Renzi

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UncleTom
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Re: Renzi

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO


Da pagina 11 del Fatto Quotidiano:


CARI LETTORI, SU RENZI
È SOLO COLPA VOSTRA


Cari lettori del Fatto Quo tidiano , e in quanto tali persone criminose e sommamente empie, ammettetelo: “preferite” Berlusconi a Renzi. Certo, la frase è in sé un nonsense: essendo la stessa cosa sarebbe come dire “preferite la mela alla mela”, il vino al vino o Michelle Pfeiffer a Michelle Pfeiffer. Per questo andremo oltre, asserendo che – in un parossismo di nequizia – “preferite”financo Salvini a Renzi. D’accordo, la prospettiva non è allettante. Sarebbe più o meno come scegliere tra un concerto dei Modà a Radicofani, pagando 800 euro per vederlo da una panchina di chiodi, e un film di dodici ore sulla vita di Nardella, magari con la regia di Valerio Scanu e la colonna sonora (unplugged xilofono solo) di Vecchioni. Fortuna che esiste l’astensione: probabilmente, tra Berlusconi e Berlusconi (cioè Renzi) o tra Salvini e Renzi, ve ne stareste a casa. Come non capirvi. Eppure, se vi costringessero con una pistola o una Picierno alla tempia, è tutto da dimostrare che correreste in soccorso del Pd “per scongiurare il trionfo della destra”. Già solo questo dimostra come il “Postulato di Don Zucconi”, secondo cui Renzi sia da votare in quanto “alternativa unica al populismo”, venga rispettato giusto nella redazione di R epubblica (e neanche all’unanimità). Voi direte: “Eh, ma a Milano ha vinto Sala proprio in quanto meno peggio dei berlusconiani”. Vero, anche se andrebbe premesso che Sala è più berlusconiano di Parisi. Una Milano non fa però primavera, ed era comunque un anno fa. Pensate alle ultime amministrative: in molte roccaforti di sinistra o quasi-sinistra, ha vinto (di colpo?) il centrodestra. Come si spiega? Con candidati meno respingenti, certo. Ma pure con quello che è il “F atto re MSSC”. Alberto Ronchey aveva codificato il Fattore K. Con Renzi siamo oltre. Edoardo Novelli ha parlato su queste pagine di “Fattore A”: fattore Antipatia. Di più: ormai siamo al Fattore MSSC, acronimo di “Mi Sta Sul” (la “C” potete immaginarla). Ecco il vero capolavoro di Renzi e derivati: avere raggiunto un grado così elevato di antipatia da far sembrare chiunque – ma proprio chiunque – migliore di loro. Martedì scorso In onda ha mostrato su La7 un sondaggio: in neanche tre anni, Renzi è sceso nel gradimento italico dal 61 al 27%. È ancora “il più amato tra i politici”, a conferma di come ci sia speranza per tutti (tranne che per l’Italia), ma la sua è una slavina. In studio c’era il rutilante Rosato, con quei bei capelli pittati a caso con l’Uni Posca: ha provato a negare la piena veridicità del sondaggio, confermandone dunque la totale valenza. Renzi sta dimostrando una capacità prodigiosa di dilapidare un consenso tanto immeritato quanto labilissimo. Già con Veltroni e poi Bersani, con la contemporanea crescita del M5S, stava venendo meno la favoletta del “meno peggio”: i delusi di sinistra, lentamente, cominciavano a staccarsi dal Partito Democratico. Chi non votava più, chi si affidava ai Pizzarotti, chi si iscriveva al Fan Club del Cinghiale Babirussa. Ora, con Renzi, siamo alla leggenda: ai ballottaggi, quando non si astengono, tanti elettori non berlusconiani accorrono in massa a votare. Con l’uni co intento di sfanculare Renzi. Per carità, non capita sempre: parliamo di una tendenza, non di una regola ferrea. Non asseriamo poi che tutto questo sia condivisibile: ci limitiamo a dire che sta accadendo. Sempre di più. Più i Fiano&Romano affollano il piccolo schermo, più crescono i detrattori del Pd. Vale per quasi ogni renziano mediaticamente noto, sia esso ministro, parlamentare o supporter: in confronto a loro, Mara Carfagna assurge a Nilde Iotti. Gran bella impresa. Nel 2014 Renzi ha vinto le Europee: da allora, il diluvio. Sconfitta al 2015, con candidate-Tafazzi tipo Moretti e Paita che hanno trasformato Zaia in Adenauer e Toti in Churchill. Emblematico il caso Arezzo, città (anche) della Boschi: la ministra, allora intoccabile o quasi, benedisse un ameno Playmobil dal carisma diversamente fiammeggiante che andava in tivù garantendo (minacciando) di governare dieci anni. Epico il risultato: al ballottaggio una flotta di aretini di sinistra, pur di non avere quello lì sindaco, votò in massa il candidato berlusconiano. E ne festeggia tuttora la vittoria. Sensazionale pure il 2016: prima Roma e Torino, poi la Waterloo sublime del 4 dicembre. Ancora schiaffoni nel 2017. Un calvario tragicomico e continuo. Come si spiega? Con la smisurata pochezza di Renzi. Con la natura centro-destrorsa di questo paese. Ma è anche e soprattutto colpa vostra, cari lettori sfascisti del Fatto: quello lì vi sta così sui zebedei che, pur di vederlo perdere, votereste qualsiasi cosa. Un rododendro. Un pisciacane. Persino un Gasparri. Ammettetelo. (P.S. Su Gasparri scherzavo).
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Re: Renzi

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO




Da Dagospia:
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 151688.htm


7 lug 2017 18:44
RENZI PESTA UNA MERDA


– “AIUTIAMO I MIGRANTI A CASA LORO”. SEMBRA UNO SLOGAN DELLA LEGA, INVECE E’ UN POST DEL PD PRESO DAL LIBRO DI RENZI E CANCELLATO DOPO POCHI MINUTI


