Gentiloni

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ISTITUTO LUCE
IL PASTONE AI TEMPI DI GENTILONI »

TOMMASO RODANO
GOVERNO CHE HAI, pastone che trovi. I tg della Rai restano identici a se stessi. Cambiano premier e direttori ma forma e sostanza dei notiziari pubblici sono immobili. Il pastone è un caposaldo: la pagina politica è divisa in parti assolutamente non eguali tra governo, maggioranza e opposizione. Nel Tg1 di ieri(ore 13.30) si parlava di immigrazione: il tema occupa i primi 6 minuti e 45 secondi della scaletta. Dopo i titoli c’è un video di un minuto e mezzo tutto dedicato al presidente del Consiglio Gentiloni, che “sul fenomeno dei jihadisti presenti in Italia usa parole rassicuranti, ma non per questo meno ferme”. Il servizio successivo parte ancora dal governo, con il ministro dell’Interno Minniti (“I nuovi Cie pianificati dal Viminale non hanno nulla a che fare con quelli del passato”). Poi inizia il mitologico pastone con il senatore Pd Manconi, il renziano Latorre, i 5 Stelle, il centrodestra – nell’ordine Lega, Fitto, Meloni, Toti e Ravetto –e infine Sinistra italiana (il povero Fratoianni era in visita al centro di Cona:Il Tg1gli concede la bellezza di 8 secondi). Alla fine il governo –Gentiloni+Minniti – ha spazio per 2 minuti esatti, il resto del mondo politico – maggioranza e minoranza, favorevoli o contrariai Cie – ha 1 minuto e 25. E poi? Il terzo servizio racconta il piano immigrazione del Viminale: altri 65 secondi per replicare la voce dell’e s e c u t i vo

Venerdì 6 Gennaio 2017 |IL FATTO QUOTIDIANO
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Il Potere E IL MERLAME DELLO STIVALONE




Referendum Jobs Act, Avvocatura Stato: “Quesito su articolo 18 inammissibile perché propositivo e manipolativo”


Lavoro & Precari

Le memorie presentate per conto di Palazzo Chigi in vista del pronunciamento della Consulta, atteso l'11 gennaio. Per quanto riguarda le norme sui licenziamenti, la tesi dello Stato è che la formulazione scelta dalla Cgil non si limita a ripristinare la normativa precedente ma estende l'obbligo della reintegra alle aziende con un numero di dipendenti tra i 5 e i 15. L'abolizione dei voucher, invece, creerebbe stando all'Avvocatura un "vuoto normativo"

di F. Q. | 5 gennaio 2017

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Più informazioni su: Articolo 18, Corte Costituzionale, Giuliano Poletti, Jobs Act, Referendum, Statuto


Il quesito referendario per abrogare le modifiche apportate con il Jobs Act all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sui licenziamenti ha “carattere surrettiziamente propositivo e manipolativo“. Così l’Avvocatura dello Stato, nella memoria depositata per conto della presidenza del Consiglio, motiva perché a parere del governo Gentiloni la consultazione promossa dalla Cgil contro una delle riforme chiave dell’esecutivo Renzi “si palesa inammissibile“. La presentazione della memoria in vista della decisione della Corte Costituzionale sull’ammissibilità dei quesiti, attesa per l’11 gennaio, era stata anticipata al termine del Consiglio dei ministri del 29 dicembre e confermata dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Lo stesso Poletti a metà dicembre aveva detto di ritenere “probabile” che si vada a elezioni politiche prima del referendum, cosa che comporterebbe lo slittamento di un anno della chiamata alle urne per esprimersi sul Jobs Act.

