Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?

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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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iospero ha scritto:LE SOLUZIONI SEMPLICI ci sarebbero, basterebbe trovare un accordo con la Libia , invece dei soldi per la guardia costiera ecc. ecc. , organizzare un centro raccolta a spese dell'EUROPA E gestito dagli europei dove si controllano gli aventi diritto ad entrare in Europa e poi si imbarcano su navi europee , i non aventi diritto devono ritornare ai loro paesi dove organizzazioni europee potrebbero facilitare percorsi per migliorare i loro livelli di vita.


Caro iospero, tu vuoi togliere il pane di bocca a tutti quelli che speculano sui migranti?





"Ai negri tre euro e 50
A Sacco e al prete 400mila"


Le intercettazioni: gli affari dei clan nelle telefonate degli arrestati: "Pane secco tutti i giorni. La frutta? Era marcia"

di Chiara Giannini

poco fa
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UncleTom
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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"Ai negri tre euro e 50 A Sacco e al prete 400mila in contanti"

Gli affari dei clan nelle telefonate degli arrestati "Pane secco tutti i giorni. La frutta? Era marcia"

Chiara Giannini - Mar, 16/05/2017 - 08:17

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Che affari, gli immigrati. Le creste sul cibo, i fondi per l'accoglienza che piovono a milioni, gli appalti e i subappalti. Controllava tutto, il clan. Isola Capo Rizzuto era il dominio. E il Cara - il più grande d'Europa - una gallina dalle uova d'oro.

FRUTTA MARCIA


È il 16 novembre 2015. Antonio Poerio, socio occulto del Quadrifoglio (società che gestisce il catering del Cara) è al telefono con un non meglio identificato Vincenzo.



Si parla di cibo. Cibo che sarebbe meglio buttare.

Vincenzo: «eh Antò, si stanno lamentando che il pane tutti i giorni è duro. La frutta non è buona che entrano i marocchini e noi dobbiamo cacciarli fuori... O glielo dici tu o ci litigo».

Poerio: «Ma chi è che si lamenta?»

V: «Rossana e come ti chiami tu Eugè chi è che sta dicendo dice che devo cacciare i marocchini? Lo vedi qua gridano cosa devo fare prendo e me ne vado o ci litigo e ammazzo qualcuno».

DISTRIBUTORI


Altra intercettazione, ancora Antonio Poerio. Il dialogo con due interlocutori (C e M) finisce sul guadagno che si può ricavare dalle macchinette che distribuiscono cibo, snack e dolci. Alimenti da pochi euro. Ma il punto è un altro: da un lato ci sono i guadagni dei malavitosi. Dall'altro, i pochi spiccoli in mano agli ospiti del Cara.

C: «C'è n'è molto guadagno con queste macchinette qua?»

A: «Ci guadagni il doppio... Tu, una busta di patatine la paghi 20 centesimi e la cinquanta o sessanta centesimi... quanto ci guadagni? Una Cocacola sai quanto costa in lattina? 20 centesimi ... quindici, venti».

C: «E al bar la vendono un euro e cinquanta».

A: «Lascia stare che quelle del bar costano un po di più di queste qua... e tu la vendi ottanta... certe cose dolci Marì... quei tronchetti di brioche».

M: «Sì».

A: «Di trecento grammi... quelli li paga a settantacinque... ottanta... una cosa di queste... due euro».

M: «Nel campo?»

A: «Sì».

M: «E i negri dovrebbero comprarseli... I negri... gli toccano due euro e cinquanta o tre euro e cinquanta il giorno... tre e cinquanta... hanno una scheda loro... prima glieli doveva dare la misericordia tutte queste cose... adesso pure glieli deve dare la Misericordia... pero' là una volta gli arrivavano è un bordello... la prefettura ogni volta faceva un bordello... come se non gliene davano... adesso invece una volta che ti carichi la scheda... poi tu vai e te la scarichi la scheda... e ti prendi quello che vuoi... la scheda del telefono... la cosa... e quindi... possono spendere quel... quanto vogliono... quanto vuoi... tre euro e cinquanta al giorno... però sull'appalto se lo gestiva la Misericordia... loro quanto comprano, devono vendere... non ci deve essere...».

A: «Guadagno».

M: «Guadagno... invece questi qua... alla misericordia gli fatturano già finito... guadagni hai capito...».

A: «Ahhh».

M: «Quindi la misericordia è pulita... per i fatti suoi... cosa guadagna la misericordia? Lo sponsor della squadra... centoquarantamila euro... centoventi... cento... centoquarantamila euro l'anno... ieri mi ha detto a me... Tonino vedi tu quanto ti devo dare ... la cosa... gli ho detto Leonà... tu a me vedi alla fine... come guadagni... poi ti regoli sul guadagno... come dici tu ... come dici tu ... vabbè».

LA FOTO CON IL MINISTRO

In una conversazione tra Francesco Cantore e Antonio Poerio i due discutono delle spettanze di lavoro di Paola, compagna del primo, che lavorava al Centro di accoglienza. Cantore è preoccupato del fatto che la compagna potesse essere licenziata. La donna, infatti, era in malattia da molto tempo e voleva che Poerio intervenisse in suo favore, assieme a Leonardo Sacco. Mica facile, però. Poerio accampa qualche scusa. C'è la crisi economica, dice. Ma una strada si trova sempre. Ed è la strada che conduce ai palazzi del potere. Spuntano nomi di politici. E una foto con il ministro Alfano.

A: «Il problema qua l'hai visto come ti fanno?»

F: «Ehh...»

A: «Ti fanno demoralizzare... ti fanno demoralizzare».

F: «Il coso là, l'Espresso...».

A: «Ehh, hai visto?»

A: «'Sti figli di puttana».

F: «Ormai i processi li fanno solo i giornalisti».

A: «Ma sono 10 anni, ma... 10 anni, no?»

F: «A quella Raggi (il sindaco di Roma, ndr) gli stanno facendo tante di quelle cose».

A: «Uhh, poverina a quell'altra cazza di ragazza».

F: «La miseria... i giornalisti».

A: «Ma quelli lo fanno, glielo fanno apposta... allora come?»

F: «Ma comunque va, speriamo bene... tutto passa».

