Diario della caduta di un regime.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
Rispondi
UncleTom
Messaggi: 5725
Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

UncleTom ha scritto:8 Settembre 1943-(2.0)





Il clima che si respira oggi, 9 giugno 2017, è quello che si respirava l’8 settembre 1943.

Oggi come allora l’Italia per la prima volta, è decisamente allo sfascio.


Graviano in cella: “Stragi ’93? Non sono di mafia”
“Berlusca mi chiese la cortesia, da qui l’urgenza”
Il boss di Brancaccio intercettato in carcere ad Ascoli parla della trattativa per alleggerire il 41bis

Ma si lascia andare anche a qualche confidenza: “Da detenuto ho messo incinta mia moglie”


Mafie
“Berlusca mi ha chiesto questa cortesia. Per questo è stata l’urgenza”. E poi: “Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa”. E ancora: “Nel ’93 ci sono state altre stragi ma no che era la mafia, loro dicono che era la mafia”. La voce del boss Giuseppe Graviano irrompe nel processo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. Ore e ore di intercettazioni in carcere
di F. Q.

IlFattoQuotidiano.it / Mafie

Trattativa, Graviano intercettato in carcere: “Berlusca mi ha chiesto questa cortesia. Stragi ’93? Non era la mafia”
di F. Q. | 9 giugno 2017

Mafie
La procura di Palermo migliaia di pagine di registrazioni captate nel carcere di Ascoli, durante l'ora di socialità del boss di Brancaccio, ora indagato per la Trattativa. Secondo gli inquirenti le parole del padrino rappresentano un elemento di prova nel procedimento attualmente in corso davanti alla corte d'assise di Palermo. Durante la sua ora di socialità, infatti, il boss parla delle stragi del 1993, del 41 bis, dei dialoghi con le istituzioni. Ma soprattutto parla dell'ex premier Il boss di Brancaccio sembra volere attribuire all'ex premier il ruolo di mandante delle stragi del 1993
di F. Q. | 9 giugno 2017
686
• 5 mila



“Berlusca mi ha chiesto questa cortesia. Per questo è stata l’urgenza”. E poi: “Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa“. E ancora: “Nel ’93 ci sono state altre stragi ma no che era la mafia, loro dicono che era la mafia”. La voce del boss Giuseppe Graviano irrompe nel processo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. Ore e ore di intercettazioni in cui il padrino di Brancaccio parla della Trattativa per alleggerire le condizioni carcerarie dei detenuti mafiosi, tirando in ballo direttamente Silvio Berlusconi, al quale sembra sembra voler attribuire il ruolo di mandante delle stragi del 1993. “Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi, lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa”, dice intercettato nel carcere di Ascoli il 10 aprile del 2016, mentre parla col compagno di ora d’aria, Umberto Adinolfi, camorrista di San Marzano sul Sarno.
Anche Graviano indagato – Trentadue conversazioni, registrate durante le ore di socialità condivise dai due detenuti nel carcere marchigiano tra il marzo 2016 e l’aprile del 2017 che adesso sono finite agli atti del processo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. A depositarle il procuratore aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Nino Di Matteo, Roberto Del Bene e Roberto Tartaglia, che hanno iscritto il nome del boss di Brancaccio nel registro degli indagati con le accuse di minaccia a corpo politico dello Stato in concorso con altri boss. È lo stesso reato contestato ai dieci imputati del processo sulla Trattativa. Secondo gli inquirenti le parole di Graviano rappresentano un elemento di prova nel procedimento attualmente in corso davanti alla corte d’assise di Palermo. Durante la sua ora di socialità, infatti, il boss di Brancaccio parla delle stragi del 1993, del 41 bis, dei dialoghi con le istituzioni. Ma soprattutto parla di una persona, parla di Silvio Berlusconi.
“La cortesia al Berlusca” – “Berlusca mi ha chiesto questa cortesia: per questo c’è stata l’urgenza. Lui voleva scendere… però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa“, dice Graviano: per i pm allude all’intenzione di Berlusconi di entrare in politica già nel 1992. Una frase che sempre gli investigatori interpretano come la necessità di un gesto forte in grado di sovvertire l’ordine del Paese. Come una strage appunto. Impossibile infatti non ricollegare quella “cortesia” fatta con “urgenza” al “colpetto” che secondo il pentito Gaspare Spatuzza si doveva dare per ordine dello stesso Graviano. Il collaboratore ha raccontato di aver incontrato il suo capomafia a Roma il 21 gennaio 1994. “Incontrai Giuseppe Graviano all’interno del bar Doney in via Veneto, a Roma. Graviano era molto felice, come se avesse vinto al Superenalotto, una Lotteria. Poi mi fece il nome di Berlusconi. Io gli chiesi se fosse quello di Canale 5 e lui rispose in maniera affermativa. Aggiunse che in mezzo c’era anche il nostro compaesano Dell’Utri e che che grazie a loro c’eravamo messi il Paese nelle mani. E per Paese intendo l’Italia. Quindi mi spiega che grazie a queste persone di fiducia che avevano portato a buon fine questa situazione, che non erano come quei quattro crasti dei socialisti”.

Il colpetto in via Veneto – A quel punto arriva la richiesta: “Graviano mi dice che l’attentato ai carabinieri si deve fare lo stesso perché gli dobbiamo dare il colpo di grazia“. Il riferimento è all’attentato allo stadio Olimpico contro il pullman dei carabinieri che gestiscono il servizio d’ordine pubblico durante le partite di calcio. Sarebbe stata l’ennesima strage di quel biennio ma fortunatamente alla fine era saltata a causa di un guasto al telecomando collegato all’autobomba. È quella la “cortesia” che Graviano sostiene di avere fatto a Berlusconi? Impossibile dirlo. È un fatto però che nello stesso periodo in cui Graviano incontra Spatuzza a Roma, Marcello Dell’Utri si trova nella capitale a pochi metri dal bar Doney di via Veneto: il 22 gennaio 1994, infatti, era in programma una convention di Forza Italia all’hotel Majestic, sempre in via Veneto e secondo gli accertamenti della Dia l’arrivo di Dell’Utri in albergo è registrato il 18 gennaio. È possibile che Graviano abbia incontrato Dell’Utri negli stessi giorni in cui dava quegli ordini a Spatuzza?

