Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
GLI STRUMPTRUPPEN SONO DI RELIGIONE BUNGA-BUNGA. UNA RELIGIONE CHE NELL’ULTIMO QUARTO DI SECOLO HA AVUTO COME PROFETA SILVIOLO BERLUSCONI DA HARDCORE.
Scrive il camerata Sallusti, pieno d’orgoglio, con la speranza del ritorno del fascismo :
Non lo capisco più Beppe Sala. Non è uomo così ingenuo da non capire che oggi - politicamente parlando - per quanto ce la racconti, delegittimerà tutte le forze dell'ordine e legittimerà chi vive nell'illegalità. Non ci sono storie: è così, che lo voglia o no. È il vecchio vizio della sinistra,
Il camerata Sallusti fa finta di non sapere la provenienza di Giuseppe Sala, sindaco di Milano.
Scrivevano a suo tempo su “le formiche”:
Come si dividono i ciellini tra Stefano Parisi e Giuseppe Sala
Antonella Luppoli
CHI STA CON PARISI……………………………………………….
CHI STA CON SALA
Dalla parte di Beppe Sala infatti si sarebbe schierato (non senza destare scalpore) Massimo Ferlini, ex vicepresidente della Compagnia delle Opere e vicino ai seguaci di Don Giussani. Pure Fiorenzo Tagliabue (che bazzica l’ambiente di Comunione e Liberazione) avrebbe sposato in pieno la causa di Mister Expo.
http://formiche.net/2016/03/31/parisi-sala-cl-carron/
Da Google:
Come si dividono i ciellini tra Stefano Parisi e Giuseppe Sala ...
formiche.net/2016/03/31/parisi-sala-cl-carron/
1.
31 mar 2016 - CHI STA CON PARISI ... Tra i nomi in lista con ogni probabilità ci sarà il consigliere ...Dalla parte di Beppe Sala infatti si sarebbe schierato (non senza ... ex vicepresidente della Compagnia delle Opere e vicino ai seguaci di Don Giussani. ... Chi c'era alla presentazione dellacandidatura di Stefano Parisi a ...
Elezioni Milano, Giuseppe Sala chiama Comunione e Liberazione. E ...
www.ilfattoquotidiano.it › Politica
1.
10 feb 2016 - E una parte di Comunione e liberazione risponde. Tra gli aderenti al movimento fondatoda don Giussani non è una ... delle opere, il braccio operativo di Cl: “Sala – dice – sarebbe un buon sindaco per i compiti che ci sono da affrontare. ... della presentazioni di Cdo Sharing che si è tenuta martedì a Milano.
Comunali Milano: Cl, conti e logge. Tre domande ai tre manager. Le ...
www.ilfattoquotidiano.it › BLOG
1.
30 mar 2016 - Il più battagliero dei tre è Corrado Passera, ex banchiere ed ex ... I conti non tornano, gli dice da manager a manager. ... Peccato che il sindaco di Rho (del Pd come Sala) sia inferocito: gli ... Pci Massimo Ferlini, ex vicepresidente della Compagnia delle Opere), ..... Lottano per chi sarà quello con meno voti.
La simpatia tra Giuseppe Sala e Comunione e Liberazione
http://www.radiopopolare.it/2015/12/la- ... sala-e-cl/
1.
2.
08 dic 2015 - Gli eredi di Don Giussani sono alla ricerca di nuovi referenti politici, dopo la fine del ...Massimo Ferlini, vicepresidente nazionale della Compagnia delle Opere, il braccio economico diComunione e Liberazione, con ... A Milano, oggi, Giuseppe Sala e Cl si mandano segnali. .... Partigianisenza volto.
Ma il camerata Sallusti, gran sacerdote della religione Bunga-Bunga, fa passare Giuseppe Sala, attuale sindaco di Milano per uno di sinistra.
Scrive il camerata Sallusti, pieno d’orgoglio, con la speranza del ritorno del fascismo :
Non lo capisco più Beppe Sala. Non è uomo così ingenuo da non capire che oggi - politicamente parlando - per quanto ce la racconti, delegittimerà tutte le forze dell'ordine e legittimerà chi vive nell'illegalità. Non ci sono storie: è così, che lo voglia o no. È il vecchio vizio della sinistra,
Il camerata Sallusti fa finta di non sapere la provenienza di Giuseppe Sala, sindaco di Milano.
Scrivevano a suo tempo su “le formiche”:
Come si dividono i ciellini tra Stefano Parisi e Giuseppe Sala
Antonella Luppoli
CHI STA CON PARISI……………………………………………….
CHI STA CON SALA
Dalla parte di Beppe Sala infatti si sarebbe schierato (non senza destare scalpore) Massimo Ferlini, ex vicepresidente della Compagnia delle Opere e vicino ai seguaci di Don Giussani. Pure Fiorenzo Tagliabue (che bazzica l’ambiente di Comunione e Liberazione) avrebbe sposato in pieno la causa di Mister Expo.
http://formiche.net/2016/03/31/parisi-sala-cl-carron/
Da Google:
Come si dividono i ciellini tra Stefano Parisi e Giuseppe Sala ...
formiche.net/2016/03/31/parisi-sala-cl-carron/
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31 mar 2016 - CHI STA CON PARISI ... Tra i nomi in lista con ogni probabilità ci sarà il consigliere ...Dalla parte di Beppe Sala infatti si sarebbe schierato (non senza ... ex vicepresidente della Compagnia delle Opere e vicino ai seguaci di Don Giussani. ... Chi c'era alla presentazione dellacandidatura di Stefano Parisi a ...
Elezioni Milano, Giuseppe Sala chiama Comunione e Liberazione. E ...
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10 feb 2016 - E una parte di Comunione e liberazione risponde. Tra gli aderenti al movimento fondatoda don Giussani non è una ... delle opere, il braccio operativo di Cl: “Sala – dice – sarebbe un buon sindaco per i compiti che ci sono da affrontare. ... della presentazioni di Cdo Sharing che si è tenuta martedì a Milano.
Comunali Milano: Cl, conti e logge. Tre domande ai tre manager. Le ...
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30 mar 2016 - Il più battagliero dei tre è Corrado Passera, ex banchiere ed ex ... I conti non tornano, gli dice da manager a manager. ... Peccato che il sindaco di Rho (del Pd come Sala) sia inferocito: gli ... Pci Massimo Ferlini, ex vicepresidente della Compagnia delle Opere), ..... Lottano per chi sarà quello con meno voti.
La simpatia tra Giuseppe Sala e Comunione e Liberazione
http://www.radiopopolare.it/2015/12/la- ... sala-e-cl/
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08 dic 2015 - Gli eredi di Don Giussani sono alla ricerca di nuovi referenti politici, dopo la fine del ...Massimo Ferlini, vicepresidente nazionale della Compagnia delle Opere, il braccio economico diComunione e Liberazione, con ... A Milano, oggi, Giuseppe Sala e Cl si mandano segnali. .... Partigianisenza volto.
Ma il camerata Sallusti, gran sacerdote della religione Bunga-Bunga, fa passare Giuseppe Sala, attuale sindaco di Milano per uno di sinistra.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
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Migranti, Erri De Luca: sinistra morta, 5 Stelle invotabili
Scritto il 24/5/17 • nella Categoria: idee Condividi
Migranti: in Europa siamo di fronte ad un’emergenza da fronteggiare?
Non si può usare il termine emergenza per un fenomeno che dura in continuità da venti anni.
Emergenza è un terremoto, un’alluvione, una siccità.
Qui si tratta di incompetenza, di volontario affidamento dei flussi migratori ai trafficanti, di passiva gestione di chi comunque arriva.
Nel caso dei flussi migratori registriamo una percezione ingigantita che istiga l’allarme di invasione.
È vero il contrario, le poche decine di migliaia di nuovi arrivi non compensano l’esodo di italiani verso residenze all’estero.
Passivo è anche il saldo tra nascite e decessi, in parte compensato dalla natalità dei nuovi arrivi.
L’Italia è un paese in via di disabitazione.
Una percezione sobria della realtà dovrebbe rallegrarsi del rabbocco di nuovi residenti.
Si sparge invece artificialmente l’allarme per giustificare la parola emergenza, che a sua volta giustifica assegnazioni senza gara di appalti e di denaro pubblico a imprenditori legati ai partiti.
L’Italia e i paesi di confine sud si sono danneggiati da soli firmando il trattato di Dublino, che assegna al paese di primo arrivo l’intero onere di identificazione e trattenimento.
Il governo d’Europa invece lascia che i flussi migratori se la sbrighino da soli.
Ogni tanto l’Europa impone il blocco alle frontiere, sospendendo il trattato di Schengen.
Va sospeso invece quello di Dublino.
La polemica sulle Ong generata dalle frasi del grillino Luigi Di Maio?
Un atto di autolesionismo politico e morale: se c’è un calcolo nel ripetere a pappagallo la diffamazione contro i salvatori di vite umane in mare, è calcolo sbagliato.
Potrà incassare qualche voto, ma produce di più un’emorragia di consensi.
Con questa posizione sono diventati non più votabili per chi era uscito dall’astensionismo.
Il Movimento aveva raccolto quell’area di astenuti, che ora ha restituito al vento.
Quali le responsabilità della politica?
Di infischiarsene, di lasciare che l’economia selvaggia lucri sulla vita, il lavoro, il bisogno di chi ha solo la forza e la gioventù come merce di scambio.
Il recente ignobile decreto Minniti toglie al richiedente asilo il diritto di appello in caso di prima sentenza di respingimento della sua domanda.
A chi ha perso tutto quello che si può perdere nella vita, viene tolto anche il ricorso in appello.
È un provvedimento incostituzionale e il ministro lo sa, ma che importa?
Basta sbattere sul tavolo di una perpetua campagna elettorale l’accanimento contro il più debole.
Il decreto è stato preceduto dal ridicolo e certamente costoso accordo con un caporione libico, uno fra i tanti, per trattenere i profughi più a lungo.
E in tutto questo, la sinistra dov’è, esiste ancora?
E’ stata amputata dopo lunga cancrena.
Come gli arti amputati, ogni tanto continua a far male in assenza.
Il centrosinistra ha introdotto i campi di detenzione abusiva per stranieri colpevoli di viaggio non autorizzato.
Ha esordito con il governo Prodi-Veltroni affondando il barcone albanese Kater i Rades nella Pasqua del ‘97 per imporre un blocco navale illegale.
Invece l’accoglienza economica esiste, eccome: manodopera sottopagata, senza limiti di orario di lavoro, sistemata in alloggi degradati.
