UncleTom ha scritto:E GIA' CHE CI SIAMO, SPEZZIAMO LE RENI ANCHE ALLA FRANCIA
Alain Parguez, economista francese, aveva dichiarato dopo le elezioni:
"Abbiamo scelto tra due destre"
Dalla prima pagina del quotidiano degli STRUMPTRUPPEN:
SVOLTA SOVRANISTA DEL PRESIDENTE
Le Pen esci da questo corpo!
Se Macron sembra Marine
di Vittorio Macioce
Cherchez l’exorciste. Ovvero, Marine Le Pen esci da questo corpo.
C’è in Francia un caso anomalo
e improvviso di possessione politica.
Non è il vecchio e ottocentesco trasformismo.
Non è la «riconciliazione con il profitto» di François(...)
Pur essendo due candidati di destra, alle elezioni franciose, gli STRUMPTRUPPEN rimangono fedeli al modello "vecchio fascismo" di Marine.
Macron non lo digeriscono troppo.
Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
UncleTom ha scritto:UncleTom ha scritto:E GIA' CHE CI SIAMO, SPEZZIAMO LE RENI ANCHE ALLA FRANCIA
Alain Parguez, economista francese, aveva dichiarato dopo le elezioni:
"Abbiamo scelto tra due destre"
Dalla prima pagina del quotidiano degli STRUMPTRUPPEN:
SVOLTA SOVRANISTA DEL PRESIDENTE
Le Pen esci da questo corpo!
Se Macron sembra Marine
di Vittorio Macioce
Cherchez l’exorciste. Ovvero, Marine Le Pen esci da questo corpo.
C’è in Francia un caso anomalo
e improvviso di possessione politica.
Non è il vecchio e ottocentesco trasformismo.
Non è la «riconciliazione con il profitto» di François(...)
Pur essendo due candidati di destra, alle elezioni franciose, gli STRUMPTRUPPEN rimangono fedeli al modello "vecchio fascismo" di Marine.
Macron non lo digeriscono troppo.
c.v.d.
21 minuti fa
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"Macron, il traditore dell'Italia"
Sergio Rame
^^^^^^
L'attacco del Financial Times a Macron: "Traditore dell'Italia"
Il quotidiano della City contro l'Eliseo: "Accresce a Roma il senso di tradimento". Bocciata la nazionalizzazione di Stx e l'iniziativa unilaterale in Libia
Sergio Rame - Sab, 29/07/2017 - 12:08
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La City si schiera contro Emmanuel Macron. La possibile nazionalizzazione dei cantieri Stx, in violazione di un accordo precedente con Fincantieri, "accresce a Roma il senso di tradimento" consumato dalla Francia.
In un editoriale pubblicato oggi il Financial Time ricorda come l'elezione di Macron all'Eliseo fosse stata salutata in tutta l'Unione europea "come una vittoria sul populismo ed una chance di dare nuova linfa al progetto europeo". E in Italia, in modo particolare, erano forti queste speranze ma, "due mesi dopo, il senso di tradimento è evidente". "Mentre il presidente francese ha tutto il diritto di nazionalizzare Stx - osserva il quotidiano britannico - avrebbe dovuto fare di meglio per mostrare maggiore sensibilità nei confronti di Roma".
Anche sulla Libia il Financial Times sembra nutrire le stesse obiezioni. Se l'esito del vertice di Parigi viene definito"promettente", tuttavia, il quotidiano della City considera "l'iniziativa unilaterale una preoccupante propensione a mettersi in evidenza in un'area in cui sarebbero più opportune cautela e cooperazione". "L'Italia - chiosa, infine, il Financial Times - merita sostegno nella gestione dell'aumento dei flussi nel Mediterraneo e nella costruzione di una politica europea di lungo periodo per ridurre e condividere le tensioni migratorie. Macron - conclude - potrebbe fare molto per riconquistare la benevolenza di Roma se accettasse la necessità di una cooperazione per raggiungere questi obiettivi".
Ora i francesi hanno la loro brioche e dunque potranno continuare la guerra in Siria, aiutare i nazisti ucraini, continuare a fare stragi in Africa per sostenere dittature tribali, non mettere mai più in dubbio la Nato, ma soprattutto potranno finalmente lasciarsi alle spalle gli obsoleti diritti del lavoro.
Ben presto ci si accorgerà che in Francia ha vinto comunque la destra e dopo le legislative di giugno, Macron mostrerà il suo vero volto facendo scoprire che la sostanza marroncina con la quale è farcita la brioche non è precisamente crema al cioccolato.
Da : (“Hanno mangiato la brioche”, dal blog “Il Simplicissimus” dell’8 maggio 2017).
Possibile che gli STRUMPTRUPPEN non siano al corrente?????
O è meglio far finta di niente e cercare di continuare a lucrare sui voti?????
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Dai che ci dò,..che ci dò:
Dal sito degli STRUMPTRUPPEN.it
Macron trama con la Merkel
per lasciare i migranti a Roma
Dopo i casi Fincantieri e Libia, Macron lavora con la Merkel per riscrivere Schengen. E scaricarci tutti gli immigrati
di Sergio Rame
35 minuti fa
Dal sito degli STRUMPTRUPPEN.it
Macron trama con la Merkel
per lasciare i migranti a Roma
Dopo i casi Fincantieri e Libia, Macron lavora con la Merkel per riscrivere Schengen. E scaricarci tutti gli immigrati
di Sergio Rame
35 minuti fa
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Sul loro quotidiano ufficiale, gli STRUMPTRUPPEN fanno finta di attaccare SOROS perché lo ritengono un avversario di TRUMP.
Ma poi in pratica fanno il gioco di SOROS per destabilizzare l’Europa.
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Caos migranti, il piano Soros-Cia per destabilizzare l’Europa
Scritto il 30/9/15 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Proprio come le forze oscure della miliardaria rete di organizzazioni non governative della Central Intelligence Agency degli Stati Uniti e di George Soros, che complottarono per destabilizzare Medio Oriente e Nord Africa attraverso l’uso dei social media, realizzando la cosiddetta “primavera araba”, tali forze hanno aperto un nuovo capitolo sulla disfunzionalità globale facilitando il flusso di rifugiati e migranti economici da Medio Oriente, Asia e Africa all’Europa.
Nel marzo 2011, il leader libico Muhammar Gheddafi predisse cosa sarebbe accaduto all’Europa se la stabilità del suo paese veniva minata dalle potenze occidentali.
In un’intervista a “France 24”, Gheddafi predisse correttamente: «Ci sono milioni di neri che potrebbero attraversare il Mediterraneo per la Francia e l’Italia, e la Libia svolge un ruolo nella sicurezza nel Mediterraneo».
Il figlio di Gheddafi, Sayf al-Islam Gheddafi, condannato a morte dal regime radicale che governa Tripoli, fece eco ai commenti del padre nella stessa intervista al notiziario francese.
Sayf disse: «La Libia può diventare la Somalia del Nord Africa, del Mediterraneo.
Vedrete i pirati in Sicilia, a Creta, a Lampedusa.
Vedrete milioni di immigrati clandestini. Il terrore sarà vicino».
Come si è visto nei recenti avvenimenti, Sayf aveva proprio ragione.
Infatti, per l’Europa, il terrore è letteralmente a fianco.
Si stima che ben 4.000 jihadisti veterani degli olocausti terroristici in Siria, Iraq e Yemen, abbiano approfittato dell’assenza dei controlli sulle frontiere di Schengen dell’Unione europea per entrare o ritornare in Europa.
Molti giovani “migranti” hanno iPhone, bancomat, diversi passaporti e molto contante, difficilmente ciò che ci si aspetta di trovare in possesso di veri profughi di guerra.
Non solo gli africani hanno inondato l’Europa meridionale dopo aver attraversato in modo periglioso il Nord Africa, tra cui la Libia, ma i profughi siriani, per lo più creati dal trasferimento massiccio occidentale ai jihadisti siriani di armi catturate in Libia dopo il rovesciamento di Gheddafi, innescando la sanguinosa guerra civile siriana, fluiscono via mare e via terra nel cuore dell’Europa.
Soros, che non è altro che un frontman miliardario dell’ancor più ricca famiglia di banchieri Rothschild dell’Europa occidentale, ha supervisionato la completa distruzione degli Stati nazionali nell’Europa sud-orientale, che oggi consentono l’accesso incondizionato dei migranti economici e dalla guerra civile da Siria, Iraq, Nord Africa, Africa sub-sahariana, Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Birmania, Sri Lanka e altre nazioni del Terzo Mondo devastate da guerra e povertà.
Risultato dei programmi di reingegnerizzazione delle nazioni, Soros prima ha contribuito a distruggere la Repubblica socialista federativa di Jugoslavia, con l’aiuto attivo dell’Unione Europea e della Nato.
Le sette repubbliche indipendenti che una volta costituivano la Jugoslavia, ora sono le principali vie di transito per decine di migliaia e prossimi centinaia di migliaia di migranti non europei.
La Grecia, che soffre per l’austerità degli “avvoltoi” dei banchieri centrali e privati europei, tra cui Soros e i suoi mandanti Rothschild, difficilmente può affrontare il massiccio flusso di rifugiati.
I banchieri si sono assicurati che la Grecia non possa nemmeno fornire i servizi sociali di base al proprio popolo, lasciando soli i profughi da zone di guerra e nazioni che soffrono del crollo di governi ed economia.
La Macedonia, che continua a subire il tentativo di “rivoluzione colorata” in stile ucraino su concessione dei neocon dell’amministrazione Obama, come l’assistente del segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici Victoria Nuland, non può trattenere l’invasione della massa di rifugiati dalla Grecia.
Molti rifugiati sono trattati al confine greco-macedone con fastidio, ammucchiandosi in Macedonia e poi in Serbia.
I migranti hanno cercato ogni modo possibile per raggiungere le accoglienti Austria e Germania.
I rifugiati a Budapest sommersero la stazione ferroviaria centrale, costringendo a chiuderla ai passeggeri, profughi che cercavano di raggiungere Austria e Germania, così come ungheresi e turisti.
I rifugiati musulmani arrivati a Monaco di Baviera erano irritati dalla presenza per le strade di tedeschi e stranieri che celebrano l’annuale “Oktoberfest” bevendo birra.
Già vi sono stati scontri per le strade tra celebranti l’Oktoberfest ubriachi e alcuni rifugiati musulmani che si oppongono alla presenza dell’alcol.
I funzionari della città di Monaco di Baviera avevano detto che potevano ricevere solo 1000 nuovi rifugiati al giorno.
La città ha visto il numero salire a 15.000 al giorno con circa il 90 per cento che non si registra presso le autorità locali, scomparendo per destinazioni sconosciute.
Nelle città e nei paesi dell’Europa, i migranti appena arrivati dormono nei parchi e sui marciapiedi creando l’incubo della salute pubblica con feci umane nei parchi e puzza di urina permeare le pareti degli edifici.
