Renzi

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Re: Renzi

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Cgia, la pressione fiscale reale è al 49 per cento
La Cgia: "La pressione fiscale reale è al 49%. Sei punti in più rispetto a quella ufficiale". Un peso che frena la crescita


Luca Romano - Sab, 22/10/2016 - 14:57
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La pressione fiscale continua a crescere. Un macigno di tasse che pesa sulla testa degli italiani e che frena in modo concreto la crescita.


A segnalare l'incremento della pressione fiscale è la Cgia di Mestre che rileva come quella "reale" abbia toccato il 49%: 6,4 punti in più rispetto a quella uffciale. "Chi fa impresa, ad esempio, e si trova a subire un aggravio fiscale che sfiora il 50 per cento - speiga il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo - fa fatica a reggersi in piedi. Sebbene il Governo Renzi abbia previsto nella nuova legge di Bilancio tutta una serie di misure che vanno nella direzione auspicata, il peso delle tasse rimane ancora eccessivo e del tutto ingiustificato rispetto alla qualità e alla quantità dei servizi pubblici erogati". La Cgia tiene a precisare che la pressione fiscale ufficiale calcolata dall’Istat (per l’anno in corso prevista al 42,6 per cento) rispetta fedelmente le disposizioni metodologiche previste dall’Eurostat, ma spiega di essere arrivata a questa stima ricordando che il nostro Pil nazionale include anche l’economia non osservata ascrivibile alle attività irregolari che, non essendo conosciute al fisco, almeno in linea teorica non versano nè tasse nè contributi. "Secondo l’Istat, infatti, nel 2014 l’economia non osservata . Ricorda la Cgia - ammontava a 211,3 miliardi di euro (pari al 13 per cento del Pil): di questi, quasi 194,5 miliardi erano attribuibili al sommerso economico e gli altri 16,8 alle attività illegali. In questa nuova metodologia di calcolo, comunque, non viene inclusa tutta l’economia criminale, ma solo quelle attività che si compiono attraverso uno scambio volontario tra soggetti economici (come il traffico di sostanze stupefacenti, la prostituzione e il contrabbando di sigarette)". E su questi dati della Cgia arriva il commento del governatore del Veneto, Luca Zaia: "Checché ne dica questo Governo, affannosamente alle prese con la legge di stabilità, non può esistere alcuna ripresa economica in presenza di una pressione fiscale del 49%".

"È inutile drogare l'economia - prosegue il presidente veneto - se il dato concreto è quello di una tassazione che inevitabilmente disincentiva gli investimenti, toglie ai giovani la voglia di intraprendere, blocca le società estere a scegliere il nostro Paese per creare lavoro e produzione. A ciò si aggiungono i nefasti effetti di una burocrazia che rende tutto più complicato e di una giustizia che non restituisce giustizia nei contenziosi". Inoltre va ricordato che il peso fiscale si fa sentire sempre di più anche sulle piccole e medie imprese, come sottolinea Daniele Vaccarino, prsidente del Cna: "Permane un problema di fondo negli ultimi due anni solo scalfito: la pressione fiscale sul reddito delle piccole imprese continua ad essere a livelli insostenibili", una pressione " fiscale e contributiva complessiva, il cosiddetto total tax rate," che "nel 2016 è del 61%".
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.............FORZA MERLI.............




L'Air Force di Renzi: capriccio che ci costa 76mila euro al giorno
I documenti segreti sul jet preso in leasing da Palazzo Chigi: solo nel 2016 brucia 6 milioni


Chiara Giannini - Sab, 22/10/2016 - 16:23
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Quanto è costato (e quanto costa) l'Air Force Renzi agli italiani? Circa 76.440 euro al giorno. Ecco i documenti, che il governo avrebbe voluto tenere segreti, che mostrano quanto l'Italia ha pagato per l'Airbus A 340-500, il grande jet che Palazzo Chigi ha preso in leasing da Alitalia.


