Diario della caduta di un regime.

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VIVERE I GIORNI DEL KAOS




IlFattoQuotidiano.it / Politica

Bersani: “M5s forza di centro e argine alla deriva populista. Se vincono e chiedono un incontro? Io ci sarei”Politica

L'ex segretario Pd in un colloquio riportato dal Corriere della Sera ha parlato con toni interessati alle dinamiche del Movimento 5 stelle. Al tempo stesso ha anche escluso che la nuova formazione politica Mdp sarebbe pronta a sostenere a scatola chiusa eventuali "larghe intese contro i populismi". Il vicesegretario dem Guerini: "E' confuso". Il grillino Bonafede: "Noi non facciamo accordi con nessuno"
di F. Q. | 22 marzo 2017

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“M5s è la forza di centro dei tempi moderni”. E se vincesse alle prossime elezioni e chiedesse una diretta streaming per discutere di un ipotetico accordo? Pierluigi Bersani dice che “lui ci sarebbe. Sarebbe curioso rinunciare”. L’ex segretario Pd, ora primo tra i scissionisti del partito e fondatore di Mdp, in un colloquio con alcuni militanti durante un’iniziativa a Campobasso ha parlato del Movimento 5 stelle con toni moderati e soprattutto interessati a capire cosa sta succedendo sul fronte grillino. A riportare le parole che il deputato ha detto parlando con i suoi è il Corriere della Sera, nello stesso giorno in cui la Stampa pubblica una sua intervista in cui si rivolge direttamente al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: “E’ l’ora che si emancipi da Renzi”, ha detto.

Il concetto espresso da Bersani, discutendo prima dal palco durante l’iniziativa e poi privatamente con gli attivisti, rivela a grandi linee le intenzioni della sua nuova formazione politica in vista delle elezioni. L’idea è quella di non sostenere delle eventuali “larghe intese contro i populismi”, cioè non allearsi con “questo Pd”, ma di non scartare a priori un dialogo con un eventuale M5s vincitore. Bersani ha però specificato di “non voler fare da raccordo delle forze populiste contro quelle che si definiscono responsabili”. “I 5 stelle tengono in stand-by il sistema”, ha detto Bersani secondo il Corriere nel suo ragionamento. “Ma se alle prossime elezioni, in assenza di un centrosinistra largo, s’indebolissero, arriverebbe una robaccia di destra”. Tanto che i grillini per Bersani sono il vero “argine alla deriva populista e nazionalista”. Poi ha spiegato: “Il Movimento sarà pure solipsista, ma va tenuto dentro il circuito democratico. D’altronde una forza che raccoglie al primo colpo il 25 per cento dei consensi non è un fenomeno transitorio. Anzi loro sono il partito di centro dei tempi moderni. Anche perché i moderati non sono come si prova a rappresentarli oggi. Eppoi i moderati incazzati non sono una novità”. L’ex segretario democratico ha anche detto che i 5 stelle, per mantenere intatta la loro identità, finiscono per non andare da nessuna parte. “Il problema”, ha continuato Bersani, “è che, volendo mantenere la loro diversità, i 5 stelle finiscono per bloccare il sistema. Lo tengono in stand-by, appunto, senza dar sbocco alle richieste di novità che provengono dal loro elettorato. A meno che…a meno che non si rivelasse davvero capace di coalizzare in Parlamento”. E quindi, appunto, se i grillini dovessero davvero vincere nelle urne e non avere la maggioranza assoluta, Bersani sarebbe pronto a ripetere la famosa diretta streaming del 2013. “Io ci sarei ancora, sarebbe curioso rinunciare. In modo speculare sarebbe quello che ho chiesto a loro 4 anni fa”.







Le parole di Bersani hanno fatto saltare sulla sedia più di un dirigente democratico. Tanto che a parlare per tutti è stato il vicesegretario Lorenzo Guerini: “Non voglio fare polemica su di una riflessione che mi pare abbastanza confusa. Il M5s più che un argine al populismo e alla demagogia è il populismo e la demagogia in questo Paese. Un’alleanza mi sembra una strategia abbastanza complicata da comprendere”. Bersani, fermato dai cronisti in Transatlantico, ha replicato: “Loro stanno dando benzina a Grillo, sono anni che danno benzina alla demagogia, io sto cercando di tirargliela via. Io confuso? Aspettiamo chiarezza dal Pd. Io ho a cuore l’Italia”.

