronunci la Consulta è Valerio Onida, ex giudice costituzionale e ex presidente della Corte. Onida – uno dei saggi di Napolitano nel 2013 – ha impugnato il decreto del presidente della Repubblica per l’indizione del referendum davanti al Tar del Lazio e al tribunale civile di Milano. Si tratta di un ricorso d’urgenza con il quale l’alto magistrato chiede la sospensione dell’avvio della consultazione. Con Onida ha firmato il ricorso anche Barbara Randazzo, docente di Diritto costituzionale all’università di Milano (dove Onida ha insegnato per quasi 30 anni). Il tema dello “spacchettamento”, cioè della necessità di una pluralità di quesiti, è emerso più volte durante l’estate, senza però che nessun tribunale avesse potuto pronunciarsi per un rinvio alla Corte Costituzionale. Peraltro, vari sondaggi hanno illustrato come su diversi temi della riforma gli elettori siano favorevoli, ma voterebbero No alla legge in senso complessivo.
da www.ilfattoquotidiano.it
Referendum, l’ex presidente della Consulta Onida fa ricorso contro il quesito: “Argomenti diversi insieme”
Il decreto che indice la consultazione impugnato dall'ex giudice costituzionale al Tar del Lazio e al tribunale civile di Milano: "In una stessa scheda oggetti eterogenei, così il voto non è libero". Il tema dello "spacchettamento" era emerso più volte durante l'estate, senza successo. Lo spot tv istituzionale invece finisce all’Agcom e all’Antitrust
Troppi argomenti diversi in un unico quesito. E in questo modo il voto al referendum costituzionale del 4 dicembre potrebbe non essere libero, come invece prevede la Costituzione. Per questo a chiedere che sulla scheda elettorale si pronunci la Consulta è Valerio Onida, ex giudice costituzionale e ex presidente della Corte. Onida – uno dei saggi di Napolitano nel 2013 – ha impugnato il decreto del presidente della Repubblica per l’indizione del referendum davanti al Tar del Lazio e al tribunale civile di Milano. Si tratta di un ricorso d’urgenza con il quale l’alto magistrato chiede la sospensione dell’avvio della consultazione. Con Onida ha firmato il ricorso anche Barbara Randazzo, docente di Diritto costituzionale all’università di Milano (dove Onida ha insegnato per quasi 30 anni). Il tema dello “spacchettamento”, cioè della necessità di una pluralità di quesiti, è emerso più volte durante l’estate, senza però che nessun tribunale avesse potuto pronunciarsi per un rinvio alla Corte Costituzionale. Peraltro, vari sondaggi hanno illustrato come su diversi temi della riforma gli elettori siano favorevoli, ma voterebbero No alla legge in senso complessivo.
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: LA SFIDA del REFERENDUM
Penso che possa essere utile conoscere
il testo di legge costituzionale
pubblicato sulla gazzetta ufficiale n°88 del 15 Aprile 2016
CON TESTO A FRONTE della Costituzione vigente:
http://documenti.camera.it/Leg17/Dossie ... C0500N.Pdf
il testo di legge costituzionale
pubblicato sulla gazzetta ufficiale n°88 del 15 Aprile 2016
CON TESTO A FRONTE della Costituzione vigente:
http://documenti.camera.it/Leg17/Dossie ... C0500N.Pdf
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Re: LA SFIDA del REFERENDUM
…yes, i know my way …
Chi tradisce una volta, tradirà ancora e ancora e ancora … . Vincono i SI: passano le riforme costituzionali;
la vecchia Costituzione va al macero e resta l’ ITALICUM come legge elettorale. Che si arrivi al 2018 o che
questo governo, quale ne sia la causa, cada, ad un certo punto si va alle elezioni.
I casi sono soltanto due:
a) Uno qualsiasi dei partiti in lizza raggiunge il 40 per cento dei suffragi e, perciò, con il premio di maggioranza
conquista il 54% dei seggi in parlamento; non c’è più il senato, quel partito porterà con sé i prescelti previsti
dalle liste bloccate e formerà un governo.
b) Nessun partito raggiunge il 40 per cento. In quel caso i due ad aver raggiunto il maggior numero di suffragi
passeranno, quindici giorni dopo, al vaglio del ballottaggio e sarà così che, uno dei due, quale che fosse la propria
quota voti nel primo scrutinio, fosse anche solo uno dei tanti 10 per cento, POCO PIÙ O POCO MENO ad aver
conquistato consensi, diverrà padrone assoluto della camera e, perciò, formerà un governo.
