Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?

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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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Il governo sta coi clandestini



BISOGNA ESSERE BASTARDI NELL'ANIMO PER BOLLARE COME CLANDESTINE LE DONNE IMMIGRATE RESPINTE A GORINO



Gorino, parlano tre delle profughe respinte: “Ci hanno mandate via perché non conoscono le nostre storie”
Cronaca

Joy, 20 anni, è incinta all'ottavo mese: è cristiana ed è scappata per non seguire la religione animista di suo padre. "Per il mio bambino voglio il miglior futuro possibile". Belinda, 22 anni, è fuggita perché il marito è un perseguitato politico evaso di prigione "e le autorità cercavano me". Faith, 20 anni, è scampata a un attacco di Boko Haram: "Non so più nulla della mia famiglia. Ho attraversato il mare perché vorrei studiare"
di Marco Zavagli | 25 ottobre 2016
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19,2 mila

Più informazioni su: Ferrara, Migranti

“Ci hanno mandate via solo perché non conoscono, non capiscono le nostre storie”. Non c’è rancore nelle parole di Belinda, Joy e Faith, tre delle dodici profughe che erano a bordo della corriera diretta a Gorino, nel basso ferrarese. Alla notizia delle barricate erette dagli abitanti il loro autobus, partito dal centro di accoglienza di Bologna e arrivato ormai a Comacchio, ha deviato. E allora la stanchezza di un viaggio durato più di un mese ha lasciato spazio all’incredulità, al sentimento del rifiuto. “All’inizio non capivamo cosa stava succedendo, non credevamo che non ci volessero, ci siamo rimaste male quando abbiamo capito che la popolazione non ci voleva”.

Hanno gli sguardi bassi Belinda, Joy e Faith. Li alzano solo per guardare Kevin, l’interprete. Si vede che sono esauste. Non nascondo che sono impaurite. Sono sbarcate sulle coste italiane sabato notte. Un aereo le ha trasportate domenica mattina all’aeroporto Marconi di Bologna. Dopo la meta rifiutata, hanno trovato temporanea ospitalità nella sede dei servizi alla persona di Ferrara.

Joy ha 20 anni. Ha abbandonato il suo paese a fine settembre. È incinta all’ottavo mese. Di lei qualcuno, a Gorino, ha detto: “Non me ne frega un caXXo se è incinta, vada in questura” (video). È scappata dalla Nigeria perché lei, cristiana, non voleva seguire la religione animista di suo padre. Per il viaggio fino in Libia ha pagato circa 420 euro. Ora, qui in Italia, vorrebbe studiare e sogna per il suo bambino “il miglior futuro possibile“. E il futuro prossimo lo immagina con ‘lui’ in braccio: “preferirei fosse un maschio, lo vorrei chiamare Michael”. Durante la deviazione forzata verso Ferrara ha accusato dei dolori alla pancia. In ospedale ha effettuato tutte le visite di controllo che hanno scongiurato complicazioni nella gravidanza. Ora la sua preoccupazione è un’altra. Al momento della partenza dalla Libia ha perso di vista suo marito Lamid e ora non sa più niente del padre del suo bambino: “Aiutatemi ad avere notizie se potete”.

Belinda ha 22 anni, viene dalla Sierra Leone. Lavorava come infermiera. È fuggita perché il marito era perseguitato politico e quando è evaso di prigione “le autorità hanno cercato me per sapere dove si trovava, così ho dovuto abbandonare il mio paese”. Per il viaggio fino alla Libia ha pagato “circa 100 dollari”. Una volta arrivata però ha dovuto arrangiarsi e “trovare qualcuno che mi indicasse il posto da dove partono i barconi”.

Faith ha 20 anni. Ha lasciato il suo villaggio in Nigeria dopo essere scampata miracolosamente a un’incursione di Boko Haram. Ma la sua mente è ancora là: “Non so più nulla della mia famiglia, nemmeno se sono ancora vivi”. È scappata con altri profughi verso il Mali e da lì ha preso la via per la Libia. Qui ha trovato “un arabo che mi ha dato cibo e un posto dove dormire e mi ha aiutata a trovare chi poteva farmi attraversare il mare”. In Italia vorrebbe realizzare un piccolo sogno finora impossibile: “Vorrei poter studiare”.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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1 ora fa 266
Migranti, Alfano il duro:
minaccia requisizioni
se i Comuni dicono di no