– “NON ABBIAMO IL DOVERE MORALE DELL’ACCOGLIENZA”, SCRIVE IL CAZZARO ALLA DISPERATA RICERCA DI SFONDARE A DESTRA, VISTO CHE A SINISTRA E’ CHIUSO



Da la Repubblica

Migranti. "Noi non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ripetiamocelo. Ma abbiamo il dovere morale di aiutarli. E di aiutarli davvero a casa loro". Chi l'ha scritto? Il primo Umberto Bossi? L'ultimo Matteo Salvini? Un qualunque esponente della destra vecchia e nuova? No. Lo slogan è stato postato sui canali social del Partito democratico con tanto di firma del segretario Matteo Renzi. E se non bastasse: postato e poi cancellato. Ma la rete ne conserva, come sempre accade, la memoria. Soprattutto in questo caso, trattandosi di parole che evidenziano un corto circuito di valori di quella che dovrebbe essere la sinistra di governo.

E il testo è un estratto dall'ultimo libro del segretario del Pd, "Avanti", di prossima pubblicazione. Nel post rimosso dalla pagina Facebook del Pd, infatti, un link rimandava a una pagina del sito del Partito democratico in cui è contenuto uno stralcio ampio di "Avanti".

Renzi scrive: "Sono così fiero dell’aumento dei fondi per la cooperazione voluto dal nostro governo. Del piano Africa presentato per primo da noi come Migration compact nel 2016 e poi in larga parte confluito nell’iniziativa di Angela Merkel per il G20 del 2017. Delle iniziative sull’energia di Eni ed Enel, della straordinaria forza del volontariato e del terzo settore italiano, del grande cuore del nostro paese, ma anche delle iniziative economiche. Ma vanno aiutati a casa loro. Perché l’immigrazione indiscriminata è un rischio che non possiamo correre".

Ma sui social network, il danno è fatto. La cancellazione del post somma indignazione ad idignazione. E le parole rilanciate on line fanno il giro delle bacheche. Ad essere messo all'indice è soprattutto un passaggio: "Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di colpa. Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio. Se ciò avvenisse sarebbe un disastro etico, politico, sociale e alla fine anche economico".

Ma il vero disastro è quello causato tra i militanti sbigottiti, raggiunti su smartphone e computer dalla "nuova linea" del Pd. E la cancellazione del post ne svela un altro di disastro: quello in cui è incorso chi cura le pagine social della comunicazione del Pd. Un errore che alimenta -. e sta continuando ad alimentare - sdegno, indignazione e incredulità in rete.
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Re: Renzi

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO






Pseudologia fantastica

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Per pseudologia fantastica (o mitomania o bugia patologica) si intende un'elaborazione intenzionale e dimostrativa di esperienze o eventi molto poco probabili e facilmente confutabili[1]. In un lavoro del 2012 Katie Elizabeth Treanor la definisce «l'abituale, prolungata e ripetuta produzione di mistificazioni, spesso di natura complessa e fantasiosa (...), bugie facilmente mascherabili che non vengono utilizzate per ottenere un tornaconto materiale o qualsivoglia vantaggio sociale, quanto per accrescere la propria autostima o proteggersi dal giudizio altrui»[2].
Spesso il paziente fa sue, come vissute, le esperienze che inventa di sana pianta. Il suo cervello elabora ricordi come se fossero momenti realmente vissuti.

Pseudologia fantastica
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Per pseudologia fantastica (o mitomania o bugia patologica) si intende un'elaborazione intenzionale e dimostrativa di esperienze o eventi molto poco probabili e facilmente confutabili[1]. In un lavoro del 2012 Katie Elizabeth Treanor la definisce «l'abituale, prolungata e ripetuta produzione di mistificazioni, spesso di natura complessa e fantasiosa (...), bugie facilmente mascherabili che non vengono utilizzate per ottenere un tornaconto materiale o qualsivoglia vantaggio sociale, quanto per accrescere la propria autostima o proteggersi dal giudizio altrui»[2].
Spesso il paziente fa sue, come vissute, le esperienze che inventa di sana pianta. Il suo cervello elabora ricordi come se fossero momenti realmente vissuti.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]
La pseudologia fantastica è una categoria nosografica ancora discussa in psichiatria[3][4], descritta per la prima volta da Anton Delbrück nel 1891[5], caratterizzata dal ricorso abituale alla bugia. Si ritrova in soggetti istrionici o psicopatici (i cosiddetti "bugiardi patologici") e può riguardare i più disparati eventi o argomenti (per esempio: luoghi diversi, avventure galanti, situazioni improbabili, ecc.), talora amplificati parossisticamente fino a raggiungere gradi altissimi di inverosimiglianza. Viene giudicata un prodotto diretto dell'immaginazione: non dipende pertanto dai deficit di memoria e non deve quindi essere confusa con le confabulazioni.[1]
Caratteristiche principali della pseudologia fantastica sono le seguenti:[senza fonte]
• Le storie raccontate sono di solito avvincenti e fantasiose, ma non vanno mai oltre la realtà. La possibilità di verità è la chiave di sopravvivenza del bugiardo patologico. Non sono dovute a manifestazioni di depressione o ad una psicosi più ampia: durante il confronto il bugiardo patologico può ammettere che le storie non sono vere, anche se controvoglia.
• La tendenza ad inventare storie è cronica; non è provocata dalla situazione immediata o da pressioni sociali, ma più da un innato tratto della personalità.
• Un motivo totalmente personale, e non esterno, serve a discernere la patologia clinicamente: es., situazioni pericolose o di stress possono indurre una persona a mentire ripetutamente, senza evidenza di un reale sintomo patologico.
• Le storie raccontate tendono a dipingere come positiva la persona del narratore. Il bugiardo "decora la sua stessa persona" raccontando storie che lo presentano come eroe o come vittima. Per esempio, la persona si presenta nelle storie come estremamente coraggiosa, dice di conoscere persone importanti e famose, o dice di guadagnare più soldi di quanti ne guadagni in realtà.