In entrambi i casi, una minoranza nel paese, rapinerà, è questo il termine giusto, ad ognuno degli altri partiti, i seggi a
cui avrebbero avuto diritto se ci fosse stata una qualsiasi altra legge elettorale; dunque, rapinerà la volontà del popolo
andando a violare l’articolo 1 della prima parte della nostra Costituzione, e così, è evidente, che non è vero che non
si tocca la sua prima parte, definita intangibile da tutti e, quindi, anche solo per questo la Renzi – Boschi
E’ ANTI COSTITUZIONALE.
Funzione della schiforma Renzi – Boschi quella maggioranza di cui ai punti a) o b), e CHIUNQUE FOSSE A VINCERE,
formerà un governo senza controlli per cinque anni; avrà potere di nomina sulla composizione delle commissioni
parlamentari, vedremo tra poco perché questo diventa importante, sulla Corte Costituzionale, sul Senato, fintamente abolito,
sul CDA della televisione pubblica, sull’intera vita del paese.
L’articolo 70 di questo preludio ad una dittatura mascherata da democrazia, infatti, tra le altre cose, prevede per il governo
tre postille esaustive di ogni libertà, e mi ripeto, CHIUNQUE FOSSE A VINCERE:
1) LA POSSIBILITA’ INSINDACABILE di far promulgare direttamente dalle commissioni parlamentari le leggi esautorando,
così e senza alcuna interferenza, l’opera del parlamento, comunque fosse composto.
2) L’introduzione della DATA CERTA entro la quale una legge DEVE essere approvata e, dunque, ammette un proforma
di discussione, ma, poi, se ne sbatte altamente e, comunque approva la legge.
3) Il criterio DEFINITO INTERESSE NAZIONALE in base al quale basterà che il governo dichiari che una qualsiasi argomento,
una qualsiasi situazione, una qualunque vicenda rientra in quel criterio ed ancora una volta il parlamento sarà esautorato dei propri poteri.
Se a tutto questo si aggiunge che, sempre funzione della nuova costituzione, quel governo ha la possibilità materiale di
nominarsi un nuovo presidente della Repubblica, che nel migliore dei casi sarà un suo affiliato, un suo supporter,
un suo pedissequo servo, ecco che il cerchio si chiude e la quadratura dello stesso indentificata nella trasformazione
di una democrazia in una oligarchia minoritaria a studiare da dittatura, E’ REALIZZATA IN PIENO.
Come anche il più stupido tra gli stupidi riesce a comprendere, solo quella minoranza a vincere potrà essere
soddisfatta del risultato ottenuto; tutte le altre, CHIUNQUE FOSSE A VINCERE, subiranno, senza poter contro battere,
e decisioni dei vincitori.
Ed eccoci, quindi ai GIUDA e perciò: chi tra di Voi, per il SI o per il NO che siate, si sente disposto a mettere la mano
sul fuoco e/o a sacrificare sull’altare della fiducia, in chi si voglia riposta, i propri figli nel giurare davanti all’universo
che CHIUNQUE FOSSE A VINCERE sarà, viste storia e cronaca, un politico illuminato alla Gandhi o alla Mandela?.
IO conosco la mia strada; potete, comunque la pensiate ...fare la stessa affermazione?!.
(Francesco Briganti)
MI SEMBRA MOLTO CHIARO ED EFFICACE.
Chi tradisce una volta, tradirà ancora e ancora e ancora … . Vincono i SI: passano le riforme costituzionali;
la vecchia Costituzione va al macero e resta l’ ITALICUM come legge elettorale. Che si arrivi al 2018 o che
questo governo, quale ne sia la causa, cada, ad un certo punto si va alle elezioni.