Succedeva già a Torino negli anni ‘60 e ‘70, gli operai meridionali vivevano in soffitte, dividendosi in due la stessa branda, secondo i turni di lavoro in fabbrica.
Il sistema economico tende a ridurre al minimo il costo della manodopera e la nuova disponibilità di stranieri senza diritti sindacali è la pacchia del profitto.
L’accoglienza economica avviene sopra e sotto banco.
Nella questione dei flussi migratori è in discussione la semplice appartenenza alla specie umana e alla civiltà del Mediterraneo.
(Erri De Luca, dichiarazioni rilasciate a Giacomo Russo Spena per l’intervista “Io sto con le Ong, e il M5S è diventato invotabile”, pubblicata da “Micromega” il 17 maggio 2017).
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Migranti, Erri De Luca: sinistra morta, 5 Stelle invotabili
Scritto il 24/5/17 • nella Categoria: idee Condividi
Migranti: in Europa siamo di fronte ad un’emergenza da fronteggiare?
Non si può usare il termine emergenza per un fenomeno che dura in continuità da venti anni.
Emergenza è un terremoto, un’alluvione, una siccità.
Qui si tratta di incompetenza, di volontario affidamento dei flussi migratori ai trafficanti, di passiva gestione di chi comunque arriva.
Nel caso dei flussi migratori registriamo una percezione ingigantita che istiga l’allarme di invasione.
È vero il contrario, le poche decine di migliaia di nuovi arrivi non compensano l’esodo di italiani verso residenze all’estero.
Passivo è anche il saldo tra nascite e decessi, in parte compensato dalla natalità dei nuovi arrivi.
L’Italia è un paese in via di disabitazione.
Una percezione sobria della realtà dovrebbe rallegrarsi del rabbocco di nuovi residenti.
Si sparge invece artificialmente l’allarme per giustificare la parola emergenza, che a sua volta giustifica assegnazioni senza gara di appalti e di denaro pubblico a imprenditori legati ai partiti.
L’Italia e i paesi di confine sud si sono danneggiati da soli firmando il trattato di Dublino, che assegna al paese di primo arrivo l’intero onere di identificazione e trattenimento.
Il governo d’Europa invece lascia che i flussi migratori se la sbrighino da soli.
Ogni tanto l’Europa impone il blocco alle frontiere, sospendendo il trattato di Schengen.
Va sospeso invece quello di Dublino.
La polemica sulle Ong generata dalle frasi del grillino Luigi Di Maio?
Un atto di autolesionismo politico e morale: se c’è un calcolo nel ripetere a pappagallo la diffamazione contro i salvatori di vite umane in mare, è calcolo sbagliato.
Potrà incassare qualche voto, ma produce di più un’emorragia di consensi.
Con questa posizione sono diventati non più votabili per chi era uscito dall’astensionismo.
Il Movimento aveva raccolto quell’area di astenuti, che ora ha restituito al vento.
Quali le responsabilità della politica?
Di infischiarsene, di lasciare che l’economia selvaggia lucri sulla vita, il lavoro, il bisogno di chi ha solo la forza e la gioventù come merce di scambio.
Il recente ignobile decreto Minniti toglie al richiedente asilo il diritto di appello in caso di prima sentenza di respingimento della sua domanda.
A chi ha perso tutto quello che si può perdere nella vita, viene tolto anche il ricorso in appello.
È un provvedimento incostituzionale e il ministro lo sa, ma che importa?
Basta sbattere sul tavolo di una perpetua campagna elettorale l’accanimento contro il più debole.
Il decreto è stato preceduto dal ridicolo e certamente costoso accordo con un caporione libico, uno fra i tanti, per trattenere i profughi più a lungo.
E in tutto questo, la sinistra dov’è, esiste ancora?
E’ stata amputata dopo lunga cancrena.
Come gli arti amputati, ogni tanto continua a far male in assenza.
Il centrosinistra ha introdotto i campi di detenzione abusiva per stranieri colpevoli di viaggio non autorizzato.
Ha esordito con il governo Prodi-Veltroni affondando il barcone albanese Kater i Rades nella Pasqua del ‘97 per imporre un blocco navale illegale.
Invece l’accoglienza economica esiste, eccome: manodopera sottopagata, senza limiti di orario di lavoro, sistemata in alloggi degradati.
Succedeva già a Torino negli anni ‘60 e ‘70, gli operai meridionali vivevano in soffitte, dividendosi in due la stessa branda, secondo i turni di lavoro in fabbrica.
Il sistema economico tende a ridurre al minimo il costo della manodopera e la nuova disponibilità di stranieri senza diritti sindacali è la pacchia del profitto.
L’accoglienza economica avviene sopra e sotto banco.
Nella questione dei flussi migratori è in discussione la semplice appartenenza alla specie umana e alla civiltà del Mediterraneo.
(Erri De Luca, dichiarazioni rilasciate a Giacomo Russo Spena per l’intervista “Io sto con le Ong, e il M5S è diventato invotabile”, pubblicata da “Micromega” il 17 maggio 2017).
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
...............................AVVISO AI NAVIGANTI..............................
Dove per naviganti intendo tutti coloro che si lamentano della presenza degli emigranti. In modo particolare gli STRUMPTRUPPEN che a modo loro ci campano, come sulla propaganda di "ORDINE E DISCIPLINA"
E a chi vuol far credere che gli "ASINI VOLANO", come stanno facendo gli attuali politicanti del Paese del Bunga-Bunga.
24 mag 2017 11:21
UN BUSINESS CHIAMATO MAFIA. VALE TRE VOLTE LA BORSA ITALIANA E POTREBBE COMPRARSI DUE VOLTE LA APPLE
– MACINA PROFITTI 50 VOLTE QUELLI DELLE GENERALI. HA UN GIRO D’AFFARI UGUALE ALLA RICCHEZZA PRODOTTA IN ITALIA IN UN ANNO
– PROSTITUZIONE E DROGA AMMONTANO ALL’1% DEL PIL
- GIANNI DRAGONI FA BLOG
Gianni Dragoni per giannidragoni.it
La mafia, secondo l’ultima commissione parlamentare antimafia (presidente Giuseppe Pisanu), avrebbe un fatturato, cioè ricavi pari a 150 miliardi di euro all’anno.
C’è chi sostiene che il fatturato sarebbe più basso. Sono stime, non siamo in grado di dirlo con esattezza.
Ma prendendo per buone queste stime, possiamo affermare che con i suoi 150 miliardi Mafia Spa, una ipotetica holding sotto la quale ci sarebbero tutte le attività delle organizzazioni criminali, sarebbe di gran lunga la prima società italiana per il giro d’affari: avrebbe 40 miliardi di ricavi in più rispetto al primo gruppo italiano, Exor, che ha al suo interno Fiat-Chrysler, Ferrari, Cnh, le assicurazioni Partner Re, la Juventus (111 miliardi il fatturato 2016 di Exor).
Possiamo fare altri esempi.
I ricavi di Mafia Spa sarebbero più del doppio dell’Enel (70 miliardi), quasi il triplo dell’Eni (55 miliardi), otto volte Telecom, 16 volte Luxottica, 15 volte il gruppo che produce la Nutella (Ferrero).
Oppure 41 volte Mediaset, il gruppo televisivo controllato da Silvio Berlusconi.
Quest’accostamento è una pura coincidenza.
Quanto vale un’ipotetica società che contenga tutte le attività della mafia, quella che abbiamo definito Mafia Spa?
Dobbiamo guardare per questo non più ai ricavi, ma ai profitti. La redditività delle attività illegali è altissima.
Stando alle stime di Confesercenti, l’utile di Mafia Spa sarebbe arrivato a 105 miliardi all’anno.
Ho già fatto per la prima volta questo calcolo nell’ottobre 2014, in una puntata di Servizio Pubblico, la trasmissione televisiva condotta da Michele Santoro.
Adesso ripeto quell’esercizio, aggiornando i dati alla situazione attuale.
I 105 miliardi di profitti di Mafia Spa sono quasi 34 volte quelli della banca più ricca d’Italia, che nel 2016 è Intesa Sanpaolo (3,1 miliardi di utile netto consolidato), o 40 volte quelli della società non finanziaria con i maggiori utili, il gruppo Enel (2,57 miliardi di utile netto nel 2016), 50 volte quelli delle Assicurazioni Generali (2,08 miliardi), 58 volte Telecom (1,8 miliardi), 120 volte gli utili di Luxottica (882 milioni).
Non faccio il confronto con l’Eni e Mediaset che hanno i bilanci in rosso.
Mafia Spa ha anche più utili di tutte le banche italiane insieme, che peraltro non sono messe bene (basta pensare che da sola la principale, Unicredit, nel 2016 ha perso 11,79 miliardi).
Alla fine, non sappiamo ancora quanto vale Mafia Spa.
Possiamo però fare una simulazione.
Il prezzo di Borsa delle società dipende dai profitti, cioè è un multiplo degli utili.
In media nella Borsa di Milano questo prezzo adesso è pari 16 volte i profitti stimati per il 2017.
Pertanto il valore di Mafia Spa potrebbe essere pari a 1.680 miliardi.
Cioè quasi il triplo (2,85 volte) di tutte le 260 società italiane quotate in Borsa, che valgono complessivamente 587,6 miliardi, secondo i dati a fine aprile di Borsa Italiana.
Come dire che, se si quotasse in Borsa, e quindi vendesse le sue azioni al pubblico, con il ricavato la Mafia potrebbe comprarsi tutta la Borsa di Milano.
E le resterebbero ancora molti soldi: 1.092 miliardi ancora da investire.
E non è da escludere che con le sue immense ricchezze la mafia sia già entrata nel capitale delle grandi società quotate in Borsa, delle banche, delle finanziarie, delle assicurazioni, non solo in Italia, anche se non ho prove per documentare quest’affermazione.
Del resto, questa denuncia l’aveva già fatta Giovanni Falcone, il magistrato ucciso il 23 maggio di 25 anni fa.
Nell’ottobre 2014 a Servizio Pubblico avevo calcolato che il valore di questa ipotetica Mafia Spa fosse pari a 1.039 miliardi di euro, cioè il doppio di tutte le società italiane quotate all’epoca.
Da allora la quotazione delle azioni in Borsa è salita e pertanto, se facciamo una simulazione applicando le regole della finanza, anche il valore della mafia è aumentato…
Post Scriptum: Qual è la società che ha più valore in tutto il mondo? La Apple.
Sapete quanto vale?
