La Terza Guerra Mondiale

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Aleppo, in 24 ore bombardarti quattro ospedali e un’ambulanza: “La città sta collassando ora dopo ora”

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Medici senza Frontiere lancia l'allarme: "Si tratta del peggior danno alle strutture siriane provocati dai bombardamenti dopo l’interruzione del cessate il fuoco a fine settembre". A Losanna il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov si sono incontrati per provare a trovare un'intesa
di F. Q. | 15 ottobre 2016
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Più informazioni su: Aleppo, Siria
Non si placano i bombardamenti ad Aleppo. Nelle ultime 24 ore, riferisce Medici senza Frontiere, nella parte est della città quattro ospedali e un’ambulanza sono stati colpiti dagli attacchi aerei russi e e siriani ferendo due medici e uccidendo l’autista del veicolo. Secondo l’associazione umanitaria, si tratta del peggior danno alle strutture siriane provocato dai bombardamenti dopo l’interruzione del cessate il fuoco a fine settembre.

Carlos Francisco, il capo missione di Medici senza Frontiere per la Siria, ha commentato: “La campagna di bombardamenti indiscriminati ha preso una chiara svolta verso il peggio. Il ritmo degli attacchi sta soffocando la scarsa capacità di cure che il sistema sanitario è ancora in grado di offrire, in una città che sta rapidamente collassando, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Danneggiando i pochi luoghi rimasti dove si possono salvare delle vite, la Siria e la Russia stanno spremendo la vita fuori da Aleppo Est” ha poi concluso.


Aleppo est è da settimane sotto assedio dalle forze lealiste, a cui partecipano anche Pasdaran iraniani, Hezbollah libanesi e altre varie milizie irachene filo-iraniane.Dopo esser stati sostenuti a lungo dalla Turchia e dai Paesi del Golfo, gli insorti della zona lamentano di esser stati abbandonati al loro destino sotto assedio e di non aver altra scelta che la resistenza. Oltre i civili sono soprattutto i minori a soffrire questa situazione. Secondo l’ultimo rapporto dell’Unicef “i bimbi di Aleppo sono intrappolati in un incubo”. Per Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, “è un calvario disumano che dura da sei anni, dove sono morti innocenti nell’indifferenza mondiale”.

Anche Papa Francesco nei giorni scorsi ha lanciato un appello per provare a risolvere questa situazione: “È con un senso di urgenza che rinnovo il mio appello, implorando, con tutta la mia forza, i responsabili, affinché si provveda a un immediato cessate il fuoco, che sia imposto e rispettato almeno per il tempo necessario a consentire l’evacuazione dei civili, soprattutto dei bambini, che sono ancora intrappolati sotto i bombardamenti cruenti” ha dichiarato.

Oggi a Losanna il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov si sono incontrati per dei nuovi colloqui sulla Siria. L’obiettivo è quello di un nuovo cessate il fuoco per Aleppo e dell’invio di aiuti umanitari ai civili. L’appuntamento era molto atteso dopo che gli Stati Uniti hanno sospeso i contatti bilaterali con la Russia e il dialogo sulla Siria accusando Mosca di violare gli impegni nell’ambito del cessate il fuoco.
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Scontro Usa-Russia, “Obama ha ordinato alla Cia un attacco informatico contro Mosca”

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Lo riferisce la Nbc che cita fonti di intelligence. L'obiettivo è mandare un messaggio al Cremlino e "mettere in imbarazzo" la leadership russa
di F. Q. | 15 ottobre 2016
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Più informazioni su: Barack Obama, Donald Trump, Hillary Clinton, Russia, Usa, Vladimir Putin
L’ordine, secondo indiscrezioni della Nbc, è arrivato direttamente da Barack Obama e la missione è stata affidata alla Cia. L’obiettivo: sferrare un attacco informatico “senza precedenti” contro la Russia in risposta alle interferenze di Mosca a vantaggio – ipotizzate dal presidente Usa già a luglio e poi denunciate dalla candidata democratica Hillary Clinton – nelle elezioni presidenziali americane. La notizia è stata riportata in esclusiva dall’emittente che ha citato fonti di intelligence americane. E arriva in un momento storico in cui i rapporti tra i due Paesi sono sempre più tesi.

Secondo Nbc il piano degli 007 americani è già in fase avanzata. Al cyber attacco starebbe lavorando, infatti, un team di centinaia di persone che ha a disposizione un budget di centinaia di milioni di dollari. L’obiettivo, riferiscono i funzionari dell’intelligence, è mandare un messaggio al Cremlino e “mettere in imbarazzo” la leadership russa oltre che assicurarsi che gli hacker russi non interferiscano con il voto dell’8 novembre.

