IL LAVORO

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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UncleTom
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Re: IL LAVORO

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ANNO NUOVO, PROBLEMI VECCHI





Contratti, 900mila lavoratori in attesa di rinnovo
Ma le aziende fanno muro contro gli aumenti


I 420mila addetti del tessile scenderanno in piazza durante Pitti Uomo: le imprese rifiutano di anticipare
l’inflazione in busta paga. Ed è già rottura con i sindacati anche ai tavoli del settore elettrico e del petrolio
Lavoro & Precari
La partita più importante è quella del tessile, per il numero degli addetti e le posizioni rigide di Confindustria. Ma intorno agli oltre 400mila lavoratori di quell’industria ritenuta il fiore all’occhiello del made in Italy ci sono altri settori nei quali il rinnovo del contratto nazionale ha subito un rallentamento o è in fase di stallo, nonostante i precedenti accordi siano in molti casi scaduti da un anno. A conti fatti, su una platea di 1,5 milioni di occupati tra chimico-farmaceutico, energia, manifatture, artigiani e diverse nicchie industriali, quasi due terzi sono in attesa del rinnovo per il periodo 2016-2019
di Andrea Tundo
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Re: IL LAVORO

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In attesa che l'Espresso pubblichi l'intero articolo

LE IDEE
Se finisce il lavoro non basta il reddito minimo
L’intelligenza artificiale elimina l'impiego. Il che non pone solo problemi economici. Ma anche (o soprattutto) esistenziali
DI ALESSANDRO GILIOLI
30 dicembre 2016


Diceva Tino Faussone, il montatore di gru de “La Chiave a stella”, che «amare il proprio lavoro è la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra». Il personaggio di Primo Levi, si sa, non lavorava solo per lo stipendio a fine mese, ma soprattutto perché attraverso l’agire si realizzava come persona.
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Re: IL LAVORO

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NEL SEGNO DEL POTERE





11 gen 2017 15:03

LA CONSULTA BOCCIA I VOUCHER

– AMMESSO IL REFERENDUM DELLA CGIL CONTRO I “BUONI” PER IL LAVORO ACCESSORIO

– RESPINTO, INVECE, QUELLO SUL SUPERAMENTO DELL’ART.18 (LICENZIAMENTI) PREVISTO DAL JOBS ACT

– PER SCONGIURARE IL REFERENDUM IL GOVERNO DEVE FARE UNA LEGGE




Da Lettera 43


Il referendum sull'articolo 18 non si farà: la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito. La consultazione popolare proposta dalla Cgil puntava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs act allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre i limiti per i licenziamenti senza giusta causa. Via libera invece ai quesiti sui voucher e sulla responsabilità in solido appaltante-appaltatore.


AVANTI DUE QUESITI SU TRE

Nell'odierna camera di consiglio la Corte Costituzionale ha dichiarato: ammissibile la richiesta di referendum denominato «abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti» (n. 170 Reg. Referendum); ammissibile la richiesta di referendum denominato «abrogazione disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)» ( n. 171 Reg. Referendum); inammissibile la richiesta di referendum denominato «abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi» (n. 169 Reg. Referendum). È quanto riporta la nota della Consulta.


SUI VOUCHER PUÒ INTERVENIRE IL GOVERNO


Il via libera arrivato dalla Consulta apre la strada a due referendum e il più importante è certamente quello sui voucher, i buoni lavoro che il Jobs act ha ampliato e modificato. Il quesito chiede di abrogare queste norme. Il governo ha già reso noto di voler intervenire su questa materia. Se lo farà con una nuova norma, il referendum cadrà. Ma prima la nuova norma dovrà passare al vaglio dell'Ufficio centrale per il referendum della Cassazione, che verificherà se sia aderente all'istanza quesito referendario.
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Re: IL LAVORO

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NEL SEGNO DEL POTERE



Jobs Act, Consulta boccia quesito su articolo 18
Camusso: “Valutiamo ricorso alla Corte europea”