L’organo che assiste lo Stato nei procedimenti giudiziari ha depositato tre memorie, una per ognuno dei quesiti che la Consulta esaminerà in camera di consiglio: oltre a quello sulla reintroduzione dell’articolo 18 ce n’è uno che chiede l’abolizione dei voucher, i buoni lavoro per il pagamento delle prestazioni accessorie diventati “l’ultima frontiera del precariato“. L’ultimo riguarda le disposizioni che limitano la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante, in caso di violazioni dei doveri nei confronti del lavoratore. I giudici costituzionali a cui è stato affidato il ruolo di relatori sono per il primo quesito Silvana Sciarra, giuslavorista eletta dal Parlamento a novembre 2014 in quota Pd, per il secondo Mario Morelli, (presidente di sezione della Cassazione, che l’ha eletto nel 2011) e per il terzo Giulio Prosperetti, giuslavorista eletto dal Parlamento nel 2015 in quota centristi.

L’estensore delle memorie è Vincenzo Nunziata, vice avvocato generale, a cui è stata affidata anche la difesa dell’Italicum su cui la Corte si esprimerà il 24 gennaio. La sua tesi di fondo, per quanto riguarda il quesito sui licenziamenti, è che la formulazione del quesito scritto dal sindacato di Susanna Camusso va oltre il ripristino dell’articolo 18, perché estende il diritto alla reintegra nel posto di lavoro (in caso di scioglimento illegittimo del contratto da parte del datore) ai dipendenti delle aziende con un numero di dipendenti tra 5 e 15. Ma prima della riforma targata Renzi e Poletti, che ha introdotto i contratti a tempo indeterminato “a tutele crescenti”, il diritto a riavere il posto spettava solo ai lavoratori di imprese oltre i 15 addetti. Il referendum, anziché puntare alla semplice abrogazione della nuova normativa e al ritorno dello status quo ante, si configurerebbe dunque come “propositivo”, appunto. E in quanto tale non ammissibile. “Proponendosi di abrogare parzialmente la normativa in materia di licenziamento illegittimo, di fatto la sostituisce con un’altra disciplina assolutamente diversa ed estranea al contesto normativo di riferimento; disciplina che il quesito ed il corpo elettorale non possono creare ex novo, né direttamente costruire”, scrive Nunziata. Nell’articolo 18 l’ambito di applicazione della tutela reale viene stabilito differenziando a seconda che il datore di lavoro occupi più di 15 o più di 5 dipendenti e in più la disposizione contiene due regole speciali: la prima vale per le organizzazioni diverse dalle imprese agricole, la seconda solo per le imprese agricole. Invece “l’intento dei promotori del referendum – rileva l’Avvocatura – è quello di produrre una norma (la tutela reale per tutti i datori di lavoro con più di 5 dipendenti) che chiaramente estrae il limite dei 5 dipendenti, previsto per le sole imprese agricole, per applicarlo a tutti i datori di lavoro, a prescindere dal tipo di attività svolta”.

Ma “secondo costante giurisprudenza costituzionale in tema di referendum abrogativo, non sono ammesse tecniche di ritaglio dei quesiti che utilizzino il testo di una legge come serbatoio di parole cui attingere per costruire nuove disposizioni”. E’ di questo avviso, per esempio, il giuslavorista Pd Pietro Ichino, così come Tiziano Treu e Giuliano Cazzola. E, secondo fonti di stampa, si esprimerà in questo senso il giudice costituzionale Giuliano Amato, che si trovò sul fronte opposto rispetto alla Sciarra anche quando la Corte fu chiamata a esprimersi sul mancato adeguamento delle pensioni all’inflazione. Allora prevalse la posizione della giurista indicata per la Consulta dal Pd, grazie al voto determinante dell’allora presidente Alessandro Criscuolo. Tuttavia in alcuni casi, come nel 1991 quando la Corte fu chiamata a decidere sul referendum sul sistema elettorale promosso da Mario Segni, sono stati ammessi anche quesiti che in parte innovavano la normativa precedente.

Per quanto riguarda i voucher, la posizione dello Stato è che eliminando i buoni si produrrebbe un vuoto normativo. “L’abrogazione dal corpo del decreto legislativo 81/2015 dei tre articoli suddetti – si legge nella memoria – potrebbe determinare un vuoto normativo idoneo a privare di una compiuta e necessaria regolamentazione tutte quelle prestazioni che – per la loro limitata estensione quantitativa o temporale – non risultino utilmente sussumibili nel paradigma normativo del lavoro a termine o di altre figure giuridiche contemplate dall’ordinamento vigente”. L’Avvocatura rileva che “il proposito referendario non è tanto quello di sopprimere il ‘voucher’, quale strumento di remunerazione e disciplina del lavoro accessorio, ma di abolire lo stesso istituto del lavoro accessorio” e su questa base chiede che il quesito sia dichiarato inammissibile dalla Corte.

