Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
@ pancho
Un problema, caro pancho, che la sinistra dovrebbe sentire come proprio anche dalle tue parti.
LA NUOVA FRONTIERA DEI CASALESI? SI CHIAMA NORDEST
Sequestri di persona. <<Pestaggi>> dimostrativi, ricatti e minacce di morte. Un processo a Mestre racconta come la Camorra ha conquistato il Triveneto, che ora scopre anche l’omertà.
MESTRE – Il Nordest la nuova Gomorra. Nell’indifferenza generale, i Casalesi sono penetrati nel motore economico d’Italia. Sequestrano imprenditori. Minacciano di stuprare le donne di chi non rispetta gli accordi. Incendiano camion, bruciano e devastano uffici. Concedendo prestiti fino al 240 per cento, s’impossessano di società e immobili. Chi si rivolge a loro è disperato, sull’orlo del fallimento: inizia chiedendo importi piccoli, a volte piccolissimi, che poi non riesce a restituire.
Spesso sono le stesse banche a spingere gli imprenditori nell’inferno, nell’usura, chiudendo il rubinetto del credito.
<<Dobbiamo andare da vostra moglie a fare bordello? Dimmelo!! Io non ci metto proprio niente a venire fino a casa vostra e….voi neanche ve lo immaginate, neanche i carabinieri mi trattengono, eh!! Ricordatevi una cosa … non vi fate male solo voi, vi fate male tutto il resto della famiglia, vale la pena?>>
Questo lo spartito di violenza che i Casalesi in Veneto hanno fatto sentire ad un imprenditore piemontese. E’ contenuto nell’atto di accusa del pm Roberto Terzo che ha coordinato le indagini della Dia di Padova e dei Carabinieri di Vicenza.
***
Inizia così un articolo pubblicato sul “Venerdì di Repubblica” del 20 aprile 2012.
Io dei “moderati” del Triveneto ho ancora l’immagine del film Signori & signori del 1966 diretto da Pietro Germi. Immagino che sia cambiato ben poco, e che da devoti della Dc siano passati a votare per Pierazzurro sotto le macerie, il cavalier banana per le cene eleganti e i burleque, ed infine la Lega Nord. Adesso si ritrovano a dover a che fare con i Casalesi.
E la sinistra delle tradizioni partigiane che sfila il 25 aprile dove sta?
Come vedi, senza polemica, ci sono problemi reali che si devono risolvere in casa nostra prima di guardare all’internazionalismo,…oppure ci dobbiamo rivolgere di nuovo alle forze alleate perché ci inviino di nuovo la V armata per liberare l’Italia dal giogo della criminalità organizzata.
La Severino ha promesso l’intervento dell’esercito per l’operato del Fai, mentre da sei mesi fa orecchio da mercante sull’occupazione militare della criminalità organizzata con i suoi tre eserciti della ‘ndrangheta, Camorra, Mafia SpA in tutto il Nord da Sanremo e Ventimiglia a Padova e nel Trentino.
Nota del “Venerdì di Repubblica”
Il caso di un albergo del Trentino <<rilevato>> con minacce ai due proprietari, costretti a firmare dal notaio la rinuncia a ogni diritto.
**
Cosa ne pensa la sinistra illuminata del veneto?
Un problema, caro pancho, che la sinistra dovrebbe sentire come proprio anche dalle tue parti.
LA NUOVA FRONTIERA DEI CASALESI? SI CHIAMA NORDEST
Sequestri di persona. <<Pestaggi>> dimostrativi, ricatti e minacce di morte. Un processo a Mestre racconta come la Camorra ha conquistato il Triveneto, che ora scopre anche l’omertà.
MESTRE – Il Nordest la nuova Gomorra. Nell’indifferenza generale, i Casalesi sono penetrati nel motore economico d’Italia. Sequestrano imprenditori. Minacciano di stuprare le donne di chi non rispetta gli accordi. Incendiano camion, bruciano e devastano uffici. Concedendo prestiti fino al 240 per cento, s’impossessano di società e immobili. Chi si rivolge a loro è disperato, sull’orlo del fallimento: inizia chiedendo importi piccoli, a volte piccolissimi, che poi non riesce a restituire.
Spesso sono le stesse banche a spingere gli imprenditori nell’inferno, nell’usura, chiudendo il rubinetto del credito.
<<Dobbiamo andare da vostra moglie a fare bordello? Dimmelo!! Io non ci metto proprio niente a venire fino a casa vostra e….voi neanche ve lo immaginate, neanche i carabinieri mi trattengono, eh!! Ricordatevi una cosa … non vi fate male solo voi, vi fate male tutto il resto della famiglia, vale la pena?>>
Questo lo spartito di violenza che i Casalesi in Veneto hanno fatto sentire ad un imprenditore piemontese. E’ contenuto nell’atto di accusa del pm Roberto Terzo che ha coordinato le indagini della Dia di Padova e dei Carabinieri di Vicenza.