I grillini, dal canto loro, hanno risposto ribadendo che loro non fanno alleanze. “Non voglio commentare l’opinione rispettabile di Bersani”, ha detto il deputato Alfonso Bonafede su RaiNews24. “Sottolineo soltanto che noi non facciamo accordi con nessuno, puntiamo al 40 per cento e, una volta al governo, faremo le nostre proposte che le altre forze politiche potranno votare alla luce del sole. Queste affermazioni ci fanno piacere se un giorno, con noi al governo, le altre forze politiche voteranno nostre proposte, come vuole la democrazia. Ma noi non facciamo né alleanze né tavoli all’interno dei palazzi, la democrazia è stupenda quando tutto si svolge alla luce del sole”, ha detto. Sul possibile appoggio della Lega ai singoli provvedimenti di un ipotetico governo Cinque stelle, Bonafede ha spiegato: “Non abbiamo questo tipo di preclusioni ideologiche, noi vogliamo agire nell’interesse dei cittadini”. E in merito alla descrizione fatta dall’ex segretario Pd – oggi in Mdp – del Movimento come forza politica di centro, Bonafede precisa: “Noi non abbiamo etichette, nel tempo ci hanno detto che eravamo di destra, di sinistra o di centro, ma noi lavoriamo per i cittadini mentre gli altri lavorano per dare un’etichetta ai 5 stelle in maniera fallimentare”.
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Scriveva MICHELE SERRA, nella rubrica SATIRA PREVENTIVA, su L’Espresso del 12 marzo del 2017:

MILAN IN VENDITA
SVELATO L’ENIGMA


Il misterioso acquirente non è mai apparso
Insieme a Berlusconi. Il Cav. esce e poco
dopo entra un cinese: “Piacere, Sun Mi”.


E’ a buon punto la trattativa per la vendita del Milan ai cinesi.
Lo assicura Silvio Berlusconi, molto risentito per le dicerie che hanno accolto la sua lunga trattativa con il magnate tonchinese Sun Mi, dietro il quale si sospetta che possa nascondersi lo stesso Berlusconi.



DA NOTARE CHE:

Sun Mi,…..nel dialetto milanese significa: Sono Io.




Riporta oggi Dagospia:

23 mar 2017 18:40
LA GRANDE TRUFFA DE MILAN
– UN’INCHIESTA DELLA REUTERS SVELA CHE ALL’INDIRIZZO DELLA SOCIETA’ CHE AVREBBE DOVUTO COMPRARE DA BERLUSCONI NON S’E’ MAI VISTO NESSUNO

– IL BROKER CHE TRATTAVA L’ACQUISTO NOTO IN CINA PER AVER TRUFFATO GRUPPI DI CONTADINI -
-



Giuliano Balestreri per Business Insider

Gli uffici di Sino Europe Sport, la società dello sconosciuto broker cinese Yonghong Li che a rate cerca di comprare a il Milan, sono come i suoi investitori cinesi: non esistono. A far emergere l’ennesimo dubbio in una vicenda che di limpido non ha nulla è una lunga inchiesta di Reuters che è andata direttamente all’undicesimo piano del World Trade Centre di Changxing, a due ore di distanza da Shanghai, dove hanno sede gli uffici di Sino Europe e delle otto scatole societarie coinvolte nella trattavia: “Non esistono – scrive l’agenzia di stampa britannica -. Guardie e impiegati del palazzo dicono di aver sentito nominare Sino-Europe Sports, ma solo raramente, se non mai, hanno visto alcun dipendente”.

“Ho sentito nominare la società – dice ancora a Reuters l’analista Liu Cong che lavora allo stesso piano -, ma nessuno è mai venuto qui”. Dichiarazioni che i portavoce dei cinesi non hanno voluto commentare. Di certo quello che emerge non è un quadro rassicurante per una società che si dice pronta a impegnare 1,2 miliardi per acquistare da Fininvest il Milan: dopo aver versato una caparra da 200 milioni di euro e aver mancato due volte l’appuntamento per la firma definitiva sul contratto, Li ha garantito altri 100 milioni per il fine settimana.

I primi 20 sono arrivati, ma per raggiungere la firma del contratto di proroga ne mancano altri 80. Insomma, una rata dopo l’altra il broker noto in Cina soprattutto per alcune truffe ai danni dei contadini, potrebbe davvero riuscire a comprare il Milan. Anche perché in casa Fininvest c’è la ferma volontà di cedere la squadra che brucia cassa con un costo di gestione nell’ordine dei 90 milioni di euro l’anno, non più sostenibile per la holding della famiglia Berlusconi.

Le pressioni di Marina e Piersilvio Berlusconi hanno quindi convinto, seppure a malincuore, il padre Silvio a cedere la società a cui è più legato. Anzi, fosse stato per loro la squadra sarebbe stata messa sul mercato a un prezzo più basso rispetto a quello chiesto dall’ex cavaliere che vuole 740 milioni di euro (520 per la società più 220 per i debiti), 80-90 milioni di euro per la gestione ordinaria dal primo luglio scorso e garanzie per 350 milioni di investimenti nei prossimi tre anni.

Oggi, a tre mesi di distanza, le tre dichiarazioni di Li sono state smentite dai fatti: i soldi per comprare il Milan ancora mancano, il controllo dei capitali non è stato superato e la società viene acquistata solo a rate. Perché Fininvest resti al gioco è ormai chiaro: con il bisogno di vendere, fino a quando Li continuerà a versare soldi nella casse di via Paleocapa la trattativa proseguirà. Anche se le prove della consistenza finanziaria del broker cinese sono ogni giorno che passa più deboli: Berlusconi, però, è ormai deciso a passare la mano e chi lo conosce bene spiega che “non sarebbe nel suo stile incassare la caparre e tenersi la società”. Tradotto: fino a quando i cinesi non si chiameranno fuori, il canale resterà aperto.

