MEDICINA- MALATTIE E CURE
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Re: MEDICINA- MALATTIE E CURE
Camomilla Kusmi Tea ritirata dal mercato: al suo interno sostanza cancerogena
4/33
Leggo
4 ore fa
La camomilla Kusmi Tea, appartenente all'omonima casa produttrice francese che distribuisce tè e infusi sul mercato europeo, Italia compresa, è stata ritirata dal mercato a causa della presenza di alcaloidi pirrolizidinici (PA) in almeno la metà delle bustine analizzate.
A darne l'annuncio è la Stiftung Warentest, associazione tedesca per i consumatori, come riporta anche Il Fatto Alimentare. Gli alcaloidi pirrolizidinici sono delle sostanze prodotte naturalmente dalle piante che nella raccolta della camomilla possono essersi mischiate ai fiori aumentando così i livelli accettabili nel prodotto finale. La casa produttrice e l'azienda tedesca specificano che non esiste ancora un limite di legge per i PA negli alimenti e anche se i livelli medi di alcaloidi sono al di sotto delle soglie proposte dall’Efsa (Agenzia europea per la sicurezza alimentare), la Kusmi Tea ha deciso di togliere dal mercato tutti i lotti di camomilla volontariamente e in via del tutto precauzionale. Un'esposizione prolungata ai PA, infatti, potrebbe essere cancerogena e comportare danni al fegato.
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Re: MEDICINA- MALATTIE E CURE
Legambiente: “Contaminato da residui di pesticidi un terzo dei prodotti ortofrutticoli sulle tavole degli italiani”
Ambiente & Veleni
Secondo il dossier ambientalista, gli alimenti fuorilegge (cioè con almeno un residuo chimico che supera i limiti) sono solo una piccola percentuale: l’1,2% nel 2015, era lo 0,7% nel 2014. Molto più alta, però, la contaminazione legale tra verdura, frutta e alimenti trasformati: 36,4% del totale. La presidentessa Rossella Muroni: "Lo studio evidenzia gli effetti di uno storico vuoto normativo, manca una regolamentazione specifica rispetto al problema del simultaneo impiego di più principi attivi sul medesimo ortaggio"
di Luisiana Gaita | 31 gennaio 2017
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295
Più informazioni su: Agricoltura, Agricoltura Biologica, Legambiente, Pesticidi
Il tè verde fa bene, a meno che non risulti contaminato da un mix di 21 diverse sostanze chimiche. Stesso discorso per le bacche, tanto di moda nelle diete. Peccato che alcuni campioni analizzati in un laboratorio della Lombardia contenessero fino a 20 molecole chimiche differenti. Anche nell’uva da tavola e da vino, tutta di provenienza nazionale, sono stati trovati residui anche di 7, 8 o 9 sostanze contemporaneamente. Sebbene i prodotti fuorilegge (cioè con almeno un residuo chimico che supera i limiti di legge) siano solo una piccola percentuale (l’1,2% nel 2015, era lo 0,7% nel 2014), tra verdura, frutta e prodotti trasformati, la contaminazione da uno o più residui di pesticidi riguarda un terzo dei prodotti analizzati (36,4%). È quanto emerge nel dossier di Legambiente Stop pesticidi, che raccoglie ed elabora i risultati delle analisi sulla contaminazione da fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e trasformati, realizzati dalle Agenzie per la Protezione Ambientale, Istituti Zooprofilattici Sperimentali e Asl. “Lo studio evidenzia gli effetti di uno storico vuoto normativo” ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni, secondo cui “manca ancora una regolamentazione specifica rispetto al problema del simultaneo impiego di più principi attivi sul medesimo prodotto”. Da qui la possibilità di definire “regolari”, e quindi di commercializzare senza problemi, prodotti contaminati da più principi chimici contemporaneamente se con concentrazioni entro i limiti di legge. “Senza tenere conto – ha spiegato la presidente – dei possibili effetti sinergici tra le sostanze chimiche presenti nello stesso campione sulla salute delle persone e sull’ambiente”.
LE SOSTANZE CHIMICHE IN AGRICOLTURA – Nonostante la crescente diffusione di tecniche agronomiche sostenibili, l’uso dei prodotti chimici per l’agricoltura in Italia rimane significativo. La situazione era migliorata tra il 2010 e il 2013 con un trend di diminuzione dell’uso pari al 10%, ma nel 2014 si è registrata una nuova inversione di tendenza e il consumo di prodotti chimici nelle campagne è tornato a crescere, passando da 118 a circa 130mila tonnellate rispetto all’anno precedente. Nel complesso, l’Italia si piazza al terzo posto in Europa nella vendita di pesticidi (con il 16,2%), dopo Spagna (19,9%) e Francia (19%), ma è seconda per l’impiego di fungicidi. In positivo, però, va segnalata la crescita delle aziende agricole che scelgono di non far ricorso ai pesticidi e di produrre secondo i criteri biologici e biodinamici, seguendo forme di agricoltura legate alle vocazioni dei territori. La superficie agricola biologica in Italia, infatti, tra il 2014 e il 2015 ha registrato un aumento del 7,5%.
I PRODOTTI CONTAMINATI – Anche quest’anno, la quantità dei residui di pesticidi che Agenzie per la protezione ambientale e Istituti zooprofilattici sperimentali hanno rintracciato resta elevata. Nel 2015 i laboratori pubblici accreditati hanno analizzato 9608 campioni (da agricoltura convenzionale) tra prodotti ortofrutticoli, trasformati e miele a fronte dei 7132 analizzati nel 2014. Salgono leggermente i campioni irregolari (1,2% nel 2015), mentre i prodotti contaminati da uno o più residui contemporaneamente raggiungono il 36,4% del totale, quindi più di un terzo. La percentuale di campioni regolari senza alcun residuo, invece, in leggero rialzo rispetto al 58% del 2014, si attesta al 62,4%. Tra i casi eclatanti, i prodotti di provenienza extra Ue come il tè verde con 21 residui chimici e le bacche con 20, ma anche il cumino con 14 diverse sostanze, le ciliegie con 13, le lattughe e i pomodori con 11 o l’uva con 9 principi attivi. Ancora una volta la frutta è il comparto dove si registrano le percentuali più elevate di multiresiduo e le principali irregolarità.
Uva, fragole, pere e frutta esotica (soprattutto banane) sono i prodotti più spesso contaminati dalla presenza di residui di pesticidi. Circa un terzo dei campioni (30,1%) analizzati dal laboratorio del Lazio, contiene uno o più residui di sostanze attive. Per quanto riguarda l’uva, tutti i campioni analizzati dai laboratori del Friuli Venezia Giulia presentano uno o più residui. In Liguria in un campione regolare sono stati rilevati fino a sette residui, mentre in Puglia si è arrivati anche a 9. Situazione simile anche in Sardegna, dove l’uva da tavola risulta essere sempre contaminata da più residui, in Umbria e Veneto, che registra la presenza di multiresiduo nel 62,5% dei campioni analizzati. In Emilia Romagna risultano contaminate il 46,1% delle insalate e l’81,6% delle fragole.
I DANNI PER L’AMBIENTE – “Ma il massiccio impiego di pesticidi non ha ricadute significative solo sulla salute delle persone – sottolinea Legambiente – perché una maggiore attenzione deve essere rivolta anche alle ricadute negative sull’ambiente”. Nuove molecole e formulati, infatti, sono stati immessi sul mercato senza un’adeguata conoscenza dei meccanismi di accumulo nel suolo, delle dinamiche di trasferimento e del destino a lungo termine nell’ambiente. Morale: “Occorre valutare meglio gli effetti in termini di perdita di biodiversità, di riduzione della fertilità del terreno, di accelerazione del fenomeno di erosione dei suoli”. Anche la salute delle acque è fortemente minacciata dall’uso non sostenibile dei fitofarmaci. Tant’è che dall’ultimo Rapporto Nazionale pesticidi nelle acque, pubblicato quest’anno da Ispra risulta che nelle acque italiane sono state riscontrate ben 224 diverse sostanze, in netto aumento rispetto agli anni passati.
Ambiente & Veleni
Secondo il dossier ambientalista, gli alimenti fuorilegge (cioè con almeno un residuo chimico che supera i limiti) sono solo una piccola percentuale: l’1,2% nel 2015, era lo 0,7% nel 2014. Molto più alta, però, la contaminazione legale tra verdura, frutta e alimenti trasformati: 36,4% del totale. La presidentessa Rossella Muroni: "Lo studio evidenzia gli effetti di uno storico vuoto normativo, manca una regolamentazione specifica rispetto al problema del simultaneo impiego di più principi attivi sul medesimo ortaggio"
di Luisiana Gaita | 31 gennaio 2017
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Il tè verde fa bene, a meno che non risulti contaminato da un mix di 21 diverse sostanze chimiche. Stesso discorso per le bacche, tanto di moda nelle diete. Peccato che alcuni campioni analizzati in un laboratorio della Lombardia contenessero fino a 20 molecole chimiche differenti. Anche nell’uva da tavola e da vino, tutta di provenienza nazionale, sono stati trovati residui anche di 7, 8 o 9 sostanze contemporaneamente. Sebbene i prodotti fuorilegge (cioè con almeno un residuo chimico che supera i limiti di legge) siano solo una piccola percentuale (l’1,2% nel 2015, era lo 0,7% nel 2014), tra verdura, frutta e prodotti trasformati, la contaminazione da uno o più residui di pesticidi riguarda un terzo dei prodotti analizzati (36,4%). È quanto emerge nel dossier di Legambiente Stop pesticidi, che raccoglie ed elabora i risultati delle analisi sulla contaminazione da fitofarmaci nei prodotti ortofrutticoli e trasformati, realizzati dalle Agenzie per la Protezione Ambientale, Istituti Zooprofilattici Sperimentali e Asl. “Lo studio evidenzia gli effetti di uno storico vuoto normativo” ha dichiarato la presidente di Legambiente Rossella Muroni, secondo cui “manca ancora una regolamentazione specifica rispetto al problema del simultaneo impiego di più principi attivi sul medesimo prodotto”. Da qui la possibilità di definire “regolari”, e quindi di commercializzare senza problemi, prodotti contaminati da più principi chimici contemporaneamente se con concentrazioni entro i limiti di legge. “Senza tenere conto – ha spiegato la presidente – dei possibili effetti sinergici tra le sostanze chimiche presenti nello stesso campione sulla salute delle persone e sull’ambiente”.
