Renzi

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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UncleTom
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Re: Renzi

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UncleTom ha scritto:ANTICIPAZIONI DEL NUOVO REGIME FASCISTA SE VINCE IL SI.





Leopolda, vietato manifestare per il “no”. Contrari bloccati a 2 km: “Ci arriveremo comunque”



Referendum Costituzionale
Il corteo non potrà sfilare per le vie del centro e raggiungere la sede della kermesse renziana. Lo ha deciso la Questura. Gli organizzatori non ci stanno e sfidano Renzi: "Arriveremo lo stesso". E il divieto si scatena un coro di critiche
di F. Q. | 4 novembre 2016
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Né sul palco né fuori dalla Leopolda. Vietato manifestare per il “no”, lo dice la Questura. Scoppia una bufera alla vigili della kermesse Pd che vedrà sfilare fino a domenica i paladini della riforma costituzionale a Firenze, la città di Renzi. Ma dove chi è contrario non può entrare e dire la sua e neppure dirla fuori, per le strade della città. E’ vietato dalla Questura. Questa la brutta sorpresa per il comitato “Firenze dice no” che fin dai primi di ottobre aveva deciso di manifestare la propria avversione alla riforma portandola proprio sotto le insegne della manifestazione renziana. Con mille-duemila persone al seguito provenienti da tutta Italia. Ma ora è tutta da vedere. Perché solo ieri mattina gli organizzatori hanno ricevuto comunicazione dalla polizia che potranno manifestare, certo, ma restando fermi e buoni in piazza Santissima Annunziata, a debita distanza di due chilometri dall’epicentro della convention.


Ma loro non ci stanno e in una conferenza stampa oggi hanno annunciato l’intenzione di non seguire le prescrizioni e di voler sfilare lo stesso per le vie del centro e fin sotto la Leopolda alla quale partecipa il premier Matteo Renzi. Ignorando, di fatto, il provvedimento. “Confermiamo l’appuntamento alle 15 in piazza San Marco – ha detto Luca Toscano, esponente del comitato -, non si può impedire che questa manifestazione esista e che arrivi alla Leopolda”. “Questo divieto – ha aggiunto – è stato fatto a due giorni dalla manifestazione e senza un motivo valido, non deriva solo da una scelta della questura ma da una questione politica”. “C’è un clima turco. Un divieto a manifestare a Firenze non si era mai visto. Renzi può manifestare. Invece il no al referendum non ne ha diritto”. Bruno Paladini del comitato ‘è una furia. “Autorizzazione negata perché in città ci sono autorità di governo, c’è Renzi e i ministri, così ci è stato detto”, dice Paladini.

Per la senatrice Alessia Petraglia e l’onorevole Marisa Nicchi, di Sinistra italiana, le quali precisano di non essere tra gli organizzatori dalla manifestazione, “è gravissimo” che non sia stato proposto un percorso alternativo, poiché “manifestare liberamente è un diritto sancito dalla Costituzione”. Secondo la sigla di sinistra Perunaltracittà il no al corteo “è un atto senza precedenti” col quale “si intende negare il diritto di manifestare”. Sulla questione sono intervenuti anche i sindacati di base, che in una nota parlano di “un’iniziativa liberticida”. Per il comitato no tav Firenze si tratta di una “palese violazione di uno dei pilastri della Costituzione”.


VOTATE NO. UN NO SECCO AL NUOVO FASCISMO MASCHERATO
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Re: Renzi

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COMPLICITÀ /1 L’accusa del procuratore Nicola Gratteri
“Il governo non lotta
contro la corruzione”


“Partiti immobili. Prima
erano i mafiosi ad andare
dai politici col cappello
in mano, oggi è il contrario.
’Ndrangheta e Cosa Nostra
non sparano, basta pagare
e gli amministratori si am-
morbidiscono come burro



COMPLICITÀ /2 Il prossimo salvato sarà Denis Verdini
Lo Stato non chiede
più i danni ai prescritti


Dopo la fine della Prima
Repubblica, l’avvocatura
pubblica ha rinunciato ad
avviare le cause civili
contro chi l’ha fatta
franca penalmente, ma ha inflitto
perdite alla Pa e agli enti
con i propri reati
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Re: Renzi

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...IN ATTESA CHE VADA A MIETERE IL GRANO A TORSO NUDO.....


