Quattro cardinali contro le (reali ma anche prudenti) aperture ai divorziati risposati nell’Amoris laetitia di Papa Francesco
(documento che raccoglie il lavoro di ben due Sinodi sul tema della famiglia). Una lettera firmata da Raymond L. Burke,
patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta e gli emeriti Walter Brandmuller, già presidente del Pontificio comitato di
scienze storiche, Carlo Caffarra ex arcivescovo di Bologna, e Joachim Meisner ex di Colonia è stata consegnata il
19 settembre nelle mani del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Gerhard Ludwig Muller.
E oggi hanno deciso di rendere pubblico il documento su internet perchè fino a questo momento non hanno ricevuto risposta.
Ecco il testo dei quesiti, riguardanti il capitolo VIII dell’esortazione dedicato all’accompagnamento delle famiglie ferite e al discernimento:
– Si chiede se, a seguito di quanto affermato in “Amoris laetitia” nn. 300-305, sia divenuto ora possibile concedere
l’assoluzione nel sacramento della Penitenza e quindi ammettere alla Santa Eucaristia una persona che, essendo
legata da vincolo matrimoniale valido, convive “more uxorio” con un’altra, senza che siano adempiute le condizioni
previste da “Familiaris consortio” n. 84 e poi ribadite da “Reconciliatio et paenitentia” n. 34 e da “Sacramentum caritatis”
n. 29. L’espressione “in certi casi” della nota 351 (n. 305) dell’esortazione “Amoris laetitia” può essere applicata a
divorziati in nuova unione, che continuano a vivere “more uxorio”?
– Continua ad essere valido, dopo l’esortazione postsinodale “Amoris laetitia” (cfr. n. 304), l’insegnamento dell’enciclica
di San Giovanni Paolo II “Veritatis splendor” n. 79, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, circa
l’esistenza di norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi?
– Dopo “Amoris laetitia” n. 301 è ancora possibile affermare che una persona che vive abitualmente in contraddizione
con un comandamento della legge di Dio, come ad esempio quello che proibisce l’adulterio (cfr. Mt 19, 3-9), si trova
in situazione oggettiva di peccato grave abituale (cfr. Pontificio consiglio per i testi legislativi, Dichiarazione del 24 giugno 2000)?
– Dopo le affermazioni di “Amoris laetitia” n. 302 sulle “circostanze attenuanti la responsabilità morale”, si deve ritenere ancora
valido l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II “Veritatis splendor” n. 81, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla
Tradizione della Chiesa, secondo cui: “le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente
disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta”?
– Dopo “Amoris laetitia” n. 303 si deve ritenere ancora valido l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II
“Veritatis splendor” n. 56, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, che esclude un’interpretazione
creativa del ruolo della coscienza e afferma che la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme
morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto?
“Abbiamo constatato un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione – spiegano i quattro porporati – in
merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa. Abbiamo notato che anche all’interno del collegio episcopale
si danno interpretazioni contrastanti del capitolo ottavo di Amoris laetitia. La grande Tradizione della Chiesa ci insegna
che la via d’uscita da situazioni come questa è il ricorso al Santo Padre, chiedendo alla Sede Apostolica di risolvere quei
dubbi che sono la causa di smarrimento e confusione”. “Il Santo Padre – spiegano i 4 anziani porporati – ha deciso di non
rispondere. Abbiamo interpretato questa sua sovrana decisione come un invito a continuare la riflessione e la discussione,
pacata e rispettosa. E pertanto informiamo della nostra iniziativa l’intero popolo di Dio, offrendo tutta la documentazione.
Vogliamo sperare che nessuno interpreti il fatto secondo lo schema ‘progressisti-conservatori’: sarebbe totalmente fuori strada.
Siamo profondamente preoccupati del vero bene delle anime, suprema legge della Chiesa, e non di far progredire nella Chiesa
una qualche forma di politica. Vogliamo sperare che nessuno ci giudichi, ingiustamente, avversari del Santo Padre e gente
priva di misericordia. Ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo nasce dalla profonda affezione collegiale che ci unisce al Papa,
e dall’appassionata preoccupazione per il bene dei fedeli”.
“L’effetto inatteso – commenta il teologo Andrea Grillo – è che i 4 cardinali, formulando i loro 5 dubbi, fanno sorgere nel
popolo di Dio 3 grandi certezze. Dai loro 5 dubbi nascono le nostre 3 certezze. La dinamica ecclesiale riserva anche queste
sorprese. Se esperti uomini di Chiesa, dopo 7 mesi dalla presentazione del testo di AL, continuano a “non capire” – o a non
volere capire – che cosa è mutato e si abbarbicano ostinatamente alle loro “evidenze sospette”, tutto ciò determina,
nel corpo ecclesiale, una nuova coscienza, talmente radicale, da diventare certezza. La loro diffidenza verso AL ci consente
una nuova confidenza col Vangelo. Anche questo, in certo modo, è ministero ecclesiale. Nella Chiesa Cattolica, a causa di
una vicenda storica complessa, ma della quale avrebbero dovuto accorgersi da tempo anche questi Signori Cardinali,
può accadere che si parli un linguaggio che non ha più alcun riferimento alla realtà. Si può parlare di soggetti sposati davanti
alla legge come se vivessero ‘more uxorio’ e di ‘atti intrinsecamente negativi’ come se fosse fuori dalla storia. Alla radice di
questo disagio sta una mancanza di riconoscimento della realtà e una radicale pretesa di autosufficienza. A nulla vale l’ esperienza:
si è imparato a nascondersi dietro la corazza di una ‘scienza triste’, identificata con il Vangelo, e ci si atteggia a ‘difensori
del bene delle anime’. Ma si è perso il legame tanto con le anime quanto con il bene. Viene il tempo in cui occorre scegliere
tra iniziare processi di conversione o occupare spazi di potere. Ad ogni costo i 4 firmatari ritengono che per un pastore e per
un uomo di Chiesa non vi sia alternativa. Può soltanto occupare spazi di potere e gettare bombe lacrimogene per impedire la
vista del reale. E si usa ogni mezzo. Soprattutto si pretende che la Scrittura e la Tradizione siano al servizio delle operazioni
di “immunizzazione dal reale” perseguite negli ultimi 40 anno. Il popolo di Dio e il magistero ecclesiale guarda a questi tentativi
come si guarda, con la giusta comprensione, ai bambini che, privati del loro giocattolo preferito, pestano i piedi e chiedono giustizia.
“Da ormai 7 mesi – ricorda Grillo – è iniziata la strada di una recezione ricca e complessa di Amoris laetitia.
I pastori che hanno a cuore il bene dei loro fedeli conoscono la strada, si sono messi in cammino: qualcuno davanti
al popolo, per incitare alla marcia; qualcuno in mezzo al popolo, per tenere bene la andatura comune; qualcuno
nelle retrovie, a custodire quelli col passo più lento. I pastori sanno dove stare. I cardinali che salgono al primo piano,
si mettono alla finestra e cercano in qualche modo di far rientrare la Chiesa in uscita, temono gli ospedali da campo,
rifuggono i campi profughi. Salgono alla finestra e si dicono “dove andremo a finire?”.
E l’unica risposta è ‘Bisogna finire di andare’. Stare. Fermi. Sordi. Immuni. Lontani. Indifferenti. Con un sentimento
di infinita differenza dal mondo estraneo. Ma anzitutto da Francesco, Papa strano. Che spuzza di vita.
E che osa non subordinare il Vangelo alla legge”.
http://www.farodiroma.it/2016/11/14/amo ... -certezze/