Diario della caduta di un regime.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

Per correttezza, ho verificato nei siti di questi quotidiani:

http://www.corriere.it/index.shtml?refresh_ce
http://www.lastampa.it/
http://www.repubblica.it/
http://www.ilfattoquotidiano.it/?refresh_ce
http://www.ilmessaggero.it/
http://www.liberoquotidiano.it/
http://www.lanazione.it/
http://www.ilsecoloxix.it/


La notizia non è presente.

E' presente solo nel sito degli STRUMPTRUPPEN:



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24

Sondaggio choc sugli islamici: "Uno su tre non vuole integrarsi"
Inchiesta di Qn sui musulmani in Italia: "Il 30% rifiuta il modo di vivere occidentale". Salvini: "E il Pd vuole regalargli la cittadinanza?". La Meloni: "Non c'è integrazione con lo ius soli"
Sergio Rame - Mar, 19/09/2017 - 19:14
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Sono dati drammatici quelli pubblicati oggi dal Quotidiano Nazionale.
Un islamico su tre non solo non è integrato, ma non ha nemmeno alcuna intenzione di farlo. L'inchiesta sui musulmani d'Italia, pubblicata oggi e realizzata sulla base di un sondaggio esclusivo Ipr Marketing, svela un'inquietante verità: agli islamici non piace l'Italia, si sentono poco legati agli italiani e non ammettono nozze con i cristiani. "E secondo il Pd la priorità dovrebbe essere regalare la cittadinanza a tutti? - commenta il leader della Lega Nord, Matteo Salvini - la cittadinanza non si regala".
Il sondaggio di Qn è la prova netta che lo ius soli non risolve i problemi. Anzi, li crea. Numeri alla mano viene, infatti, fuori che il 60% dei musulmani, che risiedono regolarmente nel nostro Paese, non si ritiene "ambientato" e che uno su tre non ha alcuna intenzione di integrarsi e, per questo, rifiuta categoricamente la nostra cultura e il nostro stile di vita. "Gli over 54 sono oltranzisti, conservatori e non hanno intenzione di integrarsi - spiega il sondaggio di Ipr Marketing - nei più giovani, invece, la spinta verso l'Italia è un po' diversa: circa la metà si sente integrata (45%) e l'altra metà si divide tra chi vuole integrarsi (ma non ci riesce) e chi proprio non vuole". Questo fa a pezzi la vulgata della sinistra secondo cui basta un pezzo di carta (nella fattispecie la cittadinanza italiana) per far sentire un immigrato italiano. Il punto è che loro stessi non si sentono italiani né sono disposti a fare alcunché per provare a sentirsi tali.
"L'indagine conferma i limiti del processo di integrazione in Italia", commenta il presidente della Commissione lavoro del Senato Maurizio Sacconi secondo cui il raggiungimento della cittadinanza "non dovrebbe mai dipendere da un automatismo, nascita o maggiore età che sia", ma "conseguire sempre ad un percorso volitivo fatto di prove ripetute". Anche per Salvini il sondaggio di Ipr Marketing è la pietra tombale dello ius soli. "La cittadinanza non si regala", spiega il leader del Carroccio. "Questo è il risultato delle deliranti e ideologiche politiche del Pd sull'immigrazione - fa eco Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia - porte aperte a tutti, nessuna integrazione e cittadinanza regalata con lo ius soli".

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 43689.html

Scorrendo il sito del Fatto Quotidiano mi sono imbattuto in questa notizia:


M5s, Pansa a Padellaro: “Milioni pronti a votare Di Maio? Cavoli loro, Italia è pronta per la guerra civile”
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09 ... e/3865604/

L'insistenza con cui operano gli STRUMPTRUPPEN, con la profusione dell'ODIO, e delle bufale in quantità industriale, non meraviglia affatto che una guerra civile possa rientrare nei loro piani.
lucfig
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da lucfig »

A volte ritornano, un po' come i peperoni mangiati la sera durante la notte.

