Francesco un papa ...Cristiano!
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
CRISTO SI E' FERMATO A EMPOLI.....
"Io, ex sacerdote malato di Sla, rivendico la scelta di finire la mia vita"
Mentre riprende alla Camera il dibattito per la legge sul testamento biologico, il 29 marzo il Senato ospita la proiezione del film “La natura delle cose”, in cui Angelo Santagostino, filosofo ed ex prete costretto dalla malattia a comunicare soltanto grazie a un lettore ottico, ribadisce il valore sacro dell’ascolto e del libero arbitrio.
di Caterina Pasolini, da Repubblica, 22 marzo 2017
"Escono le lacrime e mi scendono sulla faccia. Si muovono. Ecco, loro non sono malate di Sla Le emozioni non si ammaleranno mai. È bello ma mi fa paura. Se i miei occhi si bloccassero prima delle mie emozioni, prima che muoia. Come farò?" È quella l'angoscia di Angelo Santagostino, 70 anni, ex sacerdote, filosofo, malato terminale di sindrome laterale amiotrofica che lo ha reso completamente paralizzato: perdere il suo sguardo, unico contatto e ponte col mondo, grazie al lettore ottico che gli regala la voce che non ha più. E da cristiano e credente chiede la libertà di scelta sulla sua fine.
Una libertà che ancora in Italia non è sancita per legge. Oggi infatti alla Camera si ricomincia a discutere di testamento biologico, del diritto di ognuno di scegliere riguardo al finire della vita. E mercoledì prossimo - 29 marzo - la storia di Angelo Santagostino, sacerdote che ha buttato la tonaca per amore, marito innamorato, padre affettuoso, amante della montagna e delle passeggiate, dal 2008 inchiodato dalla Sla, sarà nelle sale cinematografiche e in Senato. Lui che il suo testamento biologico lo ha gia scritto. Ai figli, al medico: nessuna cura per allungare una vita già durissima, solo antidolorifici e se viene un'infezione nessun antibiotico.
Santagostino nei cinema e in Senato. È infatti il protagonista di un interessante film documentario, "La natura delle cose" di Laura Viezzoli, presentato a Locarno, vincitore del Trieste film festival. Sessanta minuti di racconto, ragionamento, sensibilità ed emozione, tra immagini di astronauti e filmini super otto, sulla malattia e libertà di scelta del proprio destino, che verranno proiettati nel pomeriggio a palazzo Madama su iniziativa del senatore Luigi Manconi, presidente della commissione sui diritti umani, con la partecipazione di Marco Cappato dell'associazione Coscioni e della figlia di Angelo, Sara. Per un dibattito sul tema: la fatica di vivere, la fatica di morire.
Il film è la storia di un'amicizia lunga un anno di riprese e discussioni tra una regista di 35 anni e un filosofo di 70. L'immobilità del corpo di Angelo è solo un punto di partenza per esplorare le mille possibilità della mente, un viaggio tra luci e le ombre dell'animo umano per prendere coscienza dei propri limiti e ribadire il valore sacro dell'ascolto e del libero arbitrio. Discutendo di tempo e speranza, tra filosofia e bisogni, tra silenzio e sogni mentre "il ventilatore polmonare non si ferma e continua a pompare aria nei polmoni".
La malattia di Angelo è mostrata senza sconti, senza pietismi. Semplicemente com'è, nella sua durezza, e solitudine, tra la necessità di un badante che lo accudisca a tempo pieno, lo lavi, sbarbi, sposti come una bambola, di un cibo che è "tre ore di infusione totalmente insapore" un puntatore ottico per parlare con i figli, il fisioterapista, il badante che lo accudisce con affetto. Parla del "dolore che arriva sempre di notte ed è tremendo. Gli antidolorifici sempre più potenti non bastano. E così quando non ce la faccio più sogno che prendo e con le mie mani stacco il tubo del respiratore e mi lascio morire". Dolore ma anche racconti pieni di vita, di passione per l'esistenza, per moglie e figli, passeggiate in montagna e remate al mare e sul lago, mentre tra voli di astronauti liberi nello spazio quanto lui è inchiodato sulla terra, scorrono le immagini dei super otto familiari colorati, in bianco e nero.
VIDEO:
http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... -mia-vita/
"Io, ex sacerdote malato di Sla, rivendico la scelta di finire la mia vita"
Mentre riprende alla Camera il dibattito per la legge sul testamento biologico, il 29 marzo il Senato ospita la proiezione del film “La natura delle cose”, in cui Angelo Santagostino, filosofo ed ex prete costretto dalla malattia a comunicare soltanto grazie a un lettore ottico, ribadisce il valore sacro dell’ascolto e del libero arbitrio.
di Caterina Pasolini, da Repubblica, 22 marzo 2017
"Escono le lacrime e mi scendono sulla faccia. Si muovono. Ecco, loro non sono malate di Sla Le emozioni non si ammaleranno mai. È bello ma mi fa paura. Se i miei occhi si bloccassero prima delle mie emozioni, prima che muoia. Come farò?" È quella l'angoscia di Angelo Santagostino, 70 anni, ex sacerdote, filosofo, malato terminale di sindrome laterale amiotrofica che lo ha reso completamente paralizzato: perdere il suo sguardo, unico contatto e ponte col mondo, grazie al lettore ottico che gli regala la voce che non ha più. E da cristiano e credente chiede la libertà di scelta sulla sua fine.
Una libertà che ancora in Italia non è sancita per legge. Oggi infatti alla Camera si ricomincia a discutere di testamento biologico, del diritto di ognuno di scegliere riguardo al finire della vita. E mercoledì prossimo - 29 marzo - la storia di Angelo Santagostino, sacerdote che ha buttato la tonaca per amore, marito innamorato, padre affettuoso, amante della montagna e delle passeggiate, dal 2008 inchiodato dalla Sla, sarà nelle sale cinematografiche e in Senato. Lui che il suo testamento biologico lo ha gia scritto. Ai figli, al medico: nessuna cura per allungare una vita già durissima, solo antidolorifici e se viene un'infezione nessun antibiotico.
Santagostino nei cinema e in Senato. È infatti il protagonista di un interessante film documentario, "La natura delle cose" di Laura Viezzoli, presentato a Locarno, vincitore del Trieste film festival. Sessanta minuti di racconto, ragionamento, sensibilità ed emozione, tra immagini di astronauti e filmini super otto, sulla malattia e libertà di scelta del proprio destino, che verranno proiettati nel pomeriggio a palazzo Madama su iniziativa del senatore Luigi Manconi, presidente della commissione sui diritti umani, con la partecipazione di Marco Cappato dell'associazione Coscioni e della figlia di Angelo, Sara. Per un dibattito sul tema: la fatica di vivere, la fatica di morire.
