Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Il lunedì nero delle università italiane
Sciopero degli esami per più di 5mila docenti
I professori di 79 atenei protestano contro il blocco degli scatti stipendiali del quinquennio 2011-2015
Una manifestazione destinata a creare disagi a migliaia di studenti e che non si vedeva da oltre 40 anni
Scuola
Sarà ricordato come il lunedì nero delle università italiane: 5.444 docenti di 79 atenei diversi hanno proclamato uno sciopero degli esami per protestare contro il blocco degli scatti stipendiali dell quinquennio 2011-2015. Una protesta che non si vedeva da oltre 40 anni in Italia: è dagli anni Settanta che non vi è una mobilitazione di questo genere che è destinata a creare disagi a migliaia di studenti. L’iniziativa è promossa da una rete di docenti riuniti nel “Movimento per la dignità della docenza universitaria”
di Alex Corlazzoli
Sciopero degli esami per più di 5mila docenti
I professori di 79 atenei protestano contro il blocco degli scatti stipendiali del quinquennio 2011-2015
Una manifestazione destinata a creare disagi a migliaia di studenti e che non si vedeva da oltre 40 anni
Scuola
Sarà ricordato come il lunedì nero delle università italiane: 5.444 docenti di 79 atenei diversi hanno proclamato uno sciopero degli esami per protestare contro il blocco degli scatti stipendiali dell quinquennio 2011-2015. Una protesta che non si vedeva da oltre 40 anni in Italia: è dagli anni Settanta che non vi è una mobilitazione di questo genere che è destinata a creare disagi a migliaia di studenti. L’iniziativa è promossa da una rete di docenti riuniti nel “Movimento per la dignità della docenza universitaria”
di Alex Corlazzoli
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Re: Diario della caduta di un regime.
SONO TORNATI.
A DISTANZA DI QUASI CENTO ANNI SONO TORNATI.
STESSA STRUTTURA MENTALE DEI LORO NONNI DELL'INIZIO DEGLI ANNI '20 DEL SECOLO SCORSO.
L'ODIO COME STRUMENTO DI DIVERTIMENTO.
EPPURE PRIMO LEVI CI AVEVA PREAVVERITO.
MA NOI, NO, SIAMO COME SAN TOMMASO CHE NON CI CREDE SE NON CI METTE IL NASO.
19 minuti fa
496 ,
Stupro di Rimini, il salviniano:
"Quando toccherà a Boldrini?"
Sergio Rame
Stupro di Rimini, il post del salviniano: "Quando toccherà alla Boldrini?"
Il post dopo lo stupro della polacca: "Ma alla Boldrini e alle donne del Pd, quando dovrà succedere?". Scoppia la bufera. E il movimento Noi con Salvini lo espelle
Sergio Rame - Lun, 28/08/2017 - 15:45
commenta
"Ma alla Boldrini e alle donne del Pd, quando dovrà succedere?".
Dopo aver condiviso su Facebook la notizia dello stupro di una giovane polacca, aggredita a Rimini da un branco di nordafricani, il segretario cittadino di San Giovanni Rotondo (Foggia) di Noi con Salvini, Saverio Siorini, ha attaccato a testa bassa la presidente della Camera e le esponenti dem scatenando un'accesissima polemica politica. Tanto che dal Pd chiedono a Matteo Salvini di "chiedere scusa per queste parole d'odio". Ma il movimento, che appoggia il leader della Lega Nord, non solo si è subito dissociato dal post ma ha anche espulso Siorini.
Il post di Siorini è durissimo. E arriva proprio mentre si dà ancora la caccia ai responsabili della brutale violenza sessuale. "Lo stupro non si augura a nessuno - tuona su Facebook l'esponente di Noi con Salvini - ma questa è una provocazione che nessuno ha recepito. Ancor più strano è che la Boldrini non ha preso ancora una posizione contro questa odiosa recrudescenza di stupri visto che vede come protagonisti i suoi amici immigranti?". A distanza di alcune ore, durante le quali è stato subissato da pesanti insulti, Siorini è tornato sull'argomento cercando di precisare il senso del proprio post. "Capisco che il mio post è stato frainteso e anche strumentalizzato a favore di qualcuno, ma è tanta la rabbia per questa giovane donna stuprata, e il silenzio della Boldrini e di tutte le femministe (che hanno preferito accanirsi su di me), che non ci ho visto più - ha, quindi, scritto - ovvio che non era mia intenzione augurare il male a nessuno, con questo non cambio idea: auguro una castrazione chimica a tutti gli stupratori e la rabbia del popolo a tutti i complici del Pd".
Il Partito democratico ha subito stigmatizzato le parole del salviniano. "Siorini è un incosciente ad incitare alla violenza e alla rabbia, ma non mi stupisce: l'odio instillato quotidianamente da Matteo Salvini genera mostri - ha attaccato Titti Di Salvo, vicepresidente dei deputati dem - è arrivato il momento che il segretario federale della Lega Nord chieda scusa, alle donne e a tutti i cittadini, e smetta di diffondere paura, odio e violenza: i suoi interessi elettorali - conclude Di Salvo - rischiano di farci sprofondare nel sonno della ragione ed avere conseguenze tragiche". "È questa la 'cultura' politica della Lega di Salvini?", si chiede invece la senatrice piddì, Francesca Puglisi, presidente della commissione contro il femminicidio.
Il movimento Noi con Salvini ha subito preso le distanze da Siorini. "Non condividiamo nella maniera più assoluta termini e contenuti", ha messo in chiaro il coordinatore regionale Rossano Sasso annunciando contestualmente l'espulsione del politico. "La battaglia contro l'invasione e contro le politiche scellerate in materia di immigrazione volute dal pd, la conduciamo da sempre con fermezza ma a nessuno dei nostri iscritti è consentito eccedere come ha fatto Siorini".
A DISTANZA DI QUASI CENTO ANNI SONO TORNATI.
STESSA STRUTTURA MENTALE DEI LORO NONNI DELL'INIZIO DEGLI ANNI '20 DEL SECOLO SCORSO.
L'ODIO COME STRUMENTO DI DIVERTIMENTO.
EPPURE PRIMO LEVI CI AVEVA PREAVVERITO.
MA NOI, NO, SIAMO COME SAN TOMMASO CHE NON CI CREDE SE NON CI METTE IL NASO.
19 minuti fa
496 ,
Stupro di Rimini, il salviniano:
"Quando toccherà a Boldrini?"
Sergio Rame
Stupro di Rimini, il post del salviniano: "Quando toccherà alla Boldrini?"
Il post dopo lo stupro della polacca: "Ma alla Boldrini e alle donne del Pd, quando dovrà succedere?". Scoppia la bufera. E il movimento Noi con Salvini lo espelle
Sergio Rame - Lun, 28/08/2017 - 15:45
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"Ma alla Boldrini e alle donne del Pd, quando dovrà succedere?".
Dopo aver condiviso su Facebook la notizia dello stupro di una giovane polacca, aggredita a Rimini da un branco di nordafricani, il segretario cittadino di San Giovanni Rotondo (Foggia) di Noi con Salvini, Saverio Siorini, ha attaccato a testa bassa la presidente della Camera e le esponenti dem scatenando un'accesissima polemica politica. Tanto che dal Pd chiedono a Matteo Salvini di "chiedere scusa per queste parole d'odio". Ma il movimento, che appoggia il leader della Lega Nord, non solo si è subito dissociato dal post ma ha anche espulso Siorini.
Il post di Siorini è durissimo. E arriva proprio mentre si dà ancora la caccia ai responsabili della brutale violenza sessuale. "Lo stupro non si augura a nessuno - tuona su Facebook l'esponente di Noi con Salvini - ma questa è una provocazione che nessuno ha recepito. Ancor più strano è che la Boldrini non ha preso ancora una posizione contro questa odiosa recrudescenza di stupri visto che vede come protagonisti i suoi amici immigranti?". A distanza di alcune ore, durante le quali è stato subissato da pesanti insulti, Siorini è tornato sull'argomento cercando di precisare il senso del proprio post. "Capisco che il mio post è stato frainteso e anche strumentalizzato a favore di qualcuno, ma è tanta la rabbia per questa giovane donna stuprata, e il silenzio della Boldrini e di tutte le femministe (che hanno preferito accanirsi su di me), che non ci ho visto più - ha, quindi, scritto - ovvio che non era mia intenzione augurare il male a nessuno, con questo non cambio idea: auguro una castrazione chimica a tutti gli stupratori e la rabbia del popolo a tutti i complici del Pd".