Raffaello Binelli
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UncleTom ha scritto:1 ora fa 266
Migranti, Alfano il duro:
minaccia requisizioni
se i Comuni dicono di no

Raffaello Binelli

Migranti, Alfano allo scontro. Ora minaccia le requisizioni
Al question time alla Camera il ministro dell'Interno Alfano torna sui fatti di Goro (Ferrara): "Le requisizioni avvengono quando i Comuni non collaborano, se lo fanno si trovano altre soluzioni e non c'è motivo di farle". Lega: "Pronti a fare le barricate"


Raffaello Binelli - Mer, 26/10/2016 - 21:53
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Il tema del giorno ancora una volta è Goro (Ferrara), il Comune delle barricate contro i migranti.


Oggi, nel question time alla Camera, ne ha parlato il ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Con toni molto duri nei confronti di chi ha protestato contro la decisione del prefetto. "Le requisizioni avvengono quando i Comuni non collaborano, se lo fanno si trovano altre soluzioni e non c'è motivo di farle. Io nella direttiva dei primi di ottobre ho chiesto ai nostri prefetti di parlare con i sindaci, nessun provvedimento deve arrivare dall'alto. Ma quando i migranti arrivano e vi è necessità di collocarli in maniera civile, i prefetti danno delle risposte".

"Sui fatti di ieri - continua - io ho visto anche un tentativo di giustificare. Da ministro dell'Interno mi sono sempre sforzato di trovare equilibrio tra il diritto alla protesta e mantenere l'ordine pubblico. È legittima l'idea di protesta ma non lo è dal punto di vista pratico". Il ministro poi ha sferrato il suo duro attacco: "Quanto avvenuto ieri per non far arrivare 12 donne di cui una incinta, non è lo specchio dell'Italia. Ciascuno di noi può scegliere un modello in cui specchiarsi, io sceglierei il dottor Bartolo, il medico di Lampedusa, che non bada a orari e ha curato migliaia di bambini, donne e uomini. Oppure quelli dei ragazzi del liceo di Napoli che domenica, in un giorno non scolastico, sono andati sul molo ad aiutare i soccorritori mentre arrivavano i migranti e sbarcavano".

Alfano punta poi il dito contro l'Europa "che accentua, con la propria incapacità di dare risposte, la fatica degli italiani. Lealtà nei ricollocamenti e capacità ed efficienza nei rimpatri degli irregolari. Deve avere questa forza anche usando tutti i soldi della cooperazione internazionale dicendo ai Paesi africani che non ci aiutano: se voi non ci aiutate a farli partire noi sospendiamo i fondi della cooperazione internazionale".

Durissima la protesta della Lega contro le parole di Alfano. "Non collabori, sei finito - dice Massimiliano Fedriga, capogruppo alla Camera del Carroccio -. Ci pensa Alfano in veste gendarme Gestapo a toglierti immobili e destinarli a finti profughi. Ora infatti se un comune non piega il capo a questo governo il ministro dei clandestini Alfano si sente autorizzato a rubare immobili agli italiani e darli agli stranieri. Renzi e company sono arrivati a questo punto per continuare nella loro schifosa politica della finta accoglienza e le parole pronunciate oggi da Alfano in question time ne sono una prova".

"I fatti di Gorino sono solo l'inizio di una logica e legittima reazione all'arroganza di un governo di mediocri che tutto fa tranne che tutelare i cittadini. Prima infatti Alfano si è venduto per sedere sui banchi di governo, poi ha svenduto il paese facendo entrare chiunque per arricchire le solite coop rosse e ora è pronto a espropriare beni privati dei cittadini per destinarli ai clandestini e restare così nella corte di Renzi. Bisogna andare davanti alla Corte costituzionale dato che la proprietà è un diritto costituzionalmente garantito".
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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5 ore fa 172
Mediterraneo di sangue:
è l'anno più drammatico

Raffaello Binelli
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UncleTom ha scritto:5 ore fa 172
Mediterraneo di sangue:
è l'anno più drammatico

Raffaello Binelli

Onu: 3800 migranti morti nel Mediterraneo nel 2016
Il portavoce dell’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), William Spindler, conferma che "nel 2016 è stata già superata la soglia record di 3800 morti e dispersi nel Mediterraneo"


Raffaello Binelli - Mer, 26/10/2016 - 17:37
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I dati sono drammatici. Nel 2016 i morti nel Mediterraneo sono già 3.800. Una cifra record.