La situazione è aggravata dal recente arrivo dei rifugiati siriani nel nord della Germania, che scambiano il velenoso fungo selvaggio “tappo della morte” per una varietà commestibile che cresce nel Mediterraneo orientale.
Nonostante le avvertenze in arabo e curdo distribuite ai rifugiati, i profughi hanno ingerito i funghi velenosi, subendo vomito e diarrea incontrollabile, aggiungendo altro dilemma alla salute pubblica in Europa.
E’ solo questione di tempo prima che le malattie trasmesse dai rifiuti umani, come colera e tifo fanno, facciano il loro trionfale ritorno nelle città d’Europa dalle pandemie mortali dello scorso millennio.
La cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del Consiglio dell’Unione europea Donald Tusk e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno la responsabilità diretta dell’afflusso di oltre un milione di rifugiati politici ed economici nel cuore dell’Europa. Merkel non ha fatto segreto del desiderio di aggiungerli alle file dei lavoratori ospiti, “Gastarbeiter”.
Tuttavia, come mostrato da altri lavoratori ospiti in Germania arrivati negli ultimi decenni, questi lavoratori non si considerano “ospiti” ma residenti permanenti e cittadini.
Nel frattempo, Tusk e Juncker, quest’ultimo originario del minuscolo Lussemburgo, hanno minacciato di multare i membri non comunitari Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda se non assorbono la loro quota di rifugiati, una percentuale dettata dagli “eurocrati” dell’Ue a Bruxelles.
Anche se Tusk ha chiesto ai Paesi dell’Ue di aprire frontiere e tesorerie ai profughi, la sua nativa Polonia è reticente ad accettarne più di qualche centinaio.
L’opposizione della Polonia si unisce a quella di Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia.
Il successore di Juncker a primo ministro del Lussemburgo, Xavier Bettel, primo capo europeo ad avere un matrimonio gay, ha accolto centinaia di rifugiati.
Bettel crede nell’Europa senza frontiere e, quindi, come Merkel, Tusk e Juncker, è un eroe delle Ong finanziate da Soros che fanno dell’Europa un esperimento d’ingegneria sociale mortale.
Molti lussemburghesi cercano qualcuno come Marine Le Pen in Francia per fermare il carrozzone dell’accoglienza dei rifugiati che minaccia di cancellare il Granducato del Lussemburgo.
I paesi che hanno radicalizzato gli eserciti jihadisti in Siria e Iraq, in particolare Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Quwayt, hanno ritenuto opportuno non prendere nessun rifugiato dai combattimenti in Siria e Iraq.
L’Arabia Saudita ha avuto il coraggio assoluto di offrire alla Germania la costruzione di 200 moschee per i rifugiati, dove viene solo predicato e insegnato la versione wahabita dell’Islam.
Nel frattempo, vi sono prove che la Turchia esorti i rifugiati dalla Siria sul suo suolo ad unirsi all’esodo su carrette del mare verso l’avversaria Grecia.
Tale mossa ha provocato la morte di molti bambini e donne, servita solo a commuovere gli europei del nord che hanno invitato migliaia di profughi nei loro paradisi sociali.
La Turchia ha anche distribuito manuali ai migranti per istruirli su dove andare una volta giunti in Germania, per avere dal governo l’assistenza sociale.
Proprio come si è visto con le rivoluzioni colorate dirette da Soros e Cia nei paesi arabi e Ucraina, il flusso di migranti è stato istruito via Twitter su dove c’erano controlli alle frontiere e come aggirarli.
Tale direzione “esterna” ha guidato i profughi da Grecia, Macedonia, Serbia a Croazia e Slovenia, instradandosi verso le frontiere austriache e tedesche, evitando in tal modo le sempre più ostili Ungheria e Serbia.
C’è già stata una scaramuccia al confine tra polizia croata di scorta a un treno carico di profughi al confine ungherese e le guardie di frontiera ungheresi.
Che siano neo-conservatrici e neo-liberisti, le politiche che hanno portato alla peggiore crisi dei rifugiati in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale hanno radice nei crogioli politici dei gruppi di facciata finanziati da George Soros e Cia in Europa e Stati Uniti.
E’ solo questione di tempo prima che i loro ruoli in ciò che è avvenuto in Europa sia scoperto da nazionalisti di destra e di sinistra e che loro case editrici e siti web vadano in fiamme.
Alla fine, gli europei si sveglieranno e scopriranno che la Russia s’è immunizzata dal flagello dei rifugiati evitando di frequentare l’Ue e le sue messinscene.
Quando i migranti appena arrivati inizieranno a defecare, vomitare e urinare per le strade di Tallinn, Riga, Vilnius, Helsinki e Stoccolma, la Russia libera dalla crisi dei rifugiati non sembrerà così male, dopo tutto.
(Wayne Madsen, “Il piano Soros-Cia per destabilizzare l’Europa”, da “Strategic Culture” del 24 settembre 2015, ripreso da “Aurora”).
http://www.libreidee.org/2015/09/caos-m ... e-leuropa/
Ma poi in pratica fanno il gioco di SOROS per destabilizzare l’Europa.
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Caos migranti, il piano Soros-Cia per destabilizzare l’Europa
Scritto il 30/9/15 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Proprio come le forze oscure della miliardaria rete di organizzazioni non governative della Central Intelligence Agency degli Stati Uniti e di George Soros, che complottarono per destabilizzare Medio Oriente e Nord Africa attraverso l’uso dei social media, realizzando la cosiddetta “primavera araba”, tali forze hanno aperto un nuovo capitolo sulla disfunzionalità globale facilitando il flusso di rifugiati e migranti economici da Medio Oriente, Asia e Africa all’Europa.
Nel marzo 2011, il leader libico Muhammar Gheddafi predisse cosa sarebbe accaduto all’Europa se la stabilità del suo paese veniva minata dalle potenze occidentali.
In un’intervista a “France 24”, Gheddafi predisse correttamente: «Ci sono milioni di neri che potrebbero attraversare il Mediterraneo per la Francia e l’Italia, e la Libia svolge un ruolo nella sicurezza nel Mediterraneo».
Il figlio di Gheddafi, Sayf al-Islam Gheddafi, condannato a morte dal regime radicale che governa Tripoli, fece eco ai commenti del padre nella stessa intervista al notiziario francese.
Sayf disse: «La Libia può diventare la Somalia del Nord Africa, del Mediterraneo.
Vedrete i pirati in Sicilia, a Creta, a Lampedusa.
Vedrete milioni di immigrati clandestini. Il terrore sarà vicino».
Come si è visto nei recenti avvenimenti, Sayf aveva proprio ragione.
Infatti, per l’Europa, il terrore è letteralmente a fianco.
Si stima che ben 4.000 jihadisti veterani degli olocausti terroristici in Siria, Iraq e Yemen, abbiano approfittato dell’assenza dei controlli sulle frontiere di Schengen dell’Unione europea per entrare o ritornare in Europa.
Molti giovani “migranti” hanno iPhone, bancomat, diversi passaporti e molto contante, difficilmente ciò che ci si aspetta di trovare in possesso di veri profughi di guerra.
Non solo gli africani hanno inondato l’Europa meridionale dopo aver attraversato in modo periglioso il Nord Africa, tra cui la Libia, ma i profughi siriani, per lo più creati dal trasferimento massiccio occidentale ai jihadisti siriani di armi catturate in Libia dopo il rovesciamento di Gheddafi, innescando la sanguinosa guerra civile siriana, fluiscono via mare e via terra nel cuore dell’Europa.
Soros, che non è altro che un frontman miliardario dell’ancor più ricca famiglia di banchieri Rothschild dell’Europa occidentale, ha supervisionato la completa distruzione degli Stati nazionali nell’Europa sud-orientale, che oggi consentono l’accesso incondizionato dei migranti economici e dalla guerra civile da Siria, Iraq, Nord Africa, Africa sub-sahariana, Afghanistan, Pakistan, Bangladesh, Birmania, Sri Lanka e altre nazioni del Terzo Mondo devastate da guerra e povertà.
Risultato dei programmi di reingegnerizzazione delle nazioni, Soros prima ha contribuito a distruggere la Repubblica socialista federativa di Jugoslavia, con l’aiuto attivo dell’Unione Europea e della Nato.
Le sette repubbliche indipendenti che una volta costituivano la Jugoslavia, ora sono le principali vie di transito per decine di migliaia e prossimi centinaia di migliaia di migranti non europei.
La Grecia, che soffre per l’austerità degli “avvoltoi” dei banchieri centrali e privati europei, tra cui Soros e i suoi mandanti Rothschild, difficilmente può affrontare il massiccio flusso di rifugiati.
I banchieri si sono assicurati che la Grecia non possa nemmeno fornire i servizi sociali di base al proprio popolo, lasciando soli i profughi da zone di guerra e nazioni che soffrono del crollo di governi ed economia.
La Macedonia, che continua a subire il tentativo di “rivoluzione colorata” in stile ucraino su concessione dei neocon dell’amministrazione Obama, come l’assistente del segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici Victoria Nuland, non può trattenere l’invasione della massa di rifugiati dalla Grecia.
Molti rifugiati sono trattati al confine greco-macedone con fastidio, ammucchiandosi in Macedonia e poi in Serbia.
I migranti hanno cercato ogni modo possibile per raggiungere le accoglienti Austria e Germania.
I rifugiati a Budapest sommersero la stazione ferroviaria centrale, costringendo a chiuderla ai passeggeri, profughi che cercavano di raggiungere Austria e Germania, così come ungheresi e turisti.
I rifugiati musulmani arrivati a Monaco di Baviera erano irritati dalla presenza per le strade di tedeschi e stranieri che celebrano l’annuale “Oktoberfest” bevendo birra.
Già vi sono stati scontri per le strade tra celebranti l’Oktoberfest ubriachi e alcuni rifugiati musulmani che si oppongono alla presenza dell’alcol.
I funzionari della città di Monaco di Baviera avevano detto che potevano ricevere solo 1000 nuovi rifugiati al giorno.
La città ha visto il numero salire a 15.000 al giorno con circa il 90 per cento che non si registra presso le autorità locali, scomparendo per destinazioni sconosciute.
Nelle città e nei paesi dell’Europa, i migranti appena arrivati dormono nei parchi e sui marciapiedi creando l’incubo della salute pubblica con feci umane nei parchi e puzza di urina permeare le pareti degli edifici.
La situazione è aggravata dal recente arrivo dei rifugiati siriani nel nord della Germania, che scambiano il velenoso fungo selvaggio “tappo della morte” per una varietà commestibile che cresce nel Mediterraneo orientale.
Nonostante le avvertenze in arabo e curdo distribuite ai rifugiati, i profughi hanno ingerito i funghi velenosi, subendo vomito e diarrea incontrollabile, aggiungendo altro dilemma alla salute pubblica in Europa.