I conti (parecchio onerosi) sono presto fatti. Dal contratto, della durata di otto anni, risulta che l'aereo costerà nel periodo di leasing 168 milioni e 205mila euro. Per il 2016 è previsto un costo di 39 milioni, di cui fa parte, solo per quell'annualità, la spesa per l'assicurazione cui, dice il documento visionato dal Giornale, si aggiungerà una spesa ulteriore per gli anni successivi. Per il 2017 si pagheranno 23 milioni 505mila euro, per gli anni compresi tra il 2018 e il 2022, invece, 17 milioni 800mila euro, mentre per il 2023, 16 milioni 700mila euro. Il costo complessivo per il carburante per 8 anni è stimato dal governo in 55 milioni di euro, così ripartiti: 6 milioni per l'anno corrente e 7 milioni per ciascuno degli anni successivi. La dotazione attuale sullo stato di previsione del ministero della Difesa è pari a 15 milioni di euro, per ciascuno degli anni che vanno dal 2016 al 2018 a cui si devono sommare, per l'anno corrente, 5 milioni quali residui per il 2015. Le risorse mancanti si reperiranno in altro modo, anche attraverso la vendita di tre velivoli di proprietà dello Stato, recitano le note di Palazzo Chigi. Nei documenti si legge che l'acquisizione di un aereo nuovo identico a quello preso in leasing avrebbe avuto un costo di «200/300 milioni di euro». Ma il risparmio è assai teorico, perché calcolato sul prezzo di un jet appena uscito di fabbrica. Quello su cui volerà Renzi risale al 2006 e basta consultare i siti specializzati in vendita di aeromobili quali «tradeaplane.com» per verificare che un Airbus dello stesso anno di immatricolazione costa circa 50 milioni di euro.

Oltretutto, nei documenti si sostiene che i «velivoli della classe A-319 e F-900 sono ormai obsoleti». Peccato che ci si sia dimenticati di dire che alcuni di questi aerei che compongo la «flotta blu» sono stati immatricolati nel 2006, quindi nello stesso anno dell'A-340. Il costo giornaliero del velivolo è presto ricavato: se prendiamo i 168 milioni e 205mila euro totali e li dividiamo per 2.920, ovvero i giorni che compongono 8 anni, si arriva a un costo di 56.604 euro al giorno. Se poi a questa cifra si aggiungono i 55 milioni di euro di carburante e si divide la somma per lo stesso numero di giorni si ricavano i 76.440 euro che vengono sottratti al contribuente per un aereo che, finora, il premier ha utilizzato solo per andare a Cuba lo scorso luglio. C'è poi un altro aspetto. L'assistenza di un A319 all'estero è praticamente a costo zero, mentre per il gigante della flotta di Stato è necessaria una spesa non indifferente.

Eppure nelle carte si legge che «si ritiene possibile», per compiere l'operazione di leasing dell'A340, «la cessione di tre aeromobili della flotta di Stato (un A-319CJ e due F-900EX) già destinati alla vendita a causa degli elevati costi di gestione e della configurazione priva di moderni sistemi di scambio di dati e informazioni». Quanto spende, invece, lo Stato per la fornitura dei servizi, il noleggio, la manutenzione dei mezzi aerei, impianti, sistemi, apparecchiature, equipaggiamenti e altro ancora? Il costo è di 15 milioni di euro. Mentre quello dell'hangar (con servizi di manutenzione) oscilla tra i 90mila e i 200mila euro al mese a seconda del tipo di lavori da effettuare. Di più: Renzi non ha fatto un affare a prendere l'Airbus in questione, perché il velivolo è sempre fermo in pista (ha volato una sola volta) e più lo stesso sta fermo, più i costi di manutenzione aumentano.

C'è poi la questione dei giubbotti di salvataggio: avevano tutti le istruzioni in arabo, per cui è stato necessario cambiarli tutti quanti e alla spesa si è aggiunta un'altra spesa. Certo, l'aereo di Renzi ha molti posti in più di quelli di proprietà dello Stato, ha il Wi-Fi a bordo che gli consente di inviare tweet ed email anche in volo, ma siamo proprio sicuri che il contribuente, davanti a tali cifre, sia contento dell'acquisizione di un apparecchio così costoso e che, oltretutto, può atterrare solo all'aeroporto di Fiumicino dove, lo possono vedere tutti, è fermo in pista a dare ancora una volta l'immagine di un'Italia che non decolla?
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E' ASSURDO CHE CERTE NOTIZIE FILTRINO ATTRAVERSO IL QUOTIDIANO DI BERLUSCONI.

NEPPURE IL TG7 DI MENTANA HA DATO IL DEBITO SPAZIO ALLE CONTESTAZIONE DEL DUCIONE IN SICILIA.


VEDI ANCHE IL VIDEO DI ERDING DEI VESPRI SICILIANI
NEL 3D Diario della caduta di un regime.




Ovunque vada, viene fischiato: ancora contestazioni a Renzi
Fischi, proteste e tensioni anche in Sicilia per il premier italiano, a Palermo per l'inaugurazione dell'anno accademico


Chiara Sarra - Sab, 22/10/2016 - 14:14
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Matteo Renzi non può più spostarsi per l'Italia senza rischiare di ricevere fischi e urla contrarie.