Il Partito democratico ha subito stigmatizzato le parole del salviniano. "Siorini è un incosciente ad incitare alla violenza e alla rabbia, ma non mi stupisce: l'odio instillato quotidianamente da Matteo Salvini genera mostri - ha attaccato Titti Di Salvo, vicepresidente dei deputati dem - è arrivato il momento che il segretario federale della Lega Nord chieda scusa, alle donne e a tutti i cittadini, e smetta di diffondere paura, odio e violenza: i suoi interessi elettorali - conclude Di Salvo - rischiano di farci sprofondare nel sonno della ragione ed avere conseguenze tragiche". "È questa la 'cultura' politica della Lega di Salvini?", si chiede invece la senatrice piddì, Francesca Puglisi, presidente della commissione contro il femminicidio.
Il movimento Noi con Salvini ha subito preso le distanze da Siorini. "Non condividiamo nella maniera più assoluta termini e contenuti", ha messo in chiaro il coordinatore regionale Rossano Sasso annunciando contestualmente l'espulsione del politico. "La battaglia contro l'invasione e contro le politiche scellerate in materia di immigrazione volute dal pd, la conduciamo da sempre con fermezza ma a nessuno dei nostri iscritti è consentito eccedere come ha fatto Siorini".
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Re: Diario della caduta di un regime.
28 ago 2017 18:20
FARSA SICULA/1
- MENTRE I GRILLINI HANNO PASSATO L’ESTATE IN CAMPAGNA ELETTORALE, A SINISTRA ANCORA SI LITIGA SUL CANDIDATO TRA PISAPIA, ALFANO, BERSANIANI E ORLANDIANI
- IL SINDACO MEROLA INCREDULO CON I SUOI STESSI COMPAGNI: ‘NON NE POSSO PIÙ DEI VETI DI MDP. UN VIZIO ASSURDO DELLA SINISTRA. CLAUDIO FAVA VIENE SEMPRE PROPOSTO NON PER QUALCOSA MA CONTRO QUALCUNO’
1. PISAPIA E IL GELO CON I BERSANIANI: SERVE UN CENTROSINISTRA AMPIO
Tommaso Labate per il ‘Corriere della Sera’
« La mia posizione è sempre la stessa. Io lavoro per un centrosinistra di governo che sia largo e vincente», continua a dire Giuliano Pisapia alla sua cerchia ristretta di consiglieri. Ma questa posizione - applicata al risiko siciliano in cui Leoluca Orlando ha fatto da gran cerimoniere al patto tra Pd, i movimenti civici e il partito di Angelino Alfano - rischia di provocare una rottura definitiva coi bersaniani. Che, al riparo da taccuini a microfoni, cominciano a manifestare «insofferenza e stupore» rispetto al silenzio dell' ex sindaco di Milano, letto come un «via libera» all' accordo elettorale che contempla un' alleanza col partito del ministro degli Esteri, finora sempre esclusa dall' ex sindaco di Milano.
Sceglie la strada di un silenzio prudente, per ora, Pisapia.
Anche perché, come sottolinea il suo braccio destro Bruno Tabacci, «per parlare c' è tempo, non possiamo complicare ulteriormente una situazione già complicata». Ma le sequenze del film che va in scena dietro le quinte nelle ultime quarantott' ore, che riguardano il suo rapporto coi bersaniani di Mdp, sembrano la storia di un matrimonio salvato in extremis, che però rischia di naufragare definitivamente.
Due giorni fa, quando si fa strada l' ipotesi che Pisapia abbia garantito al sindaco di Palermo il suo «sì» all' accordo con Pd e Alfano in Sicilia, il sindaco di Milano va su tutte le furie. Si mette in contatto con alcuni esponenti bersaniani di Mdp, forse addirittura con Bersani stesso. «Non ho mai detto sì a Leoluca», garantisce. Ma la smentita preannunciata non arriverà mai.
E la temperatura dei rapporti coi bersaniani, adesso, rischia di precipitare di nuovo ai minimi raggiunti all' inizio dell' estate, all' epoca dell' ormai celebre abbraccio con la Boschi.
Di vie d' uscita, adesso, ce ne sono pochissime. Per Pisapia, benedire in Sicilia la strada del centrosinistra allargato ad Alternativa popolare vuol dire dover rivedere la pregiudiziale anti-Alfano messa a verbale pubblicamente decine di volte negli ultimi mesi. E, contemporaneamente, significa anche intonare il de profundis del patto a sinistra con Mdp, che sull' Isola sta già lavorando alla candidatura di Claudio Fava. Al contrario, sconfessare pubblicamente l' operazione del sindaco di Palermo - che parlò al battesimo di Insieme del primo luglio proprio come invitato di Pisapia - vorrebbe dire chiamarsi fuori da quel «centrosinistra largo e di governo» che rappresenta ancora, per l' ex sindaco di Milano, il comandamento numero uno.
C' è una terza strada, che Pisapia può scegliere di percorrere. Ed è quella del «non aderire né sabotare». La batte in serata il coordinamento regionale siciliano di Campo progressista, che smentisce accordi con Orlando e Pd («Non saremo mai alleati di Alfano») e invita la sinistra a ritirare «i candidati identitari». È una strettoia, certo. Ma è l' unica che, al momento, gli consentirebbe di prendere tempo. Soprattutto perché, a sinistra, c' è già chi si prepara a mettere Pisapia di fronte a «tutte le volte che aveva detto no agli accordi con Alfano». E non soltanto nella sinistra-sinistra che si mantiene distante da lui. Ma anche tra chi, all' ex sindaco di Milano, ha appena offerto un ruolo di leader.
MEROLA: «NON NE POSSO PIÙ DEI VETI DI MDP»
Giuseppe Alberto Falci per il ‘Corriere della Sera’
«Pisapia non ha detto sì ad Alfano, ha accettato la proposta di Leoluca Orlando di un candidato di stampo civico come il rettore dell' Università di Palermo Fabrizio Micari». Virginio Merola, sindaco di Bologna di fede Pd e legato politicamente a Giuliano Pisapia, non accetta la presa di posizione di Mdp, che in Sicilia ha deciso di sfilarsi dall' alleanza di centrosinistra per la presenza del partito del ministro degli Esteri Angelino Alfano.
Però, è stato Pisapia a pronunciare parole di questo tenore: «Mai con Alfano».
«Giuliano lo diceva qualche mese fa, e ritengo che lo pensi ancora oggi se si ragiona a livello nazionale».
Derubrica l' alleanza siciliana a un accordo locale?
«Sì, le elezioni siciliane devono avere una dimensione regionale, non possono condizionare gli equilibri nazionali del centrosinistra. È stato seguito questo ragionamento: il modello Palermo, l' alleanza larga delle amministrative del giugno scorso, è stato ed è un esperimento vincente. Perché non riproporlo su scala regionale? Noi abbiamo semplicemente risposto positivamente all' idea del sindaco Orlando, il quale ha messo sul tavolo la candidatura autorevole del rettore Fabrizio Micari».
Però, l' isola resta il feudo del ministro degli Esteri.
«Questo andrà verificato. Il test diventa nazionale se la coalizione larga supera la prova».
E se l' accordo fra il Pd e Alfano celasse uno scambio sulla legge elettorale?
«Cosa significa, che dopo le urne Renzi e Alfano governeranno insieme non svelando prima le carte?».
Resta il fatto che Mdp e Sinistra propongono la candidatura di Claudio Fava. Cosa ne pensa?
«Non è la prima volta che viene candidato. Il suo nome viene sempre proposto non per qualcosa ma contro qualcuno».