E’ solo questione di tempo prima che le malattie trasmesse dai rifiuti umani, come colera e tifo fanno, facciano il loro trionfale ritorno nelle città d’Europa dalle pandemie mortali dello scorso millennio.
La cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente del Consiglio dell’Unione europea Donald Tusk e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno la responsabilità diretta dell’afflusso di oltre un milione di rifugiati politici ed economici nel cuore dell’Europa. Merkel non ha fatto segreto del desiderio di aggiungerli alle file dei lavoratori ospiti, “Gastarbeiter”.
Tuttavia, come mostrato da altri lavoratori ospiti in Germania arrivati negli ultimi decenni, questi lavoratori non si considerano “ospiti” ma residenti permanenti e cittadini.
Nel frattempo, Tusk e Juncker, quest’ultimo originario del minuscolo Lussemburgo, hanno minacciato di multare i membri non comunitari Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda se non assorbono la loro quota di rifugiati, una percentuale dettata dagli “eurocrati” dell’Ue a Bruxelles.
Anche se Tusk ha chiesto ai Paesi dell’Ue di aprire frontiere e tesorerie ai profughi, la sua nativa Polonia è reticente ad accettarne più di qualche centinaio.
L’opposizione della Polonia si unisce a quella di Repubblica Ceca, Slovacchia e Slovenia.
Il successore di Juncker a primo ministro del Lussemburgo, Xavier Bettel, primo capo europeo ad avere un matrimonio gay, ha accolto centinaia di rifugiati.
Bettel crede nell’Europa senza frontiere e, quindi, come Merkel, Tusk e Juncker, è un eroe delle Ong finanziate da Soros che fanno dell’Europa un esperimento d’ingegneria sociale mortale.
Molti lussemburghesi cercano qualcuno come Marine Le Pen in Francia per fermare il carrozzone dell’accoglienza dei rifugiati che minaccia di cancellare il Granducato del Lussemburgo.
I paesi che hanno radicalizzato gli eserciti jihadisti in Siria e Iraq, in particolare Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Quwayt, hanno ritenuto opportuno non prendere nessun rifugiato dai combattimenti in Siria e Iraq.
L’Arabia Saudita ha avuto il coraggio assoluto di offrire alla Germania la costruzione di 200 moschee per i rifugiati, dove viene solo predicato e insegnato la versione wahabita dell’Islam.
Nel frattempo, vi sono prove che la Turchia esorti i rifugiati dalla Siria sul suo suolo ad unirsi all’esodo su carrette del mare verso l’avversaria Grecia.
Tale mossa ha provocato la morte di molti bambini e donne, servita solo a commuovere gli europei del nord che hanno invitato migliaia di profughi nei loro paradisi sociali.
La Turchia ha anche distribuito manuali ai migranti per istruirli su dove andare una volta giunti in Germania, per avere dal governo l’assistenza sociale.
Proprio come si è visto con le rivoluzioni colorate dirette da Soros e Cia nei paesi arabi e Ucraina, il flusso di migranti è stato istruito via Twitter su dove c’erano controlli alle frontiere e come aggirarli.
Tale direzione “esterna” ha guidato i profughi da Grecia, Macedonia, Serbia a Croazia e Slovenia, instradandosi verso le frontiere austriache e tedesche, evitando in tal modo le sempre più ostili Ungheria e Serbia.
C’è già stata una scaramuccia al confine tra polizia croata di scorta a un treno carico di profughi al confine ungherese e le guardie di frontiera ungheresi.
Che siano neo-conservatrici e neo-liberisti, le politiche che hanno portato alla peggiore crisi dei rifugiati in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale hanno radice nei crogioli politici dei gruppi di facciata finanziati da George Soros e Cia in Europa e Stati Uniti.
E’ solo questione di tempo prima che i loro ruoli in ciò che è avvenuto in Europa sia scoperto da nazionalisti di destra e di sinistra e che loro case editrici e siti web vadano in fiamme.
Alla fine, gli europei si sveglieranno e scopriranno che la Russia s’è immunizzata dal flagello dei rifugiati evitando di frequentare l’Ue e le sue messinscene.
Quando i migranti appena arrivati inizieranno a defecare, vomitare e urinare per le strade di Tallinn, Riga, Vilnius, Helsinki e Stoccolma, la Russia libera dalla crisi dei rifugiati non sembrerà così male, dopo tutto.
(Wayne Madsen, “Il piano Soros-Cia per destabilizzare l’Europa”, da “Strategic Culture” del 24 settembre 2015, ripreso da “Aurora”).
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
SOROS ringrazia sentitamente gli STRUMPTRUPPEN per la fattiva ed efficace collaborazione.
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Marta Proietti
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Mentre questa notizia è presente su tutti i siti dei principali quotidiani nazionali:
PAURA A NAPOLI
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Napoli, militari circondati e aggrediti
da un gruppo di immigrati Video
quest’altra è presente solo sul sito degli STRUMPTRUPPEN:
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Gianni Carotenuto
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Marocchino si denuda e prova a violentare una turista: arrestato
Tentativo di stupro alle Cinque Terre, dove un muratore marocchino di 53 anni è stato arrestato dopo avere aggredito una turista brasiliana per violentarla
Gianni Carotenuto - Lun, 07/08/2017 - 13:10
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"Mi ha strappato di dosso la maglietta e il reggiseno, poi i pantaloncini. Non so come ho fatto a scappare".
È una parte della testimonianza di una turista brasiliana di 35 anni, che alle Cinque Terre ha subito un tentativo di stupro da parte di un marocchino di 53 anni, Mimoud Aknouch, con precedenti per reati sessuali e residente a La Spezia. La donna ha reagito all'aggressione scalciando e graffiando l'uomo, che è stato costretto a scappare. Rintracciato a tarda notte nei pressi della stazione ferroviaria della città spezzina, Aknouch è stato arrestato.
"Voleva violentarmi, mi ha spinto a terra e m’è saltato addosso". Inizia così il racconto spaventato della turista brasiliana di 35 anni ai carabinieri, pochi minuti dopo il tentativo di stupro ai suoi danni da parte di un marocchino. Secondo quanto riferito dal Secolo XIX, la donna porta evidenti i segni dell'aggressione: graffi, lividi ed escoriazioni.
I più gravi all'altezza della vita, dove l'aggressore ha provato strapparle via i boxer per violentarla. L'aggressore si chiama Mimoud Aknouch, muratore originario del Marocco ma residente almeno dal 2005 a La Spezia, dove vive in una casa popolare. Non è la prima volta che si rende protagonista di reati di natura sessuale.
Alla Spezia si era mostrato nudo in più occasioni a molte donne ed era stato identificato, ma sempre denunciato a piede libero. In base alla ricostruzione fatta dai carabinieri della stazione di Monterosso e del magistrato della Procura della Spezia Luca Monteverde, il tentativo di stupro risale alle 12 di sabato, lungo il sentiero che collega Vernazza a Corniglia.
"Stavo camminando verso Corniglia quando all'improvviso è comparso quest'uomo: robusto, carnagione scura, olivastra, una cinquantina d’anni. Era nudo, non ha detto una parola. Mi è saltato addosso e mi ha spinto contro un muro", racconta la donna. "Mi teneva una mano sulla bocca per impedirmi di urlare, ha afferrato la maglietta e l’ha strappata via, quindi mi ha scaraventato a terra e ha rotto il reggiseno, togliendomelo con la forza", prosegue la turista, ancora sconvolta dalla vicenda.
"Ho reagito, ho iniziato a mordere, graffiare, colpire ovunque mi riuscisse. A quel punto lui si è alzato ed è scappato. Io sono andata nella direzione opposta, fino a quando non ho incrociato altri escursionisti", l'ancora di salvezza della donna. Che domenica mattina, in commissariato, ha riconosciuto il suo carnefice. "Sì, è lui, ne sono certa".
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 29014.html
Profondo senso del pudore (ma con un paron come il loro ha poco senso), o la linea della somministrazione dell’odio quotidiano paga in sondaggi????
PAURA A NAPOLI
Video
Napoli, militari circondati e aggrediti
da un gruppo di immigrati Video
quest’altra è presente solo sul sito degli STRUMPTRUPPEN:
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Si denuda e tenta stupro
Arrestato un marocchino
Gianni Carotenuto
^^^^^^^
Marocchino si denuda e prova a violentare una turista: arrestato
Tentativo di stupro alle Cinque Terre, dove un muratore marocchino di 53 anni è stato arrestato dopo avere aggredito una turista brasiliana per violentarla
Gianni Carotenuto - Lun, 07/08/2017 - 13:10
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"Mi ha strappato di dosso la maglietta e il reggiseno, poi i pantaloncini. Non so come ho fatto a scappare".
È una parte della testimonianza di una turista brasiliana di 35 anni, che alle Cinque Terre ha subito un tentativo di stupro da parte di un marocchino di 53 anni, Mimoud Aknouch, con precedenti per reati sessuali e residente a La Spezia. La donna ha reagito all'aggressione scalciando e graffiando l'uomo, che è stato costretto a scappare. Rintracciato a tarda notte nei pressi della stazione ferroviaria della città spezzina, Aknouch è stato arrestato.
"Voleva violentarmi, mi ha spinto a terra e m’è saltato addosso". Inizia così il racconto spaventato della turista brasiliana di 35 anni ai carabinieri, pochi minuti dopo il tentativo di stupro ai suoi danni da parte di un marocchino. Secondo quanto riferito dal Secolo XIX, la donna porta evidenti i segni dell'aggressione: graffi, lividi ed escoriazioni.
I più gravi all'altezza della vita, dove l'aggressore ha provato strapparle via i boxer per violentarla. L'aggressore si chiama Mimoud Aknouch, muratore originario del Marocco ma residente almeno dal 2005 a La Spezia, dove vive in una casa popolare. Non è la prima volta che si rende protagonista di reati di natura sessuale.
Alla Spezia si era mostrato nudo in più occasioni a molte donne ed era stato identificato, ma sempre denunciato a piede libero. In base alla ricostruzione fatta dai carabinieri della stazione di Monterosso e del magistrato della Procura della Spezia Luca Monteverde, il tentativo di stupro risale alle 12 di sabato, lungo il sentiero che collega Vernazza a Corniglia.
"Stavo camminando verso Corniglia quando all'improvviso è comparso quest'uomo: robusto, carnagione scura, olivastra, una cinquantina d’anni. Era nudo, non ha detto una parola. Mi è saltato addosso e mi ha spinto contro un muro", racconta la donna. "Mi teneva una mano sulla bocca per impedirmi di urlare, ha afferrato la maglietta e l’ha strappata via, quindi mi ha scaraventato a terra e ha rotto il reggiseno, togliendomelo con la forza", prosegue la turista, ancora sconvolta dalla vicenda.
