Francesco un papa ...Cristiano!
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
IlFattoQuotidiano.it / Archivio
Dionigi Tettamanzi morto. Papa Francesco: “Uno dei pastori più amabili ed amati”
di F. Q. | 5 agosto 2017
Archivio
A ricordare l'arcivescovo di Milano anche don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione 'Casa della carità'. "Guida di cui abbiamo sentito sempre la vicinanza". De Bortoli: "Aveva una buona parola per tutti". Sala: "Uno dei protagonisti della storia di Milano"
di F. Q. | 5 agosto 2017
• 58
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Più informazioni su: Dionigi Tettamanzi, Milano
Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano dal 2002 al 2011, si è spento nella Villa Sacro Cuore, la ‘Casa di spiritualità della Diocesi’, a Triuggio, in Brianza. Aveva 83 anni ed era malato da tempo. È morto non lontano da Renate, il paese dove era nato il 14 marzo 1934 e dove si era ritirato dopo il mandato. Accanto al cardinale c’erano i familiari e Marina, la storica assistente.
Ieri il cardinale Angelo Scola e il neo eletto arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, avevano diffuso una nota per spiegare che le condizioni di Tettamanzi si erano “particolarmente aggravate” e per invitare la comunità diocesana a pregare per lui. Il cardinale Scola ha ricordato l’ex arcivescovo di Milano come una “grande perdita per la Chiesa milanese e per tutta la Chiesa universale”. Un uomo che ha servito “come esperto i Papi e la Santa Sede”. La sua era una “personalità umile, sorridente, appassionata ai rapporti”, ha sottolineato Scola. A ricordarlo interviene don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione ‘Casa della carità’, secondo cui “è stato davvero un pastore buono, una guida di cui abbiamo sentito sempre la vicinanza. Ma soprattutto è stato come un padre, co-fondatore della Casa della carità insieme al cardinal Martini, che ha aperto il nostro cammino e lo ricordiamo con affetto“.
Il Papa ha inviato un messaggio di vicinanza ai familiari e alla diocesi di Milano per la scomparsa del cardinale “tra i pastori più amabili ed amati“. In un telegramma firmato personalmente dal Pontefice, e indirizzato al cardinale Angelo Scola e a mons. Mario Delpini, il Papa ha scritto di pensare all’ex arcivescovo “con affetto e ricordo con gratitudine l’intensa opera culturale e pastorale profusa” da questo “benemerito fratello” che ha “testimoniato con gioia il vangelo e servito docilmente la Chiesa”. Papa Francesco ha ricordato Tettamanzi come “pastore sollecito, totalmente dedito alle necessità e al bene dei sacerdoti e dei fedeli tutti, con una peculiare attenzione ai temi della famiglia, del matrimonio e della bioetica, dei quali era particolarmente esperto”.
Per il sindaco di Milano Beppe Sala, invece, “con Tettamanzi scompare uno dei protagonisti della storia religiosa e sociale di Milano. Il Cardinale ha orientato l’impegnativa eredità di Carlo Maria Martini nella rivitalizzazione della tradizione ambrosiana dell’accoglienza e della solidarietà. Ha affrontato la critica di tanti rimettendo profeticamente le nostre coscienze a confronto con i problemi di chi non ha nulla. A Milano il compito di seguire sempre il suo insegnamento“. “Cordoglio e dolore” anche da parte del il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, che parla di Tettamanzi come di “arcivescovo degli ‘ultimi'”.
Ferruccio de Bortoli
✔ @DeBortoliF
Dolore per la morte del cardinale #Tettamanzi, grande arcivescovo di Milano, persona mite. Ascoltava tutti, aveva una buona parola per tutti
11:55 AM - Aug 5, 2017
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17 17 Replies
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395 395 likes
Anche l’ex primo cittadino di Milano Giuliano Pisapia esprime il suo cordoglio per la scomparsa del cardinale, da lui definito una “guida spirituale con la quale mi sono costantemente confrontato, sempre attento agli ultimi, ai più deboli e a chi aveva bisogno, senza alcuna distinzione. Un uomo che non ha mai rinunciato ai suoi principi e alla difesa dei suoi valori, e che per questo è entrato per sempre nel cuore di tutti i milanesi”. Pisapia ha anche ricordato di avergli conferito “la Grande Medaglia d’oro del Comune di Milano nel primo anno del mio mandato da sindaco. Il suo insegnamento rimarrà indelebile per tutta la nostra comunità”.
Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria nazionale del Pd ha twittato in ricordo dell’impegno “pastorale per Milano e per l’Italia e della sua attenzione particolare agli ultimi”. A sottolineare l’impegno per gli “ultimi” del cardinale scomparso è anche il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni. “Esprimo dolore e cordoglio per la scomparsa di Dionigi Tettamanzi – ha scritto sui social, concludendo – Riposi in pace”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08 ... i/3777013/
Dionigi Tettamanzi morto. Papa Francesco: “Uno dei pastori più amabili ed amati”
di F. Q. | 5 agosto 2017
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A ricordare l'arcivescovo di Milano anche don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione 'Casa della carità'. "Guida di cui abbiamo sentito sempre la vicinanza". De Bortoli: "Aveva una buona parola per tutti". Sala: "Uno dei protagonisti della storia di Milano"
di F. Q. | 5 agosto 2017
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Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano dal 2002 al 2011, si è spento nella Villa Sacro Cuore, la ‘Casa di spiritualità della Diocesi’, a Triuggio, in Brianza. Aveva 83 anni ed era malato da tempo. È morto non lontano da Renate, il paese dove era nato il 14 marzo 1934 e dove si era ritirato dopo il mandato. Accanto al cardinale c’erano i familiari e Marina, la storica assistente.
Ieri il cardinale Angelo Scola e il neo eletto arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, avevano diffuso una nota per spiegare che le condizioni di Tettamanzi si erano “particolarmente aggravate” e per invitare la comunità diocesana a pregare per lui. Il cardinale Scola ha ricordato l’ex arcivescovo di Milano come una “grande perdita per la Chiesa milanese e per tutta la Chiesa universale”. Un uomo che ha servito “come esperto i Papi e la Santa Sede”. La sua era una “personalità umile, sorridente, appassionata ai rapporti”, ha sottolineato Scola. A ricordarlo interviene don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione ‘Casa della carità’, secondo cui “è stato davvero un pastore buono, una guida di cui abbiamo sentito sempre la vicinanza. Ma soprattutto è stato come un padre, co-fondatore della Casa della carità insieme al cardinal Martini, che ha aperto il nostro cammino e lo ricordiamo con affetto“.
Il Papa ha inviato un messaggio di vicinanza ai familiari e alla diocesi di Milano per la scomparsa del cardinale “tra i pastori più amabili ed amati“. In un telegramma firmato personalmente dal Pontefice, e indirizzato al cardinale Angelo Scola e a mons. Mario Delpini, il Papa ha scritto di pensare all’ex arcivescovo “con affetto e ricordo con gratitudine l’intensa opera culturale e pastorale profusa” da questo “benemerito fratello” che ha “testimoniato con gioia il vangelo e servito docilmente la Chiesa”. Papa Francesco ha ricordato Tettamanzi come “pastore sollecito, totalmente dedito alle necessità e al bene dei sacerdoti e dei fedeli tutti, con una peculiare attenzione ai temi della famiglia, del matrimonio e della bioetica, dei quali era particolarmente esperto”.