“Silvio traditore: gli faccio fare una mala vecchiaia” – Di sicuro c’è solo che pochi giorni dopo – il 27 gennaio del 1994 – il boss di Brancaccio viene arrestato a Milano. Intercettato in carcere Graviano oggi prova sentimenti di vendetta nei confronti dell’ex cavaliere. “Berlusconi – dice – quando ha iniziato negli anni ’70 ha iniziato con i piedi giusti, mettiamoci la fortuna che si è ritrovato ad essere quello che è. Quando lui si è ritrovato un partito così nel ’94 si è ubriacato e ha detto: Non posso dividere quello che ho con chi mi ha aiutato. Pigliò le distanze e ha fatto il traditore“. Un concetto – quello del tradimento – sul quale Graviano torna più volte. “Venticinque anni mi sono seduto con te, giusto? – dice in un altro passaggio delle intercettazioni – Ti ho portato benessere, 24 anni fa mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi, per che cosa? Per i soldi, perché tu ti rimangono i soldi. Dice: non lo faccio uscire più, perché sa che io non parlo, perché sa il mio carattere. Perché tu lo sai che io mi sto facendo, mi sono fatto 24 anni, ho la famiglia distrutta e senza soldi: alle buttane glieli dà i soldi ogni mese. Io ti ho aspettato fino adesso perché ho 54 anni, i giorni passano, gli anni passano, io sto invecchiando e tu mi stai facendo morire in galera“. Quindi il mafioso stragista continua: “Al Signor Crasto (cornuto, ndr) gli faccio fare la mala vecchiaia. Pezzo di crasto che non sei altro, ma vagli a dire com’è che sei al governo, che hai fatto cose vergognose, ingiuste“.

“Stragi ’93 non erano mafiose” – Già le cose vergognose. Graviano parla anche di quelle. “Poi nel ’93 ci sono state altre stragi ma no che era la mafia, loro dicono che era la mafia. Allora il governo ha deciso di allentare il 41 bis, poi è la situazione che hanno levato pure i 450″, dice il boss intercettato. Per i pm è un passaggio che dimostra come tra gli oggetti della cosiddetta Trattativa ci fosse l’allentamento del carcere duro: in cambio Cosa nostra avrebbe fatto cessare le stragi. E a questo proposito il boss ricorda il suo soggiorno nel supercarcere di Pianosa. “Pure che stavi morendo dovevi uscire e c’era un cordone, tu dovevi passare nel mezzo e correre. Loro buttavano acqua e sapone”. Una condizione che in passato era stata alleggerita. “Andavano alleggerendo del tutto il 41 bis – dice il boss – Se non succedeva più niente, non ti toccavano, nel ’93 le cose migliorarono tutto di un colpo”.

“Non avrebbero resistito a colpo di Stato” – “Graviano commenta anche quanto accaduto la notte del 27 luglio 1993, cioè la notte degli attentati contemporanei al Padiglione di arte contemporanea di Milano e alle basiliche di San Giovanni in Laterano e di San Giorgio al Velabro, a Roma. Si temette un golpe anche perché i telefoni di Palazzo Chigi rimasero del tutto isolati per alcune ore. “Quella notte si sono spaventati, un colpo di Stato, il colpo di Stato e Ciampi è andato subito a Palazzo Chigi assieme ai suoi vertici, fanno il colpo di Stato. Loro, loro hanno voluto nemmeno la resistenza, non volevano nemmeno resistere. Avevano deciso già… In quel periodo il 41 bis è stato modificato e 300 di loro…”. Nel novembre del ’93, in effetti, l’allora ministro della Giustizia Giovanni Conso decise di non prorogare il ‘carcere durò per oltre 300 detenuti, quelli indicati dal boss Graviano nella intercettazione con Adinolfi.

“Ho messo incinta mia moglie al 41 bis” – Ma in carcere il boss parla anche di altro. Si lascia andare a confidenze e persino a vanterie. Come quando sostiene di avere messo incinta la moglie durante la detenzione al carcere duro. Alla donna sarebbe stato permesso di entrare nell’istituto di pena e stare col marito. È lo stesso Graviano a raccontarlo a un compagno di detenzione.”Dormivamo nella cella assieme“, dice Graviano.”Mio figlio è nato nel ’97 – racconta Graviano – ed io nel ’96 ero in mano loro, i Gom (gli agenti di polizia penitenziaria ndr)”. “Ti debbo fare una confidenza – prosegue il boss – prima di nascere il bambino, prima di incontrarmi con mia moglie, siccome una cosa del genere mi era successa in altre occasioni pure, io ho detto: no ci devo provare. Io sapevo che doveva venire la situazione, io tremavo…nascosta poi ad un certo punto … nascosta ni robbi (nascosta nella biancheria ndr) e dormivamo nella cella assieme. Cose da pazzi, tremavo. Quando è uscita incinta mi è finito quel tremolizzo, l’ansia che avevo”. Ufficialmente per la verità il figlio di Graviano sarebbe nato in provetta. Nel 1996 Giuseppe e Filippo Graviano – detenuti al 41 bis già dal 1994 – sarebbero riusciti a fare uscire dal carcere le provette con il proprio liquido seminale, senza alcuna autorizzazione. Le loro mogli, Rosalia e Francesca, partorirono due bambini nati a distanza di un mese l’uno dall’altro. Una versione – quello del figlio in provetta – che viene adesso messa in dubbio da Graviano.