Gli specialisti di Langley avrebbe inoltre già raccolto una serie di documenti dai quali emergerebbero dettagli sulle attività finanziarie illecite condotte dal presidente russo Vladimir Putin e dagli oligarchi a lui vicini. Una conferma indiretta alle rivelazioni di Nbc News è arrivata venerdì dal vice presidente Usa Joe Biden che, intervistato nel programma Meet the Press, ha affermato che gli Stati Uniti “stanno per mandare un messaggio” a Putin e che “sceglieremo noi il momento e le circostanze che avranno l’impatto maggiore”. Sul tavolo di Obama resta comunque anche un’opzione più tradizionale come quella delle sanzioni.
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VADE RETRO, CREMLINO!

- ALTA TENSIONE USA-RUSSIA, SECONDO LA NBC, CHE CITA FONTI DELLA CIA, "GLI STATI UNITI PREPARANO CYBER ATTACCO "SENZA PRECEDENTI" CONTRO LA RUSSIA

- LA REAZIONE DI MOSCA: "GIOCANO CON IL FUOCO"

- L'OBIETTIVO DI OBAMA E' DI FERMARE IL PIANO PRO-TRUMP DI PUTIN DI PUBBLICARE DOCUMENTI DI WIKILEAKS ANTI-HILLARY
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UncleTom ha scritto: 15 ott 2016 21:55 VADE RETRO, CREMLINO!

- ALTA TENSIONE USA-RUSSIA, SECONDO LA NBC, CHE CITA FONTI DELLA CIA, "GLI STATI UNITI PREPARANO CYBER ATTACCO "SENZA PRECEDENTI" CONTRO LA RUSSIA

- LA REAZIONE DI MOSCA: "GIOCANO CON IL FUOCO"

- L'OBIETTIVO DI OBAMA E' DI FERMARE IL PIANO PRO-TRUMP DI PUTIN DI PUBBLICARE DOCUMENTI DI WIKILEAKS ANTI-HILLARY

Da “repubblica.it”



La Cia ha ricevuto ordine da Barack Obama di preparare una cyber attacco "senza precedenti" contro la Russia in risposta alle interferenze di Mosca nelle elezioni presidenziali americane. Lo riporta in esclusiva la Nbc citando fonti dell'intelligence americane.



Nei giorni scorsi la Casa Bianca ha preannunciatola possibilità di un attacco di questo tipo dopo i molti attacchi informatici contro interessi statunitensi che per lo stesso Obama vogliono destabilizzare il sistema politico degli Stati Uniti.



Il piano della Cia. Stando alle fonti citate dall'emittente, il piano della Cia è già in fase avanzata. Al cyber attacco starebbe lavorando, infatti, un team di centinaia di persone che ha a disposizione un budget da centinaia di milioni di dollari. L'obiettivo, riferiscono i funzionari dell'intelligence, è mandare un messaggio a Mosca e "mettere in imbarazzo" la leadership russa oltre che assicurarsi che gli hacker russi non interferiscano con il voto dell'8 novembre. Ex ufficiali dei servizi segreti hanno detto a Nbc News che l'agenzia aveva raccolto risme di documenti che possono portare allo scoperto le tattiche del presidente russo Vladimir Putin.



La minaccia di Biden. Ieri, in un'intervista al programma 'Meet the Press' su Nbc, il vice presidente Usa Joe Biden aveva detto che "stiamo mandando un messaggio" a Putin. E quando gli era stato chiesto se i cittadini americani avrebbero saputo che era stato mandato un messaggio, il vice presidente aveva risposto: "Spero di no".


La reazione di Mosca. Subito dopo, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha denunciato le osservazioni di Biden, affermando che Mosca avrebbe preso le precauzioni necessarie per salvaguardare i propri interessi a fronte della crescente "imprevedibilità e aggressività degli Stati Uniti": "Le minacce dirette contro Mosca e la leadership del nostro Stato sono senza precedenti, perché sono espresse a livello del vice presidente degli Stati Uniti", ha detto il portavoce del Cremlino citato dall'agenzia Ria Novosti.



Mosca risponderà ai piani della Cia, ha confermato il consigliere del Cremlino, Iuri Ushakov, citato dalla Tass. "Certamente, lo faremo. Questo è già al limite della villania", ha dichiarato Ushakov.



L'avvertimento. Ancora più dura la reazione del rappresentante speciale del Cremlino per la cooperazione internazionale sulla sicurezza informatica Andrei Krutskikh, che ha lanciato un vero e proprio avvertimento agli Usa: "Stanno giocando con il fuoco". Krutskikh, citato dall'agenzia Interfax ha voluto sottolineare che "nessuna azione contro la Russia rimarrà impunita". E poi ha aggiunto: "Invece di cercare una distensione e tentare di raggiungere un accordo, stanno cercando di spaventarci. Lo trovo sfacciato, rozzo e stupido".


