Gentiloni
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Re: Gentiloni
TREMATE: "BAFFINO" IS BACK! - D’ALEMA: “SERVE UN PARTITO UNICO A SINISTRA DEL PD. BERLUSCONI DOVREBBE CHIEDERE IL COPYRIGHT A RENZI: GLI COPIA TUTTO, PURE IL PONTE SULLO STRETTO - MATTEO E’ BUGIARDO. IL SUO MODELLO E’ HOUSE OF CARDS. il patto 'RENZUSCONI' TIRA LA VOLATA A GRILLO: MI SEMBRANO PIU’ RAZZI E SCILIPOTI CHE MORO E BERLINGUER...”
Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”
Massimo D' Alema, valeva la pena fare tutto questo per fondare un partitino del 3%?
«Ognuno deve fare quello che corrisponde ai propri valori. Meglio prendere il 3% a favore di ciò che si ritiene giusto che il 20 a favore di ciò che si ritiene sbagliato. E comunque io credo che lo spazio a sinistra del Pd sia molto più grande».
Era proprio inevitabile la scissione?
«Inevitabile e persino tardiva. Bisognava farla prima: era matura già con il Jobs act. Tutta l' ispirazione politica renziana è contraria ai valori della sinistra e prima ancora agli interessi del Paese. Il renzismo non è stato che il revival del berlusconismo».
Non le pare di esagerare?
«Meno tasse per tutti. Bonus. Abolizione dell' articolo 18. Financo il ponte sullo Stretto. Mi stupisco che Berlusconi non si rivolga alla Siae per avere i diritti d' autore. E per due anni e mezzo si è paralizzato il Parlamento per una riforma costituzionale confusa, spazzata via dal popolo; e per una legge elettorale incostituzionale, frutto di un mix di insipienza e arroganza».
Alla Siae il copyright dell' arroganza è suo.
«No. Io posso essere arrogante con i prepotenti; non mi permetterei mai di esserlo con l' interesse del Paese. Renzi ha imposto una legge elettorale solo per la Camera, dando per scontato che il Senato venisse abolito. Ora siamo alla vigilia delle elezioni e la legge elettorale non c' è. Il fallimento del renzismo non potrebbe essere più totale; ma nessuno ha il coraggio di scriverlo, per non fare la fine di Campo Dall' Orto».
Si lavora a un accordo sul modello similtedesco .
«Un vero maggioritario, sul modello del Mattarellum, lo avremmo apprezzato. Ma in commissione è stata approvata una legge escogitata dal senatore Verdini, che con il Mattarellum non ha nulla in comune. Si vota con un' unica scheda, su cui tutti i partiti presentano il loro simbolo; però collegio per collegio possono decidere di presentare anche un candidato. Una legge immorale, che genera accordi di potere di natura notabilare, ricatti, condizionamenti: in venti collegi do via libera a Verdini, ad Alfano garantisco che nessuno si presenterà contro di lui ad Agrigento Questo nella tradizione italiana si chiama trasformismo. Torniamo all' età giolittiana senza Giolitti, ma con tanti piccoli Depretis».
Perché ce l' ha tanto con Verdini?
«Sono i magistrati che ce l' hanno con lui, non io. È un uomo intelligente. Renzi si è scelto un consigliere di qualità: un professionista. Che però non esprime l' idea di rinnovamento del Paese cui penso».
Renzi e Berlusconi trattano sul proporzionale con sbarramento al 5%.
«Rispetto a un pastrocchio, meglio una soluzione europea; ma il vero modello tedesco avrebbe bisogno di modifiche costituzionali, come la sfiducia costruttiva».
Oggi a sinistra del Pd ci sono tre partiti: il vostro, quello di Pisapia e quello di Vendola. Vi metterete insieme?
«C' è molto altro. Ci sono i comitati per il No di Zagrebelski, c' è un pezzo importante di società civile, il mondo del cattolicesimo democratico. Sono forze che devono unirsi in un' alleanza per il cambiamento, aperta a tutti quelli che vogliono dare vita a un programma di centrosinistra».
Quanto potrebbe prendere questo nuovo partito?
«L' alleanza per il cambiamento ha una potenzialità che va molto al di là della somma delle singole forze. Dovrebbe nascere da un processo costituente, attraverso la rete e una serie di assemblee, con una grande consultazione programmatica. E dovrebbe comportare elezioni primarie sia per l' indicazione dei candidati (un punto forte dell' intesa Berlusconi-Renzi è il mantenimento delle liste bloccate), sia per la scelta di una personalità che guidi questo processo».
Pisapia?
«Chiunque sia deve essere scelto dai cittadini. Io non sono candidato».
È una fortuna, visto che Renzi non vuol fare accordi con un partito in cui ci sia anche lei.
«Il suo modo dilettantesco di governare ha creato danni enormi al nostro Paese. Che piaccia o no a Renzi, D' Alema c' è: se ne faccia una ragione. L' Italia ha bisogno di una svolta profonda e di una nuova politica economica, incentrata sugli investimenti. Siamo l' unico Paese che la commissione europea critica da sinistra, chiedendoci di rimettere l' imposta sulla prima casa almeno ai ricchi».
Ma ha risposto di no Padoan, uomo un tempo a lei vicino.
«Il primo a dire di no è stato Renzi; Padoan si allinea, e mi rattrista. Renzi si è convinto che, declinando Berlusconi, il vero compito del Pd fosse eliminare la zavorra a sinistra e occupare il centro del sistema. Il messaggio era: vi porto al potere e ci resteremo vent' anni. Ecco il grande miraggio che ha sedotto un intero ceto politico».
Compresi quasi tutti i dalemiani.
«E con questo?».
Forse in Renzi c' è qualcosa anche di D' Alema. Pure lei voleva superare l' articolo 18 e si scontrò con Cofferati .
«Proposi due anni di franchigia per le aziende che crescessero oltre i 15 dipendenti. Un' idea intelligente, che a regime non avrebbe ridotto ma esteso le tutele per i lavoratori. Il problema dell' Italia non è la flessibilità del lavoro, garantita fin dalle norme Treu. Il problema è la scarsa produttività. La precarizzazione non lo risolve; lo aggrava».
Se Renzi è un tale disastro, perché ha stravinto le primarie?
«Perché non ha detto la verità sul suo progetto: allearsi con Berlusconi. Del resto, il suo modello è House of Cards , e uno dei cardini della sua politologia è non dire la verità. Ma l' ammucchiata di forze "responsabili" mi ricorda più Razzi e Scilipoti che Moro e Berlinguer. Una parte secondo me maggioritaria del Pd vuole il centrosinistra. Il "Renzusconi" non mi pare molto popolare, anzi tirerà la volata a Grillo».
