Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA STORIA SI RIPETE. SVITATI DI TUTTO IL MONDO....UNITEVI
Salvini in piazza a Firenze: "Pronto a candidarmi premier"
"Se chiedono ci sono, non è più tempo di rimandare, tentennamenti, dubbi, paure. Coraggio, idee e squadra non ci mancano. Non abbiamo paura, oggi comincia una lunga marcia".
LO SVITATO AMERICANO, HA GALVANIZZATO GLI SVITATI DEL VECCHIO CONTINENTE
Gli storici, descrivendo questo periodo, lo chiameranno "La fase dei Mattei"
Tutti svitati come ai tempi di Benito e Adolf.
Sono degli autentici nessuno, che si credono il Piede sinistro di Dio.
Un Matteo, quello di Rignano, era uno sparapalle già nella prima gioventù. Tanto che i compagni di scuola lo chiamavano il Bomba.
In età adulta non é cambiato. Si è sviluppato il corpo, come tutti, ma il cervello é rimasto quello di allora. E' rimasto sempre il vecchio Bomba.
L'altro Matteo, si è galvanizzato con la vittoria di Trump.
I sondaggi con la tendenza favorevole (Ixè) lo danno al 13,4 %.
I sondaggi con la tendenza sfavorevole (Ipsos) lo danno all'11,3 %.
Eppure si sente un Dio, pronto a governare.
I due Matteo potrebbero governare insieme solo una salumeria a Porta Cicca. I MATTEO'S
Salvini in piazza a Firenze: "Pronto a candidarmi premier"
"Se chiedono ci sono, non è più tempo di rimandare, tentennamenti, dubbi, paure. Coraggio, idee e squadra non ci mancano. Non abbiamo paura, oggi comincia una lunga marcia".
LO SVITATO AMERICANO, HA GALVANIZZATO GLI SVITATI DEL VECCHIO CONTINENTE
Gli storici, descrivendo questo periodo, lo chiameranno "La fase dei Mattei"
Tutti svitati come ai tempi di Benito e Adolf.
Sono degli autentici nessuno, che si credono il Piede sinistro di Dio.
Un Matteo, quello di Rignano, era uno sparapalle già nella prima gioventù. Tanto che i compagni di scuola lo chiamavano il Bomba.
In età adulta non é cambiato. Si è sviluppato il corpo, come tutti, ma il cervello é rimasto quello di allora. E' rimasto sempre il vecchio Bomba.
L'altro Matteo, si è galvanizzato con la vittoria di Trump.
I sondaggi con la tendenza favorevole (Ixè) lo danno al 13,4 %.
I sondaggi con la tendenza sfavorevole (Ipsos) lo danno all'11,3 %.
Eppure si sente un Dio, pronto a governare.
I due Matteo potrebbero governare insieme solo una salumeria a Porta Cicca. I MATTEO'S
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Re: Diario della caduta di un regime.
Referendum, Salvini in piazza a Firenze per il no: “Se chiedono ci sono”. E Renzi al M5s: “No è contro la vostra storia”
Referendum Costituzionale
Mentre nella città del premier la Lega manifesta, il presidente del Consiglio guarda altrove e fa un appello agli elettori pentastellati: "Se votate No andate contro la vostra storia". Su Facebook e Twitter il segretario Pd scrive: "Senatori leghisti e cinque stelle sono affezionati alle loro poltrone e ai loro privilegi. Ma gli elettori che hanno votato Lega e Cinque Stelle vogliono cambiare"
di F. Q. | 12 novembre 2016
COMMENTI (76) 6
“Se chiedono ci sono, non è più tempo di rimandare, tentennamenti, dubbi, paure. Coraggio, idee e squadra non ci mancano. Non abbiamo paura, oggi comincia una lunga marcia”. Parola di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, che già nel giorno dell’elezioni di Donald Trump diceva di essere pronto a governare, che in piazza a Firenze per manifestare per il No al referendum costituzionale, risponde così ai giornalisti che gli chiedevano se l’iniziativa di oggi rappresenti il lancio della sua candidatura a premier.
“La lezione di Trump e del libero voto degli americani è che si può vincere contro tutto e contro tutti, banchieri, lobbisti, giornalisti, cantanti” sottolinea il leader del Carroccio. “Oggi mi interessa la tanta gente che c’è qua e che arriva da Reggio Calabria e da Cuneo. Chi non c’è fa la sua scelta” prosegue replicando ai cronisti che gli chiedevano di Berlusconi e della sua intervista odierna al Corriere della sera in cui l’ex premier parlava delle analogie tra lui e il repubblicano che ha conquistato la Casa Bianca. Sulla questione proporzionale, idea gradita all’ex Cavaliere, Salvini taglia corto: “Per inciuciare meglio? Non mi piace”. Ai sostenitori in piazza Salvini non smette di ricordare quanto accaduto negli usa: “Siamo in tanti mai in troppi, oggi non ci saranno parole scontate. Non abbiamo chiamato cantanti perché abbiamo visto che fine hanno fatto in America i vari Bruce Springsteen, Madonna, Bon Jovi, Al Pacino e sfigati vari. Noi ci presentiamo da soli”. Il segretario riceve il placet dell’ex numero uno: “Siamo a Firenze per lanciare un messaggio forte all’interno della coalizione di centrodestra o di quello che rimane: Matteo Salvini si candida alla leadership di un centrodestra che interpreta bisogni e esigenze, e che dà risposte concrete e coraggiose. Questo è il messaggio che parte da qua” dice il governatore della Lombardia Roberto Maroni.
Mentre nella città del premier la Lega manifesta il presidente del Consiglio guarda altrove e fa un appello al M5s: “Se votate No andate contro la vostra storia”. Su Facebook e Twitter il segretario Pd scrive “agli elettori, perché i senatori leghisti e cinque stelle sono affezionati alle loro poltrone e ai loro privilegi. Ma gli elettori che hanno votato Lega e Cinque Stelle vogliono cambiare”.