A: «Eh, ma qua ogni anno ci attaccano a noi».

A: «No, il problema è che ora ci saranno le elezioni prossimamente».

F: «Eh».

A: «Se non sono questo anno saranno l'anno che viene, quindi...».

F: «eh, quindi...».

A: «Ad Alfano (il ministro degli Esteri, ndr) lo vogliono proprio buttare a terra».

F: «Sì, sì»

A: «Ma vedi che non è che teniamo la fotografia con Totò Riina».

F: «E infatti».

A: «Io tengo la fotografia con un Ministro... ma chi caXXo non la vorrebbe una fotografia con un Ministro, scusa?»

F: «Eh, eh, eh, scusa...»

A: «Ma onestamente con un Ministro della Repubblica».

F: «Allora Di Pietro (l'ex ministro e magistrato, ndr), coso, non aveva fotografie con 'ndranghitisti e cosi?!».

A: «No ma io non è che ce l'ho«.

F: «Ehe...».

A: «Io ce l'ho con un Ministro compà ma stiamo coglioneggiando? E poi dove ce l'ho sta condotta macchiata?».

F: «Ma poi scusa un poco, un Ministro...».

A: «Una cazza di pistola fradicia di merda io tenevo...».

F: «Ma poi un Ministro... oppure una persona normale... quando parla con una persona gli deve chiedere la carta d'identità e tutto?».

A: «No aspetta... noi a quella cosa, a quella cena che siamo andati, prima di andare, dieci giorni prima abbiamo mandato i nostri documenti... la loro... il loro ufficio accertano chi sono io, chi è quello, quello e quell'altro».

F: «Evidentemente non c'era niente».

A: «E hanno visto che io ero buono... ch ... ma lo vedi che lui neanche replica? Il Ministro... che caXXo gliene frega a lui?!».

F: «Sì».

A: «Lo attaccano tutti i giorni a tutti i cazzi... guarda ora stavo leggendo del padre di Renzi (l'ex premier, ndr)».

F: «Ah, sì ora».

A: «Lo hanno fatto per influenza... meh denunciato per influenza...e influenza di che? Ha una febbre? Perché dato che era influente può darsi che andavi là e andava là»

I CONTANTI

La gestione del campo - si legge ancora dalle carte - è un pozzo di guadagni. Così tanti che è possibile «girare» 400mila euro in contanti nelle tasche giuste. Ne parlano Antonio Frustaglia e Angelo Muraca.

M: «no, come mi chiamano gli dico... quei quattrocentomila euro dove li hai messi? A Leonardo Sacco e al prete (Don Edoardo Scordio, ndr). Se li dovevano dividere loro. Glieli ho presi liquidi e glieli ho dati a loro».
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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SMEMORANDA


Il piano controllo dei Cara pronto da due anni. E lasciato in un cassetto


Nel 2015 nacque un programma di ispezioni Al Viminale sedeva Alfano. Non fu mai avviato


Antonella Aldrighetti - Mer, 17/05/2017 - 10:39

Che la gestione dei progetti di accoglienza per gli immigrati si potesse trasformare in un business grossolano e senza scrupoli l'aveva messo in conto, già qualche anno fa, anche l'Unione europea concedendo all'Italia di avviare un progetto di monitoraggio sulle condizioni dell'ospitalità.

Era il 2015 infatti quando, nel pieno delle indagini su Mafia capitale e identificate le cooperative gestite da Salvatore Buzzi e Massimo Carminati nel giro di affari degli appalti del Cara di Mineo, si incominciò a sentire la necessità di mettere a punto un sistema di controllo capillare nei centri di accoglienza. A sedere sulla poltrona più alta del Viminale c'era Angelino Alfano e lì è rimasto, fino al passaggio del testimone a Marco Minniti. E fermo e chiuso, nei cassetti del Viminale, è rimasto anche il progetto Mireco.

Così si chiama il programma di monitoraggio e miglioramento delle condizioni di accoglienza (Mireco è un acronimo inglese che sta per Monitoring and improvement of reception conditions).Chissà se il ministro Minniti vorrà utilizzarlo come mossa a sorpresa dopo gli arresti che hanno coinvolto l'hub di Capo Rizzuto oppure cercherà di farlo passare sotto silenzio. Fatto sta che nel programma europeo del Fami, il Fondo asilo migrazione e integrazione, ci sono 5 milioni e mezzo di euro vincolati per avviare controlli a tappeto nei centri di accoglienza. Dalla governance dei servizi per gli adulti, a quelli per i minori, per immigrati con problemi di salute mentale, portatori di handicap, famiglie e ancora per i programmi di inserimento e integrazione. Non ultimo per i servizi per i richiedenti asilo e per i rifugiati. Insomma l'intero panorama dedicato alle decine di migliaia di disperati che approdano sulle coste italiane.

Mireco si presenterebbe, e il condizionale è d'obbligo, come piano strategico predisposto dal dipartimento Libertà civili e Immigrazione del ministero dell'Interno per effettuare sopralluoghi, controlli, stilare rapporti, valutare numeri e indicatori dei livelli raggiunti nei centri di accoglienza di tutta la Penisola. Però nessuno ha dato il via al sistema di monitoraggio, né avviato le linee guida per comunicare i controlli o attivato un'ipotetica task force di supporto alle prefetture. Perché sono loro, in prima linea, a bandire appalti per l'accoglienza, gestire fondi e affidare quei servizi specifici per i richiedenti asilo. Eppure già a febbraio scorso il progetto era pronto per partire tant'è che il ministro Minniti l'aveva avocato a se per gestirlo direttamente togliendolo dalla responsabilità del Fami. Ma anche a febbraio non è partito nulla. Così anche a marzo. È stato finanziato soltanto ad aprile ma le linee guida per l'organizzazione e l'eventuale assegnazione devono ancora essere completate.