***
Inizia così un articolo pubblicato sul “Venerdì di Repubblica” del 20 aprile 2012.
Io dei “moderati” del Triveneto ho ancora l’immagine del film Signori & signori del 1966 diretto da Pietro Germi. Immagino che sia cambiato ben poco, e che da devoti della Dc siano passati a votare per Pierazzurro sotto le macerie, il cavalier banana per le cene eleganti e i burleque, ed infine la Lega Nord. Adesso si ritrovano a dover a che fare con i Casalesi.
E la sinistra delle tradizioni partigiane che sfila il 25 aprile dove sta?
Come vedi, senza polemica, ci sono problemi reali che si devono risolvere in casa nostra prima di guardare all’internazionalismo,…oppure ci dobbiamo rivolgere di nuovo alle forze alleate perché ci inviino di nuovo la V armata per liberare l’Italia dal giogo della criminalità organizzata.
La Severino ha promesso l’intervento dell’esercito per l’operato del Fai, mentre da sei mesi fa orecchio da mercante sull’occupazione militare della criminalità organizzata con i suoi tre eserciti della ‘ndrangheta, Camorra, Mafia SpA in tutto il Nord da Sanremo e Ventimiglia a Padova e nel Trentino.
Nota del “Venerdì di Repubblica”
Il caso di un albergo del Trentino <<rilevato>> con minacce ai due proprietari, costretti a firmare dal notaio la rinuncia a ogni diritto.
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Cosa ne pensa la sinistra illuminata del veneto?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Apocalypse now
Il Dossier . Emergenza debito
di ETTORE LIVINI
Lo scenario
Ma il ritorno della dracma costerebbe 11mila euro all’anno per ogni europeo
Tutte le conseguenze dell’addio alla moneta unica
ATENE – L’Europa si prepara ad alzare il sipario sulla madre di tutte le tragedie greche: l’addio di Atene all’euro.
Il Partenone in crisi non trova la quadra per il nuovo governo e viaggia verso le elezioni – bis. E il vecchio continente allaccia le cinture di sicurezza in vista di un’Apocalisse finanziaria di cui tutti conoscono il copione ma nessuno è in grado di prevedere il finale. Unica certezza : il ritorno della dracma, se mai succederà, <<non sarà indolore né per la Grecia né per l’Ue>>, ha garantito Per Jansson, numero due della Banca di Svezia.
E tra corse agli sportelli, crac da brividi, dazi, effetto-contagio (occhio all’Italia) e disordini sociali potrebbe costare all’Europa <<100 miliardi in un anno>> come ha vaticinato il presidente del Fondo salva – Stati Klaus Regling.
IL PRIMO ATTO
Il primo atto del possibile Calvario è già scritto: un fine settimana a mercati chiusi, Atene formalizzerà a Bruxelles la sua uscita dal dalla moneta unica. Poi sarà il caos. La Banca di Grecia convertirà dalla sera alla mattina depositi, crediti e debiti in dracme agganciandoli al vecchio tasso di cambio con cui il Paese è entrato nell’euro nel 2002: 340,75 dracme per euro.
Si tratta di un valore virtuale , alla riapertura dei listini prevedono gli analisti, la nuova moneta ellenica si svaluterà del 40-70 per cento.
Per evitare le corse agli sportelli ( i conti correnti domestici sono già calati da 240 a 165 miliardi in due anni) Atene sarà costretta a sigillare i bancomat, limitare i prelievi fisici allo sportello e imporre rigidi controlli ai movimenti di capitali oltre frontiera.
IL PIL GIU’ DEL 20 %
L’addio all’euro costerà carissimo ai greci: il Prodotto interno lordo, calcolano alcune proiezioni informali del Tesoro, potrebbe crollare del 20 per cento in un anno.
I redditi andrebbero a picco, l’inflazione rischia di balzare del 20 per cento. Il vantaggio di competività garantito dal “tombolone” della dracma sarà bruciato. La Grecia-che a quel punto non avrebbe più accesso ai mercati – sarà costretta a finanziare le sue uscite (stipendi e pensioni) solo con le entrate (tasse) senza potersi indebitare e non potrà più contare né sui 130 miliardi di aiuti promessi dalla Trojka, nésui 20,4 miliardi di fondi per lo sviluppo stanziati da Bruxelles. Di più: i costi delle importazioni (43 miliardi tra petrolio e beni di prima necessità nel 2011) schizzerebbero alle stelle mettendo altra pressione sui conti pubblici. Un Armageddon che rischia di far passare il memorandum della Trojka per una passeggiata.
Il colpo di grazia per una nazione in ginocchio , reduce da cinque anni di recessione che hanno bruciato un quinto della sua ricchezza nazionale, e con la disoccupazione al 21,7 per cento.