Bersani con Grillo vorrebbe dialogare.
«La gente vota Grillo non perché è impazzita, ma perché è indignata dalle ingiustizie: se non paghi il mutuo ti portano via la casa; ma se un imprenditore non restituisce il miliardo che ha avuto in prestito non perde nulla, e le banche vengono ricapitalizzate con il denaro dei contribuenti. Nell' ambito di una ricerca il 28% dell' elettorato dei Cinque Stelle si è detto di sinistra; ma dichiara di votare Grillo perché la sinistra non c' è più».
Cinque Stelle costola della sinistra?
«Stiamo lavorando per offrire agli elettori una proposta alternativa di sinistra. Ma, attenzione: i 5 stelle non sono percepiti come il Front National. Marine Le Pen non ha sfondato grazie a Mélenchon, che ha intercettato parte del voto operaio. Se uno vede la Torino della Appendino e del trionfo del Salone del libro, non gli viene in mente il fascismo».
Meglio Grillo di Renzi?
«Né Grillo, né Renzi. Noi vogliamo offrire al Paese un' altra scelta».
Anche lei è favorevole al reddito di cittadinanza?
«Parlerei di reddito di inserimento: una formula più selettiva e più sostenibile. Ma il messaggio rivolto alla parte più debole del Paese è importante. Nel dopoguerra non si era mai visto un tale livello di disuguaglianza sociale. Cinque milioni di italiani non sanno se domani avranno da mangiare. Altri rinunciano a curarsi perché non possono pagare i superticket; infatti l' aspettativa di vita decresce. E il governo ha stanziato il bonus libri per tutti i diciottenni, compreso il figlio del professionista; che i libri se li può comprare, oppure leggere nella biblioteca di papà. In queste condizioni, come stupirsi se la gente vota Cinque Stelle? Dobbiamo offrire un' alternativa a chi vuole esprimere un voto di protesta o astenersi».
Che idea si è fatto del caso Boschi?
«Si dovrebbe fare la commissione d' inchiesta sulle banche, quella che il Pd dice di volere ma in realtà boicotta. Conoscendo de Bortoli, sono incline a pensare che la sua versione sia vera. Se Ghizzoni la confermerà, la Boschi dovrebbe andarsene. Mi domando se non si configurino un abuso di potere e un reato ministeriale».
I renziani le ricordano spesso l' acquisizione di Banca 121 del suo protetto De Bustis da parte del Monte dei Paschi.
«Io non ci sono entrato per nulla. Trovino un dirigente Mps che dica che io chiesi di comprare quella banca, peraltro molto performante. De Bustis lo conosco; ma non è mio padre. Non siamo neanche parenti».
È vero che il suo partito farà cadere Gentiloni se reintroduce i voucher?
«I voucher sono stati aboliti per evitare il referendum; ora li si vuole reintrodurre per decreto. Come definire una condotta del genere, se non come il gioco delle tre carte?».
Come sta governando Gentiloni?
«Meglio di Renzi; ma non ci voleva molto. Ci è stato detto che dovevamo turarci il naso e votare Sì al referendum perché Renzi era insostituibile. Renzi è andato via e non c' è stato il diluvio. In realtà siamo tutti sostituibili, compresi Renzi e Gentiloni. Considerata la qualità del governo del Paese, non è difficile pensare
che possano essere sostituiti in meglio».
Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”
Massimo D' Alema, valeva la pena fare tutto questo per fondare un partitino del 3%?
«Ognuno deve fare quello che corrisponde ai propri valori. Meglio prendere il 3% a favore di ciò che si ritiene giusto che il 20 a favore di ciò che si ritiene sbagliato. E comunque io credo che lo spazio a sinistra del Pd sia molto più grande».
Era proprio inevitabile la scissione?
«Inevitabile e persino tardiva. Bisognava farla prima: era matura già con il Jobs act. Tutta l' ispirazione politica renziana è contraria ai valori della sinistra e prima ancora agli interessi del Paese. Il renzismo non è stato che il revival del berlusconismo».
Non le pare di esagerare?
«Meno tasse per tutti. Bonus. Abolizione dell' articolo 18. Financo il ponte sullo Stretto. Mi stupisco che Berlusconi non si rivolga alla Siae per avere i diritti d' autore. E per due anni e mezzo si è paralizzato il Parlamento per una riforma costituzionale confusa, spazzata via dal popolo; e per una legge elettorale incostituzionale, frutto di un mix di insipienza e arroganza».
Alla Siae il copyright dell' arroganza è suo.
«No. Io posso essere arrogante con i prepotenti; non mi permetterei mai di esserlo con l' interesse del Paese. Renzi ha imposto una legge elettorale solo per la Camera, dando per scontato che il Senato venisse abolito. Ora siamo alla vigilia delle elezioni e la legge elettorale non c' è. Il fallimento del renzismo non potrebbe essere più totale; ma nessuno ha il coraggio di scriverlo, per non fare la fine di Campo Dall' Orto».
Si lavora a un accordo sul modello similtedesco .
«Un vero maggioritario, sul modello del Mattarellum, lo avremmo apprezzato. Ma in commissione è stata approvata una legge escogitata dal senatore Verdini, che con il Mattarellum non ha nulla in comune. Si vota con un' unica scheda, su cui tutti i partiti presentano il loro simbolo; però collegio per collegio possono decidere di presentare anche un candidato. Una legge immorale, che genera accordi di potere di natura notabilare, ricatti, condizionamenti: in venti collegi do via libera a Verdini, ad Alfano garantisco che nessuno si presenterà contro di lui ad Agrigento Questo nella tradizione italiana si chiama trasformismo. Torniamo all' età giolittiana senza Giolitti, ma con tanti piccoli Depretis».
Perché ce l' ha tanto con Verdini?
«Sono i magistrati che ce l' hanno con lui, non io. È un uomo intelligente. Renzi si è scelto un consigliere di qualità: un professionista. Che però non esprime l' idea di rinnovamento del Paese cui penso».
Renzi e Berlusconi trattano sul proporzionale con sbarramento al 5%.
«Rispetto a un pastrocchio, meglio una soluzione europea; ma il vero modello tedesco avrebbe bisogno di modifiche costituzionali, come la sfiducia costruttiva».
Oggi a sinistra del Pd ci sono tre partiti: il vostro, quello di Pisapia e quello di Vendola. Vi metterete insieme?