Per il sindaco di Milano Beppe Sala, invece, “con Tettamanzi scompare uno dei protagonisti della storia religiosa e sociale di Milano. Il Cardinale ha orientato l’impegnativa eredità di Carlo Maria Martini nella rivitalizzazione della tradizione ambrosiana dell’accoglienza e della solidarietà. Ha affrontato la critica di tanti rimettendo profeticamente le nostre coscienze a confronto con i problemi di chi non ha nulla. A Milano il compito di seguire sempre il suo insegnamento“. “Cordoglio e dolore” anche da parte del il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, che parla di Tettamanzi come di “arcivescovo degli ‘ultimi'”.
Ferruccio de Bortoli
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Dolore per la morte del cardinale #Tettamanzi, grande arcivescovo di Milano, persona mite. Ascoltava tutti, aveva una buona parola per tutti
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Anche l’ex primo cittadino di Milano Giuliano Pisapia esprime il suo cordoglio per la scomparsa del cardinale, da lui definito una “guida spirituale con la quale mi sono costantemente confrontato, sempre attento agli ultimi, ai più deboli e a chi aveva bisogno, senza alcuna distinzione. Un uomo che non ha mai rinunciato ai suoi principi e alla difesa dei suoi valori, e che per questo è entrato per sempre nel cuore di tutti i milanesi”. Pisapia ha anche ricordato di avergli conferito “la Grande Medaglia d’oro del Comune di Milano nel primo anno del mio mandato da sindaco. Il suo insegnamento rimarrà indelebile per tutta la nostra comunità”.
Lorenzo Guerini, coordinatore della segreteria nazionale del Pd ha twittato in ricordo dell’impegno “pastorale per Milano e per l’Italia e della sua attenzione particolare agli ultimi”. A sottolineare l’impegno per gli “ultimi” del cardinale scomparso è anche il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni. “Esprimo dolore e cordoglio per la scomparsa di Dionigi Tettamanzi – ha scritto sui social, concludendo – Riposi in pace”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08 ... i/3777013/
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Caro Francesco,
prova a mettere in secondo piano quello che fà Maduro, e concentrarti di più su quello che stanno combinando gli abitanti "della bella ed amata Italia".
La classe politica disattende da tempo immemore il settimo Comandamento:
NON RUBARE
Evvabbè, sarà dura a porci rimedio.
I tricolori disattendono da tempo il sesto e il nono Comandamento:
NON COMMETTERE ADULTERIO
NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI
e su quest'ultimo si registra la concorrenza dei tuoi sacerdoti.
Evvabbè, và così.
Ma sul quinto comandamento, che si sta propagando a dismisura giorno dopo giorno non puoi non porre rimedio:
5° NON UCCIDERE
Solo nelle ultime ore, come ha riportato quel pettegolo di Dagostino:
7 ago 2017 18:04
IL CALDO DA’ ALLA TESTA
- IN SARDEGNA UN UOMO UCCIDE LA SUOCERA A COLTELLATE E FERISCE GRAVEMENTE LA MOGLIE
- A BERGAMO, UN GIOVANE HA ACCOLTELLATO A MORTE IL PATRIGNO E FERITO SUA MADRE
Nessuna religione può tollerare la morte di esseri umani, neppure quella degli atei.
Prova a fare qualcosa Tu, per porre rimedio a questo scempio, perchè se aspettiamo la classe politica italiana non rimarrà più nello Stivalone nessun natio.
Grazie
prova a mettere in secondo piano quello che fà Maduro, e concentrarti di più su quello che stanno combinando gli abitanti "della bella ed amata Italia".
La classe politica disattende da tempo immemore il settimo Comandamento:
NON RUBARE
Evvabbè, sarà dura a porci rimedio.
I tricolori disattendono da tempo il sesto e il nono Comandamento:
NON COMMETTERE ADULTERIO
NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI
e su quest'ultimo si registra la concorrenza dei tuoi sacerdoti.
Evvabbè, và così.
Ma sul quinto comandamento, che si sta propagando a dismisura giorno dopo giorno non puoi non porre rimedio:
5° NON UCCIDERE
Solo nelle ultime ore, come ha riportato quel pettegolo di Dagostino:
7 ago 2017 18:04
IL CALDO DA’ ALLA TESTA
- IN SARDEGNA UN UOMO UCCIDE LA SUOCERA A COLTELLATE E FERISCE GRAVEMENTE LA MOGLIE
- A BERGAMO, UN GIOVANE HA ACCOLTELLATO A MORTE IL PATRIGNO E FERITO SUA MADRE
Nessuna religione può tollerare la morte di esseri umani, neppure quella degli atei.
Prova a fare qualcosa Tu, per porre rimedio a questo scempio, perchè se aspettiamo la classe politica italiana non rimarrà più nello Stivalone nessun natio.
Grazie
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
Il Dizionario dei Modi di Dire
Hoepli Editore
per il detto : Vivere come un papa, riporta.
PAPA
stare come un papa
• • Condurre una vita molto comoda e agiata, come si suppone sia quella di un alto personaggio come il papa.
• Var.: stare da papa; vivere come un papa
Non credo proprio che questo detto, al di la del credo religioso o meno, si possa applicare a Francesco.
IlFattoQuotidiano.it / Cronaca
L'analisi di Francesco Antonio Grana
Vaticano, Francesco: “Pedofilia, assoluta mostruosità”. Il Papa intrappolato tra buone intenzioni e riforme poco incisive
17 agosto 2017
Da un lato i tanti mea culpa accompagnati da gesti forti come quello di celebrare la messa con alcune vittime degli abusi. Dall’altro la forte opposizione, soprattutto all’interno della Curia romana, nella politica di tolleranza zero
17 agosto 2017
49
• 592
•
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Più informazioni su: Analisi, Papa Francesco, Pedofilia, Vaticano
È la pedofilia il nodo cruciale del pontificato di Papa Francesco. Da un lato i tanti mea culpa accompagnati da gesti forti come quello di celebrare la messa con alcune vittime degli abusi. Dall’altro la forte opposizione, soprattutto all’interno della Curia romana, nella politica di tolleranza zero. Emblematiche in questa direzione sono state prima le dimissioni delle due vittime degli abusi, Peter Saunders e Marie Collins, dalla Pontificia Commissione per la tutela dei minori istituita proprio da Bergoglio. E poi il processo al cardinale australiano George Pell, prefetto della Segreteria per l’economia, accusato nel suo Paese da una commissione d’inchiesta nazionale di aver stuprato alcuni bambini oltre ad aver coperto decine e decine di sacerdoti pedofili quando era arcivescovo di Melbourne.
Infine, il licenziamento del cardinale Gerhard Ludwig Müller dal ruolo di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il dicastero vaticano che si occupa anche dei processi a preti e vescovi pedofili. Proprio Müller, mandato da Bergoglio in pensione a 69 anni e mezzo, ben cinque anni prima rispetto all’età canonica delle dimissioni, era stato indicato dalla Collins come il principale oppositore all’opera di contrasto della pedofilia messa in atto dalla Pontificia Commissione per la tutela dei minori.
La pubblicazione anche in Germania – in Italia era uscito nel febbraio 2017 – del volume di una vittima di abusi, Daniel Pittet, ha riacceso il dibattito su quanto concretamente siano state efficaci le riforme contro la pedofilia messe in atto da Francesco. È proprio il Papa latinoamericano a firmare la prefazione del volume intitolato La perdono, Padre, in Italia edito da Piemme, nel quale l’autore, uno svizzero oggi 57enne, racconta di essere stato vittima degli abusi di un frate cappuccino da quando aveva 9 anni fino al compimento dei 13.