"Ho reagito, ho iniziato a mordere, graffiare, colpire ovunque mi riuscisse. A quel punto lui si è alzato ed è scappato. Io sono andata nella direzione opposta, fino a quando non ho incrociato altri escursionisti", l'ancora di salvezza della donna. Che domenica mattina, in commissariato, ha riconosciuto il suo carnefice. "Sì, è lui, ne sono certa".
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 29014.html
Profondo senso del pudore (ma con un paron come il loro ha poco senso), o la linea della somministrazione dell’odio quotidiano paga in sondaggi????
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Come tanti, in questo kaos infernale, Roberto Saviano dice la sua sugli immigrati.
Lo fa puntando il dito sulla sinistra.
Ma è solo un tassello del problema.
Il kaos porta a delle visioni limitate, mentre manca la visione d’insieme.
Ma nello stesso tempo il suo modo di pensare viene avversato con una buona dose di odio e cattiveria da parte degli STRUMPTRUPPEN, perché vedono in lui un intellettuale che frena la loro gloriosa marcia di Resurrezione per la ripresa del potere.
Migranti
Il j'accuse di Saviano: "La Sinistra che non difende i più deboli smarrisce se stessa"
Quello su immigrati e Ong è un dibattito assurdo che ignora dati, analisi e non vuole vedere la realtà per come è veramente. Un medico di MsF racconta: «In quegli occhi ho visto il terrore. Tutti dovremmo ascoltare le loro storie»
DI ROBERTO SAVIANO
14 agosto 2017
La disoccupazione devasta il sud Italia: chi sono i responsabili? Gli immigrati. La corruzione infiltra ogni appalto: di chi è la colpa? Immigrati. L’insicurezza in strada, la sporcizia cronica delle vie: certo, ci sono gli immigrati. Lo spaccio d’erba, di coca, di crack chi lo realizza? Gli immigrati. Stupri e furti in casa: sono sempre loro, gli immigrati. Nessuna di queste affermazioni è vera. E non esiste numero, statistica, analisi che la confermi. Solo un esempio: 27mila sono gli spacciatori italiani, poco più di duemila gli stranieri.
Eppure queste falsità sono diventate verità accettate. Come è possibile che d’improvviso i responsabili del disastro diventino i migranti, il male assoluto, il problema numero uno, su cui sfogare qualsiasi disagio, qualsiasi frustrazione, ogni tipo di abuso linguistico, balla informativa, aggressione verbale? Come è possibile che la campagna elettorale di partiti e movimenti diventi solo il tentativo di accaparrarsi il palio del contrasto ai migranti? Il linguaggio diventa la prova capitale di come si stia cercando di banalizzare il problema. Che nella declinazione più barbara di Salvini è “l’invasione”, in quella, più crudele di Di Maio “taxi del mare”, e nel gergo più tecnico del governo “ridurre gli sbarchi”. Ma soprattutto, come è possibile che dinanzi a migliaia di persone che scappano dalla guerra o dalla miseria i colpevoli diventino chi li salva in mare?
Tutto questo si è realizzato quando chi per cultura e tradizione storica (la sinistra) dovrebbe stare dalla parte dei più deboli, ha abdicato ai suoi valori. E rinunciato a mostrare le reali dinamiche, analizzare i numeri, raccontare cosa davvero accade in Africa e nel Mediterraneo preferendo focalizzarsi sul piccolo, microscopico segmento dei nostri confini.
Ma noi siamo italiani, si dice, è dell’Italia che deve interessarci no? Proprio perché siamo italiani e proprio perché dovremmo interessarci dell’Italia le forze politiche dovrebbero guardare negli occhi la realtà e spiegare come stanno le cose ai loro elettori, a quel complesso congegno che è l’opinione pubblica.
La sinistra, in qualunque sua declinazione (con rarissime eccezioni) non ha battuto ciglio dinanzi al codice Minniti. Dove l’unica priorità è quella di impedire gli sbarchi: nessuna attenzione alla vita dei migranti, disinteresse per cosa farà di loro la guardia costiera libica (da sempre, ci sono le prove, in rapporti con la milizia Anas Dabbashi che monopolizza il traffico di esseri umani). Ma forse questo codice che impone la presenza di ufficiali di polizia armati sulle navi e rende impossibile il trasbordo ha una contropartita in un altro contesto? Cè un impegno italiano a non vendere armi nei territori di guerra? Ad aumentare la percentuale di Pil da dedicare ai paesi in via di sviluppo? Si vuole negoziare con la Libia sulla sorte dei migranti fermati? Si chiedono garanzie perché possano avere assistenza dignitosa e non essere arrestati e abbandonati in prigioni nel deserto? No, nulla di tutto questo.
Invece di accettarlo in silenzio dovremmo trovarci davanti alle ambasciate di ogni stato europeo a scandire: «Non ci costringerete a farli annegare». Dovremmo solidarizzare con chi salva le vite in mare. Al contrario, ci troviamo a mettere tutte le Ong sul banco degli imputati, strumentalizzando qualche errore o disinvoltura di troppo, che magari si sono anche commessi.
Non esistono risposte semplici ai flussi migratori, non c’è una soluzione immediata, forse è solo possibile di volta in volta di far fronte all’ emergenza. Proprio questo è quello che fa una Ong come Medici senza frontiere. Lavora su entrambi i fronti: nei luoghi da dove i migranti scappano, e in mare dove muoiono.
L’Europa crede di essere di fronte a un’invasione ma non conosce nulla di quello che sta accadendo in Africa, le grandi migrazioni avvengono lì, al suo interno, e sono cento volte più grandi delle centomila persone all’anno che sbarcano in Italia. Due milioni e settecentomila persone sono scappate dalla Nigeria per sfuggire a Boko Haram. In Uganda (34 milioni di abitanti) troviamo quasi un milione di rifugiati.
Medici senza frontiere si trova ad essere accusata per non aver firmato il codice Minniti. L’argomento è: «da che parte stai, con lo Stato o con i trafficanti?». È una falsificazione in cui si vuole incastrare Msf. Gabriele Eminente, che di Medici Senza Frontiere è il presidente, spiega: «Ong significa Organizzazione non governativa. Per definizione non può appartenere a nessuno, tantomeno a uno Stato. Non è corretto nemmeno attribuirle un’origine “geografica”. È una furbizia mediatica dire Ong spagnola, tedesca. È un modo per suggerire l’esistenza di una “cospirazione” straniera ai danni dell’Italia. Ci vogliono collegare - dice Eminente - a mondi che non ci appartengono. Ci descrivono come complici dei trafficanti, oppure pretendono che diventiamo collaboratori di indagini che non possiamo essere. Il nostro compito è invece essere laddove ci sono persone che muoiono e abbisognano di aiuto». Msf collabora rispettando le leggi internazionali e le leggi del mare, e poliziotti disarmati possono salire sulle navi in qualunque momento, perché non c’è niente da nascondere.
Il ragionamento di Eminente fa emergere chiaramente il tema. Fin quando in Italia non sarà possibile entrare in modo legale, non ci saranno visti per chi vuol venire a lavorare, non saranno gestiti i flussi, allora barconi e trafficanti resteranno l’unico canale di approdo. È la logica della chiusura, sono l’Italia e l’Europa, ad aver incentivato gli sbarchi.
Una proposta concreta per affrontare il problema esiste. Il 12 aprile è stata lanciata una campagna, “Ero Straniero” da Emma Bonino e i Radicali Italiani, e invito tutti i lettori a firmare. Chiamata diretta degli sponsor, permessi di lavoro, integrazione, regolarizzazione dei clandestini. E creazione di corridoi umanitari. Queste sono le proposte. Anche in questo caso la sinistra (con rare eccezioni) non ha colto la crucialità di questa campagna. Invoca il “principio di realtà” contro il “principio di umanità”. Chiaramente, la campagna elettorale permanente avvelena qualsiasi tipo di analisi e riflessione seria sulla questione.
Si ricorre all’argomento “principe”: se la maggioranza lo vuole, la maggioranza decide. Non è così. Alessandro Galante Garrone (quanto ci mancano oggi intellettuali come lui) citava Roger Williams, teologo padre della laicità dello Stato: il volere della maggioranza poteva valere only in civil things , solamente nelle cose civili. La regola democratica della maggioranza non poteva convertirsi in una sopraffazione dei diritti individuali e universali di libertà. Ignorare quello che accade in Africa, o semplicemente rispondere con i respingimenti, se è un volere della maggioranza, è un volere orrido e incivile. Bisogna avere il coraggio di opporsi, di restare minoranza, di apparire marginali per poter salvare se stessi e la giustizia.
Quello che sta accadendo in Africa e nel Mediterraneo è sconosciuto a gran parte dell’opinione pubblica italiana, e ci limitiamo a dire: non possiamo da soli risolvere problemi secolari.
Allora, la voce di chi ha visto in faccia quello di cui parliamo nelle sedi politiche, al bar o sui social, forse ci può aiutare a prestare attenzione almeno a un’eco della parola Umanità. Roberto Scaini, di Misano Adriatico, è uno dei molti medici che hanno lavorato da volontari sulle navi nel Mediterraneo, o nei luoghi di origine delle migrazioni.
«Quello che ho visto sulle navi va al di là di quanto immaginavo», racconta, «vedevo il terrore nei loro occhi, gli davo una pacca e dicevo “welcome on board”. Molti, anche solo sentendosi sfiorati si difendevano, altri non credevano fosse possibile avere un gesto amico. Venivano dall’inferno. Il barcone è solo l’ultimo dei rischi di una lunghissima catena. Paura di morire in mare? Certo che ce l’hanno; come ne hanno del deserto, degli degli stupri, di essere frustati, picchiati a sangue, lasciati senza acqua. Quella di morire in mare è quasi la morte meno violenta che si aspettano». Ecco una cosa che dovrebbe fare la sinistra: farli raccontare, ascoltare».
Non è quello che uno si aspetta. Nemmeno un medico come Scaini, che pure è stato in Siria, in Iraq, in Liberia e Sierra Leone colpite dall’epidemia di Ebola. «Per un medico che possano esserci morti per un’epidemia o guerre è terribile, ma razionalmente spiegabile. Quando vedi morti per malattie curabili, per denutrizione, per ingiustizia questo no. Non riesci a razionalizzarlo». «Bisogna sfatare un’altra bugia», prosegue Scaini, «pensare che la maggior parte viene in Europa perché si sta meglio è falso. Vengono in Europa perché dove sono non c’e la possibilità di vivere».
E inseguire una possibilità di vivere significa spesso morire. Gettati come una cosa, un rifiuto. «Un bambino, guardandomi negli occhi, mi ha raccontato di come sui camion per la Libia, quando un ragazzino o una ragazzina stavano male con febbre o dissenteria, li buttavano nel deserto lasciandoli alla morte». Il medico di Misano Adriatico, racconta con la voce rotta, quasi imbarazzato: «un medico non dovrebbe commuoversi... ma forse è importante, invece».