https://it.wikipedia.org/wiki/Pseudologia_fantastica https://it.wikipedia.org/wiki/Pseudologia_fantastica

CONTINUA
UncleTom
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Re: Renzi

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UncleTom ha scritto:REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO






Pseudologia fantastica

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Per pseudologia fantastica (o mitomania o bugia patologica) si intende un'elaborazione intenzionale e dimostrativa di esperienze o eventi molto poco probabili e facilmente confutabili[1]. In un lavoro del 2012 Katie Elizabeth Treanor la definisce «l'abituale, prolungata e ripetuta produzione di mistificazioni, spesso di natura complessa e fantasiosa (...), bugie facilmente mascherabili che non vengono utilizzate per ottenere un tornaconto materiale o qualsivoglia vantaggio sociale, quanto per accrescere la propria autostima o proteggersi dal giudizio altrui»[2].
Spesso il paziente fa sue, come vissute, le esperienze che inventa di sana pianta. Il suo cervello elabora ricordi come se fossero momenti realmente vissuti.

Pseudologia fantastica
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Per pseudologia fantastica (o mitomania o bugia patologica) si intende un'elaborazione intenzionale e dimostrativa di esperienze o eventi molto poco probabili e facilmente confutabili[1]. In un lavoro del 2012 Katie Elizabeth Treanor la definisce «l'abituale, prolungata e ripetuta produzione di mistificazioni, spesso di natura complessa e fantasiosa (...), bugie facilmente mascherabili che non vengono utilizzate per ottenere un tornaconto materiale o qualsivoglia vantaggio sociale, quanto per accrescere la propria autostima o proteggersi dal giudizio altrui»[2].
Spesso il paziente fa sue, come vissute, le esperienze che inventa di sana pianta. Il suo cervello elabora ricordi come se fossero momenti realmente vissuti.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]
La pseudologia fantastica è una categoria nosografica ancora discussa in psichiatria[3][4], descritta per la prima volta da Anton Delbrück nel 1891[5], caratterizzata dal ricorso abituale alla bugia. Si ritrova in soggetti istrionici o psicopatici (i cosiddetti "bugiardi patologici") e può riguardare i più disparati eventi o argomenti (per esempio: luoghi diversi, avventure galanti, situazioni improbabili, ecc.), talora amplificati parossisticamente fino a raggiungere gradi altissimi di inverosimiglianza. Viene giudicata un prodotto diretto dell'immaginazione: non dipende pertanto dai deficit di memoria e non deve quindi essere confusa con le confabulazioni.[1]
Caratteristiche principali della pseudologia fantastica sono le seguenti:[senza fonte]
• Le storie raccontate sono di solito avvincenti e fantasiose, ma non vanno mai oltre la realtà. La possibilità di verità è la chiave di sopravvivenza del bugiardo patologico. Non sono dovute a manifestazioni di depressione o ad una psicosi più ampia: durante il confronto il bugiardo patologico può ammettere che le storie non sono vere, anche se controvoglia.
• La tendenza ad inventare storie è cronica; non è provocata dalla situazione immediata o da pressioni sociali, ma più da un innato tratto della personalità.
• Un motivo totalmente personale, e non esterno, serve a discernere la patologia clinicamente: es., situazioni pericolose o di stress possono indurre una persona a mentire ripetutamente, senza evidenza di un reale sintomo patologico.
• Le storie raccontate tendono a dipingere come positiva la persona del narratore. Il bugiardo "decora la sua stessa persona" raccontando storie che lo presentano come eroe o come vittima. Per esempio, la persona si presenta nelle storie come estremamente coraggiosa, dice di conoscere persone importanti e famose, o dice di guadagnare più soldi di quanti ne guadagni in realtà.

https://it.wikipedia.org/wiki/Pseudologia_fantastica https://it.wikipedia.org/wiki/Pseudologia_fantastica

CONTINUA



DOPO AVER EFFETTUATO IL COPIA INCOLLA NELL’APPOSITA CASELLA, HO PROVVEDUTO AGLI INGRADIMENTI, COME AL SOLITO.

MA QUESTA VOLTA, COME ALTRE NELLA STORIA RECENTE, MI SONO ACCORTO CHE RISPETTO ALL’ORIGINALE DI WORD, TESTE’ CONTROLLATO PRIMA DI DIRE CAZZATE, NELLA PARTE INIZIALE:

Pseudologia fantastica
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

ERA STATO RADDOPPIATO, COME POTETE NOTARE QUI SOPRA.

QUESTA VOLTA NON HO PROVVEDUTO A CANCELLARE L’INTRUSIONE INDEBITA, MA L’HO PUBBLICATA COSI’ COME E’ STATA MODIFICATA DALL’APPOSITA MANINA DELL’OVRA.

NON PER MANCANZA DI RISPETTO VERSO IL FORUM, MA PER TESTIMONIARE COME AGISCONO QUELLI DELL’OVRA.

SE IN FUTURO TROVERETE INCONGRUENZE O RADOPPI DI COLORAZIONI, O DI INCLINATO, O ALTRO, NON STUPITEVI.

MI SERVE COME TESTIMONIANZA PER LA POLIZIA POSTALE.