Il film è la storia di un'amicizia lunga un anno di riprese e discussioni tra una regista di 35 anni e un filosofo di 70. L'immobilità del corpo di Angelo è solo un punto di partenza per esplorare le mille possibilità della mente, un viaggio tra luci e le ombre dell'animo umano per prendere coscienza dei propri limiti e ribadire il valore sacro dell'ascolto e del libero arbitrio. Discutendo di tempo e speranza, tra filosofia e bisogni, tra silenzio e sogni mentre "il ventilatore polmonare non si ferma e continua a pompare aria nei polmoni".
La malattia di Angelo è mostrata senza sconti, senza pietismi. Semplicemente com'è, nella sua durezza, e solitudine, tra la necessità di un badante che lo accudisca a tempo pieno, lo lavi, sbarbi, sposti come una bambola, di un cibo che è "tre ore di infusione totalmente insapore" un puntatore ottico per parlare con i figli, il fisioterapista, il badante che lo accudisce con affetto. Parla del "dolore che arriva sempre di notte ed è tremendo. Gli antidolorifici sempre più potenti non bastano. E così quando non ce la faccio più sogno che prendo e con le mie mani stacco il tubo del respiratore e mi lascio morire". Dolore ma anche racconti pieni di vita, di passione per l'esistenza, per moglie e figli, passeggiate in montagna e remate al mare e sul lago, mentre tra voli di astronauti liberi nello spazio quanto lui è inchiodato sulla terra, scorrono le immagini dei super otto familiari colorati, in bianco e nero.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
IL MONDO VA’ ALLA ROVESCIA
Per chi non c’era o per chi non si ricorda, per sole due ore Papa Giovanni XXIII salvò il pianeta da una catastrofe nucleare, (1962) facendo tornare indietro le navi russe cariche di missili destinati a Cuba.
Abbiamo goduto da allora, un abbuono di 55 anni di vita.
Google lo ricorda così:
Kennedy, Krusciov e Giovanni XXIII: storia di una pace inaspettata
http://www.aggiornamentisociali.it/.../ ... na-pace-in...
Nel 1962, con la crisi di Cuba, il mondo precipita verso la guerra nucleare. .... Ora abbiamo una causa comune, salvare il mondo da coloro che ci stanno ... L'acme fu il discorso di Kennedy all'American University nel giugno del 1963.
1962, quando il Papa impedì l'olocausto nucleare - Storico.org
http://www.storico.org/dopoguerra_torme ... _cuba.html
1. Copia cache
La «crisi di Cuba» e il ruolo fondamentale che ebbe Papa Giovanni XXIII per la sua ... del Concilio Vaticano II, voluto con forza da Giovanni XXIII, il «Papa Buono». ... Giovagnoli: «Nel cuore e anche nel magistero di Giovanni XXIII, il Concilio e la ... sovietica e quindi, molto probabilmente, lo scoppio di una guerra nucleare).
“Fu Giovanni XXIII ad evitare la III Guerra Mondiale” | Korazym.org
http://www.korazym.org/14462/fu-giovann ... -mondiale/
1. Copia cache
2. Simili
26 apr 2014 - Da un momento all'altro poteva scoppiare una nuova guerra di ... XXIII che si evitò la catastrofe di una terza guerra mondiale nucleare”. Rivelerà poi Krusciov a Cousins il 13 dicembre 1962: “L'appello del ... aprisse l'inizio a un'approfondita riflessione sulla pace nel mondo, al fine di svilupparne la cultura”.
Oggi, i papi si dimettono.
apr 2017 13:07
“ECCO PERCHÉ BERGOGLIO PUÒ DIMETTERSI”
- GOTTI TEDESCHI INTRAVEDE UN FUTURO ALLA RATZINGER PER PAPA FRANCESCO: “LA RINUNCIA È UN MEZZO PER CONSEGUIRE UN FINE. SI PUÒ CONSIDERARE CONCLUSO IL LAVORO DI UN PAPA QUANDO HA REALIZZATO QUELLO CHE SI ERA PREFISSO O PENSASSE DI NON RIUSCIRCI PIÙ?”
Ettore Gotti Tedeschi per “la Verità”
L'ex capo dei gesuiti ha di recente dichiarato che Bergoglio avrebbe preso in considerazione le dimissioni. Se papa Pio VII, appena liberato dalla prigionia in Francia voluta da Napoleone, non avesse ricostituito la Compagnia di Gesù nel 1814 (la soppressione avvenne nel 1773 per decisione di Clemente XIV), non avremmo oggi un grande pontefice gesuita, che ha preso in considerazione l' ipotesi di dimettersi.
Il Santo padre Francesco ha anche indicato come suo modello papa Celestino V, noto ai più per la famosa «gran rinuncia» (non «gran rifiuto», come invece si dice), ma altrettanto storicamente importante per altre due ragioni. La prima è che, per la prima volta nella storia, fece il Papa fuori dallo Stato pontificio (a Napoli). La seconda è che grazie alla sua «rinuncia», gli successe il famoso Bonifacio VIII (quello che Dante considera simoniaco), che come prima cosa fece imprigionare l' emerito Celestino V.
Papa Bergoglio ha spiegato che considera la rinuncia di Benedetto XVI una «sfida» di cui tener conto. Forse per dare un avvertimento agli oppositori che si oppongono alle sue riforme? Il pontefice invita anche a considerare la figura di papa emerito un'istituzione. È comprensibile, dato che la scienza sa allungare così tanto la vita, ma non sa perfezionarla nelle fasi finali, tanto che lo stesso papa Bergoglio dice: «Chiedo al buon Dio che mi porti con sé quando i cambiamenti diventeranno irreversibili».
Sarà stata questa considerazione a generare il sospetto che il prestigiosissimo presidente dei giuristi cattolici (professor Francesco D' Agostino) possa essersi affrettato a scrivere che l' attuale disegno di legge sul fine vita non è finalizzato a introdurre in Italia una normativa che legalizzi l'eutanasia? Chissà che ne pensa il cardinal Bagnasco, presidente della Cei, che non credo condivida.
Credo che ogni Papa lasci traccia di sé, della sua fede, del suo pensiero filosofico-teologico, del suo magistero, delle sue riforme. Lascia traccia nel tempo in cui vive e opera e lascia eredità di quello che ha fatto ai successori. Un Papa ha certamente un superiore senso soprannaturale della vita, poiché deve convincere a far sì che il mondo intero lo apprenda. Il Papa quando parla, con o senza forma «magisteriale», è sempre la massima autorità morale al mondo, ascoltato e interpretato da tutti.
Quando un cardinale accetta nel conclave di esser eletto Papa, sa (grazie allo Spirito santo) perché in quel momento gli viene proposta la nomina e perché la accetta. Quando decidesse di lasciare, rinunciare, saprebbe perché lo sta facendo. Se, ho detto «se», decidesse di lasciare perché influenzato o turbato da qualcosa, significa che quel qualcosa ha un significato molto importante per il mondo intero.