Le ipotesi di attacco. L'ammiraglio in pensione James Stavridis ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero attaccare la capacità della Russia di censurare il suo traffico internet e portare alla luce i rapporti finanziari di Putin e dei suoi collaboratori. "E 'ben noto che c'è grande quantità di denaro offshore spostato al di fuori della Russia dagli oligarchi - ha detto - Sarebbe molto imbarazzante se fosse rivelato e sarebbe una risposta proporzionale a quello che abbiamo visto" negli attacchi di presunti hacker russi contro gli Stati Uniti.



Sean Kanuck, che è stato fino a questa primavera un alto funzionario dell'intelligence statunitense icon il compito di analizzare le cyber capacità dei russi, ha detto che non dare una risposta a quanto accaduto avrebbe avuto un costo: "Se si accusi pubblicamente qualcuno - ha detto - e non far seguire alle minacce un'azione di risposta, possono indebolire la vostra credibilità".



Sul tavolo di Obama resta comunque anche un'opzione più tradizionale come le sanzioni, per rispondere al Cremlino.
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......QUANDO L'UMANITA' IMBROCCA LA VIA SBAGLIATA E NON SA PIU' COME TORNARE INDIETRO......




La Stampa 15.10.16
Hillary: “Circonderemo la Cina con le difese missilistiche”
Le ultime rivelazioni contenute nelle mail pubblicate da WikiLeaks “Pechino controlli la Corea del Nord oppure ci difenderemo da soli”
di Paolo Mastrolilli


«Circonderemo la Cina con le difese missilistiche», se non fermerà il programma nucleare della Corea del Nord. Quanto alle pretese di Pechino nel Mar Cinese Meridionale, non hanno alcun senso geografico e storico: «Secondo questa logica, potremmo rivendicare l’intero Oceano pacifico. Noi l’abbiamo liberato, noi l’abbiamo difeso. Avremmo così tanti diritti. Potremmo chiamarlo Mare Americano, ed estenderlo dalla California alle Filippine».
Queste dichiarazioni le avrebbe fatte Hillary Clinton nel giugno del 2013, durante una conferenza organizzata dalla banca di investimenti Goldman Sachs, secondo le ultime mail segrete pubblicate da WikiLeaks. Sono documenti che non contengono ancora le rivelazioni disastrose auspicate da Donald Trump, per affossare la campagna presidenziale della candidata democratica, però aiutano a capire quale potrebbe essere il suo approccio alla politica estera. Una linea decisamente più muscolare di quella seguita da Barack Obama, dalla Cina alla Russia, passando anche dalla Siria alla Corea del Nord.
Secondo le mail, Hillary si era rivolta così a chi la ascoltava: «Vedete, noi abbiamo detto ai cinesi che se la Corea del Nord continua a sviluppare il programma missilistico, e riesce ad ottenere un Intercontinental Ballistic Missile che ha la capacità di trasportare una testata nucleare, che poi è il loro obiettivo, noi non potremmo accettarlo». Quindi l’ex segretaria di Stato aveva proseguito: «Non potremmo accettarlo perché farebbero danni non solo ai nostri alleati a cui siamo legati dai trattati, come Giappone e Corea del Sud, ma avrebbero anche teoricamente la capacità di raggiungere le Hawaii e la costa occidentale degli Stati Uniti. Quindi dovremmo circondare la Cina con le difese missilistiche, e dispiegare più mezzi della nostra flotta nella regione. Perciò Cina, forza. O tu controlli i coreani, oppure noi dovremo difenderci da loro». Questo perché Hillary non ha dubbi su chi abbia la responsabilità della crisi: «Il più grande sostenitore di una Corea del Nord che provoca è il People Liberation Army», cioè le forze armate della Repubblica popolare. Quanto alle pretese di Pechino sul Mar Cinese Meridionale, «sono basate sui cocci di qualche nave, finita insabbiata sopra un atollo».
Questi sono discorsi riservati che Clinton non ha voluto pubblicare, e certamente una volta alla Casa Bianca non si esprimerebbe così. Però sono indicativi del suo approccio. Su Mosca, ha già detto nei dibattiti che in Siria sta commettendo crimini di guerra, e ha proposto no fly zone per gli aerei e safe zone per i rifugiati, per fermare l’offensiva di Putin e Assad. Quindi ha aggiunto che «qui in generale sono in gioco le ambizioni e l’aggressività della Russia». Non a caso, la campagna di Hillary ha accusato l’intelligence del Cremlino di aver fornito le mail segrete a Wikileaks, per favorire l’elezione di Trump, considerato più amichevole verso Putin.
Il candidato repubblicano ha detto che questa commistione fra Clinton e le grandi banche dimostra l’esistenza di un complotto globale ordito da finanzieri, imprenditori e media per abbatterlo. Qui però ha ricevuto subito una bacchettata dall’Anti Defamation League, che lo ha sollecitato a «evitare una retorica storicamente usata contro gli ebrei, che ancora oggi fomenta l’antisemitismo».
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"I nostri militari in Lettonia? Un boomerang per l'Italia"
Parla l'esperto: la missione guidata dalla Nato è una scelta miope che danneggerà anche l'economia


Luigi Guelpa - Dom, 16/10/2016 - 08:28
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La missione di sorveglianza nell'area del Baltico, con il dispiegamento di 140 soldati italiani al confine con la Lettonia, potrebbe costarci molto cara in termini di tenuta economica.