Scontri tra polizia e anarchici:
"Fateci arrivare alla Leopolda
"
A Firenze la questura vieta il corteo, i manifestanti scendono in piazza lo stesso. Scontri tra antagonisti e agenti

di Luca Romano
poco fa
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Re: Renzi

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IL PROBLEMA NON E' CHE CI SIANO DEI BAMBOCCIONI TRUFFATORI CHE DICANO CERTE COSE. IL PROBLEMA E' CHE CI SONO DEI MERLI PIRLA CHE CREDONO AI RACCONTI DEI TRUFFATORI.

I TRUFFATORI CHE RACCONTANO BALLE PER IL LORO ESCLUSIVO INTERESSE CI SONO SEMPRE STATI.

NEL 2016 CHE CI SIANO ANCORA MERLI PIRLA CHE ABBOCCANO E' INCOMPRENSIBILE.

SOLO UN NEURO PSICHIATRA POTREBBE SPIEGARE IL FENOMENO OBBROBRIOSO.







Leopolda 2016, Renzi e la convention extra Pd: com’è cambiato il posto in cui il futuro non diventa mai presente

Politica
Da "Prossima fermata Italia", la kermesse 2010 dei rottamatori Renzi e Civati, a "E adesso il futuro" in corso in questi giorni. Ecco tutti gli slogan che si sono susseguiti negli anni, dalla costruzione di una classe dirigente alla conservazione del potere. Musica e parole che hanno caratterizzato e caratterizzano l'evento dove ciò che conta è esserci
di Diego Pretini | 6 novembre 2016
COMMENTI
Più informazioni su: Governo Renzi, Matteo Renzi
Se la musica è linguaggio, si potrebbe partire da qui. Alla prima Leopolda del 2010 – nata dalla sinergia con Pippo Civati, durata come un gatto su viale Spartaco Lavagnini – c’era Viva la vida dei Coldplay. All’ultima del 2015, la canzone più ascoltata era un pop-rock degli American Authors e la fonte è primaria, la top ten pubblicata dall’Unità (e c’era anche tanta dance). Sabato scorso, a piazza del Popolo, manifestazione del Pd per il Sì, Matteo Renzi è salito sul palco per il suo discorso finale con O sole mio, per giunta muovendo la bocca in una specie di playback. Se i simboli hanno un senso, nel 2010 Renzi era scamiciato e nel 2015 era salito sul palco con abito blu e cravatta rossa. E sempre se i simboli hanno un senso le bandiere no, non c’erano prima e non c’erano poi. Se il vocabolario porta un messaggio, nel 2010 la Leopolda parlava di “popolo“, “territori“, “primarie sempre“, schifava la parola leader “che porta sfiga”, invocava parole d’ordine su ambiente, diritti, banda larga, mentre nel 2013 il mantra era diventato “semplicità“: per la legge elettorale, per le riforme istituzionali, per il lavoro, per il partito (“che sarà senza correnti”, sì bum). E nel 2015, all’ultimo giro, si parlava già al passato: “Guardate che casino abbiamo combinato, abbiamo rovesciato il sistema politico più gerontocratico”, come se la missione fosse compiuta.

E ancora: se la parola ha un significato, la parola “futuro” era nel nome della convention del 2013, che fece da Cape Canaveral per il definitivo lancio dei leopoldini alla conquista del potere, e ancora resisteva nel 2014 quando si poteva sbattere sul tavolo l’orgoglio del 40,8 per cento. E il “futuro” era sparito lo scorso anno perché sembrava diventato “presente”: alla prima vera Leopolda di governo chi prima immaginava un mondo diverso era diventato finalmente classe dirigente, cioè spoils system, (“non è mica colpa mia se in questi anni abbiamo invitato tanta gente perbene e brava”) e viceversa la classe dirigente era diventata leopoldina, visto al microfono della vecchia stazione di Firenze si presenta perfino Piercarlo Padoan. E ora quella parola – “futuro” – ritorna nel nome della Leopolda 7, la terza di governo: “E adesso il futuro“. Sul palco 4 citazioni che parlano del tempo che verrà, che in politica vince sempre. “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni” di Eleanor Roosevelt; “Non ci può essere progresso se le persone non hanno fiducia nel domani” di John Fitzgerald Kennedy; “Il futuro è ciò che costruiamo” di Tim Berners Lee; “Sembra sempre impossibile fino a quando non viene fatto” di Nelson Mandela.