Graviano ai pm: “Non rispondo però vi verrò a cercare”- Il 28 marzo scorso, i pm della procura di Palermo sono andati a interrogare Graviano in carcere per contestargli le parole intercettate durante le due ore di socialità. “Quando sarò in condizioni sarò io stesso a cercarci e a chiarire alcune cose che mi avete detto”, ha detto il boss che si è avvalso della facoltà di non rispondere a causa delle sue “condizioni di salute che oggi non mi consentono di potere sostenere un interrogatorio così importante ed anche a causa del mio stato psicologico derivante dalle condizioni carcerarie che mi trovo costretto a vivere”. “Io – ha detto Gravian o ai pm – sono distrutto psicologicamente e fisicamente con tutte le malattie che ho, perché da 24 anni subisco vessazioni denunciate alle procure e le procure niente. Da quando mi è arrivato questo avviso di garanzia, entrano in stanza, mi mettono tutto sottosopra. I documenti processuali sono strappati. Mi hanno fatto la risonanza magnetica perché mentre cammino perdo l’equilibrio e hanno trovato una patologia che mi porterà a perdere la memoria, sarà tra cinque o dieci anni. Io assumo ogni giorno cinque capsule di antidepressivi, solo di antidepressivi e subisco vessazioni dalla mattina alla sera. Entrano in stanza e mi fanno tre perquisizioni a settimana”.

Ghedini: “Parole destituite di fondamento” – Alle intercettazioni di Graviano replica l’avvocato Niccolò Ghedini, legale dell’ex cavaliere. “Dalle intercettazioni ambientali di Giuseppe Graviano – dice l’avvocato – depositate dalla Procura di Palermo, composte da migliaia di pagine, corrispondenti a centinaia di ore di captazioni, vengono enucleate poche parole decontestualizzate che si riferirebbero asseritamente a Berlusconi. Tale interpretazione è destituita di ogni fondamento non avendo mai avuto alcun contatto il Presidente Berlusconi né diretto né indiretto con il signor Graviano”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/06 ... a/3647555/
UncleTom
Messaggi: 5725
Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

[quote="UncleTom"]8 Settembre 1943-(2.0)




QUELLE PUTTANE DEGLI STRUMPTRUPPEN




IL GIORNALE IGNORA TOTALMENTE LA NOTIZIA

LIBERO IDEM. PERO’ SI OCCUPA DI PINOCCHIO MUSSOLONI




E AL CAV CONFESSA CHE...
Retroscena (drammatico): come si è ridotto Renzi
Telefonata a Berlusconi, "il crollo e la crisi di nervi"
Davanti agli occhi di Matteo Renzi c'era ancora il fumo delle macerie della riforma elettorale ...
UncleTom
Messaggi: 5725
Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

8 Settembre 1943-(2.0)

Da Google

I fratelli Graviano


Mafia: confiscati beni fratelli Graviano - Cronaca - ANSA.it
www.ansa.it › Cronaca
1.
27 ott 2016 - La Polizia di Stato, ha eseguito la confisca di beni patrimoniali, per un valore complessivo di circa 280 mila euro, riconducibili ai fratelli ...
Confiscata parte del patrimonio dei fratelli Graviano - Antimafia Duemila
www.antimafiaduemila.com › Mafie News › Cosa Nostra
1.
27 ott 2016 - Palermo. Colpito il patrimonio dei Graviano, la polizia di Stato ha confiscato beni per un valore di 280 mila euro riconducibili ai fratelli Filippo,

I fratelli Graviano e il 41bis - Archivio Antimafia Duemila
archivio.antimafiaduemila.com/rassegna...a.../1730-i-fratelli-graviano-e-il-41bis.html
1.
Il Times il massimo quotidiano londinese ammette che è difficile imbattersi in due boss mafiosi più crudeli di Giuseppe e Filippo Graviano ,. eppure si sorprende ...
"I fratelli Graviano ordinavano gli omicidi durante i processi" - La Stampa
http://www.lastampa.it/2009/12/11/itali ... agina.html
1.
11 dic 2009 - PALERMO Il giorno della grande rappresentazione. Attori protagonisti saranno i fratelliFilippo e Giuseppe Graviano, chiamati «a dire ...
I fratelli Graviano e quel provino a Milanello - 19luglio1992
www.19luglio1992.com › Home › Editoriali
1.
2.
14 set 2009 - A capo della famiglia del mandamento di Brancaccio vi erano infatti proprio i fratelli Graviano che, allo stesso tempo, intrattenevano affari e ...
Quando i fratelli Graviano beffarono tutti i controlli - la Repubblica.it
ricerca.repubblica.it › la Repubblica.it › 2000 › 07 › 14
14 lug 2000 - Figli di due fratelli ergastolani per le stragi di Cosa Nostra, Giuseppe e Filippo Graviano, ritenuti i capimandamento di Brancaccio, quartiere ...
L'arresto dei fratelli Graviano | La trattativa
https://latrattativa.wordpress.com/2012 ... -graviano/
1.
2.
21 set 2012 - Giuseppe Graviano, 31 anni, uno dei killer piu' feroci dei corleonesi, sospettato degli omicidi di don Puglisi e dell' onorevole Salvo Lima, ...

=====================================================================================

I fratelli Graviano e Berlusconi

Graviano, Berlusconi e mister X Il ricatto: "Vi distruggiamo" - Live Sicilia
livesicilia.it › Cronaca
1.
2 ore fa - berlusconi e graviano, carcere, giuseppe graviano, intercettazioni, mafia, stragi mafia, ... Benedetto è uno dei quattro fratelli Graviano.


Gaspare Spatuzza, i fratelli Graviano, Berlusconi e Fininvest: cosa ...
www.crimeblog.it › Mafia
1.
28 nov 2009 - berlusconi mafioso silvio spatuzza Perché Silvio Berlusconi dovrebbe temere le rivelazioni di Gaspare Spatuzza? Due motivi: primo, perché ...
Il boss Graviano intercettato in carcere: "Berlusconi mi ... - Tiscali Notizie
notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/intercettazione-boss-berlusconi/


4 ore fa - Ventiquattro anni dopo Giuseppe Graviano decide di parlare. ... È come se si rivolgesse aBerlusconi (sapendo di essere intercettato?): ... rimasto nelle mani di chi lo aveva gestito, e cioè SilvioBerlusconi e i fratelli Dell'Utri».