Intanto però vengono finanziati progetti meno impegnativi ma soprattutto di dubbio valore pratico. Uno a caso è la realizzazione e la stampa di un bimestrale per 12 numeri della rivista «Libertà Civili e Immigrazione»: impegno di spesa 500mila euro. Al contempo sono stati ingaggiati 4 giornalisti per occuparsene direttamente. Curioso pensando che il ministero dell'Interno vanta un ufficio stampa di tutto riguardo. E per concludere la rassegna del superfluo è stato impegnato un altro milione (1.083.176 euro) per raccogliere le videointerviste che i richiedenti asilo farebbero presso le prefetture dei centri che li ospitano. Qualsiasi funzionario di prefettura con uno smartphone potrebbe svolgere questo lavoro anche grazie all'aiuto di un interprete che, per la legge in vigore, comunque dovrà essere presente all'intervista.
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……..TU PASSERAI PER IL CAMINO…….


• INCHIESTE >

• Naufragio dei bambini, la Marina fece...
SVILUPPI
Naufragio dei bambini, la Marina fece allontanare la nave dei soccorsi
I pm chiedono l'archiviazione dell'inchiesta. Ma non tutte le comunicazioni sarebbero state messe a loro disposizione. Una in particolare riguarderebbe la decisione ai vertici del comando della Marina militare che ordinò alla Libra di andare a nascondersi oltre l'orizzonte, anziché partecipare alle operazioni di salvataggio
DI FABRIZIO GATTI
15 maggio 2017


Sul naufragio dei bambini gravano due richieste di archiviazione. Una da parte della procura di Roma, la seconda da parte della procura di Agrigento, contro le quali si sono opposti i genitori sopravvissuti al disastro, assistiti dagli avvocati Arturo Salerni, Gaetano Pasqualino e Alessandra Ballerini. La loro necessità di giustizia per i presunti, sconcertanti ritardi nei soccorsi è ora nelle mani dei giudici.

Quello che emerge dagli atti e dalla ricostruzione fatta da "L'Espresso", però, è che non tutte le comunicazioni sarebbero state messe a disposizione dei magistrati. Una in particolare riguarderebbe la decisione ai vertici del comando della Marina militare che ha ordinato alla nave Libra di allontanarsi e andare a nascondersi oltre l'orizzonte, anziché partecipare ai soccorsi: quel pomeriggio dell'11 ottobre 2013 il pattugliatore italiano è soltanto a 17 miglia dal peschereccio carico di bambini che sta affondando, un'ora di navigazione.


Ma nemmeno l'elicottero a bordo della Libra viene lanciato in volo per una rapida ed efficace ricognizione «to assess the status», per valutare la situazione. L'altra comunicazione, una telefonata probabilmente non ascoltata per intero dagli investigatori, contiene il rifiuto della centrale operativa della Guardia costiera italiana alla sala operativa delle Forze armate di Malta, autorità responsabile dei soccorsi, che invece insiste per l'impiego della Libra. E si conclude con l'invito, pronunciato da un ufficiale italiano, a far intervenire una nave commerciale, anche se la più vicina è a 70 miglia. Soltanto alle 17.04, all'ennesimo sollecito maltese, la Marina militare fa finalmente avvicinare nave Libra, ma senza fretta, solo per valutare la situazione. Ormai è tardi. Alle 17.07, dopo cinque ore di inutile attesa, il barcone con 480 profughi siriani si rovescia nel mare quasi calmo: almeno 268 annegati, tra cui 60 bambini, quasi tutti dispersi e mai più recuperati.

Un tempestivo intervento avrebbe probabilmente permesso alla Libra di raggiungere il barcone già tra le 14.30 e le 15. Proprio quel naufragio, soltanto una settimana dopo l'affondamento di un altro barcone con i 366 morti a Lampedusa, convince il governo italiano ad avviare nel giro di sette giorni l'operazione "Mare nostrum", come ha raccontato sabato 13 maggio a "Repubblica" Enrico Letta, presidente del Consiglio in quei tragici giorni. Se la Marina avesse messo subito a disposizione nave Libra, grosso pattugliatore adatto proprio a quel tipo di interventi, probabilmente non ci sarebbe stata una seconda carneficina in otto giorni, il governo non avrebbe avviato "Mare nostrum" e non saremmo arrivati dove siamo oggi. Le presunte negligenze di quel pomeriggio, come osservano gli avvocati delle famiglie che hanno letteralmente perso i loro bambini in mare, hanno avuto ripercussioni sulle azioni dei governi italiano ed europei per tutti i mesi successivi. Il recente coinvolgimento nei soccorsi dei barconi della Guardia costiera libica aumenta ulteriormente la possibilità di uno scaricabarile tra autorità con possibili esiti tragici. Mercoledì 10 maggio l'avvicinamento di una motovedetta libica, richiesto da Roma, ha rischiato di concludersi con lo speronamento di una nave di soccorso di una Ong civile, sfiorata a prua dall'unità militare di Tripoli.

L'inchiesta giornalistica de "L'Espresso" finisce intanto in Parlamento. Mercoledì 17 maggio la ministra della Difesa, Roberta Pinotti, risponderà al "question-time" presentato dal capogruppo di Sinistra italiana, Giulio Marcon. Secondo i procuratori di Roma, Giuseppe Pignatone, e di Agrigento, Renato Di Natale, che hanno firmato le richieste di archiviazione di proprio pugno, non ci sarebbe più nulla su cui indagare e non ci sarebbero responsabilità da parte della Marina e della Guardia costiera italiane. Scrivono i magistrati romani: «Alle 16.44, a seguito di telefonata di Roma a Malta per aggiornamenti, si viene a sapere che l'aereo maltese riferisce che l'imbarcazione si è fermata. Roma contatta Malta dicendo che "la nave militare italiana è un assetto importante per identificare nuovi bersagli", cioè i barconi carichi di profughi, e sarebbe meglio non muoverla ma "se quella di spostare nave Libra è l'unica soluzione, allora possono utilizzarla"».

La telefonata è la stessa pubblicata in parte al termine del videoracconto "Il naufragio dei bambini". Sintetizzata così, nella forma in cui la Guardia di finanza delegata per le indagini l'ha consegnata alla Procura, sembra effettivamente che la Guardia costiera italiana voglia mettere a disposizione la Libra e che i colleghi di Malta perdano tempo. In realtà, dopo la frase riportata dai magistrati romani, l'ufficiale italiano al telefono dice esattamente il contrario. Perché questa parte manca nella richiesta di archiviazione?