TORNANO I DAZI
In questa tragedia greca l’Europa non avrà solo il ruolo di spettatore. Il pedaggio a carico del Vecchio continente – che un minuto dopo la caduta della dracma potrebbe imporre dazi alle merci elleniche- è salatissimo.
L’effetto contagio , tanto per cominciare, si tradurrà in una Caporetto per i mercati e una via Crucis per Italia e Spagna.
Gli spread, calcolano gli algoritmi di Sundgard, potrebbero salire del 20 per cento , le borse scendere del 15 per cento.
Ma è solo l’antipasto.
La Grecia – dove le banche saranno nazionalizzate- smetterà di pagare i debiti anche ai privati e così lo tsunami della dracma travolgerà diversi istituti di credito e molte imprese continentali.
Una matassa inestricabile (anche legalmente), molto peggio di quella della Lehman che nel 2008 ha mandato in tilt il mondo.
I CALCOLI DI UBS
Italiani e spagnoli , ha calcolato Ubs un anno fa, pagherebbero tra 9.500 e gli 11.500 euro atesta all’anno per l’addio all’Europa di Atene.
I tedeschi poco meno. Le cifre vanno aggiornate al rialzo: il debito di Atene nel 2009 (301 miliardi) era tutto controllato da privati.
Ora, grazie alla ristrutturazione è sceso a 266 miliardi E ben 194 sono in mano a Paesi della Ue, Bce, Fmi.
Se la Grecia non onorerà i suoi impegni come ha fatto l’Argentina, l’Apocalisse europea è belle e servita.
La Repubblica
Il Dossier . Emergenza debito
di ETTORE LIVINI
Lo scenario
Ma il ritorno della dracma costerebbe 11mila euro all’anno per ogni europeo
Tutte le conseguenze dell’addio alla moneta unica
ATENE – L’Europa si prepara ad alzare il sipario sulla madre di tutte le tragedie greche: l’addio di Atene all’euro.
Il Partenone in crisi non trova la quadra per il nuovo governo e viaggia verso le elezioni – bis. E il vecchio continente allaccia le cinture di sicurezza in vista di un’Apocalisse finanziaria di cui tutti conoscono il copione ma nessuno è in grado di prevedere il finale. Unica certezza : il ritorno della dracma, se mai succederà, <<non sarà indolore né per la Grecia né per l’Ue>>, ha garantito Per Jansson, numero due della Banca di Svezia.
E tra corse agli sportelli, crac da brividi, dazi, effetto-contagio (occhio all’Italia) e disordini sociali potrebbe costare all’Europa <<100 miliardi in un anno>> come ha vaticinato il presidente del Fondo salva – Stati Klaus Regling.
IL PRIMO ATTO
Il primo atto del possibile Calvario è già scritto: un fine settimana a mercati chiusi, Atene formalizzerà a Bruxelles la sua uscita dal dalla moneta unica. Poi sarà il caos. La Banca di Grecia convertirà dalla sera alla mattina depositi, crediti e debiti in dracme agganciandoli al vecchio tasso di cambio con cui il Paese è entrato nell’euro nel 2002: 340,75 dracme per euro.
Si tratta di un valore virtuale , alla riapertura dei listini prevedono gli analisti, la nuova moneta ellenica si svaluterà del 40-70 per cento.
Per evitare le corse agli sportelli ( i conti correnti domestici sono già calati da 240 a 165 miliardi in due anni) Atene sarà costretta a sigillare i bancomat, limitare i prelievi fisici allo sportello e imporre rigidi controlli ai movimenti di capitali oltre frontiera.
IL PIL GIU’ DEL 20 %
L’addio all’euro costerà carissimo ai greci: il Prodotto interno lordo, calcolano alcune proiezioni informali del Tesoro, potrebbe crollare del 20 per cento in un anno.
I redditi andrebbero a picco, l’inflazione rischia di balzare del 20 per cento. Il vantaggio di competività garantito dal “tombolone” della dracma sarà bruciato. La Grecia-che a quel punto non avrebbe più accesso ai mercati – sarà costretta a finanziare le sue uscite (stipendi e pensioni) solo con le entrate (tasse) senza potersi indebitare e non potrà più contare né sui 130 miliardi di aiuti promessi dalla Trojka, nésui 20,4 miliardi di fondi per lo sviluppo stanziati da Bruxelles. Di più: i costi delle importazioni (43 miliardi tra petrolio e beni di prima necessità nel 2011) schizzerebbero alle stelle mettendo altra pressione sui conti pubblici. Un Armageddon che rischia di far passare il memorandum della Trojka per una passeggiata.
Il colpo di grazia per una nazione in ginocchio , reduce da cinque anni di recessione che hanno bruciato un quinto della sua ricchezza nazionale, e con la disoccupazione al 21,7 per cento.
TORNANO I DAZI
In questa tragedia greca l’Europa non avrà solo il ruolo di spettatore. Il pedaggio a carico del Vecchio continente – che un minuto dopo la caduta della dracma potrebbe imporre dazi alle merci elleniche- è salatissimo.