La «rinuncia» è infatti un mezzo, per conseguire un fine. Spesso mi sono posto un paio di domande razionali in proposito: questa decisione di rinunciare può esser pragmatica? Quindi si può considerare concluso il lavoro di un Papa quando ha realizzato quello che si era prefisso o pensasse di non riuscirci più?
Come il lavoro di un manager o un politico? Ma se ciò fosse, la figura del Papa non sarebbe sempre più umanizzata, professionalizzata, con crescita di perplessità sulla sua autorità e infallibilità? Queste sono solo domande aperte, non sono certo rivolte a Benedetto XVI, né al Santo padre Francesco.
Ci son stati Papi santi e meno santi, Papi rivoluzionari, innovatori e restauratori, che hanno segnato le sorti del mondo intero. Negli ultimi 50 anni però il mondo è molto cambiato, l'attacco alla chiesa e al Papa da esterno è diventato molto più interno, e perciò più difficile da identificare. Benedetto XVI ha espresso una forma di rinuncia complessa da intendere, ancora oggi. Per cercar di capirla si dovrebbero capire i tempi, le circostanze e la successiva successione.
Per capire quello che potrebbe un giorno decidere il Pontefice, se anche lui dovesse decidere di rinunciare in piena lucidità (come è stato per Benedetto), si dovrebbe poter intendere i problemi dei tempi prossimi che richiederebbero la successione. Se quanto annunciato come ipotesi, da parte di papa Francesco, accadesse, per capirne le ragioni, basterà vedere chi sarà il successore e che farà. La rinuncia, lo ripeto, è infatti solo un mezzo, non è un fine. Ma la Chiesa è di Cristo, non del potere gnostico del disordine mondiale. E Cristo, lui, non rinuncia certamente alla sua Chiesa.
Per chi non c’era o per chi non si ricorda, per sole due ore Papa Giovanni XXIII salvò il pianeta da una catastrofe nucleare, (1962) facendo tornare indietro le navi russe cariche di missili destinati a Cuba.
Abbiamo goduto da allora, un abbuono di 55 anni di vita.
Google lo ricorda così:
Kennedy, Krusciov e Giovanni XXIII: storia di una pace inaspettata
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Nel 1962, con la crisi di Cuba, il mondo precipita verso la guerra nucleare. .... Ora abbiamo una causa comune, salvare il mondo da coloro che ci stanno ... L'acme fu il discorso di Kennedy all'American University nel giugno del 1963.
1962, quando il Papa impedì l'olocausto nucleare - Storico.org
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La «crisi di Cuba» e il ruolo fondamentale che ebbe Papa Giovanni XXIII per la sua ... del Concilio Vaticano II, voluto con forza da Giovanni XXIII, il «Papa Buono». ... Giovagnoli: «Nel cuore e anche nel magistero di Giovanni XXIII, il Concilio e la ... sovietica e quindi, molto probabilmente, lo scoppio di una guerra nucleare).
“Fu Giovanni XXIII ad evitare la III Guerra Mondiale” | Korazym.org
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2. Simili
26 apr 2014 - Da un momento all'altro poteva scoppiare una nuova guerra di ... XXIII che si evitò la catastrofe di una terza guerra mondiale nucleare”. Rivelerà poi Krusciov a Cousins il 13 dicembre 1962: “L'appello del ... aprisse l'inizio a un'approfondita riflessione sulla pace nel mondo, al fine di svilupparne la cultura”.
Oggi, i papi si dimettono.
apr 2017 13:07
“ECCO PERCHÉ BERGOGLIO PUÒ DIMETTERSI”
- GOTTI TEDESCHI INTRAVEDE UN FUTURO ALLA RATZINGER PER PAPA FRANCESCO: “LA RINUNCIA È UN MEZZO PER CONSEGUIRE UN FINE. SI PUÒ CONSIDERARE CONCLUSO IL LAVORO DI UN PAPA QUANDO HA REALIZZATO QUELLO CHE SI ERA PREFISSO O PENSASSE DI NON RIUSCIRCI PIÙ?”
Ettore Gotti Tedeschi per “la Verità”
L'ex capo dei gesuiti ha di recente dichiarato che Bergoglio avrebbe preso in considerazione le dimissioni. Se papa Pio VII, appena liberato dalla prigionia in Francia voluta da Napoleone, non avesse ricostituito la Compagnia di Gesù nel 1814 (la soppressione avvenne nel 1773 per decisione di Clemente XIV), non avremmo oggi un grande pontefice gesuita, che ha preso in considerazione l' ipotesi di dimettersi.
Il Santo padre Francesco ha anche indicato come suo modello papa Celestino V, noto ai più per la famosa «gran rinuncia» (non «gran rifiuto», come invece si dice), ma altrettanto storicamente importante per altre due ragioni. La prima è che, per la prima volta nella storia, fece il Papa fuori dallo Stato pontificio (a Napoli). La seconda è che grazie alla sua «rinuncia», gli successe il famoso Bonifacio VIII (quello che Dante considera simoniaco), che come prima cosa fece imprigionare l' emerito Celestino V.
Papa Bergoglio ha spiegato che considera la rinuncia di Benedetto XVI una «sfida» di cui tener conto. Forse per dare un avvertimento agli oppositori che si oppongono alle sue riforme? Il pontefice invita anche a considerare la figura di papa emerito un'istituzione. È comprensibile, dato che la scienza sa allungare così tanto la vita, ma non sa perfezionarla nelle fasi finali, tanto che lo stesso papa Bergoglio dice: «Chiedo al buon Dio che mi porti con sé quando i cambiamenti diventeranno irreversibili».
Sarà stata questa considerazione a generare il sospetto che il prestigiosissimo presidente dei giuristi cattolici (professor Francesco D' Agostino) possa essersi affrettato a scrivere che l' attuale disegno di legge sul fine vita non è finalizzato a introdurre in Italia una normativa che legalizzi l'eutanasia? Chissà che ne pensa il cardinal Bagnasco, presidente della Cei, che non credo condivida.
Credo che ogni Papa lasci traccia di sé, della sua fede, del suo pensiero filosofico-teologico, del suo magistero, delle sue riforme. Lascia traccia nel tempo in cui vive e opera e lascia eredità di quello che ha fatto ai successori. Un Papa ha certamente un superiore senso soprannaturale della vita, poiché deve convincere a far sì che il mondo intero lo apprenda. Il Papa quando parla, con o senza forma «magisteriale», è sempre la massima autorità morale al mondo, ascoltato e interpretato da tutti.
Quando un cardinale accetta nel conclave di esser eletto Papa, sa (grazie allo Spirito santo) perché in quel momento gli viene proposta la nomina e perché la accetta. Quando decidesse di lasciare, rinunciare, saprebbe perché lo sta facendo. Se, ho detto «se», decidesse di lasciare perché influenzato o turbato da qualcosa, significa che quel qualcosa ha un significato molto importante per il mondo intero.