«C' è molto altro. Ci sono i comitati per il No di Zagrebelski, c' è un pezzo importante di società civile, il mondo del cattolicesimo democratico. Sono forze che devono unirsi in un' alleanza per il cambiamento, aperta a tutti quelli che vogliono dare vita a un programma di centrosinistra».
Quanto potrebbe prendere questo nuovo partito?
«L' alleanza per il cambiamento ha una potenzialità che va molto al di là della somma delle singole forze. Dovrebbe nascere da un processo costituente, attraverso la rete e una serie di assemblee, con una grande consultazione programmatica. E dovrebbe comportare elezioni primarie sia per l' indicazione dei candidati (un punto forte dell' intesa Berlusconi-Renzi è il mantenimento delle liste bloccate), sia per la scelta di una personalità che guidi questo processo».
Pisapia?
«Chiunque sia deve essere scelto dai cittadini. Io non sono candidato».
È una fortuna, visto che Renzi non vuol fare accordi con un partito in cui ci sia anche lei.
«Il suo modo dilettantesco di governare ha creato danni enormi al nostro Paese. Che piaccia o no a Renzi, D' Alema c' è: se ne faccia una ragione. L' Italia ha bisogno di una svolta profonda e di una nuova politica economica, incentrata sugli investimenti. Siamo l' unico Paese che la commissione europea critica da sinistra, chiedendoci di rimettere l' imposta sulla prima casa almeno ai ricchi».
Ma ha risposto di no Padoan, uomo un tempo a lei vicino.
«Il primo a dire di no è stato Renzi; Padoan si allinea, e mi rattrista. Renzi si è convinto che, declinando Berlusconi, il vero compito del Pd fosse eliminare la zavorra a sinistra e occupare il centro del sistema. Il messaggio era: vi porto al potere e ci resteremo vent' anni. Ecco il grande miraggio che ha sedotto un intero ceto politico».
Compresi quasi tutti i dalemiani.
«E con questo?».
Forse in Renzi c' è qualcosa anche di D' Alema. Pure lei voleva superare l' articolo 18 e si scontrò con Cofferati .
«Proposi due anni di franchigia per le aziende che crescessero oltre i 15 dipendenti. Un' idea intelligente, che a regime non avrebbe ridotto ma esteso le tutele per i lavoratori. Il problema dell' Italia non è la flessibilità del lavoro, garantita fin dalle norme Treu. Il problema è la scarsa produttività. La precarizzazione non lo risolve; lo aggrava».
Se Renzi è un tale disastro, perché ha stravinto le primarie?
«Perché non ha detto la verità sul suo progetto: allearsi con Berlusconi. Del resto, il suo modello è House of Cards , e uno dei cardini della sua politologia è non dire la verità. Ma l' ammucchiata di forze "responsabili" mi ricorda più Razzi e Scilipoti che Moro e Berlinguer. Una parte secondo me maggioritaria del Pd vuole il centrosinistra. Il "Renzusconi" non mi pare molto popolare, anzi tirerà la volata a Grillo».
Bersani con Grillo vorrebbe dialogare.
«La gente vota Grillo non perché è impazzita, ma perché è indignata dalle ingiustizie: se non paghi il mutuo ti portano via la casa; ma se un imprenditore non restituisce il miliardo che ha avuto in prestito non perde nulla, e le banche vengono ricapitalizzate con il denaro dei contribuenti. Nell' ambito di una ricerca il 28% dell' elettorato dei Cinque Stelle si è detto di sinistra; ma dichiara di votare Grillo perché la sinistra non c' è più».
Cinque Stelle costola della sinistra?
«Stiamo lavorando per offrire agli elettori una proposta alternativa di sinistra. Ma, attenzione: i 5 stelle non sono percepiti come il Front National. Marine Le Pen non ha sfondato grazie a Mélenchon, che ha intercettato parte del voto operaio. Se uno vede la Torino della Appendino e del trionfo del Salone del libro, non gli viene in mente il fascismo».
Meglio Grillo di Renzi?
«Né Grillo, né Renzi. Noi vogliamo offrire al Paese un' altra scelta».
Anche lei è favorevole al reddito di cittadinanza?
«Parlerei di reddito di inserimento: una formula più selettiva e più sostenibile. Ma il messaggio rivolto alla parte più debole del Paese è importante. Nel dopoguerra non si era mai visto un tale livello di disuguaglianza sociale. Cinque milioni di italiani non sanno se domani avranno da mangiare. Altri rinunciano a curarsi perché non possono pagare i superticket; infatti l' aspettativa di vita decresce. E il governo ha stanziato il bonus libri per tutti i diciottenni, compreso il figlio del professionista; che i libri se li può comprare, oppure leggere nella biblioteca di papà. In queste condizioni, come stupirsi se la gente vota Cinque Stelle? Dobbiamo offrire un' alternativa a chi vuole esprimere un voto di protesta o astenersi».
Che idea si è fatto del caso Boschi?
«Si dovrebbe fare la commissione d' inchiesta sulle banche, quella che il Pd dice di volere ma in realtà boicotta. Conoscendo de Bortoli, sono incline a pensare che la sua versione sia vera. Se Ghizzoni la confermerà, la Boschi dovrebbe andarsene. Mi domando se non si configurino un abuso di potere e un reato ministeriale».
I renziani le ricordano spesso l' acquisizione di Banca 121 del suo protetto De Bustis da parte del Monte dei Paschi.
«Io non ci sono entrato per nulla. Trovino un dirigente Mps che dica che io chiesi di comprare quella banca, peraltro molto performante. De Bustis lo conosco; ma non è mio padre. Non siamo neanche parenti».
È vero che il suo partito farà cadere Gentiloni se reintroduce i voucher?
«I voucher sono stati aboliti per evitare il referendum; ora li si vuole reintrodurre per decreto. Come definire una condotta del genere, se non come il gioco delle tre carte?».
Come sta governando Gentiloni?
«Meglio di Renzi; ma non ci voleva molto. Ci è stato detto che dovevamo turarci il naso e votare Sì al referendum perché Renzi era insostituibile. Renzi è andato via e non c' è stato il diluvio. In realtà siamo tutti sostituibili, compresi Renzi e Gentiloni. Considerata la qualità del governo del Paese, non è difficile pensare
che possano essere sostituiti in meglio».