Le parole di Francesco, che condanna la pedofilia come “un’assoluta mostruosità”, fanno eco ai tanti anatemi di quella che più volte Bergoglio ha definito una vera e propria “messa nera”. Eppure dopo oltre quatto anni di pontificato è indubbio che la lotta agli abusi attraversa ora una fase di ripartenza, soprattutto dopo la rimozione di Müller dalla guida dell’ex Sant’Uffizio. Al Papa e al cardinale di Boston, il cappuccino Sean Patrick O’Malley, era sembrata un’ottima idea nominare all’interno della Pontificia Commissione per la tutela dei minori due vittime di abusi. Ma era anche abbastanza prevedibile che sia Saunders che la Collins non avrebbero mai accettato di fare le comparse in un’operazione maquillage.
Le loro critiche, al momento di rassegnare le dimissioni, sono state chiare contro le resistenze attuate dalla Curia romana anche sotto il pontificato riformatore di Francesco. Entrambi hanno evidenziato le intenzioni sincere di Bergoglio nella lotta alla pedofilia, pur sottolineando però, con enorme amarezza, che ancora oggi le vittime degli abusi che scrivono in Vaticano non ricevono risposta e non vengono credute. L’atteggiamento, ancora abbastanza radicato, soprattutto nell’episcopato cattolico, è quello di considerare queste lettere delle calunnie contro i preti e cercare di mettere tutto sotto silenzio procedendo, se il clamore tende ad aumentare, a spostare i sacerdoti accusati da una parrocchia all’altra.
Un sistema che è andato avanti per decenni e che ha coperto migliaia di abusi in tutto il mondo. Scandalosi, solo per fare alcuni esempi più eclatanti, sono stati gli episodi emersi nell’arcidiocesi di Boston con san Giovanni Paolo II che fu costretto a rimuovere l’allora arcivescovo, il cardinale Bernard Francis Law, trasferito a Roma senza subire alcuna punizione. Così come la piaga della pedofilia deflagrata in modo impressionante in Irlanda tanto da costringere Benedetto XVI a scrivere una lettera di scuse ai cattolici del Paese.
E ancora la doppia vita, definita “immorale” proprio dal Papa tedesco, di padre Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo, la congregazione religiosa che ancora oggi vanta il maggior numero di vocazioni nel mondo. Ma anche la vicenda dell’ex nunzio Jozef Wesolowski, morto in Vaticano mentre era sotto processo penale per pedofilia e pedopornografia, ed era stato già ridotto da Francesco allo stato laicale dopo due condanne canoniche.
Infine, l’ultimo scandalo emerso recentemente con la scoperta che, nell’arco di oltre 40 anni, 547 bambini del Regensburger Domspatzen, il coro del Duomo di Ratisbona, hanno subito violenze fisiche e 67 di loro anche abusi sessuali. Una vicenda che ha coinvolto anche il fratello maggiore di Benedetto XVI, monsignor Georg Ratzinger, oggi 93enne, che di quel coro è stato direttore per 30 anni. Anche se il presule ha sempre dichiarato di non essere mai stato a conoscenza degli abusi sessuali, ammettendo invece di aver ricevuto confidenze dai bambini su alcune violenze fisiche subite dal rettore e da altri educatori del Convitto dove alloggiavano e di aver dato anche lui qualche scappellotto.
Tutte vicende che interrogano su quale siano i risultati concreti della lotta alla pedofilia nella Chiesa cattolica. Il 26 luglio 2017 il cardinale Pell si è presentato davanti ai magistrati australiani che lo accusano e, in un’udienza durata in totale 6 minuti, ha ribadito, come era del resto prevedibile, la sua totale innocenza. Il processo continuerà ed è immaginabile che subito dopo l’estate sarà emessa la sentenza. Nel frattempo Francesco ha “congedato” il porporato dal suo incarico nella Curia romana in attesa di conoscere cosa decideranno i magistrati australiani. Mai prima d’ora un cardinale era stato accusato di aver commesso in prima persona abusi sessuali su minori.
In Vaticano c’è chi da tempo aveva considerato a dir poco inopportuna, se non addirittura sbagliata, la scelta di Francesco, fatta appena un mese dopo la sua elezione, di nominare Pell nel Consiglio di cardinali, composto da 9 membri, che lo aiutano nel governo della Chiesa e nella riforma della Curia romana. Una vera e propria bomba a orologeria dalla quale si era salvato in calcio d’angolo perfino Benedetto XVI che, nel 2010, aveva pensato proprio al porporato australiano per il ruolo delicatissimo di prefetto della Congregazione per i vescovi.
Bergoglio, però, ha deciso diversamente affidando proprio a Pell la regia delle riforme economiche della Santa Sede. La speranza è che il processo al porporato, che è già in età da pensione avendo compiuto 76 anni, e il licenziamento di Müller consentiranno ora al Papa, liberato di questi pesanti e ingombranti fardelli, di far ripartire con maggiore incisività il contrasto della pedofilia. Non è in gioco solo la credibilità del suo pontificato, ma dell’intera Chiesa cattolica.
@FrancescoGrana
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08 ... e/3797377/
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PAPA
stare come un papa
• • Condurre una vita molto comoda e agiata, come si suppone sia quella di un alto personaggio come il papa.
• Var.: stare da papa; vivere come un papa
Non credo proprio che questo detto, al di la del credo religioso o meno, si possa applicare a Francesco.
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Vaticano, Francesco: “Pedofilia, assoluta mostruosità”. Il Papa intrappolato tra buone intenzioni e riforme poco incisive
17 agosto 2017
Da un lato i tanti mea culpa accompagnati da gesti forti come quello di celebrare la messa con alcune vittime degli abusi. Dall’altro la forte opposizione, soprattutto all’interno della Curia romana, nella politica di tolleranza zero
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È la pedofilia il nodo cruciale del pontificato di Papa Francesco. Da un lato i tanti mea culpa accompagnati da gesti forti come quello di celebrare la messa con alcune vittime degli abusi. Dall’altro la forte opposizione, soprattutto all’interno della Curia romana, nella politica di tolleranza zero. Emblematiche in questa direzione sono state prima le dimissioni delle due vittime degli abusi, Peter Saunders e Marie Collins, dalla Pontificia Commissione per la tutela dei minori istituita proprio da Bergoglio. E poi il processo al cardinale australiano George Pell, prefetto della Segreteria per l’economia, accusato nel suo Paese da una commissione d’inchiesta nazionale di aver stuprato alcuni bambini oltre ad aver coperto decine e decine di sacerdoti pedofili quando era arcivescovo di Melbourne.
Infine, il licenziamento del cardinale Gerhard Ludwig Müller dal ruolo di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il dicastero vaticano che si occupa anche dei processi a preti e vescovi pedofili. Proprio Müller, mandato da Bergoglio in pensione a 69 anni e mezzo, ben cinque anni prima rispetto all’età canonica delle dimissioni, era stato indicato dalla Collins come il principale oppositore all’opera di contrasto della pedofilia messa in atto dalla Pontificia Commissione per la tutela dei minori.
La pubblicazione anche in Germania – in Italia era uscito nel febbraio 2017 – del volume di una vittima di abusi, Daniel Pittet, ha riacceso il dibattito su quanto concretamente siano state efficaci le riforme contro la pedofilia messe in atto da Francesco. È proprio il Papa latinoamericano a firmare la prefazione del volume intitolato La perdono, Padre, in Italia edito da Piemme, nel quale l’autore, uno svizzero oggi 57enne, racconta di essere stato vittima degli abusi di un frate cappuccino da quando aveva 9 anni fino al compimento dei 13.