La «rinuncia» è infatti un mezzo, per conseguire un fine. Spesso mi sono posto un paio di domande razionali in proposito: questa decisione di rinunciare può esser pragmatica? Quindi si può considerare concluso il lavoro di un Papa quando ha realizzato quello che si era prefisso o pensasse di non riuscirci più?
Come il lavoro di un manager o un politico? Ma se ciò fosse, la figura del Papa non sarebbe sempre più umanizzata, professionalizzata, con crescita di perplessità sulla sua autorità e infallibilità? Queste sono solo domande aperte, non sono certo rivolte a Benedetto XVI, né al Santo padre Francesco.
Ci son stati Papi santi e meno santi, Papi rivoluzionari, innovatori e restauratori, che hanno segnato le sorti del mondo intero. Negli ultimi 50 anni però il mondo è molto cambiato, l'attacco alla chiesa e al Papa da esterno è diventato molto più interno, e perciò più difficile da identificare. Benedetto XVI ha espresso una forma di rinuncia complessa da intendere, ancora oggi. Per cercar di capirla si dovrebbero capire i tempi, le circostanze e la successiva successione.
Per capire quello che potrebbe un giorno decidere il Pontefice, se anche lui dovesse decidere di rinunciare in piena lucidità (come è stato per Benedetto), si dovrebbe poter intendere i problemi dei tempi prossimi che richiederebbero la successione. Se quanto annunciato come ipotesi, da parte di papa Francesco, accadesse, per capirne le ragioni, basterà vedere chi sarà il successore e che farà. La rinuncia, lo ripeto, è infatti solo un mezzo, non è un fine. Ma la Chiesa è di Cristo, non del potere gnostico del disordine mondiale. E Cristo, lui, non rinuncia certamente alla sua Chiesa.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Pasqua, Papa Francesco: “Soccorrere nuovi schiavi, bimbi sfruttati e migranti. Fermare il traffico d’armi”
Cronaca
Il Pontefice nel messaggio Urbi et Orbi davanti a 60mila fedeli ha rivolto il suo pensiero alle vittime dei drammi contemporanei. In una lettera inviata al vescovo di Assisi Sorrentino invece ha denunciato la "scandalosa realtà del divario tra indigenti e chi detiene la massima parte della ricchezza"
di F. Q. | 16 aprile 2017
commenti (111)
91
Più informazioni su: Papa
“Soccorrere nuovi schiavi, bimbi sfruttati e migranti”. Papa Francesco nel messaggio Urbi et Orbi in occasione delle celebrazioni per la Santa Pasqua a San Pietro ha rivolto il suo pensiero alle vittime contemporanee davanti a circa 60mila fedeli provenienti da tutto il mondo. “Il Pastore risorto”, ha detto, “si fa carico di quanti sono vittime di antiche e nuove schiavitù: lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze”; si fa carico dei bambini e degli adolescenti “sfruttati” e “di chi ha il cuore ferito per le violenze che subisce entro le mura della propria casa”; “si fa compagno di strada” dei “migranti forzati”, “costretti a lasciare la propria terra a causa di conflitti armati, di attacchi terroristici, di carestie, di regimi oppressivi”.
Il Pontefice ha quindi parlato del conflitto sanguinario in Siria: “Il Signore Risorto guidi i passi di chi cerca la giustizia e la pace; e doni ai responsabili delle Nazioni il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti e di fermare il traffico delle armi. In modo particolare sostenga gli sforzi di quanti si adoperano attivamente per portare sollievo e conforto alla popolazione civile in Siria, l’amata e martoriata Siria, vittima di una guerra che non cessa di seminare orrore e morte. E’ di ieri l’ultimo ignobile attacco ai profughi in fuga che ha provocato numerosi morti e feriti”. Il pensiero del Papa si è rivolto anche alle altre terre tormentate da conflitti senza fine: “Doni pace a tutto il Medio Oriente, a partire dalla Terra Santa, come pure in Iraq e nello Yemen. Non manchi la vicinanza del Buon Pastore alle popolazioni del Sud Sudan, del Sudan, della Somalia e della Repubblica Democratica del Congo, che patiscono il perpetuarsi di conflitti, aggravati dalla gravissima carestia che sta colpendo alcune regioni dell’Africa”.
Nel corso dell’omelia, pronunciata interamente a braccio, il Papa ha parlato anche dei dubbi di chi crede. “La Chiesa non cessa di dire, alle nostre sconfitte, ai nostri cuori chiusi e timorosi: ‘fermati, il Signore è risorto’. Ma se il Signore è risorto, come succedono queste cose? Come succedono tante disgrazie, malattie, traffico di persone, tratta di persone, guerre, distruzioni, mutilazioni, vendette, odio? Ma dov’è il Signore?”. “Ieri ho telefonato a un ragazzo con una malattia grave e parlando, per dare un segno di fede, un ragazzo colto, un ingegnere, gli ho detto: ‘ma non ci sono spiegazioni per quello che succede a te, guarda Gesù in croce, Dio ha fatto questo col suo figlio e non c’è altra spiegazione’. E lui mi ha risposto: ‘sì, ma lui ha domandato al figlio, che ha detto di sì. A me non è stato chiesto se volevo questo’. E questo ci commuove. A nessuno di noi viene chiesto ‘ma stai contento con quello che accade nel mondo? Sei disposto a portare avanti questa croce?’. E la croce va avanti. E la fede in Gesù viene giù. E oggi la Chiesa continua a dire ‘fermati, Gesù è risorto’, e questa non è una fantasia: la Resurrezione di Cristo non è una festa con tanti fiori, questo è bello, ma non è questo, è di più. E’ il mistero della pietra scartata che finisce per essere il fondamento della nostra esistenza”. Quindi cosa chiede la Chiesa di fronte a tante tragedie? “Questo semplicemente: la pietra scartata non risulta scartata, i sassolini che credono e si attaccano a quella pietra non vanno scartati, hanno un senso. E con questo sentimento la Chiesa ripete, ma da dentro il cuore, ‘Cristo è risorto’. Pensiamo un po’ ognuno di noi ai problemi quotidiani, alle malattie che noi abbiamo vissuto, che qualcuno dei nostri parenti ha vissuto, alle guerre, alle tragedie umane. E semplicemente, con voce umile, senza fiori, solo davanti a Dio, davanti a noi: ‘non so come va questo, ma sono sicuro che Cristo è risorto, e io ho scommesso su questo. Fratelli e sorelle – ha concluso – questo è quello che mi viene di dirvi tornate a casa oggi ripetendo nel vostro cuore, ‘Cristo è risorto'”.
In una lettera inviata al vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino per l’inaugurazione del nuovo Santuario della Spogliazione, infine Francesco ha denunciato la “scandalosa realtà” del “divario tra lo sterminato numero di indigenti, spesso privi dello stretto necessario, e la minuscola porzione di possidenti che detengono la massima parte della ricchezza e pretendono di determinare i destini dell’umanità”: “siamo di fronte a un fenomeno di ‘inequità globale’ e di ‘economia che uccide'”, ha ribadito citando la sua Evangelii gaudium.