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Re: Gentiloni
29 minuti fa
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Pd ancora spaccato sui voucher
Gentiloni rischia licenziamento
Raffaello Binelli
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Pd ancora spaccato sui voucher
Gentiloni rischia licenziamento
Raffaello Binelli
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Re: Gentiloni
La cattiveria
Gentiloni si è detto “soddisfatto del modo in
cui l’Italia, la Sicilia e Taormina si sono
presentati in questo vertice”. Senza Renzi.
WWW.FORUM.SPINOZA.IT
Gentiloni si è detto “soddisfatto del modo in
cui l’Italia, la Sicilia e Taormina si sono
presentati in questo vertice”. Senza Renzi.
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Re: Gentiloni
La cattiveria
Al G7 Gentiloni ha illustrato
la soluzione italiana
ai problemi climatici:
“Vestitevi a strati”
http://WWW.SPINOZA.IT
Al G7 Gentiloni ha illustrato
la soluzione italiana
ai problemi climatici:
“Vestitevi a strati”
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Re: Gentiloni
Una domanda al conte Paolo.
Gentile Gentiloni,
cosa significa per Lei:
Gentiloni assicura: “Governo in piena funzione”.
Gentile Gentiloni,
cosa significa per Lei:
Gentiloni assicura: “Governo in piena funzione”.
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Re: Gentiloni
UN MACRON ITALIANO CE L'AVEMO GIA'
Hai capito “Er moviola”????
Il padrone ordina e lui esegue fedelmente.
Anche lui nelle note caratteristiche presenta alla voce Religione : Bunga-Bunga
La religione che pratica la sodomia dry a 360 gradi.
Er moviola è per i merla merlorum dello Stivalone, che sono tanti, ………troppi.
Mò s’è trasformato nel Bunga-Bunga Dry, altro che ER MOVIOLA
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E Gentiloni in silenzio vara il Ceta, cavallo di Troia del Ttip
Scritto il 05/6/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Vi accapigliate sul decreto-mostro della Lorenzin sui 12 vaccini?
E intanto Gentiloni, in silenzio, fa approvare il Ceta, cioè il Ttip che rientra dalla finestra, senza nemmeno una conferenza stampa.
Il governo ha infatti approvato il disegno di legge per la ratifica l’attuazione dell’accordo commerciale Ue-Canada.
Il Ttip includeva anche tra gli Usa, ma si teme che il Ceta euro-canadese ne sia il semplice battistrada.
Il cardine è lo stesso: gli Stati non potranno più opporsi al business con iniziative di tutela della salute e del lavoro, sotto pena di sanzioni comminate da un potente tribunale internazionale, privato, al servizio delle multinazionali.
Il Ceta è stato firmato lo scorso 30 ottobre a Bruxelles e ratificato dal Parlamento Europeo a febbraio, ora toccherà al Parlamento italiano.
Lo ha stabilito il Consiglio dei ministri, riunitosi il 24 maggio «in fretta e furia e senza neanche un minuto di preavviso», scrive Guido Rossi su “L’Intellettuale Dissidente”.
«Non è stata convocata neanche l’ombra di una conferenza stampa». Strano, no?
«Neanche il più ridicolo e scarso dei media (provare per credere? Fatevi un giro su Google) ha dato questa notizia di epocale importanza».
Perché dunque è meglio «farlo passare in sordina», questo accordo potenzialmente epocale voluto dai poteri forti del pianeta?
Sulla carta, il trattato promette ovviamente grandi sviluppi del trading euro-canadese, con agevolazioni sul libero scambio delle merci tra le due sponde dell’Atlantico.
Ma, gratta gratta, si legge che l’Italia potrebbe beneficiarne in termini di maggiori esportazioni verso il Canada «per circa 7,3 miliardi di dollari canadesi».
Appena sette miliardi?
«Per avere un’idea – scrive Rossi – l’Imu che noi italiani abbiamo pagato sui nostri immobili, nel solo 2016, è costata 10 miliardi di euro; circa la stessa cifra è stata spesa dal governo Renzi per pagare i famigerati “80 euro”.
Il governo Gentiloni ha recentemente “salvato” il sistema bancario creando con estrema facilità un fondo da 20 miliardi di euro».
Sicché, «questo accordo, economicamente, non vale la carta su cui è stampato».
Ma il punto è un altro, purtroppo: «A fronte di un così ridicolo guadagno – nemmeno sicuro, considerato che si tratta di stime – stiamo per svendere completamente la nostra nazione».
Non è un’esagerazione, spiega Rossi: i nostri governanti lasciano capire che il Ceta aprirebbe le porte alla cessione graduale in mani private dei principali servizi strategici, oggi pubblici.
E’ vero, Gentiloni e soci – a parole – assicurano che manterremo comunque «il diritto di legiferare nel settore delle politiche pubbliche, salvaguardando i servizi pubblici (approvvigionamento idrico, sanità, servizi sociali, istruzione) e dando la facoltà agli Stati membri di decidere quali servizi desiderano mantenere universali e pubblici e se sovvenzionarli o privatizzarli in futuro».
Peccato – obietta Rossi – che la cosa, «oltre a suonare palesemente come una “escusatio non petita”, è oltremodo falsa».
E’ vero che il testo del Ceta “riconosce” agli Stati membri il diritto di prendere autonome decisioni su materie come la sanità, «ma in maniera altrettanto precisa descrive il funzionamento del “dispute settlement”, ossia di un arbitrato internazionale cui una “parte” (che può essere uno Stato ma anche un’azienda che opera sul suo territorio) può fare ricorso in caso sia in disaccordo con decisioni prese da altre parti».
Tradotto: un’altra nazione – o peggio, una semplice società, spesso multinazionale – può impugnare una decisione di uno Stato anche quando adottata “nel diritto di legiferare nel settore delle politiche pubbliche”, qualora questa vada a “discriminare” il business dell’azienda.
Il funzionamento di questo “tribunale privato” fa diretto richiamo al Dss, identico strumento previsto dall’Organizzazione Mondiale del commercio, il Wto.
Quest’ultimo, continua Rossi, prevede la selezione di un “panel” di giudici, composto da esperti provenienti solitamente dal mondo della consulenza privata (quello delle multinazionali) o da atenei altrettanto privati.
Il “panel” redige un rapporto contenente la propria opinione circa l’esistenza o meno di un’infrazione alle regole del Wto.
Non ha la forza legale di una vera e propria sentenza, eppure la procedura di appello ha una durata massima prevista in 90 giorni, e dopo l’approvazione è definitiva.