Infine l’ultimo quesito, quello sulle disposizioni che limitano la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante nei confronti del lavoratore. In questo caso l’Avvocatura sostiene che “l’eventuale esito positivo della consultazione condurrebbe ad una condizione di incertezza normativa“. Questo perché l’articolo 29 del decreto legislativo 276/2003 per cui è stato chiesto il referendum assume un carattere “speciale” rispetto all’art. 1676 del codice civile sui diritti degli ausiliari dell’appaltatore verso il committente e l’abrogazione “porrebbe il problema del coordinamento tra le due disposizioni che (in caso di esito positivo del referendum), lungi dal porsi in rapporto di specialità, si limiterebbero a regolare la stessa fattispecie della prestazione lavorativa”. Inoltre “una eventuale modifica della disciplina nel senso del quesito referendario, avrebbe, come ulteriore effetto, quello di incidere sulla regolamentazione delle vicende negoziali in essere al momento della modifica normativa”.
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LA VOX POPULI


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Thiglat Pileser • un'ora fa

polletti, uno di quelli che in questo paese ha riportato la fame......la fame

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anselmo • un'ora fa
Il fatto che Poletti di legacoop sia in guerra totale con la Camusso di CGIL deve sembrare innaturale per un ex militante di sinistra, di cui legacoop e CGIL erano anticamente due pilastri.
Il punto è che legacoop dopo il collasso del settore immobiliare è stata fagocitata dal mondo cooperativo cattolico, confcooperative e compagnia delle opere, vicine a CEI e confindustria (molte coop spesso sono coperture di imprenditori che vogliono pagare meno tasse) e quindi questo spiega la lotta accanita ad una iniziativa della fin qui arrendevole CGIL, poco seguita dai media padronali italiani.
Il punto è che questa lotta accanita contro i diritti dei lavoratori condotta da un sistema cooperativo vicino al vaticano smaschera un pò le pretese di Bergoglio di essere vicino ai "poveri", che devono essere poveri si, ma sopratutto senza diritti e lasciati nudi e crudi soli esposti alle angherie degli imprenditori.
Aggiunta alle angherie a cui erano sottoposti i migranti di Cona dalla coop targata NCD questa lotta antilavoratori smitizza parecchio il papa dei "poveri", che per certi politici e cooperanti cattolici puzzano, fanno schifo e sono macachi.

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Antonio48 • 2 ore fa
hanno paura di prendere un'altra sberla, e allora si affidano all'avvocatura dello stato. E' ora che vadano a casa.

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gianfryb • 2 ore fa
l'avvocatura dello Stato? Quale stato? Ah... la colonia coi poveretti sotto tutela, quelli coi governi tecnici, il porcellum e via dicendo... Quelli insomma che più la tirano su la spending rewiev e più vanno giù loro... Una nazione coi fiocchi insomma...

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quotazioni • 3 ore fa
il kapo del movimento si e' ritirato al caldo di Malindi nelle vacanze per preparare qualche soluzione sulla riforma del lavoro....ma anche per osservare con estrema attenzione i fenomeni migratori del continente Africano. Gli umbri ed i marchigiani che attendavano, in alcune zone colpite non solo dal freddo, forse qualche visita di conforto, aspettano speranzosi il rientro del leader abbronzato che rappresenta 1/3 dei voti. Lui nel frattempo gia' ha preparato la valigia estiva per tornare nella solita Costa Smeralda. Sei mesi di panzane basteranno eccome a mantenere il consenso raggiunto con anni di critiche e disfattismo.....

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Antonio48 > quotazioni • 2 ore fa
ma cosa racconta, di cosa sta parlando? si aggiorni per favore!!!

