LEGGE ELETTORALE
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Re: LEGGE ELETTORALE
Il problema non è questo. In Germania funziona anche perché c'è la sfiducia costruttiva. ma questa legge ha di buono che ci sono i collegi uninominali che consentono di selezionare il candidato e uno sbarramento che impedisce una frammentazione eccessiva. Le leggi migliori sono questa e il doppio turno francese. Quelle proporzionali con premio come il calderolum e l'italicum hanno blindato il parlamento rendendolo asservito all'esecutivo, anche se si sapeva chi vinceva.
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Re: LEGGE ELETTORALE
IlFattoQuotidiano.it / Politica
Legge elettorale, plebiscito degli iscritti M5S per il sistema tedesco. Grillo: “Se passa elezioni domenica 10 settembre”
Politica
Alla consultazione online sulla piattaforma Rousseau, annunciata venerdì sera, hanno partecipato "29.005 iscritti certificati": 27.473 hanno votato sì e 1.532 no. Secondo il garante si può andare alle urne prima del 15 settembre quando scatta il diritto ai vitalizi per i parlamentari eletti in questa legislatura. Lunedì l'incontro in Parlamento con il Pd. Renzi ha aperto all'accordo dicendo che lo ha chiesto anche il capo dello Stato Sergio Mattarella
di F. Q. | 28 maggio 2017
commenti (74)
1,4 mila
Più informazioni su: Legge Elettorale, M5S, Referendum
Plebiscito degli iscritti al Movimento 5 Stelle a favore della legge elettorale alla tedesca. Alla consultazione online sulla piattaforma Rousseau, annunciata venerdì sera e aperta fino alle 19 di domenica, hanno partecipato “29.005 iscritti certificati”, si legge in un post a firma di Beppe Grillo pubblicato sul suo blog, tra i quali “27.473 hanno votato sì e 1.532 hanno votato no”. Di conseguenza “la legge elettorale che il M5S voterà in Parlamento sarà il proporzionale tedesco con soglia di sbarramento al 5% ed eventuali correttivi, costituzionalmente legittimi, per garantire una maggiore governabilità”.
Poi, “una volta che avremo una legge elettorale si potrà votare subito”, scrive Grillo. “Hanno allungato il brodo fino a oggi: non hanno fatto nulla per il Paese, ma cercano disperatamente di arrivare al giorno della loro pensione da privilegiati che scatta il 15 settembre. Il MoVimento 5 Stelle vuole che si vada al voto prima di questa fatidica data: è una delicatezza istituzionale che questa classe politica sciagurata deve al popolo che ha massacrato per decenni. Venerdì 8 settembre 2017 ricorre il decimo anniversario del primo V-Day. Le elezioni domenica 10 settembre con la cancellazione dei privilegi sarebbero un modo magnifico per festeggiarlo. Noi ci siamo”.
“Non siamo disposti a scendere a compromessi né a votare altre corbellerie incostituzionali come il Verdinellum e il Rosatellum“, continua il garante del Movimento. “La discussione sulla legge elettorale da noi proposta deve avvenire in maniera trasparente nella sede apposita: il Parlamento. Gli incontri segreti a porte chiuse al Nazareno, che hanno prodotto una riforma costituzionale bocciata sono uno sfregio alle regole democratiche e un indegno mercato delle vacche“. Per lunedì 29 è previsto un faccia a faccia in Parlamento, appunto, tra i grillini e il Pd.
Domenica Matteo Renzi, intervistato dal Messaggero, ha detto che un accordo sul sistema tedesco con Berlusconi e Grillo per la legge elettorale “in teoria” è possibile, lo ha chiesto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dunque il Pd lavora “per rispondere” a questo invito, anche se “la prudenza è d’obbligo”. “I grillini non sono gli ingenui idealisti che vogliono far credere di essere”, se scelgono il tedesco “lo fanno perché sanno che conviene a loro”, ha chiosato poi l’ex premier. “Sappiamo tutti che Renzi e Berlusconi si stanno organizzando per un’alleanza pre e post elettorale, ma la legge elettorale non deve diventare ancora una volta merce di scambio“, ribatte Grillo. “Gli italiani devono avere una legge elettorale costituzionale e chiara che consenta loro di scegliere se governare il Paese con il MoVimento 5 Stelle o farsi governare dall’alleanza Pd – Forza Italia, come è da 20 anni a questa parte”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05 ... e/3620274/
Legge elettorale, plebiscito degli iscritti M5S per il sistema tedesco. Grillo: “Se passa elezioni domenica 10 settembre”
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Alla consultazione online sulla piattaforma Rousseau, annunciata venerdì sera, hanno partecipato "29.005 iscritti certificati": 27.473 hanno votato sì e 1.532 no. Secondo il garante si può andare alle urne prima del 15 settembre quando scatta il diritto ai vitalizi per i parlamentari eletti in questa legislatura. Lunedì l'incontro in Parlamento con il Pd. Renzi ha aperto all'accordo dicendo che lo ha chiesto anche il capo dello Stato Sergio Mattarella
di F. Q. | 28 maggio 2017
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Plebiscito degli iscritti al Movimento 5 Stelle a favore della legge elettorale alla tedesca. Alla consultazione online sulla piattaforma Rousseau, annunciata venerdì sera e aperta fino alle 19 di domenica, hanno partecipato “29.005 iscritti certificati”, si legge in un post a firma di Beppe Grillo pubblicato sul suo blog, tra i quali “27.473 hanno votato sì e 1.532 hanno votato no”. Di conseguenza “la legge elettorale che il M5S voterà in Parlamento sarà il proporzionale tedesco con soglia di sbarramento al 5% ed eventuali correttivi, costituzionalmente legittimi, per garantire una maggiore governabilità”.
Poi, “una volta che avremo una legge elettorale si potrà votare subito”, scrive Grillo. “Hanno allungato il brodo fino a oggi: non hanno fatto nulla per il Paese, ma cercano disperatamente di arrivare al giorno della loro pensione da privilegiati che scatta il 15 settembre. Il MoVimento 5 Stelle vuole che si vada al voto prima di questa fatidica data: è una delicatezza istituzionale che questa classe politica sciagurata deve al popolo che ha massacrato per decenni. Venerdì 8 settembre 2017 ricorre il decimo anniversario del primo V-Day. Le elezioni domenica 10 settembre con la cancellazione dei privilegi sarebbero un modo magnifico per festeggiarlo. Noi ci siamo”.