Le parole di Francesco, che condanna la pedofilia come “un’assoluta mostruosità”, fanno eco ai tanti anatemi di quella che più volte Bergoglio ha definito una vera e propria “messa nera”. Eppure dopo oltre quatto anni di pontificato è indubbio che la lotta agli abusi attraversa ora una fase di ripartenza, soprattutto dopo la rimozione di Müller dalla guida dell’ex Sant’Uffizio. Al Papa e al cardinale di Boston, il cappuccino Sean Patrick O’Malley, era sembrata un’ottima idea nominare all’interno della Pontificia Commissione per la tutela dei minori due vittime di abusi. Ma era anche abbastanza prevedibile che sia Saunders che la Collins non avrebbero mai accettato di fare le comparse in un’operazione maquillage.
Le loro critiche, al momento di rassegnare le dimissioni, sono state chiare contro le resistenze attuate dalla Curia romana anche sotto il pontificato riformatore di Francesco. Entrambi hanno evidenziato le intenzioni sincere di Bergoglio nella lotta alla pedofilia, pur sottolineando però, con enorme amarezza, che ancora oggi le vittime degli abusi che scrivono in Vaticano non ricevono risposta e non vengono credute. L’atteggiamento, ancora abbastanza radicato, soprattutto nell’episcopato cattolico, è quello di considerare queste lettere delle calunnie contro i preti e cercare di mettere tutto sotto silenzio procedendo, se il clamore tende ad aumentare, a spostare i sacerdoti accusati da una parrocchia all’altra.
Un sistema che è andato avanti per decenni e che ha coperto migliaia di abusi in tutto il mondo. Scandalosi, solo per fare alcuni esempi più eclatanti, sono stati gli episodi emersi nell’arcidiocesi di Boston con san Giovanni Paolo II che fu costretto a rimuovere l’allora arcivescovo, il cardinale Bernard Francis Law, trasferito a Roma senza subire alcuna punizione. Così come la piaga della pedofilia deflagrata in modo impressionante in Irlanda tanto da costringere Benedetto XVI a scrivere una lettera di scuse ai cattolici del Paese.
E ancora la doppia vita, definita “immorale” proprio dal Papa tedesco, di padre Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo, la congregazione religiosa che ancora oggi vanta il maggior numero di vocazioni nel mondo. Ma anche la vicenda dell’ex nunzio Jozef Wesolowski, morto in Vaticano mentre era sotto processo penale per pedofilia e pedopornografia, ed era stato già ridotto da Francesco allo stato laicale dopo due condanne canoniche.
Infine, l’ultimo scandalo emerso recentemente con la scoperta che, nell’arco di oltre 40 anni, 547 bambini del Regensburger Domspatzen, il coro del Duomo di Ratisbona, hanno subito violenze fisiche e 67 di loro anche abusi sessuali. Una vicenda che ha coinvolto anche il fratello maggiore di Benedetto XVI, monsignor Georg Ratzinger, oggi 93enne, che di quel coro è stato direttore per 30 anni. Anche se il presule ha sempre dichiarato di non essere mai stato a conoscenza degli abusi sessuali, ammettendo invece di aver ricevuto confidenze dai bambini su alcune violenze fisiche subite dal rettore e da altri educatori del Convitto dove alloggiavano e di aver dato anche lui qualche scappellotto.
Tutte vicende che interrogano su quale siano i risultati concreti della lotta alla pedofilia nella Chiesa cattolica. Il 26 luglio 2017 il cardinale Pell si è presentato davanti ai magistrati australiani che lo accusano e, in un’udienza durata in totale 6 minuti, ha ribadito, come era del resto prevedibile, la sua totale innocenza. Il processo continuerà ed è immaginabile che subito dopo l’estate sarà emessa la sentenza. Nel frattempo Francesco ha “congedato” il porporato dal suo incarico nella Curia romana in attesa di conoscere cosa decideranno i magistrati australiani. Mai prima d’ora un cardinale era stato accusato di aver commesso in prima persona abusi sessuali su minori.
In Vaticano c’è chi da tempo aveva considerato a dir poco inopportuna, se non addirittura sbagliata, la scelta di Francesco, fatta appena un mese dopo la sua elezione, di nominare Pell nel Consiglio di cardinali, composto da 9 membri, che lo aiutano nel governo della Chiesa e nella riforma della Curia romana. Una vera e propria bomba a orologeria dalla quale si era salvato in calcio d’angolo perfino Benedetto XVI che, nel 2010, aveva pensato proprio al porporato australiano per il ruolo delicatissimo di prefetto della Congregazione per i vescovi.
Bergoglio, però, ha deciso diversamente affidando proprio a Pell la regia delle riforme economiche della Santa Sede. La speranza è che il processo al porporato, che è già in età da pensione avendo compiuto 76 anni, e il licenziamento di Müller consentiranno ora al Papa, liberato di questi pesanti e ingombranti fardelli, di far ripartire con maggiore incisività il contrasto della pedofilia. Non è in gioco solo la credibilità del suo pontificato, ma dell’intera Chiesa cattolica.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
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In Italia, giornali e televisioni cedono, seguendo passo passo, e con disciplina, i cambiamenti che portano al ritorno del fascismo da una porta che sembrava chiusa per sempre.
Furio Colombo
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Il golpe del Papa re
Francesco a gamba tesa spinge per la legge. Patto segreto con Gentiloni
Alessandro Sallusti - Mar, 22/08/2017 - 14:58
commenta
Papa Francesco entra a gamba tesa per fare approvare dal Parlamento italiano lo ius soli, la legge che concede automaticamente la cittadinanza italiana a chi nasce sul territorio nazionale.
È il Papa, ne ha facoltà, in fondo fa il suo mestiere, l'unico in cui alle parole non devono seguire fatti, atti, prese di responsabilità, spese e problemi. Se ne sta, Bergoglio, giustamente rintanato e protetto nella sua città-Stato-fortezza e dice a noi che dobbiamo accogliere tutti senza se e senza ma. Il suo ovviamente non è un parere vincolante ma, diciamo così, ha un certo peso soprattutto alla vigilia di un dibattito parlamentare e di un voto.
Per questo capiamo l'imbarazzo di Gentiloni quando pochi giorni fa lo ha visto segretamente in un incontro in cui probabilmente il Papa gli anticipava l'intenzione di uscire allo scoperto per appoggiare lo ius soli. Immaginiamo difficile che il premier gli abbia replicato da statista a schiena diritta, tipo: Santità non si permetta, si faccia gli affari suoi che noi italiani da oltre centocinquanta anni siamo uno Stato autonomo dalla sua Chiesa e pure sovrano. Diciamolo, pur non sapendo: più probabile che Gentiloni - come del resto fece un suo famoso avo - abbia abbozzato, ringraziato per l'interessamento e promesso un forte impegno del suo governo per esaudire un così autorevole desiderio. In cambio di cosa? Con le elezioni alle porte, e nuovi governi da varare, le vie del Signore sono infinite e ricche di sorprese per chi asseconda il regno dei cieli.