Graviano : 'Non conosco Dell'Utri' Berlusconi: 'Siamo alle comiche ...
http://www.repubblica.it/2009/12/dirett ... x.html?ref...
11 dic 2009 - Un ottimo stalliere". Vittorio Mangano, il dipendente di Berlusconi ad Arcore? ... ''Ho conosciuto i fratelli Graviano da detenuto e non da libero''.
Sono i soldi degli inizi del Cavaliere l'asso nella manica dei fratelli ...
W
ww.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/mafia-10/resa.../resa-dei-conti-1.html


28 nov 2009 - E ha pochi dubbi che Giuseppe Graviano (che chiama "Madre ... nutrito sempre simpatia nei riguardi di Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri, (.
I fratelli Graviano - Terza Repubblica
www.terzarepubblica.it/archivio/i-fratelli-graviano/


06 mag 2011 - I fratelli Graviano, mafiosi della zona Brancaccio, a Palermo, non ... detto di avere “l'Italia in mano”, grazie a Berlusconi, è una bubbola. Uno dei ...
UncleTom
Messaggi: 5725
Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

8 Settembre 1943-(2.0)


Quello che mi ricordo dei fratelli Graviano, per averlo letto anni fa quando mantenevo La Repubblica.

I Graviano e Berlusconi erano soci in affari.

Poi i Graviano sono stati arrestati, e le loro proprietà sono state amministrate da Berlusconi.

Parte delle sue fortune avrebbero dovuto ritornare ai Graviano, quando scarcerati.

Perché Graviano parla ora?

Siamo forse allo sgarro sulla divisione dei beni?


^^^^

Ghedini ha voglia a gridare che è un’infamia.

Questa è una bomba che è scoppiata sotto le chiappe del suo protetto.

In pratica Silviolo chiude qui la sua avventura durata un quarto di secolo.

Con questa uscita si scordi Bruxelles per la riabilitazione.

Il centrodestra per ora è finito.

Ma chiude qui anche Pinocchio Mussoloni, perché la mummia non gli può più fare da sponda.

Vediamo cosa succede nelle prossime ore davanti a questo terremoto.

Il silenzio dei STRUMPTRUPPEN indica chiaramente l’aria che tira nel centrodestra.
UncleTom
Messaggi: 5725
Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

Anticipa Damilano per L’Espresso domani in edicola:

AMMINISTRATIVE 2017
Quattro leader stanchi per le città al voto

A Damilà, ma quelli stanno a giocà er gratta e vinci sicuro.






AMMINISTRATIVE 2017
Quattro leader stanchi per le città al voto
Le elezioni di domenica, che coinvolgeranno nove milioni di italiani, sembrano non interessare i partiti, che dopo il naufragio del sistema tedesco pensano solo all'appuntamento nazionale. Domenica 11 dalle 23 analisi e commenti sul voto
DI MARCO DAMILANO
09 giugno 2017


1

FACEBOOK

TWITTER

PINTEREST

GOOGLE

EMAIL

Nel bel mezzo di uno scontro politico termo-nucleare, la tela del Gbr (il Grillo-Berlusconi-Renzi) che si lacera nell'aula di Montecitorio, l'Accordone sulla legge elettorale tedesca strappato con un giro di valzer all'italiana, di quelli che durante le guerre ottocentesche e novecentesche hanno fatto impazzire austriaci e germanici, l'Italia che non conclude mai un conflitto con gli stessi alleati con cui l'ha iniziato, ecco – ce lo siamo tutti dimenticato – arriva anche il turno delle elezioni amministrative.

Nulla in confronto alle elezioni inglesi con la resurrezione della sinistra, la new old left di Jeremy Corbin, o il primo turno delle legislative francesi con la leadership di Emmanuel Macron, d'accordo. Ma in ogni caso nove milioni di elettori al voto, sessantaquattromila candidati, oltre mille comuni, venticinque di capoluogo: tra questi Genova , Palermo , Parma , Verona . E poi Padova, la Taranto dell'Ilva, la Trapani degli scandali politico-mafiosi, L'Aquila del dopo-terremoto mai iniziato. E Lecce, Frosinone, Lucca, Piacenza, Gorizia...


Elezioni quasi dimenticate dai leader. Troppo impegnati a Roma, a organizzare la data del voto nazionale, il 24 settembre molto gettonato è naufragato alla Camera con il voto segreto del Trentino. Pochissimi comizi: ancora una volta, come successe nel 2013, in piazza si è visto quasi unicamente Beppe Grillo, in Sicilia e in Piemonte, a Taranto dove si era avventurato in solitudine nel gennaio 2013. Ma le piazze non sono piene come allora e il comico trasformato in capo-partito se n'è lamentato.


Cinque anni fa furono proprio le elezioni amministrative nelle stesse città in cui si torna a votare domenica 11 giugno a lanciare il Movimento 5 Stelle. Vittorioso al ballottaggio a Parma, città simbolo, nell'Emilia rossa ma governata da un centro-destra spendaccione e indagato, con il debuttante assoluto Federico Pizzarotti. Una vittoria clamorosa, in quel 2012 che funzionò da incubatore di tanti fenomeni: governava Mario Monti con i suoi tecnici, i partiti della maggioranza, l'Abc (Alfano-Bersani-Casini, che potenza evocativa questi acronimi!) aspettava anche allora, come oggi, la data del voto. E intanto M5S conquistò Parma. Quel pomeriggio, alla conferenza stampa post-voto, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani si presentò nella sala di largo del Nazareno. Non lo dirà, pensai quandò entrò sotto le telecamere, non farà l'errore di dirlo... E invece lo disse: «Non è vero che il Pd perde ovunque contro Grillo. A Garbagnate e a Budrio abbiamo vinto». Soddisfazioni.