La sinistra si divide ulteriormente perché in campo c' è anche il presidente uscente Rosario Crocetta.
«Crocetta può dire quello che vuole ma la sua esperienza è stata un fallimento. Però le chiedo una cortesia, mi faccia dire una cosa».
Prego.
«Non ne posso più di questi atteggiamenti da parte di Mdp. È il vizio assurdo della sinistra. Sa perché si fa così? Perché ognuno è convinto di essere il depositario della verità. Non ne posso più».
Dunque sbagliano i «compagni» Bersani e Speranza?
«Il concetto è: se tu hai la consapevolezza della tua identità, della tua proposta e dei tuoi valori, non puoi avere preclusioni o veti per confrontarti con qualcuno che non è di sinistra come te».
Secondo lei è possibile una ricucitura con Mdp?
«Io me lo auguro perché penso che il futuro per governare questo Paese sia stare insieme. Dividersi ancora una volta sarebbe il capitolo finale della storia della sinistra italiana».
FARSA SICULA/1
- MENTRE I GRILLINI HANNO PASSATO L’ESTATE IN CAMPAGNA ELETTORALE, A SINISTRA ANCORA SI LITIGA SUL CANDIDATO TRA PISAPIA, ALFANO, BERSANIANI E ORLANDIANI
- IL SINDACO MEROLA INCREDULO CON I SUOI STESSI COMPAGNI: ‘NON NE POSSO PIÙ DEI VETI DI MDP. UN VIZIO ASSURDO DELLA SINISTRA. CLAUDIO FAVA VIENE SEMPRE PROPOSTO NON PER QUALCOSA MA CONTRO QUALCUNO’
1. PISAPIA E IL GELO CON I BERSANIANI: SERVE UN CENTROSINISTRA AMPIO
Tommaso Labate per il ‘Corriere della Sera’
« La mia posizione è sempre la stessa. Io lavoro per un centrosinistra di governo che sia largo e vincente», continua a dire Giuliano Pisapia alla sua cerchia ristretta di consiglieri. Ma questa posizione - applicata al risiko siciliano in cui Leoluca Orlando ha fatto da gran cerimoniere al patto tra Pd, i movimenti civici e il partito di Angelino Alfano - rischia di provocare una rottura definitiva coi bersaniani. Che, al riparo da taccuini a microfoni, cominciano a manifestare «insofferenza e stupore» rispetto al silenzio dell' ex sindaco di Milano, letto come un «via libera» all' accordo elettorale che contempla un' alleanza col partito del ministro degli Esteri, finora sempre esclusa dall' ex sindaco di Milano.
Sceglie la strada di un silenzio prudente, per ora, Pisapia.
Anche perché, come sottolinea il suo braccio destro Bruno Tabacci, «per parlare c' è tempo, non possiamo complicare ulteriormente una situazione già complicata». Ma le sequenze del film che va in scena dietro le quinte nelle ultime quarantott' ore, che riguardano il suo rapporto coi bersaniani di Mdp, sembrano la storia di un matrimonio salvato in extremis, che però rischia di naufragare definitivamente.
Due giorni fa, quando si fa strada l' ipotesi che Pisapia abbia garantito al sindaco di Palermo il suo «sì» all' accordo con Pd e Alfano in Sicilia, il sindaco di Milano va su tutte le furie. Si mette in contatto con alcuni esponenti bersaniani di Mdp, forse addirittura con Bersani stesso. «Non ho mai detto sì a Leoluca», garantisce. Ma la smentita preannunciata non arriverà mai.
E la temperatura dei rapporti coi bersaniani, adesso, rischia di precipitare di nuovo ai minimi raggiunti all' inizio dell' estate, all' epoca dell' ormai celebre abbraccio con la Boschi.
Di vie d' uscita, adesso, ce ne sono pochissime. Per Pisapia, benedire in Sicilia la strada del centrosinistra allargato ad Alternativa popolare vuol dire dover rivedere la pregiudiziale anti-Alfano messa a verbale pubblicamente decine di volte negli ultimi mesi. E, contemporaneamente, significa anche intonare il de profundis del patto a sinistra con Mdp, che sull' Isola sta già lavorando alla candidatura di Claudio Fava. Al contrario, sconfessare pubblicamente l' operazione del sindaco di Palermo - che parlò al battesimo di Insieme del primo luglio proprio come invitato di Pisapia - vorrebbe dire chiamarsi fuori da quel «centrosinistra largo e di governo» che rappresenta ancora, per l' ex sindaco di Milano, il comandamento numero uno.
C' è una terza strada, che Pisapia può scegliere di percorrere. Ed è quella del «non aderire né sabotare». La batte in serata il coordinamento regionale siciliano di Campo progressista, che smentisce accordi con Orlando e Pd («Non saremo mai alleati di Alfano») e invita la sinistra a ritirare «i candidati identitari». È una strettoia, certo. Ma è l' unica che, al momento, gli consentirebbe di prendere tempo. Soprattutto perché, a sinistra, c' è già chi si prepara a mettere Pisapia di fronte a «tutte le volte che aveva detto no agli accordi con Alfano». E non soltanto nella sinistra-sinistra che si mantiene distante da lui. Ma anche tra chi, all' ex sindaco di Milano, ha appena offerto un ruolo di leader.
MEROLA: «NON NE POSSO PIÙ DEI VETI DI MDP»
Giuseppe Alberto Falci per il ‘Corriere della Sera’
«Pisapia non ha detto sì ad Alfano, ha accettato la proposta di Leoluca Orlando di un candidato di stampo civico come il rettore dell' Università di Palermo Fabrizio Micari». Virginio Merola, sindaco di Bologna di fede Pd e legato politicamente a Giuliano Pisapia, non accetta la presa di posizione di Mdp, che in Sicilia ha deciso di sfilarsi dall' alleanza di centrosinistra per la presenza del partito del ministro degli Esteri Angelino Alfano.
Però, è stato Pisapia a pronunciare parole di questo tenore: «Mai con Alfano».
«Giuliano lo diceva qualche mese fa, e ritengo che lo pensi ancora oggi se si ragiona a livello nazionale».
Derubrica l' alleanza siciliana a un accordo locale?
«Sì, le elezioni siciliane devono avere una dimensione regionale, non possono condizionare gli equilibri nazionali del centrosinistra. È stato seguito questo ragionamento: il modello Palermo, l' alleanza larga delle amministrative del giugno scorso, è stato ed è un esperimento vincente. Perché non riproporlo su scala regionale? Noi abbiamo semplicemente risposto positivamente all' idea del sindaco Orlando, il quale ha messo sul tavolo la candidatura autorevole del rettore Fabrizio Micari».
Però, l' isola resta il feudo del ministro degli Esteri.
«Questo andrà verificato. Il test diventa nazionale se la coalizione larga supera la prova».
E se l' accordo fra il Pd e Alfano celasse uno scambio sulla legge elettorale?
«Cosa significa, che dopo le urne Renzi e Alfano governeranno insieme non svelando prima le carte?».
Resta il fatto che Mdp e Sinistra propongono la candidatura di Claudio Fava. Cosa ne pensa?
«Non è la prima volta che viene candidato. Il suo nome viene sempre proposto non per qualcosa ma contro qualcuno».
La sinistra si divide ulteriormente perché in campo c' è anche il presidente uscente Rosario Crocetta.
«Crocetta può dire quello che vuole ma la sua esperienza è stata un fallimento. Però le chiedo una cortesia, mi faccia dire una cosa».
Prego.
«Non ne posso più di questi atteggiamenti da parte di Mdp. È il vizio assurdo della sinistra. Sa perché si fa così? Perché ognuno è convinto di essere il depositario della verità. Non ne posso più».
Dunque sbagliano i «compagni» Bersani e Speranza?
«Il concetto è: se tu hai la consapevolezza della tua identità, della tua proposta e dei tuoi valori, non puoi avere preclusioni o veti per confrontarti con qualcuno che non è di sinistra come te».
Secondo lei è possibile una ricucitura con Mdp?