Cronaca
Il Pontefice nel messaggio Urbi et Orbi davanti a 60mila fedeli ha rivolto il suo pensiero alle vittime dei drammi contemporanei. In una lettera inviata al vescovo di Assisi Sorrentino invece ha denunciato la "scandalosa realtà del divario tra indigenti e chi detiene la massima parte della ricchezza"
di F. Q. | 16 aprile 2017
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“Soccorrere nuovi schiavi, bimbi sfruttati e migranti”. Papa Francesco nel messaggio Urbi et Orbi in occasione delle celebrazioni per la Santa Pasqua a San Pietro ha rivolto il suo pensiero alle vittime contemporanee davanti a circa 60mila fedeli provenienti da tutto il mondo. “Il Pastore risorto”, ha detto, “si fa carico di quanti sono vittime di antiche e nuove schiavitù: lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze”; si fa carico dei bambini e degli adolescenti “sfruttati” e “di chi ha il cuore ferito per le violenze che subisce entro le mura della propria casa”; “si fa compagno di strada” dei “migranti forzati”, “costretti a lasciare la propria terra a causa di conflitti armati, di attacchi terroristici, di carestie, di regimi oppressivi”.
Il Pontefice ha quindi parlato del conflitto sanguinario in Siria: “Il Signore Risorto guidi i passi di chi cerca la giustizia e la pace; e doni ai responsabili delle Nazioni il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti e di fermare il traffico delle armi. In modo particolare sostenga gli sforzi di quanti si adoperano attivamente per portare sollievo e conforto alla popolazione civile in Siria, l’amata e martoriata Siria, vittima di una guerra che non cessa di seminare orrore e morte. E’ di ieri l’ultimo ignobile attacco ai profughi in fuga che ha provocato numerosi morti e feriti”. Il pensiero del Papa si è rivolto anche alle altre terre tormentate da conflitti senza fine: “Doni pace a tutto il Medio Oriente, a partire dalla Terra Santa, come pure in Iraq e nello Yemen. Non manchi la vicinanza del Buon Pastore alle popolazioni del Sud Sudan, del Sudan, della Somalia e della Repubblica Democratica del Congo, che patiscono il perpetuarsi di conflitti, aggravati dalla gravissima carestia che sta colpendo alcune regioni dell’Africa”.
Nel corso dell’omelia, pronunciata interamente a braccio, il Papa ha parlato anche dei dubbi di chi crede. “La Chiesa non cessa di dire, alle nostre sconfitte, ai nostri cuori chiusi e timorosi: ‘fermati, il Signore è risorto’. Ma se il Signore è risorto, come succedono queste cose? Come succedono tante disgrazie, malattie, traffico di persone, tratta di persone, guerre, distruzioni, mutilazioni, vendette, odio? Ma dov’è il Signore?”. “Ieri ho telefonato a un ragazzo con una malattia grave e parlando, per dare un segno di fede, un ragazzo colto, un ingegnere, gli ho detto: ‘ma non ci sono spiegazioni per quello che succede a te, guarda Gesù in croce, Dio ha fatto questo col suo figlio e non c’è altra spiegazione’. E lui mi ha risposto: ‘sì, ma lui ha domandato al figlio, che ha detto di sì. A me non è stato chiesto se volevo questo’. E questo ci commuove. A nessuno di noi viene chiesto ‘ma stai contento con quello che accade nel mondo? Sei disposto a portare avanti questa croce?’. E la croce va avanti. E la fede in Gesù viene giù. E oggi la Chiesa continua a dire ‘fermati, Gesù è risorto’, e questa non è una fantasia: la Resurrezione di Cristo non è una festa con tanti fiori, questo è bello, ma non è questo, è di più. E’ il mistero della pietra scartata che finisce per essere il fondamento della nostra esistenza”. Quindi cosa chiede la Chiesa di fronte a tante tragedie? “Questo semplicemente: la pietra scartata non risulta scartata, i sassolini che credono e si attaccano a quella pietra non vanno scartati, hanno un senso. E con questo sentimento la Chiesa ripete, ma da dentro il cuore, ‘Cristo è risorto’. Pensiamo un po’ ognuno di noi ai problemi quotidiani, alle malattie che noi abbiamo vissuto, che qualcuno dei nostri parenti ha vissuto, alle guerre, alle tragedie umane. E semplicemente, con voce umile, senza fiori, solo davanti a Dio, davanti a noi: ‘non so come va questo, ma sono sicuro che Cristo è risorto, e io ho scommesso su questo. Fratelli e sorelle – ha concluso – questo è quello che mi viene di dirvi tornate a casa oggi ripetendo nel vostro cuore, ‘Cristo è risorto'”.
In una lettera inviata al vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino per l’inaugurazione del nuovo Santuario della Spogliazione, infine Francesco ha denunciato la “scandalosa realtà” del “divario tra lo sterminato numero di indigenti, spesso privi dello stretto necessario, e la minuscola porzione di possidenti che detengono la massima parte della ricchezza e pretendono di determinare i destini dell’umanità”: “siamo di fronte a un fenomeno di ‘inequità globale’ e di ‘economia che uccide'”, ha ribadito citando la sua Evangelii gaudium.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
FINO A CHE PUNTO SI PUO’ SPINGERE, IN UNA SITUAZIONE DRAMMATICA COME QUESTA, UN PAPA COME JORGE MARIO BERGOGLIO?????
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
UN MONDO INQUIETO SU TUTTI I FRONTI
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Papa Francesco, gli oppositori continuano la guerra sotterranea. Ma Bergoglio rimane impassibile
di Marco Politi | 19 aprile 2017
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Marco Politi
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La lunga marcia dell’opposizione a papa Francesco segna un’altra tappa. Per sabato 22 aprile è in agenda a Roma (in un salone dell’Hotel Columbus a pochi passi dal Vaticano) un’adunata dei difensori del matrimonio indissolubile. Meglio, un raduno di coloro che attaccano la linea di Francesco espressa nel documento Amoris Laetitia: il documento postsinodale che apre la strada – a certe condizioni – alla comunione dei divorziati risposati.
Se qualcuno nell’entourage papale si illude ancora che fare finta di niente possa smorzare la guerra sotterranea, condotta dall’opposizione anti-Bergoglio contro la linea riformatrice dell’attuale pontificato, è meglio che abbandoni l’idea. Gli Anti-Bergoglio, come a suo tempo il Tea Party Movement contro Obama, non deporranno le armi finché sul trono papale non siederà un nuovo pontefice. L’obiettivo è di delegittimare sistematicamente Francesco.