Il futuro, cioè, è tra un mese, dentro le urne.

Ecco il bignami – attraverso i resoconti dell’Ansa – su come il partito parallelo di Renzi, senza bandiere e fondato sempre più sul leader più che sui territori, è cambiato dal 2010 a oggi.
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Re: Renzi

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2010 – Prossima fermata: Italia
La prima edizione, a novembre 2010, è organizzata da Matteo Renzi e Giuseppe Civati. Uno è sindaco di Firenze da poco più di un anno, l’altro è consigliere regionale in Lombardia. Il presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi che dopo un mese salverà il governo solo grazie ai Responsabili, cioè l’esordio di Antonio Razzi. Nel centrosinistra e nel Pd si alzava la richiesta di rinnovamento della classe dirigente del Partito Democratico, ancora moribonda per la sconfitta del 2008 (una specie di 4-0 per il centrodestra). E’ qui che nasce il rottamatore. Partecipano circa 7mila persone. Tra queste Debora Serracchiani e Ivan Scalfarotto. C’è perfino Michele Emiliano, che oggi invece è diventato un nome alternativo per la guida del partito.

Renzi e Civati dicono che rispetteranno le regole del partito, ma il sindaco già scalpita: “Al passato dobbiamo dire grazie al futuro dobbiamo dire sì”. Aggiungono che non vogliono fare i leader del partito (e invece lo sono diventati entrambi, del partito più grande e del partito più piccolo della sinistra). Renzi ripete che vuole “‘continuare a fare il sindaco di Firenze”, anche perché “‘la parola leader porta una ‘sfiga’ bestiale”. Denunciano che Fini per loro non è l’esempio, perché la manovra di Futuro e Libertà – che ha appena tolto il sostegno all’ultimo governo Berlusconi – è “il solito giochino per addetti ai lavori, un rito da prima
Repubblica”, come quello che porterà il sindaco a diventare capo del governo tre anni e mezzo dopo.

Gli esempi da seguire sono Obama e di Lula (figurarsi) e gli obiettivi sono i vertici del partito che vogliono “unito non diviso”. Le password sono quelle diventate familiari: “la dignità, la bellezza che salverà il mondo”, “laboratorio della curiosità”, “opporre il coraggio alla paura”.

Si vantano di 6800 persone registrate, 30mila contatti tra Facebook e diretta streaming. Ma è già chiaro che Renzi e Civati parlano lingue diverse. Civati parla di un’Assemblea costituente, Renzi di rottamazione. Le idee che passano sul palco sono diverse tra loro e gli stessi due leader hanno visioni “non sempre uguali” rileva l’Ansa.

PROSSIMO CAPITOLO
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Re: Renzi

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2011 – Big Bang
Civati non c’è più, Renzi comincia a costruire la sua classe dirigente. C’è Matteo Richetti, che aprirà l’edizione 2016, ci sono Davide Faraone, Giorgio Gori, Sergio Chiamparino, Graziano Delrio, che nel tempo saranno tutti promossi: sottosegretario, sindaco, governatore, ministro. C’è anche Luigi Zingales che abbandona la Leopolda prima fondando un partitino e poi anche il cda dell’Eni (dopo la nomina dello stesso governo Renzi). La Leopolda 2011 chiede a gran voce primarie per il candidato presidente del Consiglio, che da statuto spetta al segretario. Bersani, che segretario è, le concede e le vince, “non vincendo” le elezioni “che contano”, come avrebbe detto proprio Renzi, cioè le Politiche.

Renzi fa stretching per candidarsi alle primarie del centrosinistra, ma ancora non lo dice. Dal Big Bang di Firenze raccoglie 100 idee, “a cui tutti possono dare il loro contributo” per superare un partito “fatto di slogan”. Il Pd, aggiunge, deve avere il volto “che abbiamo”, ma cambiando le “facce dei politici”. Un partito di “pionieri”. Il primo, l’avanguardia, è Matteo Richetti. Basta con il partito novecentesco, basta reduci. Parla poco di Berlusconi “perché qui si parla di futuro”, anche se ne critica “la volgarità” (è il periodo Ruby) alla quale contrappone la parola “bellezza”. Attacca invece Vendola “che tradì Prodi” (una cosa recente, del 1998).