ANCHE IL BLOCCO DEI TASTI DI SELEZIONE SULLO SCHERMO E’ UNA TECNICA RIPETITIVA DELL’OVRA.
UncleTom
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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO


DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE





IlFattoQuotidiano.it / BLOG / di Shady Hamadi


Politica
Migranti, Matteo Renzi? Una brutta copia di Salvini
di Shady Hamadi | 8 luglio 2017
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• 499


Più informazioni su: Immigrazione, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Razzismo, Sesto San Giovanni

Shady Hamadi
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Alla fine c’è cascato anche Matteo Renzi nello slogan retorico “aiutiamoli a casa loro”, che fino a poco fa apparteneva solo alla destra che della questione dell’immigrazione se ne voleva lavare, semplicemente, le mani. Il segretario del Pd, nel suo libro che uscirà a giorni, “Avanti”, dice che c’è bisogno di abbandonare “la logica buonista e terzomondista” dell’accoglienza.
Il presunto buonismo è stato sempre preso di mira dall’altro Matteo – Salvini – che ha costantemente ribadito la necessità di finirla con i ‘buonisti di sinistra che vogliono portarci l’invasione a casa‘. Un atteggiamento alimentato da “un senso di colpa” di cui, spiega Renzi, “bisogna liberarsi” perché “non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio”. Il senso di colpa al quale allude è quello dell’Occidente, storicamente colpevole di aver creato divari abissali in ricchezza e povertà; in nazioni industrializzate e nazioni sottosviluppate. Colpe che, se citate pubblicamente, attiravano fino a ieri una marea di critiche da parte di quella destra xenofoba (discendente di quella colonialista) che ha sempre chiesto di chiudere la porta della storia e guardare avanti: “Non siamo più colpevoli per il passato, si rimbocchino le maniche”. A poco serve citare che il primo mondo continua a finanziare governi corrotti o vendere armi nella parte sud del globo: è un discorso terzomondista!
Purtroppo, questa nuova ‘identità‘ – il Renzi pensiero – è sopratutto frutto dell’incapacità della sinistra – specialmente la radical chic – di creare un discorso che funzioni con l’elettorato, con la base, che è attratta dalle semplificazioni e dai luoghi comuni della destra sull’immigrazione. Un esempio è quanto accaduto a Sesto San Giovanni, l’ex Stalingrado d’Italia, dove la destra ha vinto alle ultime elezioni, interrompendo oltre 70 anni di amministrazione di sinistra, grazie a una campagna elettorale votata al discorso anti-immigrazione. Una retorica che ha attratto anche ex operai sestesi, militanti di sinistra, che hanno espresso la loro preferenza a destra perché contro l’apertura di una moschea. Ciò non è frutto di razzismo ma di una mancanza di argomenti vincenti da parte della sinistra che non riesce più a dialogare con la base e, soprattutto, a produrre cultura. Proprio su questo bisogna tornare a interrogarsi: come si può costruire una cultura che torni ad alimentare una nuova idea di sinistra?. Per alcuni è troppo difficile. Perciò meglio ripiegare e diventare la brutta copia di qualcuno: è diventato difficile distinguere il Matteo vero dal Matteo falso.
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Re: Renzi

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IlFattoQuotidiano.it / Diritti
Migranti, Bonino risponde a Renzi: “Forse si è distratto. Accordo per far sbarcare tutti in Italia non è affatto segreto”
di F. Q. | 8 luglio 2017



video
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... o/3716429/



di F. Q. | 8 luglio 2017
0
• 5,5 mila


Più informazioni su: Emma Bonino, Matteo Renzi, Migranti
“Non capisco le polemiche, manco io avessi rivelato un segreto di Stato. Forse i parlamentari, o Renzi o qualcuno deve essersi distratto. Il comitato Schengen ha discusso del protocollo Triton, lo dice la presidente Ravetto, però è stato fatto quell’accordo che non è affatto segreto, che prevede che è l’Italia che coordina tutta l’operazione e che tutti devono sbarcare in Italia”. Così Emma Bonino a margine dei “Referendum Days“, la mobilitazione per il referendum radicale sulla messa a gara del trasporto pubblico a Roma, ha commentato la polemica a distanza tra nata tra lei e Renzi sul tema dei migranti. In un’intervista al Giornale di Brescia, l’esponente dei Radicali aveva parlato degli accordi siglati dall’Italia e dal governo Renzi per portare i migranti soccorsi tutti in Italia, in violazione degli accordi di Dublino. Dichiarazioni alle quali ha poi replicato Renzi: “È colpa di Dublino, non abbiamo deciso noi di spalancare le porte. Nel 2015 abbiamo fatto un accordo perché anche altri paesi Ue potessero farsi carico ma è rimasto sulla carta”. “Io – ha aggiunto l’ex ministro degli Esteri – sono d’accordo sulla pressione sugli stati membri. Penso che invece la pura strada securitaria sia un’illusione. Credo sacrosanto continuare la pressione sugli altri stati dell’Ue. Il problema è come. Io non credo ai ricatti come non pagare il fiscal compact, né a farlo sulla pelle dei rifugiati. Con la chiusura dei porti o cose del genere a pagare sarebbero solo loro. Noi proponiamo di abolire la Bossi-Fini. Bisogna tentare di combinare legalità e umanità. È difficile ma se la politica non si occupa delle cose difficili cosa ci sta a fare?”.

di F. Q. | 8 luglio 2017
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Re: Renzi

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Web scatenato fra critiche e insulti: sei come il Matteo che porta la felpa
Il comunicatore Velardi: cambia testa, sei bloccato al 4 dicembre
Fabrizio Boschi - Dom, 09/07/2017 - 08:11
commenta
Fabrizio Boschi