Qualche mese fa, lanciando la sua candidatura a premier del centrosinistra contro Bersani, il sindaco di Firenze Matteo Renzi spiegò: «Ho deciso di candidarmi dopo la sconfitta di Parma. Non voglio che succeda anche a livello nazionale: sogno un Pd che vince con il 40 per cento, non uno che perde contro Grillo con il 25».

Le elezioni dell'11 giugno non avranno lo stesso significato e le stesse conseguenze, ma sono importanti per valutare lo stato di salute dei quattro partiti che avevano firmato il patto sul sistema elettorale tedesco, tradendolo alla prima curva. Grillo non è più un outsider, rischia di non andare ai ballottaggi nei comuni più importanti, amara rischia di essere Parma , dove Pizzarotti nel frattempo uscito dal Movimento dopo essere stato sospeso minaccia di vincere senza il Movimento (c'è vita fuori da M5S), amarissima forse la sua Genova, dove il fondatore del Movimento è arrivato a capovolgere il risultato della Rete per portare al comune la candidatura di Luca Pirondini.


Berlusconi corre con il centrodestra unito a Genova con Marco Bucci (competitivo), in apparenza unito a Padova con l'uscente leghista Massimo Bitonci che però fu sfiduciato dai forzisti, sotto mentite spoglie e trainato da Totò Cuffaro a Palermo, con Marco Ferrandelli (che cinque anni fa era il candidato del Pd di Bersani). Salvini deve difendere le roccaforti leghiste e sconfiggere il fuoriuscito e nemico Flavio Tosi che a Verona corre con la candidatura della fidanzata Patrizia Bisinella, senatrice che a Roma appoggia il governo Gentiloni, o comunque non vota la sfiducia.

Renzi è alla sua prima vera prova elettorale da semplice segretario del Pd, senza la presidenza del Consiglio, senza il doppio incarico. Non si è dedicato molto alla campagna elettorale: pochi i tweet, le comunicazioni social, i discorsi indirizzati all'elettorato. Forse perché nelle grandi città al voto è rispuntata la cara vecchia coalizione di centrosinistra. A Genova, per sostenere Gianni Crivello, assessore del Pd, uomo del cuore rosso antico della città, più Corbin che Macron, si sono mobilitati Bersani e Massimo D'Alema, gli scissionisti: è uno di loro, della Ditta.


A Palermo il Pd è sparito nelle accoglienti liste civiche che appoggiano l'eterno Leoluca Orlando, sindaco già nel 1985 con la Dc, quando Renzi aveva dieci anni. In qualche altra città si sperimenteranno alleanze spurie con pezzi di Forza Italia, ma al ballottaggio. E c'è l'attesa di un risultato positivo per il Pd che rilanci il partito dopo le batoste di un anno fa (Roma e Torino alle sindache di M5S) e del referendum elettorale. C'è aria di macchine stanche, di apparati arrugginiti, di leader svogliati. Di sciogliete le righe in vita di elezioni nazionali che sembravano vicine e che si sono all'improvviso allontanate. E poi ci sarebbero le città con i loro problemi, le speranze, le sofferenze, il territorio nazionale cicatrizzato a stento dopo mille ferite e da ricostruire. Ma di questo quasi nessuno ne ha parlato. E dopo la notte di domenica si tornerà alla Camera. A ricominciare la guerriglia sulla legge elettorale.
Tag
• AMMINISTRATIVE 2017

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
UncleTom
Messaggi: 5725
Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

8 Settembre 1943-(2.0)





Stragi, Graviano: “Berlusca mi chiese la cortesia”
Adesso le procure valutano se riaprire le indagini




Secondo i pm il boss di Brancaccio (intercettato) assegna all’ex premier il ruolo di ispiratore delle bombe del ’93. Ora i pm di Firenze e Caltanissetta devono decidere se aprire un nuovo fascicolo su Berlusconi




Mafie
Nei mesi scorsi i due uffici inquirenti, titolari delle inchieste sugli eccidi del 1992 e 1993, hanno partecipato a una serie di riunioni di coordinamento convocate dalla Direzione nazionale Antimafia insieme ai colleghi della procura di Palermo. Secondo i pm nelle intercettazioni il boss di Brancaccio assegna all’ex premier il ruolo di ispiratore delle bombe del primi anni ’90: accusa per la quale è già stato indagato e archiviato
di Giuseppe Pipitone
UncleTom
Messaggi: 5725
Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

8 Settembre 1943-(2.0)

Dopo un lunghissimo silenzio che durava dal pomeriggio di ieri, gli STRUMPTRUPPEN, hanno deciso la linea di difesa.

E' una mossa disperata dei pm non l'implicazione della Mummia di Hardcore








La mossa disperata dei pm: il boss che accusa il Cavaliere

Al processo sulla trattativa Stato-mafia le intercettazioni di Graviano sulle stragi: «Berlusca mi chiese la cortesia...»
Mariateresa Conti - Sab, 10/06/2017 - 08:21









commenta










Il processo sulla trattativa Stato-mafia vacilla? La sentenza che ha assolto definitivamente due giorni fa in Cassazione il generale Mario Mori gli assesta un colpo quasi mortale? Et voilà, ecco il diversivo: oltre 5mila pagine fresche fresche, di accuse nuove di zecca ma pure vecchie, appena depositate agli atti del processo clou della procura di Palermo, quello sulla trattativa dello Stato coi boss al tempo delle stragi, guidato dal pm Nino Di Matteo.



