La Leopolda sta crescendo, passano circa 10mila persone, mentre si registra un altro mezzo milione di contatti per seguire i lavori via streaming. Torna Zingales, spunta il premio Strega Edoardo Nesi (che poi quando sarà il momento si candiderà con Monti). E segna una linea: in un partito si può litigare: “Ma bisogna litigare meglio”, sui contenuti. Per la prima volta ecco lo slogan che ogni tanto pronuncia il nuovo che vuole scansare il vecchio: “Non si ferma il vento con le mani”.
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Re: Renzi

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2012 – Viva l’Italia viva
E’ il gran finale della campagna elettorale per le primarie da candidato premier poi stravinte da Pierluigi Bersani. Forse non è un caso che a quella Leopolda partecipano di nuovo Davide Serra, finanziere, e Pietro Ichino, giuslavorista, non proprio eroi del popolo della sinistra, compresa quella sindacale. Ci sono
amministratori locali, il vice di Confindustria Ivan Lobello, l’ecodemocratico Ermete Realacci.

Il duello con Bersani consuma di ulteriore propaganda il palco di Firenze. E’ più una chiamata al voto che un confronto sulle idee. E’ l’anno di una delle sue frasi più celebri: “I sondaggi? Un leader non li commenta li cambia”. Parla a tutti coloro che hanno voglia di cambiare il partito: “Siamo gli unici che sono in diritto di cambiare le cose perché siamo gli unici non invischiati nella gestione fallimentare degli ultimi 20 anni”. Tradotto, ancora rottamazione. Rivendica il fatto che il Pd abbia superato il 30 per cento e contesta ai dirigenti del Pd di “seguire Casini”, il più grande sostenitore del governo Renzi e delle sue riforme, compresa quella costituzionale. “Mentre i partiti cambiavano il proprio leader nel mondo, da noi cambiavano i nomi dei partiti: i leader no” ripete e suona strano risentire le stesse parole – una dopo l’altra – mentre polemizza con i vecchi leader sul referendum.
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Re: Renzi

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2013 – Diamo un nome al futuro
Anche la quarta Leopolda arriva alla fine di una campagna per le primarie, questa volta per scegliere il segretario, carica alla quale si candidano anche Cuperlo e Civati. L’edizione è condotta da una deputata, Maria Elena Boschi. Ci sono migliaia di persone, come sempre. E Renzi, galvanizzato e galvanizzatore, attacca più una parte del Pd che il governo al quale i suoi non partecipano. Nel senso che il governo Letta proprio lo ignora. Chiama alla rivoluzione, quella “della


Nicola Latorre, ex dalemiano, alla Leopolda 2013
semplicità”. “La vera strada – attacca – è la semplicità: parlare chiaro a tutti, non avere la puzza sotto il naso, parlare di politica in maniera semplice”. Inizia a chiedere riforme, una legge elettorale nuova, in modo che non si facciano più “larghe intese e inciuci”. La ricetta è: riforma del bicameralismo, della giustizia, del Titolo V e del sistema elettorale (che vuole uguale a quello dei sindaci). “E poi facciamo il punto tra un anno”. Ma passano 3 mesi e – dopo aver vinto le primarie di partito – conquista Palazzo Chigi nel modo consegnato alla storia. Berlusconi? Solita risposta: “Qui si parla di futuro”. Frase diventata celebre (e poi molto rinfacciata col senno di poi): “La sinistra che non cambia si chiama destra”. E ancora: “Essere di sinistra non è parlare di lavoro ma è creare un posto di lavoro in più. Credo che sia qualcosa di sinistra se c’è un posto di lavoro in più e non uno in meno”. L’anno dopo il suo governo riformerà l’articolo 18.
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Re: Renzi

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2014 -Il futuro è solo l’inizio
E’ la prima alla quale Renzi partecipa da segretario-presidente. La organizza il nuovo ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che ha già fatto approvare per metà l’Italicum e ha ottenuto il primo ok alla riforma costituzionale al Senato. Conducono 4 deputati: Edoardo Fanucci, Silvia Fregolent, Luigi Famiglietti e Lorenza Bonaccorsi. Ma quelli sono giorni anche difficili, perché stare al governo vuol dire anche prenderle. L’articolo 18 è sotto i ferri (“la madre di tutte le battaglie”, la chiama), la Cgil chiama lo sciopero generale, manifesta a Roma. Renzi ricorda Monti: “Il posto fisso non c’è più”. “Il precariato non si combatte organizzando manifestazioni o convegni”.