Lo rivela il professor Aldo Ferrari, massimo esperto di Eurasia, nonché docente di Lingua e letteratura armena, Storia del Caucaso e Storia della cultura Russa presso l'Università Cà Foscari di Venezia. Dalle sue riflessioni si evince come «la politica Nato sia in questa fase distruttiva e miope». Il segretario della Nato Stoltenberg ha spiegato che l'Italia ha sempre fornito un contributo all'impostazione di un rafforzamento degli assetti difensivi nei Paesi orientali dell'Alleanza. Però questa volta la strategia sembra meno credibile a suo avviso.

«Sì perché si sta facendo un passo verso una direzione sbagliata. Il piano della Nato non servirà a risolvere criticità, semmai ad aumentarle, creando problemi non solo di comunicazione nell'Unione Europea, ma persino in Ucraina e in Siria».

In che misura l'Italia potrebbe risultare responsabile di un cambiamento degli scenari e degli equilibri politici e militari?

«Non parlerei di vera e propria responsabilità da parte nostra. Alla fine non siamo altro che l'anello di una catena. Rientriamo in un progetto e in alleanze che alla fine ci impongono dall'alto che cosa fare».

Lei si esprime totalmente in termini negativi sul piano annunciato dalla Nato, o vede qualche spiraglio positivo in prospettiva futura?

«Purtroppo vedo nero. Siamo di fronte a un braccio di ferro che non porterà a vincitori o a vinti. È una prova di forza dove alla fine non ci guadagnerà nessuno. Anzi, ci troveremo in una situazione di debolezza, anche economica».

È un errore che va imputato in via esclusiva alla Casa Bianca?

«I massimi responsabili di questa nuova strategia militare sono loro in ultima analisi. La decisione di inviare uomini nello scacchiere baltico è stata presa con grande miopia e senza una valutazione oggettiva di quelle che potranno essere le conseguenze».

Nell'ennesima prova di forza tra Russia e Stati Uniti l'Italia rischia di finire schiacciata in maniera irreparabile?

«Non vedo altre prospettive all'orizzonte. Per l'Italia il dispiegamento di truppe nei Baltici si dimostrerà un boomerang».

Intende che provocherà problemi di natura economica, mettendo a rischio tra le altre cose gli investimenti delle oltre 400 nostre aziende presenti in Russia?

«È evidente. I due anni di embargo hanno danneggiato più l'Italia, e in generale i Paesi esportatori, della Russia stessa. L'economia russa si è stabilizzata anche grazie alla nascita di una nuova produzione che ha sostituito i prodotti finiti sotto embargo. Non vedo che cosa può portare di buono un nuovo inasprimento di rapporti con Mosca».

Lei sta dicendo che le mosse che dovevano indebolire Putin hanno rafforzato il leader del Cremlino?

«Lo dicono i numeri. Al made in Italy la questione Russia è costata 3,6 miliardi di euro. L'export italiano è passato dai 10,7 miliardi del 2013 ai 7,1 miliardi di euro del 2015. Siamo ad un calo che supera abbondantemente il 30%.

E nel frattempo c'è stato anche un riavvicinamento fra Putin e Erdogan.

«Che ha permesso alla Turchia di poter riprendere le esportazioni verso la Russia, ottenendo in cambio la riapertura dell'indotto turistico verso Istanbul. Senza dimenticare gli scambi, ben più determinanti, legati al gas e al petrolio».

Noi risultiamo perdenti, così come l'Ue. E gli Stati Uniti?

«Hanno lanciato il sasso e nasconderanno la mano, nel senso che i promotori di questa iniziativa militare non hanno un interscambio commerciale significativo con la Russia. O comunque non tale da danneggiare l'economia americana. Le incognite sono tutte degli alleati».
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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Il ruolo dell’Italia nei Paesi Baltici

OTT 15, 2016 24 COMMENTI PUNTI DI VISTA DENISE SERANGELO
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La presenza militare dell’Alleanza nella zona del Baltico è ormai considerata un elemento strategico essenziale per attenuare almeno in parte il forte attrito strategico con la Russia.

Durante la sua visita istituzionale in Italia, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha comunicato che dal 2018 un minuto contingente militare italiano sarà inviato nel Baltico secondo quanto stabilito nel vertice di Varsavia di luglio 2016.