Venerdì 19 maggio valeva 811 miliardi di dollari (con un rapporto tra prezzo e utili pari a 17,93), in euro sono 725 miliardi.
Ebbene la Mafia Spa, con il suo valore che abbiamo stimato in 1.680 miliardi, potrebbe comprarsi tutta Apple e le resterebbero ancora 955 miliardi.
La mafia e il Pil.
Se vogliamo fare un paradosso, possiamo paragonare la Mafia al Pil italiano.
Non è proprio un calcolo appropriato, perché il Pil si misura con il valore aggiunto dei beni e servizi prodotti, però accostare le due grandezze rende comunque l’idea della potenza di fuoco della mafia, una potenza che non si misura con i fucili kalashnikov, ma con i conti in banca.
E quindi facciamo questa forzatura. Sapete quanto è il valore nominale del Pil nel 2016? 1.687,7 miliardi.
La Mafia vale 1.680 miliardi, cioè come un anno del Prodotto lordo di beni e servizi di tutta l’Italia…
Nel Pil dell’Italia da qualche anno l’Istat calcola, d’accordo con i criteri dell’Ue, anche le attività illegali.
Questo vale per tutti i paesi dell’Ue.
L’ultimo dato reso noto dall’Istat lo scorso ottobre dice che l’economia sommersa e illegale valeva 211 miliardi nel 2014, cioè il 13% del Pil. Rispetto al 2013 c’è stato un aumento di 5 miliardi in un anno (da 205 a 211 miliardi), quindi il valore dell’economia sommersa (il “nero”) e illegale è in aumento, è un settore che tira nonostante la crisi.
Le sole attività illegali, cioè prostituzione, contrabbando e traffico di droga, l’Istat stima che valgano circa 17 miliardi, pari all’1% del Pil.
Vengono conteggiate nel Pil, spiegano i signori europei della statistica, perché sono il frutto di “transazioni volontarie”.
Sarebbe come dire che, senza conteggiare le attività illegali nel Pil, dovremmo sentirci più poveri
Dove per naviganti intendo tutti coloro che si lamentano della presenza degli emigranti. In modo particolare gli STRUMPTRUPPEN che a modo loro ci campano, come sulla propaganda di "ORDINE E DISCIPLINA"
E a chi vuol far credere che gli "ASINI VOLANO", come stanno facendo gli attuali politicanti del Paese del Bunga-Bunga.
24 mag 2017 11:21
UN BUSINESS CHIAMATO MAFIA. VALE TRE VOLTE LA BORSA ITALIANA E POTREBBE COMPRARSI DUE VOLTE LA APPLE
– MACINA PROFITTI 50 VOLTE QUELLI DELLE GENERALI. HA UN GIRO D’AFFARI UGUALE ALLA RICCHEZZA PRODOTTA IN ITALIA IN UN ANNO
– PROSTITUZIONE E DROGA AMMONTANO ALL’1% DEL PIL
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Gianni Dragoni per giannidragoni.it
La mafia, secondo l’ultima commissione parlamentare antimafia (presidente Giuseppe Pisanu), avrebbe un fatturato, cioè ricavi pari a 150 miliardi di euro all’anno.
C’è chi sostiene che il fatturato sarebbe più basso. Sono stime, non siamo in grado di dirlo con esattezza.
Ma prendendo per buone queste stime, possiamo affermare che con i suoi 150 miliardi Mafia Spa, una ipotetica holding sotto la quale ci sarebbero tutte le attività delle organizzazioni criminali, sarebbe di gran lunga la prima società italiana per il giro d’affari: avrebbe 40 miliardi di ricavi in più rispetto al primo gruppo italiano, Exor, che ha al suo interno Fiat-Chrysler, Ferrari, Cnh, le assicurazioni Partner Re, la Juventus (111 miliardi il fatturato 2016 di Exor).
Possiamo fare altri esempi.
I ricavi di Mafia Spa sarebbero più del doppio dell’Enel (70 miliardi), quasi il triplo dell’Eni (55 miliardi), otto volte Telecom, 16 volte Luxottica, 15 volte il gruppo che produce la Nutella (Ferrero).
Oppure 41 volte Mediaset, il gruppo televisivo controllato da Silvio Berlusconi.
Quest’accostamento è una pura coincidenza.
Quanto vale un’ipotetica società che contenga tutte le attività della mafia, quella che abbiamo definito Mafia Spa?
Dobbiamo guardare per questo non più ai ricavi, ma ai profitti. La redditività delle attività illegali è altissima.
Stando alle stime di Confesercenti, l’utile di Mafia Spa sarebbe arrivato a 105 miliardi all’anno.
Ho già fatto per la prima volta questo calcolo nell’ottobre 2014, in una puntata di Servizio Pubblico, la trasmissione televisiva condotta da Michele Santoro.
Adesso ripeto quell’esercizio, aggiornando i dati alla situazione attuale.
I 105 miliardi di profitti di Mafia Spa sono quasi 34 volte quelli della banca più ricca d’Italia, che nel 2016 è Intesa Sanpaolo (3,1 miliardi di utile netto consolidato), o 40 volte quelli della società non finanziaria con i maggiori utili, il gruppo Enel (2,57 miliardi di utile netto nel 2016), 50 volte quelli delle Assicurazioni Generali (2,08 miliardi), 58 volte Telecom (1,8 miliardi), 120 volte gli utili di Luxottica (882 milioni).
Non faccio il confronto con l’Eni e Mediaset che hanno i bilanci in rosso.
Mafia Spa ha anche più utili di tutte le banche italiane insieme, che peraltro non sono messe bene (basta pensare che da sola la principale, Unicredit, nel 2016 ha perso 11,79 miliardi).
Alla fine, non sappiamo ancora quanto vale Mafia Spa.
Possiamo però fare una simulazione.
Il prezzo di Borsa delle società dipende dai profitti, cioè è un multiplo degli utili.
In media nella Borsa di Milano questo prezzo adesso è pari 16 volte i profitti stimati per il 2017.
Pertanto il valore di Mafia Spa potrebbe essere pari a 1.680 miliardi.
Cioè quasi il triplo (2,85 volte) di tutte le 260 società italiane quotate in Borsa, che valgono complessivamente 587,6 miliardi, secondo i dati a fine aprile di Borsa Italiana.
Come dire che, se si quotasse in Borsa, e quindi vendesse le sue azioni al pubblico, con il ricavato la Mafia potrebbe comprarsi tutta la Borsa di Milano.
E le resterebbero ancora molti soldi: 1.092 miliardi ancora da investire.
E non è da escludere che con le sue immense ricchezze la mafia sia già entrata nel capitale delle grandi società quotate in Borsa, delle banche, delle finanziarie, delle assicurazioni, non solo in Italia, anche se non ho prove per documentare quest’affermazione.
Del resto, questa denuncia l’aveva già fatta Giovanni Falcone, il magistrato ucciso il 23 maggio di 25 anni fa.
Nell’ottobre 2014 a Servizio Pubblico avevo calcolato che il valore di questa ipotetica Mafia Spa fosse pari a 1.039 miliardi di euro, cioè il doppio di tutte le società italiane quotate all’epoca.
Da allora la quotazione delle azioni in Borsa è salita e pertanto, se facciamo una simulazione applicando le regole della finanza, anche il valore della mafia è aumentato…
Post Scriptum: Qual è la società che ha più valore in tutto il mondo? La Apple.
Sapete quanto vale?
Venerdì 19 maggio valeva 811 miliardi di dollari (con un rapporto tra prezzo e utili pari a 17,93), in euro sono 725 miliardi.
Ebbene la Mafia Spa, con il suo valore che abbiamo stimato in 1.680 miliardi, potrebbe comprarsi tutta Apple e le resterebbero ancora 955 miliardi.
La mafia e il Pil.
Se vogliamo fare un paradosso, possiamo paragonare la Mafia al Pil italiano.
Non è proprio un calcolo appropriato, perché il Pil si misura con il valore aggiunto dei beni e servizi prodotti, però accostare le due grandezze rende comunque l’idea della potenza di fuoco della mafia, una potenza che non si misura con i fucili kalashnikov, ma con i conti in banca.
E quindi facciamo questa forzatura. Sapete quanto è il valore nominale del Pil nel 2016? 1.687,7 miliardi.
La Mafia vale 1.680 miliardi, cioè come un anno del Prodotto lordo di beni e servizi di tutta l’Italia…
Nel Pil dell’Italia da qualche anno l’Istat calcola, d’accordo con i criteri dell’Ue, anche le attività illegali.
Questo vale per tutti i paesi dell’Ue.
L’ultimo dato reso noto dall’Istat lo scorso ottobre dice che l’economia sommersa e illegale valeva 211 miliardi nel 2014, cioè il 13% del Pil. Rispetto al 2013 c’è stato un aumento di 5 miliardi in un anno (da 205 a 211 miliardi), quindi il valore dell’economia sommersa (il “nero”) e illegale è in aumento, è un settore che tira nonostante la crisi.
Le sole attività illegali, cioè prostituzione, contrabbando e traffico di droga, l’Istat stima che valgano circa 17 miliardi, pari all’1% del Pil.
Vengono conteggiate nel Pil, spiegano i signori europei della statistica, perché sono il frutto di “transazioni volontarie”.
Sarebbe come dire che, senza conteggiare le attività illegali nel Pil, dovremmo sentirci più poveri
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Milano, la manifestazione per rispondere a Majorino: "Basta immigrazione"
Un centinaio di persone si sono radunate in Piazza della Repubblica per dire basta agli sbarchi
Marta Proietti - Sab, 27/05/2017 - 18:17
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"Italia agli italiani" e "Basta immigrazione", questi sono gli slogan urlati da poco più di un centinaio di persone che alle 15,30 si sono date appuntamento in Piazza della Repubblica, a Milano, per rispondere al corteo pro migranti della settimana scorsa organizzato dall'assessore Majorino.
I rappresentanti del comitato "Milano sicura" hanno radunato un piccolo gruppo di cittadini che ha sfilato fino alla Stazione Centrale dove, ormai da anni, sono accampati decine di immigrati (guarda le foto).
Proprio all'arrivo in Piazza Duca d'Aosta un gruppo di ragazzi di colore ha provato ad avvicinarsi al corte gridando "razzisti" ma è stato subito fermato dalle forze dell'ordine. Per evitare tafferugli, i carabinieri hanno inoltre invitato i manifestanti a seguire il percorso stabilito (guarda il video).