E dire che in Italia i magistrati perseguono con tenacia il lavoro delle lobby che interferiscono con la politica. E da non molto è stato pure introdotto nel nostro ordinamento il reato di «traffico di influenze» proprio per impedire che qualcuno, forte della sua carica o autorevolezza, pur non commettendo reati inquini il regolare svolgimento della democrazia. È possibile far capire a un Papa Re, pure un po' marxista, che in democrazia decidono i cittadini e non i sovrani e i cardinali? Penso di no, del resto se la Chiesa avesse sposato questo principio Bergoglio probabilmente oggi non sarebbe sulla Cattedra di San Pietro ma pensionato in una parrocchia di Buenos Aires. Per dirla tutta, se fossimo in democrazia, neppure Gentiloni sarebbe premier. Che due non eletti provino a segnare il futuro dell'Italia è davvero cosa pericolosa.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 32603.html
RIPETO. SE TANTO MI DA TANTO.
……..far capire a un Papa Re, pure un po' marxista……..
SEGUENDO LA LOGICA DEL CAMERATA SALLUSTI, SE UN PAPA SI AVVICINA A QUANTO CI E’ STATO TRAMANDATO DEL PENSIERO DI GESU’ CRISTO, CRISTO E SUO PADRE CELESTE SAREBBERO MARXISTI.
IL CHE FA SORRIDERE ALQUANTO. MA IL CAMERATA SALLUSTI PER RAGGIUNGERE IL SUO SCOPO NON HA NESSUN PROBLEMA A FAR PASSARE GESU’ CRISTO PER MARXISTA.
SE QUESTI FALSI CATTOLICI E CRISTIANI SI FOSSERO TROVATI NELLA PIAZZA IN CUI PILATO CHIEDEVA:
“VOLETE GESU’ CRISTO O BARABBA”
SALLUSTI E I SUOI NON AVREBBERO AVUTO DUBBI:”…….BARABBA.!!!!!!!!!!!!”
In Italia, giornali e televisioni cedono, seguendo passo passo, e con disciplina, i cambiamenti che portano al ritorno del fascismo da una porta che sembrava chiusa per sempre.
Furio Colombo
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Il golpe del Papa re
Francesco a gamba tesa spinge per la legge. Patto segreto con Gentiloni
Alessandro Sallusti - Mar, 22/08/2017 - 14:58
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Papa Francesco entra a gamba tesa per fare approvare dal Parlamento italiano lo ius soli, la legge che concede automaticamente la cittadinanza italiana a chi nasce sul territorio nazionale.
È il Papa, ne ha facoltà, in fondo fa il suo mestiere, l'unico in cui alle parole non devono seguire fatti, atti, prese di responsabilità, spese e problemi. Se ne sta, Bergoglio, giustamente rintanato e protetto nella sua città-Stato-fortezza e dice a noi che dobbiamo accogliere tutti senza se e senza ma. Il suo ovviamente non è un parere vincolante ma, diciamo così, ha un certo peso soprattutto alla vigilia di un dibattito parlamentare e di un voto.
Per questo capiamo l'imbarazzo di Gentiloni quando pochi giorni fa lo ha visto segretamente in un incontro in cui probabilmente il Papa gli anticipava l'intenzione di uscire allo scoperto per appoggiare lo ius soli. Immaginiamo difficile che il premier gli abbia replicato da statista a schiena diritta, tipo: Santità non si permetta, si faccia gli affari suoi che noi italiani da oltre centocinquanta anni siamo uno Stato autonomo dalla sua Chiesa e pure sovrano. Diciamolo, pur non sapendo: più probabile che Gentiloni - come del resto fece un suo famoso avo - abbia abbozzato, ringraziato per l'interessamento e promesso un forte impegno del suo governo per esaudire un così autorevole desiderio. In cambio di cosa? Con le elezioni alle porte, e nuovi governi da varare, le vie del Signore sono infinite e ricche di sorprese per chi asseconda il regno dei cieli.
E dire che in Italia i magistrati perseguono con tenacia il lavoro delle lobby che interferiscono con la politica. E da non molto è stato pure introdotto nel nostro ordinamento il reato di «traffico di influenze» proprio per impedire che qualcuno, forte della sua carica o autorevolezza, pur non commettendo reati inquini il regolare svolgimento della democrazia. È possibile far capire a un Papa Re, pure un po' marxista, che in democrazia decidono i cittadini e non i sovrani e i cardinali? Penso di no, del resto se la Chiesa avesse sposato questo principio Bergoglio probabilmente oggi non sarebbe sulla Cattedra di San Pietro ma pensionato in una parrocchia di Buenos Aires. Per dirla tutta, se fossimo in democrazia, neppure Gentiloni sarebbe premier. Che due non eletti provino a segnare il futuro dell'Italia è davvero cosa pericolosa.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 32603.html
RIPETO. SE TANTO MI DA TANTO.
……..far capire a un Papa Re, pure un po' marxista……..
SEGUENDO LA LOGICA DEL CAMERATA SALLUSTI, SE UN PAPA SI AVVICINA A QUANTO CI E’ STATO TRAMANDATO DEL PENSIERO DI GESU’ CRISTO, CRISTO E SUO PADRE CELESTE SAREBBERO MARXISTI.
IL CHE FA SORRIDERE ALQUANTO. MA IL CAMERATA SALLUSTI PER RAGGIUNGERE IL SUO SCOPO NON HA NESSUN PROBLEMA A FAR PASSARE GESU’ CRISTO PER MARXISTA.
SE QUESTI FALSI CATTOLICI E CRISTIANI SI FOSSERO TROVATI NELLA PIAZZA IN CUI PILATO CHIEDEVA:
“VOLETE GESU’ CRISTO O BARABBA”
SALLUSTI E I SUOI NON AVREBBERO AVUTO DUBBI:”…….BARABBA.!!!!!!!!!!!!”
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
erding ha scritto:NO!UncleTom ha scritto:DOMANDA:
VISTE LE PREMESSE DEI DUE POST PRECEDENTI, PUO’ CONSIDERARSI CRISTIANO, CHI POLITICAMENTE SI SENTE AFFINE ALLA DESTRA?
IL 10 MARZO SCORSO AVEVO POSTO AL FORUM LA DOMANDA SOPRAESPOSTA.
HA RISPOSTO SOLO ERDING CON UN NO SECCO.
IO SONO DELLO STESSO PARERE.
QUINDI, I FALSI CRISTIANI SONO TANTI.
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
...A CONFERMA.....
8 minuti fa
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Ius soli, il Papa spacca la Chiesa
Serena Sartini
8 minuti fa
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Ius soli, il Papa spacca la Chiesa
Serena Sartini
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
UncleTom ha scritto:...A CONFERMA.....
8 minuti fa
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Ius soli, il Papa spacca la Chiesa
Serena Sartini
La Chiesa che non ci sta Stupore e perplessità sull'apertura del Papa
Tra le gerarchie ecclesiali critiche al messaggio di Bergoglio: è entrato a gamba tesa in politica
Serena Sartini - Mer, 23/08/2017 - 08:48
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Ha creato perplessità, discussione e qualche malumore tra gli stessi cattolici l'intervento di Papa Francesco sullo ius soli, contenuto nel Messaggio per la Giornata del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà il prossimo 14 gennaio 2018, ma che è stato pubblicato due giorni fa dal Vaticano, con largo anticipo sull'evento.
Il Papa ci impone lo ius soli
Se da una parte, infatti, alcuni osservatori hanno fatto notare che il messaggio di Bergoglio è da ritenersi universale e non si riferisce per forza di cose al dibattito politico italiano, a molti non è sembrata «casuale» la coincidenza temporale del messaggio del Papa con l'intervento di Gentiloni al Meeting di Cl a Rimini (dove il premier ha parlato della necessità dell'approvazione della legge sullo ius soli) e da una fetta di cattolici il passaggio del Pontefice è apparso proprio come un intervento a gamba tesa nella politica italiana. Fino a qualche frequentatore dei Sacri palazzi che osserva come «in Vaticano non c'è lo ius soli e quindi occorre prima guardare in casa propria». Un punto di vista che sposa in pratica l'osservazione del leader leghista Salvini.