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Grifis > quotazioni • 2 ore fa
Qui c'è la cgil, non Grillo, svegliaaa !!!

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quotazioni > Grifis • 2 ore fa
si la Camusso.....la vorrei vedere ad un tavolo di trattative con i 5S.....magari a Malindi

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HappyFuture • 4 ore fa
Tocca che la Costituzione sia rispettata: L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Nè la Fornero, nè il Jobs Act hanno rispettato queto enunciato. Tutto quello che ha fatto la Fornero, e il Jobs Act sono da abrogare!

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GIUSEPPE. ( nik name IGOR ) • 4 ore fa
L'AVVOCATURA DI STATO HA DATO IL "LA" ALLA CONSULTA, non si sa mai sbagli a dare il verdetto sul jobs-ackt... L'avvocatura è ammantata di INFALLIBILITA', può intervenire su qualsiasi istituzione indipendente dall'esecutivo, dietro a cotanta perfezione ci risparmieremo il quirinale con L'INQUILINO e tutto il cucuzzaro, l'ATAC del dott. Cantone e infine anche il CSM... Insomma la sublimazione dell'INFALLIBILITA' va usata, va sfruttata, si potrà risparmiare qualche migliaio di € per la carta igienica.... Se l'avvocatura andrà avanti così saranno nominati a turno direttori generali della RAI E GLI IMPIEGATI dei DEUS-MACCHINA SARANNO DIRETTORI DEI TG 1--2..3- rai news end OLDS E POI tutti giù perterra a scompisciarsi dalle risa.. L'AVVOCATURA CI MANCAVA!!!! ORA QUANTO PRENDONO DI STIPENDIO? IL RIGNANO MAGICO DOVE STA'? Zitti il ministro del tesoro sta cambiando le buste paga.. Viene il sospetto che centri lo zampino o meglio il bastoncino di sostegno di Napolitano, ascoltatelo potrebbe anche arrabbiarsi.

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DOMI • 4 ore fa
IL GOV. GENTILONI HA PAURA DEL GIUDIZIO DEI CITTADINI
Briga oggi contro il referendum su Jobs Act e voucher tramite l'Avvoc. di Stato, ha sedicenti posizioni critiche con l'Europa tentando di intercettare gli euro-critici (proclami che poi non diventano nulla all'atto pratico), accoglie qualche elemento di critica di carattere leghista sull' immigrazione (in precedenza però consentita a valanga), parla con Martina di 'reddito
di cittadinanza' (ovviamente con nome diverso), tenta di accordarsi con il Min. Fedeli con i sindacati della scuola, dopo averli presi a pesci in faccia assieme agli insegnanti.

Cerca nel complesso di assorbire tutti gli elementi di critica degli altri partiti o di certe categorie contro i cattivi risultati (per dati e consenso) del Gov. Renzi.

C'è pure il fatto che le entrate fiscali dovranno presumibilmente aumentare, sia per quel che deciderà la CE sulla legge di Stabilità dove certi 'benefits pre-elettorali' sono diventati spese fisse dello Stato, ed anche in relazione all'intervento per le Banche, dove continua il silenzio del Governo sul far sapere ai contribuenti (108 € di costi a persona) chi è stato favorito da MPS concedendo crediti mai rientrati.

DOPO LA SPAVALDERIA DEI '1000 GIORNI PER CAMBIARE L'ITALIA' DEL RIGNANESE, IL GOVERNO GENTILONI, CHE RAPPRESENTA IL PD, HA PAURA DELLA RISPOSTA ELETTORALE DEI CITTADINI.

SE PASSASSE IL REFERENDUM SUL LAVORO, SAREBBE UN' ALTRA 'BASTONATA' SUL PD RENZIANO E LE SUE POLITICHE.