E così dopo il fallimento della raccolta di capitali in Cina – resa più complicata dal controllo sui capitali -, Li ha iniziato a bussare alle porte di diversi fondi di private equity internazionali, ma l’accoglienza continua a essere piuttosto fredda: per tutti la richiesta è troppo alta e i ritorni, per una squadra in perdita, incerti. Insomma, il vero rischio è che Yonghong Li acquisti davvero il Milan creando intorno al futuro della società un forte clima d’incertezza: basti pensare che dopo aver perso la finestra di mercato invernale, la società ha azzerato la programmazione per l’anno prossimo. E d’altra parte è difficile anche fare ipotesi sul futuro dal momento che Li e Fininvest hanno smesso di parlare dei 350 milioni di euro di investimenti. Insomma più passa il tempo, più si alimentano i timori per il futuro del Milan.

IMPERDIBILE LA RAFFIGURAZIONE DI EDOARDO BARALDI, DI Sun Mi:
http://www.dagospia.com/rubrica-4/busin ... 144268.htm
Ultima modifica di UncleTom il 25/03/2017, 5:14, modificato 1 volta in totale.
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UncleTom ha scritto:IL GIOVANE DIRETTORE DELL’ESPRESSO, TOMMASO CERNO, CLASSE 1975, INIZIA COSI’ IL SUO EDITORIALE SUL NUMERO DEL SETTIMANALE OGGI IN EDICOLA:


Fermiamoci fin che siamo in tempo.


Comprendo che il giovane direttore del prestigioso settimanale possa esprimersi in questo modo.

A metà percorso della sua vita, vede che tutt’intorno si accumulano macerie, e mi sembra normale che diversamente da molti, forse moltissimi italiani vada alla carica gridando dalle colonne del suo settimanale : Fermiamoci fin che siamo in tempo.

Purtroppo, Tommaso Cerno non partecipa al nostro Forum, e quindi non è possibile confrontare le idee.

Tommaso Cerno ha tutto il diritto di esprimersi in questo modo, ma gli manca la naturale esperienza di chi ha percorso solo metà strada del tragitto della vita.

Fermiamoci fin che siamo in tempo, lo avrebbero dovuto gridare i suoi predecessori molti anni fa.

Adesso è troppo tardi.


Una corsa a perdere con l’alibi del populismo

È ormai il capro espiatorio di una classe dirigente che non cambia. Anzi moltiplica simboli e sigle. Per fare i propri interessi. Solo che i cittadini se ne sono accorti


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Fermiamoci finché siamo in tempo. Il ritornello ha stancato. Il populismo, trumpismo, lepenismo, grillismo, salvinismo è ormai la scusa ufficiale della politica in crisi. Il capro espiatorio. L’orco nero che viene di notte. Come se fosse uscito dal nulla. Vogliamo dirci che è troppo comodo? Vogliamo provare a guardare dentro i fenomeni autoritari, da Trump a Putin, da Erdogan alle destre xenofobe che si contendono l’Europa? Se lo facciamo appare chiaro che la risposta «è colpa del populismo» è banale. Anzi, lei sì populista.

La verità - per un Occidente che ha sempre previsto tutto, sempre programmato tutto, sempre promesso tutto e mantenuto poco o nulla - è difficile da digerire. Come una diagnosi nefasta. Ma, allo stesso modo, è indispensabile affrontarla. E in tempo. Se si vuole avere una, anche solo una, speranza di guarigione.

I sintomi ci sono tutti. Sul numero dell'Espresso in edicola da domenica 19 abbiamo intervistato Valéry Giscard d’Estaing. Federalista ed europeista convinto, è stato presidente della Repubblica francese e presidente della Convenzione europea. Forse l’uomo che più di tutti ha creduto che quel progetto economico potesse mutare in qualcosa di politico e potesse avere un futuro. Non è certo un populista. Forse è l’opposto esatto di ciò che oggi definiamo, erroneamente, con questo termine. Eppure le sue parole sono durissime. Lucide e senza sfumature. L’Unione europea, come l’abbiamo costruita, come è diventata, non piace. Non funziona. Sta fallendo. Anzi morendo. Al punto che è lui, il padre spirituale di quella Convenzione che fallì per il no di Francia e Olanda, a proporre di ricominciare. Da un’aggregazione politica più piccola e più coesa.


Culturalmente ed economicamente. Significa ammettere di avere sbagliato. Per rimediare, serve stringere alleanze fra grandi Paesi e fra grandi famiglie politiche. E, con un progetto concreto, proporre ai popoli impoveriti e delusi una deviazione netta del viaggio.

