Renzi
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Re: Renzi
Poi promette gli schei, i soldi:“Faremo certamente qualcosa per le città, un patto. Venezia lo merita. Brugnaro il ‘sì’ce l’ha nel cuore. Faccia outing. Un sindaco riformista come lui...”. Scatta l’amore: Brugnaro annuncia che voterà sì, ma “condizio nato dal fatto che continueremo a cambiare il Paese”.
QUESTO E' UN PAESE MARCIO DALLE FONDAMENTA. COME SI PUO' PENSARE DI RICOSTRUIRLO????????????
QUESTO E' UN PAESE MARCIO DALLE FONDAMENTA. COME SI PUO' PENSARE DI RICOSTRUIRLO????????????
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Re: Renzi
Senza più Obama a proteggerlo, ora il governo Renzi applaude Juncker
Dagli attacchi alla Ue ai silenzi complici delle dichiarazioni anti-Trump
Roberto Scafuri - Dom, 13/11/2016 - 12:55
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Roma - Anti-trumpisti d'Europa e d'Italia, unitevi. A guidarvi, un usato sicuro ma non troppo: l'impopolarissimo presidente della Commissione Ue, già chiacchierato leader lussemburghese, incappato in mille scandali e contestato in lungo e largo dal premier Matteo Renzi.
Ecco Jean-Claude Juncker, la testa d'ariete per sfondare il muro del populismo americano, una linea Maginot per scongiurarne il dilagare nel Vecchio Continente.
Strano il destino degli uomini, ancor più quello dei politici, legati come sono a un fruscio d'ali in Ohio, a un passo-double di un bisonte del Wyoming. Pessimi erano i rapporti tra Renzi e il numero uno dell'Unione, con momenti di tensione culminati a inizio settimana nel clamoroso «me ne frego!» lanciato da Juncker a Renzi. Linea della «rottura», quella portata avanti da Palazzo Chigi, che trovava il proprio bastione e scudo nel rapporto privilegiato con l'amministrazione Obama e la sua erede designata, Hillary Clinton. Vedi poi il diavolo che ti combina? Fa spuntare Pannocchia d'arancia, al secolo Mr. Donald Trump, e per Matteo son dolori. Alle spalle quel Trump incautamente definito «un disastro», sul davanti l'«euroburocrate» Juncker, «servo» della Bce e dei diktat tedeschi pro austerity.
Un incubo. A volte però la provvidenza ci mette del suo, perché proprio all'indomani dell'elezione di Trump, mercoledì sera, i duellanti d'Europa si sentono al telefono. La «volpe» Juncker ha già capito l'imbarazzo renziano, la debolezza della posizione italiana con gli Usa, e ci si infila alla grande. «Matteo non ti preoccupare - gli dice flautato -, la Ue sostiene l'Italia sulle spese per i migranti e i terremoti. Puoi contare su di noi...». Anche a proposito del referendum, s'intende. Una pace che sulle prime sembra riguardare soltanto la manovra italiana e il braccio di ferro tra il commissario Moscovici e il ministro dell'Economia italiano, Padoan. Anche perché in quel momento Juncker è a Berlino per le celebrazioni della caduta del Muro, e sta rassicurando i tedeschi sul rispetto delle regole, abilmente introducendo una logica d'eccezione. Guarda caso, il riferimento tocca l'Italia, «Paese in cui, leggendo i giornali, vedo che sono riuscito ad aumentare ulteriormente il mio grado di impopolarità...». E via con le disgrazie piombate sullo Stivale, «l'arrivo massiccio di rifugiati, diversi terremoti e anche un tornado...».
Renzi al telefono gioisce e ringrazia. Ma non passano 48 ore e Juncker sferra il secondo colpo lasciato in canna: l'attacco furibondo a Trump che «perturba gli equilibri mondiali, deve imparare a conoscere il mondo e ci farà perdere due anni». Muto e attonito il governo italiano sta. Allineato e coperto sulla Ue, non può neppure esporsi ulteriormente nei confronti di un alleato verso il quale si lavora al recupero. Encomiabile cerchiobottismo reso manifesto ieri dal ministro Calenda, che ieri se da un lato definiva Juncker «in un momento brillante, spumeggiante», dall'altro notava che «sarebbe meglio essere un po' più tranquilli, cercare di misurare i termini e cercare di capire quel che succede». In guardia, insomma, che troppe bollicine fanno girare la testa. Come l'asino di Buridano, si rischia di non arrivare alla mangiatoia. Né al di qua né al di là dell'Oceano.
Dagli attacchi alla Ue ai silenzi complici delle dichiarazioni anti-Trump
Roberto Scafuri - Dom, 13/11/2016 - 12:55
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Roma - Anti-trumpisti d'Europa e d'Italia, unitevi. A guidarvi, un usato sicuro ma non troppo: l'impopolarissimo presidente della Commissione Ue, già chiacchierato leader lussemburghese, incappato in mille scandali e contestato in lungo e largo dal premier Matteo Renzi.
Ecco Jean-Claude Juncker, la testa d'ariete per sfondare il muro del populismo americano, una linea Maginot per scongiurarne il dilagare nel Vecchio Continente.
Strano il destino degli uomini, ancor più quello dei politici, legati come sono a un fruscio d'ali in Ohio, a un passo-double di un bisonte del Wyoming. Pessimi erano i rapporti tra Renzi e il numero uno dell'Unione, con momenti di tensione culminati a inizio settimana nel clamoroso «me ne frego!» lanciato da Juncker a Renzi. Linea della «rottura», quella portata avanti da Palazzo Chigi, che trovava il proprio bastione e scudo nel rapporto privilegiato con l'amministrazione Obama e la sua erede designata, Hillary Clinton. Vedi poi il diavolo che ti combina? Fa spuntare Pannocchia d'arancia, al secolo Mr. Donald Trump, e per Matteo son dolori. Alle spalle quel Trump incautamente definito «un disastro», sul davanti l'«euroburocrate» Juncker, «servo» della Bce e dei diktat tedeschi pro austerity.
Un incubo. A volte però la provvidenza ci mette del suo, perché proprio all'indomani dell'elezione di Trump, mercoledì sera, i duellanti d'Europa si sentono al telefono. La «volpe» Juncker ha già capito l'imbarazzo renziano, la debolezza della posizione italiana con gli Usa, e ci si infila alla grande. «Matteo non ti preoccupare - gli dice flautato -, la Ue sostiene l'Italia sulle spese per i migranti e i terremoti. Puoi contare su di noi...». Anche a proposito del referendum, s'intende. Una pace che sulle prime sembra riguardare soltanto la manovra italiana e il braccio di ferro tra il commissario Moscovici e il ministro dell'Economia italiano, Padoan. Anche perché in quel momento Juncker è a Berlino per le celebrazioni della caduta del Muro, e sta rassicurando i tedeschi sul rispetto delle regole, abilmente introducendo una logica d'eccezione. Guarda caso, il riferimento tocca l'Italia, «Paese in cui, leggendo i giornali, vedo che sono riuscito ad aumentare ulteriormente il mio grado di impopolarità...». E via con le disgrazie piombate sullo Stivale, «l'arrivo massiccio di rifugiati, diversi terremoti e anche un tornado...».