A Milano il corteo "No Invasion" contro l'accoglienza
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Diverse le rimostranze dei partecipanti. Da più lavoro per gli italiani allo stop degli sbarchi degli immigrati, richiesta gridata soprattutto dalla coda del corteo, quella composta dai rappresentanti di Forza Nuova, partito di estrema destra, riconoscibili dalle camicie bianche indossate. Presenti alla manifestazione anche militanti che si sono distinti per i saluti romani e gli inni al fascismo. Altri ancora hanno iniziato la marcia gridando "Ave camerati" e "Boia chi molla". I promotori dell'iniziativa, tre donne preoccupate per il futuro dei propri figli, hanno però preso le distanze dai gesti di questi manifestanti.
Un centinaio di persone si sono radunate in Piazza della Repubblica per dire basta agli sbarchi
Marta Proietti - Sab, 27/05/2017 - 18:17
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"Italia agli italiani" e "Basta immigrazione", questi sono gli slogan urlati da poco più di un centinaio di persone che alle 15,30 si sono date appuntamento in Piazza della Repubblica, a Milano, per rispondere al corteo pro migranti della settimana scorsa organizzato dall'assessore Majorino.
I rappresentanti del comitato "Milano sicura" hanno radunato un piccolo gruppo di cittadini che ha sfilato fino alla Stazione Centrale dove, ormai da anni, sono accampati decine di immigrati (guarda le foto).
Proprio all'arrivo in Piazza Duca d'Aosta un gruppo di ragazzi di colore ha provato ad avvicinarsi al corte gridando "razzisti" ma è stato subito fermato dalle forze dell'ordine. Per evitare tafferugli, i carabinieri hanno inoltre invitato i manifestanti a seguire il percorso stabilito (guarda il video).
A Milano il corteo "No Invasion" contro l'accoglienza
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Diverse le rimostranze dei partecipanti. Da più lavoro per gli italiani allo stop degli sbarchi degli immigrati, richiesta gridata soprattutto dalla coda del corteo, quella composta dai rappresentanti di Forza Nuova, partito di estrema destra, riconoscibili dalle camicie bianche indossate. Presenti alla manifestazione anche militanti che si sono distinti per i saluti romani e gli inni al fascismo. Altri ancora hanno iniziato la marcia gridando "Ave camerati" e "Boia chi molla". I promotori dell'iniziativa, tre donne preoccupate per il futuro dei propri figli, hanno però preso le distanze dai gesti di questi manifestanti.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Scrive ad un certo punto, nel suo intervento su Micromega 1/2017, Carlo Rovelli, dal titolo : “IL TRAMONTO DELLE RELIGIONI.
Un articolo che sembra scritto apposta per gli STRUMPTRUPPEN:
Ho pieno rispetto per le idee di chiunque e per i sentimenti religiosi delle persone, anche se non li capisco.
Da parte mia, vorrei che ciascuno fosse libero di vivere come vuole, nel rispetto delle leggi.
Se qualcuno vuole adorare un dio con la testa di elefante, benissimo, mi è anche simpatico.
Se uno vuole adorare una vergine che partorisce, benissimo, affari suoi.
Ma io vorrei, e mi batto, per una società in cui la religione sia un fatto privato, che non interferisce con la convivenza sociale, con la scrittura delle leggi e con la politica, come invece fa in Italia e in alcuni paesi islamici.
Come tutte le complesse strutture umane, le religioni fanno anche del bene e hanno custodito ottime riserve di conoscenza dell’umanità; ma nessuna religione, né l’insieme di tutte le religioni, ne è depositaria privilegiata.
CONTINUA
Un articolo che sembra scritto apposta per gli STRUMPTRUPPEN:
Ho pieno rispetto per le idee di chiunque e per i sentimenti religiosi delle persone, anche se non li capisco.
Da parte mia, vorrei che ciascuno fosse libero di vivere come vuole, nel rispetto delle leggi.
Se qualcuno vuole adorare un dio con la testa di elefante, benissimo, mi è anche simpatico.
Se uno vuole adorare una vergine che partorisce, benissimo, affari suoi.
Ma io vorrei, e mi batto, per una società in cui la religione sia un fatto privato, che non interferisce con la convivenza sociale, con la scrittura delle leggi e con la politica, come invece fa in Italia e in alcuni paesi islamici.
Come tutte le complesse strutture umane, le religioni fanno anche del bene e hanno custodito ottime riserve di conoscenza dell’umanità; ma nessuna religione, né l’insieme di tutte le religioni, ne è depositaria privilegiata.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
UncleTom ha scritto:Scrive ad un certo punto, nel suo intervento su Micromega 1/2017, Carlo Rovelli, dal titolo : “IL TRAMONTO DELLE RELIGIONI.
Un articolo che sembra scritto apposta per gli STRUMPTRUPPEN:
Ho pieno rispetto per le idee di chiunque e per i sentimenti religiosi delle persone, anche se non li capisco.
Da parte mia, vorrei che ciascuno fosse libero di vivere come vuole, nel rispetto delle leggi.
Se qualcuno vuole adorare un dio con la testa di elefante, benissimo, mi è anche simpatico.
Se uno vuole adorare una vergine che partorisce, benissimo, affari suoi.
Ma io vorrei, e mi batto, per una società in cui la religione sia un fatto privato, che non interferisce con la convivenza sociale, con la scrittura delle leggi e con la politica, come invece fa in Italia e in alcuni paesi islamici.
Come tutte le complesse strutture umane, le religioni fanno anche del bene e hanno custodito ottime riserve di conoscenza dell’umanità; ma nessuna religione, né l’insieme di tutte le religioni, ne è depositaria privilegiata.
CONTINUA
Le religioni sono eventi umani che hanno giocato un grande ruolo nello sviluppo della civiltà, ma penso che ora meno che meno ne giochino meglio sia per tutti noi.
Abbiamo bisogno di solidarietà, di umanità, di fratellanza, di giustizia, che ci facciano sentire parte di una famiglia umana unica e globale.
Valori umani che non siano appannaggio di una religione o l’altra, ma che gli esseri umani imparino a riconoscere come quelli che ci permettano di vivere in pace e in armonia.
Le religioni non fanno altro che dividerci.
Dell’effetto nefasto della religione, l’aspetto che personalmente trovo disgustoso è il fossato che si sta scavando in Europa fra cristiani e mussulmani.
I cristiani detestano i mussulmani.
Invece di vedere esseri umani vedono mussulmani.
Invece di vedere fratelli, con cui condividere questo breve e prezioso momento di luce che ci è dato , questo nostro breve attraversare una valle di sorrisi e lacrime, noi ci chiudiamo come bruti nell’identitarismo religioso, e degli alti facciamo mostri.
E poi usiamo tutto questo per gettare bombe sui cattivi e sentirci quelli buoni.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
L'uomo di Soros: "I migranti? Una ricchezza"
Il direttore europeo di Open Society: "George non finanzia gli sbarchi. Ma bisogna creare passaggi sicuri per gli immigrati"
Fausto Biloslavo Matteo Carnieletto - Ven, 02/06/2017 - 15:46
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Barcellona - Nel centro di Barcellona, Open society, la discussa fondazione filantropica del miliardario americano George Soros, ha sede in un antico orfanotrofio delle suore che non esiste più. L’ebreo ungherese sopravvissuto al nazismo e al comunismo sovietico è diventato uno degli uomini più ricchi al mondo e spende quasi un miliardo di dollari l’anno in nome di libertà e diritti umani secondo i suoi fan.
Per interferire negli affari interni di paesi stranieri che non gli vanno a genio come la Russia di Putin e favorire l’invasione dei migranti è il parere dei detrattori. Jordi Vaquer, il giovane direttore catalano di Open society foundation nel vecchio continente, è l’uomo di Soros in Europa. In un’intervista esclusiva al Giornale alza il velo sulla controversa filantropia del miliardario Usa.
Open society, società aperta. Come è nata? Cosa significa?
“Open society è il nome della fondazione di George Soros, un ebreo ungherese sopravvissuto all'occupazione nazista di Budapest e a quella dell'Unione sovietica. Quando è diventato miliardario ha creato questa fondazione sull'idea di società aperta di Karl Popper. Open society difende i diritti e le libertà, ma non siamo una fondazione caritatevole”.
Molti accusano Open Society e Soros di interferire negli affari interni degli Stati proprio con il grimaldello dei diritti umani e delle libertà…
“Quando Open society è stata cacciata da alcuni Paesi, come la Russia o non ha mai potuto operare in Cina, Arabia Saudita, Iran non si è mai avuta una società più aperta”.
Ma non pensa che a volte vi spingete troppo in là nell’interferenza?
“Siamo una fondazione globale, che opera in tutto il mondo. Abbiamo iniziato dall’Europa dell’Est dove in tanti che sono impegnati in politica hanno avuto rapporti con noi compreso Viktor Orban (il premier ungherese aspramente critico con Soros nda), che ha vinto una borsa di studio di Open society. Parlare (male) di Soros funziona molto bene per diversi gruppi, come gli antisemiti e gli ultra nazionalisti”
Quanti soldi avete a disposizione?
“Il bilancio ogni anno è di circa 900 milioni di dollari. Tutti i nostri soldi vengono da Soros e un po' dalla sua famiglia”.
E come li spendete?
“Nel 2017, il Paese dove abbiamo investito di più sono gli Stati Uniti con circa 100 milioni di dollari. L'Africa è la prima regione dopo gli Usa, con 70 milioni e poi l'Europa con 55 circa. In Italia non spendiamo più di 2 milioni in un anno”.
Soros viene dipinto come una forza oscura...
“Chi vuole dipingerlo così? C'è una parte che lo accusa per il suo lavoro nei mercati internazionali, ma un’altra lo accusa di far politica. Io conosco solo la parte filantropica e non penso ci siano zone oscure. Ovviamente ha le sue idee che non piacciono a tutti. La sua è una visione del mondo molto liberale, dove contano i diritti ed il potere è limitato”.
Soros, Open Society e le sue società finanziano le Ong che salvano i migranti in mare?
“Noi non finanziamo le organizzazioni che fanno salvataggio in mare. Ci occupiamo dei diritti dei migranti una volta che sono arrivati (in Europa) oppure nei Paesi di transito. Comunque le Ong fanno un lavoro ammirevole perché le persone in mare vanno salvate”.
Però una ong, l’Avaaz, sostenuta fin dalla sua fondazione da Soros, ha donato mezzo milione di euro a Moas, che opera da Malta per recuperare i migranti in partenza dalla Libia e farli sbarcare in Italia…
“Il fatto che un'organizzazione abbia ricevuto soldi da Open Society non significa che la nostra fondazione l’appoggi in tutte le sue attività”.