«Colpisce che un Messaggio dedicato alla Giornata per il Migrante che si celebra il 18 gennaio venga anticipato ad agosto, sei mesi prima afferma apertamente Luigi Amicone, fondatore del settimanale Tempi, la rivista vicina a Comunione e Liberazione - e sorprende sicuramente la coincidenza dell'intervento del Papa con il messaggio di Gentiloni al Meeting di Cl proprio in tema di diritto di cittadinanza. Ci sono poi due aspetti critici: perché il Papa contrappone «sicurezza personale» e «sicurezza nazionale», sostenendo che la prima sia da anteporre alla seconda? La frase mi sembra contraddittoria sottolinea Amicone perché la comunità nazionale è formata da persone, non è un semplice principio astratto».
La seconda critica riguarda l'intervento chiaro e dettagliato nell'agenda politica da parte del Pontefice. «Sarebbe una novità assoluta nella storia della Chiesa del secondo millennio spiega l'ex direttore di Tempi anche perché lo stesso Papa, nell'Enciclica Caritas in Veritate, sottolinea che la chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente di intromettersi nella politica degli Stati».
In Italia, prosegue Amicone, «una legge sulla cittadinanza c'è già. Che vada migliorata se ne può discutere, ma nessuno in Italia è apolide».
Il dibattito sull'intervento del Papa ha fatto capolino anche al Meeting di Rimini, la più grande kermesse cattolica dell'estate. Il professore ordinario di Demografia dell'Università di Milano, Gian Carlo Blangiardo, ha sottolineato come «contrariamente a quanto si pensi, l'Italia è il primo Paese in Europa per numero di cittadinanze concesse. L'Italia ha concesso 202mila cittadinanze, più di qualunque altro paese europeo». «L'Italia non è un Paese chiuso conclude Amicone nella sua analisi e come dimostrano i dati è il Paese che sta accogliendo maggiormente».
E se nelle gerarchie ecclesiastiche nessuno contesta apertamente, per alcuni militanti cattolici «il messaggio del Papa è un messaggio umano e cristiano ma non va utilizzato politicamente. Non dobbiamo utilizzare il messaggio di Bergoglio come programma politico. Chi lo facesse - avvertono osservatori cattolici - otterrà un effetto boomerang, ovvero che la legge sullo ius soli non passerà».
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 33025.html
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
La Chiesa che non ci sta Stupore e perplessità sull'apertura del Papa
Tra le gerarchie ecclesiali critiche al messaggio di Bergoglio: è entrato a gamba tesa in politica
Il documento di papa Francesco:
http://press.vatican.va/content/salasta ... 01169.html
Perché tanta meraviglia??
...come se un Papa, o meglio, un cristiano, potesse dire cose diverse!
Tra le gerarchie ecclesiali critiche al messaggio di Bergoglio: è entrato a gamba tesa in politica
Il documento di papa Francesco:
http://press.vatican.va/content/salasta ... 01169.html
Perché tanta meraviglia??
...come se un Papa, o meglio, un cristiano, potesse dire cose diverse!
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
erding ha scritto:La Chiesa che non ci sta Stupore e perplessità sull'apertura del Papa
Tra le gerarchie ecclesiali critiche al messaggio di Bergoglio: è entrato a gamba tesa in politica
Il documento di papa Francesco:
http://press.vatican.va/content/salasta ... 01169.html
Perché tanta meraviglia??
...come se un Papa, o meglio, un cristiano, potesse dire cose diverse!
Cercando di capire “ Perché tanta meraviglia??”
1) Non in tutto il territorio italiano devono aver raccontato le stesse vicende circa il fondatore della religione Cristiana, oppure,
2) qualcuno le ha capite in modo diverso, oppure,
3) Qualcuno preferisce interpretare secondo il proprio credo politico, come l’autore di questo articolo:
25ago 17
Papa Francesco Soros
M’INQUIETA
Lo dico con la morte nel cuore, ma questo Papa m’inquieta.
M’inquieta il suo estremismo ideologico, l’assenza di profondità con cui sembra affrontare temi epocali che scuotono dalle fondamenta la nostra società. M’inquieta la sua puntuale strategia mediatica, perfettamente coerente con le esigenze del mainstream da cui sembra golosamente attratto. M’inquieta il fatto che lui dica esattamente quello che le élite mondiali vogliono sentir dire. M’inquieta, su alcuni temi, vedere la Chiesa di Roma succube dello Spirito del Tempo, in linea col peggior mondialismo tecnocratico la cui deriva stiamo scontando sulla nostra pelle. M’inquieta, sull’immigrazione, sentire un Papa parlare come un documento della Open Society.
E se il vicario di Cristo, capo della Chiesa romana, sembra il replicante di Soros forse dovremmo inquietarci tutti. Se ottiene il plauso di Emma Bonino e fai fatica a distinguere il suo messaggio da un articolo di Roberto Saviano, vuol dire che la Chiesa ha cessato di essere “incredibile” per diventare banalmente credibile.
UTOPISMO E IRREALTA’
Le posizioni e le affermazioni di Papa Francesco sull’immigrazione imbarazzano per il livello di utopismo e di irrealtà e per la rottura radicale che questo pontefice sta facendo con gli insegnamenti di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, per i quali il “Diritto ad emigrare” (sancito peraltro già da Giovanni XXIII nell’enciclica Mater et Magistra), è sempre stato preceduto da un diritto superiore: il “Diritto a non emigrare, a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria” (Giovanni Paolo II).
O per il fatto che il fanatismo immigrazionista di Bergoglio non tiene minimamente contro che il dovere all’accoglienza “va sempre conciliato con le esigenze delle società che accolgono gli immigrati” (Giovanni Paolo II) e che “ogni Stato ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune” (Benedetto XVI).
E che l’immigrazione porta con sé conseguenze stravolgenti all’identità delle nazioni che per l’internazionalista Bergoglio sono marxianamente sovrastrutture, ma per la Dottrina della Chiesa sono elemento centrale dell’ordine internazionale, come evidenziò sempre Benedetto XVI nel 2012 parlando ai sindaci dell’Anci: “bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinché non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana”. Principio che vale per ogni Nazione.
Il messaggio di papa Francesco non è rivoluzionario e neppure sovversivo; è semplicemente l’addomesticamento di questo papato al progetto delle élite
Sia chiara una cosa: qui non è in discussione l’amore e l’accoglienza che ogni cristiano deve riservare agli ultimi, ai sofferenti, ai bisognosi; fondamento di una pietas che affonda le sue radici nell’insegnamento di Gesù, nel suo Annuncio di morte e resurrezione e nell’operato storico degli apostoli.
Non è in discussione il principio cattolico del “bene comune universale che abbraccia l’intera famiglia dei popoli, al di sopra di ogni egoismo nazionalista” (parole di Giovanni Paolo II).
Qui è in discussione il tempismo di un Papa che abbraccia un integralismo migratorio banalizzando il dramma storico di questo esodo indotto dal potere mondialista, come fosse un semplice problema di egoismo nazionale dei soliti europei razzisti e xenofobi.
Il recente messaggio di papa Francesco non è rivoluzionario e neppure sovversivo; è semplicemente l’addomesticamento di questo papato a questo progetto.