VIDEO:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11 ... a/3187586/
Referendum Costituzionale
Mentre nella città del premier la Lega manifesta, il presidente del Consiglio guarda altrove e fa un appello agli elettori pentastellati: "Se votate No andate contro la vostra storia". Su Facebook e Twitter il segretario Pd scrive: "Senatori leghisti e cinque stelle sono affezionati alle loro poltrone e ai loro privilegi. Ma gli elettori che hanno votato Lega e Cinque Stelle vogliono cambiare"
di F. Q. | 12 novembre 2016
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“Se chiedono ci sono, non è più tempo di rimandare, tentennamenti, dubbi, paure. Coraggio, idee e squadra non ci mancano. Non abbiamo paura, oggi comincia una lunga marcia”. Parola di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, che già nel giorno dell’elezioni di Donald Trump diceva di essere pronto a governare, che in piazza a Firenze per manifestare per il No al referendum costituzionale, risponde così ai giornalisti che gli chiedevano se l’iniziativa di oggi rappresenti il lancio della sua candidatura a premier.
“La lezione di Trump e del libero voto degli americani è che si può vincere contro tutto e contro tutti, banchieri, lobbisti, giornalisti, cantanti” sottolinea il leader del Carroccio. “Oggi mi interessa la tanta gente che c’è qua e che arriva da Reggio Calabria e da Cuneo. Chi non c’è fa la sua scelta” prosegue replicando ai cronisti che gli chiedevano di Berlusconi e della sua intervista odierna al Corriere della sera in cui l’ex premier parlava delle analogie tra lui e il repubblicano che ha conquistato la Casa Bianca. Sulla questione proporzionale, idea gradita all’ex Cavaliere, Salvini taglia corto: “Per inciuciare meglio? Non mi piace”. Ai sostenitori in piazza Salvini non smette di ricordare quanto accaduto negli usa: “Siamo in tanti mai in troppi, oggi non ci saranno parole scontate. Non abbiamo chiamato cantanti perché abbiamo visto che fine hanno fatto in America i vari Bruce Springsteen, Madonna, Bon Jovi, Al Pacino e sfigati vari. Noi ci presentiamo da soli”. Il segretario riceve il placet dell’ex numero uno: “Siamo a Firenze per lanciare un messaggio forte all’interno della coalizione di centrodestra o di quello che rimane: Matteo Salvini si candida alla leadership di un centrodestra che interpreta bisogni e esigenze, e che dà risposte concrete e coraggiose. Questo è il messaggio che parte da qua” dice il governatore della Lombardia Roberto Maroni.
Mentre nella città del premier la Lega manifesta il presidente del Consiglio guarda altrove e fa un appello al M5s: “Se votate No andate contro la vostra storia”. Su Facebook e Twitter il segretario Pd scrive “agli elettori, perché i senatori leghisti e cinque stelle sono affezionati alle loro poltrone e ai loro privilegi. Ma gli elettori che hanno votato Lega e Cinque Stelle vogliono cambiare”.
VIDEO:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11 ... a/3187586/
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Re: Diario della caduta di un regime.
“Se chiedono ci sono, non è più tempo di rimandare, tentennamenti, dubbi, paure. Coraggio, idee e squadra non ci mancano. Non abbiamo paura, oggi comincia una lunga marcia”.
SU ROMA???????????
O ROMA O MORTE??????????
NATA VOTA?????????
SU ROMA???????????
O ROMA O MORTE??????????
NATA VOTA?????????
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Re: Diario della caduta di un regime.
FORZA MERLI BOCCALONI.....
“La lezione di Trump e del libero voto degli americani è che si può vincere contro tutto e contro tutti, banchieri, lobbisti, giornalisti, cantanti” sottolinea il leader del Carroccio.
E POI DICONO CHE GLI ALIENI NON ESISTONO.
L'alieno immigrato da Marte, che se la gode beatamente in quel di Milano, li ha citati tutti, meno quelli che veramente contano nel Bel Paese dopo l'elite massonico-finanziaria che governa il mondo occidentale.
Ma non ha citato la Mafia e la 'andrangheta.
Come se a Milano mafia e 'andrangheta non ci fossero.
E lui "nudda sape".
FORZA MERLI BOCCALONI. QUESTA SERA POTETE CANTARE : "E NOI CHE MERLI SIAMO, BEVIAMO, BEVIAMO.......BEVIAMO IN QUANTITA'.
“La lezione di Trump e del libero voto degli americani è che si può vincere contro tutto e contro tutti, banchieri, lobbisti, giornalisti, cantanti” sottolinea il leader del Carroccio.
E POI DICONO CHE GLI ALIENI NON ESISTONO.
L'alieno immigrato da Marte, che se la gode beatamente in quel di Milano, li ha citati tutti, meno quelli che veramente contano nel Bel Paese dopo l'elite massonico-finanziaria che governa il mondo occidentale.
Ma non ha citato la Mafia e la 'andrangheta.
Come se a Milano mafia e 'andrangheta non ci fossero.
E lui "nudda sape".
FORZA MERLI BOCCALONI. QUESTA SERA POTETE CANTARE : "E NOI CHE MERLI SIAMO, BEVIAMO, BEVIAMO.......BEVIAMO IN QUANTITA'.
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA VOCE DEL PADRONE PERO' DEVE ANCHE SMENTIRLO
Salvini si candida a premier
Parisi: "Non è lui la risposta"
Il leader del Carroccio a Firenze per il No. Con lui Toti e Meloni. Ma Parisi li gela: "La risposta non sono le ruspe"
di Luca Romano
3 ore fa
Salvini si candida a premier
Parisi: "Non è lui la risposta"
Il leader del Carroccio a Firenze per il No. Con lui Toti e Meloni. Ma Parisi li gela: "La risposta non sono le ruspe"
di Luca Romano
3 ore fa
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Re: Diario della caduta di un regime.
Salvini si candida a premier Parisi: "Non è lui la risposta"
Il leader del Carroccio in Toscana per dire "No" al referendum. Con lui Toti e Meloni. Allerta per corteo antagonisti
Luca Romano - Sab, 12/11/2016 - 16:45
commenta
Botta e risposta tra Matteo Salvini e Stefano Parisi. Il leader del Carroccio dà il via al raduno di Fiorenze per dire "no" al referendum del 4 dicembre voluto dal premier Matteo Renzi e lancia la sua candidatura a premier: "Se chiedono ci sono, non è più tempo di rimandare, tentennamenti, dubbi, paure.
"Nostro momento, risposta non è Salvini"
Salvini sfrutta l'effetto Trump
Centrodestra davanti a un bivio
Parisi stronca la Lega Berlusconi fa il pompiere
gallery
Lega in piazza a Firenze
video
L'urlo della piazza: "No"
video
La manifestazione della Lega a...