Molti pensano che favorite una specie di invasione aiutando i migranti…
“Noi diciamo che l'opposto della morte delle persone in mare sono frontiere dove le persone non muoiono. Non significa aprire le frontiere, ma vogliamo un passaggio più sicuro”.
Volete far arrivare i migranti con i traghetti?
“Una volta stabilito quante persone accogliere, un passaggio sicuro significa visto umanitario”.
Vale anche per i migranti economici?
“Tutti i Paesi che fanno parte della convenzione di Ginevra hanno l'obbligo di aiutare chi fugge dalla guerra e dalla repressione. Nessun accordo obbliga alcun Paese ad accogliere i migranti economici. Questa è una scelta che viene fatta dalla società e dalla politica”.
Soros sostiene che i migranti economici sono una ricchezza. Bisogna accogliere tutti?
“In base alla sua esperienza lavorativa Soros pensa che ci sia la possibilità di arricchire i Paesi europei con i talenti e le capacità dei migranti. E vuole dimostrare che possono creare ricchezza”.
Le cosiddette primavere arabe sono state un fallimento?
“Siamo delusi dal fatto che queste rivolte non hanno favorito più diritti tranne, forse, in Tunisia. In generale le primavere arabe hanno portato a regimi come quelli che esistevano già oppure alla guerra civile. In Europa dell'Est e in America latina hanno avuto successo, ma ci siamo dimenticati che le transizioni democratiche a volte non funzionano”.
Con chi collaborate in Italia?
“Con organizzazioni che si impegnano nel campo dei diritti e delle libertà. In Italia abbiamo lavorato molto con la comunità Rom, gruppi di avvocati, l’Asgi, Antigone e altre realtà che aiutano i migranti, ma spendiamo comunque poco: il 10% di quello che investiamo in Giordania”.
Nel cuore dell’Europa cova il conflitto dimenticato in Ucraina. Soros è accusato di essere intervenuto pesantemente per appoggiare la rivolta di piazza Maidan e rovesciare il governo filo russo. Come replica?
“Per Soros, Maidan ha rappresentato la nascita di una nuova Ucraina. Dopo Maidan ci siamo impegnati per favorire un piano di riforme, ma siamo preoccupati (sul rispetto dei diritti nda). In Ucraina ci sono due parti: quella del governo di Kiev e quella in mano ai russi. A me non sembra utile identificarli come il polo delle libertà e quello della chiusura. Anche chi ha sostenuto Maidan deve ora combattere contro gruppi xenofobi e razzisti”.
Il presidente russo Vladimir Putin per voi è l’uomo nero?
“Putin fa parte di un movimento globale di leader che hanno scelto una via nazionalista per governare. Ci sono molti leader come lui in Africa e nelle ex repubbliche sovietiche”.
Open Society tra Russia e America
Siete sotto tiro anche in diversi Paesi dell’ Europa orientale. Come mai?
“La vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti ha determinato una crescita degli attacchi soprattutto nei Paesi balcanici. È una valutazione che hanno fatto diversi leader politici dell’area, che hanno legami con Mosca: dato che a Trump non piaceva Soros, adesso all’amministrazione americana non dispiacerebbe che questi Paesi attacchino Soros. Trump ha aperto la porta a chi è contrario alla democrazia liberale”.
Ma l'Est Europa fa parte della Ue liberale...
“Uno dei problemi gravissimi dell’Unione è la gestione del cambiamento dei regimi politici in Europa orientale. La natura politica della Polonia o dell'Ungheria sta evolvendo verso una dimensione totalitaria. L'Unione europea non è ancora intervenuta dicendo che non va bene, che questi Stati hanno sì una sovranità, ma non è assoluta una volta membri della Ue”.
Fino a che punto vi spingerete?
“Abbiamo alle spalle 30 anni di esperienza in Ungheria e Polonia in difesa dei diritti e delle libertà. Noi continueremo ad appoggiare i gruppi che sostengono questi ideali”.
Ma avete tracciato una linea rossa di intervento invalicabile?
“È molto raro che ci impegniamo direttamente. Altre organizzazioni in loco agiscono e noi appoggiamo le loro attività finanziando il 30% del bilancio. I nostri limiti sono ovviamente la legalità e non mettere in pericolo gruppi o persone”.
In Ucraina non avete superato il limite?
“Quando sostieni organizzazioni che lavorano sui diritti umani e arriva il momento rivoluzionario, questi gruppi saranno l'avanguardia sia nelle strade che nel futuro governo. Così è molto facile dire che Soros ha fatto la rivoluzione, ma non possiamo sapere chi sarà l’avanguardia”.
Avete deciso di continuare a sostenerli pur con il rischio del conflitto armato?
“Per piazza Maidan abbiamo pagato la difesa legale di chi veniva preso dalla polizia”.
Cosa pensate del nuovo presidente americano?
“Soros ha versato molti soldi per le campagne di Kerry e Clinton, che però hanno perso. Ma la sua fondazione ha criticato sia Bush che Obama. Le nostre posizioni sull’immigrazione sono chiare e su questo ci siamo attivati contro il nuovo presidente americano. Non perché è Trump, ma perché le sue azioni vanno contro l'idea di società aperta”.
Il direttore europeo di Open Society: "George non finanzia gli sbarchi. Ma bisogna creare passaggi sicuri per gli immigrati"
Fausto Biloslavo Matteo Carnieletto - Ven, 02/06/2017 - 15:46
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Barcellona - Nel centro di Barcellona, Open society, la discussa fondazione filantropica del miliardario americano George Soros, ha sede in un antico orfanotrofio delle suore che non esiste più. L’ebreo ungherese sopravvissuto al nazismo e al comunismo sovietico è diventato uno degli uomini più ricchi al mondo e spende quasi un miliardo di dollari l’anno in nome di libertà e diritti umani secondo i suoi fan.
Per interferire negli affari interni di paesi stranieri che non gli vanno a genio come la Russia di Putin e favorire l’invasione dei migranti è il parere dei detrattori. Jordi Vaquer, il giovane direttore catalano di Open society foundation nel vecchio continente, è l’uomo di Soros in Europa. In un’intervista esclusiva al Giornale alza il velo sulla controversa filantropia del miliardario Usa.
Open society, società aperta. Come è nata? Cosa significa?
“Open society è il nome della fondazione di George Soros, un ebreo ungherese sopravvissuto all'occupazione nazista di Budapest e a quella dell'Unione sovietica. Quando è diventato miliardario ha creato questa fondazione sull'idea di società aperta di Karl Popper. Open society difende i diritti e le libertà, ma non siamo una fondazione caritatevole”.
Molti accusano Open Society e Soros di interferire negli affari interni degli Stati proprio con il grimaldello dei diritti umani e delle libertà…
“Quando Open society è stata cacciata da alcuni Paesi, come la Russia o non ha mai potuto operare in Cina, Arabia Saudita, Iran non si è mai avuta una società più aperta”.
Ma non pensa che a volte vi spingete troppo in là nell’interferenza?
“Siamo una fondazione globale, che opera in tutto il mondo. Abbiamo iniziato dall’Europa dell’Est dove in tanti che sono impegnati in politica hanno avuto rapporti con noi compreso Viktor Orban (il premier ungherese aspramente critico con Soros nda), che ha vinto una borsa di studio di Open society. Parlare (male) di Soros funziona molto bene per diversi gruppi, come gli antisemiti e gli ultra nazionalisti”
Quanti soldi avete a disposizione?
“Il bilancio ogni anno è di circa 900 milioni di dollari. Tutti i nostri soldi vengono da Soros e un po' dalla sua famiglia”.
E come li spendete?
“Nel 2017, il Paese dove abbiamo investito di più sono gli Stati Uniti con circa 100 milioni di dollari. L'Africa è la prima regione dopo gli Usa, con 70 milioni e poi l'Europa con 55 circa. In Italia non spendiamo più di 2 milioni in un anno”.
Soros viene dipinto come una forza oscura...
“Chi vuole dipingerlo così? C'è una parte che lo accusa per il suo lavoro nei mercati internazionali, ma un’altra lo accusa di far politica. Io conosco solo la parte filantropica e non penso ci siano zone oscure. Ovviamente ha le sue idee che non piacciono a tutti. La sua è una visione del mondo molto liberale, dove contano i diritti ed il potere è limitato”.
Soros, Open Society e le sue società finanziano le Ong che salvano i migranti in mare?
“Noi non finanziamo le organizzazioni che fanno salvataggio in mare. Ci occupiamo dei diritti dei migranti una volta che sono arrivati (in Europa) oppure nei Paesi di transito. Comunque le Ong fanno un lavoro ammirevole perché le persone in mare vanno salvate”.
Però una ong, l’Avaaz, sostenuta fin dalla sua fondazione da Soros, ha donato mezzo milione di euro a Moas, che opera da Malta per recuperare i migranti in partenza dalla Libia e farli sbarcare in Italia…
“Il fatto che un'organizzazione abbia ricevuto soldi da Open Society non significa che la nostra fondazione l’appoggi in tutte le sue attività”.
Molti pensano che favorite una specie di invasione aiutando i migranti…
“Noi diciamo che l'opposto della morte delle persone in mare sono frontiere dove le persone non muoiono. Non significa aprire le frontiere, ma vogliamo un passaggio più sicuro”.
Volete far arrivare i migranti con i traghetti?
“Una volta stabilito quante persone accogliere, un passaggio sicuro significa visto umanitario”.
Vale anche per i migranti economici?
“Tutti i Paesi che fanno parte della convenzione di Ginevra hanno l'obbligo di aiutare chi fugge dalla guerra e dalla repressione. Nessun accordo obbliga alcun Paese ad accogliere i migranti economici. Questa è una scelta che viene fatta dalla società e dalla politica”.
Soros sostiene che i migranti economici sono una ricchezza. Bisogna accogliere tutti?
“In base alla sua esperienza lavorativa Soros pensa che ci sia la possibilità di arricchire i Paesi europei con i talenti e le capacità dei migranti. E vuole dimostrare che possono creare ricchezza”.
Le cosiddette primavere arabe sono state un fallimento?
“Siamo delusi dal fatto che queste rivolte non hanno favorito più diritti tranne, forse, in Tunisia. In generale le primavere arabe hanno portato a regimi come quelli che esistevano già oppure alla guerra civile. In Europa dell'Est e in America latina hanno avuto successo, ma ci siamo dimenticati che le transizioni democratiche a volte non funzionano”.