LE SOSTANZE CHIMICHE IN AGRICOLTURA – Nonostante la crescente diffusione di tecniche agronomiche sostenibili, l’uso dei prodotti chimici per l’agricoltura in Italia rimane significativo. La situazione era migliorata tra il 2010 e il 2013 con un trend di diminuzione dell’uso pari al 10%, ma nel 2014 si è registrata una nuova inversione di tendenza e il consumo di prodotti chimici nelle campagne è tornato a crescere, passando da 118 a circa 130mila tonnellate rispetto all’anno precedente. Nel complesso, l’Italia si piazza al terzo posto in Europa nella vendita di pesticidi (con il 16,2%), dopo Spagna (19,9%) e Francia (19%), ma è seconda per l’impiego di fungicidi. In positivo, però, va segnalata la crescita delle aziende agricole che scelgono di non far ricorso ai pesticidi e di produrre secondo i criteri biologici e biodinamici, seguendo forme di agricoltura legate alle vocazioni dei territori. La superficie agricola biologica in Italia, infatti, tra il 2014 e il 2015 ha registrato un aumento del 7,5%.
I PRODOTTI CONTAMINATI – Anche quest’anno, la quantità dei residui di pesticidi che Agenzie per la protezione ambientale e Istituti zooprofilattici sperimentali hanno rintracciato resta elevata. Nel 2015 i laboratori pubblici accreditati hanno analizzato 9608 campioni (da agricoltura convenzionale) tra prodotti ortofrutticoli, trasformati e miele a fronte dei 7132 analizzati nel 2014. Salgono leggermente i campioni irregolari (1,2% nel 2015), mentre i prodotti contaminati da uno o più residui contemporaneamente raggiungono il 36,4% del totale, quindi più di un terzo. La percentuale di campioni regolari senza alcun residuo, invece, in leggero rialzo rispetto al 58% del 2014, si attesta al 62,4%. Tra i casi eclatanti, i prodotti di provenienza extra Ue come il tè verde con 21 residui chimici e le bacche con 20, ma anche il cumino con 14 diverse sostanze, le ciliegie con 13, le lattughe e i pomodori con 11 o l’uva con 9 principi attivi. Ancora una volta la frutta è il comparto dove si registrano le percentuali più elevate di multiresiduo e le principali irregolarità.
Uva, fragole, pere e frutta esotica (soprattutto banane) sono i prodotti più spesso contaminati dalla presenza di residui di pesticidi. Circa un terzo dei campioni (30,1%) analizzati dal laboratorio del Lazio, contiene uno o più residui di sostanze attive. Per quanto riguarda l’uva, tutti i campioni analizzati dai laboratori del Friuli Venezia Giulia presentano uno o più residui. In Liguria in un campione regolare sono stati rilevati fino a sette residui, mentre in Puglia si è arrivati anche a 9. Situazione simile anche in Sardegna, dove l’uva da tavola risulta essere sempre contaminata da più residui, in Umbria e Veneto, che registra la presenza di multiresiduo nel 62,5% dei campioni analizzati. In Emilia Romagna risultano contaminate il 46,1% delle insalate e l’81,6% delle fragole.
I DANNI PER L’AMBIENTE – “Ma il massiccio impiego di pesticidi non ha ricadute significative solo sulla salute delle persone – sottolinea Legambiente – perché una maggiore attenzione deve essere rivolta anche alle ricadute negative sull’ambiente”. Nuove molecole e formulati, infatti, sono stati immessi sul mercato senza un’adeguata conoscenza dei meccanismi di accumulo nel suolo, delle dinamiche di trasferimento e del destino a lungo termine nell’ambiente. Morale: “Occorre valutare meglio gli effetti in termini di perdita di biodiversità, di riduzione della fertilità del terreno, di accelerazione del fenomeno di erosione dei suoli”. Anche la salute delle acque è fortemente minacciata dall’uso non sostenibile dei fitofarmaci. Tant’è che dall’ultimo Rapporto Nazionale pesticidi nelle acque, pubblicato quest’anno da Ispra risulta che nelle acque italiane sono state riscontrate ben 224 diverse sostanze, in netto aumento rispetto agli anni passati.
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Re: MEDICINA- MALATTIE E CURE
L'acqua minerale ha un cattivo odore: Auchan ritira bottiglie della S. Anna
1/33
Il Messaggero
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Luisa Mosello
3 ore fa
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L'acqua ha uno strano odore e Auchan decide di toglierla dai suoi scaffali. Si tratta dell'acqua minerale S. Anna in bottiglia da 1 litro e mezzo segnalata da diversi clienti all'ipermercato perchè diversa dal solito: appena aperta fa cattivo odore. Ecco allora il ritiro e l'immediata sostituzione in via precauzionale. Sul sito della catena http://www.auchan.it/richiamo-prodotti.php si può vedere l'avviso ai clienti datato 3 febbraio 2017. Con il richiamo del prodotto in questione: Acqua S. Anna Minerale Naturale - sorgente Rebruant - 1500 ml. Fornitore: Fonti di Vinadio Spa Frazione Roviera 1010 Vinadio (Cuneo).
Il lotto interessato è L7012NOH. La data scadenza 15-01-19. E il motivo del ritiro: "Possibile alterazione organolettica (odore anomalo per eventuale presenza di tracce di H2O2/CH3COOH)".
Auchan ritira acqua minerale dai suoi supermercati Foto Fotolia© Fornito da CED Digital & Servizi S.R.L. Auchan ritira acqua minerale dai suoi supermercati Foto Fotolia
Inoltre "si invitano gli acquirenti a restituire al punto di vendita eventuale merce acquistata non ancora consumata". All'interno del sito dell'ipermercato è presente una sezione ad hoc dedicata proprio alle segnalazioni di questo genere. In cui si legge: «Ad Auchan sta a cuore la tua salute. Per questo, riteniamo importante comunicarti con chiarezza e tempestività eventuali richiami. Abbiamo deciso di pubblicare on line la lista completa dei prodotti richiamati per ragioni di sicurezza, dedicando una sezione ai comunicati che riceviamo dalle aziende produttrici o che riguardano prodotti a nostro marchio. Approfitta di questa preziosa opportunità: aiutaci a difendere la tua salute».
Da parte sua Vinadio non ha evidenziato nè episodi di contaminazione né malori legati al consumo dell' acqua. E ha attribuito il mutamento dell'odore alla conservazione delle bottiglie e a un probabile choc termico.
Un'eventualità che può capitare in merito alla quale l'azienda rassicura i consumatori. Non è la prima volta che l'acqua Sant'Anna viene richiamata per lo stesso motivo. Era già accaduto lo scorso aprile in un supermercato in Toscana. Qualche mese prima c'era stato un episodio segnalato su Facebook da una cliente che aveva trovato un oggetto non meglio identificato dentro una bottiglia di questa marca che poi l'azienda aveva identificato come un pezzo di plastica non soffiato della stessa bottiglia.
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Luisa Mosello
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L'acqua ha uno strano odore e Auchan decide di toglierla dai suoi scaffali. Si tratta dell'acqua minerale S. Anna in bottiglia da 1 litro e mezzo segnalata da diversi clienti all'ipermercato perchè diversa dal solito: appena aperta fa cattivo odore. Ecco allora il ritiro e l'immediata sostituzione in via precauzionale. Sul sito della catena http://www.auchan.it/richiamo-prodotti.php si può vedere l'avviso ai clienti datato 3 febbraio 2017. Con il richiamo del prodotto in questione: Acqua S. Anna Minerale Naturale - sorgente Rebruant - 1500 ml. Fornitore: Fonti di Vinadio Spa Frazione Roviera 1010 Vinadio (Cuneo).
Il lotto interessato è L7012NOH. La data scadenza 15-01-19. E il motivo del ritiro: "Possibile alterazione organolettica (odore anomalo per eventuale presenza di tracce di H2O2/CH3COOH)".
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Inoltre "si invitano gli acquirenti a restituire al punto di vendita eventuale merce acquistata non ancora consumata". All'interno del sito dell'ipermercato è presente una sezione ad hoc dedicata proprio alle segnalazioni di questo genere. In cui si legge: «Ad Auchan sta a cuore la tua salute. Per questo, riteniamo importante comunicarti con chiarezza e tempestività eventuali richiami. Abbiamo deciso di pubblicare on line la lista completa dei prodotti richiamati per ragioni di sicurezza, dedicando una sezione ai comunicati che riceviamo dalle aziende produttrici o che riguardano prodotti a nostro marchio. Approfitta di questa preziosa opportunità: aiutaci a difendere la tua salute».
Da parte sua Vinadio non ha evidenziato nè episodi di contaminazione né malori legati al consumo dell' acqua. E ha attribuito il mutamento dell'odore alla conservazione delle bottiglie e a un probabile choc termico.
Un'eventualità che può capitare in merito alla quale l'azienda rassicura i consumatori. Non è la prima volta che l'acqua Sant'Anna viene richiamata per lo stesso motivo. Era già accaduto lo scorso aprile in un supermercato in Toscana. Qualche mese prima c'era stato un episodio segnalato su Facebook da una cliente che aveva trovato un oggetto non meglio identificato dentro una bottiglia di questa marca che poi l'azienda aveva identificato come un pezzo di plastica non soffiato della stessa bottiglia.
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Re: MEDICINA- MALATTIE E CURE
UNO STUDIO DI MEDICINA, PARTICOLARE.