Coraggio, idee e squadra non ci mancano. Non abbiamo paura, oggi comincia una lunga marcia". Arriva subito la risposta di Stefano Parisi da Padova: "Ora è il momento. Altrimenti l'alternativa arriverà tra poco e sarà o Renzi o Grillo. O si cambia passo o siamo morti. E la risposta non è Salvini e non sono le ruspe ma la nostra capacità di dare soluzioni al Paese".
La manifestazione a piazza Santa Croce a Firenze vede alternarsi sul palco anche altri esponenti del centrodestra tra cui Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italie e Giovanni Toti di Forza Italia. Salvini sfrutta così l'effeto del voto negli States che ha spianato la strada a Donald Trump verso la Casa Bianca. "La lezione di Trump e del libero voto degli americani è che si può vincere contro tutto e contro tutti, banchieri, lobbisti, giornalisti, cantanti". "Siamo in tanti, mai in troppi - ha detto il leader della Lega Matteo Salvini - Oggi non ci saranno parole scontate. Non abbiamo chiamato cantanti perché abbiamo visto che fine hanno fatto in America i vari Bruce Springsteen, Madonna, Bon Jovi, Al Pacino e sfigati vari. Noi ci presentiamo da soli". Non manca una stoccata alla Boldrini sulle quote rosa: "Per essere brave sindache, cara Boldrini, non servono le quote rosa, la ’ò oppure la ’à finale. Quelle servono solo per quella poveretta che è presidente della Camera. Le sindache sono state elette perchè sono persone in gamba, non in quanto donne".
VIDEO:
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 30772.html
Il leader del Carroccio in Toscana per dire "No" al referendum. Con lui Toti e Meloni. Allerta per corteo antagonisti
Luca Romano - Sab, 12/11/2016 - 16:45
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Botta e risposta tra Matteo Salvini e Stefano Parisi. Il leader del Carroccio dà il via al raduno di Fiorenze per dire "no" al referendum del 4 dicembre voluto dal premier Matteo Renzi e lancia la sua candidatura a premier: "Se chiedono ci sono, non è più tempo di rimandare, tentennamenti, dubbi, paure.
"Nostro momento, risposta non è Salvini"
Salvini sfrutta l'effetto Trump
Centrodestra davanti a un bivio
Parisi stronca la Lega Berlusconi fa il pompiere
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Lega in piazza a Firenze
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L'urlo della piazza: "No"
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La manifestazione della Lega a...
Coraggio, idee e squadra non ci mancano. Non abbiamo paura, oggi comincia una lunga marcia". Arriva subito la risposta di Stefano Parisi da Padova: "Ora è il momento. Altrimenti l'alternativa arriverà tra poco e sarà o Renzi o Grillo. O si cambia passo o siamo morti. E la risposta non è Salvini e non sono le ruspe ma la nostra capacità di dare soluzioni al Paese".
La manifestazione a piazza Santa Croce a Firenze vede alternarsi sul palco anche altri esponenti del centrodestra tra cui Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italie e Giovanni Toti di Forza Italia. Salvini sfrutta così l'effeto del voto negli States che ha spianato la strada a Donald Trump verso la Casa Bianca. "La lezione di Trump e del libero voto degli americani è che si può vincere contro tutto e contro tutti, banchieri, lobbisti, giornalisti, cantanti". "Siamo in tanti, mai in troppi - ha detto il leader della Lega Matteo Salvini - Oggi non ci saranno parole scontate. Non abbiamo chiamato cantanti perché abbiamo visto che fine hanno fatto in America i vari Bruce Springsteen, Madonna, Bon Jovi, Al Pacino e sfigati vari. Noi ci presentiamo da soli". Non manca una stoccata alla Boldrini sulle quote rosa: "Per essere brave sindache, cara Boldrini, non servono le quote rosa, la ’ò oppure la ’à finale. Quelle servono solo per quella poveretta che è presidente della Camera. Le sindache sono state elette perchè sono persone in gamba, non in quanto donne".
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http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 30772.html
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Re: Diario della caduta di un regime.
IL RITORNO DELLA MUMMIA
ORA ET SEMPER : BUNGA-BUNGA
Forza Italia, Silvio Berlusconi: "Renzi via a dicembre perché tocca a noi"
Berlusconi: "Dopo il referendum, si dovrà andare alle urne, con una legge elettorale ragionevole e possibilmente condivisa"
Franco Grilli - Sab, 12/11/2016 - 14:30
commenta
"Dopo il referendum, si dovrà andare alle urne, con una legge elettorale ragionevole e possibilmente condivisa, e dare il via ad un vero percorso di riforme".
Lo scrive Silvio Berlusconi in un messaggio a Stefano Parisi in occasione della convention di Padova.
"Di fronte ai risultati di Renzi e alla palese incapacità di governare dei Cinque Stelle, toccherà a noi proporre al paese un’offerta politica di qualità, un progetto di governo serio, credibile e responsabile, che dovrà basarsi sui nostri valori di riferimento, quelli della tradizione liberale, cattolica, riformatrice.
Solo noi, non i populismi, possiamo proporre un’alternativa seria ai fallimenti del centrosinistra.
È per preparare questo che stiamo lavorando con grande impegno", aggiunge.
E ancora: "Il 4 dicembre si scriverà una pagina molto importante nella storia italiana.
Con la vittoria del ’No archivieremo una pessima riforma, che limita la democrazia senza migliorare l’efficienza, ma diremo anche la parola fine di un governo incapace, che ha fallito tutti i suoi obbiettivi, dalla politica economica alla politica estera, alla sicurezza".
Poi il Cavaliera ha parlato di Stefano Parisi: "Occorre senza rottamare nessuno, portare aria nuova nei palazzi della politica, anche a casa nostra.
Innestare volti nuovi, freschi, credibili, a fianco di chi ha con onore combattuto per tanti anni le nostre battaglie di libertà.
Questa serie di iniziative, che stai svolgendo in tante città italiane, fa parte della missione per costruire il nostro futuro sulle nostre solide radici".
Infine il leader di Forza Italia parla della vittoria di Trump negli Stati Uniti: "Tutto il mondo sta cambiando, la gente non accetta più di essere governata dai giochi di palazzo: le elezioni americane, comunque le si giudichi, sono certamente un successo della società vera contro sistemi di potere logori e privi di credibilità. Soltanto in Italia abbiamo ancora un governo, il terzo di seguito, che i cittadini non hanno scelto: Renzi tenta di ottenere dal referendum quella legittimazione che non ha mai ricevuto dalle urne.
Sarà proprio il voto referendario, invece, per sua stessa scelta, a decretarne la fine".