E l'anno non è ancora finito. Il portavoce dell’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), William Spindler, conferma che "nel 2016 è stata già superata la soglia record di 3800 morti e dispersi nel Mediterraneo".

L’anno scorso a perdere la vita furono 3.771. Il triste record del 2016 viene raggiunto nonostante una significativa diminuzione dei tentativi di attraversare il Mediterraneo: nel 2015 ci provarono circa un milione di persone, quest’anno meno di 330mila. Il numero dei tentativi è diminuito, in seguito all’accordo di marzo scorso tra Unione europea e Turchia.

La tratta più pericolosa per i migranti resta quella tra il Nord Africa (in particolare la Libia) e l'Italia: un morto ogni 47 arrivi. Tra Turchia e Grecia, come riferisce l’Unhcr, si registra invece un morto ogni 88 arrivi. Ma perché aumenta la mortalità, nonostante la diminuzione dei tentativi di attraversamento del Mediterraneo? Il motivo principale è la "pessima qualità dei barconi usati dai trafficanti di uomini" e il numero maggiore di migranti stivati in ogni barcone per aumentare i profitti".

Intanto sono stati diffusi i dati Frontex, l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, nata dalle ceneri di "Frontex" di cui ha mantenuto per comodità il nome. I dati si riferiscono alle attività nel Canale di Sicilia, nelle zone di ricerca e salvataggio di Italia e Malta. L'operazione Triton, lanciata nel novembre 2014, da gennaio ad oggi ha salvato 42.421 persone. Oltre che in Italia l'agenzia è attiva anche in Grecia, Bulgaria, Spagna e Balcani occidentali.
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L'Ungheria chiede soldi a Ue Scontro sui migranti con l'Italia
Il ministro degli Esteri dell'Ungheria ha attccato il goevrno italiano: "Non rispetatte le regole". Gentiloni: "Nessuna lezione da Budapest"


Luca Romano - Gio, 27/10/2016 - 17:28
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"Con muri e referendum Ungheria ha sempre rivendicato di violare regole europee su migrazioni.


Ora almeno eviti di dare lezioni all’Italia". Così, il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha risposto oggi con un tweet al ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, che ieri aveva attaccato Matteo Renzi. Il premier italiano, aveva affermato il capo della diplomazia magiara, "critica i Paesi dell’Europa centrale, che seguono le regole comuni europee, mentre l’Italia non riesce ad adempiere ai doveri di Schengen. Se l’Italia riuscisse a proteggere i suoi confini - aveva aggiunto Szijjarto - la pressione dei migranti sull’Ue sarebbe minore". Poi il ministro ungherese ha rincarato la dose: "I paesi centroeuropei - prosegue Szijjarto - con la loro adesione all'Unione europea, hanno aperto i propri mercati interni alle imprese dell'Europa occidentale, fra cui anche quelle italiane, che hanno realizzato così profitti notevoli". Insomma il braccio di ferro tra Italia e Ungheria potrebbe durare a lungo. Il tema dei migranti è un tema chiave che in sede comunitaria pesa anche sul bilancio Ue da approvare. Su questo punto il premier Renzi era stato molto chiaro durante la sua intervista a porta a Porta: "Se Ungheria o Slovacchia ci fanno la morale sui migranti e non ci danno una mano", l'Italia potrebbe "mettere il veto" sul bilancio comunitario.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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PER LA GIOIA DI SALLUSTI.

STRANO CHE LA NOTIZIA GLI SIA SFUGGITA. SUL SUO SITO ANCORA NON C'E' TRACCIA.

MA AL DI LA' DI SALLUSTI, LA MACCHIA SI ALLARGA.

DOPO BITONTO CHE HA IMITATO GORINO, IL TONO DELLA PROTESTA SI STA ALZANDO.