L’effetto contagio , tanto per cominciare, si tradurrà in una Caporetto per i mercati e una via Crucis per Italia e Spagna.
Gli spread, calcolano gli algoritmi di Sundgard, potrebbero salire del 20 per cento , le borse scendere del 15 per cento.
Ma è solo l’antipasto.
La Grecia – dove le banche saranno nazionalizzate- smetterà di pagare i debiti anche ai privati e così lo tsunami della dracma travolgerà diversi istituti di credito e molte imprese continentali.
Una matassa inestricabile (anche legalmente), molto peggio di quella della Lehman che nel 2008 ha mandato in tilt il mondo.
I CALCOLI DI UBS
Italiani e spagnoli , ha calcolato Ubs un anno fa, pagherebbero tra 9.500 e gli 11.500 euro atesta all’anno per l’addio all’Europa di Atene.
I tedeschi poco meno. Le cifre vanno aggiornate al rialzo: il debito di Atene nel 2009 (301 miliardi) era tutto controllato da privati.
Ora, grazie alla ristrutturazione è sceso a 266 miliardi E ben 194 sono in mano a Paesi della Ue, Bce, Fmi.
Se la Grecia non onorerà i suoi impegni come ha fatto l’Argentina, l’Apocalisse europea è belle e servita.
La Repubblica
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Re: Come se ne viene fuori ?
Smentito l’accordo a tre per il nuovo governo. Ce la farà la Grecia a restare in Europa?
No 76.3%
Sì 23.7%
Numero votanti: 173
I sondaggi online di Corriere.it non hanno un valore statistico, si tratta di rilevazioni non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità. Le percentuali non tengono conto dei valori decimali. In alcuni casi, quindi, la somma può risultare superiore a 100
No 76.3%
Sì 23.7%
Numero votanti: 173
I sondaggi online di Corriere.it non hanno un valore statistico, si tratta di rilevazioni non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno l'unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità. Le percentuali non tengono conto dei valori decimali. In alcuni casi, quindi, la somma può risultare superiore a 100
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Re: Come se ne viene fuori ?
TOUR DE FORCE PAPOULIAS PER EVITARE ELEZIONI E CAOS
Grecia, la sinistra radicale sbatte la porta
Europa con il fiato sospeso
Ancora fumata nera per il governo. Si tenta un'ultima mediazione
ATENE - A mezzogiorno ha incontrato il presidente e gli altri due capi dei principali partiti greci, un colloquio per evitare di tornare a votare fra un mese. Al tramonto Alexis Tsipras è già in campagna elettorale. Visita il quartiere di Nikaia, zona del porto, qui la sinistra è sempre stata forte. Il giovane leader di Syriza ha risposto no a qualunque tentativo di coinvolgerlo in una coalizione. «Quelli che hanno governato negli ultimi anni non riescono ad accettare il messaggio arrivato dalle urne e continuano con i ricatti. Non saremo complici dei loro crimini».
LE PROPOSTE - I bersagli dell'attacco lo accusano di essere «arrogante» e di mettere in pericolo il Paese. Il conservatore Antonis Samaras e il socialista Evangelos Venizelos sono favorevoli alla proposta del presidente Karolos Papoulias, un governo di unità nazionale che resti in carica per due anni e cerchi di rinegoziare l'accordo stipulato con la troika. Entro la fine di giugno Atene deve realizzare altri tagli per 11,5 miliardi di euro in cambio degli aiuti promessi da Unione Europea, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale.
«Abbiamo proposto a Tsipras di garantire almeno la fiducia al governo - commenta Samaras - e ha rifiutato. Non capisco a che cosa stia puntando».
SENZA SYRIZA - Punta a vincere le prossime elezioni - i sondaggi danno il suo partito al 23 per cento - e a scassinare la concorrenza semi interna: nel pomeriggio di ieri l'ingegnere di 37 anni ha lasciato intendere che il fondatore di Sinistra radicale, nato da una scissione da Syriza, sarebbe stato pronto a sostenere la coalizione. È stato smentito: «Abbiamo già chiarito la nostra posizione - spiega un dirigente della formazione -. Un governo senza Syriza mancherebbe di legittimità popolare e potrebbe causare disordini nelle strade».
IL VOTO - La maggioranza dei greci ha votato domenica scorsa contro le misure di austerità e l'intesa definita dal Pasok e Nuova democrazia con la comunità internazionale. Il 78 per cento dichiara però di voler rimanere nella zona euro. Syriza ha tolto elettori a tutti e due i partiti che hanno dominato per trentotto anni la politica nazionale.