Renzi al telefono gioisce e ringrazia. Ma non passano 48 ore e Juncker sferra il secondo colpo lasciato in canna: l'attacco furibondo a Trump che «perturba gli equilibri mondiali, deve imparare a conoscere il mondo e ci farà perdere due anni». Muto e attonito il governo italiano sta. Allineato e coperto sulla Ue, non può neppure esporsi ulteriormente nei confronti di un alleato verso il quale si lavora al recupero. Encomiabile cerchiobottismo reso manifesto ieri dal ministro Calenda, che ieri se da un lato definiva Juncker «in un momento brillante, spumeggiante», dall'altro notava che «sarebbe meglio essere un po' più tranquilli, cercare di misurare i termini e cercare di capire quel che succede». In guardia, insomma, che troppe bollicine fanno girare la testa. Come l'asino di Buridano, si rischia di non arrivare alla mangiatoia. Né al di qua né al di là dell'Oceano.
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Re: Renzi
Referendum, Renzi: "Occasione per far chiarezza"
Sondaggi giù, contestazioni in tutto il Paese e maggioranza divisa. Renzi scommette sul Sì per sopravvivere. Ma è in panne
Sergio Rame - Dom, 13/11/2016 - 16:15
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"Il referendum farà chiarezza e consentirà di delineare il futuro del Paese". Da Napoli, mentre in piazza gli antagonisti bersagliano le forze dell'ordine con pietre e bottiglie, Matteo Renzi rilancia le ragioni del Sì alle riforme costituzionali.
A Napoli per promuovere il Sì: proteste contro Renzi
videohttp://www.ilgiornale.it/news/politica/referen ... 31076.html
Tensione all'arrivo di Renzi
Un mese scarso lo divide dal referendum che sarà lo spartiacque sul suo futuro a Palazzo Chigi. Lui stesso lo sa bene. "Qual è lo spartiacque per iniziare a definire il futuro? - domanda alla platea dell'Assemblea sul Sud - io interpreto il passaggio del 4 dicembre come occasione in cui si fa chiarezza". Eppure, agli occhi del premier, avrà valore soltanto se a vincere sarà il Sì. Perché, nel caso in cui dovesse prevalere il No, nessuno al governo ha intenzione di fare un passo indietro e portare il Paese alle urne
Non si sa quando il premier faccia il premier. Nelle ultime settimane Renzi si è occupato soltanto di promuovere il fronte del Sì. Domani, per esempio, parteciperà a due iniziative pubbliche in Lombardia. Il primo evento si svolgerà a Bergamo, a partire dalle ore 16 nel Centro congressi di viale Papa Giovanni XXIII. Il secondo sarà a Brescia, dalle ore 18 all'Auditorium Balestrieri. Il copione è lo stesso andato in scena oggi, a Napoli. Ovunque vada il premier, lo seguono contestazioni e scontri. A farne le spese sono sempre gli agenti che devono fare il proprio mestiere e difendere il presidente del Consiglio dai facinorosi no global. Dei fischi e della contestazioni, ad ogni modo, Renzi non si cura. "Il mio tempo è il futuro, non le rivendicazioni sul passato - dice - volete che vi diamo ragione sul passato: tenetevelo, non serve a niente". Non sembra preoccuparsi nemmeno dei sondaggi che danno il fronte del No nettamente in vantaggio.
La vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane ha, in un certo qual modo, galvanizzato il fronte del No. Non che ce ne fosse bisogno. Secondo la maggior parte dei sondaggisti, infatti, i Sì sarebbero indietro di quattro-sei punti percentuali. Un divario incolmabile in meno di un mese di campagna elettorale. Renzi ce la mette tutta. E gira l'Italia per cercare di recuperare consensi: "Viviamo nell'era delle previsioni e invece poi accadono cose imprevedibili. Chi avrebbe mai immaginato il successo di Trump? Solo una puntata dei Simpson. Eppure non solo si è candidato, ma ha vinto". I problemi, però, sorgono dall'interno del suo stesso partito. Anche i ribelli del Pd contribuiranno, infatti, alla caduta di Renzi.
Sondaggi giù, contestazioni in tutto il Paese e maggioranza divisa. Renzi scommette sul Sì per sopravvivere. Ma è in panne
Sergio Rame - Dom, 13/11/2016 - 16:15
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"Il referendum farà chiarezza e consentirà di delineare il futuro del Paese". Da Napoli, mentre in piazza gli antagonisti bersagliano le forze dell'ordine con pietre e bottiglie, Matteo Renzi rilancia le ragioni del Sì alle riforme costituzionali.
A Napoli per promuovere il Sì: proteste contro Renzi
videohttp://www.ilgiornale.it/news/politica/referen ... 31076.html
Tensione all'arrivo di Renzi
Un mese scarso lo divide dal referendum che sarà lo spartiacque sul suo futuro a Palazzo Chigi. Lui stesso lo sa bene. "Qual è lo spartiacque per iniziare a definire il futuro? - domanda alla platea dell'Assemblea sul Sud - io interpreto il passaggio del 4 dicembre come occasione in cui si fa chiarezza". Eppure, agli occhi del premier, avrà valore soltanto se a vincere sarà il Sì. Perché, nel caso in cui dovesse prevalere il No, nessuno al governo ha intenzione di fare un passo indietro e portare il Paese alle urne
Non si sa quando il premier faccia il premier. Nelle ultime settimane Renzi si è occupato soltanto di promuovere il fronte del Sì. Domani, per esempio, parteciperà a due iniziative pubbliche in Lombardia. Il primo evento si svolgerà a Bergamo, a partire dalle ore 16 nel Centro congressi di viale Papa Giovanni XXIII. Il secondo sarà a Brescia, dalle ore 18 all'Auditorium Balestrieri. Il copione è lo stesso andato in scena oggi, a Napoli. Ovunque vada il premier, lo seguono contestazioni e scontri. A farne le spese sono sempre gli agenti che devono fare il proprio mestiere e difendere il presidente del Consiglio dai facinorosi no global. Dei fischi e della contestazioni, ad ogni modo, Renzi non si cura. "Il mio tempo è il futuro, non le rivendicazioni sul passato - dice - volete che vi diamo ragione sul passato: tenetevelo, non serve a niente". Non sembra preoccuparsi nemmeno dei sondaggi che danno il fronte del No nettamente in vantaggio.