“Non siamo disposti a scendere a compromessi né a votare altre corbellerie incostituzionali come il Verdinellum e il Rosatellum“, continua il garante del Movimento. “La discussione sulla legge elettorale da noi proposta deve avvenire in maniera trasparente nella sede apposita: il Parlamento. Gli incontri segreti a porte chiuse al Nazareno, che hanno prodotto una riforma costituzionale bocciata sono uno sfregio alle regole democratiche e un indegno mercato delle vacche“. Per lunedì 29 è previsto un faccia a faccia in Parlamento, appunto, tra i grillini e il Pd.
Domenica Matteo Renzi, intervistato dal Messaggero, ha detto che un accordo sul sistema tedesco con Berlusconi e Grillo per la legge elettorale “in teoria” è possibile, lo ha chiesto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dunque il Pd lavora “per rispondere” a questo invito, anche se “la prudenza è d’obbligo”. “I grillini non sono gli ingenui idealisti che vogliono far credere di essere”, se scelgono il tedesco “lo fanno perché sanno che conviene a loro”, ha chiosato poi l’ex premier. “Sappiamo tutti che Renzi e Berlusconi si stanno organizzando per un’alleanza pre e post elettorale, ma la legge elettorale non deve diventare ancora una volta merce di scambio“, ribatte Grillo. “Gli italiani devono avere una legge elettorale costituzionale e chiara che consenta loro di scegliere se governare il Paese con il MoVimento 5 Stelle o farsi governare dall’alleanza Pd – Forza Italia, come è da 20 anni a questa parte”.
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Re: LEGGE ELETTORALE
Il sistema tedesco porta solo all'alterazione della forma di governo in cui il parlamento soggiace ai ricatti del primo ministro cioè la famosa sfiducia costruttiva.Meglio i collegi del mattarellum in cui la forma di governo parlamentare classica westminster si adatta bene.Poi nulla di buono per la governabilità.L'Italia non è la germania l'Italia vuole fare la prova di pulcinella.Naturalmente nel mattarellum può esserci una soglia del 2% per accedere al parlamento
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Re: LEGGE ELETTORALE
BABILONIA, … DEL TERZO MILLENNIO
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Magaldi: piango, per questa miserabile politica italiana
Scritto il 29/5/17 • nella Categoria: idee Condividi
Legge elettorale col sistema tedesco?
C’è un’invasione di personaggi e culture politiche tedesche: l’Italia sembra tornata a prima della Seconda Guerra Mondiale, quando l’influenza tedesca è stata sinistramente egemone.
Oggi, al posto del truculento argomentare di Hitler abbiamo questa apparente pacioccona, questa ragazzotta tedesca ormai invecchiata, che però mette insieme il cinismo di alcuni ambienti dell’ex Germania Est con il peggio delle tendenze imperialiste di lungo corso della Germania, che precedono anche Hitler e la stagione del nazismo.
Dopo aver mutuato l’austerità e avere introiettato tutte le “frescacce” che ci sono state propinate, in termini di dottrine economiche disutili per il popolo italiano e per l’Europa, utili solo per una Germania fattasi tramite di poteri sovranazionali, adesso ci viene proposta anche una legge elettorale simile a quella tedesca, proporzionale, con sbarramento al 5%.
Quindi non sarebbe un proporzionale vero, che fotografi le articolazioni politiche come fu nella nostra Prima Repubblica, con partiti dignitosissimi con una storia culturale e ideologica importante, magari sotto il 5% ma che fecero cose anche egregie.
No, viene proposto questo perché, evidentemente, è un sistema che – come qualcuno ha già detto – in Germania ha prodotto “grosse coalizioni” quasi sempre, mettendo in difficoltà il singolo partito o una colazione netta di governo.
Dunque non produce vere alternanze, ingessa il sistema politico e forse è proprio questo il punto: qualcuno pensa che questo ingessamento sia necessario per neutralizzare il Movimento 5 Stelle.
D’altra parte, si osserva che lo stesso Grillo, insieme a qualcuno dei pentastellati, potrebbe auspicare questo sistema, perché favorirebbe il nuovo abbraccio tra Berlusconi, Renzi e tutti quanti.
Ma stanno già tremando, i “tutti quanti”: perché i vari Alfano e gli pseudo-progressisti di D’Alema, Bersani e Speranza sanno che non arrivano al 5% e quindi dovrebbero trovare prima un modo di ricevere una qualche elemosina dai rispettivi partiti di cui sono satelliti.
Grillo sarebbe favorevole perché così, da quell’abbraccio, lui prenderebbe il via, poi, per una stagione in cui trionferebbe, dopo aver visto l’ennesima coalizione degli “impuri” e dei “corrotti”.
Io piango, su questa miseria. Piango e rido insieme, come avrebbe detto Giordano Bruno: non saprei se divertirmi o disgustarmi, perché questo è un altro atto di una stagione veramente miserabile della politica italiana, che non ragiona in termini di regole del gioco lungimiranti per tutti, per il bene comune, ma fa calcoli di bottega, di corto respiro.
Quindi credo che sia sempre più necessaria l’entrata in campo del “partito che non c’è”, di cui si parlerà il 10 giugno con tanti amici, a partire da quelli di “Pandora.Tv” e Giulietto Chiesa.
Parlo del Partito Democratico Progressista.
Anche perché, intanto, siamo ancora e sempre alle prese con una serie di saltimbanchi della politica italiana, che anche in questa occasione della legge elettorale non hanno mancato di evidenziare la propria mediocrità e la propria pochezza.
Io vedrei con favore, in teoria, qualunque governo che fosse una soluzione di continuità rispetto al recente passato, che ha visto centrodestra, centrosinistra e “grossa coalizione” governare, tutti, male.
Discorso di metodo, fatto anche per Roma: nella capitale, centrodestra e centrosinistra avevano mal governato e quindi era giusto dire “avanti la Raggi”.
Più saggio e lungimirante sarebbe stato che il gruppo Raggi mettesse al primo posto il benessere di Roma, accettando la nostra proposta di collaborare con Nino Galloni e altre figure del Movimento Roosevelt.
Risultato? Il “nuovo che avanza” non governa meglio del “vecchio” che sta là a gufare.
E se Roma non è ben governata, il rischio c’è anche per l’Italia, sebbene in uno scenario che non mi sembra imminente: perché questa legge elettorale con lo sbarramento al 5%, che magari ha anche l’appoggio mefistofelico di Grillo e di alcuni pentastellati, non è fatta per far vincere, ora, il Movimento 5 Stelle; è per farlo vincere non domani, ma dopodomani.