9 mar 2017 11:52
1. I MEDICI DELLA UNIVERSITY OF WESTERN ONTARIO HANNO LA PROVA SCIENTIFICA CHE IL CERVELLO DELLE PERSONE CONTINUARA FUNZIONARE DOPO CHE SONO CLINICAMENTE MORTE
2. UN PAZIENTE HA MOSTRATO ATTIVITÀ CEREBRALE PERSISTENTE PER DIECI MINUTI DOPO LA CESSAZIONE DEL BATTITO CARDIACO E I RICERCATORI HANNO RISCONTRATO NEL CERVELLO LE ONDE ELETTRICHE CHE NORMALMENTE SI PRODUCONO DURANTE IL SONNO PROFONDO
3. L’IDEA È CHE ACCADA QUALCOSA IMMEDIATAMENTE PRIMA DELLA MORTE CHE SPINGE IL CERVELLO COSCIENTE AD UN ALTO LIVELLO DI ECCITAZIONE, INNESCANDO SENSAZIONI E VISIONI
4. UNA LUCE INTENSA, UNA SENSAZIONE DI SEPARAZIONE DAL CORPO, L’INCONTRO CON I PROPRI CARI DEFUNTI O CON GLI ANGELI, OLTRE CHE I MOMENTI PIÙ SIGNIFICATIVI DELLA PROPRIA DI VITA
PHOEBE WESTON FOR MAILONLINE
La vita può continuare anche dopo la morte – ma solo nella modalità tipica del sonno.
MORTE
I medici hanno trovato la prova scientifica che il cervello delle persone può continuare a funzionare dopo che sono clinicamente morte.
Un paziente ha mostrato attività cerebrale persistente per dieci minuti dopo la cessazione del battito cardiaco e i ricercatori hanno riscontrato nel cervello le onde elettriche che normalmente si producono durante il sonno profondo.
I medici di un reparto di terapia intensiva canadese hanno classificato il caso come straordinario e inspiegabile.
I ricercatori della University of Western Ontario hanno preso in esame gli impulsi elettrici del cervello in pazienti a cui era stata cessata la terapia di sostegno vitale, mettendoli in relazione al battito cardiaco.
MORTE
Il cervello è diventato inattivo prima dell’arresto cardiaco in tre casi su quattro.
Tuttavia, in uno dei casi considerati, il cervello del paziente ha continuato a funzionare anche che dopo che cuore si era fermato.
'In uno dei paziente, un’onda elettrica persisteva dopo la cessazione sia del ritmo cardiaco che della pressione arteriosa (ABP),' hanno dichiarato i ricercatori.
Una significativa differenza nell’attività elettrica del cervello è stata riscontrata nei 30 minuti precedenti e nei 5 minuti successivi alla cessazione del battito cardiaco.
‘'E' difficile definire fisiologica questa attività del cervello dato che si verifica dopo una prolungata perdita di circolazione ', secondo quanto riportato nel documento pubblicato nel National Centre for Biotechnology Information.
Le registrazioni dell’attività cerebrale dei quattro pazienti sono tutte molto diverse – fatto che suggerisce che tutti noi sperimentiamo il momento della morte in modo unico.
L'esperimento solleva questioni difficili sul momento esatto della morte di una persona e, quindi, sull’istante in cui è clinicamente ed eticamente corretto potere espiantare gli organi per la donazione.
Inoltre, un quinto delle persone che sopravvive ad un arresto cardiaco dichiara di aver avuto un'esperienza oltre la morte, pur essendo stato dichiarato clinicamente deceduto.
Gli scienziati, tuttavia, sono cauti e sostengono sia troppo presto per parlare di ciò che questo studio potrebbe significare per l'esperienza post-morte, soprattutto considerando che è stato riscontrato un solo caso a quanto dichiara ‘Science Alert’’.
Nel 2013, un fenomeno simile è stato certificato in un esperimento condotto su dei topi il cui cuore si era fermato.
Questa ricerca, pubblicata negli Atti ufficiali della National Academy of Sciences ha rivelato che i topi avevano un’intensa attività cerebrale un minuto dopo la decapitazione.
Il tipo di attività cerebrale riscontrata era simile a quella osservata quando gli animali erano pienamente consapevoli - ad eccezione del fatto che gli impulsi erano fino a otto volte più intensi.
Secondo i ricercatori, la scoperta che il cervello sia altamente attivo nei secondi immediatamente successivi all’arresto cardiaco, suggerisce che il fenomeno sia fisico piuttosto che di natura spirituale.
Si è spesso discusso sul fatto che il cervello morente è incapace di una tale complessa attività e che le esperienze di pre-morte riportate da alcune persone debbano necessariamente avere un fondamento mistico.
L’idea è che accada qualcosa immediatamente prima della morte che spinge il cervello cosciente ad un alto livello di eccitazione, innescando le visioni e le sensazioni associate con esperienze di pre-morte (NDE).
Una tipica esperienza NDE comporta un viaggio attraverso un tunnel verso una luce intensa, una sensazione di separazione dal corpo, l’incontro con i propri cari defunti o con gli angeli, oltre che una sorta di presa di coscienza della propria di vita attraverso i momenti più significativi.
Alcune persone emergono da queste esperienze come individui trasformati e con una prospettiva completamente diversa della vita, oppure con una visione della fede nuova.
La maggior parte degli scienziati, tuttavia, ritiene che queste esperienze di ‘quasi morte’ non siano altro che allucinazioni indotte dagli impulsi di un cervello che si sta spegnendo.
9 mar 2017 11:52
1. I MEDICI DELLA UNIVERSITY OF WESTERN ONTARIO HANNO LA PROVA SCIENTIFICA CHE IL CERVELLO DELLE PERSONE CONTINUARA FUNZIONARE DOPO CHE SONO CLINICAMENTE MORTE
2. UN PAZIENTE HA MOSTRATO ATTIVITÀ CEREBRALE PERSISTENTE PER DIECI MINUTI DOPO LA CESSAZIONE DEL BATTITO CARDIACO E I RICERCATORI HANNO RISCONTRATO NEL CERVELLO LE ONDE ELETTRICHE CHE NORMALMENTE SI PRODUCONO DURANTE IL SONNO PROFONDO
3. L’IDEA È CHE ACCADA QUALCOSA IMMEDIATAMENTE PRIMA DELLA MORTE CHE SPINGE IL CERVELLO COSCIENTE AD UN ALTO LIVELLO DI ECCITAZIONE, INNESCANDO SENSAZIONI E VISIONI
4. UNA LUCE INTENSA, UNA SENSAZIONE DI SEPARAZIONE DAL CORPO, L’INCONTRO CON I PROPRI CARI DEFUNTI O CON GLI ANGELI, OLTRE CHE I MOMENTI PIÙ SIGNIFICATIVI DELLA PROPRIA DI VITA
PHOEBE WESTON FOR MAILONLINE
La vita può continuare anche dopo la morte – ma solo nella modalità tipica del sonno.
MORTE
I medici hanno trovato la prova scientifica che il cervello delle persone può continuare a funzionare dopo che sono clinicamente morte.
Un paziente ha mostrato attività cerebrale persistente per dieci minuti dopo la cessazione del battito cardiaco e i ricercatori hanno riscontrato nel cervello le onde elettriche che normalmente si producono durante il sonno profondo.
I medici di un reparto di terapia intensiva canadese hanno classificato il caso come straordinario e inspiegabile.
I ricercatori della University of Western Ontario hanno preso in esame gli impulsi elettrici del cervello in pazienti a cui era stata cessata la terapia di sostegno vitale, mettendoli in relazione al battito cardiaco.
MORTE
Il cervello è diventato inattivo prima dell’arresto cardiaco in tre casi su quattro.
Tuttavia, in uno dei casi considerati, il cervello del paziente ha continuato a funzionare anche che dopo che cuore si era fermato.
'In uno dei paziente, un’onda elettrica persisteva dopo la cessazione sia del ritmo cardiaco che della pressione arteriosa (ABP),' hanno dichiarato i ricercatori.
Una significativa differenza nell’attività elettrica del cervello è stata riscontrata nei 30 minuti precedenti e nei 5 minuti successivi alla cessazione del battito cardiaco.
‘'E' difficile definire fisiologica questa attività del cervello dato che si verifica dopo una prolungata perdita di circolazione ', secondo quanto riportato nel documento pubblicato nel National Centre for Biotechnology Information.
Le registrazioni dell’attività cerebrale dei quattro pazienti sono tutte molto diverse – fatto che suggerisce che tutti noi sperimentiamo il momento della morte in modo unico.
L'esperimento solleva questioni difficili sul momento esatto della morte di una persona e, quindi, sull’istante in cui è clinicamente ed eticamente corretto potere espiantare gli organi per la donazione.
Inoltre, un quinto delle persone che sopravvive ad un arresto cardiaco dichiara di aver avuto un'esperienza oltre la morte, pur essendo stato dichiarato clinicamente deceduto.
Gli scienziati, tuttavia, sono cauti e sostengono sia troppo presto per parlare di ciò che questo studio potrebbe significare per l'esperienza post-morte, soprattutto considerando che è stato riscontrato un solo caso a quanto dichiara ‘Science Alert’’.
Nel 2013, un fenomeno simile è stato certificato in un esperimento condotto su dei topi il cui cuore si era fermato.
Questa ricerca, pubblicata negli Atti ufficiali della National Academy of Sciences ha rivelato che i topi avevano un’intensa attività cerebrale un minuto dopo la decapitazione.
Il tipo di attività cerebrale riscontrata era simile a quella osservata quando gli animali erano pienamente consapevoli - ad eccezione del fatto che gli impulsi erano fino a otto volte più intensi.
Secondo i ricercatori, la scoperta che il cervello sia altamente attivo nei secondi immediatamente successivi all’arresto cardiaco, suggerisce che il fenomeno sia fisico piuttosto che di natura spirituale.
Si è spesso discusso sul fatto che il cervello morente è incapace di una tale complessa attività e che le esperienze di pre-morte riportate da alcune persone debbano necessariamente avere un fondamento mistico.
L’idea è che accada qualcosa immediatamente prima della morte che spinge il cervello cosciente ad un alto livello di eccitazione, innescando le visioni e le sensazioni associate con esperienze di pre-morte (NDE).
Una tipica esperienza NDE comporta un viaggio attraverso un tunnel verso una luce intensa, una sensazione di separazione dal corpo, l’incontro con i propri cari defunti o con gli angeli, oltre che una sorta di presa di coscienza della propria di vita attraverso i momenti più significativi.
Alcune persone emergono da queste esperienze come individui trasformati e con una prospettiva completamente diversa della vita, oppure con una visione della fede nuova.
La maggior parte degli scienziati, tuttavia, ritiene che queste esperienze di ‘quasi morte’ non siano altro che allucinazioni indotte dagli impulsi di un cervello che si sta spegnendo.