Un'accoglienza ben diversa da quella ricevuta da Obama, riservata al premier anche stamattina da studenti e disoccupati siciliani, prima a Palermo, dove ha partecipato all'inaugurazione dell'anno accademico, e poi a Trapani, dove si è recato a un incontro organizzato dai comitati per il Sì.

Tensione e qualche tafferuglio con la polizia si sono registrati davanti al Teatro Massimo di Palermo dove studenti universitari e medi hanno contestato il presidente del Consiglio (video).

Renzi a Palermo: scontri tra polizia e studenti
Pubblica sul tuo sito
VIDEO:
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 22168.html

Il Collettivo Universitario autonomo parla di una "manifestazione numerosa", circa "500 persone": "Giunti alla fine della manifestazione davanti il Teatro Massimo il cordone di polizia ha caricato gli studenti presenti in piazza per contestare la presenza del premier a questa inutile passerella politica che prova a nascondere le miserie del sistema formativo e del mercato del lavoro", denunciano gli antagonisti, "La militarizzazione di tutto il centro storico ha rovinato l'immagine della città e la passeggiata serena delle famiglie palermitane, solo per far parlare il premier in merito alla sua campagna elettorale".

Poco dopo Renzi si è spostato a Trapani, dove la situazione non è stata diversa, seppur meno violenta: il presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato contestato al suo arrivo al cinema Ariston: un gruppo di persone, tra cui disoccupati e animalisti, ha gridato slogan contro il governo e il segretario del Pd.

"Dobbiamo volere bene a questi ragazzi che mi contestano, perché noi svolgiamo in tutta Italia una funzione sociale", replica però il premier, "Diamo loro modo di esprimersi, dobbiamo volergli bene, anzi accogliamoli con un grande applauso e un grande abbraccio. Deve essere una vita terribile quella passata a lamentarsi soltanto a non avere un'idea ma attaccare solo gli altri"
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LA BUONA SCUOLA.

NEPPURE BENITO MUSSOLINI NE SPARAVA COSI' TANTE E COSI' GROSSE.
EPPURE ERA UNO CHE CI SAPEVA FARE.
LA NOSTRA E' TANTO "UNA BUONA SCUOLA", CHE MUSSOLONI, I SUOI FIGLI, LI HA MANDATI IN UNA SCUOLA AMERICANA







Scuole, altro che “Belle, sicure e nuove”. Da Rho a Salerno crolli e inagibilità

Scuola
Tanti impegni e promesse del governo per la sicurezza degli edifici scolastici. Ma a un mese dalla campanella l'emergenza continua. Negli ultimi tre anni 112 crolli e chiusure per mancanza di idoneità statica. E anche l'ultimo scorcio 2016, a ridosso della ripertura delle scuole, non fa eccezione
di Alex Corlazzoli | 22 ottobre 2016
COMMENTI
Più informazioni su: Crollo Edifici, La Buona Scuola, Matteo Renzi, Scuole Chiuse
Dovevamo avere scuole belle, sicure e nuove. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi e il ministro dell’istruzione Stefania Giannini, avevano persino lanciato una campagna con tanto di hashatag ma ad un mese dalla prima campanella la cronaca è un’altra. A Pagani, in provincia di Salerno dall’inizio del mese di ottobre è stata riscontrata un’ instabilità nel solaio del plesso “Manzoni” del primo circolo didattico e circa 1200 bambini tra materna e primaria sono stati “ammassati” in un’ unica scuola, costretti ai doppi turni.

Alla “Dante Alighieri” di via della Vittoria a Mirano, che fa parte dell’istituto comprensivo “Giovanni Gabrieli”, si è sfiorata la tragedia per la caduta di una superficie di circa un metro di intonaco durante le lezioni. A Misilmeri, trentacinque bambini della primaria “Restivo” sono costretti a fare lezione nel seminterrato della parrocchia “Beata Vergine del Carmelo” a causa dell’inagibilità della loro scuola. E a Rho, alla scuola media “Manzoni”, nel giorno in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, faceva appello “a superare alcune carenze e problemi tra cui quello della sicurezza e della adeguata qualità degli edifici e delle aule”, due studenti della scuola media “Manzoni” sono finiti all’ospedale a causa della caduta dell’intonaco del soffitto.