Difficile fare il rottamatore quando hai rottamato già quasi tutto. E allora c’è da gonfiare il petto per il trionfo delle Europee: la nuova guardia renziana “non restituirà un partito del 40% ai reduci che l’hanno lasciato al 25”. Si parla molto di lavoro, si critica molto il sindacato. Si punta il dito su quelli che un giorno diventeranno gufi, professoroni e tecnocrati. “Sarà bello capire se è più di sinistra restare aggrappati alla nostalgia o provare a cambiare il futuro”. L’unico da salvare è Giorgio Napolitano.
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Re: Renzi

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2015 – Terra degli Uomini
La Leopolda 6 arriva quando già fa freddo e porta con sé il concetto di “generazione Leopolda”. Eppure sul palco si alterna mezzo governo: ci sono Renzi e Boschi, certo, c’è anche Delrio, ma ci sono anche la Pinotti, la Giannini, la Madia, Poletti, Gentiloni, perfino Piercarlo Padoan. La trasformazione è completata. E’ la sfilata di una classe dirigente di cui fa parte per esempio il presidente emiliano Stefano Bonaccini, ma anche chi siede nei consigli di amministrazione delle aziende partecipate dallo Stato: “Non è mica colpa mia se in questi anni abbiamo invitato tanta gente perbene e brava…”. La Leopolda ormai è la rassegna di chi comanda. A qualcuno dà alla testa: visto che siamo in pieno caos per Banca Etruria e Roberto Saviano chiede le dimissioni del ministro Boschi, così al deputato Ernesto Carbone (che una volta era lettiano) viene in mente di paragonare lo scrittore a Matteo Salvini.


Fuori riecheggiano le proteste dei risparmiatori della banca aretina. Renzi non ci casca e dice solo che è urgente una riforma del sistema del credito. Per lui la Leopolda è la Cassazione sul bene e sul male che ha fatto: “Ogni volta che prendo decisioni difficili, penso a quello che direi per giustificare le scelte di fronte al popolo della Leopolda”. Politica sì, non partiti, niente correnti (mentre il partito continua ad averne, anche all’interno degli stessi renziani). La colpa è piuttosto dell’opposizione, che coltiva il “tafazzismo”, tifa perché le cose vadano male. E invece servono video positivi, esempi positivi. Questa volta, però, l’avversario non è più dentro al partito (nel senso che la sinistra Pd non lo impensierisce) piuttosto lo spauracchio diventa l’opposizione, “siamo il partito della ragione alternativo al nichilismo e al disfattismo”.

La cicatrice dello sciopero generale è ancora lì, fa aprire le danze a Teresa Bellanova, ex sindacalista dei braccianti pugliesi, diventata sottosegretaria e ora viceministro. “Faccio notare che apriamo con una storica sindacalista… Domani è l’anniversario dello sciopero generale, lo celebreremo con una clip”. La ridefinizione continua della parola sinistra continua, per il sesto anno: “Essere di sinistra non e’ difendere i totem ideologici della sinistra”. Così come continua lo sforzo di rivendere in continuazione la rottamazione, nonostante lui governi da un anno e fischia: “Guardate che casino abbiamo combinato. Abbiamo rovesciato il sistema politico più gerontocratico d’Europa partendo da qui”. Rivendica l’elezione a presidente di Mattarella, il Jobs Act. Aancora una volta rilancia, la terra promessa è ancora laggiù all’orizzonte, “il bello deve ancora venire”. Il referendum costituzionale del prossimo ottobre che “segnerà la storia della legislatura”. Renzi chiede di mobilitare “mille Leopolde” in tutta Italia. E’ andata diversamente.
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