ORA ET SEMPER : BUNGA-BUNGA
Forza Italia, Silvio Berlusconi: "Renzi via a dicembre perché tocca a noi"
Berlusconi: "Dopo il referendum, si dovrà andare alle urne, con una legge elettorale ragionevole e possibilmente condivisa"
Franco Grilli - Sab, 12/11/2016 - 14:30
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"Dopo il referendum, si dovrà andare alle urne, con una legge elettorale ragionevole e possibilmente condivisa, e dare il via ad un vero percorso di riforme".
Lo scrive Silvio Berlusconi in un messaggio a Stefano Parisi in occasione della convention di Padova.
"Di fronte ai risultati di Renzi e alla palese incapacità di governare dei Cinque Stelle, toccherà a noi proporre al paese un’offerta politica di qualità, un progetto di governo serio, credibile e responsabile, che dovrà basarsi sui nostri valori di riferimento, quelli della tradizione liberale, cattolica, riformatrice.
Solo noi, non i populismi, possiamo proporre un’alternativa seria ai fallimenti del centrosinistra.
È per preparare questo che stiamo lavorando con grande impegno", aggiunge.
E ancora: "Il 4 dicembre si scriverà una pagina molto importante nella storia italiana.
Con la vittoria del ’No archivieremo una pessima riforma, che limita la democrazia senza migliorare l’efficienza, ma diremo anche la parola fine di un governo incapace, che ha fallito tutti i suoi obbiettivi, dalla politica economica alla politica estera, alla sicurezza".
Poi il Cavaliera ha parlato di Stefano Parisi: "Occorre senza rottamare nessuno, portare aria nuova nei palazzi della politica, anche a casa nostra.
Innestare volti nuovi, freschi, credibili, a fianco di chi ha con onore combattuto per tanti anni le nostre battaglie di libertà.
Questa serie di iniziative, che stai svolgendo in tante città italiane, fa parte della missione per costruire il nostro futuro sulle nostre solide radici".
Infine il leader di Forza Italia parla della vittoria di Trump negli Stati Uniti: "Tutto il mondo sta cambiando, la gente non accetta più di essere governata dai giochi di palazzo: le elezioni americane, comunque le si giudichi, sono certamente un successo della società vera contro sistemi di potere logori e privi di credibilità. Soltanto in Italia abbiamo ancora un governo, il terzo di seguito, che i cittadini non hanno scelto: Renzi tenta di ottenere dal referendum quella legittimazione che non ha mai ricevuto dalle urne.
Sarà proprio il voto referendario, invece, per sua stessa scelta, a decretarne la fine".
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Re: Diario della caduta di un regime.
Patto del Nazareno
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La locuzione «patto del Nazareno», appartenente al gergo politico giornalistico italiano, indica un accordo politico siglato fra il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, e il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, il 18 gennaio 2014[1] con gli obiettivi di procedere a una serie di riforme fra cui quella del titolo V della parte II della Costituzione, la trasformazione del Senato in "Camera delle autonomie" e l'approvazione di una nuova legge elettorale.[2]
Il nome attribuito all'accordo deriva, per metonimia, dal toponimo del largo del Nazareno a Roma, nei cui pressi si trova la sede del Partito Democratico, luogo dove si è svolto il primo incontro dichiarato fra i due leader. Nel febbraio 2015, a seguito dell'elezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il patto si è sciolto.[3]
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Dopo aver vinto le elezioni primarie del 2013, il neosegretario del Partito Democratico Matteo Renzi indicò come punti cardine della sua agenda politica una serie di riforme istituzionali, fra cui quelle inerenti al Senato e alla legge elettorale. Il 2 gennaio 2014, pubblicò poi sul suo sito web personale una lettera aperta alle principali forze politiche italiane[4] in cui proponeva tre diversi modelli di riforma del sistema elettorale su cui trovare un accordo per la modifica del cosiddetto Porcellum, dichiarato incostituzionale dalla Consulta.[5] Lo stesso giorno Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, dichiarò di essere favorevole alla possibilità di incontri e consultazioni bilaterali con il PD,[6] mentre il Movimento 5 Stelle annunciò sul blog di Beppe Grillo che la legge elettorale non poteva essere approvata da un parlamento, a loro dire, «moralmente illegittimo», chiedendo invece lo scioglimento delle camere e nuove elezioni.[7]
Il 16 gennaio, durante un'intervista televisiva a Le invasioni barbariche Renzi annunciò che l'incontro con Berlusconi si sarebbe svolto due giorni dopo nella sede del Partito Democratico, per discutere un piano comune sulle riforme. Alla consultazione parteciparono, oltre ai due leader, anche il portavoce della segreteria dei Democratici Lorenzo Guerini e il berlusconiano Gianni Letta;[8] al termine Renzi dichiarò di essersi trovato in «profonda sintonia» con Berlusconi su tre temi: riforma del titolo V della parte II della Costituzione con l'eliminazione dei rimborsi ai gruppi consiliari regionali, fine del bicameralismo perfetto trasformando Palazzo Madama in una "Camera delle autonomie" senza elezione diretta dei rappresentanti, e modifica della legge elettorale.[9]
L'accordo sull'Italicum è stato discusso dall'assemblea nazionale del PD il 20 gennaio e approvato con 111 voti a favore, 0 contrari e 34 astenuti, pur tra alcune obiezioni mosse da Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati.[10] All'interno di Forza Italia non è stata effettuata alcuna votazione per l'accettazione dei contenuti delle riforme, nonostante diversi membri si siano dichiarati contrari. Nella bozza di accordo del 17 gennaio non erano inclusi i dettagli delle tre riforme, ma solo le principali linee guida; i particolari sono stati discussi di volta in volta in una serie di incontri tra esponenti democratici e forzisti. Inoltre, hanno in seguito avuto luogo altri due incontri tra Renzi – nel frattempo divenuto dal 22 febbraio anche presidente del Consiglio – e Berlusconi, il 14 aprile[11] e il 6 agosto[12].