Il Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha specificato che saranno circa 140 gli uomini impiegati in questa task force di pronta reazione, un numero a dir poco esiguo ma che permetterà alla politica estera di Roma di schierarsi in un gioco a partiti contrapposti in aperta ostilità nei confronti della Russia.

È pur vero che l’Italia è parte integrante dell’alleanza e che dunque è obbligata a rifarsi alle decisioni sottoscritte all’atto di adesione ma è importante comprendere come l’atto di schierare forze militari al confine con la Russia non aiuterà a distendere il clima politico già al limite dopo le ulteriori sanzioni economiche.

Per quanto i canali ufficiali, compreso il ministro degli esteri Gentiloni, vogliano minimizzare le ripercussioni dello schieramento, esso si colloca in un clima geopolitico di forte attrito tra la Russia di Putin e l’America di Obama che non andrebbe ignorato.

La Nato da sempre è espressione delle volontà politiche dell’amministrazione americana che persegue in questo periodo una politica estera dichiaratamente opposto a quella russa, in un clima che ricorda la guerra fredda di settant’anni fa.

Quando due Nazioni dal peso economico e militare delle due sopracitate si scontano politicamente appare quasi scontato che si creino due blocchi ideologici contrapposti al fine di supportare l’una o l’altra parte.

L’Italia in questo contesto ricopre nuovamente il ruolo dell’ago della bilancia. Se da una parte la sua natura politica porta Roma a schierarsi apertamente con le decisioni prese al Vertice di Varsavia dall’altra ci sarebbe una remota possibilità di svincolarsi da tale incombenza con una politica estera più incisiva e risoluta.

Non solo l’Italia sarà insieme alla coalizione nell’Est Europa ma nel 2018 sarà la nazione guida nel Vjtf, la task force di azione ultrarapida, in grado di intervenire entro cinque giorni in caso di emergenza, schierata nei Paesi Balcanici ad un passo dall’uscio di casa dei russi.

Al vertice della NATO a Varsavia tenutosi nel mese di luglio 2016, l’alleanza ha accettato formalmente di distribuire a partire da maggio 2017 quattromila soldati in tre diversi battaglioni nei paesi baltici ed uno in Polonia, quest’ultimo dovrebbe essere lo schieramento più importante.
Il fine di tal dispiegamento è quello di garantire ai Paesi membri del blocco orientale (
Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia ) una presenza permanente dei loro alleati, in quanto temono che Mosca possa cercare di destabilizzare i loro governi filo-occidentali attraverso attacchi informatici o con rapide incursioni territoriali.

Tuttavia la questione legata al clima di grave tensione tra i Paesi Baltici e a Russia non può essere l’unica motivazione per questo incremento di truppe, una seconda ipotesi è legata al rinato antagonismo tra Usa e Russia.

Già al vertice NATO tenutosi nel 2014 in Galles i leader dell’alleanza avevano condiviso la necessità di un piano d’azione rapida che avrebbe implementato la velocità di risposta in caso di attacco e/o necessità, il ché voleva dire una importanza sempre maggiore delle esercitazioni congiunte e scenari sempre meno asimmetrici.

Non si esplicitò mai apertamente l’ipotesi di un’invasione russa dei territori posti sotto la sorveglianza Nato ma apparì fin da subito lo scenario più importante a cui mirare.

La vera chiave di volta per aumentare la velocità di risposta alla crisi è da sempre la logistica che favorisce la movimentazione e l’appoggio delle truppe in loco, senza dover necessariamente implementare le truppe al confine.

Per ovviare a questo problema nel 2014 furono rinforzate le basi avanzate e alle unità logistiche furono dotate di nuove linee guida di riferimento per implementarne l’efficienza sul territorio degli alleati orientali.

Al vertice di Galles, gli alleati della NATO espressero dunque la necessità di creare non solo un rafforzamento delle truppe presenti ma una vera e proprio task force all’interno della NATO Response Force [NRF] con un altissimo grado di rapidità d’azione(VJTF).

Questa task force avrebbe dovuto avere come caratteristica inderogabile la proiezione in tempi celeri di forze militari al confine dei territori dell’alleanza.

La Task Force ad intervento rapido (Vjtf – Very High Readiness Joint Task Force) denominata “Spearhead” avrà una forza composta da diverse migliaia di unità, truppe terrestri e mezzi meccanizzati, artiglieria pesante, batterie antimissili secondo le minacce rilevate e ritenute più plausibili.

La Task Force è in uno stato embrionale di operatività fin dai primi mesi del 2015 con diversi comandi negli otto paesi del cosiddetto “Fronte orientale”.
Non è un caso che le ultime esercitazioni multinazionali della Nato siano state quasi tutte sviluppare in quella parte d’Europa talvolta con un dispiegamento di uomini e mezzi di rara eccezione.