Con chi collaborate in Italia?
“Con organizzazioni che si impegnano nel campo dei diritti e delle libertà. In Italia abbiamo lavorato molto con la comunità Rom, gruppi di avvocati, l’Asgi, Antigone e altre realtà che aiutano i migranti, ma spendiamo comunque poco: il 10% di quello che investiamo in Giordania”.
Nel cuore dell’Europa cova il conflitto dimenticato in Ucraina. Soros è accusato di essere intervenuto pesantemente per appoggiare la rivolta di piazza Maidan e rovesciare il governo filo russo. Come replica?
“Per Soros, Maidan ha rappresentato la nascita di una nuova Ucraina. Dopo Maidan ci siamo impegnati per favorire un piano di riforme, ma siamo preoccupati (sul rispetto dei diritti nda). In Ucraina ci sono due parti: quella del governo di Kiev e quella in mano ai russi. A me non sembra utile identificarli come il polo delle libertà e quello della chiusura. Anche chi ha sostenuto Maidan deve ora combattere contro gruppi xenofobi e razzisti”.
Il presidente russo Vladimir Putin per voi è l’uomo nero?
“Putin fa parte di un movimento globale di leader che hanno scelto una via nazionalista per governare. Ci sono molti leader come lui in Africa e nelle ex repubbliche sovietiche”.
Open Society tra Russia e America
Siete sotto tiro anche in diversi Paesi dell’ Europa orientale. Come mai?
“La vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti ha determinato una crescita degli attacchi soprattutto nei Paesi balcanici. È una valutazione che hanno fatto diversi leader politici dell’area, che hanno legami con Mosca: dato che a Trump non piaceva Soros, adesso all’amministrazione americana non dispiacerebbe che questi Paesi attacchino Soros. Trump ha aperto la porta a chi è contrario alla democrazia liberale”.
Ma l'Est Europa fa parte della Ue liberale...
“Uno dei problemi gravissimi dell’Unione è la gestione del cambiamento dei regimi politici in Europa orientale. La natura politica della Polonia o dell'Ungheria sta evolvendo verso una dimensione totalitaria. L'Unione europea non è ancora intervenuta dicendo che non va bene, che questi Stati hanno sì una sovranità, ma non è assoluta una volta membri della Ue”.
Fino a che punto vi spingerete?
“Abbiamo alle spalle 30 anni di esperienza in Ungheria e Polonia in difesa dei diritti e delle libertà. Noi continueremo ad appoggiare i gruppi che sostengono questi ideali”.
Ma avete tracciato una linea rossa di intervento invalicabile?
“È molto raro che ci impegniamo direttamente. Altre organizzazioni in loco agiscono e noi appoggiamo le loro attività finanziando il 30% del bilancio. I nostri limiti sono ovviamente la legalità e non mettere in pericolo gruppi o persone”.
In Ucraina non avete superato il limite?
“Quando sostieni organizzazioni che lavorano sui diritti umani e arriva il momento rivoluzionario, questi gruppi saranno l'avanguardia sia nelle strade che nel futuro governo. Così è molto facile dire che Soros ha fatto la rivoluzione, ma non possiamo sapere chi sarà l’avanguardia”.
Avete deciso di continuare a sostenerli pur con il rischio del conflitto armato?
“Per piazza Maidan abbiamo pagato la difesa legale di chi veniva preso dalla polizia”.
Cosa pensate del nuovo presidente americano?
“Soros ha versato molti soldi per le campagne di Kerry e Clinton, che però hanno perso. Ma la sua fondazione ha criticato sia Bush che Obama. Le nostre posizioni sull’immigrazione sono chiare e su questo ci siamo attivati contro il nuovo presidente americano. Non perché è Trump, ma perché le sue azioni vanno contro l'idea di società aperta”.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
UN PAESE DI BANDITI
Visto che è in linea con il bandito-direttore, Nicola Porro ha scritto:
La lezione liberal (non progressista) del "prof" Ricolfi
Nicola Porro - Dom, 02/07/2017 - 11:15
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Leggete insieme a me. «Checché ne pensino i progressisti doc, l'insicurezza dei ceti popolari ha una robusta base di realtà (...) Che gli immigrati si concentrino in quartieri periferici, e lascino relativamente tranquilli i ceti medi urbani, è anche esso un dato di fatto.
Che la concorrenza degli immigrati nell'accesso alle prestazioni sanitarie e ai sussidi tocchi soprattutto i ceti popolari, è ancora una volta, un dato di fatto... Quanto alla criminalità e alle paure che suscita, i pochi studi disponibili rivelano che in Europa, il tasso di criminalità medio degli immigrati è quattro volte quello dei nativi (in Italia è sei volte)». Ecco. L'autore è un sociologo. Un progressista, un uomo di sinistra. Luca Ricolfi scrive quello che abbiamo appena riportato in un libretto caustico, La sinistra e il popolo. Il conflitto politico nell'era dei populismi (Longanesi, 2017). Consiglio vivamente il capitolo: «Politicamente corretto ed eccesso di civiltà». Non si tratta di un liberale, ma forse della più aspra critica della sinistra liberal dal suo interno. Esiste un mondo di «buoni» e gli altri sono ai margini. «Nella storia della cultura occidentale, il politicamente corretto è stato il modo nel quale una parte politica, la parte progressista o liberal, ha preteso di stabilire come le persone dovessero parlare e, per questa via, che cosa dovessero pensare».
Ricolfi è spietato. E continua: «Innaturale è invitare a non aver paura quando si è attaccati. Innaturale è non provare odio se qualcuno ci uccide la persona che ci è più cara. Innaturale è spingere il rispetto della sensibilità altrui fino a mortificare la nostra. Innaturale è applicare agli animali standard pensati per le persone. Innaturale è modificare artificialmente il lessico di una lingua che si è evoluta per millenni da sé. Innaturale è perdonare sempre. Innaturale è non punire duramente i crimini più atroci. Innaturale è prendere sul serio ogni individuo o minoranza che proclami un proprio diritto. Innaturale è pensare che una comunità non abbia il diritto di decidere chi possa entrarvi».
C'è davvero poco da aggiungere a ciò che scrive Ricolfi. A differenza di Ricolfi un liberale sa però perché la sinistra, i cosiddetti «progressisti», sono caduti in questa trappola fatale. La loro cultura è costruttivista, determinista. Le loro élite sono sempre state poco pragmatiche e molto ideologiche. Non sono gli ordini spontanei che creano istituzioni o diritto, non sono gli individui che contano in una società, ma le norme e le strutture sociali pensate e ideate da pochi illuminati. Insomma la sinistra ha nel suo Dna il peccato dell'ideologismo, dello scollamento dalla realtà. Forse mai come oggi tutto ciò è evidente. Il libro di Ricolfi è da tenere in casa e mostrare ai vostri amici progressisti, quando vi prendono per populisti se osate contraddirli sul terrorismo islamico, sull'accoglienza o sui diritti degli animali.
Io non ho mai visto una sola denuncia precisa e specifica degli STRUMTRUPPEN nei confronti della criminalità organizzata che ne trae un profitto sostanzioso da quella che loro chiamano invasione .
Mafia e ‘Ndrangheta con gli STRUMPTRUPPEN dormono sonni tranquilli.
Non a caso, Porro, ha scritto due giorni fa:
Marcello sta male, ignorati gli esami - Il Giornale
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 15130.html
1.
2 giorni fa - Stefano ZurloUna cardiopatia grave. Ancora più pericolosa perché Marcello Dell'Utri ha 75 anni e deve guardarsi da un altro nemico insidioso: ...
Quando hanno trattato il settore coop, sono stati sul generico, perché in questo modo i merli intendessero per “Coop” solo quelle rosse.
Ma nel settore ci lucrano Coop rosse ma anche bianche, e questo i merli non lo devono sapere altrimenti la propaganda sui cattivoni svanisce.
Sulle Ong hanno sparato alzo zero, senza specificare che non tutte le Ong sfruttano la situazione.
La criminalità, organizzata oppure no, sfrutta la situazione e si nasconde dietro la sigla di Ong per poter operare in tranquillità, evitando che chi di dovere controlli le sue attività.
Gli STRUMPTRUPPEN si sono ben guardati di far sapere ai loro merli che il Procuratore Capo di Reggio Calabria, Cafiero De Raho, nel maggio del 2015 all’università di Reggio Calabria, ha specificato che quanto ha dichiarato in precedenza il 22 febbraio, non erano più sospetti, circa la protezione dell’’ndrangheta all’Isis nelle campagne calabresi.
Il loro è solo giornalismo-propaganda.
Visto che è in linea con il bandito-direttore, Nicola Porro ha scritto:
La lezione liberal (non progressista) del "prof" Ricolfi
Nicola Porro - Dom, 02/07/2017 - 11:15
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Leggete insieme a me. «Checché ne pensino i progressisti doc, l'insicurezza dei ceti popolari ha una robusta base di realtà (...) Che gli immigrati si concentrino in quartieri periferici, e lascino relativamente tranquilli i ceti medi urbani, è anche esso un dato di fatto.
Che la concorrenza degli immigrati nell'accesso alle prestazioni sanitarie e ai sussidi tocchi soprattutto i ceti popolari, è ancora una volta, un dato di fatto... Quanto alla criminalità e alle paure che suscita, i pochi studi disponibili rivelano che in Europa, il tasso di criminalità medio degli immigrati è quattro volte quello dei nativi (in Italia è sei volte)». Ecco. L'autore è un sociologo. Un progressista, un uomo di sinistra. Luca Ricolfi scrive quello che abbiamo appena riportato in un libretto caustico, La sinistra e il popolo. Il conflitto politico nell'era dei populismi (Longanesi, 2017). Consiglio vivamente il capitolo: «Politicamente corretto ed eccesso di civiltà». Non si tratta di un liberale, ma forse della più aspra critica della sinistra liberal dal suo interno. Esiste un mondo di «buoni» e gli altri sono ai margini. «Nella storia della cultura occidentale, il politicamente corretto è stato il modo nel quale una parte politica, la parte progressista o liberal, ha preteso di stabilire come le persone dovessero parlare e, per questa via, che cosa dovessero pensare».
Ricolfi è spietato. E continua: «Innaturale è invitare a non aver paura quando si è attaccati. Innaturale è non provare odio se qualcuno ci uccide la persona che ci è più cara. Innaturale è spingere il rispetto della sensibilità altrui fino a mortificare la nostra. Innaturale è applicare agli animali standard pensati per le persone. Innaturale è modificare artificialmente il lessico di una lingua che si è evoluta per millenni da sé. Innaturale è perdonare sempre. Innaturale è non punire duramente i crimini più atroci. Innaturale è prendere sul serio ogni individuo o minoranza che proclami un proprio diritto. Innaturale è pensare che una comunità non abbia il diritto di decidere chi possa entrarvi».