Tutte quelle inchieste finite in flop


Accuse nuove ma pure vecchie che arrivano per bocca di un boss di spicco, Giuseppe Graviano, detenuto al 41 bis e intercettato in carcere per oltre un anno. E di chi può parlare Graviano se non di Silvio Berlusconi? E giù le accuse, nuove ma con un tocco di déjà vu: il Cavaliere e le stragi del '92/'93 (due volte indagato e due volte archiviato, ma ritentare non nuoce), Berlusconi e i rapporti con lui (Ghedini nega e minaccia querele). E poi, anche se il Cavaliere con questo non c'entra, le stragi del '93, il tentato golpe del 27 luglio del '93, il 41 bis revocato a 300 mafiosi. Un film già visto ma raccontato da una voce inedita. Una trama già nota in gran parte ma che è collaudata, l'effetto mediatico è sicuro.

Fanno quadrato i pm di Palermo. E all'indomani dell'assoluzione di Mori ricorrono a una mossa che sembra disperata. Il boss, Giuseppe Graviano, è più che blasonato. E parla a ruota libera con un detenuto per camorra, Umberto Adinolfi. Per 14 mesi, da febbraio del 2016 ad aprile scorso. Le carte, oltre 5mila pagine, sono state depositate ieri. I pm hanno provato a interrogare Graviano il 28 marzo scorso, ma lui si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Parla senza freni, Graviano. Di tutto. Persino di vicende private tipo il concepimento del figlio. Con la fecondazione assistita, raccontava sinora la sua biografia. «Io e mia moglie dormivamo in cella insieme, tremavo...», dice invece ora all'amico, vantandosi di avere fatto un figlio al 41 bis.

Straparla, Graviano. Eccoli i passaggi cruciali. A cominciare da quello che i pm ritengono sia un riferimento alle stragi del '93, tanto da aver trasmesso gli atti a Caltanissetta: «Berlusca mi ha chiesto questa cortesia...per questo è stata l'urgenza di... Nel '92 già voleva, acchianavu (sono salito, ndr)...ero convinto che Berlusconi vincecva le elezioni in Sicilia». Ce l'ha con Berlusconi, Graviano. Lo definisce «traditore». E minaccia: «Al signor Crasto (montone, nel dialetto palermitano è un sinonimo di cornuto, ndr) gli faccio fare la mala vecchiaia. Trenta anni fa mi sono seduto con te... Ti ho portato benessere, 24 anni fa mi arrestano e tu cominci a pugnalarmi». Altro passaggio. Non cita Berlusconi, ma per Di Matteo&C parla del Cavaliere: «Tu lo sai che mi sono fatto 24 anni, ho la famiglia distrutta. Alle buttane glieli dà i soldi ogni mese. Io ti ho aspettato sino adesso e tu mi stai facendo morire in galera». Ce n'è anche per Marcello Dell'Utri: «Lui se non avesse ... modificato alcune leggi brutte che c'erano, Dell'Utri non si troverebbe in galera, siccome lo ha dovuto fare per tenere alcune persone in carcere, mi sono spiegato?».

Il difensore di Berlusconi, l'avvocato Niccolò Ghedini, smentisce tutto e minaccia querele: «Mai nessun contatto né diretto né indiretto del presidente Berlusconi col signor Graviano». E annota, ricordando che le indagini su Berlusconi e le stragi del '92 si sono sempre chiuse con l'archiviazione: «È comunque doveroso osservare come ogni qual volta il presidente Berlusconi sia particolarmente impegnato in momenti delicati della vita politica italiana e ancor più quando si sia nella imminenza di scadenze elettorali appaiano nei suoi confronti notizie infamanti che a distanza di tempo si rivelano puntualmente infondate e inesistenti ma nel frattempo raggiungono lo scopo voluto».
UncleTom
Messaggi: 5725
Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

DOVE MONTANARI SI ESERCITA SU UN MONDO CHE NON C’E’ PIU’.



(Alessandro Montanari, “Com’era bella l’Italia quando non eravamo liberisti”, da “Interesse Nazionale” dell’8 giugno 2017, ripreso da “Come Don Chisciotte”. Giornalista e autore televisivo, Montanari ha lavorato in Rai a “L’ultima parola” e ora, sempre con Gianluigi Paragone, lavora a “La Gabbia Open”, su La7


• LIBRE news
• Recensioni
• segnalazioni

Com’era bella l’Italia quando non eravamo ancora liberisti

Scritto il 10/6/17 • nella Categoria: idee Condividi


Qualche giorno fa, illustrando il 25esimo rapporto sui cambiamenti economici e sociali, l’Istat ci ha spiegato con la forza fredda dei grandi numeri, che l’Italia è un paese in declino, nel quale le diseguaglianze aumentano invece che ridursi.



La classe media è risucchiata nel proletariato, il proletariato si accapiglia col sotto-proletariato per un po’ di lavoro o un po’ di welfare mentre una piccola schiera di privilegiati scivola dietro la curva e scompare dall’orizzonte.



Di fronte a questo scenario, di solito, i sociologi dicono che l’ascensore sociale si è rotto.

Ma non è così.




L’ascensore sociale non si è rotto; è stato manomesso da una selvaggia impostazione economica che regge la globalizzazione e che va sotto il nome di neo-liberismo.




Per spiegarmi voglio essere del tutto anti-scientifico.

Non ricorrerò alle medie di Trilussa che soccorrono gli economisti quando vogliono dirci che tutto va bene anche quando sembra che tutto vada male. No.

Per convincervi che tutto andava bene quando sembrava che tutto andasse male, io ricorrerò ai miei ricordi di gioventù.

Niente di più soggettivo, niente di più vero.

Erano gli anni 80, i jeans si portavano ancora sopra il livello delle mutande, nessuno si sarebbe mai arrischiato a mangiare pesce crudo in un ristorante cinese e Mani Pulite non ci aveva ancora privato di una classe politica paurosamente incline alle tangenti ma anche fieramente impermeabile al capitalismo liberista.