In una cornice di sicurezza assolutamente vacillante come quella attuale sarebbe auspicabile una maggior presa di coscienza da entrambe le parti.

La NATO, invece sta contribuendo ad una radicalizzazione politica delle parti alimentando un clima di diffidenza intorno al blocco russo.

L’allargamento della sua sfera di influenza verso i paesi del baltico che confinano pericolosamente vicino alla Russia di Putin sembra aver messo sempre più in allarme il Cremlino al punto da dover ricorrere alla politica di deterrenza.

La Russia dal canto suo non dimostra di voler abbassare i toni ed una settimana fa ha trasferito missili Iskander, a capacità nucleare a corto raggio, nell’exclave militare russo di Kaliningrad (tra Polonia e Lituania).

Il portavoce del ministero della Difesa russo ha detto che non vi è nessun tentativo di dislocare armamenti strategici nel più assolto riserbo ma il capo di stato maggiore delle forze di difesa estoni, il generale Riho Terras, vede i missili come parte di un progetto russo per portare il Mar Baltico sotto il suo controllo.

In risposta a questi movimenti, che hanno suscitato preoccupazione nei paesi limitrofi, la Svezia ha posizionato un contingente militare sull’isola di Gotland, che si trova dirimpetto a Kaliningrad.

Coi sorvoli dei loro bombardieri lungo gli spazi aerei dell’Alleanza atlantica, la Russia ha voluto dimostrare ancora una volta la sua capacità di intervento rapido che si potrebbe definire eccezionale.

Se è vero che il motto della NATO rimane “Difesa e dialogo” e non “Difesa o dialogo” sarebbe arrivato il momento di dimostrare la volontà di dialogare oltre a quella evidentemente espressa di difendersi proponendo un patto bilaterale di ridimensionamento delle truppe nelle zone di maggior attrito.

L’accordo bilaterale sarebbe ovviamente un grande passo in avanti nella distensione politica delle due parti, dimostrazione inequivocabile che dalla NATO e dalla stessa Russia la deterrenza militare non è più utilizzata come strumento per evitare la guerra aperta.



Per l’ennesima volta, in tutto questo, l’Italia si trova a dover fronteggiare la sua duplice natura che vorrebbe un dialogo più aperto e produttivo tra le parti ma che prevede anche l’assolvimento dei doveri per i patners dell’alleanza.
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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SIAMO SICURI CHE TUTTO FINIRA' IN UNA BOLLA DI SAPONE?????????





Scontro Usa-Russia, Putin: “Minacciandoci gli americani violano norme internazionali”

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Il presidente russo, secondo quanto riportato dalle agenzie Tass e Interfax, ha affermato che "la Russia non ha alcuna intenzione di interferire nella campagna elettorale americana".
di F. Q. | 16 ottobre 2016
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“La Russia non ha alcuna intenzione di interferire nella campagna elettorale americana“. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin dopo le accuse sugli attacchi hacker rivolte da Washington. Proprio nella giornata di ieri, secondo indiscrezioni della Nbc, il presidente Obama avrebbe infatti dato direttamente l’ordine di sferrare un attacco informatico “senza precedenti” contro la Russia in risposta alle interferenze di Mosca sulle elezioni presidenziali americane.

“Sacrificare le relazioni tra Usa e Russia per ragioni di politica interna americana è dannoso e controproducente”, ha continuato Putin, per poi sottolineare come Clinton “abbia scelto una retorica aggressiva verso di noi mentre Trump parla di cooperazione nella lotta al terrorismo”.

E nel suo intervento, riportato dalle agenzie Tass e Interfax, Putin ha fatto riferimento anche alle dichiarazioni rilasciate dal vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden che, raggiunto da Nbc News, ha parlato “massimo impatto” possibile riferendosi alla risposta che il governo di Washington si sta preparando a dare alla Russia. “Manderemo un messaggio, abbiamo la capacità di farlo”, sono state le parole del vicepresidente. E facendo riferimento proprio Vladimir Putin ha ammiccato: “Lo saprà” quando la risposta arriverà. Biden ha insistito sul fatto che la risposta americana sarà “proporzionata” all’attacco informatico.

“Minacciando la Russia di scatenare un attacco hacker, gli Stati Uniti ammettono per la prima volta di essere coinvolti in questo genere di attività. Naturalmente – ha commentato Putin – questo è contrario alle norme internazionali”.
UncleTom
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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L'analisi di Leonardo Coen
Guerra Fredda Mosca-Nato ai confini russi. Effetto della crisi dell’Unione Europea, che non sa più garantire la pace

Mondo
Bruxelles si riscopre ostaggio di conflitti “ibridi” e alleanze assai variabili, vittima della nuova e rischiosa crisi Est-Ovest. Con Putin che ambisce a "provocare una divisione tra la Turchia e la Nato e raccattarne i benefici”
17 ottobre 2016
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“S’ode a destra uno squillo di tromba
a sinistra risponde uno squillo
d’ambo i lati calpesto rimbomba
da cavalli e da fanti il terren…”.