C'è chi ha avuto la brillante proposta di «aiutare Renzi a casa sua».
Magari così la smetterà di dire bischerate. Tutti gli altri, invece, appartenenti al suo piccolo mondo, sono ben riassunti dal libero pensiero di Claudio Velardi, giornalista, saggista, politologo, spin doctor ed ex consigliere di Massimo D'Alema che stronca il segretario Pd con un bel «non ti reggo più». L'ex esponente del Pci, del Pds e dei Ds, fondatore de Il Riformista, che ha sempre sostenuto e difeso Renzi è arrivato al limite: «Matteo, non ti si può più ascoltare». Velardi demolisce la comunicazione, trita e ritrita, del segretario del Pd «drammaticamente bloccata al 4 dicembre 2016», giorno del referendum costituzionale e un modo di parlare che non funziona più. Ma per cambiarlo, ammonisce Velardi, «devi cambiare testa», accusandolo di usare sempre le stesse parole, espressioni, esempi, calembour e altre dieci banalità. Devi metterti a studiare, invece di agitarti freneticamente».
Vabbé, cose risapute, che scriviamo da tempo. Ma ora, come se non bastassero i fuoriusciti dal Pd, i leader della minoranza interna, il risveglio di Dario Franceschini e le bastonate dei padri fondatori Walter Veltroni e Romano Prodi, lo impallinano anche i suoi fedelissimi. L'eccesso di semplificazione e la cancellazione del post sommano indignazione ad indignazione. Militanti sbigottiti e increduli, raggiunti su smartphone e computer dalla «nuova linea» del Pd. Su Facebook Federico Colletti scrive che «non si riesce più a distinguerti da quell'altro Matteo che indossa le felpe» ricevendo la replica stizzita del segretario: «Dici? Forse allora non hai letto. Leva pure il forse». Ovviamente ricoperto di improperi. «Questo commento è lo spaccato di com'è davvero lei, signor segretario del piddì: un po' incazzosetto, refrattario alle critiche, senza nessuna speranza di miglioramento, sia come essere umano che come politico», commenta Gianni Rizzo. C'è chi è preoccupato come Renato Cogo che lo invita a cercarsi «un medico bravo» o come Marco Tonucci che chiede «cosa ti sei fumato?». Anche Claudio vorrebbe sapere «a che punto è la legge sulla liberalizzazione di droghe leggere». E Francesco Ceglia gli dà un consiglio visto che «come politico sei alla frutta e in confusione, sei stato al governo è non hai concluso nulla e parli ancora, trovati un lavoro onesto». Ma forse l'ha trovato: 9.300 like, 3.400 commenti, 1.072 condivisioni.
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Re: Renzi

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO






Ecco...

la musica è finita,

gli amici se ne vanno.

Che inutile serata, amore mio.

Ho aspettato tanto per vederti

ma non? servito a niente.

https://www.youtube.com/watch?v=hYUQ70EY4lk


9 lug 2017 13:33
LA FESTA È FINITA, I LOTHAR SE NE VANNO

- DOPO RONDOLINO, PURE VELARDI SCARICA RENZI: ''TI VEDO IN DIRETTA SU FACEBOOK E NON TI REGGO PIÙ, STO caXXo DI BONUS GIOVANI, SEMPRE LE STESSE PAROLE, LE COLPE DEI GOVERNI PRECEDENTI, GLI INSOPPORTABILI INTERCALARI''

- POI SPECIFICA: ''CHI DICE CHE SCENDO DAL CARRO È SCEMO''. PURTROPPO È STATO IL DUCETTO A DETTARE LE REGOLE: O YES MEN, O NEMICI

- NANNICINI, TADDEI, DE LUCA, 'IL FOGLIO', CHIAMPARINO, SALA, FRANCESCHINI: LE ULTIME DEFEZIONI



1. NON TI REGGO PIÙ
Claudio Velardi per il suo sito, https://claudiovelardi.com/

Guardo su Facebook la tua rassegna stampa. Ascolto sempre le stesse parole, espressioni, esempi, calembour. Risento per la millesima volta che le colpe delle cose che non vanno sono dei governi precedenti il tuo, che invece su altri piani “adesso si vedono i risultati del nostro lavoro” (con l’aggiunta di rito del “ma non basta”), mi infastidisco per quell’insopportabile intercalare anni ’80 del “ragazzi”, per il sindaco di turno da blandire come tutti “i sindaci che combattono bla bla”, e poi sto caXXo di bonus giovani, e l’umano dramma della ciclista, e altre dieci banalità.

Per poi sentire – andando al merito – la difesa dell’ignobile codice Antimafia, sia pure con la vaga promessa del cambiamento della legge alla Camera. E, in conclusione, l’inascoltabile sermoncino conclusivo, un classico del renzismo depresso: “Però basta parlare del Pd come ne parlano i giornali, io voglio invece parlare di lavoro, di casa, mamme, giovani, etc…”. Il tutto dopo averci propinato per mezz’ora le minchiate dei giornali.

Matteo, non ti si può più ascoltare. Devi cambiare linguaggio se vuoi tornare a parlare all’Italia. E per cambiare linguaggio devi cambiare testa. Devi dire COSE NUOVE IN UNA NUOVA LINGUA. Devi metterti a studiare invece di agitarti freneticamente pensando solo a giornali e colleghi di partito (perché sei tu che pensi ossessivamente solo a loro!), devi riflettere sul mondo che continua a cambiare, mentre il tuo orologio biologico è drammaticamente bloccato al 4 dicembre 2016 (e non voglio pensare alla discussione che si aprirà sul tuo libro, e sulle polemiche tutte rivolte all’indietro che dovremo sorbirci). Altrimenti all’appuntamento con il 2018 ci arriverai sfiancato come un vecchio ronzino.

Poi i puristi della politica – come il mio amico Minopoli oggi sul Foglio – possono continuare a dirti che basterebbe il ritorno del Renzi di una volta, quello che parla ai 10 liberal-liberisti italiani (tra cui il sottoscritto, sia chiaro), perché le cose si rimettano a posto. Non è così. Il problema non è se parli a destra o a sinistra, se sei più o meno moderato. Il problema è che tu devi cambiare dentro, e rapidissimamente. Te lo dico perché ti voglio bene.