I punti dell'accordo[modifica | modifica wikitesto]
Riforma elettorale[modifica | modifica wikitesto]
Il primo punto del patto riguarda la modifica del sistema elettorale italiano, regolato fino a quel momento dalla Legge Calderoli di cui la Corte costituzionale aveva dichiarato l'illegittimità il 15 gennaio 2014.[13] La nuova legge venne subito ribattezzata Italicum e presentata alla stampa da Renzi al termine dell'assemblea nazionale del PD del 20 gennaio seguente.[10]
L'accordo iniziale prevedeva un sistema proporzionale corretto, a coalizione, con premio di maggioranza del 15% nel caso una delle coalizioni superi il 35% dei consensi, con vincolo massimo al 55%. Nel caso in cui nessuno avesse raggiunto la soglia del 35%, si sarebbe dovuto effettuare un turno di ballottaggio fra le due coalizioni più votate, per assegnare un bonus che consenta alla coalizione vincente di superare il 50% dei seggi alla Camera. Erano inoltre previste due soglie di sbarramento per l'ingresso in parlamento: al 5% per i partiti in coalizione, e all'8% per le forze che si presentano da sole. I collegi elettorali in questa prima stesura risultavano plurinominali medio-piccoli, in cui ogni partito presenta liste di tre-sei candidati. Non era prevista la possibilità per gli elettori di scegliere direttamente quale politico votare (le cosiddette "liste bloccate").[14]
A seguito delle numerose contestazioni ricevute dagli altri partiti di maggioranza, la proposta di legge è stata modificata prima di essere presentata in parlamento. La seconda stesura, concordata telefonicamente dai due leader politici, prevedeva alcune correzioni sulle soglie ma non nella filosofia dell'impianto: la soglia di accesso al premio di maggioranza è passata dal 35% al 37%, mentre la soglia di sbarramento per i partiti in coalizione è scesa al 4,5%.[15] La legge così formulata è stata approvata a Palazzo Montecitorio il 12 marzo con 365 voti favorevoli, 156 contrari e 40 astenuti. La legge approvata dalla Camera non detta norme per il Senato, nella prospettiva di una sua abrogazione.[16]
La nuova versione dell'Italicum, tanto rivoluzionata rispetto alla prima da essere ribattezzata "Italicum 2.0", è stata approvata dal Senato il 27 gennaio 2015 con il sostegno determinante dei voti di Forza Italia dato che la minoranza del PD è uscita dall'aula.
A febbraio, in seguito all'elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica e la conseguente fine del Patto del Nazareno, Forza Italia ha cambiato radicalmente la sua opinione sull'Italicum, definendolo una legge autoritaria e incostituzionale, incolpando Renzi per le troppe richieste di modifica (17) e annunciando il suo voto contrario nella terza lettura della stessa.
Dopo aver superato tutti e tre i voti di fiducia alla Camera, la riforma elettorale è stata approvata in via definitiva il 4 maggio e al momento del voto finale i partiti di opposizione sono usciti dall'aula in segno di protesta. La legge è stata infine promulgata da Mattarella due giorni dopo.
Riforme costituzionali[modifica | modifica wikitesto]
Il secondo punto del patto riguarda una serie di riforme costituzionali volte al superamento del bicameralismo perfetto e alla modifica del titolo V che regola il rapporto Stato-Regioni. Queste riforme sono state discusse in un secondo incontro fra Renzi e Berlusconi, svoltosi il 14 aprile a Palazzo Chigi.[17]
La proposta di legge prevede la riduzione del numero dei senatori, da 315 a 100. Questi non saranno più eletti direttamente, bensì nominati dai consigli regionali e comprenderanno 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 personalità illustri nominate dal presidente della Repubblica. Il nuovo Senato avrà meno poteri: non potrà più votare la fiducia ai governi in carica, e avrà il ruolo principale di «funzione di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica», che poi sarebbero regioni e comuni. Continuerà invece a votare le riforme e leggi costituzionali, leggi sui referendum popolari, leggi elettorali degli enti locali, diritto di famiglia, matrimonio e salute nonché ratifiche dei trattati internazionali; potrà inoltre avere un ruolo consultivo sulle leggi presentate alla Camera e sulla legge di bilancio, proponendo delle modifiche che dovranno poi essere votate da Palazzo Montecitorio.[18]
Viene inoltre modificato il titolo V, che distingue le competenze dello Stato da quelle delle regioni. Sarà lo Stato a delimitare la sua competenza esclusiva, decidendo cosa lasciare alle regioni.[18]
Ipotesi su eventuali ulteriori contenuti dell'accordo[modifica | modifica wikitesto]
Il patto ha alimentato numerose ipotesi su eventuali ulteriori contenuti dell'accordo, contenuti che sarebbero stati tenuti segreti. Queste ipotesi sono state avanzate sia da alcuni partiti d'opposizione, che hanno anche presentato interrogazioni parlamentari [19], sia da parte di vari organi di stampa. L'accusa rivolta è che esso sia stato in realtà una sorta di "salvacondotto" per Berlusconi e le sue aziende, in cambio dei voti di Forza Italia per attuare il programma di riforme del governo Renzi.[20] Altre rimostranze sono inoltre sorte per via del ruolo di Denis Verdini quale intermediario dell'accordo.[21]
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La locuzione «patto del Nazareno», appartenente al gergo politico giornalistico italiano, indica un accordo politico siglato fra il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, e il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, il 18 gennaio 2014[1] con gli obiettivi di procedere a una serie di riforme fra cui quella del titolo V della parte II della Costituzione, la trasformazione del Senato in "Camera delle autonomie" e l'approvazione di una nuova legge elettorale.[2]
Il nome attribuito all'accordo deriva, per metonimia, dal toponimo del largo del Nazareno a Roma, nei cui pressi si trova la sede del Partito Democratico, luogo dove si è svolto il primo incontro dichiarato fra i due leader. Nel febbraio 2015, a seguito dell'elezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il patto si è sciolto.[3]
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Dopo aver vinto le elezioni primarie del 2013, il neosegretario del Partito Democratico Matteo Renzi indicò come punti cardine della sua agenda politica una serie di riforme istituzionali, fra cui quelle inerenti al Senato e alla legge elettorale. Il 2 gennaio 2014, pubblicò poi sul suo sito web personale una lettera aperta alle principali forze politiche italiane[4] in cui proponeva tre diversi modelli di riforma del sistema elettorale su cui trovare un accordo per la modifica del cosiddetto Porcellum, dichiarato incostituzionale dalla Consulta.[5] Lo stesso giorno Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, dichiarò di essere favorevole alla possibilità di incontri e consultazioni bilaterali con il PD,[6] mentre il Movimento 5 Stelle annunciò sul blog di Beppe Grillo che la legge elettorale non poteva essere approvata da un parlamento, a loro dire, «moralmente illegittimo», chiedendo invece lo scioglimento delle camere e nuove elezioni.[7]
Il 16 gennaio, durante un'intervista televisiva a Le invasioni barbariche Renzi annunciò che l'incontro con Berlusconi si sarebbe svolto due giorni dopo nella sede del Partito Democratico, per discutere un piano comune sulle riforme. Alla consultazione parteciparono, oltre ai due leader, anche il portavoce della segreteria dei Democratici Lorenzo Guerini e il berlusconiano Gianni Letta;[8] al termine Renzi dichiarò di essersi trovato in «profonda sintonia» con Berlusconi su tre temi: riforma del titolo V della parte II della Costituzione con l'eliminazione dei rimborsi ai gruppi consiliari regionali, fine del bicameralismo perfetto trasformando Palazzo Madama in una "Camera delle autonomie" senza elezione diretta dei rappresentanti, e modifica della legge elettorale.[9]
L'accordo sull'Italicum è stato discusso dall'assemblea nazionale del PD il 20 gennaio e approvato con 111 voti a favore, 0 contrari e 34 astenuti, pur tra alcune obiezioni mosse da Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati.[10] All'interno di Forza Italia non è stata effettuata alcuna votazione per l'accettazione dei contenuti delle riforme, nonostante diversi membri si siano dichiarati contrari. Nella bozza di accordo del 17 gennaio non erano inclusi i dettagli delle tre riforme, ma solo le principali linee guida; i particolari sono stati discussi di volta in volta in una serie di incontri tra esponenti democratici e forzisti. Inoltre, hanno in seguito avuto luogo altri due incontri tra Renzi – nel frattempo divenuto dal 22 febbraio anche presidente del Consiglio – e Berlusconi, il 14 aprile[11] e il 6 agosto[12].