(Alessandro Manzoni, Il Conte di
Carmagnola, atto secondo).

Soffia un brutto e gelido vento di traverso sul Vecchio Continente, l’inverno delle nostre paure è calato come un maglio sull’Europa che sognava l’unità e si ritrova divisa e incollerita, alle prese con spettri che si aggirano furiosi per destabilizzarne le fragili fondamenta: i migranti; il terrorismo islamico; la doppiezza turca; la Nato pilotata da Washington che schiera le sue forze ai confini russi; Mosca che denuncia la provokatsija e rilancia con impressionante dispiego di forze, per rivendicare il controllo sulla sua “area di influenza”. E ancora: gli insolenti e devastanti estremismi di destra; la sfida dell’Est, cioè dei Paesi contrari alle politiche di Bruxelles; le divergenze sempre più critiche sullo sviluppo economico anche tra i vecchi soci dell’Ue; i dissensi sulla politica finanziaria che Berlino vorrebbe continuare ad egemomizzare; la Grecia che soccombe; i debiti pubblici di Italia, Spagna, Francia che aggrediscono i rispettivi Pil.


Insomma, il progetto europeo annaspa, rischia di crollare. Quanta ipocrisia nei proclami e nelle dichiarazioni d’intenti di un’Europa unita in armonia e benessere, quando è evidente che molti Paesi non sono riusciti a cogliere i cambiamenti … C’è chi evoca analogie tragiche, chi annuncia con strepito che siamo alla vigilia di una terza guerra mondiale, c’è chi soprattutto denuncia la cronica debolezza europea, il nodo vero di una sventurata situazione. L’Unione Europea è sballottata dagli umori bellicosi di Mosca e Washington, né Russia né Stati Uniti vogliono un’Europa che sia autonoma sul piano militare. La creazione di una forza multinazionale, guidata da un comando comune e finanziata da denaro europeo, non è gradito. Non a Occidente. Non ad Oriente. L’equazione stessi interessi stessi nemici non funziona. Non ha mai funzionato. Fin dal lontano 1954, quando l’idea fu caldeggiata da Alcide De Gasperi, allora presidente dell’Assemblea parlamentare della Ceca, la comunità europea del carbone e dell’acciaio (Benelux, Italia, Francia, Germania Occidentale): quattro Paesi erano d’accordo, ma Italia e Francia temporeggiarono. I francesi avevano altro a cui pensare, l’Indocina, l’Algeria, la decolonizzazione incalzante; Roma sperava di barattare il consenso con la soluzione del problema di Trieste. De Gasperi morì il 19 agosto, e la Ced (Comunità europea di Difesa) con lui. Ogni volta che venne riesumata, ci pensarono gli Stati Uniti a scoraggiarla: che bisogno c’è, se siete dentro la Nato e se abbiamo un nemico comune, cioè l’Urss?

Un po’ quello che sta succedendo in questi ultimi mesi. La debolezza intrinseca dell’Unione Europea sta tutta nella sua incapacità di avere una strategia difensiva unitaria e non preda, di volta in volta, delle necessità di alcuni Paesi rispetto ad altri, come è il caso attuale delle repubbliche baltiche che temono l’effetto Crimea a loro danno. Così, ancora una volta, e forse mai come ora, l’Unione europea si guarda allo specchio e non vede nulla. Voleva e vuole essere grande e libera. Si riscopre ostaggio di conflitti “ibridi” e alleanze assai variabili, vittima della nuova e rischiosa crisi Est-Ovest che qualcuno ha definito “magmatica”, come un fiume di lava rovente che scivola giù dal vulcano delle nostre illusioni. Persino il Sultano di Ankara, al secolo un sempre più arrogante Recep Tayyip Erdogan, il 3 ottobre scorso si è concesso il lusso di fustigare la politica “inconsistente” degli Stati Uniti in Medio Oriente, mettendo in guardia l’Unione Europea, o mantenete la promessa di abolire i visti, o…, e quei puntini di sospensione pesano come una minaccia, un’altra minaccia dopo lo scenografico dispiegamento dei missili Iskander nell’enclave di Kaliningrad che si trova tra Polonia e Lituania, puntati su Varsavia e Vilnius e Riga. Erdogan abbaia, forte dell’appoggio di Mosca e del patto “eurasiatico” prospettato dal padrone del Cremlino.