C'è davvero poco da aggiungere a ciò che scrive Ricolfi. A differenza di Ricolfi un liberale sa però perché la sinistra, i cosiddetti «progressisti», sono caduti in questa trappola fatale. La loro cultura è costruttivista, determinista. Le loro élite sono sempre state poco pragmatiche e molto ideologiche. Non sono gli ordini spontanei che creano istituzioni o diritto, non sono gli individui che contano in una società, ma le norme e le strutture sociali pensate e ideate da pochi illuminati. Insomma la sinistra ha nel suo Dna il peccato dell'ideologismo, dello scollamento dalla realtà. Forse mai come oggi tutto ciò è evidente. Il libro di Ricolfi è da tenere in casa e mostrare ai vostri amici progressisti, quando vi prendono per populisti se osate contraddirli sul terrorismo islamico, sull'accoglienza o sui diritti degli animali.
Io non ho mai visto una sola denuncia precisa e specifica degli STRUMTRUPPEN nei confronti della criminalità organizzata che ne trae un profitto sostanzioso da quella che loro chiamano invasione .
Mafia e ‘Ndrangheta con gli STRUMPTRUPPEN dormono sonni tranquilli.
Non a caso, Porro, ha scritto due giorni fa:
Marcello sta male, ignorati gli esami - Il Giornale
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 15130.html
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2 giorni fa - Stefano ZurloUna cardiopatia grave. Ancora più pericolosa perché Marcello Dell'Utri ha 75 anni e deve guardarsi da un altro nemico insidioso: ...
Quando hanno trattato il settore coop, sono stati sul generico, perché in questo modo i merli intendessero per “Coop” solo quelle rosse.
Ma nel settore ci lucrano Coop rosse ma anche bianche, e questo i merli non lo devono sapere altrimenti la propaganda sui cattivoni svanisce.
Sulle Ong hanno sparato alzo zero, senza specificare che non tutte le Ong sfruttano la situazione.
La criminalità, organizzata oppure no, sfrutta la situazione e si nasconde dietro la sigla di Ong per poter operare in tranquillità, evitando che chi di dovere controlli le sue attività.
Gli STRUMPTRUPPEN si sono ben guardati di far sapere ai loro merli che il Procuratore Capo di Reggio Calabria, Cafiero De Raho, nel maggio del 2015 all’università di Reggio Calabria, ha specificato che quanto ha dichiarato in precedenza il 22 febbraio, non erano più sospetti, circa la protezione dell’’ndrangheta all’Isis nelle campagne calabresi.
Il loro è solo giornalismo-propaganda.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
…………..Caro lei,..quando c’era lui!!!!......................
Migranti, i dieci perché dell'invasione
Siamo diventati il campo profughi dell'Europa. Ecco tutti gli errori di Renzi e Gentiloni
Gian Micalessin - Lun, 03/07/2017 - 12:44
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I numeri sono quelli di un'invasione. Alle 8 di ieri mattina i migranti sbarcati dall'inizio dell'anno toccavano quota 83mila 360. Ben 6mila 487 in più rispetto a quelli arrivati fino a venerdì. Oltre il 18 per cento in eccesso rispetto ai 70mila 22 sbarcati nello stesso periodo del 2016.
Ma quel che più spaventa è il dato complessivo. In questi tre anni e mezzo l'Italia governata dal Partito Democratico di Matteo Renzi ha contato oltre 588mila sbarchi. Eppure nulla si muove. Al pari del precedente esecutivo guidato da Matteo Renzi anche il governo del premier Gentiloni assiste con inerte inettitudine a questo disastro epocale. L'unico segnale di reazione, ovvero la proposta d'impedire alle navi straniere di sbarcare altri migranti nei nostri porti formulata dal ministro dell'Interno Marco Minniti, è stata affossata dai suoi stessi colleghi. E così mentre il nostro governo piagnucola, ma non agisce l'Europa continua ad ignorarci. Ma lamentarsi a questo punto serve a poco. La scarsa considerazione riservataci dall'Unione Europea, come il florido e crescente commercio di esseri umani gestito dalle organizzazioni criminali, sono il frutto dei dieci errori capitali inanellati dai governi Renzi e Gentiloni dal 2014 in poi.
L’incapacità italiana nella questione libica
Nel 2014, durante i primi nove mesi del mandato, il governo Renzi ignorò la questione Libia disattendendo non solo gli interessi nazionali, ma anche gli impegni di vigilanza strategica assunti con gli Stati Uniti concordi nel considerarci l’unico alleato in grado di districarsi nel caos libico. L’Italia non mosse un dito per invocare un’azione europea neppure durante il semestre di presidenza della Ue, iniziato a luglio 2014. Un semestre durante il quale milizie islamiste presero Tripoli avviando quella divisione del paese da cui derivano il caos attuale e l’impossibilità di contrastare le organizzazioni criminali.
L’inerzia colpevole sul trattato di Dublino
Il trattato - varato nel 1990 e successivamente modificato fino alla versione approvata nel giugno 2013 da tutti i paesi dell’Unione - è la legge fondante su cui si basano sia l'obbligo di tenerci i profughi scaricati sulle nostre coste, sia il rifiuto ad accoglierli degli altri paesi europei. Dal 2014 ad oggi né il governo di Matteo Renzi, né quello di Paolo Gentiloni sono stati in grado di avviare un’azione politica in ambito europeo per cambiarne le regole. E così il Trattato continua a venir utilizzato dai nostri «amici» europei alla stregua di una trappola legale per bloccare qualsiasi redistribuzione dei migranti.
Poche identificazioni e il bluff del governo
Tra luglio e novembre sono 29mila i migranti registrati nel database del sistema Eurodac contro i 65mila arrivati sulle coste italiane secondo i dati statistici di Frontex». Così nel dicembre 2015 una lettera della Ue smascherò il giochino di un governo Renzi intento a non identificare i migranti. Il giochino puntava a favorire l’uscita degli immigrati dai nostri confini nella speranza che la mancata identificazione impedisse di rispedirceli indietro. Da allora la reputazione del nostro paese è caduta a livelli bassissimi. E da questo deriva la mancanza di credibilità dell’Italia a livello europeo.
La missione Triton è stata un autogol
Quando nel settembre 2014 l’Unione Europea approvò la missione Triton il ministro degli interni Angelino Alfano la spacciò per un grande successo suo e del governo Renzi. In verità la missione rappresenta il via libera a quell’abominio umanitario che consente a tutte le navi europee, Ong comprese, di raccogliere i migranti davanti alle coste libiche e scodellarli sulle nostre coste. Alfano accettò, a nome di tutto il governo, la procedura. Legittimando così la pratica in base alla quale tutti i partner europei sono autorizzati a scaricare i migranti nei nostri porti.
La farsa dell’accordo per i profughi siriani
Nel settembre 2015 il governo Renzi firmò un accordo-farsa per la ripartizione in Europa di 39.600 migranti siriani ed eritrei titolari del diritto all’asilo. La maggioranza dei migranti arrivati in Italia sono però africani, irregolari e privi di diritto all’asilo. Per capirlo bastavano i dati del 2014 quando le richieste di asilo presentate da siriani ed eritrei furono appena 505 e 808. Oggi, a fronte di appena 7.281 immigrati ridistribuiti rispetto ai 39.600 previsti, il Viminale registra solo 800 candidati pronti per il trasferimento: se anche qualcuno volesse a prenderseli non avremmo più migranti da redistribuire.
Il premier di Tripoli è troppo debole
Ogni tentativo di frenare l’arrivo dei migranti passa per la soluzione della questione libica. Il governo Renzi, invece di battersi per la nomina di un uomo forte in grado di governare il paese, ha avvallato la scelta - impostaci dall’Onu e dalla comunità internazionale di affidare la Libia al premier Fayez Al Sarraj. Debole e succube del potere di milizie e trafficanti di uomini Sarraj rappresenta un ulteriore ostacolo alla soluzione del problema Libia. E mentre il futuro di Sarraj appare sempre più incerto cresce il ruolo di quel generale Haftar che l’Italia ha sistematicamente osteggiato.
Il business delle coop finanziato dallo Stato
I l nostro governo spende per l’accoglienza oltre 4 miliardi e 200milioni all’anno che potrebbero diventare 4miliardi e 600mila a fine 2017 a causa dell’intensificarsi dell’emergenza. Garantendo alle cooperative in sintonia con le proprie politiche la gestione dei migranti il governo distribuisce denaro ai propri sostenitori e crea posti di lavoro da trasformare in voti. Ma il perverso business dell’accoglienza porta anche spese fuori controllo. Per capirlo basta comparare i costi dell’Italia con quelli di altri paesi. Da noi la gestione quotidiana di un profugo costa 35 euro. Nella vicina Austria ne bastano 21.
L’appoggio europeo soltanto a parole
La Cancelliera Angela Merkel ha chiuso in meno di 7 mesi quella rotta balcanica che a fine 2015 portò un milione di migranti in Germania mettendo a rischio il suo futuro politico. Per farlo ha costretto il resto dell’Europa a versare 6 miliardi al dittatore turco Erdogan. L’Italia non paga di contribuire, in qualità di terzo contribuente europeo, a una larga quota di quell’esazione non è riuscita ad ottenere nulla per sé. E non lo otterrà nei prossimi mesi. Come spiegato venerdì dalla nuova presidenza di turno dell’Estonia, l’Europa ci ascolta ma non si cura di rispondere.
Il mancato controllo sul lavoro delle Ong
Non paghi dell’errore commesso con Triton i governi del Pd hanno allargato il permesso di scodellare migranti sulle nostre coste anche ad organizzazioni umanitarie completamente fuori controllo. Molte delle Ong coordinate dalle nostra Guardia Costiera, oltre a godere di finanziamenti se non occulti almeno opachi, perseguono politiche in aperto contrasto con quelle europee. Gli statuti di molte di queste organizzazioni sostengono la necessità di favorire l’arrivo del più alto numero di migranti ignorando palesemente le regole europee che vietano l’accoglienza di migranti irregolari.