Però il punto è: su quale programma il Movimento 5 Stelle vuole governare l’Italia? Io ancora non l’ho capito. Forse non è pronto.
Da un lato non lo sarà mai, se non si dà una ristrutturazione ideologica.
E dall’altro potrebbe esserlo molto presto, se non si pone più soltanto il problema di raccogliere il consenso, ma anche di governare, sia le città che il paese.
E non vale l’esempio della Appendino che governerebbe bene Torino, perché quella città si governa bene da sé: è amministrata abbastanza bene da molti anni, a prescindere da chi siede sulla poltrona di primo cittadino.
Intendiamoci: ad oggi, il Movimento 5 Stelle ha tutto il diritto di chiedere per sé il governo del paese, per dimostrare di poter fare meglio degli altri, ma non si è ancora strutturato con un programma adeguato allo scopo.
Per questo immagino sia ormai davvero inevitabile pensare al “partito che non c’è”.
(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate a David Gramiccioli il 29 maggio 2017 nella diretta radiofonica “Massoneria on Air” su “Colors Radio”. Non è la prima volta che Magaldi accenna all’ipotetico Partito Democratico Progressista, che imposterebbe una politica di completa rottura col passato, partendo da un punto fondamentale: dire “no” a questa Ue, al Fiscal Compact, al pareggio di bilancio nella Costituzione).
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Magaldi: piango, per questa miserabile politica italiana
Scritto il 29/5/17 • nella Categoria: idee Condividi
Legge elettorale col sistema tedesco?
C’è un’invasione di personaggi e culture politiche tedesche: l’Italia sembra tornata a prima della Seconda Guerra Mondiale, quando l’influenza tedesca è stata sinistramente egemone.
Oggi, al posto del truculento argomentare di Hitler abbiamo questa apparente pacioccona, questa ragazzotta tedesca ormai invecchiata, che però mette insieme il cinismo di alcuni ambienti dell’ex Germania Est con il peggio delle tendenze imperialiste di lungo corso della Germania, che precedono anche Hitler e la stagione del nazismo.
Dopo aver mutuato l’austerità e avere introiettato tutte le “frescacce” che ci sono state propinate, in termini di dottrine economiche disutili per il popolo italiano e per l’Europa, utili solo per una Germania fattasi tramite di poteri sovranazionali, adesso ci viene proposta anche una legge elettorale simile a quella tedesca, proporzionale, con sbarramento al 5%.
Quindi non sarebbe un proporzionale vero, che fotografi le articolazioni politiche come fu nella nostra Prima Repubblica, con partiti dignitosissimi con una storia culturale e ideologica importante, magari sotto il 5% ma che fecero cose anche egregie.
No, viene proposto questo perché, evidentemente, è un sistema che – come qualcuno ha già detto – in Germania ha prodotto “grosse coalizioni” quasi sempre, mettendo in difficoltà il singolo partito o una colazione netta di governo.
Dunque non produce vere alternanze, ingessa il sistema politico e forse è proprio questo il punto: qualcuno pensa che questo ingessamento sia necessario per neutralizzare il Movimento 5 Stelle.
D’altra parte, si osserva che lo stesso Grillo, insieme a qualcuno dei pentastellati, potrebbe auspicare questo sistema, perché favorirebbe il nuovo abbraccio tra Berlusconi, Renzi e tutti quanti.
Ma stanno già tremando, i “tutti quanti”: perché i vari Alfano e gli pseudo-progressisti di D’Alema, Bersani e Speranza sanno che non arrivano al 5% e quindi dovrebbero trovare prima un modo di ricevere una qualche elemosina dai rispettivi partiti di cui sono satelliti.
Grillo sarebbe favorevole perché così, da quell’abbraccio, lui prenderebbe il via, poi, per una stagione in cui trionferebbe, dopo aver visto l’ennesima coalizione degli “impuri” e dei “corrotti”.
Io piango, su questa miseria. Piango e rido insieme, come avrebbe detto Giordano Bruno: non saprei se divertirmi o disgustarmi, perché questo è un altro atto di una stagione veramente miserabile della politica italiana, che non ragiona in termini di regole del gioco lungimiranti per tutti, per il bene comune, ma fa calcoli di bottega, di corto respiro.
Quindi credo che sia sempre più necessaria l’entrata in campo del “partito che non c’è”, di cui si parlerà il 10 giugno con tanti amici, a partire da quelli di “Pandora.Tv” e Giulietto Chiesa.
Parlo del Partito Democratico Progressista.
Anche perché, intanto, siamo ancora e sempre alle prese con una serie di saltimbanchi della politica italiana, che anche in questa occasione della legge elettorale non hanno mancato di evidenziare la propria mediocrità e la propria pochezza.
Io vedrei con favore, in teoria, qualunque governo che fosse una soluzione di continuità rispetto al recente passato, che ha visto centrodestra, centrosinistra e “grossa coalizione” governare, tutti, male.
Discorso di metodo, fatto anche per Roma: nella capitale, centrodestra e centrosinistra avevano mal governato e quindi era giusto dire “avanti la Raggi”.
Più saggio e lungimirante sarebbe stato che il gruppo Raggi mettesse al primo posto il benessere di Roma, accettando la nostra proposta di collaborare con Nino Galloni e altre figure del Movimento Roosevelt.
Risultato? Il “nuovo che avanza” non governa meglio del “vecchio” che sta là a gufare.
E se Roma non è ben governata, il rischio c’è anche per l’Italia, sebbene in uno scenario che non mi sembra imminente: perché questa legge elettorale con lo sbarramento al 5%, che magari ha anche l’appoggio mefistofelico di Grillo e di alcuni pentastellati, non è fatta per far vincere, ora, il Movimento 5 Stelle; è per farlo vincere non domani, ma dopodomani.
Però il punto è: su quale programma il Movimento 5 Stelle vuole governare l’Italia? Io ancora non l’ho capito. Forse non è pronto.
Da un lato non lo sarà mai, se non si dà una ristrutturazione ideologica.
E dall’altro potrebbe esserlo molto presto, se non si pone più soltanto il problema di raccogliere il consenso, ma anche di governare, sia le città che il paese.
E non vale l’esempio della Appendino che governerebbe bene Torino, perché quella città si governa bene da sé: è amministrata abbastanza bene da molti anni, a prescindere da chi siede sulla poltrona di primo cittadino.
Intendiamoci: ad oggi, il Movimento 5 Stelle ha tutto il diritto di chiedere per sé il governo del paese, per dimostrare di poter fare meglio degli altri, ma non si è ancora strutturato con un programma adeguato allo scopo.