«Io me lo auguro perché penso che il futuro per governare questo Paese sia stare insieme. Dividersi ancora una volta sarebbe il capitolo finale della storia della sinistra italiana».
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Re: Diario della caduta di un regime.
28 ago 2017 18:25
FARSA SICULA/2
- ‘PRONTO IL TICKET MUSUMECI-ARMAO’. MA TICKET DE CHE? NELLE REGIONI MICA C’È IL VICEPRESIDENTE! TUTTA UNA FUFFA PER SALVARE L’ALLEANZA CON SALVINI-MELONI E FARE CONTENTO BERLUSCONI CHE PREFERIVA IL LEADER DEGLI ‘INDIGNATI’. AL QUALE È GIÀ STATO PROMESSO L’ASSESSORATO ALL’ECONOMIA E AI FONDI STRUTTURALI, VERA MAMMELLA DELL’ISOLA
Fabrizio De Feo per ‘il Giornale’
La lunga trattativa è agli sgoccioli e l' ufficializzazione dell' «accordo del buon senso» sul ticket Musumeci-Armao appare ormai questione di ore. Il centrodestra si ricompatta in Sicilia in vista del voto del 5 novembre.
Una svolta che rappresenta un ottimo auspicio in vista delle Politiche e facilita la ricomposizione della coalizione sul piano nazionale.
La svolta decisiva è avvenuta sabato sera con una telefonata tra Gianfranco Miccichè e Silvio Berlusconi. Il presidente di Forza Italia ha dato il via libera alla candidatura di Nello Musumeci, su cui già avevano fatto convergere il loro appoggio Lega, Fratelli d' Italia ed Energie per l' Italia di Stefano Parisi. Una scelta fatta ascoltando le voci provenienti del territorio, nel nome dell' unità del centrodestra.
L' accordo prevede la formula del ticket con l' ex presidente della provincia di Catania presidente e Gaetano Armao suo vice. Armao dovrebbe anche avere l' assessorato all' Economia e la gestione dei fondi strutturali, quindi un ruolo importantissimo. L' ultimo tassello da sistemare resta quello di Cantiere Popolare di Saverio Romano, mentre l' Udc ha già dato il suo via libera all' intesa.
«Sta prevalendo il buonsenso» dice il coordinatore di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè. «Non c' è nulla di deciso» spiega. «Posso solo dire, dopo aver parlato con entrambi e anche col presidente Berlusconi, che sta prevalendo il buonsenso e siamo molto vicini a un accordo. Il ticket? Non è una soluzione, è la soluzione. Berlusconi stesso l' ha auspicata e proposta. Mi auguro che possa venire qui in Sicilia, l' amore per lui qui è fortissimo». Segnali ulteriori arrivano dai rappresentanti del territorio. Dopo l' endorsement di Salvo Pogliese a Musumeci, arriva quello del deputato regionale di Fi, Riccardo Savona.
«Musumeci è la sintesi migliore di unità nel centrodestra per riportare i siciliani a un governo serio e a una politica credibile. Sono fiducioso che la candidatura Musumeci sia ormai assodata. Nei prossimi giorni ci sarà l' ufficializzazione di questo autorevole capitano che rappresenta e coniuga la sintesi migliore del polo moderato presente in Sicilia. E Armao può essere vitale in questo progetto per le capacità innate di sicilianista e autonomista».
FARSA SICULA/2
- ‘PRONTO IL TICKET MUSUMECI-ARMAO’. MA TICKET DE CHE? NELLE REGIONI MICA C’È IL VICEPRESIDENTE! TUTTA UNA FUFFA PER SALVARE L’ALLEANZA CON SALVINI-MELONI E FARE CONTENTO BERLUSCONI CHE PREFERIVA IL LEADER DEGLI ‘INDIGNATI’. AL QUALE È GIÀ STATO PROMESSO L’ASSESSORATO ALL’ECONOMIA E AI FONDI STRUTTURALI, VERA MAMMELLA DELL’ISOLA
Fabrizio De Feo per ‘il Giornale’
La lunga trattativa è agli sgoccioli e l' ufficializzazione dell' «accordo del buon senso» sul ticket Musumeci-Armao appare ormai questione di ore. Il centrodestra si ricompatta in Sicilia in vista del voto del 5 novembre.
Una svolta che rappresenta un ottimo auspicio in vista delle Politiche e facilita la ricomposizione della coalizione sul piano nazionale.
La svolta decisiva è avvenuta sabato sera con una telefonata tra Gianfranco Miccichè e Silvio Berlusconi. Il presidente di Forza Italia ha dato il via libera alla candidatura di Nello Musumeci, su cui già avevano fatto convergere il loro appoggio Lega, Fratelli d' Italia ed Energie per l' Italia di Stefano Parisi. Una scelta fatta ascoltando le voci provenienti del territorio, nel nome dell' unità del centrodestra.
L' accordo prevede la formula del ticket con l' ex presidente della provincia di Catania presidente e Gaetano Armao suo vice. Armao dovrebbe anche avere l' assessorato all' Economia e la gestione dei fondi strutturali, quindi un ruolo importantissimo. L' ultimo tassello da sistemare resta quello di Cantiere Popolare di Saverio Romano, mentre l' Udc ha già dato il suo via libera all' intesa.
«Sta prevalendo il buonsenso» dice il coordinatore di Forza Italia in Sicilia, Gianfranco Miccichè. «Non c' è nulla di deciso» spiega. «Posso solo dire, dopo aver parlato con entrambi e anche col presidente Berlusconi, che sta prevalendo il buonsenso e siamo molto vicini a un accordo. Il ticket? Non è una soluzione, è la soluzione. Berlusconi stesso l' ha auspicata e proposta. Mi auguro che possa venire qui in Sicilia, l' amore per lui qui è fortissimo». Segnali ulteriori arrivano dai rappresentanti del territorio. Dopo l' endorsement di Salvo Pogliese a Musumeci, arriva quello del deputato regionale di Fi, Riccardo Savona.
«Musumeci è la sintesi migliore di unità nel centrodestra per riportare i siciliani a un governo serio e a una politica credibile. Sono fiducioso che la candidatura Musumeci sia ormai assodata. Nei prossimi giorni ci sarà l' ufficializzazione di questo autorevole capitano che rappresenta e coniuga la sintesi migliore del polo moderato presente in Sicilia. E Armao può essere vitale in questo progetto per le capacità innate di sicilianista e autonomista».
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Re: Diario della caduta di un regime.
……A TUTTO GAS…….
5 ore fa
922
• 837
• 1
• 84
Il prete antifascista:
"Non temo CasaPound"
Francesco Curridori
Minorenne stuprata a Jesolo
Toga scarcera il marocchino
Il giudice non convalida il fermo. Un audio su Whatsapp dimostrerebbe che la vittima era consenziente, ma non si trova
di Luca Romano
1 ora fa
Questa notizia dopo un’ora sugli altri siti non c’è. Non che non sia vera,ma gli STRUMPTRUPPEN, pensano che sia giunta l’ora per far tornare il fascio.
Al massimo, sul Messaggero viene riportata questa:
MOLESTIE
Paura allo stabilimento balneare:
tentano di violentare tre ragazze
Arrestati due romani
5 ore fa
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Il prete antifascista:
"Non temo CasaPound"
Francesco Curridori
Minorenne stuprata a Jesolo
Toga scarcera il marocchino
Il giudice non convalida il fermo. Un audio su Whatsapp dimostrerebbe che la vittima era consenziente, ma non si trova
di Luca Romano
1 ora fa
Questa notizia dopo un’ora sugli altri siti non c’è. Non che non sia vera,ma gli STRUMPTRUPPEN, pensano che sia giunta l’ora per far tornare il fascio.
Al massimo, sul Messaggero viene riportata questa:
MOLESTIE
Paura allo stabilimento balneare:
tentano di violentare tre ragazze
Arrestati due romani
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Re: Diario della caduta di un regime.
Eia! Eia! Eia! Alalà! Alalà! Alalà!