È una telefonata a tratti surreale, tra l'ufficiale di servizio nella sala operativa della Guardia costiera di Roma, il tenente di vascello Antonio Miniero, 42 anni, che non figura tra gli indagati, e l'ufficiale di servizio maltese, un maggiore donna. Dura otto minuti. Dice il tenente Miniero: «Madam, riguardo il vostro ultimo fax, ho alcune domande. Voi sapete che la nave da guerra rappresenta una unità importante che ha lo scopo di avvistare i nuovi obiettivi nell’area Sud. Se avete bisogno che mandiamo una nave da guerra a soccorrere le persone, successivamente con la nostra nave da guerra abbiamo l’incarico di trasferire (i profughi) alla costa più vicina. Io penso che non sia il miglior modo di operare perché poi non avremmo unità nell’area, in grado di avvistare nuovi obiettivi». E Malta: «Aaah, è la P402? La P402 è la nave da guerra». P 402 è l'identificativo ottico, cioè la sigla, di nave Libra

I maltesi scoprono dal loro aereo ricognitore che è vicinissima al peschereccio che sta affondando. Malta lo ribadisce nella conversazione, aggiorna la situazione del barcone che ormai si è fermato ed è alla deriva e aggiunge: «Abbiamo anche detto a una nave civile di provare ad andare nell’area, ma è lontana circa 70 miglia nautiche dal peschereccio». E il tenente Miniero: «Oh bene, penso che sarebbe una buona idea cominciare a coinvolgere anche una nave commerciale. Naturalmente ho già passato il vostro fax alla nostra Marina. Ma abbiamo bisogno anche di questo tipo di...». Malta: «Di attività». Miniero: «Di attività, perché dobbiamo anche vigilare, sai, perché sappiamo che ci dovrebbero essere altri obiettivi oggi. Quindi, se la nostra nave da guerra abbandona l’area, dopo non abbiamo altre navi per avvistare l’area. Questo è un altro punto importante».
L’ufficiale donna da Malta, con tono molto sorpreso: «Cosa stanno cercando di avvistare? Quali sono le caratteristiche di queste imbarcazioni da avvistare: migranti o altri obiettivi?». Miniero: «Migranti». Malta: «Ok, quindi stai dicendo che se gli dite di spostarsi (alla Libra), non avete altre navi nell’area?», anche se la Espero, altro pattugliatore della Marina, è a 50 miglia. Miniero: «Sì, di solito lavoriamo in questo modo. Usiamo le nostre unità più grandi per gli avvistamenti e dopo, se ci sono navi commerciali, noi preferiamo impiegare loro. E dopo organizzare rendez-vous con le nostre motovedette, quelle piccole. Perché non vogliamo perdere l’area, vogliamo sempre mantenere alcune navi per avvistare nuovi obiettivi». Malta: «Aaaah, ok, capisco». E Miniero: «Naturalmente, nel caso fosse l’ultima e unica soluzione, usiamo anche le navi da guerra per i trasferimenti. L’abbiamo fatto alcune volte». Infatti, l'ufficiale di servizio nella sala della Guardia costiera lo dice. Ma non si ferma qui. Sentite cosa aggiunge subito dopo. Ed è la parte che forse i magistrati non hanno sentito.

Malta: «Avete altre navi che possono andare nell’area? C’è qualcosa nelle vicinanze? Vi abbiamo dato la posizione. Ma noi non abbiano nessuna nave nell’area. È a Sud di Lampedusa, capisci? Possiamo richiamare una delle nostre navi e provare a mandarla ma richiederebbe un po’ di tempo per arrivare. Voi non avete nient’altro nell’area?». Miniero: «Nell’area? Te l’ho detto c’è...». Malta: «Solo questa qua, sì (la Libra)». Miniero: «Avete una posizione aggiornata del peschereccio?». Malta: «Sì, sono fermi». Miniero: «Bene, Madam, penso che il capo deve provare a trovare una nave commerciale». E Malta, ormai rassegnata al rifiuto dell'Italia: «Sì, proveremo».

Quindi la sala operativa di Roma non solo sa già, dalle chiamate da bordo delle 12.26 e 12.39, che il peschereccio imbarca acqua, ne ha già mezzo metro nello scafo (ore 12.39), ci sono due bambini feriti e grossi problemi con il motore, come ha più volte ripetuto al telefono satellitare Mohanad Jammo, 40 anni, il medico di Aleppo che perderà in mare i figli di 6 anni e nove mesi. Ma Malta lo ribadisce dopo le richieste formali via fax, perché i maltesi hanno un aereo in volo sul barcone e sulla Libra. E l'ufficiale di servizio di Roma non conclude rispondendo con le parole riportate nella richiesta di archiviazione di Roma, ma con l'invito chiaro a trovare una nave commerciale, lontana 70 miglia. Tanto che il maggiore maltese, rispetto alla prassi delle altre telefonate in cui gli operatori si presentano semplicemente come "duty officer", ufficiale di servizio, chiede invece alla fine, pensando già al rapporto che scriverà: «Con chi sto parlando, per favore?». E l'italiano: «Sono l'ufficiale di servizio». Lei: «Sì, qual è il suo nome?». Lui: «Il mio nome è Miniero».


Pochi minuti prima, alle 16.38, lo stesso ufficiale italiano cerca di convincere il comando operativo della Marina (Cincnav) a inviare la Libra, come già hanno chiesto i maltesi via fax: «Sarebbe il caso...», suggerisce invano Miniero al capitano di fregata Nicola Giannotta, 43 anni, in servizio alla centrale operativa aeronavale della Marina militare. Anche Giannotta fin dalle 13.34 chiede al suo superiore, il capitano di fregata Luca Licciardi, 47 anni, capo della sezione attività correnti del Cincnav, se deve inviare la Libra. Ma la risposta è «non ancora». E alle 15.37, quando i maltesi non avendo ancora scoperto la vera posizione ravvicinata della Libra muovono una loro motovedetta lontana oltre due ore di navigazione, Giannotta domanda a Licciardi che cosa deve riferire al pattugliatore italiano. E il capitano Licciardi: «Che non deve stare tra i coglioni quando arrivano le motovedette... te lo chiami al telefono, oh, stanno uscendo le motovedette, non farti trovare davanti ai coglioni delle motovedette che sennò questi se ne tornano indietro».