Sintetizzando: il Wto (cui l’Europa e l’Italia hanno aderito da più di vent’anni, nel 1995) ha fini prettamente economici e finanziari; gli Stati, si dice, sono ancora sovrani, eppure i principi che regolano gli scambi internazionali sono al di sopra delle leggi, nazionali e internazionali.
E in caso di controversie, le parti (non gli Stati in realtà, quanto le società multinazionali “discriminate”) possono rivolgersi al Wto e chiedere se sia giusto o meno non applicare il suo regolamento.
«Il Wto, privato e – sicuramente – imparzialissimo, emette la sentenza, che, per carità, non ha forza legale vera e propria (non essendo un vero tribunale), però è ad ogni modo inappellabile e definitiva. Democraticamente. E quel che è previsto per il Wto vale per il Ceta».
Solo gli Stati Uniti, precisa ancora Rossi, sono stati coinvolti dal tribunale del Wto in più di 95 casi contro società private: e di questi processi gli Usa, in qualità di nazione, ne hanno persi 38 e vinti appena 9.
Gli altri o sono stati risolti tramite negoziazioni preliminari oppure sono ancora in dibattimento.
In circa 20 casi il “panel” non è mai stato nemmeno formato, e la maggior parte dei processi persi riguardava livelli di standard ambientale, misure di sicurezza, tasse e agricoltura.
«Lo Stato italiano, al contrario di quanto dice il governo Gentiloni – scrive Rossi – non può decidere autonomamente alcunché, prima di tutto perché fa parte dell’Unione Europea e ha siglato accordi comunitari come il Patto di Stabilità e il Fiscal Compact, oltre a far parte di un’unione monetaria, quindi di partenza non ha alcun potere decisionale in termini di politiche monetarie, fiscali, economiche e sociali».
E inoltre, anche se godesse di una simile sovranità, «comunque rischierebbe di trovarsi contro cause miliardarie – private – e di perderle, con tanti saluti al “potere politico”. Ed ecco che la nostra Carta costituzionale si trasforma in carta igienica».
Quanto alle “potenzialità” di esportazione, secondo Rossi il relativo successo del nuovo “made in Italy” all’estero dipende solo dalla crisi: si punta all’export «semplicemente perché gli italiani non hanno più una lira: i consumi domestici sono drasticamente calati, grazie a politiche iniziate da Mario Monti che in una celebre intervista ammise di “distruggere la domanda interna”».
Così, le imprese (quelle che ancora non hanno chiuso) si sono “arrangiante” puntando ancor più sui mercati forestieri.
«Solo pochi giorni fa l’Istat ha registrato nei suoi dati la “morte” della classe media italiana».
Nel frattempo, «visto che le merci di qualità come quelle nostrane non ce le possiamo permettere», nei nostri negozi «arrivano tonnellate di merci a basso costo ma di pessima qualità», con controlli «scarsi o addirittura nulli, poiché già siamo in un’unione di libero scambio, l’Unione Europea, che stiamo per estendere al Canada».
Inutile sottolineare che simili politiche «danneggiano direttamente le nostre imprese, dunque il lavoro e in generale il benessere del nostro popolo», conclude Rossi. «Tutto questo per – forse – sette miseri miliardi. Neanche i 30 denari di Giuda».
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Re: Gentiloni
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
Il premier fa finta di ignorare la verità e continua nella sua commedia:
Titolo dalla quarta pagina del Corriere della Sera di stamani:
Gentiloni: sui migranti siamo nel giusto Il premier: occuparsi di chi fugge per motivi sia politici che economici. Nuovo naufragio al largo di Tripoli
Brunetta chiederà a Minniti di tirare fuori le carte dell’accordo con l’Ue, e a questo punto Gentiloni che farà??? Continuerà a mentire?????
Il premier fa finta di ignorare la verità e continua nella sua commedia:
Titolo dalla quarta pagina del Corriere della Sera di stamani:
Gentiloni: sui migranti siamo nel giusto Il premier: occuparsi di chi fugge per motivi sia politici che economici. Nuovo naufragio al largo di Tripoli
Brunetta chiederà a Minniti di tirare fuori le carte dell’accordo con l’Ue, e a questo punto Gentiloni che farà??? Continuerà a mentire?????
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Re: Gentiloni
REPUBBLICA ITALIANA: ULTIMO ATTO
E io, tiro a campare............
•F-35, cade pure la balla dei posti di lavoro: “non porteranno 10mila addetti, saranno al massimo 3586” (di e. piovesana)
Scrive Vladimiro Giacchè, nella premessa del suo libro “LA FABBRICA DEL FALSO”, del 27 marzo 2016:
La menzogna è il grande protagonista del discorso pubblico contemporaneo.
La sua presenza nella nostra società è generalizzata e pervasiva.
Non è difficile capire perché.
Un tempo le verità inconfessabili del potere potevano essere agevolmente essere coperte dal segreto (gli arcana imperi).
Oggi, nell’epoca dei mezzi di comunicazione di massa, il silenzio e il segreto sono armi spuntate.
Perciò, quando serve (e serve sempre più spesso), la verità deve essere occultata o neutralizzata in altro modo.
Fino a che è possibile, aggiungerei.
Il Fatto Quotidiano:
La Corte dei conti certifica il fallimento degli F35
“Ma abbandonare il progetto costerebbe troppo”
L’analisi dei giudici contabili: ritardi, spese raddoppiate e ricaduta occupazionale inferiore alle attese
Politica
Il programma F-35 “è oggi in ritardo di almeno 5 anni” per le “molteplici problematiche tecniche” che hanno fatto anche si che i costi del super-caccia siano “praticamente raddoppiati“; anche le prospettive occupazionali per l’Italia “non si sono ancora concretizzate nella misura sperata”. Tuttavia, “l’esposizione fin qui realizzata in termini di risorse finanziarie, strumentali ed umane è fondamentalmente legata alla continuazione del progetto” ed uscirne ora produrrebbe importanti perdite economiche. E’ quanto si legge in un’analisi della Corte dei conti
di F. Q.
•F-35, cade pure la balla dei posti di lavoro: “non porteranno 10mila addetti, saranno al massimo 3586” (di e. piovesana)
Il Corriere della Sera:
PROGRAMMA
Milano, 7 agosto 2017 - 16:42
Allarme Conte dei Conti: «F-35 costi raddoppiati e cantieri in ritardo»
Pubblicata l’indagine sul programma del super-caccia: «Accumulati ritardi di almeno cinque anni sulla tabella di marcia originaria e costi raddoppiati rispetto alle previsioni»
di Redazione online
E io, tiro a campare............