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UncleTom
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Re: Gentiloni

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Milleproroghe, legge elettorale e il rimpallo delle leggi: La manovra a tenaglia per logorare il governo e votare ad aprile

Politica

Lo spostamento del dl Salvarisparmio e del Milleproroghe dalla Camera al Senato come parte di un disegno ben definito che ha come obiettivo le elezioni anticipate: "Così i deputati saranno costretti a discutere solo di legge elettorale", dice Rocco Palese
di Valerio Valentini | 6 gennaio 2017

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Più informazioni su: Decreto Milleproroghe, Governo Gentiloni, Mattarellum, Paolo Gentiloni, Patto del Nazareno


In Transatlantico c’è chi già l’ha ribattezzata “operazione a tenaglia”. Una mossa che muove dai due rami del Parlamento e che stringe su un unico soggetto: il governo. Approfittando della distrazione generale tipica delle festività natalizie, sembrano essere partite le grandi manovre per avvicinare la scadenza dell’esecutivo guidato da Paolo Gentiloni e arrivare a nuove elezioni il prima possibile, probabilmente aprile. E per gli addetti ai lavori risulta chiaro anche a chi appartenga la regia di questa operazione: sarebbe Matteo Renzi a voler forzare i tempi.

Tutto comincia venerdì 30 gennaio, quando la Camera, su volontà del Pd, restituisce al governo il decreto legge Salvarisparmio, varato in tutta fretta il 23 dicembre per far fronte alla crisi bancaria del Monte dei Paschi di Siena e alle sofferenze di altri istituti di credito. Sembra un caso isolato. Le opposizioni rimangono sorprese, ma si convincono che il tutto sia finalizzato a permettere ai deputati di concentrarsi maggiormente sull’altro importante decreto in via di scadenza, il cosiddetto Milleproroghe, approvato dal Consiglio dei ministri il 29 dicembre. E invece, giovedì 5 gennaio, la sorpresa che sa di déjà-vu: anche quel decreto viene trasferito da Montecitorio a Palazzo Madama. Anche in quel caso, dunque, al rientro dalle vacanze saranno i senatori i primi a discuterlo.

E così, nel calendario dei lavori della Camera, che verrà fissato definitivamente dalla presidente Boldrini mercoledì 11 gennaio, non resta che un decreto di portata limitata sulla coesione territoriale (con specifiche misure a favore del Mezzogiorno): “un decretuccio”, lo definisce chi ha già avuto modo di esaminarlo. Per il resto, il nulla. Il motivo? Costringere i deputati a discutere solo di legge elettorale, e in particolare della nuova proposta avanzata dal Pd, ovvero il ritorno immediato al Mattarellum. “Vogliono prenderci con l’acqua alla gola – denuncia Rocco Palese, fittiano del Gruppo misto – Alla Camera il decreto sulle banche e il Milleproroghe torneranno quando la scadenza dei 60 giorni sarà imminente: non ci resterà che dire sì o no. E nel frattempo, parleremo di Mattarellum”. Anche i deputati di M5S condividono questa lettura, pur dichiarandosi fermamente contrari ad un ripristino sic et simpliciter della legge elettorale che prende il nome dell’attuale Capo dello Stato. Renzi, dicono i pentastellati, sa perfettamente che sul Mattarellum non troverà mai i numeri per approvarla, in Parlamento. L’obiettivo dell’ex premier, allora, potrebbe essere quello di costruirsi un alibi: far vedere, cioè, che il Pd ha avanzato comunque una propria proposta. Se non venisse condivisa a causa dell’indisponibilità degli altri partiti, a quel punto non resterebbe che andare al voto con la legge che verrà restituita dalla Corte Costituzionale, che si riunirà per pronunciarsi sull’Italicum a partire dal 24 gennaio.

E’ esattamente questa la tesi espressa anche dal capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, che in un’intervista all’Unità spiega: se il Parlamento dovesse incartarsi sulla nuova legge elettorale, allora “useremo quella che uscirà dalla Consulta”. I 5 Stelle, dal canto loro, fanno sapere che al tavolo con Renzi non intendono sedersi. “Mai e poi mai”. E dunque? “Dunque aspettiamo la Consulta, poi si vedrà”, confermano.