La vittoria di Donald Trump alle presidenziali americane ha, in un certo qual modo, galvanizzato il fronte del No. Non che ce ne fosse bisogno. Secondo la maggior parte dei sondaggisti, infatti, i Sì sarebbero indietro di quattro-sei punti percentuali. Un divario incolmabile in meno di un mese di campagna elettorale. Renzi ce la mette tutta. E gira l'Italia per cercare di recuperare consensi: "Viviamo nell'era delle previsioni e invece poi accadono cose imprevedibili. Chi avrebbe mai immaginato il successo di Trump? Solo una puntata dei Simpson. Eppure non solo si è candidato, ma ha vinto". I problemi, però, sorgono dall'interno del suo stesso partito. Anche i ribelli del Pd contribuiranno, infatti, alla caduta di Renzi.
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Re: Renzi
LA TRUFFA DI BENITO, PINOCCHIO,MUSSOLONI-LA TRUFFA
Realtà contropropaganda La “Costituzione Boschi”spiegata davvero ai nostri concittadini ingannati dal premier. Primo: non avrete più senatori
Le 10 bugie sulla “riforma”rifilate da Renzi agli italiani all’e stero
»MARCO TRAVAGLIO
Cari italiani che vivete all’estero, in questi giorni avete ricevuto una lettera firmata e spedita in 4 milioni di copie a tutti voi dal presidente del Consiglio Matteo Renzi in uno dei suoi più riusciti travestimenti: quello di segretario del Pd e leader del comitato BastaunSì. In pratica, questo signore nella sua seconda veste ha chiesto a se stesso nella sua prima veste l’elenco dei vostri nomi e dei vostri indirizzi postali e se lo è concesso tramite il suo ministro dell’Interno Angelino Alfano, che contemporaneamente lo negava a Giuseppe Gargani, leader del Comitato Popolare per il No. Così soltanto lui
ha potuto raggiungervi uno per uno a domicilio, fingendo di informarvi sulle modalità di voto e sul contenuto della sua cosiddetta “riforma”costituzionale, impedendo a chi la contrasta di fare altrettanto. Il che già dovrebbe indurvi a diffidare di lui e a cestinarla. Se invece foste tentati di leggerla, sappiate che tutto ciò che egli vi scrive, tranne forse la sua firma incalce, èfalso.Unpo’come l’opuscolo che un altro venditore di aspirapolvere farlocchi, Silvio Berlusconi, non a caso coautore di questa “r if or ma ”a quattro mani con Renzi, inviò a milioni di elettori in Italia e all’estero nel 2001, dal titolo Una storia italiana.
Renzi vi racconta che la sua “r i fo r m a ”metterà fine alla “politica debole che si perde in un mare di polemiche”e la farà finita con un “Paese instabile, checambia premierpiùspesso di un allenatore della Nazionale”:“63 governi in 70 anni”,“ilrecord mondialedi instabilità”. Ora, a parte il fatto che la prima Repubblica ebbe il record mondiale della stabilità, visto che fu governata per quasi 50 anni dalla stessa maggioranza imperniata sulla Dc e i suoi alleati, sia pure con diversi premier, quei 63 governi sarebbero stati 62 se non fosse arrivato Renzi. In questa legislatura l’Italia ha cambiato governo una volta sola, nel 2014, e proprio per colpa di Renzi, massimo fattore di instabilità e polemiche, che impose al Pd dirovesciare ilgovernoLetta per andare al potere con la stessa maggioranza: altrimenti l’Italia avrebbe avuto lo stesso governo per l’intera legislatura. Se vincesse il Sì, tutto questo potrebbe ripetersi, visto che nessuna norma della “riforma”lo impedirebbe.
2. Renzi vi racconta che, da quando lui è al governo, l’Italia è“rispettata all’e st er o”. È la stessafrottola chegiàraccontava Berlusconi quando l’Italia toccò il minimo storico di prestigio internazionale. Lo stesso sta purtroppo accadendo con Renzi, continuamente umiliato in Europa per le bugie sui conti pubblici, per gli impegni non rispettati e per la sua totale incapacità di essere credibile agli occhi dei partner.
3.Renzi vi racconta che “supe riamofinalmente ilbicameralismo paritario, unsistema legislativocheesiste soloinItalia”. Voi, soprattutto se abitate negli Stati Uniti o in Francia, sapete benissimo che forme di bicameralismo paritario esistono in molte grandi democrazie senza pregiudicare l'efficienza delle istituzioni. Quanto al presunto “estenuan teping-pongtra CameraeSenato”cui sarebbe costretta “ogni legge”che impiegherebbe “a nn i”per essere approvata, sappiate che in Italia, nell’ulti ma legislatura, è stata approvata unalegge ogni 5giorni: 202 leggi sono passate al primo colpo, mentre la “navetta”ne ha riguardatepochissime (43approvatecontre passaggitrale due Camere, 5 con quattro, una con cinque e una con sei).
4. Renzi vi racconta che la causa dei 63 governi in 70 anni è stata il “doppio votodifiducia al governo da parte di Camera e Senato”(la “riforma”riserva la fiducia alla sola Camera). Bugia: solo 2 governi su 63, quelli di Romano Prodi,caddero per la sfiducia del Senato. Tutti gli altri, compreso quello di Letta a opera di Renzi, caddero fuori
dal Senato e quasi sempre fuori dal Parlamento per manovre di Palazzo.
5. Renzivi raccontache “que sta riforma, definendo le competenze tra Stato e Regioni, mette fine all’assurda guerra tra enti pubblici che ogni anno si consuma in centinaia di ricorsi alla Corte costituzionale”. Falso: le Regioni a statuto speciale,le piùcostose esprecone, non vengono toccate, anzi conteranno ancor di più, mentre quelle ordinarie verranno espropriate della loro sacrosantecompetenze sulcontrollo del territorio e dunque delle grandi opere (anche quelle iper-costosee inutilio dannose e inquinanti, tipo Tav Torino-Lione, Ponte sullo Stretto, inceneritori, oleodotti, gasdotti, trivelle petrolifere), che tornano nelle mani dell’uomo solo al comando a Roma in nome di un imprecisato “interesse naz io na le ”. Concetto talmente fumoso da autorizzare i governi a immischiarsi in qualsiasi materia che la “riforma”lascia alle Regioni, innescando non meno, ma più contenziosi fra governo centrale ed enti periferici.Lo stessocaosprodurrà la nuova categoria delle “d isposizioni generali e comuni”e “di principio”, che porteranno altra conflittualità sulle competenze fra Stato e Regioni.