Roberto Scaini è uno dei moltissimi medici e operatori italiani - oltre 400 - che operano per Msf. Una comunità importante che sopperisce alle mancanze degli Stati, che dà lavoro. Pochi numeri, per dirlo: Medici senza frontiere conta oltre 34 mila operatori umanitari, dei quali 3 mila internazionali. Gli altri sono personale locale, tanto che in alcuni Paesi la Ong è il principale datore di lavoro. Nel 2016 le equipe di Msf sono state impegnate nei soccorsi in 67 Paesi, con il coinvolgimento di 402 operatori italiani.
E proprio in Italia Msf sta crescendo: lo scorso anno ha raccolto quasi 57 milioni di euro, con un aumento dell’8,5% rispetto all’anno precedente. La maggior parte dei fondi (94%) viene da privati, mentre il rimanente 6% da aziende e fondazioni.
Si è favoleggiato sui soldi alle Ong. Perché dovrebbero essere senza soldi? Perché si preferisce che i soldi siano nel calcio, nell’intrattenimento, nella moda, tutti mondi che riciclano sistematicamente o evadono,piuttosto che nell’impegno umanitario?
E i medici privilegiati? Un’altra grande menzogna. Il primo stipendio di un medico Msf è di 1.500 euro (a volte anche meno). Poi aumenta, ma rimanendo sempre inferiore allo stipendio di un ospedaliero. Mentire, mentire, mentire: è stato questo l’ordine sui social, nel dibattito politico.
«Ovvio che non si può pensare di salvare l’Africa trasferendola in europa», conclude Scaini, «sarebbe stato come dire svuotare di persone il West Africa per guarire l’ebola. Ma si possono gradualmente portare avanti politiche di soccorso e politiche di riforma».
Nel 1893 ad Aigues Mortes, In Provenza, Francia meridionale ci fu un massacro di italiani compiuto da un gruppo di disoccupati francesi, caricati dall’odio verso quegli immigrati che rubavano il lavoro perché si accontentavano di salari da fame. A fermare la rabbia degli italiani contro francesi assassini di innocenti e dei francesi che consideravano gli italiani saccheggiatori di lavoro e che varcavano il confine per sporcare le loro strade e insidiare le loro donne, fu un socialista italiano, che mai come in questi anni risulta attuale piu che mai: Filippo Turati. Intervenne e mostrò che la soluzione cominciava con lo specchiarsi nelle miserie condivise. Invitò tutti i disperati in cerca di una nuova vita a provare ad avere «una sola testa e un solo cuore, una testa che conosca le cause della propria miseria e delle proprie divisioni e un cuore che lo spinga contro di esse. Allora finirà la baldoria dei patriottardi e le stragi fraterne fra lavoratori diverranno impossibili».
Tutto ciò che siamo, le nostre fragili democrazie, il diritto al voto, la libertà d’espressione, la libertà religiosa, la possibilità di leggere, ascoltare, manifestare, amare, tutto questo esiste perché i nostri diritti si fondando sulla libertà, sul rifiuto della guerra, sulle leggi. La storia della sinistra democratica nasce con il sogno concreto di liberare l’umanità dalla miseria e dall’ignoranza. Non può, in nome di una “concretezza”, tradire tutto ciò che è stata. Il silenzio della sinistra italiana è il suo requiem.
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• Roberto Saviano
• migranti
• ong
• Medici Senza Frontiere
© Riproduzione riservata 14 agosto 2017
http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO
Lo fa puntando il dito sulla sinistra.
Ma è solo un tassello del problema.
Il kaos porta a delle visioni limitate, mentre manca la visione d’insieme.
Ma nello stesso tempo il suo modo di pensare viene avversato con una buona dose di odio e cattiveria da parte degli STRUMPTRUPPEN, perché vedono in lui un intellettuale che frena la loro gloriosa marcia di Resurrezione per la ripresa del potere.
Migranti
Il j'accuse di Saviano: "La Sinistra che non difende i più deboli smarrisce se stessa"
Quello su immigrati e Ong è un dibattito assurdo che ignora dati, analisi e non vuole vedere la realtà per come è veramente. Un medico di MsF racconta: «In quegli occhi ho visto il terrore. Tutti dovremmo ascoltare le loro storie»
DI ROBERTO SAVIANO
14 agosto 2017
La disoccupazione devasta il sud Italia: chi sono i responsabili? Gli immigrati. La corruzione infiltra ogni appalto: di chi è la colpa? Immigrati. L’insicurezza in strada, la sporcizia cronica delle vie: certo, ci sono gli immigrati. Lo spaccio d’erba, di coca, di crack chi lo realizza? Gli immigrati. Stupri e furti in casa: sono sempre loro, gli immigrati. Nessuna di queste affermazioni è vera. E non esiste numero, statistica, analisi che la confermi. Solo un esempio: 27mila sono gli spacciatori italiani, poco più di duemila gli stranieri.
Eppure queste falsità sono diventate verità accettate. Come è possibile che d’improvviso i responsabili del disastro diventino i migranti, il male assoluto, il problema numero uno, su cui sfogare qualsiasi disagio, qualsiasi frustrazione, ogni tipo di abuso linguistico, balla informativa, aggressione verbale? Come è possibile che la campagna elettorale di partiti e movimenti diventi solo il tentativo di accaparrarsi il palio del contrasto ai migranti? Il linguaggio diventa la prova capitale di come si stia cercando di banalizzare il problema. Che nella declinazione più barbara di Salvini è “l’invasione”, in quella, più crudele di Di Maio “taxi del mare”, e nel gergo più tecnico del governo “ridurre gli sbarchi”. Ma soprattutto, come è possibile che dinanzi a migliaia di persone che scappano dalla guerra o dalla miseria i colpevoli diventino chi li salva in mare?
Tutto questo si è realizzato quando chi per cultura e tradizione storica (la sinistra) dovrebbe stare dalla parte dei più deboli, ha abdicato ai suoi valori. E rinunciato a mostrare le reali dinamiche, analizzare i numeri, raccontare cosa davvero accade in Africa e nel Mediterraneo preferendo focalizzarsi sul piccolo, microscopico segmento dei nostri confini.
Ma noi siamo italiani, si dice, è dell’Italia che deve interessarci no? Proprio perché siamo italiani e proprio perché dovremmo interessarci dell’Italia le forze politiche dovrebbero guardare negli occhi la realtà e spiegare come stanno le cose ai loro elettori, a quel complesso congegno che è l’opinione pubblica.
La sinistra, in qualunque sua declinazione (con rarissime eccezioni) non ha battuto ciglio dinanzi al codice Minniti. Dove l’unica priorità è quella di impedire gli sbarchi: nessuna attenzione alla vita dei migranti, disinteresse per cosa farà di loro la guardia costiera libica (da sempre, ci sono le prove, in rapporti con la milizia Anas Dabbashi che monopolizza il traffico di esseri umani). Ma forse questo codice che impone la presenza di ufficiali di polizia armati sulle navi e rende impossibile il trasbordo ha una contropartita in un altro contesto? Cè un impegno italiano a non vendere armi nei territori di guerra? Ad aumentare la percentuale di Pil da dedicare ai paesi in via di sviluppo? Si vuole negoziare con la Libia sulla sorte dei migranti fermati? Si chiedono garanzie perché possano avere assistenza dignitosa e non essere arrestati e abbandonati in prigioni nel deserto? No, nulla di tutto questo.
Invece di accettarlo in silenzio dovremmo trovarci davanti alle ambasciate di ogni stato europeo a scandire: «Non ci costringerete a farli annegare». Dovremmo solidarizzare con chi salva le vite in mare. Al contrario, ci troviamo a mettere tutte le Ong sul banco degli imputati, strumentalizzando qualche errore o disinvoltura di troppo, che magari si sono anche commessi.
Non esistono risposte semplici ai flussi migratori, non c’è una soluzione immediata, forse è solo possibile di volta in volta di far fronte all’ emergenza. Proprio questo è quello che fa una Ong come Medici senza frontiere. Lavora su entrambi i fronti: nei luoghi da dove i migranti scappano, e in mare dove muoiono.
L’Europa crede di essere di fronte a un’invasione ma non conosce nulla di quello che sta accadendo in Africa, le grandi migrazioni avvengono lì, al suo interno, e sono cento volte più grandi delle centomila persone all’anno che sbarcano in Italia. Due milioni e settecentomila persone sono scappate dalla Nigeria per sfuggire a Boko Haram. In Uganda (34 milioni di abitanti) troviamo quasi un milione di rifugiati.
Medici senza frontiere si trova ad essere accusata per non aver firmato il codice Minniti. L’argomento è: «da che parte stai, con lo Stato o con i trafficanti?». È una falsificazione in cui si vuole incastrare Msf. Gabriele Eminente, che di Medici Senza Frontiere è il presidente, spiega: «Ong significa Organizzazione non governativa. Per definizione non può appartenere a nessuno, tantomeno a uno Stato. Non è corretto nemmeno attribuirle un’origine “geografica”. È una furbizia mediatica dire Ong spagnola, tedesca. È un modo per suggerire l’esistenza di una “cospirazione” straniera ai danni dell’Italia. Ci vogliono collegare - dice Eminente - a mondi che non ci appartengono. Ci descrivono come complici dei trafficanti, oppure pretendono che diventiamo collaboratori di indagini che non possiamo essere. Il nostro compito è invece essere laddove ci sono persone che muoiono e abbisognano di aiuto». Msf collabora rispettando le leggi internazionali e le leggi del mare, e poliziotti disarmati possono salire sulle navi in qualunque momento, perché non c’è niente da nascondere.
Il ragionamento di Eminente fa emergere chiaramente il tema. Fin quando in Italia non sarà possibile entrare in modo legale, non ci saranno visti per chi vuol venire a lavorare, non saranno gestiti i flussi, allora barconi e trafficanti resteranno l’unico canale di approdo. È la logica della chiusura, sono l’Italia e l’Europa, ad aver incentivato gli sbarchi.
Una proposta concreta per affrontare il problema esiste. Il 12 aprile è stata lanciata una campagna, “Ero Straniero” da Emma Bonino e i Radicali Italiani, e invito tutti i lettori a firmare. Chiamata diretta degli sponsor, permessi di lavoro, integrazione, regolarizzazione dei clandestini. E creazione di corridoi umanitari. Queste sono le proposte. Anche in questo caso la sinistra (con rare eccezioni) non ha colto la crucialità di questa campagna. Invoca il “principio di realtà” contro il “principio di umanità”. Chiaramente, la campagna elettorale permanente avvelena qualsiasi tipo di analisi e riflessione seria sulla questione.