Ma la manovra, come si diceva, è a tenaglia. Se da un lato si costringe la Camera a focalizzarsi sulla nuova legge elettorale, dall’altro si trasferisce il voto su due delicatissimi decreti al Senato, dove i numeri per il governo sono assai più risicati. Un azzardo? Forse, ma comunque un azzardo calcolatissimo. “E’ la parte del Pd più vicina a Renzi a voler mettere in fibrillazione il governo – prosegue Palese – magari con la speranza di provocare un incidente di percorso e lanciare un messaggio al Presidente della Repubblica: questa legislatura ha vita breve, e non si può tirare a campare”. Si è parlato, nei giorni scorsi, di un eventuale appoggio esterno offerto all’esecutivo da parte dei senatori di Forza Italia. Ma le voci che si intercettano in Transatlantico non sembrano affatto avvalorare questa tesi. “Faccio fatica – conferma Palese – a pensare che Forza Italia dia il proprio sostegno al governo sul Salvarisparmio. Anche perché Padoan, in riferimento alle misure per gli istituti di credito, aveva garantito il massimo coinvolgimento di tutte le rappresentanze parlamentari. Le forzature di questi giorni vanno in direzione decisamente contraria”. Diverso, almeno in parte, il discorso sul Milleproroghe. Sostiene Laura Castelli, esponente dei Cinque Stelle in commissione Bilancio a Montecitorio: “Sul Milleproroghe lo spostamento al Senato è dovuto anche ad altre ragioni. Lì Renzi sa di poter contare su un presidente di commissione più vicino alle sue posizioni. E inoltre, i regolamenti a Palazzo Madama facilitano l’inserimento di misure last minute: le solite marchette dei provvedimenti di fine anno. E su quelle, un accordo col centrodestra è più facile da trovare”.

Non c’è dubbio, però, che anche i Cinque Stelle sentano le nuove elezioni più vicine. “La sensazione – prosegue Castelli – è che Renzi voglia accelerare, magari anche facendo traballare il governo Gentiloni al Senato sul Salvarisparmio”. In risposta ad un’altra parte del Pd, quella più a sinistra, che invece preferirebbe – questa è la percezione – arrivare al voto dopo il congresso, dunque verosimilmente nel 2018. In ogni, caso, l’ipotesi di una fine anticipata del governo Gentiloni non dispiacerebbe certo neppure a M5S. “Noi lasciamo al Pd i giochi di fantapolitica. Ma non nascondiamo – ammette Castelli – che vedremmo con favore un ritorno rapido alle urne per ridare la parola al popolo e poter risolvere i problemi dei cittadini”. Le vacanze, insomma, sono proprio finite.

E il Mattarellum, appunto, potrebbe risolvere proprio questo problema. Così, del resto, avevano auspicato nei giorni scorsi alcuni dirigenti del Pd vicini a Matteo Renzi, ribadendo l’urgenza di indire quanto prima nuove elezioni. Matteo Orfini, ad esempio, dalle colonne del Corriere della Sera aveva fissato anche la data: “Alle urne entro giugno”. “La legislatura è politicamente finita il 4 dicembre”, aveva sancito il presidente dem. Era il 30 dicembre: lo stesso giorno in cui è partita la trafila dei trasferimenti dei decreti-legge dalla Camera al Senato. Un caso? Palese ne dubita: “Direi proprio di no. In certe circostanze, le coincidenze non sono mai tali”.
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Re: Gentiloni

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NON SOLO POLETTI, POLLETTI, POLLASTRI E POLLASTRONI NEL PD AL GOVERNO GUIDATO DAL CONTE GENTILONI.

NON CI SONO PROPRIO DAL PUNTO DI VISTA MORALE DAVANTI AL PAESE SE SI FANNO SUPERARE DALL'INIZIATIVA DELLE CAMICIE NERE DI SALLUSTI




Sottoscrizione del «Giornale»: paghiamo noi le cure all'agente


Lo Stato non paga le protesi all'artificiere che ha perso la mano a Firenze. Ci pensano i lettori de "Il Giornale"
disinnescare.


Il Giornale ha deciso di intervenire in prima persona nella campagna di solidarietà che da tutta Italia si è mossa per aiutare l'artificiere rimasto vittima dello scoppio, e che è stato mandato dallo Stato in prima linea senza uno straccio di assicurazione.