Dai grandi sentivo dire che avevamo un sacco di guai, che oggi scopro essere gli stessi di sempre; anzi, gli stessi di tutti i paesi. In quell’Italia però l’ascensore sociale funzionava.

Coi suoi tempi, scalino dopo scalino, ma funzionava.

La prima cosa che ricordo è che in classe l’appello contava una trentina di nomi. Le famiglie erano più numerose di oggi e a scuola ci mischiavamo tutti: i figli dei ricchi coi figli dei poveri coi figli della classe media.

Al di là di qualche accessorio più scintillante, tuttavia, lo stile di vita non era poi così differente.

Con diecimila lire trascorrevamo, tutti insieme, la serata in pizzeria.
Non ricordo problemi di disoccupazione.

Chi non aveva voglia di studiare, se ne andava a fare il muratore, l’operaio o l’artigiano e a 18 anni riuscivi pure ad invidiarlo perché si era già potuto comprare una macchina burina che piaceva alle ragazze burine.

Ma allora nessuno sembrava burino, forse perché lo eravamo tutti.

Una cosa che proprio non esisteva era Equitalia.

Fatta eccezione per l’acquisto della casa e dell’automobile, non ci si indebitava per i beni voluttuari.

Nessuno faceva un finanziamento per andare in vacanza, comprare un motorino e tantomeno un televisore da 42 pollici.

Nemmeno te lo proponevano.

Le cose, molto semplicemente, si compravano quando si avevano i soldi per comprarle.

Altrimenti, si aspettava. In famiglia, ma più in generale nella società, c’era una cultura condivisa del risparmio.

Il denaro non era il presente, il denaro era il futuro. Lo insegnavano i nonni, dotandoci di salvadanai nei quali accumulare gli spiccioli delle mance e regalandoci buoni postali che avremmo riscosso una volta maggiorenni, toccando con mano, e con anni di ritardo, tutta la concreta lungimiranza del loro affetto.

Insieme al risparmio, l’altro grande valore era lo studio.

Ricordo padri e madri fieri di poter mandare i propri figli, miei compagni, al liceo anziché alla scuola professionale e poi commossi fino alle lacrime per il primo laureato della casa.

Nessuno allora parlava in modo sprezzante del “pezzo di carta”.

La laurea era la garanzia di una promozione sociale che nessuno avrebbe più retrocesso e che diventava una conquista collettiva dell’intera famiglia.

Non solo dello studente; anche di chi, con sacrificio, gli aveva consentito di studiare.

L’istruzione, tuttavia, non era l’unico trampolino sociale.

Tanti operai, dopo qualche anno di apprendistato e specializzazione, riuscivano a coronare il sogno di “mettersi in proprio”.

Si diceva così e lo si diceva con orgoglio perché aprire una partita Iva, allora, era ancora una libera scelta.

Andavi in banca, spiegavi il tuo progetto, ti davano un prestito e cominciava l’avventura che segnava la vita: da operaio a padrone.

Quelli però erano padroni diversi dai grandi industriali di ieri e dai piccoli manager di oggi.

Quelli erano padroni che, dentro, continuavano a sentirsi operai.

Padroni che usavano le mani, che parlavano in dialetto e che conservavano un’intima diffidenza per i saputelli anglofili che poi avrebbero rovinato tutto.

Com’era bella quell’Italia.


Provinciale, ombelicale, modesta, furbacchiona, eppure così solida, generosa e vitale.

Scrivere è terapeutico.

Così mi accorgo solo ora del motivo profondo per cui ho scritto questo articolo senza capo né coda.

L’ho scritto perché non riesco a perdonare chi mi ha portato via quel paese.

Non perdono chi ci ha abituato a fare debiti per tv ultrapiatte, chi ci ha venduto come modernità i co.co.co, i co.co.pro e i voucher e chi ha inchiodato i giovani ad un telefonino per distrarli da un oggi senza domani.

Più di tutto, però, io non riesco a perdonare chi non ha soccorso quei piccoli eroi dalle mani callose che, piuttosto di abbassare la saracinesca di una fabbrica, hanno scelto di abbassare la saracinesca di una vita.

Padroni perché padroni di loro stessi.
Operai perché operosi.
UncleTom
Messaggi: 5725
Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

Kriminalpolitik

» MARCO TRAVAGLIO

C i avevano raccontato che nelle vere democrazie la sera delle elezioni si sa già chi ha vinto e chi governerà.

Non era vero: non esiste legge elettorale al mondo che garantisca a chi arriva primo la maggioranza per governare da solo a prescindere dai voti (salvo l’Italicum, che infatti è incostituzionale).

Nemmeno nei paesi maggioritari come la Francia (Macron, dopo le legislative di domenica, dovrà fare un governo di coalizione).

E neppure in quelli ipermaggioritari come gli Usa (dove Obama ebbe contro sia la Camera sia il Senato) e il Regno Unito (dove Theresa May deve coalizzarsi con gli irlandesi e sperare in Dio).

Ci avevano raccontato che una sinistra dalla parte dei deboli e gli onesti anziché dei potenti e dei ladri, è destinata all’estinzione: Corbyn a Londra, Mélenchon a Parigi e il sondaggio IprFatto su una sinistra italiana unita con Saviano o Rodotà o Bersani (Pisapia non a caso sfugge ai radar) dimostrano l’esatto contrario.

Ci avevano raccontato che la trattativa fra lo Stato e la mafia e gli interessi di Cosa Nostra dietro la nascita di Forza Italia nella stagione delle stragi erano fandonie partorite dalla fantasia malata di alcuni pm visionari e politicizzati e di pochi giornalisti affetti da complottismo e giustizialismo: ora ne parla in presa diretta, intercettato nell’ora d’aria nel carcere di Ascoli, Giuseppe Graviano, il boss di Brancaccio che fu mandante delle stragi di Palermo nel ’92, di Roma, Firenze e Milano nel ’93 e della mattanza fallita e poi annullata allo stadio Olimpico di Roma nel gennaio ’9 4.