La lista dei crolli e delle ordinanze sindacali dei sindaci costretti a chiudere gli edifici scolastici è lunga. Dall’altro canto secondo i recenti dati raccolti da “Cittadinanzattiva” nel rapporto sulla sicurezza, la qualità e l’accessibilità a scuola negli ultimi tre anni si sono registrati 112 crolli con 18 feriti. Le regioni più coinvolte sono la Lombardia (16 incidenti), il Veneto (12), la Sicilia (11) e la Toscana (10). Solo nello scorso anno si contano 31 crolli di solai, tetti, controsoffitti, distacchi di intonaco, caduta di cancelli e ventilatori: episodi accaduti in modo differenziato al Nord, al Centro e al Sud, nei piccoli paesi così come nelle città.

Lo sa bene Lucia Trotta, mamma di due bambini che frequentano la primaria e l’infanzia “Manzoni” a Pagani, 35 mila abitanti: “E stata riscontrata una instabilità nel solaio della scuola. Il sindaco dopo aver ricevuto la relazione dei tecnici, si è reso conto che non poteva rischiare di tenere 500 bambini in quella struttura. Così ha deciso di trasferirli, si dice momentaneamente, in un altro plesso dello stesso circolo didattico (il “Rodari”). Ma ovviamente, per supplire alla mancanza di spazi, la dirigente ha dovuto stabilire i doppi turni alternati: il primo per i bambini della “Manzoni” inizia alle 8.05, per finire alle 12.30, il secondo per quelli della “Rodari” parte alle 13.30, dopo una veloce pulizia dei locali, e finisce alle 18.05. I bambini dell’infanzia sono invitati ad andare a scuola a giorni alterni. Inutile sottolineare le conseguenze pesantissime per le famiglie e per loro, che hanno del tutto perso di vista la continuità didattica. La dirigente minaccia denunce a chi non manderà i figli a scuola, i genitori hanno chiesto l’intervento del Garante per l’Infanzia. L’ufficio scolastico comunale, con in testa il sindaco, sta cercando soluzioni alternative. Intanto in 300 hanno già chiesto il nullaosta per il trasferimento dei propri figli. E poi si parla di buona scuola….”.

E c’è chi in Sicilia, a Portella di Mare nel comune di Misilmeri, non ha più nemmeno un edificio scolastico dove andare a fare lezione ed è costretto a stare negli spazi della parrocchia. Succede a due classi che avrebbero dovuto fare italiano, matematica, informatica, educazione motoria nelle loro aule ma il preside dell’ “Empedocle Restivo” ha dovuto fare i conti con l’inagibilità di una classe e cederne un’altra alle medie a causa di un solaio di copertura che non ha i requisiti di sicurezza. Una soluzione, quella del seminterrato della chiesa, che non è andata bene ai genitori che i giorni scorsi hanno denunciato pubblicamente la questione scatenando l’ira del parroco che per accogliere i bambini ha fatto il possibile.

Dal Sud al profondo Nord la musica non cambia: nei giorni scorsi a Mirano, in Veneto, i vigili del fuoco sono stati allertati dalla dirigenza della scuola primaria “Dante Alighieri” per la caduta di una superficie di circa un metro di intonaco. I detriti sono finiti sul pavimento del corridoio del piano terra, in un momento in cui nessuno stava camminando. Il caso ha voluto che il crollo avvenisse poco prima del suono della campanella d’uscita altrimenti gli spazi comuni della scuola si sarebbero riempiti di alunni diretti verso l’esterno e qualcuno si sarebbe potuto fare del male.

Non sempre ci si può affidare al destino. A Rho un analogo incidente a quello avvenuto a Miriano ha coinvolto i ragazzi, due tredicenni che sono stati trasportati al pronto soccorso. Il primo cittadino, Pietro Romano, era pronto ad intervenire ma non ha fatto in tempo. Il Comune aveva già commissionato, tramite un finanziamento del Miur, l’esecuzione di indagini diagnostiche al fine di accertare il rischio del distacco degli intonaci nelle scuole primarie e secondarie. L’esito della perizia, consegnato a luglio, aveva evidenziato situazioni di possibile distacco dell’intonaco e aveva indicato varie tempistiche per gli interventi in base alla gravità dei singoli casi.

Ad agosto erano stati effettuati degli interventi per eliminare le situazioni che la perizia indicava come ad alto rischio di distacco dell’intonaco e per le altre era già stato deliberato il progetto tecnico stanziando la somma di 300mila euro proprio per eliminare tutte le situazioni di pericolo. Troppo tardi. In trincea a trovare soluzioni alle scuole che crollano ci sono, infatti, i sindaci come quello di Canicattì che la scorsa settimana ha disposta la chiusura delle scuole “La Carrubba” e “Rapisardi” su comunicazione del responsabile della sezione immobili pubblici della direzione Territorio ed ambiente del comune in seguito agli ulteriori esiti, concordanti, delle analisi di carotaggio eseguiti sulle strutture dei due edifici che ospitano in totale circa 700 alunni della scuola dell’obbligo.

di Alex Corlazzoli | 22 ottobre 2016
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Re: Renzi

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QUALCUNO SE NE E’ ACCORTO, MA SONO TROPPO, TROPPO, TROPPO POCHI.