LA MEDIAZIONE - Il presidente greco ha visto anche i leader degli altri gruppi entrati in Parlamento e continua oggi la mediazione. Aleka Papariga, alla guida dei comunisti, ha annunciato che proporrà di cancellare il piano di salvataggio concordato con la troika e ha proclamato nuove manifestazioni ad Atene. Il dramma dei negoziati ne contiene uno personale: Papoulias, 82 anni, è un eroe della resistenza contro i nazisti. Nella notte ha dovuto ricevere Nikos Michaloliakos, il leader di Alba d'oro, che ha conquistato ventuno seggi e due anni fa si è presentato al Consiglio comunale di Atene con un saluto a braccio teso. L'incontro c'è stato, i sorrisi no.
Davide Frattini
14 maggio 2012 | 9:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it
Grecia, la sinistra radicale sbatte la porta
Europa con il fiato sospeso
Ancora fumata nera per il governo. Si tenta un'ultima mediazione
ATENE - A mezzogiorno ha incontrato il presidente e gli altri due capi dei principali partiti greci, un colloquio per evitare di tornare a votare fra un mese. Al tramonto Alexis Tsipras è già in campagna elettorale. Visita il quartiere di Nikaia, zona del porto, qui la sinistra è sempre stata forte. Il giovane leader di Syriza ha risposto no a qualunque tentativo di coinvolgerlo in una coalizione. «Quelli che hanno governato negli ultimi anni non riescono ad accettare il messaggio arrivato dalle urne e continuano con i ricatti. Non saremo complici dei loro crimini».
LE PROPOSTE - I bersagli dell'attacco lo accusano di essere «arrogante» e di mettere in pericolo il Paese. Il conservatore Antonis Samaras e il socialista Evangelos Venizelos sono favorevoli alla proposta del presidente Karolos Papoulias, un governo di unità nazionale che resti in carica per due anni e cerchi di rinegoziare l'accordo stipulato con la troika. Entro la fine di giugno Atene deve realizzare altri tagli per 11,5 miliardi di euro in cambio degli aiuti promessi da Unione Europea, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale.
«Abbiamo proposto a Tsipras di garantire almeno la fiducia al governo - commenta Samaras - e ha rifiutato. Non capisco a che cosa stia puntando».
SENZA SYRIZA - Punta a vincere le prossime elezioni - i sondaggi danno il suo partito al 23 per cento - e a scassinare la concorrenza semi interna: nel pomeriggio di ieri l'ingegnere di 37 anni ha lasciato intendere che il fondatore di Sinistra radicale, nato da una scissione da Syriza, sarebbe stato pronto a sostenere la coalizione. È stato smentito: «Abbiamo già chiarito la nostra posizione - spiega un dirigente della formazione -. Un governo senza Syriza mancherebbe di legittimità popolare e potrebbe causare disordini nelle strade».
IL VOTO - La maggioranza dei greci ha votato domenica scorsa contro le misure di austerità e l'intesa definita dal Pasok e Nuova democrazia con la comunità internazionale. Il 78 per cento dichiara però di voler rimanere nella zona euro. Syriza ha tolto elettori a tutti e due i partiti che hanno dominato per trentotto anni la politica nazionale.
LA MEDIAZIONE - Il presidente greco ha visto anche i leader degli altri gruppi entrati in Parlamento e continua oggi la mediazione. Aleka Papariga, alla guida dei comunisti, ha annunciato che proporrà di cancellare il piano di salvataggio concordato con la troika e ha proclamato nuove manifestazioni ad Atene. Il dramma dei negoziati ne contiene uno personale: Papoulias, 82 anni, è un eroe della resistenza contro i nazisti. Nella notte ha dovuto ricevere Nikos Michaloliakos, il leader di Alba d'oro, che ha conquistato ventuno seggi e due anni fa si è presentato al Consiglio comunale di Atene con un saluto a braccio teso. L'incontro c'è stato, i sorrisi no.
Davide Frattini
14 maggio 2012 | 9:30
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Re: Come se ne viene fuori ?
Spread oltre i 415 punti. Pesano la sconfitta elettorale di Merkel e incertezza greca
di Matteo Cavallito | 14 maggio 2012
Dopo il weekend della grande, inutile, attesa, le borse riaprono i battenti con una sola evidente certezza. Da qui a venerdì, come presumibilmente nelle settimane a venire, i mercati parleranno ancora una volta in greco. Perché a questo punto, e non c’è ragione di dubitarlo, tutta l’attenzione dell’Eurozona si concentra su Atene dove la formazione di un nuovo esecutivo resta un miraggio e i timori di un collasso sistemico si fanno sempre più concreti. Al pari ovviamente di quelli di un grave contraccolpo sul resto del Continente.
Ma andiamo con ordine. Nel Parlamento greco, al momento, la maggioranza non esiste. I colloqui riprenderanno oggi ma quasi certamente senza frutto. A meno di un miracolo, a questo punto, la convocazione di nuove elezioni per il prossimo 17 giugno sembra inevitabile. Il che significa un altro mese di attesa prima che il destino ellenico risulti definitivamente chiaro. A meno che, s’intende, qualcun altro non decida di chiarirlo in anticipo.