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Re: MEDICINA- MALATTIE E CURE
LIBRE news
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segnalazioni.
Dan Olmsted, una morte comoda per l’industria dei vaccini
Scritto il 10/3/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Una morte “comoda” per l’industria dei vaccini? Dan Olmsted si è spento il 23 gennaio nella sua casa di Falls Church, in Virginia, il giorno prima di un incontro cruciale: il 24 gennaio, secondo alcune fonti, Kennedy Jr, fondatore del World Mercury Project, lo avrebbe presentato a Trump nell’ambito della Commissione per la sicurezza dei vaccini da lui presieduta. Olmsted, ricorda Emanuela Lorenzi, era un grande giornalista investigativo formatosi a Yale, «uno di quelli che ancora scavano dentro e dietro la notizia per ottenere la verità e lo fanno ponendo domande». Per la “United Press International” denunciò l’insabbiamento da parte dell’esercito americano degli effetti neurotossici provocati dal farmaco antimalarico Lariam. Ma è soprattutto noto come fondatore di “The Age of Autism” e vero e proprio “detective dell’autismo”, cui ha consacrato gli ultimi anni della sua vita. Le sue relazioni sono state citate dall’avvocato ambientalista Robert Kennedy Jr, dalla “Columbia Journalism Review” e da David Kirby in una edizione del suo libro “Evidence of harm”.
Insieme a Mark Blaxill, padre di una bambina autistica, Dan Olmsted «ha investigato a lungo le cause dell’autismo, rintracciandone la storia ed il costante rapporto con l’esposizione al mercurio», scrive Lorenzi su “Come Don Chisciotte”. Il reporter ha indagato sulla recente epidemia «sovrapponibile all’intensificazione del calendario vaccinale», passando per l’anomalia degli Amish, che rifiutano i vaccini e sono immuni da “effetti collaterali”. Olmsted ha denunciato la “iatrogenicità” di alcuni vaccini, «opponendosi al dogma della teoria genetica e del fatalismo con cui si devono confrontare i genitori dei bambini che ricevono diagnosi di autismo». Per Emanuela Lorenzi, «il tabù dell’eziologia porta in sé l’altro tabù: la guarigione: non si può “guarire” dall’autismo, perché questo proverebbe che non si tratta di una malattia genetica bensì di una malattia causata dall’uomo». A partire dal 2005, Olmsted «aveva indagato attentamente il legame fra autismo e vaccinazioni», fondando “Age of Autism”.
In pratica, Olmsted «affermava senza mezzi termini quello che la letteratura scientifica seria (e i pensatori critici i cui neuroni non sono stati ancora totalmente demielinizzati dai vapori di mercurio) sostiene da tempo». E cioè che «con l’intento (apparente) di spazzare via ogni possibile infezione dal pianeta, il paradigma vaccinale ha causato assalti immunitari da iperstimolazione», oltre che «da introduzione di tossine come il mercurio», ma anche «alluminio, arsenico, squalene, formaldeide, polisorbato 80, neomicina, proteine e virus eterologi», nonché «materiale genetico da tessuti di pollo, vacca, cane, scimmia, coniglio, cellule di feti abortiti e virus a Dna ricombinante, endotossine batteriche, glutammato, nanoparticelle». Tutti elementi «che hanno slatentizzato malattie croniche nei nostri bambini, fra le quali l’autismo è solo la più nota», perché poi bisogna considerare «asma, Add, Adhd, diabete giovanile, malattie autoimmuni e molte altre». Il mercurio, osserva Lorenzi, è la sostanza più tossica del pianeta, seconda solo al plutonio: «E mai come per questo veleno è inapplicabile il motto paracelsiano sulla dose: il mercurio (ancora presente nei vaccini in tracce benché non sia obbligatorio riportarlo nel bugiardino) è tossico in quantità sub-micro e nano-molecolari».
La quantità di mercurio contenuta nei vaccini antinfluenzali, «incredibilmente raccomandata a neonati e donne in gravidanza (ed inoculata per via parenterale, mentre si sconsiglia agli stessi soggetti di consumare pesci di grossa taglia perché contenenti molto mercurio», bell’esempio di «schizofrenia istituzionale»), secondo Emanuela Lorenzi «è tale da causare danni irreparabili nel sistema immunitario di un feto». E il metilmercurio, forma organica derivata dalla “metilazione” del mercurio inorganico, è infinitamente più tossico. «Olmsted fa anche un cenno alla tossicità delle amalgame dentali che, pur avendo alla base mercurio inorganico, diventano molto pericolose emanando vapori di mercurio già a temperatura corporea», peggio ancora «se sottoposte al calore di una bevanda, allo spazzolamento, alla semplice masticazione, per non parlare del trapanamento del dentista». La morte di Olmsted, «le cui cause non sono state rese note ma il cui tempismo è davvero sospetto», suona come «un duro colpo alla ricerca della verità sull’“era dell’autismo”». Secondo la Lorenzi, «è singolare che si sia verificata proprio mentre “The Age of Autism” denunciava la censura del primo, innovativo e lungamente atteso studio sottoposto a “peer review” che confrontava la salute di vaccinati versus non vaccinati, ritirato a novembre proprio poco prima della pubblicazione».
Fra gli scienziati indipendenti non coinvolti nello studio, la dottoressa Stephanie Seneff, ricercatrice “senior” del laboratorio di informatica e intelligenza artificiale del Mit, ha dichiarato: «I risultati sono allarmanti, e ci obbligano a mettere seriamente in dubbio che i benefici dei vaccini prevalgano sui rischi». Su “HealthCare”, il 22 febbraio, il giornalista James Grundvig scrive: perché i centri di controllo e prevenzione non hanno mai finanziato uno studio del genere? L’agenzia sanitaria ha evitato di farlo di proposito? «Sembra che sia così», conclude Grundvig, «poiché andava contro il messaggio dei Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) che recita che “i vaccini sono tutti sicuri”». Alcune scoperte dello studio sono illuminanti, come l’incidenza sproporzionata di disturbi cronici nei bambini con differenziazioni etniche, di genere e classe sociale, in modi che né gli autori né i finanziatori dello studio immaginavano. «In sintesi: vaccinazione, razza nera e sesso maschile erano significativamente associati alle patologie del neurosviluppo (Ndd) dopo aver tenuto conto di altri fattori. La nascita pre-termine combinata con la vaccinazione costituiva un forte fattore per lo sviluppo di Ndd nel modello finale, con un aumento pari a più del doppio di probabilità di Ndd rispetto alla sola vaccinazione».
Lo studio, in effetti, non è mai stato ritirato: è stato “non accettato”. «Cosa resta di uno studio dopo che è stato accettato, visionato dalla comunità scientifica 80.000 volte in meno di 100 ore? La censura», scrive Lorenzi, che aggiunge: «Forse non è il caso di tirare fuori la Cia. Forse anche Big Pharma piangerà questa morte». Attenzione: nella sua recente lettera a Trump del 7 febbraio, la American Academy of Pediatrics, «un’organizzazione sindacale che non è certo immune da conflitti di interesse», protestando contro la costituzione di una Commissione per la sicurezza vaccinale e adducendo una serie di studi che ne proverebbero l’inutilità, ha «dimenticato di annoverare una cinquantina di studi che gettano quantomeno un’ombra equivoca sull’ “inequivocabile sostegno” espresso nei confronti della sicurezza dei vaccini». Gli studi dell’associazione pediatrica «sono pieni di conflitti di interesse, inesattezze e persino scandali». Uno dei redattori «ha dichiarato di avere, con i colleghi, gettato via dei dati commettendo frode scientifica».
Il dottor William Thompson se ne scusa: «Sono dispiaciuto che i miei colleghi ed io abbiamo omesso informazioni statisticamente rilevanti nel nostro articolo del 2004 pubblicato sulla rivista “Pediatrics”». I dati omessi, continua Thompson, «suggeriscono che i maschi afroamericani che hanno ricevuto il vaccino Mpr prima dei 36 mesi di età hanno riportato un aumentato rischio di autismo. Sono state prese decisioni in merito a quali scoperte riportare dopo la raccolta dei dati, ed io credo che il protocollo finale dello studio non sia stato nemmeno seguito». Un altro redattore, Poul Thorsen, che Emanuela Lorenzi definisce «un criminale ricercato», è accusato di «aver sottratto fondi ai Cdc», i centri di prevenzione e cura. Questo studio, scrive la “Vaccines Safety Commission”, «mostra inequivocabilmente che alcuni vaccini causano vari tic, una condizione neurologica devastante». Informazione «ad ulteriore sostegno di una Commissione per la sicurezza vaccinale».
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Dan Olmsted, una morte comoda per l’industria dei vaccini
Scritto il 10/3/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Una morte “comoda” per l’industria dei vaccini? Dan Olmsted si è spento il 23 gennaio nella sua casa di Falls Church, in Virginia, il giorno prima di un incontro cruciale: il 24 gennaio, secondo alcune fonti, Kennedy Jr, fondatore del World Mercury Project, lo avrebbe presentato a Trump nell’ambito della Commissione per la sicurezza dei vaccini da lui presieduta. Olmsted, ricorda Emanuela Lorenzi, era un grande giornalista investigativo formatosi a Yale, «uno di quelli che ancora scavano dentro e dietro la notizia per ottenere la verità e lo fanno ponendo domande». Per la “United Press International” denunciò l’insabbiamento da parte dell’esercito americano degli effetti neurotossici provocati dal farmaco antimalarico Lariam. Ma è soprattutto noto come fondatore di “The Age of Autism” e vero e proprio “detective dell’autismo”, cui ha consacrato gli ultimi anni della sua vita. Le sue relazioni sono state citate dall’avvocato ambientalista Robert Kennedy Jr, dalla “Columbia Journalism Review” e da David Kirby in una edizione del suo libro “Evidence of harm”.