NEL TG7 DELLE 20,00, E’ PASSATA UNA BREVE IMMAGINE DELLA PROTESTA ODIERNA DI TORINO.

UNO STRISCIONE, ABBASTANZA GROSSO, RIPORTAVA LA SCRITTA “RENZI DUCE”, CON A FIANCO L’IMMAGINE DEL DUCE IN DIVISA E FEZ, MA CON LA FACCIA DI RENZI.

UN ALTRO GIORNO E’ PASSATO. E NE MANCANO 43 ALL’ALBA.

IL FASCISMO DEL TERZO MILLENNIO NON DEVE ASSOLUTAMENTE PASSARE.

NON CE LO PERDONEREMO MAI.

IERI MATTINA IN BIBLIOTECA HO INCONTRATO LA PRESIDENTE DELL’ANPI CITTADINA.

NE HO APPROFITTATO PER PORGLI UNA DOMANDA CHE VOLEVO FARGLI DA ANNI.
“E’ VALSA LA PENA A SOCRIFICARE LA VITA A 20 ANNI, NELLA GUERRA DI RESISTENZA, PER ARRIVARE AI GIORNI NOSTRI CHE ANNULLANO QUEI SACRIFICI?”

LA SUA RISPOSTA E’ STATA NO.

SONO ANNI CHE HO QUESTA CONVINZIONE. E NON CHIEDEREI MAI HA NESSUNO DI SACRIFICARE LA PROPRIA VITA PER GLI ALTRI.

LA VITA DI OGNUNO DI NOI HA UN VALORE INCOMMENSURABILE.

E NON PUO’ ESSERE SCIUPATA SACRIFICANDOSI IN QUEL MODO.

CINQUANT’ANNI FA AVREI RISPOSTO DIVERSAMENTE. MA ERANO ALTRI TEMPI.

ADESSO CHE SIAMO RITORNATI AL PUNTO DI 94 ANNI FA, MI RIFIUTO DI PENSARE CHE SI POSSA SACRIFICARE LA VITA IN QUESTO MODO.

PER EVITARE FUTURI SACRIFICI INUTILI, BISOGNA PENSARCI PRIMA.

IL 4 DICEMBRE BISOGNA VOTARE E FAR VOTARE IN MASSA ……NO, PER FERMARE IL FASCISMO DEL TERZO MILLENNIO, CON BENITO, PINOCCHIO MUSSOLONI DUCE PER IL PROSSIMO VENTENNIO.
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Re: Renzi

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Renzi, il premier giovane che non piace ai giovani
Contestato in tutt'Italia dagli studenti, anche gli under 30 lo bocciano nei sondaggi sul voto


Massimiliano Scafi - Dom, 23/10/2016 - 08:56
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Roma - «Matteo vattene, torna a Roma». Dentro, nel teatro Massimo, la cerimonia per l'inaugurazione dell'anno accademico.


Fuori, gli striscioni, i fumogeni, gli scudi, le manganellate. Un quarto d'ora di battaglia tra via Maqueda e via Ruggero Settimo, nel cuore di Palermo, tra la polizia e i ragazzi che protestano contro Renzi. Tra i manifestanti, oltre agli universitari, agli studenti medi, ai collettivi, agli insegnanti e ai precari, ci sono i disoccupati, c'è un gruppo di operai della Sis che vorrebbe consegnare una lettera, e c'è una delegazione del call center Almaviva, gente infuriata perché sta per essere trasferita in Calabria. Animazione pure a Trapani, seconda tappa del tour siciliano del premier. Stavolta niente botte, solo tante facce da ventenni e tanti slogan duri. Comizi blindati e un po' di tensione persino quando si sposta a Taormina. Intanto a Roma un variopinto corteo «No-Renzi day», conquista il Colosseo.