“Acropoli adieu. Ecco perché la Grecia deve uscire dall’euro adesso” titola oggi il settimanale tedesco Der Spiegel confermando quello che in Germania è diventato ormai un disco rotto. Il ritorno alla dracma, pensano in molti, è ormai scontato e forse non sarebbe necessariamente un male. Di certo, questo è chiaro, lo sarebbe per la Grecia, che andrebbe incontro all’instabilità e all’inflazione. Ma al tempo stesso non lo sarebbe per tutto quel Nord Europa che a questo punto spera vivamente in una soluzione drastica del problema ellenico. Qualche mese fa, il presidente della Commissione Ue Barroso e la sua collega all’agenda digitale Neelie Kroes riuscirono nell’impresa di rilasciare due dichiarazioni di segno opposto nello stesso giorno. Il primo ribadì la necessità di tenersi stretta la Grecia per evitare conseguenze peggiori, la seconda ci tenne a ricordare che anche in caso di addio da parte di Atene la struttura euro non sarebbe collassata.
La spaccatura in seno all’Europa era evidente già in quel momento (le dichiarazioni risalgono allo scorso 7 febbraio), figuriamoci adesso che il fronte “pro dracma” trova sempre maggiori consensi. Il tema del dibattito è sempre lo stesso e la questione è soprattutto aritmetica. Costa di più mantenere in vita l’euro ad Atene o frenare il panico dei mercati che si scatenerebbe sul resto di Eurolandia una volta che la Grecia dovesse defilarsi? I contribuenti tedeschi che domenica hanno inflitto una sonora sconfitta elettorale ad Angela Merkel e alla Cdu in Nord Reno-Vestfalia non sembrano avere dubbi. E forse, con il loro voto, hanno chiarito definitivamente le idee anche alla cancelliera. Ma nel resto d’Europa, soprattutto a Sud, c’è anche chi la pensa diversamente. E non senza ragione.
E’ l’ipotesi più pessimista, quella del panico da dracma. In caso di congedo greco, Fitch ha già fatto sapere di essere pronta a declassare massicciamente buona parte delle economie dell’eurozona. Il che significa che i rendimenti dei titoli periferici potrebbero impennarsi, i traguardi del fiscal compact allontanarsi e le borse deprimersi correggendo al ribasso i minimi dello scorso anno (che poi per l’Italia sono assai prossimi a quelli attuali). Ed è proprio con i timori di un simile scenario che i mercati si dovranno confrontare in questa ennesima settimana “greca”.
di Matteo Cavallito | 14 maggio 2012
Dopo il weekend della grande, inutile, attesa, le borse riaprono i battenti con una sola evidente certezza. Da qui a venerdì, come presumibilmente nelle settimane a venire, i mercati parleranno ancora una volta in greco. Perché a questo punto, e non c’è ragione di dubitarlo, tutta l’attenzione dell’Eurozona si concentra su Atene dove la formazione di un nuovo esecutivo resta un miraggio e i timori di un collasso sistemico si fanno sempre più concreti. Al pari ovviamente di quelli di un grave contraccolpo sul resto del Continente.
Ma andiamo con ordine. Nel Parlamento greco, al momento, la maggioranza non esiste. I colloqui riprenderanno oggi ma quasi certamente senza frutto. A meno di un miracolo, a questo punto, la convocazione di nuove elezioni per il prossimo 17 giugno sembra inevitabile. Il che significa un altro mese di attesa prima che il destino ellenico risulti definitivamente chiaro. A meno che, s’intende, qualcun altro non decida di chiarirlo in anticipo.
“Acropoli adieu. Ecco perché la Grecia deve uscire dall’euro adesso” titola oggi il settimanale tedesco Der Spiegel confermando quello che in Germania è diventato ormai un disco rotto. Il ritorno alla dracma, pensano in molti, è ormai scontato e forse non sarebbe necessariamente un male. Di certo, questo è chiaro, lo sarebbe per la Grecia, che andrebbe incontro all’instabilità e all’inflazione. Ma al tempo stesso non lo sarebbe per tutto quel Nord Europa che a questo punto spera vivamente in una soluzione drastica del problema ellenico. Qualche mese fa, il presidente della Commissione Ue Barroso e la sua collega all’agenda digitale Neelie Kroes riuscirono nell’impresa di rilasciare due dichiarazioni di segno opposto nello stesso giorno. Il primo ribadì la necessità di tenersi stretta la Grecia per evitare conseguenze peggiori, la seconda ci tenne a ricordare che anche in caso di addio da parte di Atene la struttura euro non sarebbe collassata.