Corte costituzionale: no alla consultazione voluta dalla Cgil per ripristino del reintegro in caso di
licenziamento illegittimo. Ammessi i testi sulla abolizione dei voucher su responsabilità negli appalti
Lavoro & Precari
L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non sarà ripristinato. La Corte costituzionale ha infatti bocciato il principale quesito del referendum proposto dalla Cgil sul Jobs Act, quello appunto che chiedeva una consultazione popolare sul ritorno della norma che prevedeva il reintegro in caso di licenziamento illegittimo. Via libera, invece, agli altri due quesiti, che riguardano la cancellazione dei voucher e l’eliminazione delle norme che limitano la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante, in caso di violazioni nei confronti del lavoratore
di F. Q.
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Re: IL LAVORO

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L’Unità, pronti i licenziamenti collettivi. Redazione in assemblea permanente, giornalisti in sciopero

Media & Regime

La notizia comunicata direttamente dal comitato di redazione: "In modo assolutamente unilaterale l’amministratore delegato oggi ha annunciato di voler dare il via a licenziamenti collettivi senza ammortizzatori sociali, anziché proseguire nella trattativa con il sindacato per la trasformazione di articolo 1 in articoli 2"

di F. Q. | 11 gennaio 2017

commenti (2)
 804

Più informazioni su: Andrea Romano, L'Unità, PD, Sergio Staino


A dicembre “moricchiava“, ora rischia di morire. Di nuovo. “La situazione all’Unità precipita” ha reso noto il comitato di redazione del quotidiano fondato da Antonio Gramsci nel 1924.
Il motivo sempre nelle parole della rappresentanza sindacale, che ha spiegato come “in modo assolutamente unilaterale l’amministratore delegato, Guido Stefanelli (attraverso una delegata dell’azienda Pessina), oggi ha annunciato di voler dare il via a licenziamenti collettivi senza ammortizzatori sociali, anziché proseguire nella trattativa con il sindacato per la trasformazione di articolo 1 in articoli 2. Licenziamenti ai quali – ha proseguito il cdr – il direttore Sergio Staino ha detto volersi opporre fermamente”. Ufficialmente non è dato sapere di quanti siano i licenziamenti sul tavolo, ma si parla di 12 giornalisti.

La redazione è in assemblea permanente, oggi sarà in sciopero e terrà una conferenza stampa con il direttore, il condirettore Andrea Romano (deputato del Partito democratico), il comitato di redazione e tutti i giornalisti e le giornaliste del giornale. Che, dopo varie vicissitudini, a giugno 2015 era tornato in edicola grazie allo stanziamento di 107 milioni da parte del governo. Operazione resa possibile da una legge del 1998 varata dal Governo Prodi, che aveva introdotto la garanzia statale sui debiti dei giornali di partito. Nella proprietà della nuova Unità, oltre all’imprenditore Pessina, anche il Partito democratico, che tramite EYU srl detiene circa il 20 per cento delle quote del quotidiano, divenuto organo ufficiale del Partito democratico dopo esserlo stato, per anni, prima del Partito Comunista Italiano, del Pds e dei Ds.

Nonostante la pioggia di soldi pubblici e la nuova proprietà, però, il giornale ha stentato a decollare: poche copie vendute in edicola e debiti che aumentano ogni mese. Nell’autunno 2016, poi il direttore Erasmo D’Angelis rassegna le proprie dimissioni. Al suo posto arrivano il vignettista Sergio Staino e, come condirettore, il deputato del Pd (ex Scelta Civica) Andrea Romano. La situazione, tuttavia, non è migliorata. La conferma è arrivata direttamente dalle parole del direttore Sergio Staino, che nell’editoriale di fine 2016 ha utilizzato parole durissime per raccontare la situazione del suo giornale: “L’Unità moricchia, ma io ho preso sul serio l’incarico di direttore. Nel Pd non vedo la stessa serietà“.
di F. Q. | 11 gennaio 2017
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Re: IL LAVORO

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LA VOX POPULI




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fabrizio castellana • 12 minuti fa

Questa vicenda secondo me dovrebbe aprire gli occhi a parecchi lavoratori del settore dis-informativo.