NON TI REGGO PIÙ/2https://claudiovelardi.com/

Molti commenti al pezzo di qualche ora fa, al punto che presuntuosamente torno sul tema e cerco di spiegare meglio che cosa intendo dire. Prima, però, dedicando qualche riga a tre categorie di commentatori:

a quelli che dicono: ecco, c’è arrivato anche Velardi, avevo ragione io a dire che Renzi è una pippa. No, caro il mio signore del “senno del poi”. Avevi torto prima, perché Renzi è stato un dirompente fattore di modernizzazione della politica italiana e ha fatto ottime cose governando. Tu hai sbagliato prima a non capirlo. E continui a sbagliare ora, sognando di consumare una misera vendetta postuma;

a quelli che dicono: bisogna difenderlo a tutti i costi, è sotto tiro da parte di tutti. Sbagliato, non ci si difende chiudendosi nel fortino sotto assedio, ma andando in cerca di nuovi varchi;

infine, a quelli che dicono “ecco Velardi che scende dal carro, va sull’altra sponda, etc…”, non ho niente da dire. Purtroppo certi commenti sono il pedaggio che si paga in rete, dove – come nel mondo reale – pascola una certa quantità di scemi.
Veniamo al punto che mi interessa approfondire. In molti dite: va be’, ma che cosa dovrebbe fare? Provo a sintetizzare:

che lui torni compulsivamente sulle cose buone fatte dal suo governo non serve. Il giudizio è consegnato inesorabilmente al passato. Avrebbe potuto giocarsi la carta solo legando fortemente i suoi tre anni con il governo Gentiloni, per poter dire a fine legislatura: ecco che cosa abbiamo fatto insieme in quattro anni. Non lo ha fatto dopo il 4 dicembre, ora i mille giorni – come dire – restano agli atti. Quelli che ne pensano bene, manterranno la loro opinione. Pure gli altri, purtroppo;

dovrebbe contribuire con lealtà a concludere al meglio il lavoro di Gentiloni (che fine ha fatto il punto settimanale tra partito e governo?) e parallelamente mettere su un nuovo programma (l’espressione non mi piace affatto, ma pure era stato annunciato). Una cosa totalmente nuova, perché da sei mesi a questa parte molto è cambiato, nel mondo, in Europa e – naturalmente – in Italia, con il fallimento delle riforme. Un programma con nuove cose da fare nella prossima legislatura, una nuova agenda, nuove parole d’ordine. Per fare tutto questo Renzi dovrebbe:

dedicare molto tempo allo studio, per mettere a punto nuove idee;
per il resto del tempo, costruire – questione cruciale – la classe dirigente da presentare all’appuntamento elettorale. Quindi lavorare sul partito;
di conseguenza – di norma – tacere. Parlare solo quando ha da dire cose nuove, e di peso.

Semplice, tutto sommato. Semplice, naturalmente, se Renzi “cambia dentro”, ho detto. Cioè se metabolizza la grande sconfitta del 4 dicembre, capisce razionalmente che è cambiato tutto da allora, e si colloca – emotivamente, umanamente – su una nuova lunghezza d’onda. Questo cambiamento profondo sembra impossibile; per molti non si cambia in profondità a 40 anni e passa. Io penso che non sia così. Se sei sufficientemente intelligente (e Renzi lo è) e pacificato con te stesso (questo non so dire quanto lo sia), puoi cambiare in qualunque momento della tua vita. E questo è tutto, secondo me. Con la immutata, testarda speranza che Matteo Renzi ce la faccia.



3. TUTTI GIÙ DAL CARRO: LA CORSA AD ABBANDONARE MATTEO
Antonello Caporale per 'Il Fatto Quotidiano'


Non è bello partire dall' ultimo che fa le valigie, anche perché ha promesso che ritornerà. Solo che Tommaso Nannicini, la mente economica del renzismo, si imbarca tra due settimane per l' America.

Il 17 agosto è atteso ad Harvard per un lungo ciclo di lezioni, e solo Dio lo sa con quanta felicità scappa. Senza voler approfondire temi di pertinenza dei geologi, il costone sul quale issava la bandiera Matteo Renzi sta scendendo a valle con una velocità stupefacente ed è assai simile, per gravità dello smottamento, a ciò che accadde il 15 febbraio di 7 anni fa a Maierato, piccolo comune calabrese, che sprofondò nelle viscere per colpa dell' argilla che lo sosteneva.

Va via Nannicini, ed è andato via Filippo Taddei, per età e competenze un pari grado (John Hopkins University) che amaramente ha constatato tempo fa: "Lascio con rimpianto, abbiamo commesso troppi errori".

L' Italia divora i migliori.
Nell' attesa di capire se Matteo fa parte degli ottimati, è necessario - per dovere di cronaca - illustrare quella che appare una diserzione bella e buona.
A giorni esce "Avanti", libro di memorie e resistenza attiva, ma l'uditorio? Ora, se è nel carattere dell' uomo che un Vincenzo De Luca bolli come "strafottente" l' ex premier e forse amico, e l' unica cosa bella che ricordi è la di lui moglie Agnese, fa un certo effetto sapere che anche il sindaco di Milano Beppe Sala , volendo restare in rima, lo giudichi "indisponente". Niente al confronto del colpo ferale di Giuliano Ferrara (Royal Baby, do you remember?) che arriva a intimargli: Renzi si rassegni ad essere un altro Renzi.

Qui siamo nel campo della trasfigurazione bella e buona, nella proiezione inversa della personalità. Ferrara ci sta dicendo che è rimasto vittima di un gigantesco qui pro quo, e senza la ruvidezza della sua penna entusiasta e devota, anche Ezio Mauro - che alla vigilia dell' entrata in campo appariva comprensivo e solidale - ha dovuto vergare su Repubblica, non certo da ieri, l' infausta diagnosi: Populismo al potere. Senza contare Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere: insopportabile antipolitica.
Viene giù il pilastro ideologico, il senso ultimo della battaglia dei mille giorni, del governo ottimista e un po' di sinistra, un po' di centro e un po' anche di destra.