6. Renzi viracconta che“que sta riforma riduce finalmente poltrone e costi della politica”. Ma in Italia, secondo uno studio Uil, i cittadini che vivono di sola politica sono 1 milione e 100 mila. La riforma riduce i senatori da 315 a 100: un taglio impercettibile con un risparmio irrisorio per lo Stato: circa 40 o 50 milioni all’anno (dati della Ragioneria delloStato ebilancio preventivo del Senato), a fronte di oltre 800 miliardi di spesa pubblica. E a che prezzo? Quello di rinunciare all’eletti vità dei senatori, che non saranno più scelti dai noi elettori, ma dalla peggior Casta politica: quella dei Consigli regionali. Che manderanno in Senato 95 fra sindaci e consiglieri (più 5 nominati dal Quirinale), per giunta muniti d el l’immunità parlamentare dagli arresti, dalle intercettazioni e dalle perquisizioni: un privilegio che la Costituzione riserva ai parlamentari eletti, cioè non a loro.
7. Renzi vi racconta che “la riforma elimina enti inutili come il Cnel (1 miliardo di spesa)”. Ilplurale “enti inutili”è truffaldino:l’unico ente inutile che sparisce - usato come specchietto per le allodole per oscurare le magagne degli altri46 articolistravoltidella Costituzione –è appunto il Cnel. Che però non costa 1 miliardo, ma appena 8,7 milioni l’anno (vedi bilancio del 2015), di cui4-5 per ilpersonale residuo che verrà trasferito alla Corte dei Conti e dunque lo Stato continuerà a pagarlo. Ben altri risparmi si sarebbero ottenuti abolendo il Senato (2,8 miliardi costo a legislatura) o dimezzando - come Renzi aveva promesso –il numero e gli stipendi di tutti i parlamentari, lasciandoli eleggere direttamente dal popolo.
8. Renzi vi racconta che la “riforma garantisce più poteri alle opposizioni... senza toccare i poteri del Presidente del Consiglio, né alcuno dei ‘pesi e contrappesi’che garantiscono l'equilibrio tra i poteri dello Stato”. Menzogna: il governo conterà molto di più, e non solo per la legge elettorale Italicum che regala il 54 per cento della Camera,e dunqueilgoverno, al capo del partito più votato (anche nel caso in cui rappresenti solo il 20 per cento dei votanti, pari al 12-13 per cento degli elettori).Ma ancheperché il governo avrà una corsia preferenziale in Parlamento, per i suoi disegni di legge, che andranno approvati entro 70 giorni (art. 72 della “riforma”): la stessa priorità non è prevista per le leggi di iniziativa parlamentare, così il governo monopolizzerà vieppiù l’a tt iv it à legislativa del Parlamento, dettandogli la propria agenda. Nulla è previsto per le opposizioni, se non la promessa di una legge che dovrebbe disciplinarne i diritti: una legge mai scritta,affidata albuoncuore della futura maggioranza.
9. Renzi vi racconta che “pe decenni tutti hanno promesso questa riforma... ma si sono dimenticati di realizzarla”. Falso: questa riforma, che modifica 47 articoli su 139 della Costituzione, così com’è non è stata mai promessa da nessuno. E men che meno dal Pd, che l’ha impostaa unParlamentoriottoso con ogni sorta di forzature e senza alcuna legittimità (governa con i suoi mini-alleati in forza di una maggioranza illegittima, drogata dal “premio” della legge elettorale Porcellum già cancellata come incostituzionale dalla Consulta). Il Pd nel 2013 ottenne la maggioranza - anche da una parte di voi italiani all’estero - in base a un programma elettorale che non prometteva di riscrivere un terzo della Costituzione, ma solo di ritoccarla in pochi punti: per allargare la “partecipa zione democratica”e per dare “applicazione corretta e integrale di quella Costituzione cherimanetrale più belle e avanzate del mondo”. Programma che la“riforma”calpesta e ribalta, tradendo la fiducia di noi elettori.
10. Renzi vi invita a votare Sì per “andare avanti”, mentre il No significherebbe “tornare indietro”. Balle. La Costituzione americana del 1789 prevedeva senatori nominati dall’al to, poi nel 1913 fu emendata per farli eleggere direttamente come i deputati. Andare avanti significa allargare, non restringere, la partecipazione popolare, soprattutto in un Paese come l’Italia dotato di una Costituzione che all’art. 1 recita: “La sovranità appartiene al popolo”. È la “riforma”renziana che ci fa tornareindietro, ai tempi de ll ’Italia monarchica e dello Statuto albertino,quando isenatori erano nominati e non eletti. Come vedete, cari italiani residenti all’estero, Renzi vi ha presi in giro, approfittando biecamente della vostra lontananza dall’Italia. Ma per fortuna, anche grazie alla Rete, è facile sbugiardarlo. Se grattate gli slogan e le foto patinate dei suoi incontri con i capi di Stato, e sul retro emergerà la vera domanda che il piccolo piazzista di aspirapolvere vi sta rivolgendo: rinunciate al diritto di eleggere i senatori per farli scegliere a noi della Casta? Una domanda tanto più inquietantee provocatoria per voi,italiani di oltre confine, che oggi siete rappresentati da 6 senatori eletti nei collegi esteri, mentre la “riforma”abolirà quella quota di rappresentanza, tagliandovifuori dal primo ramodel Parlamento, chese vince il Sìsarà riservato ai delegati-nominati delle 20 regioni, di 21 comuni e del Colle. Se vi occorrono altri chiarimenti, scrivetemi a segreteria@ilf attoquotidiano.it. Difendiamo tutti la nostra Costituzione e i nostri diritti: da quello di votare a quellodi essere correttamente informati.
Realtà contropropaganda La “Costituzione Boschi”spiegata davvero ai nostri concittadini ingannati dal premier. Primo: non avrete più senatori
Le 10 bugie sulla “riforma”rifilate da Renzi agli italiani all’e stero
»MARCO TRAVAGLIO
Cari italiani che vivete all’estero, in questi giorni avete ricevuto una lettera firmata e spedita in 4 milioni di copie a tutti voi dal presidente del Consiglio Matteo Renzi in uno dei suoi più riusciti travestimenti: quello di segretario del Pd e leader del comitato BastaunSì. In pratica, questo signore nella sua seconda veste ha chiesto a se stesso nella sua prima veste l’elenco dei vostri nomi e dei vostri indirizzi postali e se lo è concesso tramite il suo ministro dell’Interno Angelino Alfano, che contemporaneamente lo negava a Giuseppe Gargani, leader del Comitato Popolare per il No. Così soltanto lui
ha potuto raggiungervi uno per uno a domicilio, fingendo di informarvi sulle modalità di voto e sul contenuto della sua cosiddetta “riforma”costituzionale, impedendo a chi la contrasta di fare altrettanto. Il che già dovrebbe indurvi a diffidare di lui e a cestinarla. Se invece foste tentati di leggerla, sappiate che tutto ciò che egli vi scrive, tranne forse la sua firma incalce, èfalso.Unpo’come l’opuscolo che un altro venditore di aspirapolvere farlocchi, Silvio Berlusconi, non a caso coautore di questa “r if or ma ”a quattro mani con Renzi, inviò a milioni di elettori in Italia e all’estero nel 2001, dal titolo Una storia italiana.