I punti dell'accordo[modifica | modifica wikitesto]
Riforma elettorale[modifica | modifica wikitesto]
Il primo punto del patto riguarda la modifica del sistema elettorale italiano, regolato fino a quel momento dalla Legge Calderoli di cui la Corte costituzionale aveva dichiarato l'illegittimità il 15 gennaio 2014.[13] La nuova legge venne subito ribattezzata Italicum e presentata alla stampa da Renzi al termine dell'assemblea nazionale del PD del 20 gennaio seguente.[10]
L'accordo iniziale prevedeva un sistema proporzionale corretto, a coalizione, con premio di maggioranza del 15% nel caso una delle coalizioni superi il 35% dei consensi, con vincolo massimo al 55%. Nel caso in cui nessuno avesse raggiunto la soglia del 35%, si sarebbe dovuto effettuare un turno di ballottaggio fra le due coalizioni più votate, per assegnare un bonus che consenta alla coalizione vincente di superare il 50% dei seggi alla Camera. Erano inoltre previste due soglie di sbarramento per l'ingresso in parlamento: al 5% per i partiti in coalizione, e all'8% per le forze che si presentano da sole. I collegi elettorali in questa prima stesura risultavano plurinominali medio-piccoli, in cui ogni partito presenta liste di tre-sei candidati. Non era prevista la possibilità per gli elettori di scegliere direttamente quale politico votare (le cosiddette "liste bloccate").[14]
A seguito delle numerose contestazioni ricevute dagli altri partiti di maggioranza, la proposta di legge è stata modificata prima di essere presentata in parlamento. La seconda stesura, concordata telefonicamente dai due leader politici, prevedeva alcune correzioni sulle soglie ma non nella filosofia dell'impianto: la soglia di accesso al premio di maggioranza è passata dal 35% al 37%, mentre la soglia di sbarramento per i partiti in coalizione è scesa al 4,5%.[15] La legge così formulata è stata approvata a Palazzo Montecitorio il 12 marzo con 365 voti favorevoli, 156 contrari e 40 astenuti. La legge approvata dalla Camera non detta norme per il Senato, nella prospettiva di una sua abrogazione.[16]
La nuova versione dell'Italicum, tanto rivoluzionata rispetto alla prima da essere ribattezzata "Italicum 2.0", è stata approvata dal Senato il 27 gennaio 2015 con il sostegno determinante dei voti di Forza Italia dato che la minoranza del PD è uscita dall'aula.
A febbraio, in seguito all'elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica e la conseguente fine del Patto del Nazareno, Forza Italia ha cambiato radicalmente la sua opinione sull'Italicum, definendolo una legge autoritaria e incostituzionale, incolpando Renzi per le troppe richieste di modifica (17) e annunciando il suo voto contrario nella terza lettura della stessa.
Dopo aver superato tutti e tre i voti di fiducia alla Camera, la riforma elettorale è stata approvata in via definitiva il 4 maggio e al momento del voto finale i partiti di opposizione sono usciti dall'aula in segno di protesta. La legge è stata infine promulgata da Mattarella due giorni dopo.
Riforme costituzionali[modifica | modifica wikitesto]
Il secondo punto del patto riguarda una serie di riforme costituzionali volte al superamento del bicameralismo perfetto e alla modifica del titolo V che regola il rapporto Stato-Regioni. Queste riforme sono state discusse in un secondo incontro fra Renzi e Berlusconi, svoltosi il 14 aprile a Palazzo Chigi.[17]
La proposta di legge prevede la riduzione del numero dei senatori, da 315 a 100. Questi non saranno più eletti direttamente, bensì nominati dai consigli regionali e comprenderanno 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 personalità illustri nominate dal presidente della Repubblica. Il nuovo Senato avrà meno poteri: non potrà più votare la fiducia ai governi in carica, e avrà il ruolo principale di «funzione di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica», che poi sarebbero regioni e comuni. Continuerà invece a votare le riforme e leggi costituzionali, leggi sui referendum popolari, leggi elettorali degli enti locali, diritto di famiglia, matrimonio e salute nonché ratifiche dei trattati internazionali; potrà inoltre avere un ruolo consultivo sulle leggi presentate alla Camera e sulla legge di bilancio, proponendo delle modifiche che dovranno poi essere votate da Palazzo Montecitorio.[18]
Viene inoltre modificato il titolo V, che distingue le competenze dello Stato da quelle delle regioni. Sarà lo Stato a delimitare la sua competenza esclusiva, decidendo cosa lasciare alle regioni.[18]
Ipotesi su eventuali ulteriori contenuti dell'accordo[modifica | modifica wikitesto]
Il patto ha alimentato numerose ipotesi su eventuali ulteriori contenuti dell'accordo, contenuti che sarebbero stati tenuti segreti. Queste ipotesi sono state avanzate sia da alcuni partiti d'opposizione, che hanno anche presentato interrogazioni parlamentari [19], sia da parte di vari organi di stampa. L'accusa rivolta è che esso sia stato in realtà una sorta di "salvacondotto" per Berlusconi e le sue aziende, in cambio dei voti di Forza Italia per attuare il programma di riforme del governo Renzi.[20] Altre rimostranze sono inoltre sorte per via del ruolo di Denis Verdini quale intermediario dell'accordo.[21]
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA DOMANDA SORGE SPONTANEA:
A COSA E' DOVUTO L'ACCANIMENTO ATTUALE DI BERLUSCONI PER CACCIARE RENZI, DOPO IL FALLIMENTO DEL PATTO DEL NAZARENO???????????