Togliete il bottiglione di “Barbera” agli STRUMPTRUPPEN, perché sono fissati con la sinistra.
La sinistra cessa di esistere l’8 dicembre 2013, quando Pinocchio Mussoloni, diventa segretario del Pd per la prima volta.
Come nella favola di “Cappuccetto Rosso”, Mussoloni fa come il Lupo che si era travestito da “nonna” per mangiarsi Cappuccetto Rosso.
Mussoloni, copiando, si è travestito da “sinistro”, ma è un destro naturale. Altrimenti non poteva piacere alla destra Repubblicana a Stelle e Strisce.
Non c’era nessuna ragione tecnica, il 16 febbraio 2014, perché King George, conferisse l’incarico a Mussoloni spedendo a casa Enrico Letta, se non l’ordine arrivato dall’élite massonica-finanziaria americana, su segnalazione della massoneria di destra italiana.
Mussoloni nei tre anni successivi fallisce completamente sul piano personale su tutto il fronte, ma mantiene la parola data, all’élite, quella di ridurre ai minimi termini la sinistra all’interno del Pd.
Il Pd da mò, è un partito di centrodestra che si spaccia per centrosinistra.
Gli STRUMTRUPPEN, però hanno tutto interesse a bollare il Pd di sinistra, perché Mussoloni è un concorrente diretto di Berlusconi.
Non a caso Aldo Giannuli, ha scritto il libro “Da Gelli a Renzi” passando per Berlusconi.
Berlusconi ha realizzato il Piano di Rinascita Democratica, e Mussoloni ha completato la parte finale.
Ma dato che in politica, come in guerra, è necessario un nemico da additare, adesso il nemico ipotetico è “la sinistra” anche se non esiste più.
Quando il cavalier Banana, è sceso in campo nel 1994, aveva scelto come nemico da combattere “i comunisti”.
Ma adesso che i comunisti non esistono più, hanno scelto di additare una sinistra ipotetica.
Tanto, finché ci sono merli c’è speranza…………..
Il chiodo fisso della sinistra:
requisire le case private sfitte
Ritorna la proposta di esproprio: "Togliere le case sfitte ai proprietari per assegnarle a chi ne ha bisogno"
di Alberto Giannoni
13 minuti fa
13
Togliete il bottiglione di “Barbera” agli STRUMPTRUPPEN, perché sono fissati con la sinistra.
La sinistra cessa di esistere l’8 dicembre 2013, quando Pinocchio Mussoloni, diventa segretario del Pd per la prima volta.
Come nella favola di “Cappuccetto Rosso”, Mussoloni fa come il Lupo che si era travestito da “nonna” per mangiarsi Cappuccetto Rosso.
Mussoloni, copiando, si è travestito da “sinistro”, ma è un destro naturale. Altrimenti non poteva piacere alla destra Repubblicana a Stelle e Strisce.
Non c’era nessuna ragione tecnica, il 16 febbraio 2014, perché King George, conferisse l’incarico a Mussoloni spedendo a casa Enrico Letta, se non l’ordine arrivato dall’élite massonica-finanziaria americana, su segnalazione della massoneria di destra italiana.
Mussoloni nei tre anni successivi fallisce completamente sul piano personale su tutto il fronte, ma mantiene la parola data, all’élite, quella di ridurre ai minimi termini la sinistra all’interno del Pd.
Il Pd da mò, è un partito di centrodestra che si spaccia per centrosinistra.
Gli STRUMTRUPPEN, però hanno tutto interesse a bollare il Pd di sinistra, perché Mussoloni è un concorrente diretto di Berlusconi.
Non a caso Aldo Giannuli, ha scritto il libro “Da Gelli a Renzi” passando per Berlusconi.
Berlusconi ha realizzato il Piano di Rinascita Democratica, e Mussoloni ha completato la parte finale.
Ma dato che in politica, come in guerra, è necessario un nemico da additare, adesso il nemico ipotetico è “la sinistra” anche se non esiste più.
Quando il cavalier Banana, è sceso in campo nel 1994, aveva scelto come nemico da combattere “i comunisti”.
Ma adesso che i comunisti non esistono più, hanno scelto di additare una sinistra ipotetica.
Tanto, finché ci sono merli c’è speranza…………..
Il chiodo fisso della sinistra:
requisire le case private sfitte
Ritorna la proposta di esproprio: "Togliere le case sfitte ai proprietari per assegnarle a chi ne ha bisogno"
di Alberto Giannoni
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Re: Diario della caduta di un regime.
….CARO LEI ……QUANDO C’ERA LUI……
Intitolato ai partigiani il luogo in cui fu ucciso Mussolini nel 1945
L'amministrazione comunale di Tremezzina, sul lago di Como, sceglie di intitolare ai partigiani locali uno spiazzo nei pressi della villa dove fu fucilato il Duce nel 1945
Luca Romano - Mer, 30/08/2017 - 15:57
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Non c'è nulla da fare, gli anni passano ma la figura di Benito Mussolini continua a dividere gli italiani e a spaccare l'opinione pubblica.
Così come divide la scelta dell'amministrazione comunale di Tremezzina, sul lago di Como, di dedicare un largo ai partigiani.
La decisione è destinata a sicura contestazione perché proprio sul territorio comunale di Tremezzina, in località Giulino di Mezzegra, fu ucciso Benito Mussolini, il 28 aprile del 1945 al termine di un tentativo di fuga in Svizzera travestito da tedesco. Era la primavera inoltrata degli ultimi anni di guerra, quando il Duce ormai fuggiasco abbandonò gli ultimi seguaci fascisti e tentò di mettersi in salvo oltre confine indossando un cappotto militare e un elmetto nazisti. A Dongo però venne fermato dalle formazioni partigiane ed arrestato il giorno 27. Dopo varie peregrinazioni nei Comuni della zona, il giorno successivo viene ucciso sommariamente dai partigiani davanti al cancello della Villa Belmonte a Giulino.
Il luogo, sin da subito, è stato oggetto di pellegrinaggi da parte di nostalgici e neofascisti. Ora che l'amministrazione Pd di Tremezzina ha deciso di dedicare ai partigiani caduti nell'omonima battaglia uno spiazzo a pochi metri dal luogo della fucilazione di Mussolini, le polemiche sono pronte a riesplodere.
Di sicuro, come scrive Il Giorno, c'è solo che il prossimo 28 aprile, per il 73esimo anniversario, i reduci e i neofascisti che sfileranno fino a villa Belmonte per rendere omaggio al luogo in cui venne ucciso il loro capo saranno costretti a marciare anche attraverso il nuovo Largo Partigiani tremezzini.
VEDI FOTO:
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 35813.html
........le polemiche sono pronte a riesplodere.
PER IL MOMENTO, A FARLE RIESPLODERE CI PENSANO LORO
Intitolato ai partigiani il luogo in cui fu ucciso Mussolini nel 1945
L'amministrazione comunale di Tremezzina, sul lago di Como, sceglie di intitolare ai partigiani locali uno spiazzo nei pressi della villa dove fu fucilato il Duce nel 1945
Luca Romano - Mer, 30/08/2017 - 15:57
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Non c'è nulla da fare, gli anni passano ma la figura di Benito Mussolini continua a dividere gli italiani e a spaccare l'opinione pubblica.
Così come divide la scelta dell'amministrazione comunale di Tremezzina, sul lago di Como, di dedicare un largo ai partigiani.
La decisione è destinata a sicura contestazione perché proprio sul territorio comunale di Tremezzina, in località Giulino di Mezzegra, fu ucciso Benito Mussolini, il 28 aprile del 1945 al termine di un tentativo di fuga in Svizzera travestito da tedesco. Era la primavera inoltrata degli ultimi anni di guerra, quando il Duce ormai fuggiasco abbandonò gli ultimi seguaci fascisti e tentò di mettersi in salvo oltre confine indossando un cappotto militare e un elmetto nazisti. A Dongo però venne fermato dalle formazioni partigiane ed arrestato il giorno 27. Dopo varie peregrinazioni nei Comuni della zona, il giorno successivo viene ucciso sommariamente dai partigiani davanti al cancello della Villa Belmonte a Giulino.