Invece a cosa assistiamo? In Italia più che mai, alla frantumazione dei partiti in correnti, alle scissioni di comodo, alle scissioni di partiti già scissi, fino alla moltiplicazione delle sigle e dei simboli in un caravanserraglio elettorale che è la cosa più lontana dalla richiesta dei cittadini e, soprattutto, è il cibo preferito del populismo che vorremmo ferire o sconfiggere.

Noi ce ne stiamo qui a brontolare, a dire che Trump è un pazzo, a ripeterci che abbiamo ragione e chi vota per loro è solo un ignorante o un folle, e mentre lo diciamo sotto l’ombrello di un sistema proporzionale fuori dal tempo, il Palazzo pensa di fregare il popolo con qualche piroetta elettorale o qualche ghirigoro sulla scheda. È convinto di dominare con giochetti da Prima repubblica la grande sfida della democrazia, la crisi dei valori che sembravano immu tabili, l’avvento dell’autoritarismo che conquista chi non ha più nulla da perdere. Se non ci fermiamo in tempo perderemo. Perché stiamo facendo proprio quello che, là fuori, chiamano «interessi delle élite». Mentre dovremmo fare quelli del popolo.


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IL GIURAMENTO DI IPPOCRATE
http://www.academiavita.org/_pdf/others ... ocrate.pdf

IL GIURAMENTO A UN DIO MAGGIORE

NELLE SOCIETA’ IN AVANZATO STATO DI DECOMPOSIZIONE SUCCEDE ANCHE QUESTO.






Milano, ai domiciliari il chirurgo Norberto Confalonieri. Diceva: “Ho rotto un femore per allenarmi”
di F. Q. | 23 marzo 2017

Giustizia & Impunità
Per i pm, il direttore di Ortopedia e Traumatologia all’ospedale Gaetano Pini ha favorito alcune società in cambio di contratti di consulenza e altri benefit: "Asservito a interessi di società fornitrici di protesi". Le accuse sono di corruzione e turbativa d'asta. Indagati anche quattro tra agenti e dipendenti delle aziende da cui la struttura comprava le protesi - LE INTERCETTAZIONI
di F. Q. | 23 marzo 2017
223
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Più informazioni su: Corruzione, Milano, Turbativa d'asta