UNA CHIESA DI: “NO STATE, NO BORDERS”
La stampa italiana si è soffermata sul tema dello Ius Soli, “il diritto alla nazionalità dalla nascita” rivendicato da Papa Francesco; ma in verità quel passaggio è stata una forzatura perché il contesto in cui è inserito riguarda il fenomeno dell’apolidia, cioè l’assenza di nazionalità uno dei casi in in cui “talvolta vengono a trovarsi migranti e rifugiati”.
Ma il fatto stesso che le dichiarazioni di questo Papa si lascino andare a equivoci e strumentalizzazioni, rivela l’ambiguità di un Magistero che sembra, ogni volta, voler generare provocazione.
Ci sono però passi in quel messaggio che dimostrano la reale volontà di questo Papa di rompere con la storia dell’Occidente.
STATO E NAZIONE: Francesco afferma che la centralità della persona umana “obbliga di anteporre sempre la sicurezza personale a quella nazionale”.
Di per sé la frase è legata alla tradizione della Chiesa e dell’Occidente: la sacralità dell’esistenza impone che non esista ragion di Stato superiore ad una vita umana. I governi hanno l’obbligo morale di salvare i migranti e proteggere coloro che arrivano nei viaggi della disperazione. Ma se il Papa afferma che l’immigrazione va accettata indipendentemente dalla sicurezza sociale di un Paese, allora la questione diventa pericolosa.
Le nazioni moderne non si fondano su un principio divino ma su un compromesso tra l’appartenenza identitaria, la libertà individuale e la sicurezza che lo Stato appunto deve garantire. Se uno Stato non adempie a quest’obbligo viene meno uno dei motivi per cui esso deve esistere. La “sicurezza nazionale” in questo caso non è Ragion di Stato ma è sicurezza personale dei singoli cittadini, di cui l’apparato statale di ogni nazione deve farsi carico, pena l’invalidamento del rapporto di fiducia tra Stato e individuo.
Forse Papa Francesco non lo sa, ma la sua frase distrugge la radice stessa della democrazia occidentale e la sua posizione lo avvicina terribilmente a quella dei nipotini di Soros quando sfilano per le città europee con gli striscioni: “No State, no borders”.
RESPONSABILITÀ INDIVIDUALE: non solo; Papa Francesco afferma anche che bisogna “favorire il ricongiungimento familiare — con l’inclusione di nonni, fratelli e nipoti — senza mai farlo dipendere da requisiti economici”.
Cioè, in altre parole, se un immigrato arriva illegalmente in un paese, i suoi cittadini dovranno farsi carico non solo di lui ma anche dei suoi parenti in nome di un’integrità familiare che lui ha disintegrato decidendo di emigrare (salvo ovviamente il caso di coloro che fuggono perché realmente perseguitati).
Secondo questo principio, l’immigrato non va educato ad un etica della responsabilità individuale, della graduale realizzazione di sé attraverso il lavoro e la crescita personale ed economica capace poi di migliorare le sue condizioni e garantirgli di poter sostenere da sé la sua famiglia.
Qui c’è qualcosa di più dell’obbligo ad un’accoglienza umanitaria o all’inserimento socio-lavorativo (cosa sacrosanta). Questa non è Dottrina Sociale della Chiesa; questa è Dottrina Socialista.
Per questo Papa l’immigrazione non è un dramma storico ma un obiettivo da raggiungere, un disegno da attuare nel sogno ecumenico di un’integrazione globale
L’IMMIGRAZIONE COME OBIETTIVO
Per il Papa polacco e per il Papa tedesco, figli di un civitas europaea universale ma fondata sulla identità delle nazioni, il processo migratorio globale era visto come una tragedia di dimensioni storiche a cui bisognava far fronte con solidarietà, amore, accoglienza ma, nello stesso tempo, con il realismo necessario a comprendere la portata di destabilizzazione di un intero ordine sociale e culturale.
Per questo i Pontefici precedenti hanno considerato il “Diritto a non emigrare” superiore al Diritto di emigrare; e per questo la loro azione puntava a eliminare le radici malate che causano questa immigrazione: le guerre (sopratutto quelle umanitarie dell’Occidente) per Giovanni Paolo II e l’assenza della libertà economica necessaria allo sviluppo, per Benedetto XVI.
Al contrario, per questo Papa argentino e terzomodista, l’immigrazione globale sembra essere un obiettivo, un disegno da attuare, un progetto da realizzare; in fondo, lo sradicamento di milioni di esseri umani dalla propria terra, dalle proprie secolari tradizioni e identità è visto come un vantaggio per realizzare il sogno ecumenico di un’integrazione globale. La stessa identica visione che ha George Soros.
Sorprende che questo Papa non sprechi una sola parola di condanna sulle cause dell’immigrazione; sulle guerre umanitarie dell’Occidente (dall’Iraq all’Afghanistan, dalla Libia, alla Siria, allo Yemen) che hanno prodotto milioni di profughi.
Non una condanna contro i mercanti di schiavi che alimentano l’immigrazione clandestina in tutto il mondo.
Non un ammonimento sul rischio demografico per l’Europa, che nei prossimi decenni cambierà il volto ed anche la sua identità culturale e religiosa (anzi, esattamente come le élite il Papa vede l’immigrazione come soluzione alla crisi demografica dell’Europa).
Non un accenno sul fatto che questa immigrazione globale impoverisce ancora di più i paesi già poveri privandoli di risorse umane, competenze e quindi speranze per il futuro generando un meccanismo che condannerà nella povertà ancora più estrema i paesi da cui gli immigrati provengono e impoverirà i paesi che li ricevono, impossibilitati a sostenere l’impatto e le conseguenze sociali di questo esodo biblico.
SE LA CHIESA DIVENTA UNA ONG
Nei secoli, il realismo della Chiesa è stato il prodotto di una tensione interiore che nasceva dalla consapevolezza di essere nel mondo senza appartenere al mondo. Questa tensione (dolorosa, lacerante per ogni singolo cristiano) ha consentito alla Chiesa di affrontare la realtà con una visione meta-storica che ha dato discernimento ad ogni suo giudizio e profondità ad ogni suo intervento.
La Chiesa di Papa Francesco ha scelto un’altra strada, forse inconsapevolmente: quella di essere nel mondo appartenendo al mondo.
Ma se la Chiesa non è più in grado di avere una dimensione meta-storica e si riduce ad essere una grande Ong globale capace solo di subire le convulsioni della storia e la crisi della nostra civiltà, come può continuare a chiedere ai cristiani di essere “sentinelle del mattino”, quando ha deciso di vegliare la luce di un tramonto?
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Re: Francesco un papa ...Cristiano!
LA CHIESA CATTOLICA E' SPACCATA IN DUE.
COME IN ITALIA, DAL PUNTO DI VISTA POLITICO, E' DIVISA TRA FASCISTI E ANTIFASCISTI
23
ago 17
Signor bergoglio, taccia, per favore!