Il luogo, sin da subito, è stato oggetto di pellegrinaggi da parte di nostalgici e neofascisti. Ora che l'amministrazione Pd di Tremezzina ha deciso di dedicare ai partigiani caduti nell'omonima battaglia uno spiazzo a pochi metri dal luogo della fucilazione di Mussolini, le polemiche sono pronte a riesplodere.
Di sicuro, come scrive Il Giorno, c'è solo che il prossimo 28 aprile, per il 73esimo anniversario, i reduci e i neofascisti che sfileranno fino a villa Belmonte per rendere omaggio al luogo in cui venne ucciso il loro capo saranno costretti a marciare anche attraverso il nuovo Largo Partigiani tremezzini.
VEDI FOTO:
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 35813.html
........le polemiche sono pronte a riesplodere.
PER IL MOMENTO, A FARLE RIESPLODERE CI PENSANO LORO
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Re: Diario della caduta di un regime.
30 ago 2017 10:06
LA LEGA FARÀ CRAC?
- PARAGONE: ‘DOPO LA CONDANNA IN PRIMO GRADO DI BOSSI E BELSITO IL PM HA CHIESTO IL SEQUESTRO DI 48 MILIONI DI EURO AL PARTITO. QUINDI SALVINI, NON CONDANNATO, RESTERÀ IN MUTANDE PRIMA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE. PERCHÉ I BANCHIERI DELINQUENTI POSSONO ESSERE NULLATENENTI E SALVATI DALLO STATO, MENTRE SE UNO FA POLITICA VIENE COLPITO PRIMA DELLA SENTENZA DEFINITIVA?
- BECHIS: ‘MA IL SEGRETARIO HA MESSO ‘IN SALVO’ IL PATRIMONIO…
1.A CHI GIOVA UN CRAC LEGHISTA
Gianluigi Paragone per http://www.ilfattoquotidiano.it/
Sono stato il direttore del La Padania. Sono amico di Matteo Salvini (per quanto non gli abbia risparmiato critiche molto dure, in privato e in pubblico. Anche su questo blog) e sono etichettato a giorni alterni come leghista o grillino: “Ha parlato il grillista”. Manca qualcosa? Se sì, me lo carico. In modo che tutte le carte siano scoperte sul tavolo.
Sono di parte? Se volete sì. Però abbiate la pazienza di leggere fino in fondo e solo a quel punto criticarmi nel merito. Com’è noto, Umberto Bossi e Francesco Belsito, allora rispettivamente segretario e tesoriere della Lega, sono stati condannati in primo grado per truffa ai danni dello Stato.
La paura di non trovare più un euro nelle casse del Carroccio ha spinto la procura a chiedere il sequestro cautelativo dei 48 milioni di euro da restituire, in altre parole l’immediata confisca della somma con tanto di blocco dei conti correnti. Fossimo nel gioco del monopoli, Matteo Salvini sarebbe vicino al crac finanziario. In molti staranno pensando: “Bene, così impara a dare addosso ai clandestini, all’Europa, all’euro, ai poveracci eccetera eccetera”. In democrazia, però, non funziona così: le partite politiche si vincono o si perdono nell’urna.
Ma la Lega ha truffato lo Stato, lo dice una sentenza. Vero, lo dice una sentenza di primo grado. La sentenza però non dice né può dire se la Lega, al momento della sentenza definitiva, avrà o meno i soldi. Quindi Salvini, di fatto, deve pagare la truffa ai danni dello Stato adesso. E poco importa se non ci saranno più soldi per fare campagna elettorale o altra attività politica. C’è una sentenza da rispettare. Bene, allora partiamo da qui.
La Lega di Salvini deve pagare in anticipo le malefatte di Bossi e Belsito ai danni dello Stato e per questo rischia il crac. Non capisco perché lo stesso rigore e la stessa prontezza non siano riservati – in via precauzionale – ai padroni del sistema bancario e finanziario che ha truffato cittadini italiani o pezzi di economia italiana. Questo Paese, a norma di legge, consente a ex patron di banche di risultare nullatenenti e quindi di essere immuni ad azioni risarcitorie. Consente a potenti uomini d’affari di essere schermati da scatole cinesi dove il responsabile non si trova mai. Non capisco perché alle banche siano consentite ripartenze societarie dove i debiti vengono “coperti” dallo Stato.
E lo stesso dovremmo dirlo anche per i danni che le casse pubbliche hanno ricevuto da imprudenti valutazioni di agenzie di rating. A me sembra che l’ordine di bloccare i conti della Lega siano un modo per colpire (facilmente) la Casta politica, in generale, e un movimento anti-sistema in particolare.
Non è giustizia a orologeria, per carità. E’ altro: è l’avviso tipico del sistema attuale, sterile e innocuo con i player finanziari, forte e “educativo” con la politica. La Lega di Salvini si è messa sui binari di una contestazione al sistema neoliberista e fa più paura della Lega di Bossi. La Lega di Salvini va immobilizzata esattamente come si stanno immobilizzando i cittadini, gli imprenditori e le famiglie. Per fare campagna elettorale, la Lega dovrà indebitarsi con quel sistema che contesta e a cui riserva fendenti pesanti.
La decisione della procura non è scandalosa (ci mancherebbe), è solo pericolosamente sbagliata. Perché la politica e i partiti sono ancora l’unico spazio democratico che argina lo scontento di una crisi che sta consumando diseguaglianze. Bossi e Belsito risarciscano, ma bloccare anticipatamente un movimento rischia di essere la mossa (giusta) che fa perdere la partita.
2.CREATE 12 FEDERAZIONI - COSÌ IL SEGRETARIO HA MESSO AL SICURO I SOLDI LUMBARD
Fausto Bechis per Libero quotidiano
Quando i giudici mai dovessero bussare alle porte della segreteria amministrativa della Lega Nord per sequestrare beni per 49 milioni di euro come vorrebbero i pubblici ministeri, è assai probabile che restino assai delusi. Potranno forse sequestrare le proprietà immobiliari, e non arriveranno nemmeno a un quarto di quella somma. Potranno anche congelare i conti del partito, e troveranno 165.196,20 euro in cassa.
Se non li avranno spesi potranno sequestrare anche tutti i finanziamenti privati e pubblici in arrivo al partito. Ma anche lì restando assai lontani dai propri desideri: il patrimonio netto risultante alla fine del 2016 era di 5.671.420,42 euro ed è probabile che oggi sia anche un pizzico inferiore, visto che in questi ultimi anni quella cifra è stata continuamente erosa dalle perdite operative annuali. Anche fosse restata la stessa, portando via tutto i pm troverebbero solo 5.836.616,62 euro fra liquidità e patrimonio.
Se anche lo portassero via, Matteo Salvini però non resterebbe a secco.
Grazie a un' idea avuta un paio di anni fa e che è diventata un fatto compiuto proprio durante il 2016: i flussi finanziari della Lega non sono più centralizzati, ma sono diventati federali e posseduti dalle strutture regionali o parzialmente regionali che hanno propria autonomia giuridica (alcune nate anche solo recentemente) e finanziaria e che quindi assai difficilmente potrebbero essere coinvolte nei sequestri.
Sono ormai 12 le federazioni autonome e dotate di patrimonio e liquidità propria: Emilia, Friuli, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Romagna, Toscana, Trentino, Umbria, Valle d' Aosta e Veneto. Tutte e 12 sono diventate economicamente importanti proprio a partire dal 2016, riducendo i flussi finanziari della Lega Nord nazionale. La sola federazione lombarda ha denaro in cassa per più di 3 milioni di euro e un patrimonio netto di quasi 3 milioni. In tutto dunque tiene da parte più di 6 milioni di euro, e vale più del partito nazionale.