La chiusura dei porti è già stata affondata
L’idea del ministro dell’Interno Marco Minniti di chiudere i nostri porti allo sbarco di migranti recuperati da navi straniere rappresenta la prima proposta concreta avanzata da un esponente dei governi del Pd dal marzo 2014 ad oggi. Eppure la proposta è stata già affossata dal ministro Del Rio e da altri esponenti del governo Gentiloni. Con la conseguenza di privarla di ogni credibilità politica e di giustificare l’indifferenza europea. Del resto se Minniti non viene appoggiato dai suoi stessi colleghi di governo non si vede come possa venir preso sul serio da Macron, dalla Merkel e dal resto d’Europ
Migranti, i dieci perché dell'invasione
Siamo diventati il campo profughi dell'Europa. Ecco tutti gli errori di Renzi e Gentiloni
Gian Micalessin - Lun, 03/07/2017 - 12:44
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I numeri sono quelli di un'invasione. Alle 8 di ieri mattina i migranti sbarcati dall'inizio dell'anno toccavano quota 83mila 360. Ben 6mila 487 in più rispetto a quelli arrivati fino a venerdì. Oltre il 18 per cento in eccesso rispetto ai 70mila 22 sbarcati nello stesso periodo del 2016.
Ma quel che più spaventa è il dato complessivo. In questi tre anni e mezzo l'Italia governata dal Partito Democratico di Matteo Renzi ha contato oltre 588mila sbarchi. Eppure nulla si muove. Al pari del precedente esecutivo guidato da Matteo Renzi anche il governo del premier Gentiloni assiste con inerte inettitudine a questo disastro epocale. L'unico segnale di reazione, ovvero la proposta d'impedire alle navi straniere di sbarcare altri migranti nei nostri porti formulata dal ministro dell'Interno Marco Minniti, è stata affossata dai suoi stessi colleghi. E così mentre il nostro governo piagnucola, ma non agisce l'Europa continua ad ignorarci. Ma lamentarsi a questo punto serve a poco. La scarsa considerazione riservataci dall'Unione Europea, come il florido e crescente commercio di esseri umani gestito dalle organizzazioni criminali, sono il frutto dei dieci errori capitali inanellati dai governi Renzi e Gentiloni dal 2014 in poi.
L’incapacità italiana nella questione libica
Nel 2014, durante i primi nove mesi del mandato, il governo Renzi ignorò la questione Libia disattendendo non solo gli interessi nazionali, ma anche gli impegni di vigilanza strategica assunti con gli Stati Uniti concordi nel considerarci l’unico alleato in grado di districarsi nel caos libico. L’Italia non mosse un dito per invocare un’azione europea neppure durante il semestre di presidenza della Ue, iniziato a luglio 2014. Un semestre durante il quale milizie islamiste presero Tripoli avviando quella divisione del paese da cui derivano il caos attuale e l’impossibilità di contrastare le organizzazioni criminali.
L’inerzia colpevole sul trattato di Dublino
Il trattato - varato nel 1990 e successivamente modificato fino alla versione approvata nel giugno 2013 da tutti i paesi dell’Unione - è la legge fondante su cui si basano sia l'obbligo di tenerci i profughi scaricati sulle nostre coste, sia il rifiuto ad accoglierli degli altri paesi europei. Dal 2014 ad oggi né il governo di Matteo Renzi, né quello di Paolo Gentiloni sono stati in grado di avviare un’azione politica in ambito europeo per cambiarne le regole. E così il Trattato continua a venir utilizzato dai nostri «amici» europei alla stregua di una trappola legale per bloccare qualsiasi redistribuzione dei migranti.
Poche identificazioni e il bluff del governo
Tra luglio e novembre sono 29mila i migranti registrati nel database del sistema Eurodac contro i 65mila arrivati sulle coste italiane secondo i dati statistici di Frontex». Così nel dicembre 2015 una lettera della Ue smascherò il giochino di un governo Renzi intento a non identificare i migranti. Il giochino puntava a favorire l’uscita degli immigrati dai nostri confini nella speranza che la mancata identificazione impedisse di rispedirceli indietro. Da allora la reputazione del nostro paese è caduta a livelli bassissimi. E da questo deriva la mancanza di credibilità dell’Italia a livello europeo.
La missione Triton è stata un autogol
Quando nel settembre 2014 l’Unione Europea approvò la missione Triton il ministro degli interni Angelino Alfano la spacciò per un grande successo suo e del governo Renzi. In verità la missione rappresenta il via libera a quell’abominio umanitario che consente a tutte le navi europee, Ong comprese, di raccogliere i migranti davanti alle coste libiche e scodellarli sulle nostre coste. Alfano accettò, a nome di tutto il governo, la procedura. Legittimando così la pratica in base alla quale tutti i partner europei sono autorizzati a scaricare i migranti nei nostri porti.
La farsa dell’accordo per i profughi siriani
Nel settembre 2015 il governo Renzi firmò un accordo-farsa per la ripartizione in Europa di 39.600 migranti siriani ed eritrei titolari del diritto all’asilo. La maggioranza dei migranti arrivati in Italia sono però africani, irregolari e privi di diritto all’asilo. Per capirlo bastavano i dati del 2014 quando le richieste di asilo presentate da siriani ed eritrei furono appena 505 e 808. Oggi, a fronte di appena 7.281 immigrati ridistribuiti rispetto ai 39.600 previsti, il Viminale registra solo 800 candidati pronti per il trasferimento: se anche qualcuno volesse a prenderseli non avremmo più migranti da redistribuire.
Il premier di Tripoli è troppo debole
Ogni tentativo di frenare l’arrivo dei migranti passa per la soluzione della questione libica. Il governo Renzi, invece di battersi per la nomina di un uomo forte in grado di governare il paese, ha avvallato la scelta - impostaci dall’Onu e dalla comunità internazionale di affidare la Libia al premier Fayez Al Sarraj. Debole e succube del potere di milizie e trafficanti di uomini Sarraj rappresenta un ulteriore ostacolo alla soluzione del problema Libia. E mentre il futuro di Sarraj appare sempre più incerto cresce il ruolo di quel generale Haftar che l’Italia ha sistematicamente osteggiato.
Il business delle coop finanziato dallo Stato
I l nostro governo spende per l’accoglienza oltre 4 miliardi e 200milioni all’anno che potrebbero diventare 4miliardi e 600mila a fine 2017 a causa dell’intensificarsi dell’emergenza. Garantendo alle cooperative in sintonia con le proprie politiche la gestione dei migranti il governo distribuisce denaro ai propri sostenitori e crea posti di lavoro da trasformare in voti. Ma il perverso business dell’accoglienza porta anche spese fuori controllo. Per capirlo basta comparare i costi dell’Italia con quelli di altri paesi. Da noi la gestione quotidiana di un profugo costa 35 euro. Nella vicina Austria ne bastano 21.
L’appoggio europeo soltanto a parole
La Cancelliera Angela Merkel ha chiuso in meno di 7 mesi quella rotta balcanica che a fine 2015 portò un milione di migranti in Germania mettendo a rischio il suo futuro politico. Per farlo ha costretto il resto dell’Europa a versare 6 miliardi al dittatore turco Erdogan. L’Italia non paga di contribuire, in qualità di terzo contribuente europeo, a una larga quota di quell’esazione non è riuscita ad ottenere nulla per sé. E non lo otterrà nei prossimi mesi. Come spiegato venerdì dalla nuova presidenza di turno dell’Estonia, l’Europa ci ascolta ma non si cura di rispondere.
Il mancato controllo sul lavoro delle Ong
Non paghi dell’errore commesso con Triton i governi del Pd hanno allargato il permesso di scodellare migranti sulle nostre coste anche ad organizzazioni umanitarie completamente fuori controllo. Molte delle Ong coordinate dalle nostra Guardia Costiera, oltre a godere di finanziamenti se non occulti almeno opachi, perseguono politiche in aperto contrasto con quelle europee. Gli statuti di molte di queste organizzazioni sostengono la necessità di favorire l’arrivo del più alto numero di migranti ignorando palesemente le regole europee che vietano l’accoglienza di migranti irregolari.
La chiusura dei porti è già stata affondata
L’idea del ministro dell’Interno Marco Minniti di chiudere i nostri porti allo sbarco di migranti recuperati da navi straniere rappresenta la prima proposta concreta avanzata da un esponente dei governi del Pd dal marzo 2014 ad oggi. Eppure la proposta è stata già affossata dal ministro Del Rio e da altri esponenti del governo Gentiloni. Con la conseguenza di privarla di ogni credibilità politica e di giustificare l’indifferenza europea. Del resto se Minniti non viene appoggiato dai suoi stessi colleghi di governo non si vede come possa venir preso sul serio da Macron, dalla Merkel e dal resto d’Europ
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
IL CERCHIO SI STRINGE
Migranti, l’Austria chiude il confine del Brennero
E Bruxelles impone (solo a Roma) nuovi obblighi
La scelta di Vienna, in campagna elettorale: blindati per difendere la frontiera. Minniti: ‘Ingiustificato’
Ue all’Italia: ‘Registrate gli eritrei, fate codice di condotta per le ong, aumentate la capacità di accoglienza’
Zonaeuro
La Commissione Ue “si impegna”, “invita”, stanzia un po’ di milioni e prevede nuovi obblighi per l’Italia. Ma ancora una volta della solidarietà degli altri membri dell’Unione non c’è traccia. Sono arrivate le “misure concrete” annunciate dall’esecutivo comunitario per sostenere l’Italia nella gestione dei flussi migratori. Sono contenute nel piano d’azione approvato oggi e che saranno discusse nel vertice nel Consiglio Giustizia e Affari Interni informale che si terrà giovedì a Tallin, in Estonia
di F. Q.
IL CERCHIO SI STRINGE
Migranti, l’Austria chiude il confine del Brennero
E Bruxelles impone (solo a Roma) nuovi obblighi
La scelta di Vienna, in campagna elettorale: blindati per difendere la frontiera. Minniti: ‘Ingiustificato’
Ue all’Italia: ‘Registrate gli eritrei, fate codice di condotta per le ong, aumentate la capacità di accoglienza’
Zonaeuro
La Commissione Ue “si impegna”, “invita”, stanzia un po’ di milioni e prevede nuovi obblighi per l’Italia. Ma ancora una volta della solidarietà degli altri membri dell’Unione non c’è traccia. Sono arrivate le “misure concrete” annunciate dall’esecutivo comunitario per sostenere l’Italia nella gestione dei flussi migratori. Sono contenute nel piano d’azione approvato oggi e che saranno discusse nel vertice nel Consiglio Giustizia e Affari Interni informale che si terrà giovedì a Tallin, in Estonia
di F. Q.
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