AL MOMENTO L'IPOTESI PIU' VEROSIMILE E' QUELLA CHE AVANZA WIKIPEDIA.
Ipotesi su eventuali ulteriori contenuti dell'accordo
Il patto ha alimentato numerose ipotesi su eventuali ulteriori contenuti dell'accordo, contenuti che sarebbero stati tenuti segreti. Queste ipotesi sono state avanzate sia da alcuni partiti d'opposizione, che hanno anche presentato interrogazioni parlamentari [19], sia da parte di vari organi di stampa. L'accusa rivolta è che esso sia stato in realtà una sorta di "salvacondotto" per Berlusconi e le sue aziende, in cambio dei voti di Forza Italia per attuare il programma di riforme del governo Renzi.[20] Altre rimostranze sono inoltre sorte per via del ruolo di Denis Verdini quale intermediario dell'accordo.[21]
SE QUALCUNO DISPONE DI ALTRE INFORMAZIONI, OPPURE E' DI PARERE DIVERSO SULLA MOTIVAZIONE DEL FALLIMENTO DEL PATTO DEL NAZARENO, E' PREGATO DI FARCELO SAPERE
A COSA E' DOVUTO L'ACCANIMENTO ATTUALE DI BERLUSCONI PER CACCIARE RENZI, DOPO IL FALLIMENTO DEL PATTO DEL NAZARENO???????????
AL MOMENTO L'IPOTESI PIU' VEROSIMILE E' QUELLA CHE AVANZA WIKIPEDIA.
Ipotesi su eventuali ulteriori contenuti dell'accordo
Il patto ha alimentato numerose ipotesi su eventuali ulteriori contenuti dell'accordo, contenuti che sarebbero stati tenuti segreti. Queste ipotesi sono state avanzate sia da alcuni partiti d'opposizione, che hanno anche presentato interrogazioni parlamentari [19], sia da parte di vari organi di stampa. L'accusa rivolta è che esso sia stato in realtà una sorta di "salvacondotto" per Berlusconi e le sue aziende, in cambio dei voti di Forza Italia per attuare il programma di riforme del governo Renzi.[20] Altre rimostranze sono inoltre sorte per via del ruolo di Denis Verdini quale intermediario dell'accordo.[21]
SE QUALCUNO DISPONE DI ALTRE INFORMAZIONI, OPPURE E' DI PARERE DIVERSO SULLA MOTIVAZIONE DEL FALLIMENTO DEL PATTO DEL NAZARENO, E' PREGATO DI FARCELO SAPERE
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA FINE DELLA SECONDA REPUBBLICA E' PEGGIORE DELLA
FINE DELLA PRIMA.
TRUMPISMO ALL'ITALIANA
"Meno tasse e volti nuovi
per riparare i danni di Renzi"
I punti chiave di Berlusconi nella lettera a Parisi: il 4 dicembre diremo basta a Renzi e al suo governo
di Silvio Berlusconi
58 minuti fa
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"Meno tasse, volti nuovi Così ripareremo i danni causati dalla sinistra"
I punti chiave di Berlusconi nella lettera a Parisi: il 4 dicembre diremo basta a Renzi
Silvio Berlusconi - Dom, 13/11/2016 - 08:06
commenta
Caro Stefano,
prima di tutto un saluto affettuoso a te e a tutti gli amici che hai riunito a Padova.
Sono convinto che incontri come questi siano molto importanti per noi: il futuro non solo di Forza Italia, ma dell'area liberale alternativa alla sinistra, sta proprio nella capacità di riavvicinare alla politica i tanti che se ne sono allontanati e i tanti che se ne tengono distanti.
Questo d'altronde è esattamente lo spirito con il quale nel 1994 io stesso ho abbandonato il lavoro che amavo e le aziende che avevo fondato per dedicarmi alla politica: chiamare a raccolta i tanti moderati che delusi dal sistema politico o semplicemente disinteressati si sono tirati fuori non solo dalla partecipazione alla politica attiva, ma addirittura dal voto.
Oggi gli italiani che non vanno a votare sono quasi il 50% degli elettori. Questo è un fenomeno gravissimo, che mina alle radici il senso stesso della democrazia. Sono convinto che la maggior parte di loro appartenga alla nostra cultura, che condivida le nostre idee, che sia come noi espressione della cultura del fare, della concretezza, della responsabilità.
A loro dobbiamo offrire un progetto con alcuni capisaldi chiari, meno tasse, meno Stato, meno Europa nella sua declinazione burocratica e vincolistica, più sicurezza, più autorevolezza dell'Italia sul piano internazionale, una giustizia più veloce e credibile, un controllo vero dell'immigrazione, una difesa forte della nostra identità culturale e religiosa.
Non basta questo: occorre, senza rottamare nessuno, portare aria nuova nei palazzi della politica, anche a casa nostra. Innestare volti nuovi, freschi, credibili, a fianco di chi ha con onore combattuto per tanti anni le nostre battaglie di libertà.
Questa serie di iniziative, che stai svolgendo in tante città italiane, fa parte della missione per costruire il nostro futuro sulle nostre solide radici.
Non è casuale che essa coincida con la campagna per il referendum. Il 4 dicembre si scriverà una pagina molto importante nella storia italiana. Con la vittoria del «No» archivieremo una pessima riforma, che limita la democrazia senza migliorare l'efficienza, ma diremo anche la parola fine di un governo incapace, che ha fallito tutti i suoi obbiettivi, dalla politica economica alla politica estera, alla sicurezza.
Tutto il mondo sta cambiando, la gente non accetta più di essere governata dai giochi di palazzo: le elezioni americane, comunque le si giudichi, sono certamente un successo della società vera contro sistemi di potere logori e privi di credibilità.