Cifre inferiori, ma non da disprezzare, quelle della federazione veneta: 804 mila euro in cassa e 659 mila euro di patrimonio netto, complessivamente 1,4 milioni di euro. La terza forza regionale è la Liguria, che ha da parte 341 mila euro. La quarta la Toscana con 124 mila euro, e la quinta l' Emilia con 123,9 mila euro. Poi c' è il Friuli Venezia Giulia con 80,9 mila euro, il Piemonte con 72 mila euro, la Romagna che ha da parte quasi 40 mila euro, le Marche con 23 mila euro, l' Umbria con 11 mila euro, il Trentino con 5 mila e 600 euro e ultima la Valle d' Aosta con 4 mila e 800 euro.
Tutte insieme le 12 strutture federali della Lega hanno da parte secondo il bilancio al 31 dicembre 2016 8 milioni e 376 mila euro fra liquidità, titoli e patrimonio netto: è circa il 50% di più di quello su cui oggi può scattare l' eventuale provvedimento della magistratura, se il giudice dovesse accogliere le richieste dei pm.
/mediagallery/Dago_fotogallery-191567/830927.htm/mediagallery/Dago_fotogallery-191567/830927.htmSALVINI BALLA ANDIAMO A COMANDARE
PER FOTO VEDI:
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 155108.htm
ABBIAMO A CHE FARE CON LA GENERAZIONE DEI MATTEO'S
NON VOGLIO "GOVERNARE", VOGLIONO SOLO "COMANDARE"
ATTENTA GENTE!!!!!!!!!!!.....ATTENTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!
NON LI VOTATE!!!!!!!!!!!!!
LA LEGA FARÀ CRAC?
- PARAGONE: ‘DOPO LA CONDANNA IN PRIMO GRADO DI BOSSI E BELSITO IL PM HA CHIESTO IL SEQUESTRO DI 48 MILIONI DI EURO AL PARTITO. QUINDI SALVINI, NON CONDANNATO, RESTERÀ IN MUTANDE PRIMA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE. PERCHÉ I BANCHIERI DELINQUENTI POSSONO ESSERE NULLATENENTI E SALVATI DALLO STATO, MENTRE SE UNO FA POLITICA VIENE COLPITO PRIMA DELLA SENTENZA DEFINITIVA?
- BECHIS: ‘MA IL SEGRETARIO HA MESSO ‘IN SALVO’ IL PATRIMONIO…
1.A CHI GIOVA UN CRAC LEGHISTA
Gianluigi Paragone per http://www.ilfattoquotidiano.it/
Sono stato il direttore del La Padania. Sono amico di Matteo Salvini (per quanto non gli abbia risparmiato critiche molto dure, in privato e in pubblico. Anche su questo blog) e sono etichettato a giorni alterni come leghista o grillino: “Ha parlato il grillista”. Manca qualcosa? Se sì, me lo carico. In modo che tutte le carte siano scoperte sul tavolo.
Sono di parte? Se volete sì. Però abbiate la pazienza di leggere fino in fondo e solo a quel punto criticarmi nel merito. Com’è noto, Umberto Bossi e Francesco Belsito, allora rispettivamente segretario e tesoriere della Lega, sono stati condannati in primo grado per truffa ai danni dello Stato.
La paura di non trovare più un euro nelle casse del Carroccio ha spinto la procura a chiedere il sequestro cautelativo dei 48 milioni di euro da restituire, in altre parole l’immediata confisca della somma con tanto di blocco dei conti correnti. Fossimo nel gioco del monopoli, Matteo Salvini sarebbe vicino al crac finanziario. In molti staranno pensando: “Bene, così impara a dare addosso ai clandestini, all’Europa, all’euro, ai poveracci eccetera eccetera”. In democrazia, però, non funziona così: le partite politiche si vincono o si perdono nell’urna.
Ma la Lega ha truffato lo Stato, lo dice una sentenza. Vero, lo dice una sentenza di primo grado. La sentenza però non dice né può dire se la Lega, al momento della sentenza definitiva, avrà o meno i soldi. Quindi Salvini, di fatto, deve pagare la truffa ai danni dello Stato adesso. E poco importa se non ci saranno più soldi per fare campagna elettorale o altra attività politica. C’è una sentenza da rispettare. Bene, allora partiamo da qui.
La Lega di Salvini deve pagare in anticipo le malefatte di Bossi e Belsito ai danni dello Stato e per questo rischia il crac. Non capisco perché lo stesso rigore e la stessa prontezza non siano riservati – in via precauzionale – ai padroni del sistema bancario e finanziario che ha truffato cittadini italiani o pezzi di economia italiana. Questo Paese, a norma di legge, consente a ex patron di banche di risultare nullatenenti e quindi di essere immuni ad azioni risarcitorie. Consente a potenti uomini d’affari di essere schermati da scatole cinesi dove il responsabile non si trova mai. Non capisco perché alle banche siano consentite ripartenze societarie dove i debiti vengono “coperti” dallo Stato.
E lo stesso dovremmo dirlo anche per i danni che le casse pubbliche hanno ricevuto da imprudenti valutazioni di agenzie di rating. A me sembra che l’ordine di bloccare i conti della Lega siano un modo per colpire (facilmente) la Casta politica, in generale, e un movimento anti-sistema in particolare.
Non è giustizia a orologeria, per carità. E’ altro: è l’avviso tipico del sistema attuale, sterile e innocuo con i player finanziari, forte e “educativo” con la politica. La Lega di Salvini si è messa sui binari di una contestazione al sistema neoliberista e fa più paura della Lega di Bossi. La Lega di Salvini va immobilizzata esattamente come si stanno immobilizzando i cittadini, gli imprenditori e le famiglie. Per fare campagna elettorale, la Lega dovrà indebitarsi con quel sistema che contesta e a cui riserva fendenti pesanti.
La decisione della procura non è scandalosa (ci mancherebbe), è solo pericolosamente sbagliata. Perché la politica e i partiti sono ancora l’unico spazio democratico che argina lo scontento di una crisi che sta consumando diseguaglianze. Bossi e Belsito risarciscano, ma bloccare anticipatamente un movimento rischia di essere la mossa (giusta) che fa perdere la partita.
2.CREATE 12 FEDERAZIONI - COSÌ IL SEGRETARIO HA MESSO AL SICURO I SOLDI LUMBARD
Fausto Bechis per Libero quotidiano
Quando i giudici mai dovessero bussare alle porte della segreteria amministrativa della Lega Nord per sequestrare beni per 49 milioni di euro come vorrebbero i pubblici ministeri, è assai probabile che restino assai delusi. Potranno forse sequestrare le proprietà immobiliari, e non arriveranno nemmeno a un quarto di quella somma. Potranno anche congelare i conti del partito, e troveranno 165.196,20 euro in cassa.
Se non li avranno spesi potranno sequestrare anche tutti i finanziamenti privati e pubblici in arrivo al partito. Ma anche lì restando assai lontani dai propri desideri: il patrimonio netto risultante alla fine del 2016 era di 5.671.420,42 euro ed è probabile che oggi sia anche un pizzico inferiore, visto che in questi ultimi anni quella cifra è stata continuamente erosa dalle perdite operative annuali. Anche fosse restata la stessa, portando via tutto i pm troverebbero solo 5.836.616,62 euro fra liquidità e patrimonio.
Se anche lo portassero via, Matteo Salvini però non resterebbe a secco.
Grazie a un' idea avuta un paio di anni fa e che è diventata un fatto compiuto proprio durante il 2016: i flussi finanziari della Lega non sono più centralizzati, ma sono diventati federali e posseduti dalle strutture regionali o parzialmente regionali che hanno propria autonomia giuridica (alcune nate anche solo recentemente) e finanziaria e che quindi assai difficilmente potrebbero essere coinvolte nei sequestri.
Sono ormai 12 le federazioni autonome e dotate di patrimonio e liquidità propria: Emilia, Friuli, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Romagna, Toscana, Trentino, Umbria, Valle d' Aosta e Veneto. Tutte e 12 sono diventate economicamente importanti proprio a partire dal 2016, riducendo i flussi finanziari della Lega Nord nazionale. La sola federazione lombarda ha denaro in cassa per più di 3 milioni di euro e un patrimonio netto di quasi 3 milioni. In tutto dunque tiene da parte più di 6 milioni di euro, e vale più del partito nazionale.