“Eh l’ho rotto (…) gli ho fatto la via d’accesso bikini (…) per allenarmi (…) oggi ho fatto una vecchietta per allenarmi no!”. Sono parole – intercettate – del primario di ortopedia dell’ospedale Gaetano Pini di Milano, Norberto Confalonieri, che raccontava di aver “provocato la rottura di un femore a una paziente 78enne, operata” nella struttura pubblica, “a suo dire per ‘allenarsi’ con la tecnica d’accesso anteriore ‘bikini'” in vista di un “intervento privato“. Questa ricostruzione è contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare con cui il gip Teresa De Pascale ha disposto gli arresti domiciliari per l’ortopedico, accusato di corruzione e turbativa d’asta. Secondo gli inquirenti, Confalonieri tra il 2012 e il 2015 ha “costantemente asservito la sua funzione agli interessi di società fornitrici di protesi ortopediche“, favorendo le società Johnson&Johnson Medical e B. Braun Milano in cambio di contratti di consulenza occulti e altre utilità materiali (viaggi all’estero per lui e la sua famiglia, ospitate in programmi televisivi, inviti a convegni), estese anche ai suoi familiari. Confalonieri, inoltre, è indagato anche per definire eventuali responsabilità del chirurgo in relazione ad alcuni interventi conclusi con gravi danni fisici per i pazienti.
INDAGINI SU DANNI SUBITI DA ALCUNI PAZIENTI
Gli inquirenti, da quanto si è saputo, stanno facendo accertamenti sui danni subiti da almeno tre o quattro persone (al vaglio, però, ci sono anche altri casi) che sono state operate, soprattutto per protesi alle ginocchia, con la tecnica della “navigazione chirurgica computerizzata” alla casa di cura San Camillo di Milano, dove il medico faceva interventi in regime privato. Stando alle indagini, poi, alcuni pazienti, viste le complicazioni dopo gli interventi al San Camillo, sarebbero stati operati al Pini in regime pubblico. E l’intercettazione testimonierebbe proprio questo. La via d’accesso bikini di cui parla l’ortopedico, nella fattispecie, è una pratica di impianto di protesi all’anca con tecnica mini-invasiva e incisione chirurgica anteriore consigliata per soggetti giovani (si chiama bikini perché la cicatrice può essere facilmente coperta), senza marcate osteoporosi, con artrosi non gravi e non in sovrappeso. Non esattamente una signora di 78 anni. La Procura di Milano aveva chiesto il carcere per Confalonieri anche per tre casi di lesioni su pazienti, ma il gip ha disposto gli arresti domiciliari e solo per episodi di corruzione e turbativa d’asta, spiegando nell’ordinanza che “allo stato attuale delle indagini, non possono ritenersi sussistenti i gravi indizi di colpevolezza” sulle presunte lesioni e “appare necessario procedere ai conseguenti accertamenti di natura sostanziale sulla documentazione clinica, neppure acquisita in atti”. Così come emerge dalle intercettazioni, tuttavia, scrive ancora il gip, “il modus operandi di Confalonieri sembra porsi in netto contrasto con i principi di etica medica”.
DALLE CRAVATTE AI VIAGGI. E QUEL PROGRAMMA SU RAI 3
Confalonieri, secondo chi indaga, ha stretto un “accordo occulto” con i “referenti commerciali” della multinazionale per favorire l’acquisto delle protesi fornite dalla società all’ospedale ricevendo in cambio, tra le altre cose, anche la “pubblicità connessa alla sponsorizzazione” da parte dell’azienda del “servizio di approfondimento sulla chirurgia mini invasiva e computer assistita” andato in onda “su Rai 2 il 16 novembre 2015” nella rubrica ‘Medicina 33‘. Nel provvedimento restrittivo il gip indica come “utilità” per il medico anche queste “apparizioni televisive su reti nazionali con significativi ritorni d’immagine ed economici” per il primario. Anche nei suoi rapporti con la multinazionale B. Braun il primario avrebbe ricevuto poi “bonifici”, ma anche il pagamento di cene “per 30 invitati” e “due cravatte marca ‘E.Marinella per 2 invitati”.
LE ALTRE MISURE CAUTELARI: 5 PERSONE COINVOLTE
A eseguire l’ordinanza di applicazione delle misure cautelari, emessa dal gip del tribunale di Milano Teresa De Pascale, è stato il Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza. Nell’ambito dell’operazione ribattezzata ‘Special One’ e che ha consentito di ricostruire “una ramificata e consolidata rete di relazioni corruttive con al centro Confalonieri” sono state emesse altre misure interdittive nei confronti di altri 5 indagati. Una riguarda, in particolare, Luigi Ortaglio, responsabile del Provveditorato Economato dell’Azienda Socio-sanitaria territoriale Nord Milano di Sesto San Giovanni, accusato di turbativa d’asta e per cui è stata disposta la sospensione dall’esercizio della pubblica funzione per un anno. Per altri 4 indagati accusati di corruzione e turbativa, invece, è stata emessa la misura del “divieto temporaneo di esercitare le rispettive attività professionali e imprenditoriali nonché ogni altro ufficio direttivo delle persone giuridiche delle imprese” per un anno. Si tratta di dipendenti di multinazionali fornitrici di protesi che Confalonieri “sponsorizzava”: Natalia Barberis e Stefania Feroleto (rispettivamente agente di commercio e dipendente della ‘DePuy Orthopaedics‘ in Johnson&Johnson Medical spa), Fabio Barzaghi e Sabrina Consonni, rispettivamente agente distributore e dipendente della B. Braun Milano spa.
CONFALONIERI E LE PRATICHE UTILIZZATE
Stando alle indagini della Gdf e dei pm milanesi, come detto, Confalonieri avrebbe ‘spinto’, anche in casi in cui non era necessario, nell’utilizzo della tecnica delle protesi con “navigazione computerizzata”. Tecnica di cui parla anche nel suo sito online, dove si legge che la tecnica “permette al chirurgo di conoscere, durante una procedura chirurgica, dati precisi, visivi e numerici, sul suo operato. In Ortopedia – è scritto nel sito – la navigazione può essere utilizzata in diversi campi: protesi totali dell’anca, del ginocchio, ricostruzione del legamento crociato anteriore, vari tipi di osteosintesi per fratture di femore e di bacino, complesse osteotomie di bacino e in chirurgia della colonna”.
I CASI/1 – L’INTERVENTO SBAGLIATO A UNA 40ENNE
Nelle carte dell’operazione ‘Special One’ si legge che il primario di Ortopedia del Gaetano Pini era preoccupato che una paziente 40enne, alla quale nel corso di un’operazione alla clinica privata San Camillo di Milano aveva rotto un femore, fosse curata da altri medici perché, come spiega in un’intercettazione del 7 aprile 2016, “se va in mano a un altro collega sono finito” e aggiunge “questa scalpita ma io adesso la porto al Cto (l’ospedale Gaetano Pini, ndr.) per un mese“. Il progetto di Confalonieri era di operare nuovamente la paziente “con la mutua“, visto che il primo intervento non era andato a buon fine. Così Confalonieri fa pressioni alla coordinatrice del reparto infermieristico del suo reparto per trovare un letto alla 40enne. “Ho bisogno di un posto letto per domani – dice – se riesci a farlo perché ho rotto un femore a una paziente del San Camillo e devo rifarlo se riesci a darmi anche una stanza singola”. Per “allenarsi” a quell’intervento, effettuato con la tecnica chirurgica “bikini“, che non lascia cicatrici visibili, l’ortopedico aveva operato pochi giorni prima una paziente 78enne in cura al Pini. Alla moglie il medico confida che se avesse operato la 40enne con la tecnica tradizionale il femore “non si rompeva”, “era più tranquillo – aggiunge – capivo subito che era osteoporotica. Gli mettevo un’altra protesi”.