Chi tira le fila del potere in Itaglia, mafie, logge, lobby, tutti tranne i cittadini, si garantisce di poter continuare a farlo attraverso la manipolazione dell'opinione pubblica coi mezzi di comunicazione di massa (radio, tv, giornali).
Ultimamente però questo sistema fa acqua e sta affondando un po' dappertutto, la tv perde progressivamente ascolti e la rete internet, nuova e per ora incontrollata fonte di informazione, cresce esponenzialmente e fa controinformazione (infatti ora cominciano a pensare come limitarla).
Vedi Trump, vedi Brexit, vedi referendum ...

Chi tira le fila del potere in Itaglia allora tenta di sfruttare al massimo le sue armi di disinformazione, aumentandone il controllo e restringendone ancora di più l'inparzialità e l'obiettività.
Prende l'Unità, un giornale con un passato glorioso e lo trasforma in una macchina del fango a difesa del partito unico,
Chi ci lavora dentro e non se ne va china il capo per paura di perdere il posto: tiene famiglia, magari è raccomandato e non troverebbe altro, e si adatta a lavorare per un megafono della propaganda.
Problema risolto?
No.
Il giornale perde credibilità, perde clienti e lentamente muore.

Risultato: tutti a casa comunque, e non un cittadino disposto ad appoggiarne la causa.
Nessun aiuto statale può tenerlo in piedi visto che non vende.
Lavoratori licenziati e sbeffeggiati.


The End

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pasqui • 12 minuti fa
Egregi, Giornalisti Unità,
i bilanci non sono di destra e neppure di sinistra.Fare impresa ha dei costi da cui non possono prescindere le entrate. L'Unità, un giornale ideologico mal gestito ed autoreferenziale a prescindere, divenuto un volantino pubblicitario sinistoidiota di cui non sentiremo la mancanza, per cui non ha senso che continui a produrre aria fritta con i soldi dei contribuenti.L'assistenzialismo è giunto a fine corsa. Non menzionate il fondatore del giornale di cui non siete degni eredi. Nulla di personale Cordialmente Pasqui


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Fabio62 • 20 minuti fa
non avrei ma i pensato si affermarlo e per di più di un giornale quale è stato (non certo ora) l'Unità, ma spero chiuda prima possibile e si passi oltre a questa burla che è costata e costa parecchio ai contribuenti e non ha di ritorno nessuna libertà di stampa, ma un semplice foglio che stampa c .......... per interposte persone

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uncittadino • 20 minuti fa
Chi di cattiva e abominevole informazione ferisce di cattiva e abominevole informazione perisce!

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bimbo bamba • 26 minuti fa
il quotidiano fondato da Gramsci era l'organo del PCI, e sono scomparsi entrambi nel 1991
quello che ne rimane è uno zombie, voluto da uno zombie (con i baffi) e diretto da uno zombie

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Ponzo Mordellini • 27 minuti fa
Possono sempre chiedere un finanziamento a MPS...

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giomalvi • 28 minuti fa
Se io produco un pomodoro bitorzoluto e mezzo marcio non mi posso lamentare se non lo vendo e chiudo azienda. È il mercato bellezza....

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Verter Scudellari • 32 minuti fa
Per me è colpa della Raggi !!!

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Tulkash • 34 minuti fa
Staino:"Il licenziamento collettivo è di sinistra, me lo ha detto Matteo!"

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Michele • 35 minuti fa
E Rondolino...?

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uncittadino > Michele • alcuni secondi fa
Quello che lavorava per "il giornale" e poi è approdato all'unità passando dalla santanchè?
Quello che in uno dei suoi bavosi "editoriali" scriveva che il terremoto da "sollievo e serenità"?