Un vuoto, come fosse appunto l' argilla di Maierato. "Serve un mediatore che rottami la rottamazione", ha scritto Claudio Cerasa , per dire che la partita è finita e Matteo può accomodarsi negli spogliatoi. Meglio, per il Foglio, un analgesico: cioè Paolo Gentiloni. Avremmo già detto tutto, sarebbe già finita qui la somma gigantesca delle diserzioni se briciole di cronaca non segnassero ulteriori lesioni al corpus renziano. Possiamo dimenticare che Alessandro Baricco , il tutor letterario della Leopolda, il contapassi narrativo, ha pure deciso - in tema di storytelling - di invitare alla sua scuola Holden due manager della comunicazione di Chiara Appendino?

Come si vincono le elezioni.
Case history. Adesso persino Vladimiro Crisafulli , prima dalemiano e poi renziano, è tornato a dire che "ci serve un D'Alema". "Caro Renzi cambia mare se vuoi restare capitano", gli scrivevano tempo fa su Repubblica Sergio Chiamparino e Beppe Sala.

Mare mosso, e le onde furono avvistate pochi giorni dopo il referendum del 4 dicembre quando alcuni sottoscrittori del Sì, presenze importanti e pistole fumanti dell' ultima ora, chiesero sommessamente di chiudere la pagina web su cui la loro firma ancora compariva. Romano Prodi e Gianni Cuperlo , Roberto Benigni e Michele Santoro si trovarono a disagio. Pensiamo a Cuperlo: ha perso

Basta un Sì o è necessario una consulenza psicologica?
Delle ore attuali meglio non parlarne. La drammatica disfida con Dario Franceschini che cinque settimane fa annunciava elezioni in autunno con il proporzionale e oggi chiede un sonnifero per Renzi, un trasporto urgente verso la sua Rignano.

L' Italia divora i migliori?
Dal punto di vista di Franceschini sembrerebbe di no.
Quando Dario liquidò Enrico Letta lo fece per il Paese, e così adesso, oggi che il segretario non comprende l' essenziale, cioè l' alleanza a sinistra, il ministro è pronto a fare il bis per servire la Patria.

Ma chi gli rimane? A quale ministro Renzi può confessare i suoi dolori e anche spiegare l' ottimismo della volontà, la tenacia con la quale cerca la rivincita? La Boschi non è più ministro, ma forse non è nemmeno tanto tanto amica. Delrio off limits, Lotti super intercettato, Calenda fuggitivo. Anche la coppia social meglio assortita, i fidati brothers Velardi&Rondolino hanno gettato la spugna. Sparito persino Stefano Esposito , ex pitbull torinese. Resta Michele Anzaldi, certo, poi Matteo Richetti, ma con qualche distinguo. Infine chi?
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Re: Renzi

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO

DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE



FINE DELLA STORIA DI UN GRANDE PARACULO DI PROVINCIA CHE VOLEVA DIVENTARE DUCE


L’accusa avanzata da Emma Bonino e da Renato Brunetta è pesante. Pesante soprattutto per una buona parte di italiani, senza distinzione di appartenenza politica, che non sopportano più la presenza degli immigrati.

Mi rifiuto di pensare che quello che si sente da queste parti, ovunque ci sia il modo di scambiare opinioni su come sta andando l’Italia, sia diversa da quella delle altre parti del Paese.

Spesso ignorando determinate realtà, volutamente o involontariamente, ma soprattutto senza risposta quando si sposta il tema su chi ricava lauti guadagni da questo traffico di carne umana.

Davanti alla parola mafia e ‘ndrangheta diventano tutti improvvisamente muti o brontolando accettano questa amara realtà, inchinandosi di fatto davanti alla criminalità organizzata.

Ma il malessere rimane comunque alto.

Per il momento l’accusa di Bonino e Brunetta rimane all’interno di un ristretto numero di persone che leggono i giornali o seguono la politica in rete.

Ma il passa parola è destinato ad allargare la notizia, giorno dopo giorno, ad un numero consistente di italiani che mal sopportano questa immotivata invasione.

L’accusa di Brunetta, nei confronti di Pinocchio Mussoloni, è quella di aver svenduto l’Italia, accettando il carico degli immigrati in cambio della flessibilità dei conti.

Perché ritengo che l’accusa di Brunetta sia attendibile, malgrado sia per me pesante ammettere un’accusa proveniente dallo schieramento dell’altro cazzaro.

L’attendibilità la ricavo dal comportamento dell’Ue in questi ultimi tre anni , ma soprattutto in questi ultimi mesi in cui cincischia nell’affrontare seriamente un problema che è diventato di estrema gravità e che è in continua evoluzione.

Se come sostiene Brunetta, Mussoloni ha concesso l’approdo dei migranti, in cambio dell’elasticità sui conti italiani, significa che nella Ue esiste la controparte che ha effettuato questo accordo.

E’ per questo che non arrivano mai al dunque ogni volta ch si incontrano e parlano di immigrazione.

Non si tratta quindi di sputtanare solo Pinocchio Mussoloni, ma si sputtanerebbero anche loro per aver accettato queste ipocrite condizioni.

E allora continuano a tirare il tutto alla lunga pensando di tenere tutto nascosto fino a che è possibile.

Lo stesso Gentiloni recita la commedia cercando di tenere buoni tutti, Ue e italiani.

Ma fino a quando???

Il bubbone sta per scoppiare, e allora si salvi chi può.

A questo punto Mussoloni è finito.

Quando sapranno che il problema maggiore degli italiani in questo momento è stato voluto dal cazzaro di Rignano non lo voteranno più.

E’ per questo motivo che in queste ore i topi stanno abbandonando la nave.

La nave chiamata PD, STA AFFONDANDO.