Giannotta obbedisce e trasmette l'ordine alla nave, comandata da Catia Pellegrino, 41 anni, che a bordo non sa nulla dello scaricabarile in corso: «Perché se vi vede a un certo punto (la motovedetta maltese)... eh, gira la capa al ciuccio e se ne va», riferisce Giannotta. Così la Libra, che si trova a sole 17 miglia dai bambini siriani e dai loro genitori, invece di avvicinarsi si allontana in direzione opposta fino a 19 miglia. E si nasconde dalla congiungente tra Malta e il barcone, la rotta più breve, restando in attesa oltre l'orizzonte. Licciardi, Giannotta, Catia Pellegrino e Leopoldo Manna, capo della centrale operativa di Roma della Guardia costiera, sono gli unici quattro indagati per i quali la Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione, anche per non essere stati consapevoli, secondo i magistrati, dell'effettivo pericolo a bordo del peschereccio: «La loro azione può ritenersi rispettosa della complessa e dettagliata disciplina di settore... In questo senso nessun addebito penalmente rilevante può essere mosso agli indagati», sostengono i pubblici ministeri.

Per la Procura di Agrigento invece l'omissione di soccorso c'è stata: ma, è scritto nella richiesta di archiviazione, «emergerebbero, senza tema di smentita, responsabilità per gli omessi soccorsi in capo alle autorità maltesi e ciò per la indubbia circostanza che l'imbarcazione dei migranti, al momento del naufragio, si trovava inequivocabilmente nelle acque territoriali di quel Paese». Probabilmente una svista: perché le acque territoriali arrivano a 12 miglia dalla costa, mentre il peschereccio carico di bambini è a 118 miglia da Malta. Il dottor Jammo e i suoi sfortunati compagni di fuga dalla Siria e dalla Libia in guerra, pur essendo a 61 miglia da Lampedusa, stanno affondando nell'area di competenza maltese per la ricerca e il soccorso in mare. Proprio per questo Malta, come autorità di coordinamento, ha chiesto più volte agli italiani l'impiego della Libra. Senza sapere che il comando della Marina militare italiana l'aveva mandata a nascondersi oltre l'orizzonte.

VIDEO :
http://espresso.repubblica.it/inchieste ... =HEF_RULLO
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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.......ALLA FRUTTA........


Pensando di racattare voti.




PER LA SERIE "C'AGGIA FA PE' CAMPA' SOTTO L'ALBERO DELLA CUCCAGNA"







Migranti, Pd milanese (con Sala) per l’accoglienza
“La più grande marcia da 20 anni. Dem deboli”


Sabato l’iniziativa dell’assessore Majorino (leggi) appoggiata dal sindaco. Renzi tace e manda Martina
PRIMO CITTADINO CONFERMA DOPO AGGRESSIONE IN STAZIONE: “SICUREZZA SI FA CON INTEGRAZIONE”


Diritti
Accoglienza e sicurezza. Delle due facce in casa Pd è più in voga la seconda, come da nuove parole d’ordine di Matteo Renzi. Ma sabato 20 maggio a Milano sarà il momento dell’accoglienza, con la marcia pro migranti, versione italiana di quella che a febbraio ha portato migliaia di persone per le strade di Barcellona. L’idea è venuta all’assessore Pierfrancesco Majorino. Il sindaco Sala ha appoggiato l’iniziativa, rilanciandola dopo il blitz del 2 maggio davanti alla stazione Centrale e ancora oggi dopo l’aggressione di ieri sera in Stazione centrale
di Luigi Franco
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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GLI STRUMPTRUPPEN, NELLA GUERRA PER ACCAPARRARSI LE POLTRONE, SONO DI PARERE AVVERSO A QUELLA DEI PI DOCCHI LUMBARD.



Migranti, Sala non molla: "Sì alla marcia" Il centrodestra: "Annullarla"


Il sindaco di Milano non demorde: "Domani guido la marcia pro migranti". Ma da Forza Italia a Salvini si moltiplicano gli appelli ad annullarla dopo l'aggressione ai poliziotti in Centrale

Chiara Sarra - Ven, 19/05/2017 - 12:48
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"Il criminale che ha accoltellato gli uomini delle forze dell'ordine è figlio di madre italiana e di padre nordafricano ed è italiano a tutti gli effetti".

Con questa spiegazione Giuseppe Sala non molla.

"A qualcuno fa comodo buttare questo atto criminoso sul conto dei migranti", dice sulla sua pagina Facebook il sindaco di Milano, che non intende fare passi indietro riguardo alla marcia per i migranti prevista per domani proprio nel capoluogo lombardo: "Domani guiderò la marcia Insieme senza muri, per una Milano sicura e accogliente. Invito tutti a una presenza pacifica che aiuti la riflessione su una tematica così rilevante".

Cadono nel vuoto, quindi, gli appelli ad annullare la manifestazione in nome della sicurezza della città: "Sono certamente consapevole del fatto che la sicurezza è un elemento fondamentale nella vita di una città metropolitana come la nostra", spiega Sala, "Su questo non arretreremo mai di un solo passo e ringrazio le forze dell'ordine per l'enorme lavoro che stanno facendo. Resto comunque convinto che l'accoglienza sia un dovere della nostra città e di chiunque possa alleviare le sofferenze di chi è in difficoltà serie e chiede aiuto. Infine, vedo alcuni che chiedono l'annullamento della marcia e ripenso a quanti erano in coda per rubare un selfie con il Papa nel corso della sua visita a Milano, salvo dimenticarsi all'istante l'insegnamento del Santo Padre. Forse un po' di coerenza non guasterebbe".

Ma la fermezza del sindaco non basta. "Chi marcia per i migranti e si lamenta per i blitz in piazza Duca d'Aosta, stasera ha avuto la dimostrazione che Milano necessita di sicurezza e legalità", aveva detto già ieri sera Maria Stella Gelmini (Forza Italia). Stamattina le fa eco la Lega Nord, prima con Roberto Maroni - che chiede di "annullare la marcia pro-immigrazione in segno di rispetto per le forze dell'ordine e per chi garantisce la nostra sicurezza ed è esposto, purtroppo, come si vede, a rischi per la propria vita e per la propria incolumità" - e poi con Matteo Salvini, secondo cui a chi marcerà domani "gli italiani interessano poco".
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INTERVISTA

Business dei migranti, la denuncia: «Chi ha coperto Mr Misericordia?»