Si ricorre all’argomento “principe”: se la maggioranza lo vuole, la maggioranza decide. Non è così. Alessandro Galante Garrone (quanto ci mancano oggi intellettuali come lui) citava Roger Williams, teologo padre della laicità dello Stato: il volere della maggioranza poteva valere only in civil things , solamente nelle cose civili. La regola democratica della maggioranza non poteva convertirsi in una sopraffazione dei diritti individuali e universali di libertà. Ignorare quello che accade in Africa, o semplicemente rispondere con i respingimenti, se è un volere della maggioranza, è un volere orrido e incivile. Bisogna avere il coraggio di opporsi, di restare minoranza, di apparire marginali per poter salvare se stessi e la giustizia.
Quello che sta accadendo in Africa e nel Mediterraneo è sconosciuto a gran parte dell’opinione pubblica italiana, e ci limitiamo a dire: non possiamo da soli risolvere problemi secolari.
Allora, la voce di chi ha visto in faccia quello di cui parliamo nelle sedi politiche, al bar o sui social, forse ci può aiutare a prestare attenzione almeno a un’eco della parola Umanità. Roberto Scaini, di Misano Adriatico, è uno dei molti medici che hanno lavorato da volontari sulle navi nel Mediterraneo, o nei luoghi di origine delle migrazioni.
«Quello che ho visto sulle navi va al di là di quanto immaginavo», racconta, «vedevo il terrore nei loro occhi, gli davo una pacca e dicevo “welcome on board”. Molti, anche solo sentendosi sfiorati si difendevano, altri non credevano fosse possibile avere un gesto amico. Venivano dall’inferno. Il barcone è solo l’ultimo dei rischi di una lunghissima catena. Paura di morire in mare? Certo che ce l’hanno; come ne hanno del deserto, degli degli stupri, di essere frustati, picchiati a sangue, lasciati senza acqua. Quella di morire in mare è quasi la morte meno violenta che si aspettano». Ecco una cosa che dovrebbe fare la sinistra: farli raccontare, ascoltare».
Non è quello che uno si aspetta. Nemmeno un medico come Scaini, che pure è stato in Siria, in Iraq, in Liberia e Sierra Leone colpite dall’epidemia di Ebola. «Per un medico che possano esserci morti per un’epidemia o guerre è terribile, ma razionalmente spiegabile. Quando vedi morti per malattie curabili, per denutrizione, per ingiustizia questo no. Non riesci a razionalizzarlo». «Bisogna sfatare un’altra bugia», prosegue Scaini, «pensare che la maggior parte viene in Europa perché si sta meglio è falso. Vengono in Europa perché dove sono non c’e la possibilità di vivere».
E inseguire una possibilità di vivere significa spesso morire. Gettati come una cosa, un rifiuto. «Un bambino, guardandomi negli occhi, mi ha raccontato di come sui camion per la Libia, quando un ragazzino o una ragazzina stavano male con febbre o dissenteria, li buttavano nel deserto lasciandoli alla morte». Il medico di Misano Adriatico, racconta con la voce rotta, quasi imbarazzato: «un medico non dovrebbe commuoversi... ma forse è importante, invece».
Roberto Scaini è uno dei moltissimi medici e operatori italiani - oltre 400 - che operano per Msf. Una comunità importante che sopperisce alle mancanze degli Stati, che dà lavoro. Pochi numeri, per dirlo: Medici senza frontiere conta oltre 34 mila operatori umanitari, dei quali 3 mila internazionali. Gli altri sono personale locale, tanto che in alcuni Paesi la Ong è il principale datore di lavoro. Nel 2016 le equipe di Msf sono state impegnate nei soccorsi in 67 Paesi, con il coinvolgimento di 402 operatori italiani.
E proprio in Italia Msf sta crescendo: lo scorso anno ha raccolto quasi 57 milioni di euro, con un aumento dell’8,5% rispetto all’anno precedente. La maggior parte dei fondi (94%) viene da privati, mentre il rimanente 6% da aziende e fondazioni.
Si è favoleggiato sui soldi alle Ong. Perché dovrebbero essere senza soldi? Perché si preferisce che i soldi siano nel calcio, nell’intrattenimento, nella moda, tutti mondi che riciclano sistematicamente o evadono,piuttosto che nell’impegno umanitario?
E i medici privilegiati? Un’altra grande menzogna. Il primo stipendio di un medico Msf è di 1.500 euro (a volte anche meno). Poi aumenta, ma rimanendo sempre inferiore allo stipendio di un ospedaliero. Mentire, mentire, mentire: è stato questo l’ordine sui social, nel dibattito politico.
«Ovvio che non si può pensare di salvare l’Africa trasferendola in europa», conclude Scaini, «sarebbe stato come dire svuotare di persone il West Africa per guarire l’ebola. Ma si possono gradualmente portare avanti politiche di soccorso e politiche di riforma».
Nel 1893 ad Aigues Mortes, In Provenza, Francia meridionale ci fu un massacro di italiani compiuto da un gruppo di disoccupati francesi, caricati dall’odio verso quegli immigrati che rubavano il lavoro perché si accontentavano di salari da fame. A fermare la rabbia degli italiani contro francesi assassini di innocenti e dei francesi che consideravano gli italiani saccheggiatori di lavoro e che varcavano il confine per sporcare le loro strade e insidiare le loro donne, fu un socialista italiano, che mai come in questi anni risulta attuale piu che mai: Filippo Turati. Intervenne e mostrò che la soluzione cominciava con lo specchiarsi nelle miserie condivise. Invitò tutti i disperati in cerca di una nuova vita a provare ad avere «una sola testa e un solo cuore, una testa che conosca le cause della propria miseria e delle proprie divisioni e un cuore che lo spinga contro di esse. Allora finirà la baldoria dei patriottardi e le stragi fraterne fra lavoratori diverranno impossibili».
Tutto ciò che siamo, le nostre fragili democrazie, il diritto al voto, la libertà d’espressione, la libertà religiosa, la possibilità di leggere, ascoltare, manifestare, amare, tutto questo esiste perché i nostri diritti si fondando sulla libertà, sul rifiuto della guerra, sulle leggi. La storia della sinistra democratica nasce con il sogno concreto di liberare l’umanità dalla miseria e dall’ignoranza. Non può, in nome di una “concretezza”, tradire tutto ciò che è stata. Il silenzio della sinistra italiana è il suo requiem.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Io so che non è stata realizzata l'uguaglianza sostanziale, la piena occupazione e hanno detto che lo stato sociale è costoso. Chi voleva queste cose specie dopo l'89 è visto come un massimalista. Sull'immigrazione pare che non si possano vedere le cose con realismo se no uno è subito considerato di destra.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
E’ umanamente molto, molto, molto faticoso ammetterlo, ma il Piano studiato da SOROS e la CIA per demolire l’Europa, è diabolicamente efficace.
Applicato all’Italia, il Paese ritenuto decisamente l’anello più debole del sistema europeo, sta dando i suoi frutti.
Destra contro sinistra, sinistra contro sinistra, sta mettendo a dura prova il sistema.
‘A casa loro’? Andateci voi in quei lager in Libia e poi parlate
di Antonio Padellaro | 13 agosto 2017
•
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| 75
E allora dobbiamo”Accoglierli tutti”? La risposta è no. (…) Chi ha diritto alla protezione internazionale deve essere accolto e inserito in un percorso strutturato di integrazione, fatto di diritti e di doveri. Chi non ha diritto deve essere rimpatriato, in base alle leggi vigenti.
Laura Boldrini, “Repubblica”
La sera dell’11 luglio, su La7, Francesca Mannocchi, reporter che fa onore al giornalismo italiano, ha mostrato al pubblico di “In Onda” un documento sconvolgente. Immagini girate lo scorso febbraio in uno dei cosiddetti centri di detenzione per i “rimpatriati”, predisposti dal governo di Tripoli (con il consenso, par di capire, di quello di Haftar). In realtà, delle gabbie di lamiera (oggi arroventate dal sole) dove non accetteremmo di far dormire un cane, e al cui interno stipati e accatastati come sacchi di immondizia 1.500 esseri umani, numerosi i bambini, vegetano ventiquattr’ore su ventiquattro. Quando davanti a quello scempio Luca Telese e David Parenzo hanno tristemente citato la frase ferragostana: “Aiutiamoli a casa loro”, di cui tanto si riempie la bocca l’intero arco “umanitario”, da Salvini a Renzi ai 5Stelle, abbiamo pensato: prendiamoli in parola.
E dunque da questa piccola rubrica chiediamo al governo Gentiloni e ai ministri competenti dell’Interno Minniti e degli Esteri Alfano di pretendere dai vari governi libici la fine immediata di questo intollerabile schifo. Cominciando col dirne quattro a quel signor Fayez al-Sarraj, premier del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, che riceviamo con tutti gli onori a Roma e che finanziamo abbondantemente. Ci aspettiamo naturalmente che i teorici dell’aiutiamoli eccetera eccetera, facciano finalmente un bagno nella politica della realtà. Che non è fatta di comodi pistolotti scritti sulle nuvole su ciò che sarebbe buono e giusto, ma di soluzioni possibili e praticabili. Non ne avete una a portata di mano? Benissimo, allora carissimi Salvini, Renzi e Di Maio chiedete all’Unicef e alle organizzazioni umanitarie, che agiscono per quello che possono sul campo per alleviare tanta sofferenza, di guidarvi in quel girone infernale per poi riferirne in Parlamento per l’adozione di adeguati provvedimenti.
Cominci lei presidente Boldrini a scendere dal suo alto scranno istituzionale per andare a vedere con i suoi occhi cosa accade nei lager libici. Magari accompagnata dalla collega Mannocchi. E ci aiuti lei a rispondere, se può, a questa tremenda domanda: cos’è peggio, che affondino nel Mediterraneo o lasciarli spegnere nel caldo e nel tanfo aggrappati a una grata, ma “a casa loro”?
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... i-parlate/
Applicato all’Italia, il Paese ritenuto decisamente l’anello più debole del sistema europeo, sta dando i suoi frutti.
Destra contro sinistra, sinistra contro sinistra, sta mettendo a dura prova il sistema.
‘A casa loro’? Andateci voi in quei lager in Libia e poi parlate
di Antonio Padellaro | 13 agosto 2017
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E allora dobbiamo”Accoglierli tutti”? La risposta è no. (…) Chi ha diritto alla protezione internazionale deve essere accolto e inserito in un percorso strutturato di integrazione, fatto di diritti e di doveri. Chi non ha diritto deve essere rimpatriato, in base alle leggi vigenti.