La spaccatura in seno all’Europa era evidente già in quel momento (le dichiarazioni risalgono allo scorso 7 febbraio), figuriamoci adesso che il fronte “pro dracma” trova sempre maggiori consensi. Il tema del dibattito è sempre lo stesso e la questione è soprattutto aritmetica. Costa di più mantenere in vita l’euro ad Atene o frenare il panico dei mercati che si scatenerebbe sul resto di Eurolandia una volta che la Grecia dovesse defilarsi? I contribuenti tedeschi che domenica hanno inflitto una sonora sconfitta elettorale ad Angela Merkel e alla Cdu in Nord Reno-Vestfalia non sembrano avere dubbi. E forse, con il loro voto, hanno chiarito definitivamente le idee anche alla cancelliera. Ma nel resto d’Europa, soprattutto a Sud, c’è anche chi la pensa diversamente. E non senza ragione.
E’ l’ipotesi più pessimista, quella del panico da dracma. In caso di congedo greco, Fitch ha già fatto sapere di essere pronta a declassare massicciamente buona parte delle economie dell’eurozona. Il che significa che i rendimenti dei titoli periferici potrebbero impennarsi, i traguardi del fiscal compact allontanarsi e le borse deprimersi correggendo al ribasso i minimi dello scorso anno (che poi per l’Italia sono assai prossimi a quelli attuali). Ed è proprio con i timori di un simile scenario che i mercati si dovranno confrontare in questa ennesima settimana “greca”.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Nessuna presunzione....camillobenso ha scritto:Ho l'ardire di rispondere, ma mi sento presuntuoso, immaginando che il riferimento fosse alle ultime analisi postate. Caso mai per un eventuale eccesso di presunzione chiedo scusa anticipatamente.myriam ha scritto:La tue analisi sono sempre illuminanti.
Una curiosità: se le ultime elezioni le avesse vinte il cs con Veltroni, secondo te, ora come saremmo messi?
In merito a Uolter.
..............
Uolter è stata una grandissima delusione. Eppure quel ragazzino figlio di un cronista Rai di sinistra mi era sempre piaciuto nella sua crescita nelle file del Pci. Come sia diventato una scamorza non so dirlo. E' solo un politico locale preferibilmente accompagnato da badante per evitare disastri.
Quindi, saremmo allo stesso punto anche se avesse vinto il cs?
E magari avremmo il cavalier banana ancora più agguerrito.
Magra consolazione.....
-
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Re: Come se ne viene fuori ?
e vero.myriam ha scritto:
Quindi, saremmo allo stesso punto anche se avesse vinto il cs?
E magari avremmo il cavalier banana ancora più agguerrito.
Magra consolazione.....
ma cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno:
è stato il maniaco di Hardcore a portarci a questa situazione ,negli ultimi 3 anni.
oggi quindi le sue azioni politiche sono in netto calo...come le azioni mediaset.
con Veltroni al governo e lui all'opposizione,credo che oggi non saremmo messi così male da un punto di vista economico,
ma tanto bene non andrebbe comunque,ed avremmo il maniaco al massimo di consensi e lo vedremmo passare da un predellino all'altro.
nel senso:
forse,(forse...) il ciclo di Berlusconi e di questa destra becera e imprensentabile,
con le ultime vicende ,dovrebbe essersi concluso nella testa degli italioti.
con un governo di csx in carica...saremmo invece d'accapo.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Finalmente qualcuno si ribella a questo schifo
Voglio ricordare ancora che i sindacati greci si dissero disposti ai sacrifici a patto che il conto lo pagassero innanzitutto i responsabili di questo disastro
Noi intanto aspettiamo il concordato fiscale con la Svizzera. 37 e passa miliardi di euro. Due manovre. Invece di penalizzare SEMPRE GLI STESSI
Voglio ricordare ancora che i sindacati greci si dissero disposti ai sacrifici a patto che il conto lo pagassero innanzitutto i responsabili di questo disastro
Noi intanto aspettiamo il concordato fiscale con la Svizzera. 37 e passa miliardi di euro. Due manovre. Invece di penalizzare SEMPRE GLI STESSI
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Come se ne viene fuori ?
camillobenso ha scritto:@ pancho
Un problema, caro pancho, che la sinistra dovrebbe sentire come proprio anche dalle tue parti.
LA NUOVA FRONTIERA DEI CASALESI? SI CHIAMA NORDEST
Sequestri di persona. <<Pestaggi>> dimostrativi, ricatti e minacce di morte. Un processo a Mestre racconta come la Camorra ha conquistato il Triveneto, che ora scopre anche l’omertà.
MESTRE – Il Nordest la nuova Gomorra. Nell’indifferenza generale, i Casalesi sono penetrati nel motore economico d’Italia. Sequestrano imprenditori. Minacciano di stuprare le donne di chi non rispetta gli accordi. Incendiano camion, bruciano e devastano uffici. Concedendo prestiti fino al 240 per cento, s’impossessano di società e immobili. Chi si rivolge a loro è disperato, sull’orlo del fallimento: inizia chiedendo importi piccoli, a volte piccolissimi, che poi non riesce a restituire.