Mercoledì 23 agosto 2017 – senza santi in paradiso – a Casa Spirlì, in Calabria
Senta, bergoglio, io capisco la sua necessità di collezionare prime pagine o, quantomeno, passaggi sulla stampa mondiale, e italiana in primis. Ma non può continuare a farlo a danno degli Italiani! Abbia rispetto, se non riesce a provare pietà, per un Popolo che sta patendo l’invasione incontrollata di un’armata (di machete) di fancazzisti mantenuti a nostre spese, che, peraltro, pretenderebbe pure il riconoscimento di una cittadinanza che li porterebbe a sentirsi arroganti padroni di casa in casa d’altri! Già bivaccano, cagano, pisciano e si moltiplicano per strada. Già hanno allontanato i visitatori, i pellegrini e i turisti dalle nostre Città Sante e Città d’Arte. Già impongono i loro figli negli asili faticosamente costruiti da noi per i nostri. Già si arrogano il diritto di pretendere case e cose, calpestando il diritto di NOI poveri Italiani, che quelle case ce le saremmo pure abbastanza sudate. Già violentano, stuprano, feriscono, ammazzano e restano senza pena. Perché senza nome, senza nascita, senza connotati. Senza uno straccio di carta che ci dica da dove stracazzo vengano e chi stracazzissimo siano.
Lei si affaccia ad una sicurissima finestra, o si stravacca su una morbida poltrona, col culo parato da migliaia di agenti e franchi tiratori, e non perde occasione per ficcare il naso nei nostri affanni. E ci dice cosa e chi dobbiamo far entrare in casa nostra. Ma nella sua, signor b., chi divide la stanzetta con lei? Quanti beduini ospita? Gratuitamente, dico. Perché dietro compenso lo sappiamo che lei e i suoi state facendo carne di porco di questi imbecilli sfruttati e usati come terra da coltivare. Senza prendere un soldo, signor papampero, quanti ne siede alla sua tavola? Perché quello stramaledetto ius soli non glielo regala nello stato vaticano? Perché non se li impasta coi suoi fancazzisti, questi clandestini di fresco sbarcati? Io credo che in quell’enclave ci sia posto per almeno centomila sans papier. Maschi, femmine e, soprattutto, considerato l’ampio uso che se ne fa dalle sue parti, di “genere centrale”. Lei potrebbe inviare i suoi mezzi, caricarne un migliaio per volta e, in cento e più viaggi, si colora lo staterello di cui è monarca assoluto. Poi distribuisce centomila bancomat natalizi e si gode lo spettacolo. Che ne so, di un centinaio che pisciano dalla cupola, di un migliaio che si sdraiano seminudi e ubriachi sul sagrato dal quale lei ci regala quelle omelie tanto criticate dai suoi stessi elettori, di un plotoncino di mignotte sfruttate già a quattordici anni con lo spauracchio di una macumba… Insomma, toccherebbe con mano (si fa per dire) quello che Noi Italiani stiamo ingoiando da anni.
Potrebbe anche, così facendo, agevolare il lavoro di quelle migliaia di terroristi, fra loro, che sognano dalla nascita di tagliarle la gola. A lei e a noi. E anche ai Santi Crocifissi esposti nelle Sante Chiese.
L’età avanza, signor bergoglio. E la sua lucidità, ci sembra, vacilla. Ha un Grande Esempio, proprio dentro al suo stesso recinto. Un Grande Papa, mentendo per Pace, ha cercato e trovato il Silenzio (purtroppo!). Lo cerchi anche lei. Apra la sua borsa nera e, se non è vuota come tutti immaginiamo, ne tiri fuori un A4 con le dimissioni. Le scriva anche in castigliano o cocoliche: le accettiamo lo stesso. Basta che si decida.
La Chiesa ha bisogno di un Papa. Noi Cristiani di un Padre. Lei è un vicino di casa. Anche abbastanza antipatico.
Fra me e lei.
http://blog.ilgiornale.it/spirli/2017/0 ... er-favore/
COME IN ITALIA, DAL PUNTO DI VISTA POLITICO, E' DIVISA TRA FASCISTI E ANTIFASCISTI
23
ago 17
Signor bergoglio, taccia, per favore!
Mercoledì 23 agosto 2017 – senza santi in paradiso – a Casa Spirlì, in Calabria
Senta, bergoglio, io capisco la sua necessità di collezionare prime pagine o, quantomeno, passaggi sulla stampa mondiale, e italiana in primis. Ma non può continuare a farlo a danno degli Italiani! Abbia rispetto, se non riesce a provare pietà, per un Popolo che sta patendo l’invasione incontrollata di un’armata (di machete) di fancazzisti mantenuti a nostre spese, che, peraltro, pretenderebbe pure il riconoscimento di una cittadinanza che li porterebbe a sentirsi arroganti padroni di casa in casa d’altri! Già bivaccano, cagano, pisciano e si moltiplicano per strada. Già hanno allontanato i visitatori, i pellegrini e i turisti dalle nostre Città Sante e Città d’Arte. Già impongono i loro figli negli asili faticosamente costruiti da noi per i nostri. Già si arrogano il diritto di pretendere case e cose, calpestando il diritto di NOI poveri Italiani, che quelle case ce le saremmo pure abbastanza sudate. Già violentano, stuprano, feriscono, ammazzano e restano senza pena. Perché senza nome, senza nascita, senza connotati. Senza uno straccio di carta che ci dica da dove stracazzo vengano e chi stracazzissimo siano.
Lei si affaccia ad una sicurissima finestra, o si stravacca su una morbida poltrona, col culo parato da migliaia di agenti e franchi tiratori, e non perde occasione per ficcare il naso nei nostri affanni. E ci dice cosa e chi dobbiamo far entrare in casa nostra. Ma nella sua, signor b., chi divide la stanzetta con lei? Quanti beduini ospita? Gratuitamente, dico. Perché dietro compenso lo sappiamo che lei e i suoi state facendo carne di porco di questi imbecilli sfruttati e usati come terra da coltivare. Senza prendere un soldo, signor papampero, quanti ne siede alla sua tavola? Perché quello stramaledetto ius soli non glielo regala nello stato vaticano? Perché non se li impasta coi suoi fancazzisti, questi clandestini di fresco sbarcati? Io credo che in quell’enclave ci sia posto per almeno centomila sans papier. Maschi, femmine e, soprattutto, considerato l’ampio uso che se ne fa dalle sue parti, di “genere centrale”. Lei potrebbe inviare i suoi mezzi, caricarne un migliaio per volta e, in cento e più viaggi, si colora lo staterello di cui è monarca assoluto. Poi distribuisce centomila bancomat natalizi e si gode lo spettacolo. Che ne so, di un centinaio che pisciano dalla cupola, di un migliaio che si sdraiano seminudi e ubriachi sul sagrato dal quale lei ci regala quelle omelie tanto criticate dai suoi stessi elettori, di un plotoncino di mignotte sfruttate già a quattordici anni con lo spauracchio di una macumba… Insomma, toccherebbe con mano (si fa per dire) quello che Noi Italiani stiamo ingoiando da anni.
Potrebbe anche, così facendo, agevolare il lavoro di quelle migliaia di terroristi, fra loro, che sognano dalla nascita di tagliarle la gola. A lei e a noi. E anche ai Santi Crocifissi esposti nelle Sante Chiese.
L’età avanza, signor bergoglio. E la sua lucidità, ci sembra, vacilla. Ha un Grande Esempio, proprio dentro al suo stesso recinto. Un Grande Papa, mentendo per Pace, ha cercato e trovato il Silenzio (purtroppo!). Lo cerchi anche lei. Apra la sua borsa nera e, se non è vuota come tutti immaginiamo, ne tiri fuori un A4 con le dimissioni. Le scriva anche in castigliano o cocoliche: le accettiamo lo stesso. Basta che si decida.
La Chiesa ha bisogno di un Papa. Noi Cristiani di un Padre. Lei è un vicino di casa. Anche abbastanza antipatico.
Fra me e lei.
http://blog.ilgiornale.it/spirli/2017/0 ... er-favore/
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