Ad aiutare Vece saranno, in realtà, i nostri lettori: i lettori che tre anni fa risposero con entusiasmo al nostro appello per sostenere le spese mediche e legali di poliziotti e carabinieri chiamati a pagare di tasca propria per avere fatto il proprio dovere. All'appello - lanciato sull'onda di alcuni sconcertanti episodi di cronaca - i lettori del Giornale risposero con una generosità superiore a ogni aspettativa. Nell'arco di pochi mesi affluirono sul conto corrente oltre 580mila euro, che da allora sono stati messi a disposizione di trentatrè appartenenti alle forze dell'ordine, o - purtroppo - in alcuni casi delle famiglie di agenti morti in servizio: come quella di Antonio Crisafulli, caduto mentre soccorreva le vittime di un incidente stradale, o di Luca Tanzi, che perse la vita mentre aiutava gli alluvionati in Sardegna nel 2016; ma è rilevante anche il contributo offerto per le spese legali di poliziotti finiti sotto processo per avere usato le armi durante scontri a fuoco con malviventi.

Gli stanziamenti, vagliati uno per uno dai garanti dell'iniziativa, sono proseguiti in silenzio, in tutti questi mesi. «Se non ci fosse stato Il Giornale - ebbe a dire il poliziotto Alfio Paradiso, finito sotto processo per gli scontri di piazza del novembre 2012 a Roma - avrei dovuto vendere la casa sulla quale a fatica, tutti i mesi, pago un mutuo trentennale». Ora sul conto corrente vi sono ancora circa 270mila euro, pronti per essere usati per i fini cui i lettori li hanno destinati. E ieri è stato deciso che Mario Vece rientra appieno tra i beneficiari di questa impressionante gara di solidarietà.



IlGiornale - Mar, 10/01/2017 - 08:06









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Paghiamo noi le protesi e le altre cure mediche a Mario Vece, il poliziotto fiorentino investito in pieno la mattina di Capodanno dall'ordigno che stava cercando di
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Re: Gentiloni

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Gentiloni, malore al rientro da Parigi: operato al Gemelli
1/33

Leggo
2 ore fa

Lieve malore per il premier Paolo Gentiloni al rientro da Parigi. Il presidente del Consiglio, si apprende, si è recato al Policlinico Gemelli dove è emersa la necessità di un piccolo intervento di angioplastica ad un vaso periferico perfettamente riuscito. Gentiloni sta bene ed è vigile.


http://www.msn.com/it-it/notizie/politi ... spartanntp
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Re: Gentiloni

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Paolo Gentiloni, lieve malore per il premier al rientro da Parigi: ricoverato al Gemelli di Roma

Cronaca

Il presidente del Consiglio si è recato al Policlinico romano dove è emersa la necessità di un piccolo intervento di angioplastica ad un vaso periferico: operazione perfettamente riuscita. L'ex ministro sta bene ed è vigile.
di F. Q. | 11 gennaio 2017

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 754

Più informazioni su: Governo Gentiloni, Paolo Gentiloni, Parigi


Lieve malore per il premier Paolo Gentiloni al rientro da Parigi, dove ieri il presidente del Consiglio ha incontrato Francois Hollande. Il capo del governo è stato costretto a recarsi al Policlinico Gemelli, dove è emersa la necessità di un piccolo intervento di angioplastica per il posizionamento di uno stent ad un vaso periferico. L’operazione chirurgica è perfettamente riuscita. Gentiloni sta bene ed è vigile. “Di fronte alla salute non c’è competizione che tenga. Si riprenda presto, Paolo Gentiloni!” ha scritto su Twitter il deputato del Movimento 5 stelle Danilo Toninelli. Sempre sul popolare social network gli auguri di Emanuele Fiano, deputato Pd, e del ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli.