Insieme a Mark Blaxill, padre di una bambina autistica, Dan Olmsted «ha investigato a lungo le cause dell’autismo, rintracciandone la storia ed il costante rapporto con l’esposizione al mercurio», scrive Lorenzi su “Come Don Chisciotte”. Il reporter ha indagato sulla recente epidemia «sovrapponibile all’intensificazione del calendario vaccinale», passando per l’anomalia degli Amish, che rifiutano i vaccini e sono immuni da “effetti collaterali”. Olmsted ha denunciato la “iatrogenicità” di alcuni vaccini, «opponendosi al dogma della teoria genetica e del fatalismo con cui si devono confrontare i genitori dei bambini che ricevono diagnosi di autismo». Per Emanuela Lorenzi, «il tabù dell’eziologia porta in sé l’altro tabù: la guarigione: non si può “guarire” dall’autismo, perché questo proverebbe che non si tratta di una malattia genetica bensì di una malattia causata dall’uomo». A partire dal 2005, Olmsted «aveva indagato attentamente il legame fra autismo e vaccinazioni», fondando “Age of Autism”.
In pratica, Olmsted «affermava senza mezzi termini quello che la letteratura scientifica seria (e i pensatori critici i cui neuroni non sono stati ancora totalmente demielinizzati dai vapori di mercurio) sostiene da tempo». E cioè che «con l’intento (apparente) di spazzare via ogni possibile infezione dal pianeta, il paradigma vaccinale ha causato assalti immunitari da iperstimolazione», oltre che «da introduzione di tossine come il mercurio», ma anche «alluminio, arsenico, squalene, formaldeide, polisorbato 80, neomicina, proteine e virus eterologi», nonché «materiale genetico da tessuti di pollo, vacca, cane, scimmia, coniglio, cellule di feti abortiti e virus a Dna ricombinante, endotossine batteriche, glutammato, nanoparticelle». Tutti elementi «che hanno slatentizzato malattie croniche nei nostri bambini, fra le quali l’autismo è solo la più nota», perché poi bisogna considerare «asma, Add, Adhd, diabete giovanile, malattie autoimmuni e molte altre». Il mercurio, osserva Lorenzi, è la sostanza più tossica del pianeta, seconda solo al plutonio: «E mai come per questo veleno è inapplicabile il motto paracelsiano sulla dose: il mercurio (ancora presente nei vaccini in tracce benché non sia obbligatorio riportarlo nel bugiardino) è tossico in quantità sub-micro e nano-molecolari».
La quantità di mercurio contenuta nei vaccini antinfluenzali, «incredibilmente raccomandata a neonati e donne in gravidanza (ed inoculata per via parenterale, mentre si sconsiglia agli stessi soggetti di consumare pesci di grossa taglia perché contenenti molto mercurio», bell’esempio di «schizofrenia istituzionale»), secondo Emanuela Lorenzi «è tale da causare danni irreparabili nel sistema immunitario di un feto». E il metilmercurio, forma organica derivata dalla “metilazione” del mercurio inorganico, è infinitamente più tossico. «Olmsted fa anche un cenno alla tossicità delle amalgame dentali che, pur avendo alla base mercurio inorganico, diventano molto pericolose emanando vapori di mercurio già a temperatura corporea», peggio ancora «se sottoposte al calore di una bevanda, allo spazzolamento, alla semplice masticazione, per non parlare del trapanamento del dentista». La morte di Olmsted, «le cui cause non sono state rese note ma il cui tempismo è davvero sospetto», suona come «un duro colpo alla ricerca della verità sull’“era dell’autismo”». Secondo la Lorenzi, «è singolare che si sia verificata proprio mentre “The Age of Autism” denunciava la censura del primo, innovativo e lungamente atteso studio sottoposto a “peer review” che confrontava la salute di vaccinati versus non vaccinati, ritirato a novembre proprio poco prima della pubblicazione».
Fra gli scienziati indipendenti non coinvolti nello studio, la dottoressa Stephanie Seneff, ricercatrice “senior” del laboratorio di informatica e intelligenza artificiale del Mit, ha dichiarato: «I risultati sono allarmanti, e ci obbligano a mettere seriamente in dubbio che i benefici dei vaccini prevalgano sui rischi». Su “HealthCare”, il 22 febbraio, il giornalista James Grundvig scrive: perché i centri di controllo e prevenzione non hanno mai finanziato uno studio del genere? L’agenzia sanitaria ha evitato di farlo di proposito? «Sembra che sia così», conclude Grundvig, «poiché andava contro il messaggio dei Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) che recita che “i vaccini sono tutti sicuri”». Alcune scoperte dello studio sono illuminanti, come l’incidenza sproporzionata di disturbi cronici nei bambini con differenziazioni etniche, di genere e classe sociale, in modi che né gli autori né i finanziatori dello studio immaginavano. «In sintesi: vaccinazione, razza nera e sesso maschile erano significativamente associati alle patologie del neurosviluppo (Ndd) dopo aver tenuto conto di altri fattori. La nascita pre-termine combinata con la vaccinazione costituiva un forte fattore per lo sviluppo di Ndd nel modello finale, con un aumento pari a più del doppio di probabilità di Ndd rispetto alla sola vaccinazione».
Lo studio, in effetti, non è mai stato ritirato: è stato “non accettato”. «Cosa resta di uno studio dopo che è stato accettato, visionato dalla comunità scientifica 80.000 volte in meno di 100 ore? La censura», scrive Lorenzi, che aggiunge: «Forse non è il caso di tirare fuori la Cia. Forse anche Big Pharma piangerà questa morte». Attenzione: nella sua recente lettera a Trump del 7 febbraio, la American Academy of Pediatrics, «un’organizzazione sindacale che non è certo immune da conflitti di interesse», protestando contro la costituzione di una Commissione per la sicurezza vaccinale e adducendo una serie di studi che ne proverebbero l’inutilità, ha «dimenticato di annoverare una cinquantina di studi che gettano quantomeno un’ombra equivoca sull’ “inequivocabile sostegno” espresso nei confronti della sicurezza dei vaccini». Gli studi dell’associazione pediatrica «sono pieni di conflitti di interesse, inesattezze e persino scandali». Uno dei redattori «ha dichiarato di avere, con i colleghi, gettato via dei dati commettendo frode scientifica».
Il dottor William Thompson se ne scusa: «Sono dispiaciuto che i miei colleghi ed io abbiamo omesso informazioni statisticamente rilevanti nel nostro articolo del 2004 pubblicato sulla rivista “Pediatrics”». I dati omessi, continua Thompson, «suggeriscono che i maschi afroamericani che hanno ricevuto il vaccino Mpr prima dei 36 mesi di età hanno riportato un aumentato rischio di autismo. Sono state prese decisioni in merito a quali scoperte riportare dopo la raccolta dei dati, ed io credo che il protocollo finale dello studio non sia stato nemmeno seguito». Un altro redattore, Poul Thorsen, che Emanuela Lorenzi definisce «un criminale ricercato», è accusato di «aver sottratto fondi ai Cdc», i centri di prevenzione e cura. Questo studio, scrive la “Vaccines Safety Commission”, «mostra inequivocabilmente che alcuni vaccini causano vari tic, una condizione neurologica devastante». Informazione «ad ulteriore sostegno di una Commissione per la sicurezza vaccinale».
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Re: MEDICINA- MALATTIE E CURE
Parodontite: per prevenirla bastano due kiwi al giorno
OK Salute
17 ore fa
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Per prevenire la parodontite basta mangiare due kiwi al giorno. Questo in estrema sintesi il risultato di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa, recentemente premiati con il HM Goldman Prize 2017, assegnato dalla Società italiana di Parodontologia e Implantologia.
La ricerca
«In questa ricerca, sperimentata su due gruppi di pazienti, si è evidenziato il ruolo dell’assunzione giornaliera di due kiwi nella prevenzione della malattia parodontale» spiega il professor Filippo Graziani, primo autore dello studio (puoi chiedergli un consulto qui). Questa abitudine ha infatti determinato una riduzione significativa del sanguinamento gengivale rispetto ai pazienti che non assumevano i kiwi. È un dato importante in quanto costituisce uno dei primi esempi di applicazioni nutraceutiche al campo dell’odontoiatria in generale e a quello della parodontologia in particolare».
Cosa sono i nutraceutici
I nutraceutici sono quei principi nutrienti contenuti negli alimenti che hanno effetti benefici sulla salute. Possono essere assunti in integratori alimentari o in maniera naturale attraverso il cibo. Si tratta infatti di un neologismo, nato dall'unione delle parole "nutrizione" e "farmaceutica".
Il ruolo degli odontoiatri nella parodontite
I ricercatori precisano che l’effetto benefico del kiwi è stato riscontrato nella fase di pretrattamento parodontale (che consta nella pulizia delle radici sotto le gengive): «L’assunzione di kiwi aiuta a ridurre l’infiammazione e il distacco di gengive e denti, ma i trattamenti di decontaminazione sono comunque necessari per contrastare l’avanzamento della malattia» raccomandano i ricercatori.
http://www.msn.com/it-it/notizie/salute ... spartandhp
OK Salute
17 ore fa
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Per prevenire la parodontite basta mangiare due kiwi al giorno. Questo in estrema sintesi il risultato di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa, recentemente premiati con il HM Goldman Prize 2017, assegnato dalla Società italiana di Parodontologia e Implantologia.
La ricerca
«In questa ricerca, sperimentata su due gruppi di pazienti, si è evidenziato il ruolo dell’assunzione giornaliera di due kiwi nella prevenzione della malattia parodontale» spiega il professor Filippo Graziani, primo autore dello studio (puoi chiedergli un consulto qui). Questa abitudine ha infatti determinato una riduzione significativa del sanguinamento gengivale rispetto ai pazienti che non assumevano i kiwi. È un dato importante in quanto costituisce uno dei primi esempi di applicazioni nutraceutiche al campo dell’odontoiatria in generale e a quello della parodontologia in particolare».
Cosa sono i nutraceutici
I nutraceutici sono quei principi nutrienti contenuti negli alimenti che hanno effetti benefici sulla salute. Possono essere assunti in integratori alimentari o in maniera naturale attraverso il cibo. Si tratta infatti di un neologismo, nato dall'unione delle parole "nutrizione" e "farmaceutica".
Il ruolo degli odontoiatri nella parodontite
I ricercatori precisano che l’effetto benefico del kiwi è stato riscontrato nella fase di pretrattamento parodontale (che consta nella pulizia delle radici sotto le gengive): «L’assunzione di kiwi aiuta a ridurre l’infiammazione e il distacco di gengive e denti, ma i trattamenti di decontaminazione sono comunque necessari per contrastare l’avanzamento della malattia» raccomandano i ricercatori.