Milano, rogo a palazzo con migranti: 10 indagati residenti. “Spedizione punitiva”
Cronaca
Si sono introdotti il 4 settembre nello stabile di via Adriano con taniche di benzina e hanno dato fuoco ai pagliericci e agli effetti personali degli occupanti, che in quel momento non c'erano. Un 'blitz' messo a punto "col passaparola" e dovuto all'esasperazione per le condizioni di degrado dello stabile
di F. Q. | 28 ottobre 2016
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“Andiamo là e facciamogliela vedere. Io vengo, e porto uno che conosco”. Sono entrati in pieno giorno con taniche di benzina e fuochi artificiali nello stabile di via Adriano a Milano, abitato da alcuni migranti e già finito al centro di polemiche per il degrado e la percezione della sicurezza. Dieci uomini, nove italiani e un sudamericano, sono stati denunciati per aver dato fuoco all’edificio – che in quel momento era vuoto – il 4 settembre scorso. Un ‘blitz’ messo a punto “col passaparola” da residenti del quartiere, non criminali, che sarebbero, secondo le prime informazioni, tutti incensurati. Non una banda, dato che alcuni nemmeno si conoscevano tra loro. In comune avrebbero avuto un bar come luogo di ritrovo abituale. E risentimento ed esasperazione per le condizioni di degrado dello stabile e per alcuni scippi e atti di vandalismo cui è stata data la responsabilità agli occupanti del dormitorio.


Lo straniero indagato, di cui non si conoscono le sue generalità, è stato definito “integrato” e vive nel quartiere. Un fatto che confermerebbe la natura trasversale del blitz. Alcuni membri del gruppo avrebbero deciso di “dare una lezione agli occupanti abusivi”, bruciandone i pagliericci e gli effetti personali, e avrebbero coinvolto altri conoscenti della zona: tutti, pur non conoscendosi tra loro se non di vista o comunque superficialmente, avrebbero deciso di partecipare alla spedizione. Al momento la Digos che ha condotto le indagini, non ha ravvisato estremi ideologici tali da contestare l’accusa di razzismo, mentre i dieci sono indagati per incendio doloso e detenzione illecita di materiale esplodente.

A permettere l’identificazione delle dieci persone che sono entrate nello stabile, le testimonianze di alcuni cittadini che avevano dato l’allarme e le immagini estrapolate dalle telecamere municipali. Le indagini condotte dagli operatori Digos hanno portato a individuare i sei soggetti, tutti residenti nella zona: nei confronti di questi sono stati emessi i decreti di perquisizione, durante la cui esecuzione si è poi risaliti alle identità dei quattro individui mancanti, subito anche loro sottoposti a perquisizione. Tra gli indagati, tutti incensurati, ci sono due dipendenti di un bar della zona, frequentato anche da altri partecipanti al fatto.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10 ... a/3127536/
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L'INNO DEL GOVERNO DI BENITO, PINOCCHIO MUSSOLONI-LA TRUFFA, E DEI COMPARI COME ALFANO, SUL BUSINNES DEI MIGRANTI


https://www.youtube.com/watch?v=G3GaBAQTGlM
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VERSO LA GUERRA CIVILE



FattoTv
Milano, dieci residenti indagati per rogo
al palazzo con migranti: ‘Blitz punitivo’
Salvini: ‘Servono barricate come a Goro’



28 ottobre 2016 | di Ala News per Il Fatto
Milano: Lega e Casapound contro i profughi in caserma. Salvini: “Barricate come a Goro”

“Sostituzione etnica”; “Non sono profughi, ma clandestini”; “Facciamo le barricate come nel Ferrarese”. Alle 19.00 di giovedì 27 ottobre è andato in scena l’orgoglio razzista di chi dice No agli immigrati alla Montello, l’ex caserma individuata dal comune di Milano come soluzione temporanea per l’emergenza immigrazione che sta travolgendo la città. Ma, in puro stile nymby, (non nel mio cortile di casa) alcuni comitati di cittadini, supportati dagli attivisti di Casapound minacciano le barricate sull’esempio di quanto accaduto nei giorni scorsi a Goro in provincia di Ferrara e a Bitonto in Puglia


http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/10/ ... ro/571065/
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MIGRANTI

EUROPA E INTEGRAZIONE
Svolta del Papa:
aprire ai profughi
ma con prudenza


di Gian Guido Vecchi

Parla di ritorno dalla Svezia, Francesco, a cui riconosce «una lunga tradizione: non solo nel ricevere ma anche nell’integrare». E allora, nell’affrontare il tema dell’accoglienza dei profughi coglie l’occasione per un’importante riflessione: «Si deve distinguere tra migrante e rifugiato. Il migrante deve essere trattato con certe regole, migrare è un diritto ma un diritto molto regolato. Invece un rifugiato viene da una situazione di guerra, fame, angoscia terribile».