Potrebbero essere stati l’influenza o un particolare stato di stress a provocare il malore che ha colpito il premier Paolo Gentiloni. E’ il parere di Michele Gulizia, cardiologo e presidente dell’Anmco, l’associazione dei cardiologi ospedalieri, che sottolinea come l’intervento di angioplastica ai vasi periferici sia relativamente semplice con una convalescenza di 48 ore. “L’angioplastica è la dilatazione attraverso un palloncino di una arteria che improvvisamente ha un’ostruzione totale o parziale che può essere legata alla formazione di un trombo – spiega l’esperto – In questo caso sappiamo che l’intervento ha riguardato dei vasi periferici, che possono essere cardiaci o degli arti, superiori o inferiori. A provocarla può essere stato uno stato di iperaggregazione, cioè una maggiore tendenza del sangue a coagulare, che può manifestarsi perché il soggetto è stressato, beve poco, o ha dei fattori genetici che predispongono a questo fenomeno. Non dimentichiamo che sta imperversando l’influenza, la malattia infiammatoria per eccellenza, e le malattie infiammatorie possono destabilizzare patologie cardiache o di arterie facendo precipitare la coagulazione e favorendo eventi come questo”. L’intervento, sottolinea Gulizia, è molto semplice. “L’angioplastica si fa da svegli – spiega -, l’anestesia è locale nel punto di puntura, che è o una arteria del braccio o della gamba. Una volta effettuato al paziente viene dato un farmaco antiaggregante che tende a mantenere fluida la circolazione. Generalmente dopo una angioplastica dopo 48 ore si può tornare al lavoro“.
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Re: Gentiloni

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SE C'E' UNO PSICOLOGO SUL FORUM SI FACCIA AVANTI.

ABBIAMO BISOGNO DI CAPIRE




Malore per Gentiloni, messaggi vergognosi su Facebook: «Peccato che non sia morto»
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Corriere Adriatico

Un'ora fa

ROMA - Al peggio non c'è mai fine. Il malore del premier Gentiloni scuote il web e sveglia dal torpore i webeti per dirla alla Enrico Mentana. Messaggi di odio sono comparsi sul profilo Facebook del Messaggero pochi minuti dopo la pubblicazione della notizia del malore del premier, ricoverato all'ospedale Gemelli al rientro da Parigi.
Messaggi vergognosi che non si fermano neanche di fronte alla salute delle persone. «Meno male ogni tanto anche i ricchi piangono», scrive Cinzia. «Le macumbe fanno effetto», aggiunge Dario. Gente che non si vergogna di dire, o meglio di scrivere, certe cose con tanto di nome e cognome. Qualcuno gli augura persino la morte: «Peccato, non ha stirato», commenta Luciano. Parole di rabbia, parole stupide di chi ha perso un'occasione per stare zitto: «Crepa», «Daje», «Prosecchino?». «Io mi auguro che guarisca presto, magari con il divieto assoluto di fare politica, e sopratutto curato negli ospedali Italiani e sul pavimento», commenta Daniele. Ancora peggio Pamela: «Fatemi sapere se muore che ho una bottiglia di champagne che custodisco gelosamente per le grandi occasioni». «Morissero tutti sti zozzoni», rincara Simone. «Grazie Gesù, ogni tanto una gioia», è un altro dei tanti commenti agghiaccianti.

Per fortuna c'è anche chi bacchetta questi idioti del web: «Non si scherza con la salute delle persone, a chi augura la malattia o peggio la morte voglio dire che fate schifo», scrive Giuliana. E aggiunge Ivano: «La salute è sempre un fattore a sé, niente a che vedere con gli schieramenti politici». «Ma è possibile che offendete una persona che sta male??», scrive incredula Mirsada. «E se fosse un vostro fratello?». Daniela: «Certo che la cattiveria e la maleducazione sul web dilaga alla grande....sulla salute si porta rispetto a prescindere ... che schifo». «Se il web è davvero lo specchio della nostra società sarebbe meglio ci estinguessimo», scrive Sabina. Parole sacrosante.
UncleTom
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Re: Gentiloni

Messaggio da UncleTom »

PROFETICO CROZZA 3 SETTIMANE FA


Crozza-Gentiloni e il RenziMaker



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