Per questo immagino sia ormai davvero inevitabile pensare al “partito che non c’è”.
(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate a David Gramiccioli il 29 maggio 2017 nella diretta radiofonica “Massoneria on Air” su “Colors Radio”. Non è la prima volta che Magaldi accenna all’ipotetico Partito Democratico Progressista, che imposterebbe una politica di completa rottura col passato, partendo da un punto fondamentale: dire “no” a questa Ue, al Fiscal Compact, al pareggio di bilancio nella Costituzione).
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Re: LEGGE ELETTORALE
Che alternative ha? Le proponga invece di criticare tutti.UncleTom ha scritto: Magaldi: piango, per questa miserabile politica italiana
gli pseudo-progressisti di D’Alema, Bersani e Speranza
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Re: LEGGE ELETTORALE
Il punto di vista di Gian Enrico Rusconi
LA STAMPA
OPINIONI
L’illusione della stabilità alla tedesca
Pubblicato il 30/05/2017
gian enrico rusconi
E’ improprio se non addirittura truffaldino identificare come «modello tedesco» la semplice adozione di un sistema proporzionale con lo sbarramento al 5%. Si lascia intendere che in questo modo si ottiene l’agognata stabilità e solidità del sistema politico nel suo insieme. Saremmo come la Germania, appunto, a prescindere dalle critiche che da molti mesi vengono sistematicamente rivolte a Berlino.
Il modello elettorale tedesco è più complicato di quanto non si dica. Ogni elettore dispone di due voti: uno per il collegio uninominale (quindi nominativo), l’altro per il partito. Questo secondo voto determina, su base proporzionale con la soglia del 5 per cento, il numero di seggi spettanti a ciascun partito. In seguito a complessi meccanismi di aggiustamento, i consensi delle liste rimaste escluse possono andare a vantaggio dei partiti più grandi, mentre il numero dei deputati diventa variabile. E’ difficile far capire questi meccanismi nel nostro dibattito pubblico fissato esclusivamente sullo sbarramento del 5%, con discussioni astratte sulla equità di questa soglia rispetto ad una del 4 o del 3%. Senza contare la complicazione del premio di maggioranza, del tutto assente in Germania.
Insomma abbiamo una soluzione all’italiana contrabbandata per soluzione alla tedesca. I veri punti di solidità del sistema tedesco sono altri, primo fra tutti la «sfiducia costruttiva». Il Parlamento, cioè, non può sfiduciare un esecutivo se non è immediatamente disponibile un altro esecutivo in grado di godere della nuova fiducia. Assolutamente rilevante poi è la posizione, il ruolo e le competenze del cancelliere, che non sono omologhe a quelle del nostro presidente del Consiglio. Il cancelliere tedesco infatti nomina e revoca, di fatto, i singoli ministri, soprattutto decide in piena autonomia le linee guida della politica del suo governo. Decisivo poi è il ruolo del Bundesrat, il Consiglio federale, costituito dai rappresentanti dei Länder che hanno competenze legislative determinanti in settori attinenti le singole aree regionali (un autentico «Senato delle regioni», quale si sarebbe potuto istituire anche nel nostro sistema e ben diverso da quello prefigurato nella abortita riforma costituzionale).
Da non dimenticare infine è il ruolo della Corte Costituzionale, garante attiva della democraticità costituzionale dei partiti, che ha portato nel passato all’esclusione dalla comunità politica del partito neo-nazista ( e originariamente anche del partito comunista). Oggi è sotto osservazione la formazione cosiddetta populista «Alternative für Deutschland», anche se non sono ancora emersi motivi per interventi limitativi della sua azione. Non approfondisco qui ulteriormente gli aspetti istituzionali/costituzionali. Mi preme invece sottolineare altri fattori a fronte agli argomenti e allo stile del nostro dibattito pubblico.
Il primo aspetto riguarda la Grande coalizione evocata da alcuni quale destino quasi obbligato del sistema tedesco. «Grande coalizione» è sinonimo di cooperazione sistematica tra i due grandi partiti storici democratico-cristiani (Cdu e Csu) e la socialdemocrazia (Spd). Con la memoria corta di oggi, si pensa ai due ultimi governi guidati dalla cancelliera Angela Merkel e già si specula sulla possibilità che se ne formi una analoga dopo le elezioni del settembre 2017. Ma le possibilità di coalizione sperimentate in passato e possibili in futuro sono anche altre.
Non è il caso di ripercorrere qui la storia della Bundesrepublick. Non dimentichiamo che la prima Grande coalizione fu quella guidata da Kurt Georg Kiesinger dal 1966 al 1969, sostituita poi da una diversa coalizione tra socialdemocratici e liberali, guidati da Willy Brandt fino al 1974. Ad essa sono seguite altre esperienze, compresa quella verde-socialdemocratica di Schroeder e Josckha Fischer del 1998-2005, cui avrebbero fatto seguito i cancellierati della Merkel.
In breve, se c’è una caratteristica del «sistema tedesco» è la realistica disponibilità a prevedere coalizioni di diversi colori - tutte basate sulla piena lealtà costituzionale e sul reciproco rispetto tra i partiti di governo e l’opposizione. Coalizioni basate sulla cultura del consenso democratico. Tutto il contrario del clima di reciproco sospetto e denigrazione che sembra caratterizzare da troppo tempo la politica italiana.
LA STAMPA
OPINIONI
L’illusione della stabilità alla tedesca
Pubblicato il 30/05/2017
gian enrico rusconi
E’ improprio se non addirittura truffaldino identificare come «modello tedesco» la semplice adozione di un sistema proporzionale con lo sbarramento al 5%. Si lascia intendere che in questo modo si ottiene l’agognata stabilità e solidità del sistema politico nel suo insieme. Saremmo come la Germania, appunto, a prescindere dalle critiche che da molti mesi vengono sistematicamente rivolte a Berlino.
Il modello elettorale tedesco è più complicato di quanto non si dica. Ogni elettore dispone di due voti: uno per il collegio uninominale (quindi nominativo), l’altro per il partito. Questo secondo voto determina, su base proporzionale con la soglia del 5 per cento, il numero di seggi spettanti a ciascun partito. In seguito a complessi meccanismi di aggiustamento, i consensi delle liste rimaste escluse possono andare a vantaggio dei partiti più grandi, mentre il numero dei deputati diventa variabile. E’ difficile far capire questi meccanismi nel nostro dibattito pubblico fissato esclusivamente sullo sbarramento del 5%, con discussioni astratte sulla equità di questa soglia rispetto ad una del 4 o del 3%. Senza contare la complicazione del premio di maggioranza, del tutto assente in Germania.