I CASI/2 – “INVECE DEI PUNTI HO MESSO UNA CERNIERA, COSI’ LA APRO PIU’ FACILE”
“Invece dei punti gli ho messo una cerniera così la apro più facile”. Il caso è lo stesso e a parlare è sempre Norberto Confalonieri, che – intercettato – ha fatto anche una “battuta” seguita “da una risata” sulle condizioni di salute ella 40enne da lui operata in regime privato, e a cui aveva rotto un femore, e che voleva rioperare all’ospedale in regime pubblico. E’ quanto si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. Il 18 aprile del 2016, infatti, il medico contattava un coordinatore infermieristico del Pini per “richiedere un posto letto” per la paziente “da lui operata privatamente” il 30 marzo. E intercettato diceva: “Ho bisogno di un posto letto per domani (…) se riesci a farlo perché ho rotto un femore a una paziente della San Camillo (casa di cura privata, ndr) e devo rifarlo (…) se riesci a farmi anche una stanza singola“. E in un’altra telefonata diceva ancora: “Se va in mano ad un altro collega sono finito”.
I CASI/3 – IL PAZIENTE OPERATO: “35MILA EURO DI DEBITI, MI SUICIDO”
Un paziente operato dal primario, “mesi dopo le complicanze sofferte” il 10 aprile del 2016 “si rivolge nuovamente a Confalonieri con toni disperati e in una telefonata”, intercettata dagli inquirenti, dice: “Per evitare di aspettare 9 mesi perché altrimenti l’infezione sarebbe andata avanti ho dovuto pagare di tasca mia. Sono senza lavoro – aggiunge il paziente – senza casa, con 35mila euro di debiti, io mi suicido”. Affermazioni alle quali Confalonieri replica dicendo: “Mi scusi , bastava che lei venisse da me e glielo facevo con la mutua“. Il paziente, come scrive il gip, avrebbe subito “complicanze post operatorie” a seguito di un “impianto di protesi al ginocchio” al Pini eseguito da Confalonieri. E le “conseguenze negative dell’intervento di protesizzazione apparivano prevedibili già a priori, alla luce del quadro clinico“. Di fronte alle contestazioni del paziente sul suo operato il medico, scrive il gip, manifesta la “sua spregiudicata propensione all’intervento” e ridendo gli dice: “Lei è un bel tipo … abbiamo tentato gliel’ho già detto abbiamo tentato”.
I CASI/4 – CONFALONIERI SPINSE COLLEGA A OPERARE NONOSTANTE AVESSE LA VARICELLA
Sempre nell’ordinanza si legge che Norberto Confalonieri “pur essendo a conoscenza che un membro della sua équipe fosse altamente infettivo” perché aveva preso la varicella “è arrivato al punto di consigliargli di operare malgrado rischiasse di contagiare il paziente“. Lo scrive il gip di Milano Teresa De Pascale in un passaggio dell’ordinanza. “Ma che c.. devi fare – dice il primario al collega – con un pò di varicella” . Quando il collaboratore esita, Confalonieri aggiunge: “Vai, vai tranquillo!”.
I CASI/5 – LA DISABILE CHE IL PRIMARIO VOLLE OPERARE E MORI’ PER INSUFFICIENZA RESPIRATORIA
Il primario anestesista del Pini, Rocco Rizzo, ha messo a verbale che le “operazioni chirurgiche, in alcuni casi, sono state esasperate, a causa del suo interventismo”. Per esempio, ha raccontato, “ricordo di un caso, avvenuto circa 8-9 anni fa, di una ragazza disabile, paziente del Dottor Confalonieri” poi morta “per insufficienza respiratoria acuta” dopo l’ operazione. “Pur volendo il chirurgo intervenire, l’intervento è stato rinviato per due volte” e infine “si è deciso di effettuare un intervento di minore impatto chirurgico”, visti “i numerosi solleciti del chirurgo Confalonieri e della madre della paziente”. La disabile è poi morta dopo l’operazione e “l’azienda ospedaliera ha dovuto risarcire i genitori della ragazza”.
CHIESTO IL SEQUESTRO DI 62 CARTELLE CLINICHE
Bisogna “procedere al sequestro delle 62 cartelle cliniche” dei pazienti operati da Norberto Confalonieri “per verificare se sono state impiantate protesi senza alcuna necessità clinica e la gravità delle lesioni cagionate”. Lo scrive il gip nell’ordinanza con cui ha disposto i domiciliari per episodi di corruzione e turbativa d’asta, ma non la misura in carcere come avevano chiesto i pm anche per tre casi di lesioni su pazienti. A detta del giudice per le indagini preliminari, gli inquirenti devono indagare ancora su quei casi e anche su molti altri interventi, tanto che nel provvedimento il giudice riporta altre intercettazioni su un’altra decina di operazioni effettuate da Confalonieri. In una telefonata del 29 ottobre del 2015, ad esempio, il medico diceva: “Ho rivisto una … revisione di protesi d’anca … puttana Eva si era staccata … è un vecchietto di 91 anni“. E ancora: “Ho finito adesso di fare un disastro di revisione d’anca che l’avevo cementato … mi è saltato tutto il cemento“. Per il gip Confalonieri potrebbe inquinare le prove, prendendo “contatto con i pazienti, il personale ospedaliero, nonché con gli altri indagati coinvolti nella vicenda”. Il primario, spiega ancora il gip, “risulta avere un particolare carisma nei rapporti con pazienti e colleghi, che riesce a circuire e influenzare nelle decisioni”.
ORDINE DEI MEDICI DI MILANO: “LO SOSPENDEREMO APPENA LA PROCURA COMUNICHERA’ L’ARRESTO”
Il presidente dell’Ordine dei medici di Milano Roberto Carlo Rossi ha spiegato all’AdnKronos che “quando la Procura di Milano ci comunicherà ufficialmente l’arresto di Norberto Confalonieri, per il medico scatterà la sospensione di diritto. Questo prevedono le regole”. Ci deve infatti essere una comunicazione in via ufficiale da parte dell’autorità competente. Il numero uno dei camici meneghini, “da uomo, prima che da presidente dell’Ordine”, ha espresso “sdegno per il contenuto delle intercettazioni che vengono riportate in queste ore. Se fosse vero tutto questo lascia esterrefatti, sarebbe una cosa esecrabile per un uomo e ancora di più per un medico. Come sempre si fa in questi casi, capiremo cosa è successo e aspettiamo di avere notizie dalla Procura. Poi ci muoveremo sulla base degli atti che i magistrati ci daranno. Si entrerà nel merito della vicenda quando sarà il momento, prima non ci si può esprimere, o precostituirei un giudizio”.
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PIDDINI O PIDIOTI, E NON SOLO????