Laura Boldrini, “Repubblica”
La sera dell’11 luglio, su La7, Francesca Mannocchi, reporter che fa onore al giornalismo italiano, ha mostrato al pubblico di “In Onda” un documento sconvolgente. Immagini girate lo scorso febbraio in uno dei cosiddetti centri di detenzione per i “rimpatriati”, predisposti dal governo di Tripoli (con il consenso, par di capire, di quello di Haftar). In realtà, delle gabbie di lamiera (oggi arroventate dal sole) dove non accetteremmo di far dormire un cane, e al cui interno stipati e accatastati come sacchi di immondizia 1.500 esseri umani, numerosi i bambini, vegetano ventiquattr’ore su ventiquattro. Quando davanti a quello scempio Luca Telese e David Parenzo hanno tristemente citato la frase ferragostana: “Aiutiamoli a casa loro”, di cui tanto si riempie la bocca l’intero arco “umanitario”, da Salvini a Renzi ai 5Stelle, abbiamo pensato: prendiamoli in parola.
E dunque da questa piccola rubrica chiediamo al governo Gentiloni e ai ministri competenti dell’Interno Minniti e degli Esteri Alfano di pretendere dai vari governi libici la fine immediata di questo intollerabile schifo. Cominciando col dirne quattro a quel signor Fayez al-Sarraj, premier del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, che riceviamo con tutti gli onori a Roma e che finanziamo abbondantemente. Ci aspettiamo naturalmente che i teorici dell’aiutiamoli eccetera eccetera, facciano finalmente un bagno nella politica della realtà. Che non è fatta di comodi pistolotti scritti sulle nuvole su ciò che sarebbe buono e giusto, ma di soluzioni possibili e praticabili. Non ne avete una a portata di mano? Benissimo, allora carissimi Salvini, Renzi e Di Maio chiedete all’Unicef e alle organizzazioni umanitarie, che agiscono per quello che possono sul campo per alleviare tanta sofferenza, di guidarvi in quel girone infernale per poi riferirne in Parlamento per l’adozione di adeguati provvedimenti.
Cominci lei presidente Boldrini a scendere dal suo alto scranno istituzionale per andare a vedere con i suoi occhi cosa accade nei lager libici. Magari accompagnata dalla collega Mannocchi. E ci aiuti lei a rispondere, se può, a questa tremenda domanda: cos’è peggio, che affondino nel Mediterraneo o lasciarli spegnere nel caldo e nel tanfo aggrappati a una grata, ma “a casa loro”?
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion
Quando le armate anglo-americane e quelle dell’armata rossa, arrivarono nei campi di sterminio nazisti, si trovarono di fronte ad uno spettacolo osceno, che passò alla storia come uno dei grandi crimini dell’umanità.
Passato lo shock, i militari cominciarono ad interrogare i civili, delle località in prossimità dei campi di sterminio.
Ma in quel momento sembravano tutti italiani.
“Non so, non ho visto, e se c’ero dormivo.”
Tedeschi e polacchi sapevano benissimo cosa succedeva al di la delle mura di cinta dei campi di sterminio.
Sapevano benissimo cos’era quel fumo maleodorante che usciva dai camini dei forni crematori.
Settantadue anni dopo la storia si ripete, ma questa volta in Italia.
Migranti
Msf, stop dopo le minacce: chi e perché vuole fermare i volontari
La polemica sulle organizzazioni non governative aiuta il governo italiano a nascondere il fallimento della sua azione diplomatica e politica in Libia. Se l'Italia fosse un'azienda privata avrebbe già licenziato il suo rappresentante per l'estero: il ministro Alfano ha gravissime colpe
di Fabrizio Gatti
12 agosto 2017
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L'effetto della campagna del governo contro le Ong è ormai evidente: togliere di mezzo la presenza (e i testimoni) delle organizzazioni non governative a ridosso delle acque territoriali libiche, per lasciare mano libera alla Guardia costiera di Tripoli ed eventualmente alla Marina militare italiana nel fermare i barconi e i gommoni carichi di profughi. Silvio Berlusconi e Roberto Maroni le chiamavano con orgoglio operazioni di respingimento, perché questo portava loro voti. Il ministro dell’Interno, Marco Minniti e il Pd le definiscono più laicamente operazioni di soccorso. Ma della stessa operazione si tratta.
In sostanza, stiamo consegnando un’altra volta alla Libia il totale monopolio dell’arma degli sbarchi, senza preoccuparci troppo di quello che accade più a Sud nei luoghi d’origine dell’emigrazione. Finita l’estate, spenta questa esagerata polemica sugli interventi umanitari, scopriremo che il problema va oltre le Ong. Ed è ben più grave, come l’eredità degli anni scorsi ci insegna. A meno che non vogliamo consolarci con alcune migliaia di arrivi in meno, come l’andamento del 2017 sembra annunciare.
GLI EFFETTI COLLATERALI
È evidente che l’Italia non possa farsi carico da sola ogni anno dell’accoglienza e dell’integrazione di 180 mila persone, di cui gran parte uomini in giovane età. Ed è indispensabile e auspicabile cercare soluzioni anche a breve termine. Ma se sono aumentate le partenze dalla Libia, non è certo per la presenza nel Mediterraneo degli spavaldi attivisti tedeschi di “Jugend Rettet” sotto inchiesta per aver avuto, secondo la Procura di Trapani, rapporti fin troppo ravvicinati con i trafficanti. E non è nemmeno colpa di organizzazioni che si sono sempre coordinate con la Guardia costiera, come “Medici senza frontiere” o “Save the children”.
Perfino il codice di comportamento voluto da Minniti è un falso problema: il ministero dell’Interno ha sempre avuto il desiderio di dividere il volontariato tra mansueti da premiare e rompiscatole da allontanare, tra quanti sono disposti a chiudere un occhio e quanti si dimostrano rigorosi nel rispetto delle norme. Lo si è visto nel 2013 nel centro di accoglienza di Lampedusa: per diversi giorni alcuni volontari del progetto governativo “Praesidium” hanno tollerato il fatto che intere famiglie con i loro bambini piccoli venissero tenute a dormire sotto gli alberi, mentre la notte i cani randagi urinavano sulle loro coperte. Anche per questo bene fa “Medici senza frontiere” a rispettare la sua neutralità e a non voler prendere a bordo agenti armati. Un codice di condotta simile a quello imposto dal Viminale oggi metterebbe fuori gioco perfino Henry Dunant, il fondatore della Croce Rossa e primo premio Nobel per la pace.
Non dobbiamo però sottovalutare gli effetti collaterali. Fin dove si spingeranno i barconi senza più la presenza costante delle Ong al largo della Libia? Fin dove arriveranno i cadaveri dispersi in mare? È sempre la cronaca del 2013, prima dell’arrivo delle organizzazioni umanitarie e prima dell’impiego della Marina con l’operazione “Mare nostrum”, a suggerirci una risposta: 13 annegati davanti ai turisti sulla spiaggia di Sampieri in Sicilia il 30 settembre; 366 annegati davanti a Cala Madonna a Lampedusa il 3 ottobre; 268 annegati a 60 miglia a Sud di Lampedusa l’11 ottobre.
IL CORRIDOIO UMANITARIO
Dopo la fine di “Mare nostrum”, l’apertura del corridoio umanitario delle Ong ha ridimensionato l’impiego delle navi cargo nelle operazioni di soccorso: con un conseguente beneficio sui costi e i tempi dei commerci nel Mediterraneo. L’unica alternativa, la prassi adottata dall’Italia fino al 2013, coinvolge invece il traffico commerciale. Ed è spiegata proprio nelle comunicazioni che accompagnano i presunti ritardi, prima del naufragio dell’11 ottobre di quell’anno. Dice al telefono un ufficiale della Guardia costiera italiana alla collega maltese che chiede l’intervento della Libra, il pattugliatore della nostra Marina: «Penso che sia una buona idea cominciare a coinvolgere anche una nave commerciale... Di solito noi lavoriamo in questo modo. Impieghiamo le nostre unità più grandi per avvistare (i barconi). E dopo se ci sono navi commerciali, noi preferiamo impiegare quelle e poi organizzare incontri con i nostri pattugliatori più piccoli. Perché noi non vogliamo perdere l’area... Bene, penso che il capo deve provare a trovare una nave commerciale».
L’assurda procedura quel giorno si conclude con una strage di profughi siriani, tra cui sessanta bambini, rimasti per cinque ore in inutile attesa sul peschereccio che stava affondando. Nave Libra ad appena una decina di miglia, meno di un’ora di navigazione, era stata mandata a nascondersi: nonostante nessuna nave commerciale fosse arrivata nelle vicinanze.
Se questa tornerà a essere la prassi, avremo forse qualche arrivo da vivi in meno. Ma probabilmente molti cadaveri sulle nostre spiagge in più.
BOCCIATI IN FRANCESE
La polemica sulle Ong aiuta soprattutto il governo italiano a nascondere il fallimento della sua azione diplomatica e politica in Libia. A fine luglio il presidente francese Emmanuel Macron ha sgambettato l’Italia e portato a un (fragile) accordo il premier di Tripoli, Fayez al Serraj, sostenuto dall’Onu e da Roma e il signore della guerra di Bengasi, il generale Khalifa Haftar, sostenuto da Parigi.
Se Palazzo Chigi fosse un’azienda privata, andrebbe licenziato il rappresentante per l’estero. Il ministro Angelino Alfano infatti avrebbe potuto fare di più: dal primo gennaio al 30 giugno è stato una sola volta a Tripoli, una sola volta a Tunisi e mai, proprio mai, in almeno uno dei tanti Paesi africani o asiatici che con i loro cittadini impegnano così intensamente il nostro bilancio statale tra soccorsi e accoglienza. Lo confermano i piani di volo dell’aereo usato da Alfano.
Il suo omologo francese, il socialista Jean-Yves Le Drian, artefice del vertice Serraj-Haftar di fine luglio, è invece stato trentadue volte in Africa come ministro della Difesa nel precedente governo. E dal 17 maggio di quest’anno, giorno della sua nomina agli Esteri, ha già visitato Tunisia, Algeria, Egitto, Stati subsahariani, Emirati, Arabia Saudita e Qatar per preparare il consenso allo “sbarco” francese in Libia.
Il generale Haftar cura da tempo gli interessi di Parigi nel tentativo di sottrarre all’influenza italiana i pozzi e i terminal della Mezzaluna petrolifera in Cirenaica, nell’Est. L’Eni rischia così di perdere alcuni futuri contratti. La pace con il premier di Tripoli, che a Ovest guida il Governo di accordo nazionale, però non è detto che regga. Solo l’annuncio italiano di inviare la nave militare “Comandante Borsini” in acque libiche per assistere la locale Guardia costiera contro i trafficanti di uomini, così come avrebbe richiesto Serraj, ha messo d’accordo tutte le fazioni.