Che sta succedendo? Non era lui il Rottamatore, l'uomo nuovo, il «bimbo» di Firenze? Eppure adesso sembrano proprio i giovani a voltargli le spalle. Come si dice in certi casi, è uno strano scherzo del destino. «Ci sono persone che mi detestano, che non mi sopportano, ma è normale, è fisiologico», ammette il capo del governo. «Però nella scheda del referendum non c'è scritto Renzi mi sta simpatico o antipatico, o se sono ingrassato, c'è un voto che segnerà l'Italia per i prossimi anni». E sarà pure vero che il potere logora, che i presidenti del Consiglio sono sempre stati contestati e che prendere fischi fa parte dei rischi del mestiere. Non ci sono mai solo applausi, è, appunto, «fisiologico». Però qualcosa nel rapporto tra Matteo e il Paese forse si è rovesciato.


Il partito e poi il governo Renzi se li è presi con le energie, le mosse e lo spirito del rinnovatore, volando sull'aura magica del politico 2.0. Ora paradossalmente, dopo due anni e mezzo a Palazzo Chigi, per molti lui sta diventando il vecchio. E non è soltanto l'effetto della concorrenza del movimento Cinque Stelle. Secondo infatti un sondaggio dell'Ipsos pubblicato dal Corriere della Sera, il No al referendum sulla riforma costituzionale sarebbe in vantaggio in tutte le classi di età tranne che tra gli ultra sessantacinquenni. Sotto i 34 anni, appena 19 per cento degli italiani appare orientato verso il Sì.

E proprio venerdì Tito Boeri, l'economista che Renzi ha voluto alla testa dell'Inps, criticando la Finanziaria lo ha attaccato esattamente su questo scompenso generazionale. «A me interessa sapere quanto la nuova legge di bilancio parli giovane, Un Paese che smette di investire sui giovani è un Paese che non ha grandi prospettive e la manovra fa poco su questo fronte».

Segnali che il premier non sta sottovalutando. Infatti le parole «crescita», «futuro» e «occupazione» non mancano nei discorsi siciliani e sono legate a un invito a votare Sì: «Il sistema deve essere più semplice per ridurre i poteri della burocrazia che in Italia blocca tutto».
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Re: Renzi

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Nel Pd volano gli stracci. Bersani prepara la vendetta
Bersani è pronto alla guerra totale


Roberto Scafuri - Dom, 23/10/2016 - 08:59
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Roma - Una campagna referendaria faraonica, quella del premier Matteo Renzi, con spese che l'azzurro Brunetta stima finora tra i 15-20 milioni di euro.


Ma che pure non ha evitato, al leader Pd, contestazioni e smacchi clamorosi. Anche ieri a Trapani il premier è stato contestato all'arrivo al cinema Ariston per l'ennesima manifestazione per il Sì. «Dobbiamo voler bene a questi ragazzi che mi contestano - ha polemizzato Renzi dal palco - dev'essere una vita terribile quella passata solo a lamentarsi». Il segretario pidino sembra mostrare i segni di un nervosismo crescente, che lo porta a unire in maniera abbastanza ardita il voto sulle nostre riforme alla possibilità di «ottenere riforme strutturali anche in Europa, cui servono molto». È ormai senza esclusione di colpi, la sua campagna personale, che almeno ha fatto registrare qualche timido segnale positivo nei sondaggi grazie all'ennesima balla propagandata, l'abolizione di Equitalia.

Sull'informazione corretta e appropriata si gioca questa campagna sul referendum, piena com'è di insidie e trabocchetti. A partire dall'elemento della paura del «dopo» vittoria del No, che i fautori del governo vorrebbero disegnare ancora catastrofico (anche se lo stesso Renzi ha ammesso che non succederebbe granché). Nel Pd intanto lo scontro è diventato feroce. D'Alema, sulla scorta di un sondaggio Ipsos, ironizza sul fatto che «i giovani votano No. Renzi parla a nome di una gioventù che non lo segue, votano Sì solo le persone molto anziane, forse perché hanno maggiori difficoltà a comprendere il contenuto di questa riforma sbagliata». Dato vero, ma solo in parte, considerato che nella conferenza stampa indetta ieri dal Pd, anche un non-anziano come il presidente Orfini è sembrato assai in difficoltà sull'elemento della comprensione della posta in gioco, buttandola sulla polemica anti-D'Alema e sulla necessaria compattezza del partito. Unità sulla quale un'intervista durissima dell'ex leader Bersani ha messo pietra tombale. Rivendicando la scelta di un «pezzo di sinistra che sta dentro questo magma del No, perché non puoi stare sempre con quelli che comandano», Bersani ha annunciato che se vince il No «il Pd di Renzi è da considerarsi finito». Il segretario sarà messo in discussione dai neo-ulivisti, e la richiesta di un congresso dovrà contemplare il mutamento delle regole per l'elezione del leader: «Il prossimo segretario dev'essere scelto dagli iscritti, lasciando le primarie per la scelta del candidato premier del centrosinistra». Bersani è pronto alla guerra totale: «A Renzi non posso perdonare l'errore di aver chiamato a un giudizio di Dio su questa riforma, l'esatto opposto di quel che diceva Calamandrei... E non pensino di dire a me cose tipo stai sereno... Io di certo non lo lascio, il partito. Sarà un confronto aspro, più secco di altre volte».
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Re: Renzi