Renzi vi racconta che la sua “r i fo r m a ”metterà fine alla “politica debole che si perde in un mare di polemiche”e la farà finita con un “Paese instabile, checambia premierpiùspesso di un allenatore della Nazionale”:“63 governi in 70 anni”,“ilrecord mondialedi instabilità”. Ora, a parte il fatto che la prima Repubblica ebbe il record mondiale della stabilità, visto che fu governata per quasi 50 anni dalla stessa maggioranza imperniata sulla Dc e i suoi alleati, sia pure con diversi premier, quei 63 governi sarebbero stati 62 se non fosse arrivato Renzi. In questa legislatura l’Italia ha cambiato governo una volta sola, nel 2014, e proprio per colpa di Renzi, massimo fattore di instabilità e polemiche, che impose al Pd dirovesciare ilgovernoLetta per andare al potere con la stessa maggioranza: altrimenti l’Italia avrebbe avuto lo stesso governo per l’intera legislatura. Se vincesse il Sì, tutto questo potrebbe ripetersi, visto che nessuna norma della “riforma”lo impedirebbe.
2. Renzi vi racconta che, da quando lui è al governo, l’Italia è“rispettata all’e st er o”. È la stessafrottola chegiàraccontava Berlusconi quando l’Italia toccò il minimo storico di prestigio internazionale. Lo stesso sta purtroppo accadendo con Renzi, continuamente umiliato in Europa per le bugie sui conti pubblici, per gli impegni non rispettati e per la sua totale incapacità di essere credibile agli occhi dei partner.
3.Renzi vi racconta che “supe riamofinalmente ilbicameralismo paritario, unsistema legislativocheesiste soloinItalia”. Voi, soprattutto se abitate negli Stati Uniti o in Francia, sapete benissimo che forme di bicameralismo paritario esistono in molte grandi democrazie senza pregiudicare l'efficienza delle istituzioni. Quanto al presunto “estenuan teping-pongtra CameraeSenato”cui sarebbe costretta “ogni legge”che impiegherebbe “a nn i”per essere approvata, sappiate che in Italia, nell’ulti ma legislatura, è stata approvata unalegge ogni 5giorni: 202 leggi sono passate al primo colpo, mentre la “navetta”ne ha riguardatepochissime (43approvatecontre passaggitrale due Camere, 5 con quattro, una con cinque e una con sei).
4. Renzi vi racconta che la causa dei 63 governi in 70 anni è stata il “doppio votodifiducia al governo da parte di Camera e Senato”(la “riforma”riserva la fiducia alla sola Camera). Bugia: solo 2 governi su 63, quelli di Romano Prodi,caddero per la sfiducia del Senato. Tutti gli altri, compreso quello di Letta a opera di Renzi, caddero fuori
dal Senato e quasi sempre fuori dal Parlamento per manovre di Palazzo.
5. Renzivi raccontache “que sta riforma, definendo le competenze tra Stato e Regioni, mette fine all’assurda guerra tra enti pubblici che ogni anno si consuma in centinaia di ricorsi alla Corte costituzionale”. Falso: le Regioni a statuto speciale,le piùcostose esprecone, non vengono toccate, anzi conteranno ancor di più, mentre quelle ordinarie verranno espropriate della loro sacrosantecompetenze sulcontrollo del territorio e dunque delle grandi opere (anche quelle iper-costosee inutilio dannose e inquinanti, tipo Tav Torino-Lione, Ponte sullo Stretto, inceneritori, oleodotti, gasdotti, trivelle petrolifere), che tornano nelle mani dell’uomo solo al comando a Roma in nome di un imprecisato “interesse naz io na le ”. Concetto talmente fumoso da autorizzare i governi a immischiarsi in qualsiasi materia che la “riforma”lascia alle Regioni, innescando non meno, ma più contenziosi fra governo centrale ed enti periferici.Lo stessocaosprodurrà la nuova categoria delle “d isposizioni generali e comuni”e “di principio”, che porteranno altra conflittualità sulle competenze fra Stato e Regioni.
6. Renzi viracconta che“que sta riforma riduce finalmente poltrone e costi della politica”. Ma in Italia, secondo uno studio Uil, i cittadini che vivono di sola politica sono 1 milione e 100 mila. La riforma riduce i senatori da 315 a 100: un taglio impercettibile con un risparmio irrisorio per lo Stato: circa 40 o 50 milioni all’anno (dati della Ragioneria delloStato ebilancio preventivo del Senato), a fronte di oltre 800 miliardi di spesa pubblica. E a che prezzo? Quello di rinunciare all’eletti vità dei senatori, che non saranno più scelti dai noi elettori, ma dalla peggior Casta politica: quella dei Consigli regionali. Che manderanno in Senato 95 fra sindaci e consiglieri (più 5 nominati dal Quirinale), per giunta muniti d el l’immunità parlamentare dagli arresti, dalle intercettazioni e dalle perquisizioni: un privilegio che la Costituzione riserva ai parlamentari eletti, cioè non a loro.
7. Renzi vi racconta che “la riforma elimina enti inutili come il Cnel (1 miliardo di spesa)”. Ilplurale “enti inutili”è truffaldino:l’unico ente inutile che sparisce - usato come specchietto per le allodole per oscurare le magagne degli altri46 articolistravoltidella Costituzione –è appunto il Cnel. Che però non costa 1 miliardo, ma appena 8,7 milioni l’anno (vedi bilancio del 2015), di cui4-5 per ilpersonale residuo che verrà trasferito alla Corte dei Conti e dunque lo Stato continuerà a pagarlo. Ben altri risparmi si sarebbero ottenuti abolendo il Senato (2,8 miliardi costo a legislatura) o dimezzando - come Renzi aveva promesso –il numero e gli stipendi di tutti i parlamentari, lasciandoli eleggere direttamente dal popolo.
8. Renzi vi racconta che la “riforma garantisce più poteri alle opposizioni... senza toccare i poteri del Presidente del Consiglio, né alcuno dei ‘pesi e contrappesi’che garantiscono l'equilibrio tra i poteri dello Stato”. Menzogna: il governo conterà molto di più, e non solo per la legge elettorale Italicum che regala il 54 per cento della Camera,e dunqueilgoverno, al capo del partito più votato (anche nel caso in cui rappresenti solo il 20 per cento dei votanti, pari al 12-13 per cento degli elettori).Ma ancheperché il governo avrà una corsia preferenziale in Parlamento, per i suoi disegni di legge, che andranno approvati entro 70 giorni (art. 72 della “riforma”): la stessa priorità non è prevista per le leggi di iniziativa parlamentare, così il governo monopolizzerà vieppiù l’a tt iv it à legislativa del Parlamento, dettandogli la propria agenda. Nulla è previsto per le opposizioni, se non la promessa di una legge che dovrebbe disciplinarne i diritti: una legge mai scritta,affidata albuoncuore della futura maggioranza.