Lo stesso vice di Serraj, Fathi Al-Majbari: «È una violazione della sovranità della Libia e degli accordi in vigore. L’azione di Serraj non rappresenta il governo». Il figlio del dittatore Muhammar Gheddafi, Saif al Islam, tornato libero due mesi fa: «È un’operazione coloniale». Lo stato maggiore di Haftar: «Bombarderemo le navi italiane». Un bel pasticcio diplomatico.
IL MERCATO DEGLI SCHIAVI
Se il governo di Paolo Gentiloni si prende la responsabilità di consegnare i profughi alle autorità di Tripoli, bisogna ricordare che la Libia continua a essere un Paese in guerra che non ha mai firmato le convenzioni sui rifugiati. E che per questo l’Italia è già stata condannata in passato, dopo gli accordi tra Gheddafi e Berlusconi, da risoluzioni del Parlamento europeo che avevano vietato i respingimenti. Basta leggere gli ultimi rapporti dello Iom, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, che non è una Ong ma un organismo intergovernativo costituito da 166 Stati membri.
Uno dei dossier più drammatici è della primavera scorsa. Denuncia il mercato degli schiavi allestito in un parcheggio a Sebha, nel Sud della Paese, lungo la rotta che dal Niger sale verso il Mediterraneo: «I migranti subsahariani vengono venduti e comprati dai libici, con l’aiuto di trafficanti ghaniani e nigeriani che lavorano per loro».
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© Riproduzione riservata 12 agosto 2017
Passato lo shock, i militari cominciarono ad interrogare i civili, delle località in prossimità dei campi di sterminio.
Ma in quel momento sembravano tutti italiani.
“Non so, non ho visto, e se c’ero dormivo.”
Tedeschi e polacchi sapevano benissimo cosa succedeva al di la delle mura di cinta dei campi di sterminio.
Sapevano benissimo cos’era quel fumo maleodorante che usciva dai camini dei forni crematori.
Settantadue anni dopo la storia si ripete, ma questa volta in Italia.
Migranti
Msf, stop dopo le minacce: chi e perché vuole fermare i volontari
La polemica sulle organizzazioni non governative aiuta il governo italiano a nascondere il fallimento della sua azione diplomatica e politica in Libia. Se l'Italia fosse un'azienda privata avrebbe già licenziato il suo rappresentante per l'estero: il ministro Alfano ha gravissime colpe
di Fabrizio Gatti
12 agosto 2017
L'effetto della campagna del governo contro le Ong è ormai evidente: togliere di mezzo la presenza (e i testimoni) delle organizzazioni non governative a ridosso delle acque territoriali libiche, per lasciare mano libera alla Guardia costiera di Tripoli ed eventualmente alla Marina militare italiana nel fermare i barconi e i gommoni carichi di profughi. Silvio Berlusconi e Roberto Maroni le chiamavano con orgoglio operazioni di respingimento, perché questo portava loro voti. Il ministro dell’Interno, Marco Minniti e il Pd le definiscono più laicamente operazioni di soccorso. Ma della stessa operazione si tratta.
In sostanza, stiamo consegnando un’altra volta alla Libia il totale monopolio dell’arma degli sbarchi, senza preoccuparci troppo di quello che accade più a Sud nei luoghi d’origine dell’emigrazione. Finita l’estate, spenta questa esagerata polemica sugli interventi umanitari, scopriremo che il problema va oltre le Ong. Ed è ben più grave, come l’eredità degli anni scorsi ci insegna. A meno che non vogliamo consolarci con alcune migliaia di arrivi in meno, come l’andamento del 2017 sembra annunciare.
GLI EFFETTI COLLATERALI
È evidente che l’Italia non possa farsi carico da sola ogni anno dell’accoglienza e dell’integrazione di 180 mila persone, di cui gran parte uomini in giovane età. Ed è indispensabile e auspicabile cercare soluzioni anche a breve termine. Ma se sono aumentate le partenze dalla Libia, non è certo per la presenza nel Mediterraneo degli spavaldi attivisti tedeschi di “Jugend Rettet” sotto inchiesta per aver avuto, secondo la Procura di Trapani, rapporti fin troppo ravvicinati con i trafficanti. E non è nemmeno colpa di organizzazioni che si sono sempre coordinate con la Guardia costiera, come “Medici senza frontiere” o “Save the children”.
Perfino il codice di comportamento voluto da Minniti è un falso problema: il ministero dell’Interno ha sempre avuto il desiderio di dividere il volontariato tra mansueti da premiare e rompiscatole da allontanare, tra quanti sono disposti a chiudere un occhio e quanti si dimostrano rigorosi nel rispetto delle norme. Lo si è visto nel 2013 nel centro di accoglienza di Lampedusa: per diversi giorni alcuni volontari del progetto governativo “Praesidium” hanno tollerato il fatto che intere famiglie con i loro bambini piccoli venissero tenute a dormire sotto gli alberi, mentre la notte i cani randagi urinavano sulle loro coperte. Anche per questo bene fa “Medici senza frontiere” a rispettare la sua neutralità e a non voler prendere a bordo agenti armati. Un codice di condotta simile a quello imposto dal Viminale oggi metterebbe fuori gioco perfino Henry Dunant, il fondatore della Croce Rossa e primo premio Nobel per la pace.
Non dobbiamo però sottovalutare gli effetti collaterali. Fin dove si spingeranno i barconi senza più la presenza costante delle Ong al largo della Libia? Fin dove arriveranno i cadaveri dispersi in mare? È sempre la cronaca del 2013, prima dell’arrivo delle organizzazioni umanitarie e prima dell’impiego della Marina con l’operazione “Mare nostrum”, a suggerirci una risposta: 13 annegati davanti ai turisti sulla spiaggia di Sampieri in Sicilia il 30 settembre; 366 annegati davanti a Cala Madonna a Lampedusa il 3 ottobre; 268 annegati a 60 miglia a Sud di Lampedusa l’11 ottobre.
IL CORRIDOIO UMANITARIO
Dopo la fine di “Mare nostrum”, l’apertura del corridoio umanitario delle Ong ha ridimensionato l’impiego delle navi cargo nelle operazioni di soccorso: con un conseguente beneficio sui costi e i tempi dei commerci nel Mediterraneo. L’unica alternativa, la prassi adottata dall’Italia fino al 2013, coinvolge invece il traffico commerciale. Ed è spiegata proprio nelle comunicazioni che accompagnano i presunti ritardi, prima del naufragio dell’11 ottobre di quell’anno. Dice al telefono un ufficiale della Guardia costiera italiana alla collega maltese che chiede l’intervento della Libra, il pattugliatore della nostra Marina: «Penso che sia una buona idea cominciare a coinvolgere anche una nave commerciale... Di solito noi lavoriamo in questo modo. Impieghiamo le nostre unità più grandi per avvistare (i barconi). E dopo se ci sono navi commerciali, noi preferiamo impiegare quelle e poi organizzare incontri con i nostri pattugliatori più piccoli. Perché noi non vogliamo perdere l’area... Bene, penso che il capo deve provare a trovare una nave commerciale».
L’assurda procedura quel giorno si conclude con una strage di profughi siriani, tra cui sessanta bambini, rimasti per cinque ore in inutile attesa sul peschereccio che stava affondando. Nave Libra ad appena una decina di miglia, meno di un’ora di navigazione, era stata mandata a nascondersi: nonostante nessuna nave commerciale fosse arrivata nelle vicinanze.
Se questa tornerà a essere la prassi, avremo forse qualche arrivo da vivi in meno. Ma probabilmente molti cadaveri sulle nostre spiagge in più.
BOCCIATI IN FRANCESE
La polemica sulle Ong aiuta soprattutto il governo italiano a nascondere il fallimento della sua azione diplomatica e politica in Libia. A fine luglio il presidente francese Emmanuel Macron ha sgambettato l’Italia e portato a un (fragile) accordo il premier di Tripoli, Fayez al Serraj, sostenuto dall’Onu e da Roma e il signore della guerra di Bengasi, il generale Khalifa Haftar, sostenuto da Parigi.
Se Palazzo Chigi fosse un’azienda privata, andrebbe licenziato il rappresentante per l’estero. Il ministro Angelino Alfano infatti avrebbe potuto fare di più: dal primo gennaio al 30 giugno è stato una sola volta a Tripoli, una sola volta a Tunisi e mai, proprio mai, in almeno uno dei tanti Paesi africani o asiatici che con i loro cittadini impegnano così intensamente il nostro bilancio statale tra soccorsi e accoglienza. Lo confermano i piani di volo dell’aereo usato da Alfano.
Il suo omologo francese, il socialista Jean-Yves Le Drian, artefice del vertice Serraj-Haftar di fine luglio, è invece stato trentadue volte in Africa come ministro della Difesa nel precedente governo. E dal 17 maggio di quest’anno, giorno della sua nomina agli Esteri, ha già visitato Tunisia, Algeria, Egitto, Stati subsahariani, Emirati, Arabia Saudita e Qatar per preparare il consenso allo “sbarco” francese in Libia.
Il generale Haftar cura da tempo gli interessi di Parigi nel tentativo di sottrarre all’influenza italiana i pozzi e i terminal della Mezzaluna petrolifera in Cirenaica, nell’Est. L’Eni rischia così di perdere alcuni futuri contratti. La pace con il premier di Tripoli, che a Ovest guida il Governo di accordo nazionale, però non è detto che regga. Solo l’annuncio italiano di inviare la nave militare “Comandante Borsini” in acque libiche per assistere la locale Guardia costiera contro i trafficanti di uomini, così come avrebbe richiesto Serraj, ha messo d’accordo tutte le fazioni.
Lo stesso vice di Serraj, Fathi Al-Majbari: «È una violazione della sovranità della Libia e degli accordi in vigore. L’azione di Serraj non rappresenta il governo». Il figlio del dittatore Muhammar Gheddafi, Saif al Islam, tornato libero due mesi fa: «È un’operazione coloniale». Lo stato maggiore di Haftar: «Bombarderemo le navi italiane». Un bel pasticcio diplomatico.
IL MERCATO DEGLI SCHIAVI
Se il governo di Paolo Gentiloni si prende la responsabilità di consegnare i profughi alle autorità di Tripoli, bisogna ricordare che la Libia continua a essere un Paese in guerra che non ha mai firmato le convenzioni sui rifugiati. E che per questo l’Italia è già stata condannata in passato, dopo gli accordi tra Gheddafi e Berlusconi, da risoluzioni del Parlamento europeo che avevano vietato i respingimenti. Basta leggere gli ultimi rapporti dello Iom, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, che non è una Ong ma un organismo intergovernativo costituito da 166 Stati membri.
Uno dei dossier più drammatici è della primavera scorsa. Denuncia il mercato degli schiavi allestito in un parcheggio a Sebha, nel Sud della Paese, lungo la rotta che dal Niger sale verso il Mediterraneo: «I migranti subsahariani vengono venduti e comprati dai libici, con l’aiuto di trafficanti ghaniani e nigeriani che lavorano per loro».
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