9 lug 2017 10:46

1. MENTRE TUTTI (TUTTI) I GIORNALI OGGI OSPITANO SUGOSI ESTRATTI DEL SUO IMPERDIBILE LIBRO, EMMA BONINO CONTINUA A BASTONARE IL CAZZARO RENZI: ''SUI MIGRANTI MENTE''


2. L'EX MINISTRO DEGLI ESTERI: ''FORSE DEVE ESSERSI DISTRATTO. NEL 2014 L'ITALIA HA SCELTO DI COORDINARE TUTTA L'OPERAZIONE TRITON E CHE TUTTI DOVESSERO SBARCARE QUI''


3. BRUNETTA SPIEGA CHIARAMENTE: L'EX PREMIER HA SVENDUTO L'ITALIA, SI È ACCOLLATO TUTTI I FLUSSI MIGRATORI IN CAMBIO DI FLESSIBILITÀ SUI CONTI. CON CUI HA POTUTO GARANTIRE MANCETTE COME GLI 80 EURO E COMPRARE IL CONSENSO A SUON DI DEFICIT E SBARCHI



Elisa Calessi per ''Libero Quotidiano''

Può piacere o no, ma Emma Bonino ha una grande esperienza di politica internazionale. Ministro degli Esteri nel governo di Enrico Letta, nel secondo governo Prodi era stata ministro del Commercio internazionale e delle politiche europee. Come dirigente radicale, poi, ha combattuto per anni all' Onu contro le mutilazioni genitali femminili.
E conosce bene gli organismi sovranazionali, essendo stata Commissario europeo per gli Aiuti umanitari. Non può essere accusata di ostilità nei confronti del Pd, che l' ha candidata nelle sue liste in Parlamento, dopo averla sostenuta nei diversi ruoli di ministro nei governi di centrosinistra e come candidato alla presidenza del Lazio. Ecco perché quando Bonino ha accusato Matteo Renzi di essere corresponsabile dell' impennata degli sbarchi e della pressione dei richiedenti asilo sull' Italia, è scoppiato il caso.

«Abbiamo chiesto noi di occuparci dei migranti», aveva detto. Il leader Pd nega. Ancora ieri, quando, su Facebook, tale Patrizia Moscatelli, gli ha chiesto sul suo profilo se fosse «vera la storia che ha detto la Bonino sugli immigrati?», l' ex premier ha risposto secco: «Ovviamente no». L' ex ministro degli Esteri, però, abituata a ben altre battaglie, non si è tirata indietro.
«Non capisco le polemiche, manco avessi rivelato un segreto di Stato... Forse i parlamentari, o Matteo Renzi o qualcuno deve essersi distratto», ha detto a margine di una iniziativa dei Radicali a Roma. «Il Comitato Schengen ha discusso del protocollo Triton, come dice anche la presidente Laura Ravetto», ha aggiunto. «È stato fatto quell' accordo che prevede che è l' Italia che coordina tutta l' operazione e che tutti devono sbarcare in Italia». Ha spiegato di avere trovato strana, già allora, quell' intesa.

Perché «vuol dire una violazione di regole: una barca spagnola che batte bandiera spagnola, come noto dalla convenzione del mare, è territorio spagnolo, quindi quelli che vengono salvati su una nave spagnola» dovrebbero avere come «primo paese di ingresso la Spagna». Perciò, «sono pregati in teoria di portarli in Spagna». E invece no: «L' accordo scrive che devono essere tutti portati in Italia».

Anche la forzista Laura Ravetto ha smontato la versione di Renzi. «La sottoscritta sin dal 2014 ha criticato apertamente la scelta del governo di derogare al principio della "nave di bandiera" nell' ambito dell' operazione Triton/Sophia», ha ricordato.

Da quel dì, il governo avrebbe potuto scegliere una strada diversa. L' attuale segretario del Pd è stato premier dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016. «Renzi non può certo far finta di essere estraneo a tutto questo in quanto era premier durante Triton/Sophia e oggi è segretario del Pd».Da quel dì, il governo avrebbe potuto scegliere una strada diversa. L' attuale segretario del Pd è stato premier dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016. «Renzi non può certo far finta di essere estraneo a tutto questo in quanto era premier durante Triton/Sophia e oggi è segretario del Pd».

Il capogruppo di Fi, Renato Brunetta, ha accusato l' ex premier di avere «svenduto nel biennio 2014-2015 l' Italia all' Ue con il solo scopo di avere mani libere nel fare deficit per comprarsi il consenso».

Brunetta chiederà al ministro dell' Interno, Marco Minniti, di rendere «noti i contenuti degli accordi». Anche Silvio Berlusconi è intervenuto: «Fino al 2011 avevamo azzerato gli sbarchi, da quando abbiamo lasciato il governo è un disastro. La migrazione va fermata, dobbiamo imporre all' Ue di bloccare con accordi gli scafisti alla partenza», ha detto



http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 151738.htm
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Re: Renzi

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO

DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE






Migranti, rivolta dei Giovani Pd contro Renzi
“Piange il cuore, svilito il lavoro sul territorio”
Malumori dopo “aiutiamoli a casa loro”. L’under 30 in direzione: “Sui social ci muoviamo da cretini”
Segretario nazionale Gd: “Subalternità culturale alla destra”. Lettera del gruppo di Milano: “Inaccettabile”

Politica
“Un’uscita infelice”, certo. “Un pastrocchio comunicativo”. Ma non solo: dietro a quell’“aiutiamoli a casa loro” rilanciato nelle scorse ore da Matteo Renzi c’è di più. C’è “la dimostrazione che il partito sta virando a destra”, che “la svolta politica sul tema dell’immigrazione è già avvenuta, senza alcuna consultazione della base”. Questo, almeno, sostengono i dirigenti dei Giovani democratici, che dimostrano la loro insofferenza rispetto al post pubblicato dalla pagina ufficiale del Pd: quello che riprendeva un breve stralcio di “Avanti”, il libro del segretario del partito prossimo all’uscita
di Valerio Valentini
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