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gio • 36 minuti fa
e meno male che il partito di riferimento ha eliminato l'art. 18, così è molto più semplice. Vota PD

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Coro Cosimo • 37 minuti fa
Sta crollando il castello di carta, sintomo che Renzi tornerà nell'oblio

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Coro Cosimo • 39 minuti fa
Di Nuovo! Bata soldi pubblici per l'Unità, è finito il lavoro? i dipendenti se ne cercano un altro come tutti i dipendenti privati a jobs act

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lilly
Messaggi: 317
Iscritto il: 02/03/2015, 18:13

Re: IL LAVORO

Messaggio da lilly »

Il job act è incostituzionale sulla base del principio di uguaglianza perche prevede due legislazioni differenti vecchi e nuovi assunti.Speriamo che qualcuno presenti ricorco alla corte costituzionale per incostituzionalità
cielo 70
Messaggi: 522
Iscritto il: 18/03/2012, 10:43

Re: IL LAVORO

Messaggio da cielo 70 »

Ma non deve essere un livellamento verso il basso.
lilly
Messaggi: 317
Iscritto il: 02/03/2015, 18:13

Re: IL LAVORO

Messaggio da lilly »

no infatti tornare alla legge fornero riveduta e corretta
limitazione della prova ad un'anno dopodiche scatta l'art 18 reintegrazione nel gmo per motivi inesistenti,ristabilire l'intermediazione sindacale che c'era nel gmo,max tre infrazioni disciplinari in un'anno e non una,opting out del magistrato,tempi brevi per il processo del lavoro.Diminuire il cuneo fiscale per far costare di più la Biagi in modo che sia utilizzata solo se necessario e corredare la Biagi di tutte i diritti del lavoro subordinato incluso protezioni,reddito più alto per i lavoratori della Biagi come forma di compensazione realizzandola facendo fluire risorse anziche al cuneo al reddito e più formazione.Voucher riportati allo stato originario.Per evitare l'esclusione dei cinquantenni una parte del reddito legata al merito perche sono gli scatti di anzianità che provocano l'espulsione dei cinquantenni e detereminano bassi redditi per i giovani.Legando una parte del reddito al merito se si ha una produttività più bassa non c'è l'espulsione ma solo un premio più basso.Infine rmg come strumento per il reingresso nel mercato del lavoro attraverso la formazione.Più formazione per i lavoratori se si è perso il lavoro e si stà con l'assegno di disoccupazione
UncleTom
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Re: IL LAVORO

Messaggio da UncleTom »

ETTEPAREVA SE DIETRO NON CI STAVA LO ZAMPINO DEL TOPASTRO SUCCIALISTA UN TEMPO CRAXIANO, DA 40 ANNI UNA DELLE ROVINE DELL'ITALIA.



UN'ITALIA TUTTA DA RIFARE.

MA COME????????????????????????????????????????????????????????????????????????





Il "No" al referendum sull'art.18? Lo ha voluto Giuliano Amato


Così l'ex premier ha influenzato la decisione della Corte Costituzionale. Cosa bisogna aspettarsi sull'Italicum?


Franco Grilli - Ven, 13/01/2017 - 10:41

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La Consulta fa politica e di fatto "governa" l'Italia. Una sensazione? Forse, ma sta di fatto che, come dice oggi Italia Oggi, "dobbiamo metterci l'animo in pace e accettare il fatto che la Corte costituzionale è un organo politico, composto da persone con cultura giuridica".


Lo dimostra la sentenza sui referendum sul lavoro, che ha bocciato una consultazione popolare per il ritorno dell'articolo 18, tanto voluto dalla Cgil. Sentenza dietro cui c'è sicuramente lo zampino di Giuliano Amato, "pontiere" tra giudici costituzionali e Quirinale. E che ha evitato così una grana non di poco conto al governo Gentiloni, che già si tiene in piedi solo grazie allo stallo creato proprio dalla Consulta che deve pronunciarsi sull'Italicum.


"Perciò, a questo punto, cosa possiamo aspettarci dalla prossima decisione della Corte costituzionale?", si chiede il quotidiano, che pronostica quindi "una sentenza strettamente ancorata al testo di questa legge elettorale che ritaglierà, espungendole, le parti (non molte) che presentano evidenti vizi di illegittimità costituzionale". Mantenendo, probabilmente, un sistema maggioritario, ma senza dare la possibilità di andare subito a nuove elezioni.
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