Insomma abbiamo una soluzione all’italiana contrabbandata per soluzione alla tedesca. I veri punti di solidità del sistema tedesco sono altri, primo fra tutti la «sfiducia costruttiva». Il Parlamento, cioè, non può sfiduciare un esecutivo se non è immediatamente disponibile un altro esecutivo in grado di godere della nuova fiducia. Assolutamente rilevante poi è la posizione, il ruolo e le competenze del cancelliere, che non sono omologhe a quelle del nostro presidente del Consiglio. Il cancelliere tedesco infatti nomina e revoca, di fatto, i singoli ministri, soprattutto decide in piena autonomia le linee guida della politica del suo governo. Decisivo poi è il ruolo del Bundesrat, il Consiglio federale, costituito dai rappresentanti dei Länder che hanno competenze legislative determinanti in settori attinenti le singole aree regionali (un autentico «Senato delle regioni», quale si sarebbe potuto istituire anche nel nostro sistema e ben diverso da quello prefigurato nella abortita riforma costituzionale).
Da non dimenticare infine è il ruolo della Corte Costituzionale, garante attiva della democraticità costituzionale dei partiti, che ha portato nel passato all’esclusione dalla comunità politica del partito neo-nazista ( e originariamente anche del partito comunista). Oggi è sotto osservazione la formazione cosiddetta populista «Alternative für Deutschland», anche se non sono ancora emersi motivi per interventi limitativi della sua azione. Non approfondisco qui ulteriormente gli aspetti istituzionali/costituzionali. Mi preme invece sottolineare altri fattori a fronte agli argomenti e allo stile del nostro dibattito pubblico.
Il primo aspetto riguarda la Grande coalizione evocata da alcuni quale destino quasi obbligato del sistema tedesco. «Grande coalizione» è sinonimo di cooperazione sistematica tra i due grandi partiti storici democratico-cristiani (Cdu e Csu) e la socialdemocrazia (Spd). Con la memoria corta di oggi, si pensa ai due ultimi governi guidati dalla cancelliera Angela Merkel e già si specula sulla possibilità che se ne formi una analoga dopo le elezioni del settembre 2017. Ma le possibilità di coalizione sperimentate in passato e possibili in futuro sono anche altre.
Non è il caso di ripercorrere qui la storia della Bundesrepublick. Non dimentichiamo che la prima Grande coalizione fu quella guidata da Kurt Georg Kiesinger dal 1966 al 1969, sostituita poi da una diversa coalizione tra socialdemocratici e liberali, guidati da Willy Brandt fino al 1974. Ad essa sono seguite altre esperienze, compresa quella verde-socialdemocratica di Schroeder e Josckha Fischer del 1998-2005, cui avrebbero fatto seguito i cancellierati della Merkel.
In breve, se c’è una caratteristica del «sistema tedesco» è la realistica disponibilità a prevedere coalizioni di diversi colori - tutte basate sulla piena lealtà costituzionale e sul reciproco rispetto tra i partiti di governo e l’opposizione. Coalizioni basate sulla cultura del consenso democratico. Tutto il contrario del clima di reciproco sospetto e denigrazione che sembra caratterizzare da troppo tempo la politica italiana.
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Re: LEGGE ELETTORALE
BABILONIA, … DEL TERZO MILLENNIO
BUNGA-BUNGA,………….AVANTI A TUTTA FORZA……….
Alfano attacca il Pd sul voto in autunno: “Costa troppo agli italiani”
Quasi trovata l’intesa con l’M5S, ma il ministro degli Esteri condanna l’impazienza di Renzi: “Le elezioni non sono oggetto di mercanzia. Io? Al 5% comunque ci arrivo”
LAPRESSE
Pubblicato il 30/05/2017
Ultima modifica il 30/05/2017 alle ore 12:12
«Non capisco l’impazienza del Pd di portare l’Italia alle urne tre o quattro mesi prima: questa impazienza ha un costo salatissimo». Lo ha affermato il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, a margine di un convegno alla Farnesina. Quando sembra che si sia trovata l’intesa tra Pd ed M5S sul sistema di voto alla tedesca, per accelerare la data delle elezioni, Alfano non manca occasione per ribadire la sua rabbia.
«Noi - ha aggiunto il leader di Alternativa popolare - siamo disponibili a dare una mano sulla legge elettorale, se non diventerà oggetto di questa mercanzia così costosa per gli italiani». E rivolge «un appello al Pd prima della loro direzione», mettendola sul conto economico: «Pensino all’Italia, pensino al danno che questa impazienza può fare alla nostra economia e a quanti miliardi di euro corrisponde il conto salato che si rischia di far pagare all’economia italiana, all’Italia e agli italiani per l’impazienza di rientrare a Palazzo Chigi». Poi ribatte a chi lo accusa di parlare così solo perché teme di non arrivare al 5%: «Non è una questione di soglia, perché ci uniremo ad altri e supereremo il 5%. Ci sono tante altre forze politiche e persone della società civile, che ci hanno dato la disponibilità ad aggregare una coalizione, un raggruppamento liberale e popolare che supererà la soglia».
Per Alfano non si tratta di «una questione di soglia» ma «di principio»: il tema è quello delle «elezioni anticipate. Non si vota solo la legge elettorale ma si vota lo scioglimento delle Camere. «Noi - ha affermato - siamo anche pronti a prendere in considerazione questa legge, ma non come oggetto di mercanzia per portare il Paese alle urne in piena legge di stabilità».
Ma il Pd va avanti convinto, con un documento firmato da 31 esponenti del gruppo per l’approvazione di una nuova legge elettorale e il senatore Francesco Scalia che dice «Alfano se ne faccia una ragione, c’è un monito del capo dello Stato da rispettare, fare una legge elettorale condivisa è un obbligo». E Berlusconi plaude all’intesa: «Mi sembra che si stia andando verso una legge condivisa, come io ho sempre auspicato, e verso un sistema proporzionale che è un sistema di giustizia - ha detto il cav -, per non tornare ai tempi della prima Repubblica e andare verso una quasi sicura ingovernabilità». Fosse per lui, con buona pace o no di Alfano, lo sbarramento dovrebbe essere alzato «all’8%».