Francesco raggiunge i giornalisti mentre l’aereo che lo riporta a Roma da Malmö supera il Baltico, «siamo usciti in tempo, dicono che stasera la temperatura scenderà di cinque gradi», sorride. Tra l’altro gli si chiede delle donne prete e lui ripete che il «no» di Wojtyla è «l’ultima parola, chiara», anche se «la Chiesa è femminile» e la dimensione «mariana» si affianca a quella «petrina» e anzi «Maria è più importante degli apostoli». Quanto alla secolarizzazione, «non è una fatalità» ma dipende sia dal «laicismo» dell’uomo «che va oltre i limiti e si sente Dio» sia dalla «mondanità» che nella Chiesa è «peggio ancora di quello che è accaduto nell’epoca dei Papi corrotti».
Elogia «una bella cosa che ha l’Italia, i tanti gruppi di volontariato contro ogni forma di schiavitù, sia del lavoro sia delle donne schiave della prostituzione: non mi piace dire prostitute». Ma la riflessione più importante è sull’accoglienza.
Santità, da Siria o Iraq cercano rifugio nei Paesi europei e alcuni rispondono con paura, c’è chi teme una minaccia al cristianesimo. Qual è il suo messaggio anche alla Svezia, che ora comincia a chiudere le sue frontiere?
«Come argentino e sudamericano ringrazio tanto la Svezia perché tanti argentini, cileni, uruguaiani sono stati accolti al tempo delle dittature militari. La Svezia ha una lunga tradizione di accoglienza: non solo nel ricevere ma anche nell’integrare, nel cercare subito casa, scuola, lavoro, integrare in un popolo. Si deve distinguere tra migrante e rifugiato. Il migrante deve essere trattato con certe regole, migrare è un diritto ma un diritto molto regolato. Invece un rifugiato viene da una situazione di guerra, fame, angoscia terribile. Ha bisogno di più cura, di più lavoro, e anche in questo la Svezia ha sempre dato un esempio. Fare imparare la lingua, integrare nella cultura. Non dobbiamo spaventarci per l’integrazione delle culture perché l’Europa è stata fatta con una integrazione continua di tante culture».
E i Paesi che chiudono le frontiere?
«Credo che in teoria non si possa chiudere il cuore a un rifugiato. Ma c’è anche la prudenza dei governanti che penso debbano essere molto aperti nel riceverli ma anche fare un calcolo di come poterli sistemare. Perché un rifugiato non lo si deve solo ricevere ma integrare. E se un Paese ha una capacità di venti, diciamo cosi, di integrazione, faccia fino a questo. Un altro di piu, faccia di più. Ma sempre con il cuore aperto. Non è umano chiudere le porte e il cuore, e alla lunga questo si paga, si paga politicamente, come si paga anche una imprudenza nei calcoli, nel ricevere più di quelli che si possono integrare».
Qual è il pericolo?
«Quando un rifugiato o un migrante non è integrato si ghettizza, entra in un ghetto, e una cultura che non si sviluppa in rapporto con l’altra cultura, questo e pericoloso. Credo che il consigliere più cattivo dei Paesi che tendono a chiudere le frontiere sia la paura. E il consigliere più buono la prudenza. Un funzionario del governo svedese e mi diceva che hanno qualche difficoltà, perché vengono in tanti e non si fa in tempo a sistemarli, a trovare scuola, casa, lavoro, far imparare la lingua... La prudenza deve fare questo calcolo. Se la Svezia diminuisce la sua capacità di accoglienza credo non lo faccia per egoismo o perché ha perso la capacità. Se c’è qualcosa del genere è per ciò che ho detto: tanti oggi guardano alla Svezia perché ne conoscono l’accoglienza, ma non c’è il tempo necessario per sistemare tutti».
Perché ha ricevuto Nicolás Maduro?
«Il presidente del Venezuela faceva uno scalo a Roma e ha chiesto un appuntamento. Quando un presidente chiede, lo si riceve. L’ho ascoltato mezz’ora, gli ho fatto qualche domanda e ho sentito il suo parere. È sempre buona cosa sentire tutti. Non so come finirà perché è complesso, ma la gente che tiene al dialogo è di caratura politica importante. C’è Zapatero che è stato per due volte capo del governo spagnolo. Ambedue le parti hanno chiesto alla Santa Sede di essere presente nel dialogo. Abbiamo designato il nunzio in Argentina. Il dialogo che favorisce il negoziato è l’unica strada per uscire dai conflitti. Se si fosse fatto in Medio Oriente, quante vite sarebbero state risparmiate…».
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