Enza Bruno Bossio è la deputata del Pd che da anni segnala le irregolarità nella gestione del centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Ma ha sempre trovato un muro di silenzio davanti a lei. «Ora si indaghi sulle complicità», dice a L'Espresso, che domenica pubblicherà un'inchiesta su Leonardo Sacco e i suoi rapporti politico-istituzionali
DI GIOVANNI TIZIAN
19 maggio 2017



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Enza Bruno Bossio è la deputata del partito democratico che aveva intuito quanto fosse marcio il sistema Misericordia gestito da Leonardo Sacco, il ras dell'accoglienza che per dieci anni ha gestito il centro di accoglienza per migranti a Isola Capo Rizzuto, secondo per capienza solo a quello di Mineo, in Sicilia. Un sistema che a partire dal 2007 ha portato nelle casse di Sacco & Co oltre 100 milioni di euro. Lunedì scorso, però, Mr Misericordia è stato arrestato dai carabinieri del Ros con l'accusa di associazione mafiosa.

È, sostengono gli inquirenti dell'antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri, l'imprenditore attraverso cui la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto ha messo le mani sul business del secolo. Su Sacco, tuttavia, esistevano già da tempo sospetti di contiguità con la 'ndrangheta, ma questo non gli ha impedito di continuare a prendere gli appalti e di ricevere in regime di emergenza la gestione del centro, anzi dei centri, perché a partire dal 2014 il suo gruppo della Misericordia di Isola è entrato nel centro di Lampedusa, una vetrina internazionale.

Enza Bruno BossioCome è stato possibile? Chi lo ha coperto? Bruno Bossio, la parlamentare del Pd che siede anche in Commissione antimafia, conosce molto bene la sua terra di origine, la Calabria, e per questo sa leggere più di altri certe dinamiche che avvengono in quel territorio. Dopo le prime interrogazioni parlamentari presentate è diventata il bersaglio di Mr Misericordia, tanto da guadagnarsi una querela per diffamazione dopo averlo definito il “Buzzi de' noantri”.


Era il 2015, e la deputata non sbagliava a sospettare di quell'imprenditore diventato ricchissimo con l'accoglienza. Ora insieme al suo collega Ernesto Magorno, anche lui membro della commissione antimafia, ha chiesto alla presidente Rosy Bindi di proseguire nell'indagine sul sistema Misericordia messo in piedi da Sacco e dal parroco, anche lui finito in manette, fondatore della sezione locale di Isola Capo Rizzuto. Un lavoro d'inchiesta quello sulla gestione del Cara avviato già da Rosi Bindi nel corso delle missioni in Calabria della commissione, e che ora proseguira con maggiore intensità. «È necessario capire una volta per tutte ciò che non ha funzionato nei livelli di controllo», spiega Bruno Bossio a L'Espresso. «Anche quando era stato pubblicato l'ultimo bando, avevo fatto notare che sarebbe stato un errore perseverare con la Misericordia, sulla quale c'erano già forti sospetti di vicinanza alla 'ndrangheta» aggiunge.

Ma nessuno diede ascolto alla parlamentare calabrese, anzi. «Dopo una mia interrogazione nel 2015, la Misericordia nazionale, che ha sede a Firenze, si allarmò tantissimo tanto da chiedere informazioni su di me. Mi sentivo isolata». Enza Bruno Bossio, poi, aggiunge, un particolare: «Come commissione antimafia riuscimmo a ottenere un documento in cui emergeva la vicinanza di Saccco al clan, ma il prefetto di Crotone ci rispose che a loro non risultava. Lo stesso Morcone, alla mia domanda sul catering gestito da una società legata alla cosca, mi rispose riproponendo il documento della prefettura in cui si attestava che non c'erano opacità sulle aziende, poi, invece, coinvolte nella retata di lunedì scorso».


Perché la prefettura non ha colto i segnali di cui parla Bruno Bossio? «Sarà nostro compito verificarlo, oltre che della magistratura. Ma sarà utile capire anche come mai la Misericordia nazionale ha permesso tutto ciò, non può tirarsi fuori dalla vicenda giustificando il fatto che è solo una questione locale, perchè grazie a Sacco hanno vinto a Lampedusa e incassato una parte di soldi». In effetti, Bruno Bossio non sbaglia a sottolineare il guadagno della confraternita nazionale. È lo stesso presidente Roberto Trucchi a spiegare il meccanismo ai pm: «Sulle somme pervenute dalla Prefettura di Crotone, la Confederazione Nazionale tratteneva il 5 per cento, che veniva ulteriormente ripartito alla territoriale Federazione Regionale e Provinciale. Quindi la Confederazione Nazionale tratteneva il 2 per cento, la regionale (Calabria), di cui il presidente è Leonardo Sacco, il 2 per cento, e il coordinamento zonale (Crotone), di cui è coordinatore don Edoardo Scordio l’1 per cento».

E il prefetto Mario Morcone, per molto tempo al vertice dell'Immigrazione del Viminale(oggi capo di gabinetto del ministro dell'Interno Marco Minniti)? «Con lui ho parlato spesso, ma nella sua audizione in commisisone era stato molto chiaro: nessuna irregolarità. Ha sempre sostenuto che le decisioni spettano alla prefettura e che non è possibile intervenire sulla autonomia di scelta dei singoli uffici. Fino ad oggi, dunque, si è preferito non vedere, non sentire e non parlare». riflette la deputata, che aggiunge: «L’indagine della Procura di Catanzaro ha, prima di tutto, abbattuto un impenetrabile muro di omertà che per lunghi anni ha consentito al sistema messo in piedi attraverso ‘le Misericordie’ di consolidarsi e divenire pervasivo». Insomma, con chiunque parlasse la parlamentare trovava «dei muri». Ecco perché spera che «l'indagine dell'antimafia serva a capire il perché per dieci anni la Misericordia di Sacco ha agito indisturbata».