9. Renzi vi racconta che “pe decenni tutti hanno promesso questa riforma... ma si sono dimenticati di realizzarla”. Falso: questa riforma, che modifica 47 articoli su 139 della Costituzione, così com’è non è stata mai promessa da nessuno. E men che meno dal Pd, che l’ha impostaa unParlamentoriottoso con ogni sorta di forzature e senza alcuna legittimità (governa con i suoi mini-alleati in forza di una maggioranza illegittima, drogata dal “premio” della legge elettorale Porcellum già cancellata come incostituzionale dalla Consulta). Il Pd nel 2013 ottenne la maggioranza - anche da una parte di voi italiani all’estero - in base a un programma elettorale che non prometteva di riscrivere un terzo della Costituzione, ma solo di ritoccarla in pochi punti: per allargare la “partecipa zione democratica”e per dare “applicazione corretta e integrale di quella Costituzione cherimanetrale più belle e avanzate del mondo”. Programma che la“riforma”calpesta e ribalta, tradendo la fiducia di noi elettori.
10. Renzi vi invita a votare Sì per “andare avanti”, mentre il No significherebbe “tornare indietro”. Balle. La Costituzione americana del 1789 prevedeva senatori nominati dall’al to, poi nel 1913 fu emendata per farli eleggere direttamente come i deputati. Andare avanti significa allargare, non restringere, la partecipazione popolare, soprattutto in un Paese come l’Italia dotato di una Costituzione che all’art. 1 recita: “La sovranità appartiene al popolo”. È la “riforma”renziana che ci fa tornareindietro, ai tempi de ll ’Italia monarchica e dello Statuto albertino,quando isenatori erano nominati e non eletti. Come vedete, cari italiani residenti all’estero, Renzi vi ha presi in giro, approfittando biecamente della vostra lontananza dall’Italia. Ma per fortuna, anche grazie alla Rete, è facile sbugiardarlo. Se grattate gli slogan e le foto patinate dei suoi incontri con i capi di Stato, e sul retro emergerà la vera domanda che il piccolo piazzista di aspirapolvere vi sta rivolgendo: rinunciate al diritto di eleggere i senatori per farli scegliere a noi della Casta? Una domanda tanto più inquietantee provocatoria per voi,italiani di oltre confine, che oggi siete rappresentati da 6 senatori eletti nei collegi esteri, mentre la “riforma”abolirà quella quota di rappresentanza, tagliandovifuori dal primo ramodel Parlamento, chese vince il Sìsarà riservato ai delegati-nominati delle 20 regioni, di 21 comuni e del Colle. Se vi occorrono altri chiarimenti, scrivetemi a segreteria@ilf attoquotidiano.it. Difendiamo tutti la nostra Costituzione e i nostri diritti: da quello di votare a quellodi essere correttamente informati.
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Re: Renzi
Renzi, il servizio delle Iene sui disabili censurato da e mai mandato in onda
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11 ... qus_thread
“Ecco a voi in esclusiva il tanto discusso servizio di Filippo Roma sul premier Matteo Renzi e i diritti negati ai disabili, che per motivi di par condicio prima del referendum non ci lasciano trasmettere questa sera in tv. Dopo 17 anni di imperdonabile ritardo da parte dello Stato, Matteo Renzi ha mantenuto la promessa fatta ai disabili italiani 2 anni fa e fino ad oggi disattesa?” Con queste parole sulla pagina Facebook delle Iene è stato pubblicato il servizio mai andato in onda per colpa della par condicio
di F. Q. | 14 novembre 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11 ... qus_thread
“Ecco a voi in esclusiva il tanto discusso servizio di Filippo Roma sul premier Matteo Renzi e i diritti negati ai disabili, che per motivi di par condicio prima del referendum non ci lasciano trasmettere questa sera in tv. Dopo 17 anni di imperdonabile ritardo da parte dello Stato, Matteo Renzi ha mantenuto la promessa fatta ai disabili italiani 2 anni fa e fino ad oggi disattesa?” Con queste parole sulla pagina Facebook delle Iene è stato pubblicato il servizio mai andato in onda per colpa della par condicio
di F. Q. | 14 novembre 2016
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Re: Renzi
ANCHE DA NOI SI STA SVILUPPANDO LA DINASTIA DEI TRUMP.
NOI ABBIAMO TRAMPENZI
•RENZI DA FAZIO: “SE DOBBIAMO LASCIARE LE COSE COME STANNO VENGANO ALTRI BRAVI A GALLEGGIARE”
IL BUE CHE DA DEL CORNUTO ALL'ASINO.
LUI, SONO PIU' DI DUE ANNI E MEZZO CHE GALLEGGIA, VISTO CHE NON HA PRODOTTO UN EMERITO K...
E' DI OGGI LA NOTIZIA:
2 ore fa
Con Renzi crescita ferma
Italia torna in deflazione
Luca Romano
FORSE ANCHE A RIGNANO SANNO CHE COSA TENDE A GALLEGGIARE
IlFattoQuotidiano.it / Referendum Costituzionale
Referendum, Renzi: “Se dobbiamo lasciare le cose come stanno vengano altri bravi a galleggiare”
Referendum Costituzionale
Il presidente del Consiglio intervistato da Fabio Fazio su Rai3 è tornato a parlare della sua permanenza al governo in caso di sconfitta alla consultazione del 4 dicembre prossimo. Ma non ha risposto apertamente alla domanda sulle dimissioni: "La politica non è l’unica cosa che conta nella vita". A Radio Montecarlo ha parlato del voto "antisistema": "Io ho 41 anni, non rappresento il sistema con mio governo, lo sono quelli che per 30 anni potevano cambiare e se ne sono allegramente disinteressati"
di F. Q. | 14 novembre 2016
COMMENTI (626)
“Se dobbiamo lasciare le cose come stanno vengano altri che sono bravi a galleggiare”. Lo aveva detto mesi prima proprio dallo studio di “Che tempo che fa”, ora a distanza di settimane Matteo Renzi è tornato ad affrontare il tema della sua permanenza al governo nel caso in cui il referendum costituzionale fosse bocciato. “Io non sono in grado di restare nella palude”, ha detto. “Uno sta al potere finché può cambiare. Se dobbiamo lasciare le cose come stanno vengano altri che son bravi a galleggiare”. “Si dimetterà?”, gli ha quindi chiesto il conduttore Fabio Fazio. “E che facciamo, lo stesso errore?”, ha scherzato Renzi rimarcando il fatto che una delle più grandi accuse che gli sono state fatte riguarda proprio la personalizzazione della consultazione elettorale. Il leader Pd non ha detto apertamente se si dimetterà o meno in caso di fallimento del progetto di riforma della Costituzione, ma ha commentato: “La politica non è l’unica cosa che conta nella vita”. Per quanto riguarda la compattezza del Partito democratico ha detto di essere d’accordo con il documento firmato con parte della minoranza dem (e in particolare Gianni Cuperlo) per modificare la legge elettorale dopo il 4 dicembre. “Si, accetto modifiche. Sono d’accordo”, ha detto. “Ma la legge elettorale non c’entra con la riforma”.