•F-35, cade pure la balla dei posti di lavoro: “non porteranno 10mila addetti, saranno al massimo 3586” (di e. piovesana)
Scrive Vladimiro Giacchè, nella premessa del suo libro “LA FABBRICA DEL FALSO”, del 27 marzo 2016:
La menzogna è il grande protagonista del discorso pubblico contemporaneo.
La sua presenza nella nostra società è generalizzata e pervasiva.
Non è difficile capire perché.
Un tempo le verità inconfessabili del potere potevano essere agevolmente essere coperte dal segreto (gli arcana imperi).
Oggi, nell’epoca dei mezzi di comunicazione di massa, il silenzio e il segreto sono armi spuntate.
Perciò, quando serve (e serve sempre più spesso), la verità deve essere occultata o neutralizzata in altro modo.
Fino a che è possibile, aggiungerei.
Il Fatto Quotidiano:
La Corte dei conti certifica il fallimento degli F35
“Ma abbandonare il progetto costerebbe troppo”
L’analisi dei giudici contabili: ritardi, spese raddoppiate e ricaduta occupazionale inferiore alle attese
Politica
Il programma F-35 “è oggi in ritardo di almeno 5 anni” per le “molteplici problematiche tecniche” che hanno fatto anche si che i costi del super-caccia siano “praticamente raddoppiati“; anche le prospettive occupazionali per l’Italia “non si sono ancora concretizzate nella misura sperata”. Tuttavia, “l’esposizione fin qui realizzata in termini di risorse finanziarie, strumentali ed umane è fondamentalmente legata alla continuazione del progetto” ed uscirne ora produrrebbe importanti perdite economiche. E’ quanto si legge in un’analisi della Corte dei conti
di F. Q.
•F-35, cade pure la balla dei posti di lavoro: “non porteranno 10mila addetti, saranno al massimo 3586” (di e. piovesana)
Il Corriere della Sera:
PROGRAMMA
Milano, 7 agosto 2017 - 16:42
Allarme Conte dei Conti: «F-35 costi raddoppiati e cantieri in ritardo»
Pubblicata l’indagine sul programma del super-caccia: «Accumulati ritardi di almeno cinque anni sulla tabella di marcia originaria e costi raddoppiati rispetto alle previsioni»
di Redazione online
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Re: Gentiloni
Ieri, nel tardo pomeriggio-inizio di serata, il direttore de Il Giornale pubblicava questo articolo, “lisciando” Gentiloni.
Definire Gentiloni “Eroe per caso”, è un termine decisamente eccessivo se non funzionale a mettere in difficoltà Pinocchio Mussoloni:
………….Proprio quello che teme Matteo Renzi.
Gentiloni sta solo galleggiando bellamente su una zattera di sugero, in un mare in tempesta.
Non è colpa sua, ma è stato scelto dai poteri che contano, al di là dell’Atlantico, devo dire “con una certa intelligenza” per raffreddare l’errore commesso tre anni prima nell’aver provato il chiassoso e asfissiante Pinocchio Mussoloni, sempre in cima all’Ottovolante.
Dopo la clamorosa sconfitta del 4 dicembre scorso, in cui Mussoloni aveva promesso di provare ai poteri forti la sua capacità di addomesticare l’italian people con estrema facilità, sono stati costretti di corsa a ricorrere ad un sonnifero.
Ed il sor conte Paolo era l’uomo giusto.
I poteri forti, tutti, hanno ripreso a fare i cavoli loro, ed una buona parte degli italiani è contenta perché non sente più schiamazzi quotidiani a vanvera, come risulta anche dal termometro dei sondaggi recenti e recentissimi.
Piace anche agli oligarchi della Ue perché non rompe troppo i maroni, ed è estremamente domestico nel obbedire al loro volere.
Insomma, …….il sonnifero giusto per riaddormentare gli italiani.
Gentiloni eroe per caso
Gentiloni è bravo quanto basta e molto fortunato a essere al posto giusto nel momento giusto. Quello che teme Renzi
Alessandro Sallusti - Gio, 31/08/2017 - 18:47
commenta
«Eroe per caso» è un famoso film di inizio anni Novanta. Racconta la storia di un uomo qualunque, tale Bubber, che per una serie di coincidenze ed equivoci viene indicato dai media come il misterioso signore, poi svanito nel nulla, che con eroismo salvò i passeggeri di un aereo precipitato in una notte di tempesta.
Non era così, ma a Bubber non sembra vero di uscire dall'anonimato e senza fare lo sbruffone, pur ingannando tutti, interpreta la parte alla perfezione, fino a diventare un simbolo nella nazione. Non me ne voglia il presidente del Consiglio che stimiamo e di cui conosciamo l'ironia - ma questa è più o meno la storia di Paolo Gentiloni, l'uomo a cui è attribuito il merito di aver fermato l'immigrazione, di aver rilanciato l'economia (ieri un nuovo dato positivo del nostro Pil, che resta comunque fanalino di coda in Europa) e salvato i poveri con un sussidio.
Proprio come Bubber con l'aereo, Gentiloni non ha fatto nulla di tutto questo ma lui non forza, la fama e i presunti meriti li lascia scorrere: si limita a non smentire, tenendo un basso profilo, tattica vincente per non essere scoperto. Lui lo sa bene che il Pil si è mosso un pochino non per il lavoro del governo ma soltanto perché tutto il sistema Europa è ripartito; sa che l'immigrazione è stata arginata perché in Francia non c'è più Hollande ma Macron e perché a breve si voterà anche in Germania dove gli elettori della Merkel sono molto sensibili al tema; sa che la ricetta libica non è sua e neppure di Minniti ma è il copia-incolla di quella adottata con successo da Silvio Berlusconi al tempo di Gheddafi (paghiamoli a casa loro e non se ne parla più); sa, Gentiloni, che è provvisorio, che Renzi vorrebbe farlo cadere malamente e per questo sta fermo per non fornire l'alibi.
Gentiloni un impostore? No, non proprio. È bravo quanto basta e molto fortunato a essere al posto giusto nel momento giusto, a incrociare congiunture se non favorevoli almeno non avverse. Tutto sommato è quello che ci voleva, il meno del male per dirla meglio, per traghettare questo strano Paese verso le elezioni.