L’M5S, invece, dopo la votazione sul blog, rivede la sua posizione: «Un conto è la legge elettorale sulla quale siamo aperti a collaborare (anche perché le ultime due che i partiti hanno fatto da soli sono state bocciate dalla corte costituzionale) - tuona su Facebook Alessandro Di Battista -, altro sono tutti i provvedimenti osceni che il Pd porta in Aula. Noi siamo e restiamo acerrimi nemici della partitocrazia. Il Pd per approvare le sue indecenze (a cominciare dalla manovrina) non si azzardasse nemmeno a pensare che il M5s potrà dargli una
http://www.lastampa.it/2017/05/30/itali ... agina.html
BUNGA-BUNGA,………….AVANTI A TUTTA FORZA……….
Alfano attacca il Pd sul voto in autunno: “Costa troppo agli italiani”
Quasi trovata l’intesa con l’M5S, ma il ministro degli Esteri condanna l’impazienza di Renzi: “Le elezioni non sono oggetto di mercanzia. Io? Al 5% comunque ci arrivo”
LAPRESSE
Pubblicato il 30/05/2017
Ultima modifica il 30/05/2017 alle ore 12:12
«Non capisco l’impazienza del Pd di portare l’Italia alle urne tre o quattro mesi prima: questa impazienza ha un costo salatissimo». Lo ha affermato il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, a margine di un convegno alla Farnesina. Quando sembra che si sia trovata l’intesa tra Pd ed M5S sul sistema di voto alla tedesca, per accelerare la data delle elezioni, Alfano non manca occasione per ribadire la sua rabbia.
«Noi - ha aggiunto il leader di Alternativa popolare - siamo disponibili a dare una mano sulla legge elettorale, se non diventerà oggetto di questa mercanzia così costosa per gli italiani». E rivolge «un appello al Pd prima della loro direzione», mettendola sul conto economico: «Pensino all’Italia, pensino al danno che questa impazienza può fare alla nostra economia e a quanti miliardi di euro corrisponde il conto salato che si rischia di far pagare all’economia italiana, all’Italia e agli italiani per l’impazienza di rientrare a Palazzo Chigi». Poi ribatte a chi lo accusa di parlare così solo perché teme di non arrivare al 5%: «Non è una questione di soglia, perché ci uniremo ad altri e supereremo il 5%. Ci sono tante altre forze politiche e persone della società civile, che ci hanno dato la disponibilità ad aggregare una coalizione, un raggruppamento liberale e popolare che supererà la soglia».
Per Alfano non si tratta di «una questione di soglia» ma «di principio»: il tema è quello delle «elezioni anticipate. Non si vota solo la legge elettorale ma si vota lo scioglimento delle Camere. «Noi - ha affermato - siamo anche pronti a prendere in considerazione questa legge, ma non come oggetto di mercanzia per portare il Paese alle urne in piena legge di stabilità».
Ma il Pd va avanti convinto, con un documento firmato da 31 esponenti del gruppo per l’approvazione di una nuova legge elettorale e il senatore Francesco Scalia che dice «Alfano se ne faccia una ragione, c’è un monito del capo dello Stato da rispettare, fare una legge elettorale condivisa è un obbligo». E Berlusconi plaude all’intesa: «Mi sembra che si stia andando verso una legge condivisa, come io ho sempre auspicato, e verso un sistema proporzionale che è un sistema di giustizia - ha detto il cav -, per non tornare ai tempi della prima Repubblica e andare verso una quasi sicura ingovernabilità». Fosse per lui, con buona pace o no di Alfano, lo sbarramento dovrebbe essere alzato «all’8%».
L’M5S, invece, dopo la votazione sul blog, rivede la sua posizione: «Un conto è la legge elettorale sulla quale siamo aperti a collaborare (anche perché le ultime due che i partiti hanno fatto da soli sono state bocciate dalla corte costituzionale) - tuona su Facebook Alessandro Di Battista -, altro sono tutti i provvedimenti osceni che il Pd porta in Aula. Noi siamo e restiamo acerrimi nemici della partitocrazia. Il Pd per approvare le sue indecenze (a cominciare dalla manovrina) non si azzardasse nemmeno a pensare che il M5s potrà dargli una
http://www.lastampa.it/2017/05/30/itali ... agina.html
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Re: LEGGE ELETTORALE
BABILONIA, … DEL TERZO MILLENNIO
BUNGA-BUNGA,………….AVANTI A TUTTA FORZA……….
SOTTO VUOTO SPINTO.....
Come voteremo?
Avremo due schede, una per i collegi uninominali l’altra per il proporzionale. Il governo si formerà in Parlamento
LAPRESSE
Con il sistema tedesco non si saprà in anticipo chi verrà nominato premier. La maggioranza si formerà in Parlamento
33
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Pubblicato il 30/05/2017
alessandro di matteo
roma
Con il sistema tedesco gli elettori avranno un «premier eletto»?
No, anche se in Germania è stato così quasi sempre, in Italia il sistema tedesco, fortemente proporzionale, non garantisce in alcun modo che siano gli elettori a scegliere il governo e, anzi, dà quasi la certezza che l’esecutivo nascerà solo grazie ad accordi tra partiti dopo il voto. Le differenze principali sono due: il sistema dei partiti e il meccanismo della sfiducia costruttiva, che da noi non esiste.
In Germania nella maggior parte dei casi il leader del partito che ha vinto le elezioni è diventato capo del governo, ma solo grazie al fatto che da quelle parti il sistema politico è stato per lungo tempo polarizzato su due grandi partiti - la Cdu/Csu (sostanzialmente la Dc tedesca) e la Spd (il Partito socialista tedesco) - che grazie ad alleanze dopo il voto con i partiti minori (la Cdu con i liberali, la Spd con i Verdi o altri di sinistra) riuscivano a formare un governo. Solo tre volte, l’ultima nel 2013 (le altre due nel 1996 e nel 2005), è stato necessario dare vita ad una grande coalizione.
In Italia, però, il sistema politico è diviso in tre e con il proporzionale, stando ai sondaggi attuali, per formare un governo sarà probabilmente inevitabile un’alleanza tra partiti che sono stati radicalmente avversari alle elezioni: in base ai pesi attuali dei partiti, le soluzioni più verosimili sono un governo “di larghe intese” Pd-Fi-centristi, oppure uno “sovranista” M5s-Lega-Fdi.
Grazie alla sfiducia costruttiva, poi, in Germania si può far cadere un governo solo se esiste già una maggioranza a sostegno di un nuovo esecutivo. Per introdurre questo meccanismo servirebbe una riforma della Costituzione, che non è in agenda al momento.
Come vengono distribuiti i seggi tra i partiti?