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.............FORZA MERLI.............
CRONACA AI TEMPI DI BENITO, PINOCCHIO
MUSSOLONI-LA TRUFFA, DETTO IL BOMBA




Dalla prima pagina de Il Fatto Quotidiano di oggi:

Solo in Italia aumentano i giovani a casa con i genitori: 67,3 % contro
Il 49,7 % in Europa. Li chiamano “mammoni” sono soltanto disoccupati
.


Era ora che dopo due giorni di inutili polemiche che servono solo a distrarre l’attenzione dei merli tricolori, sollevando un polverone al fine di nascondere i problemi principali del Bel Paese allo sbando, che qualcuno ristabilisse la verità su quanto sta accadendo ai giovani tricolori.

Manco farlo apposta, questa mattina ho incontrato un’amico, settantaseienne, che da due anni sta letteralmente mantenendo la figlia di 44 anni. Licenziata da Forza Italia quando hanno deciso di chiudere la sede di Viale Monza, obbligata a tacere sui fatti e misfatti, appresi durante l’impiego.

A 44 anni vogliamo considerarla una mammona????? Conosce inglese e tedesco, ma non trova lavoro.

Quanti sono i giovani che non trovano lavoro??????

E visto che sono gli anziani a credere nel SI, perpetuando questo stato di fatto imposto dalle elite massonico-finanziarie per ridurre l’Europa in schiavitù, è difficile non dar ragione al D’Alema che ha fatto la battuta a Casini: “Invecchiando rincoglioniamo e appoggiamo Renzi.”
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Re: Renzi

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.............FORZA MERLI.............
CRONACA AI TEMPI DI BENITO, PINOCCHIO
MUSSOLONI-LA TRUFFA, DETTO IL BOMBA





O regime, o casino

»MARCO TRAVAGLIO
L’altro giorno abbiamo espresso il dubbio che, a questo punto, persino Matteo Renzi si stia domandando perché mai s’è infilato nel vicolo cieco di una “riforma”costituzionale che non frega niente a nessuno ma potrebbe costargli la carriera politica.Ora, leggendo le cronache del suo ultimo comizio a Palermo, il dubbio diventa certezza. Finché personalizzava il referendum, minacciando la fine del governo, dunque dell’Europa, del mondo e forse dell’universo in caso di vittoria del No, c’era almeno un fatto concreto su cui discutere: le sue dimissioni il 5 dicembre. Ora invece che Mattarella, Napolitano, i sondaggisti e soprattutto i parenti stretti (terrorizzati dal suo ritorno a casa) gli han fatto ritirare la minaccia, che poi per milioni di italiani suonava come una speranza, il dibattito s’è fatto aleatorio, evanescente, gassoso. Il premier ha smesso di fare pubblicità negativa contro il No e ha cominciato, con grave sprezzo del pericolo e del ridicolo, a magnificare gli effetti balsamici del Sì: “Se la riforma passa finisce la stagione degli inciuci”, mentre “se vince il No tornano quelli che volevano fare la Bicamerale”, anzi “non succede nulla e non cambierà niente almeno peri prossimi vent’anni”. Ora, a parte la contraddizione fra il “non succede e non cambia nulla”e il “tornano quelli della Bicamerale”(che sarebbe un bel cambiamento, in peggio), non si capisce che cos’abbia Renzi contro la Bicamerale. Questa si proponeva di cambiare la Costituzione per rafforzare il governo ai danni del Parlamento proprio come vuol fare lui. E ne facevano parte insigni supporter del Sì come Pera, Urbani e Casini, oltre a B. che ha scritto questa “riforma”con lui al Nazareno prima di rinnegarla. Il guaio è che Renzi è deboluccio in storia e si è convinto che il mondo sia iniziato il 22 febbraio 2014, quando lui salì a Palazzo Chigi. Prima, l’Italia era una landa deserta e desolata, come la Salerno pre-De Luca negli sketch di Crozza. Vagli a spiegare che, prima del suo Avvento, erano già stati modificati 43 articoli della Costituzione con 36 “riforme ”(una ogni due anni), quasi sempre peggiorative (anche se non tanto quanto la sua). Un altro dei suoi refrain è che “in 70 anni l’Italia ha avuto 63 governi”, ragion per cui occorre più stabilità. Forse non sa che nella Prima Repubblica cambiavano i premier, ma il partito di maggioranza era sempre lo stesso, la Dc, che garantì la più lunga stabilità mai vista al mondo. E dimentica che quei governi sarebbero stati 62 se lui, noto alfiere della stabilità, non avesse rovesciato quello di Letta con un colpo di palazzo, senza passare per le urne.