Chi ha visto il film sa che fine ha fatto Bubber: da «eroe per caso» a «eroe per sempre». Proprio quello che teme Matteo Renzi.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 35896.html
Oggi, il camerata Sallusti, “buonista per caso", rimedia tornando alla carica permettendo la visione di questo articolo:
Adesso arriva lo "ius soldi"
Il governo cede e allarga le maglie del welfare agli stranieri: 485 euro al mese per chi è in Italia da due anni
di Antonio Signorini
2 ore fa
1082
Anche “L’eroe per caso”, non è più eroe.
Definire Gentiloni “Eroe per caso”, è un termine decisamente eccessivo se non funzionale a mettere in difficoltà Pinocchio Mussoloni:
………….Proprio quello che teme Matteo Renzi.
Gentiloni sta solo galleggiando bellamente su una zattera di sugero, in un mare in tempesta.
Non è colpa sua, ma è stato scelto dai poteri che contano, al di là dell’Atlantico, devo dire “con una certa intelligenza” per raffreddare l’errore commesso tre anni prima nell’aver provato il chiassoso e asfissiante Pinocchio Mussoloni, sempre in cima all’Ottovolante.
Dopo la clamorosa sconfitta del 4 dicembre scorso, in cui Mussoloni aveva promesso di provare ai poteri forti la sua capacità di addomesticare l’italian people con estrema facilità, sono stati costretti di corsa a ricorrere ad un sonnifero.
Ed il sor conte Paolo era l’uomo giusto.
I poteri forti, tutti, hanno ripreso a fare i cavoli loro, ed una buona parte degli italiani è contenta perché non sente più schiamazzi quotidiani a vanvera, come risulta anche dal termometro dei sondaggi recenti e recentissimi.
Piace anche agli oligarchi della Ue perché non rompe troppo i maroni, ed è estremamente domestico nel obbedire al loro volere.
Insomma, …….il sonnifero giusto per riaddormentare gli italiani.
Gentiloni eroe per caso
Gentiloni è bravo quanto basta e molto fortunato a essere al posto giusto nel momento giusto. Quello che teme Renzi
Alessandro Sallusti - Gio, 31/08/2017 - 18:47
commenta
«Eroe per caso» è un famoso film di inizio anni Novanta. Racconta la storia di un uomo qualunque, tale Bubber, che per una serie di coincidenze ed equivoci viene indicato dai media come il misterioso signore, poi svanito nel nulla, che con eroismo salvò i passeggeri di un aereo precipitato in una notte di tempesta.
Non era così, ma a Bubber non sembra vero di uscire dall'anonimato e senza fare lo sbruffone, pur ingannando tutti, interpreta la parte alla perfezione, fino a diventare un simbolo nella nazione. Non me ne voglia il presidente del Consiglio che stimiamo e di cui conosciamo l'ironia - ma questa è più o meno la storia di Paolo Gentiloni, l'uomo a cui è attribuito il merito di aver fermato l'immigrazione, di aver rilanciato l'economia (ieri un nuovo dato positivo del nostro Pil, che resta comunque fanalino di coda in Europa) e salvato i poveri con un sussidio.
Proprio come Bubber con l'aereo, Gentiloni non ha fatto nulla di tutto questo ma lui non forza, la fama e i presunti meriti li lascia scorrere: si limita a non smentire, tenendo un basso profilo, tattica vincente per non essere scoperto. Lui lo sa bene che il Pil si è mosso un pochino non per il lavoro del governo ma soltanto perché tutto il sistema Europa è ripartito; sa che l'immigrazione è stata arginata perché in Francia non c'è più Hollande ma Macron e perché a breve si voterà anche in Germania dove gli elettori della Merkel sono molto sensibili al tema; sa che la ricetta libica non è sua e neppure di Minniti ma è il copia-incolla di quella adottata con successo da Silvio Berlusconi al tempo di Gheddafi (paghiamoli a casa loro e non se ne parla più); sa, Gentiloni, che è provvisorio, che Renzi vorrebbe farlo cadere malamente e per questo sta fermo per non fornire l'alibi.
Gentiloni un impostore? No, non proprio. È bravo quanto basta e molto fortunato a essere al posto giusto nel momento giusto, a incrociare congiunture se non favorevoli almeno non avverse. Tutto sommato è quello che ci voleva, il meno del male per dirla meglio, per traghettare questo strano Paese verso le elezioni.
Chi ha visto il film sa che fine ha fatto Bubber: da «eroe per caso» a «eroe per sempre». Proprio quello che teme Matteo Renzi.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 35896.html
Oggi, il camerata Sallusti, “buonista per caso", rimedia tornando alla carica permettendo la visione di questo articolo:
Adesso arriva lo "ius soldi"
Il governo cede e allarga le maglie del welfare agli stranieri: 485 euro al mese per chi è in Italia da due anni
di Antonio Signorini
2 ore fa
1082
Anche “L’eroe per caso”, non è più eroe.
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Re: Gentiloni
……Siamo una “pudenzaa”……….e Gentilò non la sfrutta…….
29 set 2017 10:23
MENO MISSILI, PIU’ RAZZI
- IL SENATORE ABRUZZESE LANCIA UN APPELLO AL BANO: “ANDIAMO INSIEME IN COREA DEL NORD PER UN CONCERTO IN FAVORE DELLA PACE
- KIM JONG UN E’ UN AMANTE DELLA MUSICA ITALIANA E INSIEME POSSIAMO RISOLVERE QUESTA CRISI”
Massimiliano Lenzi per “il Tempo”
“Dico ad Al Bano, da amico, visto che ci conosciamo e vista la nostra amicizia, che da parte mia è anche ammirazione per un grande artista e per ciò che fa per l’italianità nel mondo, sia lui che Romina Power …. dunque, dico ad Al Bano: sarebbe per me un onore portarti in Corea del Nord, a Pyongyang, per un concerto in favore della pace e sono sicuro che Kim Jong-un apprezzerà le tue canzoni”.
Il giorno dopo la lettera aperta scritta da Albano Carrisi al leader nordcoreano Kim Jong-un, pubblicata dal settimanale “Oggi” - dove il cantante pugliese invita Kim Jong-un a smetterla con il lancio di missili per test nucleari, e aggiungendo che se Kim abbandonerà “i suoi spaventosi progetti di provocazione della guerra, le posso assicurare che per me e molti altri colleghi artisti sarà un piacere venire nel suo Paese a cantare per lei, per celebrarla come promotore di una nuova era di pace” - il senatore Antonio Razzi non perde un attimo di tempo ed in questa intervista a Il Tempo invita Al Bano ad andare in Corea del Nord con lui, per un concerto di pace.
Senatore Razzi, quando si parla di Corea del Nord lei non manca mai. Ma perché Al Bano dovrebbe venire a Pyongyang con lei, a cantare?