Soltanto in Italia abbiamo ancora un governo, il terzo di seguito, che i cittadini non hanno scelto: Renzi tenta di ottenere dal referendum quella legittimazione che non ha mai ricevuto dalle urne. Sarà proprio il voto referendario, invece, per sua stessa scelta, a decretarne la fine.
Dopo il referendum, si dovrà andare alle urne, con una legge elettorale ragionevole e possibilmente condivisa, e dare il via a un vero percorso di riforme.
Di fronte ai risultati di Renzi e alla palese incapacità di governare dei Cinque Stelle, toccherà a noi proporre al Paese un'offerta politica di qualità, un progetto di governo serio, credibile e responsabile, che dovrà basarsi sui nostri valori di riferimento, quelli della tradizione liberale, cattolica, riformatrice. Solo noi, non i populismi, possiamo proporre un'alternativa seria ai fallimenti del centrosinistra.
È per preparare questo che stiamo lavorando con grande impegno.
A te, Stefano, ho chiesto di svolgere un compito rilevante in questa prospettiva: coinvolgere e rendere protagonista come stai facendo - un'area più ampia nella prospettiva di uno schieramento dei moderati vincente, ma è fondamentale che tutti noi lavoriamo insieme, perché ciascuno di noi ha una funzione importante da svolgere.
In questo spirito voglio rivolgere a tutti i presenti, e in particolare a Elisabetta Gardini, nostro capogruppo in Europa, a Marco Marin, nostro coordinatore regionale, ai parlamentari e agli altri eletti, il mio saluto più cordiale.
A tutti un abbraccio affettuoso, sono certo che insieme torneremo a vincere.
FINE DELLA PRIMA.
TRUMPISMO ALL'ITALIANA
"Meno tasse e volti nuovi
per riparare i danni di Renzi"
I punti chiave di Berlusconi nella lettera a Parisi: il 4 dicembre diremo basta a Renzi e al suo governo
di Silvio Berlusconi
58 minuti fa
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"Meno tasse, volti nuovi Così ripareremo i danni causati dalla sinistra"
I punti chiave di Berlusconi nella lettera a Parisi: il 4 dicembre diremo basta a Renzi
Silvio Berlusconi - Dom, 13/11/2016 - 08:06
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Caro Stefano,
prima di tutto un saluto affettuoso a te e a tutti gli amici che hai riunito a Padova.
Sono convinto che incontri come questi siano molto importanti per noi: il futuro non solo di Forza Italia, ma dell'area liberale alternativa alla sinistra, sta proprio nella capacità di riavvicinare alla politica i tanti che se ne sono allontanati e i tanti che se ne tengono distanti.
Questo d'altronde è esattamente lo spirito con il quale nel 1994 io stesso ho abbandonato il lavoro che amavo e le aziende che avevo fondato per dedicarmi alla politica: chiamare a raccolta i tanti moderati che delusi dal sistema politico o semplicemente disinteressati si sono tirati fuori non solo dalla partecipazione alla politica attiva, ma addirittura dal voto.
Oggi gli italiani che non vanno a votare sono quasi il 50% degli elettori. Questo è un fenomeno gravissimo, che mina alle radici il senso stesso della democrazia. Sono convinto che la maggior parte di loro appartenga alla nostra cultura, che condivida le nostre idee, che sia come noi espressione della cultura del fare, della concretezza, della responsabilità.
A loro dobbiamo offrire un progetto con alcuni capisaldi chiari, meno tasse, meno Stato, meno Europa nella sua declinazione burocratica e vincolistica, più sicurezza, più autorevolezza dell'Italia sul piano internazionale, una giustizia più veloce e credibile, un controllo vero dell'immigrazione, una difesa forte della nostra identità culturale e religiosa.
Non basta questo: occorre, senza rottamare nessuno, portare aria nuova nei palazzi della politica, anche a casa nostra. Innestare volti nuovi, freschi, credibili, a fianco di chi ha con onore combattuto per tanti anni le nostre battaglie di libertà.
Questa serie di iniziative, che stai svolgendo in tante città italiane, fa parte della missione per costruire il nostro futuro sulle nostre solide radici.
Non è casuale che essa coincida con la campagna per il referendum. Il 4 dicembre si scriverà una pagina molto importante nella storia italiana. Con la vittoria del «No» archivieremo una pessima riforma, che limita la democrazia senza migliorare l'efficienza, ma diremo anche la parola fine di un governo incapace, che ha fallito tutti i suoi obbiettivi, dalla politica economica alla politica estera, alla sicurezza.
Tutto il mondo sta cambiando, la gente non accetta più di essere governata dai giochi di palazzo: le elezioni americane, comunque le si giudichi, sono certamente un successo della società vera contro sistemi di potere logori e privi di credibilità.
Soltanto in Italia abbiamo ancora un governo, il terzo di seguito, che i cittadini non hanno scelto: Renzi tenta di ottenere dal referendum quella legittimazione che non ha mai ricevuto dalle urne. Sarà proprio il voto referendario, invece, per sua stessa scelta, a decretarne la fine.
Dopo il referendum, si dovrà andare alle urne, con una legge elettorale ragionevole e possibilmente condivisa, e dare il via a un vero percorso di riforme.
Di fronte ai risultati di Renzi e alla palese incapacità di governare dei Cinque Stelle, toccherà a noi proporre al Paese un'offerta politica di qualità, un progetto di governo serio, credibile e responsabile, che dovrà basarsi sui nostri valori di riferimento, quelli della tradizione liberale, cattolica, riformatrice. Solo noi, non i populismi, possiamo proporre un'alternativa seria ai fallimenti del centrosinistra.
È per preparare questo che stiamo lavorando con grande impegno.
A te, Stefano, ho chiesto di svolgere un compito rilevante in questa prospettiva: coinvolgere e rendere protagonista come stai facendo - un'area più ampia nella prospettiva di uno schieramento dei moderati vincente, ma è fondamentale che tutti noi lavoriamo insieme, perché ciascuno di noi ha una funzione importante da svolgere.
In questo spirito voglio rivolgere a tutti i presenti, e in particolare a Elisabetta Gardini, nostro capogruppo in Europa, a Marco Marin, nostro coordinatore regionale, ai parlamentari e agli altri eletti, il mio saluto più cordiale.
A tutti un abbraccio affettuoso, sono certo che insieme torneremo a vincere.
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