Un vero e proprio sistema. Un sistema perfetto, lo definisce Bruno Bossio: «Composto da una triade, fatta da chiesa, misericordia e mafia, con la copertura di alcuni pezzi delle amministrazioni locali». Per la deputata Sacco ha avuto le coperture giuste, e chiede «ai magistrati di andare fino in fondo». Tuttavia pone un problema più generale: «Penso che il modello dei Cara e dei Cie in sé sia potenzialmente criminogeno, perché genera numeri ingovernabili e volumi d'affari ingestibili. È il modello che genera il business, non l'accoglienza. Il modello alternativo è quello degli Sprar, cioè un accoglienza diffusa sul territorio». Esattamente all'opposto del decreto Minnit da poco approvato, «io, infatti, non l'ho votato».

L'Espresso in edicola domenica pubblicherà un'inchiesta proprio sul sistema Sacco e Misericordia, affrontando la questione non solo dei legami criminali, ma anche le relazioni politco-istituzionali di Sacco. Uomo di potere e mafia, sostengono gli investigatori del Ros dei Carabinieri. Che nel 2014 ha avuto numerosi contatti con l'attuale sottosegretario ai Beni Culturali Dorina Bianchi e con il prefetto Mario Morcone. Telefonate registrate perché Sacco era già nel mirino della procura antimafia di Catanzaro.
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• ACCOGLIENZA
• BUSINESS DEI MIGRANTI
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© Riproduzione riservata19 maggio 2017

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UncleTom
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

Messaggio da UncleTom »

DIALOGO TRA SORDI,...........SOTTO LE MACERIE..............






20 mag 2017 12:18

A MILANO SI MANIFESTA PRO-MIGRANTI E SALVINI SPARA: 'COL PORTAFOGLIO PIENO, CI FATE GIRARE LE PALLE'. MENTANA CONTRO: 'MANIFESTARE È UN DIRITTO, LO FA PURE SALVINI'


- MA IL SOCIOLOGO RICOLFI, DA SINISTRA ATTACCA: ''SALVINI HA RAGIONE. CHI VIVE NEI SALOTTI RADICAL CHIC, PIÙ CHE NON CONOSCERE I PROBLEMI, SEMPLICEMENTE NON NE HA. A ESEMPIO NON VIVE IN UN QUARTIERE DEGRADATO, O IN UN ALLOGGIO POPOLARE IN CUI IL RACKET DELLE OCCUPAZIONI È GESTITO DA STRANIERI''





1. ENRICO MENTANA CONTRO SALVINI: 'DA QUANDO UNA PACIFICA MANIFESTAZIONE È DIVENTATA UN QUALCOSA PER CUI 'GIRANO LE PALLE'?

Enrico Mentana sul suo profilo Facebook



"Centri sociali, Carla Fracci, Croce Rossa, Emma Bonino, Cgil, Roberto Vecchioni, Claudio Bisio, Sindaci del PD, centri islamici e Cooperative rosse. Tutti allegramente in piazza domani a Milano, col portafoglio pieno, per chiedere più diritti e più accoglienza per gli immigrati. A loro gli italiani interessano poco. Scommettiamo che tivù e radio ne parleranno per ore? Se anche a te girano le palle, fai girare".



Questo è il testo di un post di Matteo Salvini poche ore fa. Ecco, siccome non ho mai avuto preclusioni per nessuna forza democratica, mi domando: ma da quando una pacifica manifestazione di piazza è diventata un qualcosa per cui "girano le palle"? Tv e radio ne parleranno diffusamente? Dipende da quanta gente radunerà.

Facendo liberamente questo mestiere sapremo giudicarlo, con lo stesso metro che abbiamo usato per un'altra manifestazione tre settimane fa a Verona, con Salvini e tanta gente per la legittima difesa. Se qualcuno allora mi avesse fatto sapere che parlarne diffusamente gli avrebbe fatto "girare le palle" gli avrei risposto allo stesso modo di come faccio ora con Salvini, usando proprio le parole con cui ha chiuso il suo post: fai girare...



2. «I RADICAL CHIC IGNORANO I PROBLEMI REALI» - ACCOGLIENZA, IL SOCIOLOGO RICOLFI: I SALOTTI DI SINISTRA LONTANI DALLA GENTE COMUNE

Francesco Ghidetti per 'il Giorno'




Luca Ricolfi, sociologo, insegna Analisi dei dati all' Università di Torino. Sostiene Salvini: la marcia di Milano della «sinistra col portafoglio pieno» dimostra che si chiedono più diritti e più accoglienza per i migranti senza conoscere davvero i problemi.

«Spiace doverlo dire, ma mi pare sostanzialmente vero. Aggiungerei però una cosa: spesso chi è per l' accoglienza 'senza se e senza ma', più che non conoscere i problemi, semplicemente non ne ha. A esempio non vive in un quartiere degradato, o non abita in un alloggio popolare in cui il racket delle occupazioni, non di rado gestito da stranieri, la fa da padrone.


O, semplicemente, guadagna abbastanza da potersi permettere un impianto di allarme moderno, o qualche altra forma di protezione personale. Per non parlare dei casi più sgradevoli, tipo i politici che predicano il dovere dell' accoglienza e girano con la scorta. C' è poi una cosa che dimentichiamo troppo spesso.


È vero che molti lavori che fanno gli stranieri (badanti e muratori, ad esempio) gli italiani non li vogliono più fare, ma è altrettanto vero che molti posti di lavoro conquistati da stranieri (commessi, fattorini, pizzaioli ecc.) farebbero gola a una parte dei nostri disoccupati. Questo è un problema ignorato a sinistra, ma la gente lo vede benissimo».


'Sinistra dei salotti', 'al caviale'. Una semplificazione?

«Si tratta di una semplificazione, ma sfortunatamente esiste. Il fatto che un fenomeno non sia riducibile a una formula non ne elimina l' esistenza. Semmai tendo a pensare che la cultura di sinistra (cui dopotutto appartengo anch' io) sia capace di un repertorio di cecità, autoinganni e ipocrisie molto più esteso di quello che si può osservare nei salotti.


La tendenza a dare risposte ideologiche, senza riguardo per la realtà e per punti di vista diversi dai propri, coinvolge anche molte persone che non frequentano i salotti. È un fenomeno, quello del benpensante progressista, molto interessante per un sociologo: non ho resistito alla tentazione di occuparmene in due libri, Perché siamo antipatici e Sinistra e popolo, quest' ultimo appena uscito da Longanesi».