“Berlusca –rivela il boss –mi ha chiesto questa cortesia.

Per questo è stata l’urgenza...

Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto: ‘Ci vorrebbe una bella cosa’...

Nel ’93 ci sono state altre stragi, ma no che (non) era la mafia, loro dicono che era la mafia”.

Una conferma al racconto del suo killer pentito Gaspare Spatuzza sul “colpetto” che lo stesso Graviano gli avrebbe commissionato con la strage di carabinieri all’Olimpico per dare l’ultima spinta al partito di B. ideato dall’amico Dell’Utri.

Ma non ce ne fu bisogno: il 26.1.94 B. annunciò la discesa in campo e l’indomani i fratelli Graviano furono arrestati a Milano.

B. andò al governo, ma non mantenne tutte le promesse: “Quando lui si è ritrovato un partito così nel ’94 si è ubriacato e ha detto: ‘Non posso dividere quello che ho con chi mi ha aiutato’.

Pigliò le distanze e ha fatto il traditore... 25 anni mi sono seduto con te, giusto?

Ti ho portato benessere, 24 anni fa mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi...”.

“E per che cosa?”, si domanda Graviano, sdegnato per tanta ingratitudine:

“Per i soldi, perché tu ti rimangono i soldi.

Dice: non lo faccio uscire più, perché sa che io non parlo, perché sa il mio carattere...

Alle buttane glieli dà i soldi ogni mese... Io ti ho aspettato fino adesso perché ho 54 anni, gli anni passano, io sto invecchiando e tu mi stai facendo morire in galera...

Al signor crasto (cornuto, ndr) gli faccio fare la mala vecchiaia“.

Più di parola fu il governo Ciampi che subito dopo le stragi di Firenze, Milano e Roma, ammorbidì il 41-bis, come da papello di Riina: “Allora il governo ha deciso di allentare il 41-bis...

Nel ’93 le cose migliorarono tutto di un colpo”. Tutto ciò perché le stragi di fine luglio e il black out a Palazzo Chigi avevano seminato il terrore del golpe: “Quella notte si sono spaventati, un colpo di Stato! Ciampi è andato subito a Palazzo Chigi assieme ai suoi vertici: fanno il colpo di Stato!

Loro non volevano nemmeno resistere.

Avevano deciso già… Il 41-bis è stato modificato e 300 di loro... (i 334 mafiosi fatti uscire dal 41-bis dal ministro Conso, ndr)”.

Graviano sostiene di aver persino messo incinta la moglie in “isolamento”. Il 28 marzo i pm di Palermo sono corsi a interrogarlo.

E il boss non ha chiuso la porta: parlerà, ma solo “quando sarò in condizioni di salute”, ora precarie proprio a causa del 41-bis.

Sempreché faccia in tempo, perché –avverte – “ho una patologia che mi porterà a perdere la memoria, tra 5 o 10 anni”.

E così, dopo averla confermata, Graviano dimostra pure che la trattativa prosegue tuttoggi.

E che la politica continuerà a essere uno sporco gioco mafioso finché non si scoperchieranno le radici criminali della Seconda Repubblica, isolando e mettendo in galera chi aiutò Cosa Nostra a ricattare lo Stato, anziché farci le leggi elettorali, le riforme costituzionali e i governi.

Ci avevano raccontato che l’inchiesta Consip è una montatura dei pm di Napoli e del Ros deviato.

Invece un testimone al di sopra di ogni sospetto, l’Ad di Consip Luigi Marroni, nominato da Renzi e confermato da Gentiloni, ha ribadito ai pm di Roma quanto aveva dichiarato a quelli di Napoli e al Noe: babbo Renzi e il fido Russo lo ricattarono per pilotare appalti verso l’amico Romeo e gli amici dell’amico Verdini; e le soffiate su indagini e cimici le fecero il ministro Lotti e i generali Del Sette e Saltalamacchia.

Parole che, se riscontrate, dimostrerebbero come anche attorno a Renzi graviti un comitato di malaffari.

In un paese serio scatterebbe la rimozione di Marroni o del trio Lotti-Del Sette-Saltalamacchia.

Invece restano tutti ai loro posti.

L’altroieri Lotti ha convocato, non si sa a che titolo (è ministro dello Sport), i consiglieri Rai di maggioranza per ordinare la nomina a Dg del direttore del Tg1 Mario Orfeo al posto del renzianissimo- ma- non –abbastanza Campo Dall’Orto.

Per cinque anni il Minzolini di Renzi ha impedito che le notizie di cui sopra, e anche molte altre, giungessero all’orecchio dei cittadini.

Non era facile e ora va premiato.

Tra poco si vota e non si può rischiare che gli elettori scoprano chi tira i fili dei burattini che ci governano
UncleTom
Messaggi: 5725
Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

NOI, BUONI, LORO, CATTIVI
ALL’ASILO MARIUCCIA NELL’ITALIA CHE NON C’E’ PIU’
LA CARICA DEI TROMBONI



Ora le elezioni comunali sono
una trappola per Pd e i 5stelle

Si vota in 25 capoluoghi. Una prova in vista delle Politiche: Pd e grillini rischiano di perdere nelle loro roccheforti
di Anna Maria Greco
39 minuti fa
14


I BUONI, PERO' HANNO COMPLETAMENTE IGNORATO QUESTA NOTIZIA:


Elezioni amministrative 2017, Sesto San Giovanni: il candidato bugiardo è indagato dalla Corte dei conti

Roberto Di Stefano, in corsa nell’ex Stalingrado d’Italia con Forza Italia, ha firmato il patto di legalità ma si è scordato che deve restituire 62mila euro. Marito di Silvia Sardone, consigliera comunale forzista a Milano, l'uomo era capo di una società pubblica mentre era consigliere del Comune sestese

di Gianni Barbacetto | 3 giugno 2017
Rispondi

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Majestic-12 [Bot] e 3 ospiti