“Fare chiarezza” è il titolo del convegno. E’ lo stesso slogan, che quattro Cardinali (Brandmueller, Burke, Caffarra e Meisner) hanno brandito in una lettera inviata settembre scorso al Papa e resa pubblica nel novembre successivo, con la quale lo invitavano a chiarire una serie di “dubbi” teologici. “Abbiamo constatato un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione, in merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa, anche tra vescovi, legati al capitolo ottavo di Amoris Laetitia”, scrissero i quattro porporati dissidenti. Per questo, aggiunsero, “è stato necessario rivolgersi al Papa. Egli non ha risposto … ”. E su questa base , invocando la proclamata contrapposizione tra le aperture di Francesco e la tradizione dottrinale per cui mai e poi mai si può dare la comunione a chi divorzia e si risposa una seconda volta (perché, dicono, sarebbe come sanzionare l’adulterio), l’opposizione continuerà a martellare. E’ una guerra di religione in cui non si prevedono compromessi.
D’altronde non c’è dubbio che tra la posizione di Giovanni Paolo II, totalmente intransigente su questo punto, e l’atteggiamento pastorale di Francesco la differenza sia netta. Papa Ratzinger, che pure avrebbe voluto da teologo affrontare l’argomento conoscendone la necessità, non riuscì a decidersi pur avendo nel cassetto varie bozze per risolvere la questione della validità dei matrimoni. Troppo forte era il richiamo a non toccare il tema dell’indissolubilità del matrimonio cattolico.
Tra il passato di condanna irremovibile e il presente di comprensione pastorale la contraddizione c’è. E’ inutile negarlo.
Già subito dopo l’emanazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia il conflitto era scoppiato. 45 sacerdoti e docenti di teologia (prudentemente anonimi) avevano pubblicato nel luglio 2016 una lettera indirizzata al decano del Collegio cardinalizio, cardinale Sodano, per sollecitare un intervento del Sacro Collegio affinché papa Francesco “correggesse gli errori” del suo documento. Era seguita l’escalation della Lettera dei 4 Cardinali. Il porporato americano Burke, ex presidente del Tribunale della Segnatura Apostolica (la Corte di Cassazione vaticana), aveva prospettato in una intervista persino la possibilità per la Chiesa di “correggere il Romano Pontefice”.
Il convegno “Fare chiarezza” del 22 aprile, serve per mantenere Francesco sotto pressione. L’ufficio stampa del convegno nega recisamente che la riunione voglia essere un gesto di “rivolta o un atto di slealtà” contro Francesco. Si tratta invece, per gli organizzatori, di manifestare “fedeltà a una dottrina sociale bimillenaria, che taluni vorrebbero stravolgere con l’intenzione di ‘modernizzare’ l’approccio della Chiesa al mondo”. Parole chiarissime. “Sarebbe questa – aggiungono – una resa che condannerebbe il cattolicesimo all’irrilevanza. Noi non ci stiamo”. Con il che la strategia dei ribelli anti-Bergoglio appare evidente. Sacra Tradizione contro perniciosa Modernizzazione.
Organizzatori dell’iniziativa sono due media dell’area tradizionalista: il giornale online La nuova bussola quotidiana e il mensile apologetico Il Timone. Gli stessi, che nell’immediata vigilia del Sinodo sulla Famiglia dell’ottobre 2015 convocarono a Roma un simposio internazionale “in difesa del perenne Magistero della Chiesa” con la partecipazione attiva dei cardinali Burke e Caffarra.
Questa volta si punta su una presenza di esponenti laici di varie nazioni. Tra gli italiani l’ex presidente del Senato Marcello Pera, secondo cui nella Chiesa cattolica odierna “si avvertono scricchiolii notevoli, derivati dal volersi conciliare con la marea laicista montante”. Un atto di accusa nemmeno tanto velato.
Dinanzi al montare della marea di opposizione, Francesco continua a rimanere impassibile. Durane la sua visita a Carpi il 2 aprile, ha abbracciato ostentatamente il cardinale Caffarra, uno degli autori della Lettera con i “dubbi” indirizzati al Papa. Tempo prima, in un’intervista molto articolata al Foglio, il cardinale già arcivescovo di Bologna aveva scandito: “Solo un cieco può negare … che nella Chiesa esiste una grande confusione, incertezza, insicurezza causate da alcuni paragrafi di Amoris Laetitia”.
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Papa Francesco, gli oppositori continuano la guerra sotterranea. Ma Bergoglio rimane impassibile
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Se qualcuno nell’entourage papale si illude ancora che fare finta di niente possa smorzare la guerra sotterranea, condotta dall’opposizione anti-Bergoglio contro la linea riformatrice dell’attuale pontificato, è meglio che abbandoni l’idea. Gli Anti-Bergoglio, come a suo tempo il Tea Party Movement contro Obama, non deporranno le armi finché sul trono papale non siederà un nuovo pontefice. L’obiettivo è di delegittimare sistematicamente Francesco.
“Fare chiarezza” è il titolo del convegno. E’ lo stesso slogan, che quattro Cardinali (Brandmueller, Burke, Caffarra e Meisner) hanno brandito in una lettera inviata settembre scorso al Papa e resa pubblica nel novembre successivo, con la quale lo invitavano a chiarire una serie di “dubbi” teologici. “Abbiamo constatato un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione, in merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa, anche tra vescovi, legati al capitolo ottavo di Amoris Laetitia”, scrissero i quattro porporati dissidenti. Per questo, aggiunsero, “è stato necessario rivolgersi al Papa. Egli non ha risposto … ”. E su questa base , invocando la proclamata contrapposizione tra le aperture di Francesco e la tradizione dottrinale per cui mai e poi mai si può dare la comunione a chi divorzia e si risposa una seconda volta (perché, dicono, sarebbe come sanzionare l’adulterio), l’opposizione continuerà a martellare. E’ una guerra di religione in cui non si prevedono compromessi.
D’altronde non c’è dubbio che tra la posizione di Giovanni Paolo II, totalmente intransigente su questo punto, e l’atteggiamento pastorale di Francesco la differenza sia netta. Papa Ratzinger, che pure avrebbe voluto da teologo affrontare l’argomento conoscendone la necessità, non riuscì a decidersi pur avendo nel cassetto varie bozze per risolvere la questione della validità dei matrimoni. Troppo forte era il richiamo a non toccare il tema dell’indissolubilità del matrimonio cattolico.
Tra il passato di condanna irremovibile e il presente di comprensione pastorale la contraddizione c’è. E’ inutile negarlo.
Già subito dopo l’emanazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia il conflitto era scoppiato. 45 sacerdoti e docenti di teologia (prudentemente anonimi) avevano pubblicato nel luglio 2016 una lettera indirizzata al decano del Collegio cardinalizio, cardinale Sodano, per sollecitare un intervento del Sacro Collegio affinché papa Francesco “correggesse gli errori” del suo documento. Era seguita l’escalation della Lettera dei 4 Cardinali. Il porporato americano Burke, ex presidente del Tribunale della Segnatura Apostolica (la Corte di Cassazione vaticana), aveva prospettato in una intervista persino la possibilità per la Chiesa di “correggere il Romano Pontefice”.