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Re: MEDICINA- MALATTIE E CURE
20 apr 2017 15:57
MA UN VACCINO CONTRO LA “NOMOFOBIA”?
- LA PAURA DI NON ESSERE RAGGIUNGIBILI AL CELLULARE E’ LA NUOVA MALATTIA DEI GIOVANI TRA I 18 E I 25 ANNI
- CHI NE È COLPITO VIVE ATTACCHI DI PANICO, VERTIGINI, TREMORE, MANCANZA DI RESPIRO E TACHICARDIA IN CASO DI ASSENZA DI RETE MOBILE O DI CELLULARE FUORI USO
Da www.ansa.it
Per gli esperti la dipendenza dallo smartphone è una malattia. La nomofobia, come viene definito il timore ossessivo di non essere raggiungibili al cellulare, colpisce per lo più giovani tra i 18 e 25 anni, con bassa autostima e problemi relazionali. Chi ne è colpito può arrivare a sperimentare veri e propri attacchi di panico, con tanto di vertigini, tremore, mancanza di respiro e tachicardia in caso di assenza di rete mobile o di cellulare fuori uso. Del problema, e dei suoi possibili rimedi, si parlerà in occasione del congresso nazionale di psichiatria dinamica in corso a Firenze.
Per gli esperti il fenomeno della nomofobia è in parte collegato con l'uso compulsivo dei social: "L'abuso dei social network può portare all'isolamento - spiega Ezio Benelli, presidente del congresso e dell'International foundation Erich Fromm -, l'utilizzo smodato e improprio del cellulare può provocare non solo divari enormi tra persone, ma anche a chiudersi in se stesse e a alimentare la paura del rifiuto".
Secondo l'ente di ricerca britannico Yougov, più di 6 ragazzi su 10 tra i 18 e i 29 anni vanno a letto in compagnia dello smartphone, e oltre la metà degli utenti di telefonia mobile (53%) tendono a manifestare stati d'ansia quando rimangono a corto di batteria, di credito o senza copertura di rete. "Il fenomeno è in forte crescita" afferma Giuseppe Rombolà Corsini - psicologo, psicoterapeuta e vice direttore della scuola di psicoterapia Erich Fromm. "Un intervento utile - aggiunge - può essere quello della psicoterapia", "attraverso una tecnica specifica come lo psicodramma, terapia di gruppo che spinge il soggetto a compiere un'azione che in qualche modo possa richiamare la sua storia personale".
MA UN VACCINO CONTRO LA “NOMOFOBIA”?
- LA PAURA DI NON ESSERE RAGGIUNGIBILI AL CELLULARE E’ LA NUOVA MALATTIA DEI GIOVANI TRA I 18 E I 25 ANNI
- CHI NE È COLPITO VIVE ATTACCHI DI PANICO, VERTIGINI, TREMORE, MANCANZA DI RESPIRO E TACHICARDIA IN CASO DI ASSENZA DI RETE MOBILE O DI CELLULARE FUORI USO
Da www.ansa.it
Per gli esperti la dipendenza dallo smartphone è una malattia. La nomofobia, come viene definito il timore ossessivo di non essere raggiungibili al cellulare, colpisce per lo più giovani tra i 18 e 25 anni, con bassa autostima e problemi relazionali. Chi ne è colpito può arrivare a sperimentare veri e propri attacchi di panico, con tanto di vertigini, tremore, mancanza di respiro e tachicardia in caso di assenza di rete mobile o di cellulare fuori uso. Del problema, e dei suoi possibili rimedi, si parlerà in occasione del congresso nazionale di psichiatria dinamica in corso a Firenze.
Per gli esperti il fenomeno della nomofobia è in parte collegato con l'uso compulsivo dei social: "L'abuso dei social network può portare all'isolamento - spiega Ezio Benelli, presidente del congresso e dell'International foundation Erich Fromm -, l'utilizzo smodato e improprio del cellulare può provocare non solo divari enormi tra persone, ma anche a chiudersi in se stesse e a alimentare la paura del rifiuto".
Secondo l'ente di ricerca britannico Yougov, più di 6 ragazzi su 10 tra i 18 e i 29 anni vanno a letto in compagnia dello smartphone, e oltre la metà degli utenti di telefonia mobile (53%) tendono a manifestare stati d'ansia quando rimangono a corto di batteria, di credito o senza copertura di rete. "Il fenomeno è in forte crescita" afferma Giuseppe Rombolà Corsini - psicologo, psicoterapeuta e vice direttore della scuola di psicoterapia Erich Fromm. "Un intervento utile - aggiunge - può essere quello della psicoterapia", "attraverso una tecnica specifica come lo psicodramma, terapia di gruppo che spinge il soggetto a compiere un'azione che in qualche modo possa richiamare la sua storia personale".
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Re: MEDICINA- MALATTIE E CURE
Rischio chimico sul tonno: ritirato un lotto
7/34
Il Giornale
Luisa De Montis
3 ore fa
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© getty tonno in scatola
Non comprate quel tonno: c'è rischio chimico. L'allarme arriva dal Ministero della Salute attraverso il portale dedicato agli avvisi di sicurezza alimentare, prodotti pericolosi e dispositivi medici.
Nel mirino è finito il lotto di produzione L1588C del tonno in olio di girasole in confezione da tre scatole da 80 grammi del marchio Algarve. Il prodotto in questione è stato confezionato da Cofisa, Conservas de Pexie da Figueria S.A. per conto di Tribeka srl nello stabilimento identificato come PTC221P e con data di scadenza 9/2021.
Il rischio chimico è legato alla presenza di istamina all'interno del prodotto che può scatenare reazioni allergiche definite gravi. Per questo il Ministero chiede la cessazione immediata della vendita al pubblico del lotto in questione.
http://www.msn.com/it-it/notizie/italia ... spartandhp
7/34
Il Giornale
Luisa De Montis
3 ore fa
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© getty tonno in scatola
Non comprate quel tonno: c'è rischio chimico. L'allarme arriva dal Ministero della Salute attraverso il portale dedicato agli avvisi di sicurezza alimentare, prodotti pericolosi e dispositivi medici.
Nel mirino è finito il lotto di produzione L1588C del tonno in olio di girasole in confezione da tre scatole da 80 grammi del marchio Algarve. Il prodotto in questione è stato confezionato da Cofisa, Conservas de Pexie da Figueria S.A. per conto di Tribeka srl nello stabilimento identificato come PTC221P e con data di scadenza 9/2021.
Il rischio chimico è legato alla presenza di istamina all'interno del prodotto che può scatenare reazioni allergiche definite gravi. Per questo il Ministero chiede la cessazione immediata della vendita al pubblico del lotto in questione.
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Re: MEDICINA- MALATTIE E CURE
Proprietà e benefici del limone
Proprietà curative del limone ed effetti benefici? I benefici del limone sulla salute, sono dimostrati in diversi casi: infezioni della gola, cattiva digestione, stipsi, problemi ai denti, febbre, cura dei capelli, cura della pelle, emorragie interne, reumatismi, ustioni, sovrappeso, disturbi respiratori, il colera e la pressione alta. Il limone è noto per le sue proprietà terapeutiche da diverse generazioni, il limone aiuta a rafforzare il sistema immunitario e purifica l’apparato digerente.E non è solo un depuratore del sangue, ma aiuta anche il corpo a combattere le malattie. Il succo di limone, in particolare, è molto utile nel trattamento dei calcoli renali, nelle cure degli attacchi di cuore e nella riduzione della temperatura corporea. I benefici del limone sulla salute sono dovuti a molti elementi in esso contenuti, come la vitamina C, la vitamina B, il fosforo, le proteine ed anche carboidrati. Il limone è un frutto che contiene flavonoidi, i quali, a loro volta, contengono elementi antiossidanti e proprietà anti-cancro.
Benefici del limone
Aiuta a prevenire il diabete, la stipsi, l’ipertensione, è utile nella cura della pelle, nel trattamento della febbre, nella cura dei capelli, in occasione di terapie odontoiatriche, in caso di indigestione e in molti altri problemi di salute. Studi condotti presso l'American Urological Association evidenziano anche che il succo di limone o una limonata siano in grado di curare i calcoli renali formando citrato urinario, che impedisce la formazione dei cristalli.
La gente utilizza il limone per fare limonate, mescolandone il succo con acqua e zucchero. Molte persone usano il limone come un detersivo, per rimuovere le macchie. Il limone può anche respingere le zanzare. Bere del succo di limone con olio d'oliva, aiuta a sbarazzarsi di calcoli biliari. Inoltre, in base a risultati riportati da uno studio sulle Malattie Reumatiche, il limone fornisce una valida protezione contro la poliartrite infiammatoria e l'artrite.
Proprietà e benefici del limone:
1. Indigestione e stitichezza: il succo di limone aiuta a curare problemi legati alla digestione e alla costipazione. Si consiglia di aggiungere qualche goccia di limone nel cibo (attenzione: non nel latte!). Dopo un buon pranzo o una cena, si può bere della limonata fresca. La ricetta è la seguente: aggiungere al succo di limone, un po' d'acqua fredda, della soda, del sale comune o del sale di salgemma e zucchero o miele; mescolare il tutto in un bicchiere. È inoltre possibile aggiungere alcune foglie di menta o semi di finocchio.
2. Febbre: il succo di limone può favorire la guarigione di una persona che soffre di raffreddore, influenza o febbre. Aiuta la sudorazione.
3. Cura dentale: se il succo di limone fresco viene applicato sulle aree del mal di denti, il dolore può attenuarsi. I massaggi di succo di limone sulle gengive possono fermare le emorragie gengivali. Migliora l’alitosi causata da problemi legati alle gengive. Inoltre, il limone può essere utilizzato anche nella pulizia regolare dei denti. E’ possibile cercare un dentifricio contenente limone o aggiungere una goccia di succo di limone al dentifricio usato abitualmente. Alcune persone strofinano i denti utilizzando la buccia del limone, ma … è necessario fare attenzione: se la bocca comincia a “bruciare”, bisogna risciacquare rapidamente!.