Il disegno di zar Vladimir è assai chiaro. Putin ha un ambizioso obiettivo: “Provocare una divisione tra la Turchia e la Nato e raccattarne i benefici”, è la sintetica spiegazione di Alexander Shumilin, direttore del Centro per le Analisi sui Conflitti in Medio Oriente presso l’Istituto degli Studi su Usa e Canada dell’Accademia russa della Scienze. Il tetto della Turchia è vuoto, spiega Cahit Armagan Dilek, esperto di politica estera e di sicurezza, il 12 ottobre sul quotidiano Aydinik (nazionalista, proeurasia), “noi non abbiamo un sistema antiaereo per difenderci, sinora si medicava l’aiuto della Nato. Ormai, la Turchia ha bisogno di un proprio sistema di difesa, non importa se sia affidato a degli S-300 o S-400”. I missili russi. Già nel 2015 la Turchia voleva acquistare dalla Cina un sistema di difesa antimissile, ma le forti rimostranze Usa e degli altri alleati Nato costrinsero Ankara a rinunciarvi. Non dobbiamo dimenticare che la Turchia, dopo gli Stati Uniti, è il membro Nato più importante, per dislocamento di forze armate.

Insomma, l’Unione europea dimostra d’essere ancor più piccola e debole di quello che è in realtà, se solo volesse ragionare in nome di un’intesa difensiva. Il problema è che nessun partner europeo vuole dipendere da un Comando unitario, come invece succede nella Nato. Bruxelles è di fatto prigioniera del rinnovato – ed aggiornato ai tempi della cyberguerra – Grande Gioco tra le superpotenze. Che non hanno scrupoli nel beneficiare delle divisioni. Lo scorso 7 ottobre, per esempio, la Reuters ha segnalato, in un dispaccio d’agenzia, il transito continuo lungo il Bosforo di navi russe “talmente cariche che la linea di galleggiamento non era più visibile”. Due giorni prima i jet di quattro Paesi Nato (Norvegia, Francia, Spagna, Gran Bretagna) si sono contrapposti a dei bombardieri russi Tupolev 160 (Blackjack in codice Nato) che volavano ai limiti di quella che i militari definiscono le rotte delle aree di influenza, tra l’Artico russo e il golfo di Biscaglia. Come ai tempi della prima Guerra Fredda.

Il ritratto che l’Europa offre, in ultima analisi, è quello di un aggregato condominiale litigioso ed isterico. Frutto di alleanze infide e di risorgenti diffidenze storiche; preda di ondate populiste e pericolosi rigurgiti nazionalisti. Capace, al massimo, di esprimere – per ora teoricamente – l’alternativa eventuale di un esercito di frontiera (paradossalmente, le Guardie di Frontiera sono il corpo militare escogitato dall’Unione Sovietica che Putin ha appena rafforzato, dirottandovi 140mila poliziotti), delegando dunque di fatto la difesa alla Nato. Nulla di nuovo, perciò, sul fronte orientale. Tanto chiasso, e poca sostanza. Per la gioia di Mosca e la soddisfazione di Washington. Dovremmo chiamare l’Unione Europea più correttamente e realisticamente Disunione Europea. Cittadini DE: ognun per sé, e Dio per tutti. Già, ma quale Dio? Morale della favola: si salvi chi può.
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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COME REAGISCONO GLI ITALIANI AD UNA NOTIZIA DEL GENERE.
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Astronotus • 18 minuti fa
Dato che di questi tempi il focolaio di tutte le guerre sono gli USA, per garantire la pace la UE dovrebbe sciogliere la NATO e fare patti economici-militari con la Russia. Come hanno fatto Cina, India, Iran e dintorni. Putin più che al premio Nobel dovrebbe essere candidato alla santità: perchè la pazienza, la prudenza, la tolleranza che ha avute lui non hanno avuto eguali nella storia. Ma che sarà dopo di lui?
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Neuroni Liberi 81 • 21 minuti fa
Il Presidente Putin ha già stabilito il riscatto per i civili uccisi nel Donbass: non meno di 100 milioni di dollari l'uno.

La nascente costituzione dell'unione economica euroasiatica comporterà maggiori oneri di lungo termine per l'Europa non inferiore ai 3000 miliardi di dollari del 2015.
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Luca • 23 minuti fa
La UE non può garantire nulla perché non rappresenta i popoli europei, da cui é ben distante.
É una combriccola antidemocratica prona ad interessi diversi da quelli delle popolazioni e mirata solo a conrrrollarle e sfruttarle, con la complicità degli inetti e prezzolati nostrani.
E infatti é il babau cui si attribuiscono le peggiori nefandezze della politica italiana, solo che é reale.
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Roberto BO. • 23 minuti fa
l'europa è una colonia degli usa .. anche per questo sarebbe il caso di uscirne, stati come la Svizzera, l'Islanda o la Norvegia mi pare che stiano meglio fuori da questa EU ..
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