Il convegno “Fare chiarezza” del 22 aprile, serve per mantenere Francesco sotto pressione. L’ufficio stampa del convegno nega recisamente che la riunione voglia essere un gesto di “rivolta o un atto di slealtà” contro Francesco. Si tratta invece, per gli organizzatori, di manifestare “fedeltà a una dottrina sociale bimillenaria, che taluni vorrebbero stravolgere con l’intenzione di ‘modernizzare’ l’approccio della Chiesa al mondo”. Parole chiarissime. “Sarebbe questa – aggiungono – una resa che condannerebbe il cattolicesimo all’irrilevanza. Noi non ci stiamo”. Con il che la strategia dei ribelli anti-Bergoglio appare evidente. Sacra Tradizione contro perniciosa Modernizzazione.
Organizzatori dell’iniziativa sono due media dell’area tradizionalista: il giornale online La nuova bussola quotidiana e il mensile apologetico Il Timone. Gli stessi, che nell’immediata vigilia del Sinodo sulla Famiglia dell’ottobre 2015 convocarono a Roma un simposio internazionale “in difesa del perenne Magistero della Chiesa” con la partecipazione attiva dei cardinali Burke e Caffarra.
Questa volta si punta su una presenza di esponenti laici di varie nazioni. Tra gli italiani l’ex presidente del Senato Marcello Pera, secondo cui nella Chiesa cattolica odierna “si avvertono scricchiolii notevoli, derivati dal volersi conciliare con la marea laicista montante”. Un atto di accusa nemmeno tanto velato.
Dinanzi al montare della marea di opposizione, Francesco continua a rimanere impassibile. Durane la sua visita a Carpi il 2 aprile, ha abbracciato ostentatamente il cardinale Caffarra, uno degli autori della Lettera con i “dubbi” indirizzati al Papa. Tempo prima, in un’intervista molto articolata al Foglio, il cardinale già arcivescovo di Bologna aveva scandito: “Solo un cieco può negare … che nella Chiesa esiste una grande confusione, incertezza, insicurezza causate da alcuni paragrafi di Amoris Laetitia”.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
19 apr 2017 19:24
SOVRANO DISORDINE DI MALTA: LA LETTERA DEL PAPA CHE VIETA AL GRAN MAESTRO FESTING DI METTER PIEDE A ROMA
- FINALMENTE IL CARDINALE LEO BURKE REPLICA A PAROLIN CHE HA CONSIGLIATO MALE PAPA FRANCESCO, PERCHÉ INFLUENZATO DALL'AMICIZIA COI TEDESCHI -
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 146147.htm
SOVRANO DISORDINE DI MALTA: LA LETTERA DEL PAPA CHE VIETA AL GRAN MAESTRO FESTING DI METTER PIEDE A ROMA
- FINALMENTE IL CARDINALE LEO BURKE REPLICA A PAROLIN CHE HA CONSIGLIATO MALE PAPA FRANCESCO, PERCHÉ INFLUENZATO DALL'AMICIZIA COI TEDESCHI -
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 146147.htm
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
....TEMPI DELLA FINE DEI TEMPI.....
La messa è finita: chiese sempre più vuote, nonostante Bergoglio
1/60
La Repubblica
di ZITA DAZZI e PAOLO RODARI
Un'ora fa
CONDIVIDI
uber
Tribunale accoglie sospensiva, Uber potrà continuare ad operare
Nonostante Francesco, il cui indice di gradimento fra credenti e non credenti è sempre alto, la secolarizzazione nel nostro Paese rimane stabile e anzi, in molti territori avanza.
Papa Bergoglio, Lapresse© Lapresse Papa Bergoglio, Lapresse A dimostrarlo non ci sono soltanto gli ultimi dati Istat, ma anche diverse défaillance sul campo. L'ultima, in ordine di tempo, è di Venezia. Come ha scritto Repubblica, don Mario Sgorlon, parroco di Sant'Erasmo, la grande e fuori dal tempo "isola giardino" davanti al Lido, ha deciso di affiggere fuori dalla propria chiesa un cartello che apre uno spaccato drammatico in merito alla pratica religiosa in Italia: "La messa è sospesa per mancanza di fedeli", ha scritto. E ancora: "Don Mario è disponibile su richiesta", e a fianco il suo numero di telefono. In sostanza, ha poi spiegato lo stesso don Mario, "non c'è più tanta gente che viene alle celebrazioni e, quindi, per evitare di restare io da solo sull'altare, ho messo l'avviso. D'inverno molto spesso non viene nessuno perché fa freddo, la gente si ammala e non esce di casa; una volta ci siamo trovati in tre. Insomma, celebrare così, non ha senso".
Anche se la Chiesa cattolica non ama le statistiche - "i numeri non sempre fotografano una vitalità comunque esistente", ripetono gli ecclesiastici - la "legge" della secolarizzazione resta implacabile, nonostante il ciclone Bergoglio.
Se nel 2006 una persona su tre (esattamente il 33,4 per cento) dichiarava di frequentare luoghi di culto almeno una volta alla settimana, oggi la percentuale è scesa al 29 per cento.Al contrario, secondo gli ultimi dati Istat, le persone che dichiaravano di non frequentare mai luoghi di culto sono passate dal 17,2 al 21,4 per cento. In pratica oltre una ogni cinque. E molto fa pensare il fatto che questi stessi dati sono di fatto "drogati" da una spinta in alto - senza sarebbero ancora più bassi - data dalla presenza dei bambini alle funzioni religiose: tra i 6 e i 13 anni sono il 51,9 per cento.
Franco Garelli, autore di "Educazione" e di "Piccoli atei crescono. Davvero una generazione senza Dio", entrambi per il Mulino, spiega che in effetti "non può essere un Papa a far migliorare la pratica religiosa". E anche il cosiddetto "effetto Bergoglio", "che comunque esiste, tanto che non sono pochi coloro che dichiarano che la presenza di questo Papa invita a una maggior riflessione su di sé e sul significato della propria vita, necessita di una traduzione nel concreto che non è affatto detto che la Chiesa riesca a fare. Se l'"offerta" rimane di comunità cosiddette "freezer", con una religiosità formale e con riti poco coinvolgenti, è ovvio che la pratica diminuisce, la gente si disaffeziona. Poi, resta il fatto, che magari queste stesse persone vivono comunque una loro pratica religiosa frequentano altri luoghi, altre persone, che non rientrano necessariamente nelle classificazioni standard".
Le comunità freezer. O, che è un po' lo stesso, sacerdoti che non riescono a comunicare la forza del Vangelo. È qui il punto centrale, il motivo di una disaffezione in alcune parti del territorio italiano, profonda. Ne è convinto don Alberto Maggi, fondatore del Centro Studi Biblici di Montefano, autore per Garzanti di "Chi non muore si rivede". Dice: "Sono i sacerdoti anzitutto che dovrebbero chiedersi: perché la gente non viene? Purtroppo la verità è che da certe messe bisognerebbe uscire per legittima difesa. A volte la lettura del messale sembra lo scorrere di un elenco telefonico. Ma come è possibile che Gesù faceva arrabbiare o entusiasmare mentre la lettura oggi delle sue parole spesso non fa altro che addormentare? Francesco fa ciò che tutti i preti dovrebbero fare: non vuole portare gli uomini a Dio, bensì portare Dio agli uomini attraverso la tenerezza, linguaggio universale".