4. Cura dei capelli: il succo di limone, se applicato sul cuoio capelluto, può attenuare alcuni problemi come la forfora, la caduta dei capelli e altri problemi relativi alla cute e capelli. Inoltre, dona una lucentezza naturale.
5. Cura della pelle: il succo di limone, essendo un antisettico naturale, può risolvere problemi legati alla pelle. Agisce sule scottature. Aiuta ad ottenere sollievo in seguito alla puntura di un’ape. Il succo di limone può essere applicato anche sulla pelle acneica e in caso di eczema. Agisce come un rimedio anti invecchiamento e può rimuovere rughe e punti neri. Bere del succo di limone mescolato con acqua e miele dà lucentezza alla pelle.
6. Ustioni: Il succo di limone, applicato sulle zone ustionate, aiuta ad attenuare le cicatrici. E riduce la sensazione di bruciore sulla pelle.
7. Emorragie interne: il limone possiede proprietà antisettiche e coagulanti, perciò può fermare le emorragie interne. È possibile applicare il succo di limone su un batuffolo di cotone e riporlo dentro al naso per fermare l'emorragia.
8. Reumatismi: il limone è anche un diuretico ed è in grado di trattare reumatismi e artrite.
9. Perdita di peso: se una persona assume del succo di limone mescolato con acqua tiepida e miele, può ridurre il peso del corpo corporeo, associando il tutto ad una dieta adeguata.
10. Disturbi respiratori: il succo di limone aiuta a curare i problemi respiratori, essendo una fonte ricca di vitamina C.
11. Colera: le malattie come il colera o la malaria possono essere trattate con succo di limone, poiché esso agisce come purificatore del sangue.
12. Piedi: il limone ha proprietà aromatiche e antisettiche ed favorisce il benessere dei piedi. Si consiglia di aggiungere un po’ di succo di limone in acqua calda e di immergervi i piedi.
13. infezioni della gola: il limone aiuta a combattere i problemi legati ad infezioni della gola, poiché possiede proprietà anti - batteriche.
14. Ipertensione: bere succo di limone è utile per le persone che soffrono di problemi cardiaci poiché contiene potassio. Controlla la pressione alta, le vertigini, la nausea e favorisce il rilassamento di mente e corpo. Riduce lo stress mentale e la depressione.
Il limone è un vero e proprio dono della natura. Quindi... si consiglia di mangiare almeno un quarto o la metà di un limone al giorno!
Proprietà curative del limone ed effetti benefici? I benefici del limone sulla salute, sono dimostrati in diversi casi: infezioni della gola, cattiva digestione, stipsi, problemi ai denti, febbre, cura dei capelli, cura della pelle, emorragie interne, reumatismi, ustioni, sovrappeso, disturbi respiratori, il colera e la pressione alta. Il limone è noto per le sue proprietà terapeutiche da diverse generazioni, il limone aiuta a rafforzare il sistema immunitario e purifica l’apparato digerente.E non è solo un depuratore del sangue, ma aiuta anche il corpo a combattere le malattie. Il succo di limone, in particolare, è molto utile nel trattamento dei calcoli renali, nelle cure degli attacchi di cuore e nella riduzione della temperatura corporea. I benefici del limone sulla salute sono dovuti a molti elementi in esso contenuti, come la vitamina C, la vitamina B, il fosforo, le proteine ed anche carboidrati. Il limone è un frutto che contiene flavonoidi, i quali, a loro volta, contengono elementi antiossidanti e proprietà anti-cancro.
Benefici del limone
Aiuta a prevenire il diabete, la stipsi, l’ipertensione, è utile nella cura della pelle, nel trattamento della febbre, nella cura dei capelli, in occasione di terapie odontoiatriche, in caso di indigestione e in molti altri problemi di salute. Studi condotti presso l'American Urological Association evidenziano anche che il succo di limone o una limonata siano in grado di curare i calcoli renali formando citrato urinario, che impedisce la formazione dei cristalli.
La gente utilizza il limone per fare limonate, mescolandone il succo con acqua e zucchero. Molte persone usano il limone come un detersivo, per rimuovere le macchie. Il limone può anche respingere le zanzare. Bere del succo di limone con olio d'oliva, aiuta a sbarazzarsi di calcoli biliari. Inoltre, in base a risultati riportati da uno studio sulle Malattie Reumatiche, il limone fornisce una valida protezione contro la poliartrite infiammatoria e l'artrite.
Proprietà e benefici del limone:
1. Indigestione e stitichezza: il succo di limone aiuta a curare problemi legati alla digestione e alla costipazione. Si consiglia di aggiungere qualche goccia di limone nel cibo (attenzione: non nel latte!). Dopo un buon pranzo o una cena, si può bere della limonata fresca. La ricetta è la seguente: aggiungere al succo di limone, un po' d'acqua fredda, della soda, del sale comune o del sale di salgemma e zucchero o miele; mescolare il tutto in un bicchiere. È inoltre possibile aggiungere alcune foglie di menta o semi di finocchio.
2. Febbre: il succo di limone può favorire la guarigione di una persona che soffre di raffreddore, influenza o febbre. Aiuta la sudorazione.
3. Cura dentale: se il succo di limone fresco viene applicato sulle aree del mal di denti, il dolore può attenuarsi. I massaggi di succo di limone sulle gengive possono fermare le emorragie gengivali. Migliora l’alitosi causata da problemi legati alle gengive. Inoltre, il limone può essere utilizzato anche nella pulizia regolare dei denti. E’ possibile cercare un dentifricio contenente limone o aggiungere una goccia di succo di limone al dentifricio usato abitualmente. Alcune persone strofinano i denti utilizzando la buccia del limone, ma … è necessario fare attenzione: se la bocca comincia a “bruciare”, bisogna risciacquare rapidamente!.
4. Cura dei capelli: il succo di limone, se applicato sul cuoio capelluto, può attenuare alcuni problemi come la forfora, la caduta dei capelli e altri problemi relativi alla cute e capelli. Inoltre, dona una lucentezza naturale.
5. Cura della pelle: il succo di limone, essendo un antisettico naturale, può risolvere problemi legati alla pelle. Agisce sule scottature. Aiuta ad ottenere sollievo in seguito alla puntura di un’ape. Il succo di limone può essere applicato anche sulla pelle acneica e in caso di eczema. Agisce come un rimedio anti invecchiamento e può rimuovere rughe e punti neri. Bere del succo di limone mescolato con acqua e miele dà lucentezza alla pelle.
6. Ustioni: Il succo di limone, applicato sulle zone ustionate, aiuta ad attenuare le cicatrici. E riduce la sensazione di bruciore sulla pelle.
7. Emorragie interne: il limone possiede proprietà antisettiche e coagulanti, perciò può fermare le emorragie interne. È possibile applicare il succo di limone su un batuffolo di cotone e riporlo dentro al naso per fermare l'emorragia.
8. Reumatismi: il limone è anche un diuretico ed è in grado di trattare reumatismi e artrite.
9. Perdita di peso: se una persona assume del succo di limone mescolato con acqua tiepida e miele, può ridurre il peso del corpo corporeo, associando il tutto ad una dieta adeguata.
10. Disturbi respiratori: il succo di limone aiuta a curare i problemi respiratori, essendo una fonte ricca di vitamina C.
11. Colera: le malattie come il colera o la malaria possono essere trattate con succo di limone, poiché esso agisce come purificatore del sangue.
12. Piedi: il limone ha proprietà aromatiche e antisettiche ed favorisce il benessere dei piedi. Si consiglia di aggiungere un po’ di succo di limone in acqua calda e di immergervi i piedi.
13. infezioni della gola: il limone aiuta a combattere i problemi legati ad infezioni della gola, poiché possiede proprietà anti - batteriche.
14. Ipertensione: bere succo di limone è utile per le persone che soffrono di problemi cardiaci poiché contiene potassio. Controlla la pressione alta, le vertigini, la nausea e favorisce il rilassamento di mente e corpo. Riduce lo stress mentale e la depressione.
Il limone è un vero e proprio dono della natura. Quindi... si consiglia di mangiare almeno un quarto o la metà di un limone al giorno!
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- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: MEDICINA- MALATTIE E CURE
Se può servire......
Ogni giorno, che tu lo sappia o no, fai degli errori lavando i denti che potrebbero compromettere la salute della tua bocca.
Spazzolare velocemente
Per risparmiare tempo la mattina, può capitare che ci laviamo i denti sotto la doccia o mentre controlliamo le mail. Meglio cambiare abitudini, perché lavarsi i denti distrattamente non permette di fare un buon lavoro. Meglio stare in piedi davanti allo specchio e assicurarsi di aver spazzolato bene tutti gli angoli della bocca.
Bere bibite gassate
Le bibite gassate, anche quelle dietetiche, sono acide per natura e corrodono lo smalto dei denti.
Carenza di calcio e vitamina D
Come le ossa, i nostri denti hanno bisogno di un'adeguata quantità di calcio e minerali per mantenersi sani e forti durante lo sviluppo.
Bere molti succhi di frutta
Sia che tu li faccia in casa o che li compri al supermercato, i succhi di frutta minacciano la tua bocca con gli acidi corrosivi che contengono. Non dimenticare di lavarti i denti dopo averne bevuti.
La scelta dello spazzolino
Molti credono che sfregare con molta forza si utile per togliere più efficacemente la placca. In realtà, lo sfregamento erode lo smaldo e mette a rischio il nervo dentale. Meglio uno spazzolino morbido per tenere puliti i denti.
Social media dental advise
Non dare retta a tutto quello che leggi sui social network! Molte volte i consigli "medicali" non hanno riscontri scientifici... meglio chiedere al dentista.
Piercing su lingua o labbra
I piercing sulla lingua o sul labbro possono scheggiare o rompere i denti. Possono anche ledere i tessuti e far recedere le gengive.
Fumare
Secondo il National Institute of Dental and Craniofacial Research, oltre che rovinare i denti, il fumo causa anche danni alle gengive. Nel caso in cui tu abbia già un disturbo di questo tipo, la nicotina inibisce il corpo dal combattere l'infezione.
Usare uno spazzolino umido quando viaggi
Portarsi uno spazzolino in viaggio è cosa buona e giusta, ma attento: assicurati che sia sempre bene asciutto, altrimenti i batteri potrebbero proliferare.