Il sistema è proporzionale, ovvero: “tot voti, tot seggi”. Questo non significa che chiunque si presenti alle elezioni riesca ad entrare in Parlamento. In Germania c’è uno sbarramento del 5%, chi non raggiunge questa soglia non ottiene nessun seggio e i posti non attribuiti vengono redistribuiti tra chi supera il 5%. Per questo motivo la percentuale di seggi ottenuta da ciascun partito sul totale è sempre superiore alla percentuale di voti presi. Nel 2013 la coalizione di Angela Merkel, la Cdu/Csu, ottenne il 41,5% dei voti e il 49% dei seggi, comunque insufficienti per formare un governo. La Spd, invece, con il 29,4% dei voti ebbe il 30,5% dei seggi. Con questa soglia, in Italia, stando ai sondaggi attuali molti piccoli partiti rischierebbero di restare fuori.
I cittadini scelgono il proprio parlamentare?
Solo in parte. Metà dei parlamentari sono eletti in collegi uninominali: ogni partito presenta un candidato in ogni collegio, se si vota il partito si vota automaticamente il candidato e viceversa e chi prende più voti viene eletto. L’altra metà dei parlamentari è eletta in liste bloccate, si può votare solo il partito e i candidati entrano in Parlamento nell’ordine in cui sono elencati, fino a coprire il numero di seggi spettanti a quel partito. La scheda è divisa in due parti, una per i collegi uninominali (con il nome del candidato e a fianco i simboli dei partiti che lo sostengono) e una per il proporzionale (con i simboli dei singoli partiti e l’elenco dei candidati “bloccati”), e l’elettore deve esprimere un voto per ogni
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SOTTO VUOTO SPINTO.....
Come voteremo?
Avremo due schede, una per i collegi uninominali l’altra per il proporzionale. Il governo si formerà in Parlamento
LAPRESSE
Con il sistema tedesco non si saprà in anticipo chi verrà nominato premier. La maggioranza si formerà in Parlamento
33
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Pubblicato il 30/05/2017
alessandro di matteo
roma
Con il sistema tedesco gli elettori avranno un «premier eletto»?
No, anche se in Germania è stato così quasi sempre, in Italia il sistema tedesco, fortemente proporzionale, non garantisce in alcun modo che siano gli elettori a scegliere il governo e, anzi, dà quasi la certezza che l’esecutivo nascerà solo grazie ad accordi tra partiti dopo il voto. Le differenze principali sono due: il sistema dei partiti e il meccanismo della sfiducia costruttiva, che da noi non esiste.
In Germania nella maggior parte dei casi il leader del partito che ha vinto le elezioni è diventato capo del governo, ma solo grazie al fatto che da quelle parti il sistema politico è stato per lungo tempo polarizzato su due grandi partiti - la Cdu/Csu (sostanzialmente la Dc tedesca) e la Spd (il Partito socialista tedesco) - che grazie ad alleanze dopo il voto con i partiti minori (la Cdu con i liberali, la Spd con i Verdi o altri di sinistra) riuscivano a formare un governo. Solo tre volte, l’ultima nel 2013 (le altre due nel 1996 e nel 2005), è stato necessario dare vita ad una grande coalizione.
In Italia, però, il sistema politico è diviso in tre e con il proporzionale, stando ai sondaggi attuali, per formare un governo sarà probabilmente inevitabile un’alleanza tra partiti che sono stati radicalmente avversari alle elezioni: in base ai pesi attuali dei partiti, le soluzioni più verosimili sono un governo “di larghe intese” Pd-Fi-centristi, oppure uno “sovranista” M5s-Lega-Fdi.
Grazie alla sfiducia costruttiva, poi, in Germania si può far cadere un governo solo se esiste già una maggioranza a sostegno di un nuovo esecutivo. Per introdurre questo meccanismo servirebbe una riforma della Costituzione, che non è in agenda al momento.
Come vengono distribuiti i seggi tra i partiti?
Il sistema è proporzionale, ovvero: “tot voti, tot seggi”. Questo non significa che chiunque si presenti alle elezioni riesca ad entrare in Parlamento. In Germania c’è uno sbarramento del 5%, chi non raggiunge questa soglia non ottiene nessun seggio e i posti non attribuiti vengono redistribuiti tra chi supera il 5%. Per questo motivo la percentuale di seggi ottenuta da ciascun partito sul totale è sempre superiore alla percentuale di voti presi. Nel 2013 la coalizione di Angela Merkel, la Cdu/Csu, ottenne il 41,5% dei voti e il 49% dei seggi, comunque insufficienti per formare un governo. La Spd, invece, con il 29,4% dei voti ebbe il 30,5% dei seggi. Con questa soglia, in Italia, stando ai sondaggi attuali molti piccoli partiti rischierebbero di restare fuori.
I cittadini scelgono il proprio parlamentare?
Solo in parte. Metà dei parlamentari sono eletti in collegi uninominali: ogni partito presenta un candidato in ogni collegio, se si vota il partito si vota automaticamente il candidato e viceversa e chi prende più voti viene eletto. L’altra metà dei parlamentari è eletta in liste bloccate, si può votare solo il partito e i candidati entrano in Parlamento nell’ordine in cui sono elencati, fino a coprire il numero di seggi spettanti a quel partito. La scheda è divisa in due parti, una per i collegi uninominali (con il nome del candidato e a fianco i simboli dei partiti che lo sostengono) e una per il proporzionale (con i simboli dei singoli partiti e l’elenco dei candidati “bloccati”), e l’elettore deve esprimere un voto per ogni
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Re: LEGGE ELETTORALE
BABILONIA, … DEL TERZO MILLENNIO
BUNGA-BUNGA,………….AVANTI A TUTTA FORZA……….
SOTTO VUOTO SPINTO.....
Pd-Fi-M5s per proporzionale e urne a settembre
Ma 31 senatori dem dicono no: “Salto nel vuoto”
VOTO ANTICIPATO, road map democratica: manovra decisa a luglio ma varata dal nuovo esecutivo. Grasso
“Accelerazione? Vedo rallentamento”. Gentiloni assicura: “Governo in piena funzione”. Nodo aumento Iva
Politica
Da una parte Renzi, Berlusconi e il Movimento 5 stelle per il voto a settembre con il sistema proporzionale. Dall’altra il ministro Angelino Alfano (terrorizzato di restare fuori), ma anche 31 senatori orlandiani che hanno firmato un appello contro le urne anticipate e contro la nuova legge elettorale. Intanto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha fatto dichiarazioni che più che altro sembrano voler calmare i mercati (video): “Ribadisco che il governo si augura un’intesa sulla legge elettorale, ma che non abbiamo un ruolo da protagonisti. Confermo che il governo è nella pienezza dei suoi poteri e ha degli impegni che intende mantenere”
di F. Q.