Il crollo della frequentazione dei luoghi di culto ha colpito ogni fascia d'età. Quella in cui si "perde" la fede per eccellenza resta tra i 20 e i 24 anni. La curva, poi, tende a risalire lentamente. Ma il confronto con il 2006 ci dice che la fascia d'età più disillusa è quella tra i 55 e i 59 anni che nell'ultimo decennio ha perso il 30 per cento dei frequentatori di luoghi di culto. Fascia che potrebbe essere estesa ai 60-64enni, dove il calo è stato del 25 per cento. Dice ancora Gerelli: "Questo fenomeno può essere dettato o da fatto che in quella fascia d'età molti si costruiscono una seconda vita alternativa e i i nuovi impegni allontanano dalla pratica religiosa. O può essere un portato della crisi: persone uscite dal ciclo produttivo impegnate a rientrarci".
La messa è finita: chiese sempre più vuote, nonostante Bergoglio
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La Repubblica
di ZITA DAZZI e PAOLO RODARI
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Tribunale accoglie sospensiva, Uber potrà continuare ad operare
Nonostante Francesco, il cui indice di gradimento fra credenti e non credenti è sempre alto, la secolarizzazione nel nostro Paese rimane stabile e anzi, in molti territori avanza.
Papa Bergoglio, Lapresse© Lapresse Papa Bergoglio, Lapresse A dimostrarlo non ci sono soltanto gli ultimi dati Istat, ma anche diverse défaillance sul campo. L'ultima, in ordine di tempo, è di Venezia. Come ha scritto Repubblica, don Mario Sgorlon, parroco di Sant'Erasmo, la grande e fuori dal tempo "isola giardino" davanti al Lido, ha deciso di affiggere fuori dalla propria chiesa un cartello che apre uno spaccato drammatico in merito alla pratica religiosa in Italia: "La messa è sospesa per mancanza di fedeli", ha scritto. E ancora: "Don Mario è disponibile su richiesta", e a fianco il suo numero di telefono. In sostanza, ha poi spiegato lo stesso don Mario, "non c'è più tanta gente che viene alle celebrazioni e, quindi, per evitare di restare io da solo sull'altare, ho messo l'avviso. D'inverno molto spesso non viene nessuno perché fa freddo, la gente si ammala e non esce di casa; una volta ci siamo trovati in tre. Insomma, celebrare così, non ha senso".
Anche se la Chiesa cattolica non ama le statistiche - "i numeri non sempre fotografano una vitalità comunque esistente", ripetono gli ecclesiastici - la "legge" della secolarizzazione resta implacabile, nonostante il ciclone Bergoglio.
Se nel 2006 una persona su tre (esattamente il 33,4 per cento) dichiarava di frequentare luoghi di culto almeno una volta alla settimana, oggi la percentuale è scesa al 29 per cento.Al contrario, secondo gli ultimi dati Istat, le persone che dichiaravano di non frequentare mai luoghi di culto sono passate dal 17,2 al 21,4 per cento. In pratica oltre una ogni cinque. E molto fa pensare il fatto che questi stessi dati sono di fatto "drogati" da una spinta in alto - senza sarebbero ancora più bassi - data dalla presenza dei bambini alle funzioni religiose: tra i 6 e i 13 anni sono il 51,9 per cento.
Franco Garelli, autore di "Educazione" e di "Piccoli atei crescono. Davvero una generazione senza Dio", entrambi per il Mulino, spiega che in effetti "non può essere un Papa a far migliorare la pratica religiosa". E anche il cosiddetto "effetto Bergoglio", "che comunque esiste, tanto che non sono pochi coloro che dichiarano che la presenza di questo Papa invita a una maggior riflessione su di sé e sul significato della propria vita, necessita di una traduzione nel concreto che non è affatto detto che la Chiesa riesca a fare. Se l'"offerta" rimane di comunità cosiddette "freezer", con una religiosità formale e con riti poco coinvolgenti, è ovvio che la pratica diminuisce, la gente si disaffeziona. Poi, resta il fatto, che magari queste stesse persone vivono comunque una loro pratica religiosa frequentano altri luoghi, altre persone, che non rientrano necessariamente nelle classificazioni standard".
Le comunità freezer. O, che è un po' lo stesso, sacerdoti che non riescono a comunicare la forza del Vangelo. È qui il punto centrale, il motivo di una disaffezione in alcune parti del territorio italiano, profonda. Ne è convinto don Alberto Maggi, fondatore del Centro Studi Biblici di Montefano, autore per Garzanti di "Chi non muore si rivede". Dice: "Sono i sacerdoti anzitutto che dovrebbero chiedersi: perché la gente non viene? Purtroppo la verità è che da certe messe bisognerebbe uscire per legittima difesa. A volte la lettura del messale sembra lo scorrere di un elenco telefonico. Ma come è possibile che Gesù faceva arrabbiare o entusiasmare mentre la lettura oggi delle sue parole spesso non fa altro che addormentare? Francesco fa ciò che tutti i preti dovrebbero fare: non vuole portare gli uomini a Dio, bensì portare Dio agli uomini attraverso la tenerezza, linguaggio universale".
Il crollo della frequentazione dei luoghi di culto ha colpito ogni fascia d'età. Quella in cui si "perde" la fede per eccellenza resta tra i 20 e i 24 anni. La curva, poi, tende a risalire lentamente. Ma il confronto con il 2006 ci dice che la fascia d'età più disillusa è quella tra i 55 e i 59 anni che nell'ultimo decennio ha perso il 30 per cento dei frequentatori di luoghi di culto. Fascia che potrebbe essere estesa ai 60-64enni, dove il calo è stato del 25 per cento. Dice ancora Gerelli: "Questo fenomeno può essere dettato o da fatto che in quella fascia d'età molti si costruiscono una seconda vita alternativa e i i nuovi impegni allontanano dalla pratica religiosa. O può essere un portato della crisi: persone uscite dal ciclo produttivo impegnate a rientrarci".
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- Iscritto il: 19/04/2012, 12:04
Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Forse dopo due millenni sarebbe il caso di aggiornare il messaggio rendendolo un po' più vicino ai tempi odierni e alle conoscenze di oggi (evitando coretti e chitarre stile Comunione e Liberazione però) e soprattutto dare voce ai fedeli e non sempre rimanere sul pulpito a santificare e pontificare...
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- Iscritto il: 18/03/2012, 10:43
Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Le regole buone non devono adeguarsi a tutto quello che la società consumistica dispone.
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