Intervistato in mattinata da Radio Montecarlo ha ribadito il concetto: “Vince il sì, così la smettiamo di parlare di cosa faccio. Mettiamola così: io ho 42 anni, considero un privilegio aver servito il paese per due anni, se devo stare in Parlamento a vivacchiare, a galleggiare non sono adatto, posso farlo solo se posso cambiare il Paese”. Si è poi rivolto al fronte del No: “Quello che succede lo vedremo il 5, io voglio dire a quelli a cui sto sulle scatole che non è un voto sulla mia simpatia o antipatia ma sul Paese. Chi vota no per antipatia rifletta, il voto non è un dispetto a me”. Renzi ha ammesso che peserà sul referendum il “voto antisistema”: “E’ un dato di fatto ma al referendum chi è l’antisistema? Chi difende i rimborsi dei consiglieri, i super stupendi dei senatori, i professoroni che con una super pensione criticano la riforma o un gruppo di persone che provano a cambiare il Paese. Io non rappresento il sistema con mio governo, lo sono quelli che per 30 anni potevano cambiare e se ne sono allegramente disinteressati e ora sono tornati più per tornare al potere che per altro. Se vince il Sì ci sono meno posti della politica e la politica si semplifica, se vince il No per la politica resteranno l’instabilità, gli inciuci, gli accordicchi”.
Sulle elezioni Usa non ha nascosto la sorpresa per l’elezione di Donald Trump: “E’ stata una sorpresa per tanti”, ha detto sempre nel programma di Fabio Fazio domenica sera, “è difficile capire che presidente sarà. Penso che abbia interpretato il cambiamento in maniera più radicale rispetto a Clinton. La gente vuole scegliere il cambiamento, in alcuni casi fa un po’ paura”. Un successo che ha scosso la politica italiana: “Io vedo molti politici”, ha aggiunto, “specializzati in commenti elettorali, Salvini sembra che abbia vinto lui, le sue ultime vittorie sono Gallarate e Cascina, non il Michigan e il Wisconsin”. Renzi non ha commentato le frasi del repubblicano sugli immigrati clandestini, ma ha detto: “Penso che il Trump presidente sia diverso dal Trump candidato”.
La serata di Renzi si è poi chiusa con un incontro insieme ai giovani dem di Milano dedicato al referendum costituzionale. Da lì il presidente del Consiglio ha voluto lanciare la fase finale della campagna elettorale: “Vi chiedo con il cuore in mano di dedicare un po’ dei prossimi venti giorni ad andare incontro alle persone, a parlarci, se parte il tam tam non ce n’è per nessuno perché la maggioranza degli incerti non ha letto il quesito. Questo quesito permette di chiudere la pagina delle riforme costituzionali e concentrarsi su quello che veramente vale”.
NOI ABBIAMO TRAMPENZI
•RENZI DA FAZIO: “SE DOBBIAMO LASCIARE LE COSE COME STANNO VENGANO ALTRI BRAVI A GALLEGGIARE”
IL BUE CHE DA DEL CORNUTO ALL'ASINO.
LUI, SONO PIU' DI DUE ANNI E MEZZO CHE GALLEGGIA, VISTO CHE NON HA PRODOTTO UN EMERITO K...
E' DI OGGI LA NOTIZIA:
2 ore fa
Con Renzi crescita ferma
Italia torna in deflazione
Luca Romano
FORSE ANCHE A RIGNANO SANNO CHE COSA TENDE A GALLEGGIARE
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Referendum, Renzi: “Se dobbiamo lasciare le cose come stanno vengano altri bravi a galleggiare”
Referendum Costituzionale
Il presidente del Consiglio intervistato da Fabio Fazio su Rai3 è tornato a parlare della sua permanenza al governo in caso di sconfitta alla consultazione del 4 dicembre prossimo. Ma non ha risposto apertamente alla domanda sulle dimissioni: "La politica non è l’unica cosa che conta nella vita". A Radio Montecarlo ha parlato del voto "antisistema": "Io ho 41 anni, non rappresento il sistema con mio governo, lo sono quelli che per 30 anni potevano cambiare e se ne sono allegramente disinteressati"
di F. Q. | 14 novembre 2016
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“Se dobbiamo lasciare le cose come stanno vengano altri che sono bravi a galleggiare”. Lo aveva detto mesi prima proprio dallo studio di “Che tempo che fa”, ora a distanza di settimane Matteo Renzi è tornato ad affrontare il tema della sua permanenza al governo nel caso in cui il referendum costituzionale fosse bocciato. “Io non sono in grado di restare nella palude”, ha detto. “Uno sta al potere finché può cambiare. Se dobbiamo lasciare le cose come stanno vengano altri che son bravi a galleggiare”. “Si dimetterà?”, gli ha quindi chiesto il conduttore Fabio Fazio. “E che facciamo, lo stesso errore?”, ha scherzato Renzi rimarcando il fatto che una delle più grandi accuse che gli sono state fatte riguarda proprio la personalizzazione della consultazione elettorale. Il leader Pd non ha detto apertamente se si dimetterà o meno in caso di fallimento del progetto di riforma della Costituzione, ma ha commentato: “La politica non è l’unica cosa che conta nella vita”. Per quanto riguarda la compattezza del Partito democratico ha detto di essere d’accordo con il documento firmato con parte della minoranza dem (e in particolare Gianni Cuperlo) per modificare la legge elettorale dopo il 4 dicembre. “Si, accetto modifiche. Sono d’accordo”, ha detto. “Ma la legge elettorale non c’entra con la riforma”.
Intervistato in mattinata da Radio Montecarlo ha ribadito il concetto: “Vince il sì, così la smettiamo di parlare di cosa faccio. Mettiamola così: io ho 42 anni, considero un privilegio aver servito il paese per due anni, se devo stare in Parlamento a vivacchiare, a galleggiare non sono adatto, posso farlo solo se posso cambiare il Paese”. Si è poi rivolto al fronte del No: “Quello che succede lo vedremo il 5, io voglio dire a quelli a cui sto sulle scatole che non è un voto sulla mia simpatia o antipatia ma sul Paese. Chi vota no per antipatia rifletta, il voto non è un dispetto a me”. Renzi ha ammesso che peserà sul referendum il “voto antisistema”: “E’ un dato di fatto ma al referendum chi è l’antisistema? Chi difende i rimborsi dei consiglieri, i super stupendi dei senatori, i professoroni che con una super pensione criticano la riforma o un gruppo di persone che provano a cambiare il Paese. Io non rappresento il sistema con mio governo, lo sono quelli che per 30 anni potevano cambiare e se ne sono allegramente disinteressati e ora sono tornati più per tornare al potere che per altro. Se vince il Sì ci sono meno posti della politica e la politica si semplifica, se vince il No per la politica resteranno l’instabilità, gli inciuci, gli accordicchi”.