“Guardi, Kim Jong-un è un amante della musica italiana ed io credo che potremmo fare un passo avanti per la pace”.
Ha letto la missiva di Al Bano a Kim Jong-un? Cosa ne pensa? La Corea del Nord deve smetterla, dice Al Bano, con i test nucleari.
“Certo che l’ho vista”.
Bene, e vuol dire qualcosa ad Al Bano?
“Caro Al Bano, ho letto la tua missiva aperta a Kim Jong-un, apprezzo le tue parole, è una lettera che invita alla pace e se noi andiamo là assieme son convinto si possa risolvere questa situazione difficile. Da parte mia posso farti invitare ed accompagnarti alla Festa Nazionale nordcoreana, che prevede una settimana musicale, nel mese di Aprile, nella capitale, a Pyongyang”.
Razzi, ma è sicuro che a Kim Jong-un piaceranno le canzoni di Al Bano?
“Sono certo che Kim Jong-un apprezzerà le sue canzoni, lui è un amante dell’Italia e sicuramente amerà da subito la musica di Al Bano”.
Ma lei crede che si possa davvero convincere Kim Jong-un alla distensione?
“Io da parte mia è da tempo che insisto sul dialogo per arrivare ad una distensione e sicuramente la musica di Al Bano e le canzoni sono un invito alla pace oltreché all’arte. Volendo potremmo pure intonare assieme una ‘Felicità’ per la pace. Perché quella canzone si addice alla felicità delle persone e dei popoli, anche del popolo nordcoreano”.
Felicità? Ma è una canzone d’amore?
“Si ma anche la pace è amore, amore per il mondo. Senta qua: ‘Felicità, è parlare con Kim / andare a Pyongyang, la felicità / E’ dirgli di smettere coi test nucleari, la felicità / E’ chiamare Donald Trump per fare la pace / la felicità, la felicità / Senti nell’aria c’è già una voglia di pace / che viene e che va, come un pensiero che sa di felicità’”.
D’accordo Razzi, la rima c’è. Ma torniamo alla Corea del Nord e ad Al Bano: adesso lei che propone di fare?
“Faccio un appello: Al Bano, facciamo presto, perché come dice un proverbio italiano ‘chi tardi arriva male alloggia’ e il mondo, tutto il mondo, dalla Corea del Nord agli Usa, adesso ha bisogno di pace”.
29 set 2017 10:23
MENO MISSILI, PIU’ RAZZI
- IL SENATORE ABRUZZESE LANCIA UN APPELLO AL BANO: “ANDIAMO INSIEME IN COREA DEL NORD PER UN CONCERTO IN FAVORE DELLA PACE
- KIM JONG UN E’ UN AMANTE DELLA MUSICA ITALIANA E INSIEME POSSIAMO RISOLVERE QUESTA CRISI”
Massimiliano Lenzi per “il Tempo”
“Dico ad Al Bano, da amico, visto che ci conosciamo e vista la nostra amicizia, che da parte mia è anche ammirazione per un grande artista e per ciò che fa per l’italianità nel mondo, sia lui che Romina Power …. dunque, dico ad Al Bano: sarebbe per me un onore portarti in Corea del Nord, a Pyongyang, per un concerto in favore della pace e sono sicuro che Kim Jong-un apprezzerà le tue canzoni”.
Il giorno dopo la lettera aperta scritta da Albano Carrisi al leader nordcoreano Kim Jong-un, pubblicata dal settimanale “Oggi” - dove il cantante pugliese invita Kim Jong-un a smetterla con il lancio di missili per test nucleari, e aggiungendo che se Kim abbandonerà “i suoi spaventosi progetti di provocazione della guerra, le posso assicurare che per me e molti altri colleghi artisti sarà un piacere venire nel suo Paese a cantare per lei, per celebrarla come promotore di una nuova era di pace” - il senatore Antonio Razzi non perde un attimo di tempo ed in questa intervista a Il Tempo invita Al Bano ad andare in Corea del Nord con lui, per un concerto di pace.
Senatore Razzi, quando si parla di Corea del Nord lei non manca mai. Ma perché Al Bano dovrebbe venire a Pyongyang con lei, a cantare?
“Guardi, Kim Jong-un è un amante della musica italiana ed io credo che potremmo fare un passo avanti per la pace”.
Ha letto la missiva di Al Bano a Kim Jong-un? Cosa ne pensa? La Corea del Nord deve smetterla, dice Al Bano, con i test nucleari.
“Certo che l’ho vista”.
Bene, e vuol dire qualcosa ad Al Bano?
“Caro Al Bano, ho letto la tua missiva aperta a Kim Jong-un, apprezzo le tue parole, è una lettera che invita alla pace e se noi andiamo là assieme son convinto si possa risolvere questa situazione difficile. Da parte mia posso farti invitare ed accompagnarti alla Festa Nazionale nordcoreana, che prevede una settimana musicale, nel mese di Aprile, nella capitale, a Pyongyang”.
Razzi, ma è sicuro che a Kim Jong-un piaceranno le canzoni di Al Bano?
“Sono certo che Kim Jong-un apprezzerà le sue canzoni, lui è un amante dell’Italia e sicuramente amerà da subito la musica di Al Bano”.
Ma lei crede che si possa davvero convincere Kim Jong-un alla distensione?
“Io da parte mia è da tempo che insisto sul dialogo per arrivare ad una distensione e sicuramente la musica di Al Bano e le canzoni sono un invito alla pace oltreché all’arte. Volendo potremmo pure intonare assieme una ‘Felicità’ per la pace. Perché quella canzone si addice alla felicità delle persone e dei popoli, anche del popolo nordcoreano”.
Felicità? Ma è una canzone d’amore?
“Si ma anche la pace è amore, amore per il mondo. Senta qua: ‘Felicità, è parlare con Kim / andare a Pyongyang, la felicità / E’ dirgli di smettere coi test nucleari, la felicità / E’ chiamare Donald Trump per fare la pace / la felicità, la felicità / Senti nell’aria c’è già una voglia di pace / che viene e che va, come un pensiero che sa di felicità’”.
D’accordo Razzi, la rima c’è. Ma torniamo alla Corea del Nord e ad Al Bano: adesso lei che propone di fare?
“Faccio un appello: Al Bano, facciamo presto, perché come dice un proverbio italiano ‘chi tardi arriva male alloggia’ e il mondo, tutto il mondo, dalla Corea del Nord agli Usa, adesso ha bisogno di pace”.
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