UN CLASSE 1935, IN SETTIMANA HA FATTO UN'AFFERMAZIONE FORTE, PESANTE.

STANCO DELLE VICENDE DI TUTTI I GIORNI DA PARTE DEI POLITICANTI, TUTTI, SE NE E' USCITO COSI':

DEVONO ESSERE FUCILATI TUTTI.

NON L'AVEVO MAI SENTITO FARE DI QUESTE CONSIDERAZIONI.

SEGNO CHE DEVE ESSERE PROPRIO STANCO E PROVATO DOPO AVER PASSATO DAL DOPO GUERRA A COSTRUIRE IN QUESTA SOCIETA'.




Boldrini vuole commemorare i morti di Londra
Dai banchi del centrosinistra il coro: “Nooo”


La presidente della Camera annuncia l’ultimo voto della giornata sul decreto Terremoto, ma si interrompe
I deputati, in particolare dalle parti del Pd, reagiscono quasi stizziti. Poi l’Aula osserva il minuto di silenzio

Politica
“Noo!”: è l’urlo che si è sentito nell’aula della Camera quando la presidente Laura Boldrini stava annunciando la commemorazione delle vittime dell’attentato di Londra prima dell’ultima votazione della giornata, sul decreto terremoto. “Ora dobbiamo fare una commemorazione…”: ma è giovedì, ultimo giorno di lavoro in Parlamento e in tanti, spazientiti, non la lasciano finire e urlano “noo!”, probabilmente non avendo capito cosa stava per accadere. Boldrini si volta in particolare verso i banchi del centrosinistra e replica: “Chiedo rispetto”. La commemorazione si chiude con un minuto di silenzio e un applauso di tutta l’Aula
di F. Q.
Ultima modifica di UncleTom il 25/03/2017, 5:10, modificato 1 volta in totale.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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D’ACCORDO CHE IL 2017 E’ L’ANNO DELLA SFIGA. MA MI SEMBRA CHE SE NE STIANO ANDANDO IN TANTI.

Cronaca | Di F. Q.
Addio a Giacomo Vaciago. Economista, fu
consigliere di Prodi e sindaco di Piacenza


IN SETTIMANA SONO MANCATI TOMAS MILLIAN, “ER MONNEZZA”, E CINO TORTORELLA.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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MESSA DA REQUIEM DI UNA DEMOCRAZIA

https://www.bing.com/videos/search?q=me ... &FORM=VIRE




Voltagabbana in Parlamento, mai così tanti. Compagna, l’uomo dei record: “Liberi di sconfessare gli elettori”

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03 ... i/3469130/
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Re: Diario della caduta di un regime.

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E ADESSO CHE SUCCEDE???????????????????????????????????????
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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‘Chiattona, disturba pure a 100 metri di distanza’
De Luca insulta la capogruppo M5S in Regione




Il presidente della Campania, dopo le minacce a Rosy Bindi e il sarcasmo sulla Raggi, torna a offendere
una donna: stavolta tocca a Valeria Ciarambino. Di Maio: “Cafone”. Grillo: “Ecco la classe dirigente Pd”

Politica
L’ha chiamata “chiattona“, cioè grassa in dialetto napoletano. È l’offesa rivolta dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca, a Valeria Ciarambino, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale. Parlando con i giornalisti a margine del consiglio regionale, il presidente ha parlato di una “signora che disturba anche quando sta a cento metri di distanza”
di F. Q.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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ECCO PERCHE’ ANGELINO JOLIE VUOLE LA TESTA DI CAMPOSANTO DELL’ORTO.