I casi sono soltanto due:
a) Uno qualsiasi dei partiti in lizza raggiunge il 40 per cento dei suffragi e, perciò, con il premio di maggioranza
conquista il 54% dei seggi in parlamento; non c’è più il senato, quel partito porterà con sé i prescelti previsti
dalle liste bloccate e formerà un governo.
b) Nessun partito raggiunge il 40 per cento. In quel caso i due ad aver raggiunto il maggior numero di suffragi
passeranno, quindici giorni dopo, al vaglio del ballottaggio e sarà così che, uno dei due, quale che fosse la propria
quota voti nel primo scrutinio, fosse anche solo uno dei tanti 10 per cento, POCO PIÙ O POCO MENO ad aver
conquistato consensi, diverrà padrone assoluto della camera e, perciò, formerà un governo.
In entrambi i casi, una minoranza nel paese, rapinerà, è questo il termine giusto, ad ognuno degli altri partiti, i seggi a
cui avrebbero avuto diritto se ci fosse stata una qualsiasi altra legge elettorale; dunque, rapinerà la volontà del popolo
andando a violare l’articolo 1 della prima parte della nostra Costituzione, e così, è evidente, che non è vero che non
si tocca la sua prima parte, definita intangibile da tutti e, quindi, anche solo per questo la Renzi – Boschi
E’ ANTI COSTITUZIONALE.
Funzione della schiforma Renzi – Boschi quella maggioranza di cui ai punti a) o b), e CHIUNQUE FOSSE A VINCERE,
formerà un governo senza controlli per cinque anni; avrà potere di nomina sulla composizione delle commissioni
parlamentari, vedremo tra poco perché questo diventa importante, sulla Corte Costituzionale, sul Senato, fintamente abolito,
sul CDA della televisione pubblica, sull’intera vita del paese.
L’articolo 70 di questo preludio ad una dittatura mascherata da democrazia, infatti, tra le altre cose, prevede per il governo
tre postille esaustive di ogni libertà, e mi ripeto, CHIUNQUE FOSSE A VINCERE:
1) LA POSSIBILITA’ INSINDACABILE di far promulgare direttamente dalle commissioni parlamentari le leggi esautorando,
così e senza alcuna interferenza, l’opera del parlamento, comunque fosse composto.
2) L’introduzione della DATA CERTA entro la quale una legge DEVE essere approvata e, dunque, ammette un proforma
di discussione, ma, poi, se ne sbatte altamente e, comunque approva la legge.
3) Il criterio DEFINITO INTERESSE NAZIONALE in base al quale basterà che il governo dichiari che una qualsiasi argomento,
una qualsiasi situazione, una qualunque vicenda rientra in quel criterio ed ancora una volta il parlamento sarà esautorato dei propri poteri.
Se a tutto questo si aggiunge che, sempre funzione della nuova costituzione, quel governo ha la possibilità materiale di
nominarsi un nuovo presidente della Repubblica, che nel migliore dei casi sarà un suo affiliato, un suo supporter,
un suo pedissequo servo, ecco che il cerchio si chiude e la quadratura dello stesso indentificata nella trasformazione
di una democrazia in una oligarchia minoritaria a studiare da dittatura, E’ REALIZZATA IN PIENO.
Come anche il più stupido tra gli stupidi riesce a comprendere, solo quella minoranza a vincere potrà essere
soddisfatta del risultato ottenuto; tutte le altre, CHIUNQUE FOSSE A VINCERE, subiranno, senza poter contro battere,
e decisioni dei vincitori.
Ed eccoci, quindi ai GIUDA e perciò: chi tra di Voi, per il SI o per il NO che siate, si sente disposto a mettere la mano
sul fuoco e/o a sacrificare sull’altare della fiducia, in chi si voglia riposta, i propri figli nel giurare davanti all’universo
che CHIUNQUE FOSSE A VINCERE sarà, viste storia e cronaca, un politico illuminato alla Gandhi o alla Mandela?.
IO conosco la mia strada; potete, comunque la pensiate ...fare la stessa affermazione?!.
(Francesco Briganti)
MI SEMBRA MOLTO CHIARO ED EFFICACE.
Chi c’è in linea
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