Spesso sono le stesse banche a spingere gli imprenditori nell’inferno, nell’usura, chiudendo il rubinetto del credito.
<<Dobbiamo andare da vostra moglie a fare bordello? Dimmelo!! Io non ci metto proprio niente a venire fino a casa vostra e….voi neanche ve lo immaginate, neanche i carabinieri mi trattengono, eh!! Ricordatevi una cosa … non vi fate male solo voi, vi fate male tutto il resto della famiglia, vale la pena?>>
Questo lo spartito di violenza che i Casalesi in Veneto hanno fatto sentire ad un imprenditore piemontese. E’ contenuto nell’atto di accusa del pm Roberto Terzo che ha coordinato le indagini della Dia di Padova e dei Carabinieri di Vicenza.
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Inizia così un articolo pubblicato sul “Venerdì di Repubblica” del 20 aprile 2012.
Io dei “moderati” del Triveneto ho ancora l’immagine del film Signori & signori del 1966 diretto da Pietro Germi. Immagino che sia cambiato ben poco, e che da devoti della Dc siano passati a votare per Pierazzurro sotto le macerie, il cavalier banana per le cene eleganti e i burleque, ed infine la Lega Nord. Adesso si ritrovano a dover a che fare con i Casalesi.
E la sinistra delle tradizioni partigiane che sfila il 25 aprile dove sta?
Come vedi, senza polemica, ci sono problemi reali che si devono risolvere in casa nostra prima di guardare all’internazionalismo,…oppure ci dobbiamo rivolgere di nuovo alle forze alleate perché ci inviino di nuovo la V armata per liberare l’Italia dal giogo della criminalità organizzata.
La Severino ha promesso l’intervento dell’esercito per l’operato del Fai, mentre da sei mesi fa orecchio da mercante sull’occupazione militare della criminalità organizzata con i suoi tre eserciti della ‘ndrangheta, Camorra, Mafia SpA in tutto il Nord da Sanremo e Ventimiglia a Padova e nel Trentino.
Nota del “Venerdì di Repubblica”
Il caso di un albergo del Trentino <<rilevato>> con minacce ai due proprietari, costretti a firmare dal notaio la rinuncia a ogni diritto.
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Cosa ne pensa la sinistra illuminata del veneto?
Cosa ne pensa la sinistra illuminata del veneto?
I problemi che hai esposto sono reali e la sinistra nel nord est ne e' consapevole come da voi.
Certamente noi, in Italia, abbiamo piu' problemi degli altri paesi e questi pesano notevolmente anche sulla crescita ma quello che intendevo dire nel mio post precedente riguardava questa crisi che oramai e' planetaria e quindi se la vogliamo affrontare assieme ne possiamo uscire altrimenti non bastera mettere in sicurezza o rattoppare momentaneamente i conti per venirne fuori.
Ritornando alla consapevolezza di quello che si sta' attorno nel nordest, come sinistra avvertiamo che esiste questa situazione grave ma non ne sono altrettanto consapevoli gli altri. Pero' credo che sia una situazione non solo ns. ma di tutto il nor e del centro pure..
Da noi si sono aperti enormi cantieri dappertutto e non si capisce da dove provengono questi soldi e per chi costruiscono visto che le fabbriche chiudono. Ora e' vero che vanno a rilento ma non sono fermi.
C'e' pure una nicchia dell'edilizia che ancora tira. Quell'edilizia quasi a conduzione famigliare o cmq non grande, che serve a coloro che i soldi ce li hanno e non sanno dove metterli. Costruiscono per figli e nipoti e cosi via.. Non tutto in bianco sia chiaro ma cmq credo che non siano(almeno questi) soldi riciclabili.
Vedo che si continua ancora a costruire bellissime strutture per piccole e medie aziende che vengono poi consegnate chiavi in mano ma non si capisce chi possa poi entrare in possesso. Ogni volta che ci passo vedo queste strutture terminate mentre tutto il resto da l'impressione di essere bloccato. Eppure sono fresche di costruzione.
Visto come stanno andando le cose qui, piu' che una caserma di finanza ci vorrebbe l'intero corpo dei finanzieri per controllare tutto. Qui, nella mia citta', fanno in grande e lasciano fare sperando, visto la situazione dei comuni, di recuperare l'ICI/ l'IMU e tutto il resto passa in secondo piano.
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Come se ne viene fuori ?
I TIMORI PER LA ZONA EURO
Mercati pesanti, Piazza Affari a picco
Lo spread Btp-Bund si allarga fino a 450 punti. Si fanno sentire l'incertezza greca e la sconfitta della Merkel
http://www.corriere.it/economia/12_magg ... 80f7.shtml
Mercati pesanti, Piazza Affari a picco
Lo spread Btp-Bund si allarga fino a 450 punti. Si fanno sentire l'incertezza greca e la sconfitta della Merkel
http://www.corriere.it/economia/12_magg ... 80f7.shtml
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