Tema sicurezza: la gauche italiana è così impreparata?

«Sì, con le dovute e purtroppo rare eccezioni, come quella del ministro Minniti».



Linea-Minniti: giusta?


«Dipende. Se per linea-Minniti si intende quel poco che gli lasciano fare, non servirà a recuperare consenso. Se invece si intende una svolta vera, con tanto di autocritica sulle sciagurate scelte del passato, allora forse qualcosa potrebbe muoversi.


Ma una simile svolta è uno degli eventi più improbabili dell' universo, perché qualsiasi politico di sinistra sa perfettamente che, se appena accenna a usare il cervello (il proprio cervello intendo, non quello del partito), o se per caso gli scappa di dire quel che pensa, è pronto il plotone di esecuzione dei difensori dell' ortodossia buonista: vedi la pioggia di contumelie che i vari Saviano hanno riservato alla Serracchiani, che aveva espresso un concetto di puro senso comune morale, ossia che il male che fai a un tuo benefattore è particolarmente spregevole».



Perché la percezione è che a sinistra si sottovaluti il problema dell' integrazione?

«Perché non è una percezione, è la pura verità».
UncleTom
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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…….SQUOLA DI PROPAGANDA……

Toglietegli il bottiglione………………

La sinistra non c’è più da tempo. Esiste solo nei fumi da bottiglione della propaganda degli STRUMPTRUPPEN.

Nella lotta politica, soprattutto quella per accaparrarsi gli ultimi brandelli di carne intorno all’osso, bisogna sventolare la muleta color rosso, non davanti ai tori, ma davanti ai merli tricolori che si bevono di tutto e di più.

Chi dirige il traffico sa che questi merli sono di bocca buona.


Sinistra in marcia coi migranti
'È razzismo contro gli italiani'

Sinistra e centri sociali in piazza con islamici e immigrati: "In marcia contro i muri". Levata di scudi del centrodestra
di Sergio Rame
1 ora fa
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UncleTom
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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UncleTom ha scritto:…….SQUOLA DI PROPAGANDA……

Toglietegli il bottiglione………………

La sinistra non c’è più da tempo. Esiste solo nei fumi da bottiglione della propaganda degli STRUMPTRUPPEN.

Nella lotta politica, soprattutto quella per accaparrarsi gli ultimi brandelli di carne intorno all’osso, bisogna sventolare la muleta color rosso, non davanti ai tori, ma davanti ai merli tricolori che si bevono di tutto e di più.

Chi dirige il traffico sa che questi merli sono di bocca buona.


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La sinistra marcia coi migranti. "È razzismo contro gli italiani"


Sinistra e centri sociali in piazza con islamici e immigrati: "In marcia contro i muri". Le proteste del centrodestra: "Uno schiaffo ai militari feriti in stazione centrale"

Sergio Rame - Sab, 20/05/2017 - 15:50

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L'aggressione di Ismail Tommaso Hosni ai militare in stazione Centrale non è solo un caso, l'ennesimo, di degrado. È la dimostrazione plastica dell'incapacità di integrare dopo aver accolto indiscriminatamente decine di migliaia di migranti.



Una drammatica realtà che esplode in tutta la sua gravità nel giorno in cui in Prefettura viene firmato, dopo mesi di dialogo tra il Comune di Milano e le aree limitrofe, un protocollo per l'accoglienza dei richiedenti asilo. E, soprattutto, perché a sostenerlo è quella stessa sinistra che oggi sfila, al fianco di extracomunitari, centri islamici e attivisti dei centri sociali alla manifestazione "Insieme senza Muri" patrocinata dal sindaco Beppe Sala.

In molti, nel centrodestra, avevano suggerito a Sala e al ministro dell'Interno Marco Minniti di annullare la manifestazione all'indomani della vile attacco in stazione Centrale. Non solo perché Hosni, pur essendo il figlio (nato in Italia e, quindi, con passaporto italiano) di un tunisino e di una italiana, non è mai riuscito a integrarsi. Anzi si è, a poco a poco, radicalizzato fino a elogiare i filmati dei tagliagole dell'Isis. La marcia di oggi è anche uno schiaffo in faccia a quei militari che giovedì sera sono stati feriti, a colpi di coltellate, da Hosni. "E quelli del pd cosa fanno? Organizzano una marcia per i migranti - tuona Matteo Salvini - ignoranti e complici, razzisti con gli italiani". Anche il governatore della Regione Lombardia, Roberto Maroni, aveva chiesto un passo indietro all'assessore comunale Pierfrancesco Majorino, anima della marcia di oggi. "Per rispetto ai due poliziotti che sono stati accoltellati alla Stazione Centrale avrei annullato la manifestazione di oggi", ha detto il leghista invitando il Comune a "investire sulla sicurezza".

Sala e la sinistra non hanno voluto sentire ragioni. "L'integrazione è un valore e una risorsa per tutti", insiste il piddì Khalid Chaouki. E Massimo D'Alema invita tutti i presenti a firmare per abrogare la legge Bossi-Fini che regola i flussi migratori. A porta Venezia si sono ritrovati indiani e boliviani con il vestito tipico delle feste, africani con trombe e tamburi, esponenti dei centri sociali, musulmani appartenenti ai centri islamici più noti della città (guarda la gallery). E, come fa notare Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia, anche quegli stessi intellettuali radical chic che, "quando hanno tentato di aprire il centro d'accoglienza a Capalbio dove vanno a fare le vacanze d'estate, sono scesi in piazza per dire no". La folla sventola bandiere dorate fatte con materiale simile a quello in cui i migranti sono avvolti quando vengono soccorsi in mare. Non mancano, poi, gli striscioni con la scritta "Nessuno è illegale".

"Tutto questo buonismo genera solo razzismo", tuona il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. Il centrodestra è compatto nel bollare la manifestazione pro migranti come una provocazione che ferisce unicamente gli italiani. Quegli stessi italiani che, come fa notare il leghista Paolo Grimoldi, "la sinistra puntualmente dimentica ogni giorno".
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