Sulle elezioni Usa non ha nascosto la sorpresa per l’elezione di Donald Trump: “E’ stata una sorpresa per tanti”, ha detto sempre nel programma di Fabio Fazio domenica sera, “è difficile capire che presidente sarà. Penso che abbia interpretato il cambiamento in maniera più radicale rispetto a Clinton. La gente vuole scegliere il cambiamento, in alcuni casi fa un po’ paura”. Un successo che ha scosso la politica italiana: “Io vedo molti politici”, ha aggiunto, “specializzati in commenti elettorali, Salvini sembra che abbia vinto lui, le sue ultime vittorie sono Gallarate e Cascina, non il Michigan e il Wisconsin”. Renzi non ha commentato le frasi del repubblicano sugli immigrati clandestini, ma ha detto: “Penso che il Trump presidente sia diverso dal Trump candidato”.
La serata di Renzi si è poi chiusa con un incontro insieme ai giovani dem di Milano dedicato al referendum costituzionale. Da lì il presidente del Consiglio ha voluto lanciare la fase finale della campagna elettorale: “Vi chiedo con il cuore in mano di dedicare un po’ dei prossimi venti giorni ad andare incontro alle persone, a parlarci, se parte il tam tam non ce n’è per nessuno perché la maggioranza degli incerti non ha letto il quesito. Questo quesito permette di chiudere la pagina delle riforme costituzionali e concentrarsi su quello che veramente vale”.
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Re: Renzi
AI CONFINI DELL'IMPERO
NELL'ARTICOLO DI MAZZUCO, PUBBLICATO STAMANI SU LIBRE SI PUO' LEGGERE:
Hillary Clinton, che «è riuscita a concentrare sulla propria persona tutto il peggio dell’attuale sistema politico: corruzione, arroganza, prevaricazione, menzogna reiterata, prepotenza e collusione», il tutto «perpetrato pacchianamente alla luce del sole»
SOSTITUIAMO HILLARY CLINTON CON BENITO, PINOCCHIO MUSSOLONI-LA TRUFFA, E IL GIOCO E' FATTO.
QUELLO CHE STA SUCCEDENDO NEGLI USA, STA SUCCEDENDO PARI PARI ANCHE DA NOI.
GLI ITALIANI IMBALSAMATI E CLOROFORMIZZATI DA 22 ANNI DI BERLUSCONISMO E OGGI DI RENZISMO, REAGIRANNO COME NEGLI USA O CONTINUERANNO A DORMIRE SONNI TRANQUILLI????
NELL'ARTICOLO DI MAZZUCO, PUBBLICATO STAMANI SU LIBRE SI PUO' LEGGERE:
Hillary Clinton, che «è riuscita a concentrare sulla propria persona tutto il peggio dell’attuale sistema politico: corruzione, arroganza, prevaricazione, menzogna reiterata, prepotenza e collusione», il tutto «perpetrato pacchianamente alla luce del sole»
SOSTITUIAMO HILLARY CLINTON CON BENITO, PINOCCHIO MUSSOLONI-LA TRUFFA, E IL GIOCO E' FATTO.
QUELLO CHE STA SUCCEDENDO NEGLI USA, STA SUCCEDENDO PARI PARI ANCHE DA NOI.
GLI ITALIANI IMBALSAMATI E CLOROFORMIZZATI DA 22 ANNI DI BERLUSCONISMO E OGGI DI RENZISMO, REAGIRANNO COME NEGLI USA O CONTINUERANNO A DORMIRE SONNI TRANQUILLI????
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Re: Renzi
16 NOV 2016 18:32
CON LA VITTORIA DEL “SI”, “ANCHE DI UN SOLO VOTO”, MATTEUCCIO SI SENTE IL PADRONE D’ITALIA
- LO DICE NELLA RIUNIONE DI STAFF DEL LUNEDI’
- SE VINCE IL “NO” RASSEGNATEVI: MI RIDARANNO L’INCARICO, PARTITI SPACCCATI, NON ESISTONO ALTERNATIVE
- NUOVA PAROLA D'ORDINE: "SPARIGLIARE"
VEDI FOTO EDOARDO BARALDI
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 135969.htm
CON LA VITTORIA DEL “SI”, “ANCHE DI UN SOLO VOTO”, MATTEUCCIO SI SENTE IL PADRONE D’ITALIA
- LO DICE NELLA RIUNIONE DI STAFF DEL LUNEDI’
- SE VINCE IL “NO” RASSEGNATEVI: MI RIDARANNO L’INCARICO, PARTITI SPACCCATI, NON ESISTONO ALTERNATIVE
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Re: Renzi
UncleTom ha scritto:16 NOV 2016 18:32
CON LA VITTORIA DEL “SI”, “ANCHE DI UN SOLO VOTO”, MATTEUCCIO SI SENTE IL PADRONE D’ITALIA
- LO DICE NELLA RIUNIONE DI STAFF DEL LUNEDI’
- SE VINCE IL “NO” RASSEGNATEVI: MI RIDARANNO L’INCARICO, PARTITI SPACCCATI, NON ESISTONO ALTERNATIVE
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http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 135969.htm
DAGONOTA
Solita riunione del lunedì a Palazzo Chigi. Matteuccio chiama a raccolta i suoi sondaggisti preferiti e consulenti. Quasi un rito stanco: tanto non li sta a sentire, fin da quando gli avevano consigliato di non personalizzare il referendum.
Lui continua a farlo. Ed ai presenti ha anche offerto una riflessione. Se vince il “si” anche di un solo voto, divento il Padrone d’Italia. Se vince il “no”, rassegnatevi: mi ridaranno l’incarico; gli avversari sono tutti spaccati, non c'è un leader alternativo, basta guardare quel che succede dentro Forza Italia e nel Pd...
Nelle sue riflessioni a voce alta, il Ducetto di Rignano si spinge oltre. E nel suo monologo si paragona a Napolitano. Anche a lui - avrebbe detto Matteuccio - è stato chiesto di restare al Quirinale perchè non trovavano nessuno che lo sostituisse. E lo stesso avverrà con me dopo il 4 dicembre se perdo il referendum.
I sondaggisti, sul banco degli imputati perchè portano dati sempre più negativi a Palazzo Chigi, hanno provato a spiegare al premier (per mancanza di elezioni) che è oggettivamente difficile fotografare le intenzioni di voto. Le persone intervistate non vogliono polarizzare le intenzioni di voto. Sanno che se rispondono “si” vengono omologati come renziani; se dicono che votano “no” vengono catalogati come grillini.
Chi c’è in linea
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