Ma ciò che più sfugge è il senso di quel “sepassa la riforma, finiscono gli inciuci”, perché la sua “riforma”costituzionale con la stabilità dei governi c’entra poco o nulla, a parte in un punto: quello che riserva il voto di fiducia alla sola Camera, levandolo al Senato. Ma il sistema elettorale della Camera non è nella “riforma ”:è nell’Italicum, che lo stesso premier dice di voler cambiare senza rivelarci con quale vuole sostituirlo. Dunque nessuno può dire se la Camera produrrà governi stabili o instabili. Ma, soprattutto, nessuno può dire che li produrrà la riforma costituzionale. È vero, il “nuovo”Se nato non può più sfiduciare i governi. Ma solo due governi, sui 63 della storia repubblicana, sono caduti perché sfiduciati dal Senato: quelli di Prodi. Tutti gli altri si sono sfasciati per lo sfarinarsi della maggioranza alla Camera o in entrambi i rami del Parlamento. Non solo. Immaginiamo che domattina gli italiani eleggano la nuova Camera con l’Italicum e i Consigli regionali il nuovo Senato col meccanismo della “riforma ”. Per la Camera, stando ai sondaggi, Pd e M5S andrebbero al ballottaggio. Se vincesse il Pd, controllerebbe col 30% dei voti (il 20% degli elettori: 1 italiano su 5)sia la Camera (340 deputati su 630) sia il Senato (15 Regioni su 20 sono rette dal Pd), senza contrappesi: la svolta autoritaria temuta da molti giuristi. Se invece vincessero i 5Stelle, anziché il regime, avremmo il casino. Il M5S andrebbe al governo con la fiducia della Camera, ma avrebbe contro il Senato targato Pd. E siccome il Senato deve rivotare alcune leggi e può rivotare tutte le altre (a richiesta di 1/3 dei suoi membri) per cambiarle o bocciarle, il Pd potrebbe tenere in scacco il governo a 5Stelle paralizzando l’attività legislativa. E costringendolo a scendere a patti: quegl’“inciuci”che Renzi dice di aver abolito. Questo, intendiamoci, dimostra solo che Renzi mente sia quando nega la svolta autoritaria sia quando dichiara finita l’èra degli inciuci. Ma non è detto che sarebbe una disgrazia. In democrazia il Parlamento è il primo contraltare del governo. Da due anni il democratico Obama è costretto a patteggiare col Congresso a maggioranza repubblicana. E la Merkeldeve coabitareconi suoi tradizionali avversari socialdemocratici, perché col 43% dei voti non ha la maggioranza parlamentare per governare da sola (maggioranza che l’Italicum le avrebbe regalato addirittura al primo turno). Ma questo non si chiama “inciucio ”, si chiama “grande coalizione”. E non si è formata “la sera delle elezioni”, quando la propaganda renziana ci racconta che è obbligatorio sapere “chi governerà per cinque anni”. Ma tre mesi dopo il voto, al termine del lungo conclave fra Cdu e Spd per verificare i termini dell’accordo di governo e scrivere nel dettaglio le leggi da approvare insieme durante la legislatura. Gli inciuci sono patti segreti fra partiti avversari che si accordano in pochi giorni o minuti, magari la sera stessa delle elezioni. Ma non sulle leggi da approvare insieme, bensì sugli affari da dividersi insieme. Vi viene in mente qualcosa, o qualcuno?
UncleTom
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Re: Renzi

Messaggio da UncleTom »

PROFESSIONE : TRUFFATORE



Renzi: il Sì come grimaldello in Europa Tour siciliano del premier. «Dopo il referendum chiederò riforme strutturali nell’Ue»


PERCHE' NON LE CHIEDE SUBITO E RICATTA PER L'ENNESIMA VOLTA I TRICOLORI?????

E' DECISAMENTE PEGGIO DI MUSSOLINI.

PERCHE' IL QUOTIDIANO DEI VESCOVI SOSTIENE UN TRUFFATORE?????

DARANNO MAI UNA RISPOSTA CREDIBILE??????
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