Digrignare i denti
Molti di noi digrignano i denti durante il sonno: se non si corre subito ai riparo, ciò potrebbe danneggiare i denti, provocare mal di testa, disturbi della masticazione e anche cambiare l'aspetto del volto.
Togliere l'apparecchio (per chi lo usa)
Assicurati sempre che il tuo apparecchio sia pulito: è una vera calamita per la placca.
Sbiancamento selvaggio
Esagerare con lo sbiancamento può corrodere lo smalto dei denti: sempre meglio usare con moderazione gli agenti sbiancanti.
Dimenticare i molari
Molte persone non dedicano la giusta attenzione alla pulizia dei denti nella zona posteriore della bocca, che richiede tempo e pazienza. Devi sapere che questi denti sono molto vulnerabili, e soggetti a tartaro e carie
Colluttorio
Il mercato è pieno di colluttori che proometto alito fresco e profumato: stai attento che contengano sempre agenti antimicrobici e fluoro, e che aiutino a combattere gengiviti, carie e placca.
Se lavi i denti subito dopo aver bevuto il succo di frutta, sbagli!
Se anche tu ami bere un bel bicchiere di succo di frutta la mattina, ricordati di non lavare i denti subito dopo. L'acido contenuto nella bevanda indebolisce lo smalto, che può venire eroso dallo spazzolino. Neutralizza gli acidi bevendo latte o acqua, oppure aspetta 30 minuti.
Tagliare le gengive con il filo interdentare
Quando passi il filo interdentale, può capitare di tagliare le gengive. Stai molto attento e muovi il filo tra i denti dolcemente, onde evitare gravi conseguenze.
Smettere di passare il filo interdentale se le gengive sanguinano
Il sanguinamento è segnale di problemi alle gengive, spesso aggravati dalla placca tra id enti. E' meglio non interrompere l'uso del filo interdentale durante il sanguinamento
Non usare il filo interdentale tutti i giorni
I dentisti raccomandano l'uso quatidiano del filo interdentale. Se la placca non viene rimossa subito, può diventare tartaro.
Non andare dal dentista
A nessuno piace andare dal dentista, ma evitarli non aiuta a risolvere i problemi ai denti. In più, se aspetti troppo ad andare dal dentista, il trattamento sarà probabilmente più lungo e doloroso. Meglio tenere sempre la situazione sotto controllo.
Non bere abbastanza acqua
Sappaimo tutti che bere acqua fa bene alla salute, ma non sappiamo che il fluoro che contiene aiuta anche i denti a restare sani. In più, bere molta acqua aiuta a eliminare gli zuccheri e gli acidi nella bocca.
Eccessiva pulizia dello spazzolino
Sei maniaco della pulizia e lavi il tuo spazzolino in lavastoviglie o lo metti nel microonde per disinfettarlo? Non farlo, perché potrebbe danneggiarlo. Solo assicurati che sia sempre asciutto e non a contatto con quello altrui.
Non fare le radiografie
Alcuni studi collegano il tumore al cervello con le radiografie ai denti. Se è questo il motivo per cui non ti sopponi all'esame, ripensaci: molti disturbi non sono visibili se non ricorrendo ai raggi x. Se ti preoccupano le radiazioni, cerca con il tuodentista un modo per limitarle.
Usare lo stuzzicadenti
Usare lo stuzzicadenti può danneggiare le gengive e i tuoi denti: se hai a cuore l'igiene orale usa il filo interdentale.
Non passare il filo interdentale su tutti i lati dei denti
Per rimuovere la placca devi passare il filo interdentale su tutti i lati del dente.
Per usare lo spazzolino ci vuole tecnica
Spazzoli da un lato all'altro? Non farlo, perché potrebbe indebolire lo smalto dei denti. Posiziona le setole a 45° dalla superficie del dente, e muovi in piccoli cerchi. Dopodiché, pulisci la linea della gengiva per rimuovere placca e batteri.
CHI HA SCRITTO TUTTO QUESTO SI DEVE ESSERE SVENATO DI RECENTE PER PAGARE IL DENTISTA
Ogni giorno, che tu lo sappia o no, fai degli errori lavando i denti che potrebbero compromettere la salute della tua bocca.
Spazzolare velocemente
Per risparmiare tempo la mattina, può capitare che ci laviamo i denti sotto la doccia o mentre controlliamo le mail. Meglio cambiare abitudini, perché lavarsi i denti distrattamente non permette di fare un buon lavoro. Meglio stare in piedi davanti allo specchio e assicurarsi di aver spazzolato bene tutti gli angoli della bocca.
Bere bibite gassate
Le bibite gassate, anche quelle dietetiche, sono acide per natura e corrodono lo smalto dei denti.
Carenza di calcio e vitamina D
Come le ossa, i nostri denti hanno bisogno di un'adeguata quantità di calcio e minerali per mantenersi sani e forti durante lo sviluppo.
Bere molti succhi di frutta
Sia che tu li faccia in casa o che li compri al supermercato, i succhi di frutta minacciano la tua bocca con gli acidi corrosivi che contengono. Non dimenticare di lavarti i denti dopo averne bevuti.
La scelta dello spazzolino
Molti credono che sfregare con molta forza si utile per togliere più efficacemente la placca. In realtà, lo sfregamento erode lo smaldo e mette a rischio il nervo dentale. Meglio uno spazzolino morbido per tenere puliti i denti.
Social media dental advise
Non dare retta a tutto quello che leggi sui social network! Molte volte i consigli "medicali" non hanno riscontri scientifici... meglio chiedere al dentista.
Piercing su lingua o labbra
I piercing sulla lingua o sul labbro possono scheggiare o rompere i denti. Possono anche ledere i tessuti e far recedere le gengive.
Fumare
Secondo il National Institute of Dental and Craniofacial Research, oltre che rovinare i denti, il fumo causa anche danni alle gengive. Nel caso in cui tu abbia già un disturbo di questo tipo, la nicotina inibisce il corpo dal combattere l'infezione.
Usare uno spazzolino umido quando viaggi
Portarsi uno spazzolino in viaggio è cosa buona e giusta, ma attento: assicurati che sia sempre bene asciutto, altrimenti i batteri potrebbero proliferare.
Digrignare i denti
Molti di noi digrignano i denti durante il sonno: se non si corre subito ai riparo, ciò potrebbe danneggiare i denti, provocare mal di testa, disturbi della masticazione e anche cambiare l'aspetto del volto.
Togliere l'apparecchio (per chi lo usa)
Assicurati sempre che il tuo apparecchio sia pulito: è una vera calamita per la placca.
Sbiancamento selvaggio
Esagerare con lo sbiancamento può corrodere lo smalto dei denti: sempre meglio usare con moderazione gli agenti sbiancanti.
Dimenticare i molari
Molte persone non dedicano la giusta attenzione alla pulizia dei denti nella zona posteriore della bocca, che richiede tempo e pazienza. Devi sapere che questi denti sono molto vulnerabili, e soggetti a tartaro e carie
Colluttorio
Il mercato è pieno di colluttori che proometto alito fresco e profumato: stai attento che contengano sempre agenti antimicrobici e fluoro, e che aiutino a combattere gengiviti, carie e placca.
Se lavi i denti subito dopo aver bevuto il succo di frutta, sbagli!
Se anche tu ami bere un bel bicchiere di succo di frutta la mattina, ricordati di non lavare i denti subito dopo. L'acido contenuto nella bevanda indebolisce lo smalto, che può venire eroso dallo spazzolino. Neutralizza gli acidi bevendo latte o acqua, oppure aspetta 30 minuti.
Tagliare le gengive con il filo interdentare
Quando passi il filo interdentale, può capitare di tagliare le gengive. Stai molto attento e muovi il filo tra i denti dolcemente, onde evitare gravi conseguenze.
Smettere di passare il filo interdentale se le gengive sanguinano
Il sanguinamento è segnale di problemi alle gengive, spesso aggravati dalla placca tra id enti. E' meglio non interrompere l'uso del filo interdentale durante il sanguinamento
Non usare il filo interdentale tutti i giorni
I dentisti raccomandano l'uso quatidiano del filo interdentale. Se la placca non viene rimossa subito, può diventare tartaro.
Non andare dal dentista
A nessuno piace andare dal dentista, ma evitarli non aiuta a risolvere i problemi ai denti. In più, se aspetti troppo ad andare dal dentista, il trattamento sarà probabilmente più lungo e doloroso. Meglio tenere sempre la situazione sotto controllo.
Non bere abbastanza acqua
Sappaimo tutti che bere acqua fa bene alla salute, ma non sappiamo che il fluoro che contiene aiuta anche i denti a restare sani. In più, bere molta acqua aiuta a eliminare gli zuccheri e gli acidi nella bocca.
Eccessiva pulizia dello spazzolino
Sei maniaco della pulizia e lavi il tuo spazzolino in lavastoviglie o lo metti nel microonde per disinfettarlo? Non farlo, perché potrebbe danneggiarlo. Solo assicurati che sia sempre asciutto e non a contatto con quello altrui.
Non fare le radiografie
Alcuni studi collegano il tumore al cervello con le radiografie ai denti. Se è questo il motivo per cui non ti sopponi all'esame, ripensaci: molti disturbi non sono visibili se non ricorrendo ai raggi x. Se ti preoccupano le radiazioni, cerca con il tuodentista un modo per limitarle.
Usare lo stuzzicadenti
Usare lo stuzzicadenti può danneggiare le gengive e i tuoi denti: se hai a cuore l'igiene orale usa il filo interdentale.
Non passare il filo interdentale su tutti i lati dei denti
Per rimuovere la placca devi passare il filo interdentale su tutti i lati del dente.
Per usare lo spazzolino ci vuole tecnica
Spazzoli da un lato all'altro? Non farlo, perché potrebbe indebolire lo smalto dei denti. Posiziona le setole a 45° dalla superficie del dente, e muovi in piccoli cerchi. Dopodiché, pulisci la linea della gengiva per rimuovere placca e batteri.
CHI HA SCRITTO TUTTO QUESTO SI DEVE ESSERE SVENATO DI RECENTE PER PAGARE IL DENTISTA
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