NON SOPPORTA LA SATIRA VERACE.




25 mar 2017 15:53
“NCD E’ MORTO. E ORA COME FAMO?”

– LA SATIRA DI LUCCI CHE A “NEMO” HA INSCENATO IL FUNERALE DEL NUOVO CENTRO DESTRA E LE GAG DI “GAZEBO” MANDANO IN TILT ALFANO CHE CHIEDE LA TESTA DEL DG RAI CAMPO DALL’ORTO


– LA REPLICA: "VADO AVANTI"


– IL CONSIGLIERE DI VIALE MAZZINI FRECCERO: NON SONO NEANCHE EDITTI MA CAPRICCI


– INTANTO ANGELINO APRE IL FUOCO CONTRO IL GOVERNO ANCHE SUI VOUCHER


- VIDEO -

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 144392.htm



Giovanna Casadio e Annalisa Cuzzocrea per la Repubblica

Si scaricano sulla Rai, le tensioni interne della maggioranza. Che vede all' attacco - stavolta - il ministro degli Esteri Angelino Alfano. Il leader di Alternativa popolare parla di un governo che ha perso il suo profilo riformatore, una «sinistra da indietro tutta» che sui voucher «va dietro alla Cgil».

Poi affonda sulla gestione di viale Mazzini, definendo il direttore generale Antonio Campo Dall' Orto «la scelta peggiore di Renzi». «Farebbe prima a dimettersi lui che a chiudere trasmissioni », dice Alfano riferendosi a Parliamone sabato. «Il servizio pubblico ha fallito in tutti gli obiettivi, il diretto interessato dovrebbe prenderne atto, ma mi pare abbia la testa dura e tenda alla sordità».

Dalla Rai, filtra che la sordità di cui parla Alfano è quella alle sue richieste di eliminare le gag su di lui dalla trasmissione Gazebo. Mentre la "goccia" che lo avrebbe portato a frasi tanto dure, sarebbe stato - secondo quanto raccontano in molti, compreso il consigliere Carlo Freccero - il "funerale" di Ncd sceneggiato dall' ex jena Enrico Lucci a Nemo, giovedì scorso. Il ministro avrebbe provato a fermarne la messa in onda. Senza riuscirci.

«Non sono neanche editti, ma capricci - dice Freccero - tutto questo è stancante, non c' è mai un' analisi fatta per il bene dell' azienda ». Ma mentre un altro consigliere, Guelfo Guelfi, difende il dg («La Rai di Campo Dall' Orto sta andando come non è mai andata nella storia recente di questo Paese, la media del prime time supera il 40%»), il senatore Francesco Verducci, della commissione di Vigilanza, sottolinea gravi mancanze: «Bene la fiction, bene il digitale, ma servono risposte sull' informazione e sui troppi precari che reggono l' azienda con contratti vergognosi».

E Michele Anzaldi - ora uomo-comunicazione dell' ex premier Renzi, che pure il dg lo ha nominato - attacca: «Quella di Alfano politicamente è una bomba atomica, i dirigenti Rai non lo capiscono perché sono ignoranti ». È accusato di non ascoltare e di non capire la politica, il dg. E non da ieri. Ma ai suoi dice che intende andare avanti «finché c' è strada», e chi lavora con lui ne fa un vanto: «Pensate se dovessimo concedere a un leader di partito di non fare servizi come quelli di Lucci». A difenderlo, a sorpresa, il presidente della Vigilanza Roberto Fico (M5S): «Con quale credibilità può discettare di servizio pubblico chi con i governi Berlusconi ha contribuito a ridurlo in frantumi? Proprio Alfano su questo deve tacere».

La partita Rai si somma alla fibrillazione tra Renzi e il governo, specie i ministri tecnici. Carlo Calenda, il responsabile dello Sviluppo, non ci sta a finire nel mirino dell' ex premier, molto critico verso le politiche economiche dell' esecutivo . E difende le decisioni prese: «Ci sono riforme già avviate e solo da condurre in porto, come l' industria 4.0, con 20 miliardi di incentivi fiscali per le imprese che investono in tecnologia e competenze, la Strategia energetica nazionale, il ddl concorrenza su cui ora è stata messa la fiducia».

Poi elenca le grandi crisi (Ilva, Alitalia, Piombino, Alcoa) di cui si sta occupando. Dossier per cui c' è bisogno di una navigazione lunga e stabile del governo Gentiloni, aveva già detto Calenda. Lorenzo Guerini ed Ettore Rosato rispondono invece ad Alfano: «La strada delle riforme continua uguale con questo governo», dice il vicesegretario pd. «Sui voucher, niente minacce», avverte il capogruppo dem.
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