Cifre inferiori, ma non da disprezzare, quelle della federazione veneta: 804 mila euro in cassa e 659 mila euro di patrimonio netto, complessivamente 1,4 milioni di euro. La terza forza regionale è la Liguria, che ha da parte 341 mila euro. La quarta la Toscana con 124 mila euro, e la quinta l' Emilia con 123,9 mila euro. Poi c' è il Friuli Venezia Giulia con 80,9 mila euro, il Piemonte con 72 mila euro, la Romagna che ha da parte quasi 40 mila euro, le Marche con 23 mila euro, l' Umbria con 11 mila euro, il Trentino con 5 mila e 600 euro e ultima la Valle d' Aosta con 4 mila e 800 euro.
Tutte insieme le 12 strutture federali della Lega hanno da parte secondo il bilancio al 31 dicembre 2016 8 milioni e 376 mila euro fra liquidità, titoli e patrimonio netto: è circa il 50% di più di quello su cui oggi può scattare l' eventuale provvedimento della magistratura, se il giudice dovesse accogliere le richieste dei pm.
/mediagallery/Dago_fotogallery-191567/830927.htm/mediagallery/Dago_fotogallery-191567/830927.htmSALVINI BALLA ANDIAMO A COMANDARE
PER FOTO VEDI:
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 155108.htm
ABBIAMO A CHE FARE CON LA GENERAZIONE DEI MATTEO'S
NON VOGLIO "GOVERNARE", VOGLIONO SOLO "COMANDARE"
ATTENTA GENTE!!!!!!!!!!!.....ATTENTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!
NON LI VOTATE!!!!!!!!!!!!!
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Re: Diario della caduta di un regime.
IL FANTASMA DEL REDIVIVO CAVALIER "BANANA", STA FACENDO CONTINUAMENTE APPELLO AI MODERATI ITALIANI PER TORNARE A COMANDARE.
MA LI STA FOTTENDO UN'ALTRA VOLTA COME VENTICINQUE ANNI FA
COL PIFFERO CHE SONO MODERATI.!!!!!!!!!!!!!
BASTA LEGGERE TUTTI GIORNI COSA SCRIVONO I SUOI GIORNALI
5 ore fa
6941
Dal migrante sassi sui bambini
E esplode la rabbia dei romani
Francesco Curridori
10 ore fa
21497
Parma, la furia degli immigrati:
linciato l'autista di un autobus
Giuseppe De Lorenzo
ALTRO CHE MODERATI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1
QUESTI STANNO PORTANDO IL PAESE ALLA RIVOLTA!!!!!!!!!
SVEGLIA!!!!!!!!
MA LI STA FOTTENDO UN'ALTRA VOLTA COME VENTICINQUE ANNI FA
COL PIFFERO CHE SONO MODERATI.!!!!!!!!!!!!!
BASTA LEGGERE TUTTI GIORNI COSA SCRIVONO I SUOI GIORNALI
5 ore fa
6941
Dal migrante sassi sui bambini
E esplode la rabbia dei romani
Francesco Curridori
10 ore fa
21497
Parma, la furia degli immigrati:
linciato l'autista di un autobus
Giuseppe De Lorenzo
ALTRO CHE MODERATI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!1
QUESTI STANNO PORTANDO IL PAESE ALLA RIVOLTA!!!!!!!!!
SVEGLIA!!!!!!!!
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Re: Diario della caduta di un regime.
.......................STANNO COSTRUENDO LA RIVOLTA............
Dal sito SRUMPTRUPPEN:
"Siamo esasperati da migranti
Ci hanno caricato coi bastoni"
I residenti del Tiburtino III spiegano cosa c'è dietro la rivolta e la rissa davanti al centro d'accoglienza. Video
di Elena Barlozzari Francesco Curridori
7 ore fa
363
Non così gli altri quotidiani:
http://www.ilfattoquotidiano.it/?refresh_ce
Jasmine Trinca porta Regeni in giuria al Lido
“Verità per Giulio, il suo caso rimanga pubblico”
L’attrice sbarca al festival di Venezia indossando il braccialetto-simbolo del ricercatore ucciso in Egitto
Al Fatto.it dice: “Siamo tutti coinvolti in questa vicenda, serve testimoniare finché non ci sarà giustizia
http://www.corriere.it/index.shtml?refresh_ce
L’INTERVISTA
Il capo della polizia Gabrielli: «Gli agenti fanno il loro lavoro, la politica non deleghi tutto: basta scaricare su di noi»
di Giovanni Bianconi
«La politica non può delegare tutto alla polizia: certi problemi, prima che di ordine pubblico, sono problemi sociali» Lo dice Franco Gabrielli che sul terrorismo aggiunge: «Rischi più alti, integriamo gli immigrati»
http://www.repubblica.it/
Missile sul Giappone, allarme di Seul: "Poteva raggiungere i 5000 km"
12http://www.repubblica.it/esteri/2017/08/31/new ... 174261879/
Migranti
Orlando: "Nessun rischio per tenuta democratica
ma raccontare l'emergenza favorisce i fascismi"
· L'allarme di Minniti: "Di fronte agli sbarchi ho temuto"
· L'editoriale I nostri occhi puntati sull'Africa di EUGENIO SCALFARI
http://www.lastampa.it/
Pensioni, il governo punta ad un assegno fino a 680 euro per salvare il futuro dei precari
L’ipotesi è di abbassare il coefficiente per il calcolo contributivo da 1,5 volte l’assegno sociale a 1,2 volte
html http://www.ilmessaggero.it/ROMA/
Tempesta di fumo invade il Gra:
auto in trappola, traffico in tilt Foto
http://www.facebook.com/sharer.php?u=ht ... to-3210096.
Roma, bus Atac guasto abbandonato da tre giorni sotto al Campidoglio
Dal sito SRUMPTRUPPEN:
"Siamo esasperati da migranti
Ci hanno caricato coi bastoni"
I residenti del Tiburtino III spiegano cosa c'è dietro la rivolta e la rissa davanti al centro d'accoglienza. Video
di Elena Barlozzari Francesco Curridori
7 ore fa
363
Non così gli altri quotidiani:
http://www.ilfattoquotidiano.it/?refresh_ce
Jasmine Trinca porta Regeni in giuria al Lido
“Verità per Giulio, il suo caso rimanga pubblico”
L’attrice sbarca al festival di Venezia indossando il braccialetto-simbolo del ricercatore ucciso in Egitto
Al Fatto.it dice: “Siamo tutti coinvolti in questa vicenda, serve testimoniare finché non ci sarà giustizia
http://www.corriere.it/index.shtml?refresh_ce
L’INTERVISTA
Il capo della polizia Gabrielli: «Gli agenti fanno il loro lavoro, la politica non deleghi tutto: basta scaricare su di noi»
di Giovanni Bianconi
«La politica non può delegare tutto alla polizia: certi problemi, prima che di ordine pubblico, sono problemi sociali» Lo dice Franco Gabrielli che sul terrorismo aggiunge: «Rischi più alti, integriamo gli immigrati»
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Missile sul Giappone, allarme di Seul: "Poteva raggiungere i 5000 km"
12http://www.repubblica.it/esteri/2017/08/31/new ... 174261879/
Migranti
Orlando: "Nessun rischio per tenuta democratica
ma raccontare l'emergenza favorisce i fascismi"
· L'allarme di Minniti: "Di fronte agli sbarchi ho temuto"
· L'editoriale I nostri occhi puntati sull'Africa di EUGENIO SCALFARI
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Pensioni, il governo punta ad un assegno fino a 680 euro per salvare il futuro dei precari
L’ipotesi è di abbassare il coefficiente per il calcolo contributivo da 1,5 volte l’assegno sociale a 1,2 volte
html http://www.ilmessaggero.it/ROMA/
Tempesta di fumo invade il Gra:
auto in trappola, traffico in tilt Foto
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Roma, bus Atac guasto abbandonato da tre giorni sotto al Campidoglio
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