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SOTTO VUOTO SPINTO.....
Pd-Fi-M5s per proporzionale e urne a settembre
Ma 31 senatori dem dicono no: “Salto nel vuoto”
VOTO ANTICIPATO, road map democratica: manovra decisa a luglio ma varata dal nuovo esecutivo. Grasso
“Accelerazione? Vedo rallentamento”. Gentiloni assicura: “Governo in piena funzione”. Nodo aumento Iva
Politica
Da una parte Renzi, Berlusconi e il Movimento 5 stelle per il voto a settembre con il sistema proporzionale. Dall’altra il ministro Angelino Alfano (terrorizzato di restare fuori), ma anche 31 senatori orlandiani che hanno firmato un appello contro le urne anticipate e contro la nuova legge elettorale. Intanto il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha fatto dichiarazioni che più che altro sembrano voler calmare i mercati (video): “Ribadisco che il governo si augura un’intesa sulla legge elettorale, ma che non abbiamo un ruolo da protagonisti. Confermo che il governo è nella pienezza dei suoi poteri e ha degli impegni che intende mantenere”
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Re: LEGGE ELETTORALE
IL MITO….
Italiani brava gente (film 1965)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Italiani brava gente è un film di guerra del 1965 diretto da Giuseppe De Santis, ambientato durante la Campagna italiana di Russia.
Trama[modifica | modifica wikitesto]
Seconda guerra mondiale, luglio 1941, un reggimento italiano, comandato dal colonnello Sermonti, viene inviato in Unione Sovietica a seguito delle forze tedesche durante l'attacco sul fronte orientale.
L'entusiasmo e l'allegria dei soldati italiani si scontreranno ben presto con una realtà molto diversa da quella sperata: gli enormi spazi, le difficili condizioni climatiche, l'ostilità della popolazione, i maltrattamenti inflitti dai tedeschi ai prigionieri, l'asprezza dei primi combattimenti, la tattica della terra bruciata, i difficili rapporti con l'alleato ed il blocco dell'offensiva di fronte a Mosca inizieranno a minarne lentamente lo spirito, che crollerà definitivamente dopo che, l'anno successivo, l'8ª Armata italiana viene inviata in appoggio alle forze tedesche del Gruppo d'armate B e del Gruppo d'armate Don, durante la seconda offensiva estiva, allorquando i sovietici sferrano la controffensiva, costringendo il contingente italiano dapprima a schierarsi sulla difensiva sulla sponda del Don e successivamente alla ritirata.
La voce narrante del colonnello e di Giuseppe Sanna, un muratore idealista di Cerignola, accompagnano le vicende di un gruppo di essi:
Loris, un contadino romagnolo che, a causa della sua ingenuità, sarà il primo a morire, seguendo una ragazza russa in un campo di girasoli; Collodi, un tipografotoscano che troverà la morte a causa del gesto sconsiderato di un commilitone; Calò, un siciliano che, insieme al colonnello, sarà fatto prigioniero dai sovietici; il maggiore Ferri, un fascista imboscato che sarà ucciso dagli stessi soldati italiani durante la ritirata ed infine Libero, un idraulico romano, che, dopo la morte di Giuseppe, abbandonerà la colonna, tentando di tornare indietro da solo, morendo di stenti nella tormenta.
^^^^
«Italiani brava gente» Un mito da sfatare al pari della Wehrmacht ...
http://www.corriere.it › Cultura
1.
20 dic 2012 - In 172 pagine di un rapporto su italiani e tedeschi nella Seconda guerra ... "italiani brava gente" in riferimento alla Seconda guerra mondiale».
DAL MITO ALLA REALTA’
Gli italiani del Terzo Millennio, sono ancora “BRAVA GENTE”????????
Italiani brava gente (film 1965)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Italiani brava gente è un film di guerra del 1965 diretto da Giuseppe De Santis, ambientato durante la Campagna italiana di Russia.
Trama[modifica | modifica wikitesto]
Seconda guerra mondiale, luglio 1941, un reggimento italiano, comandato dal colonnello Sermonti, viene inviato in Unione Sovietica a seguito delle forze tedesche durante l'attacco sul fronte orientale.
L'entusiasmo e l'allegria dei soldati italiani si scontreranno ben presto con una realtà molto diversa da quella sperata: gli enormi spazi, le difficili condizioni climatiche, l'ostilità della popolazione, i maltrattamenti inflitti dai tedeschi ai prigionieri, l'asprezza dei primi combattimenti, la tattica della terra bruciata, i difficili rapporti con l'alleato ed il blocco dell'offensiva di fronte a Mosca inizieranno a minarne lentamente lo spirito, che crollerà definitivamente dopo che, l'anno successivo, l'8ª Armata italiana viene inviata in appoggio alle forze tedesche del Gruppo d'armate B e del Gruppo d'armate Don, durante la seconda offensiva estiva, allorquando i sovietici sferrano la controffensiva, costringendo il contingente italiano dapprima a schierarsi sulla difensiva sulla sponda del Don e successivamente alla ritirata.
La voce narrante del colonnello e di Giuseppe Sanna, un muratore idealista di Cerignola, accompagnano le vicende di un gruppo di essi:
Loris, un contadino romagnolo che, a causa della sua ingenuità, sarà il primo a morire, seguendo una ragazza russa in un campo di girasoli; Collodi, un tipografotoscano che troverà la morte a causa del gesto sconsiderato di un commilitone; Calò, un siciliano che, insieme al colonnello, sarà fatto prigioniero dai sovietici; il maggiore Ferri, un fascista imboscato che sarà ucciso dagli stessi soldati italiani durante la ritirata ed infine Libero, un idraulico romano, che, dopo la morte di Giuseppe, abbandonerà la colonna, tentando di tornare indietro da solo, morendo di stenti nella tormenta.
^^^^
«Italiani brava gente» Un mito da sfatare al pari della Wehrmacht ...
http://www.corriere.it › Cultura
1.
20 dic 2012 - In 172 pagine di un rapporto su italiani e tedeschi nella Seconda guerra ... "italiani brava gente" in riferimento alla Seconda guerra mondiale».
DAL MITO ALLA REALTA’
Gli italiani del Terzo Millennio, sono ancora “BRAVA GENTE”????????
Chi c’è in linea
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