Così il porcellum rinasce, cambiando i nomi ma nella sostanza è sempre lo stesso.

Ma perché la nostra classe politica non vuole il maggioritario? Semplice, perché alla fine bisogna dar conto al proprio elettorato, di umore variabile, rispetto ai capi branco che alla fine un posto a tavola c'è sempre.

Noi siamo anchilosati mentalmente tra le bufale, gli sfoghi sui social e i mass media narcotizzanti. Non ci crediamo più, non crediamo di poter cambiare, di poterci evolverci immersi in un egoismo che alla fine sta estinguendo tutto il patrimonio sociale che i nostri avi faticosamente ci hanno dato.

Non ho paura della guerra civile, ma di quello c'era prima ovvero il fascismo ovvero l'assenza di criticità in un ebetismo popolare.

Se uno come Salvini viene preso in considerazione, anzi da alcuni ammirato, comprendiamo che ormai non c'è speranza, almeno che non stacchiamo la spina e iniziamo a pensare, a ragionare.

E' il ragionamento che manca all'Italia.
_____________________
«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LIBRE news


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.


Strana morte di Chelazzi: indagava sui mandanti delle stragi

Scritto il 20/9/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi




«Tutti sono utili ma nessuno è indispensabile. Poi però ci sono le eccezioni. Una di queste era il magistrato Gabriele Chelazzi: morto d’infarto in una caserma romana della Guarda di Finanza dopo esser stato “lasciato solo”, come da lui stesso scritto, nell’indagine sui mandanti delle stragi del ‘92-93». A parlare è l’ex superpoliziotto Michele Giuttari, a sua volta fermato – ripetutamente, dall’allora capo della polizia Gianni De Gennaro, l’uomo del G8 di Genova – di fronte al “secondo round” dell’indagine sul Mostro di Firenze: la caccia ai veri mandanti, all’ombra di Pacciani e dei suoi “compagni di merende”, Vanni e Lotti. «Tutti colpevoli, per carità, ma non da soli: Pacciani, nato e vissuto in estrema povertà, alla fine degli anni ‘90 disponeva di un patrimonio di 900 milioni di lire: da dove provenivano tutti quei soldi?». Questa la molla che allora spinse la Procura di Firenze a sollecitare l’altra indagine, quella “fermata”: col trasferimento di Giuttari all’ufficio stranieri e poi con la sua incriminazione, insieme al pm perugino Mignini (con accuse poi destitute di ogni fondamento, 8 anni dopo). Nel frattempo l’inchiesta era “morta”. Come il giudice Chelazzi che, anni prima, insieme a Giuttari era riuscito – in tempi rapidissimi – ad arrestare gli esecutori e incriminare il gotha di Cosa Nostra per gli attentati di Firenze, Milano e Roma. Mancavano i mandanti, e se ne stava occupando – ancora – Chelazzi. Trattativa Stato-mafia: chi tocca muore?

«Galantuomo e magistrato di prim’ordine, il pm fiorentino Gabriele Chelazzi», lo ricorda su “Libero” il giornalista Pierangelo Maurizio, nel 2012. «Fu il primo a ricostruire i retroscena delle bombe della mafia del ‘92-93: da solo e contro tutti aveva Il pm fiorentino Gabriele Chelazziindividuato le responsabilità del cedimento dello Stato con il governo di centrosinistra guidato da Ciampi, le bugie di Conso intorno al tentativo di demolire il 41 bis, il carcere duro per i boss, le manovre di Scalfaro per cacciare da direttore delle carceri Nicolò Amato». Prima di morire, nella notte tra il 16 e il 17 aprile del 2003, «stroncato da un infarto, a 59 anni, nella stanza di una caserma della Finanza dove dormiva quand’era a Roma», Chelazzi scrisse una lettera. «Due pagine di denuncia per la solitudine e per gli ostacoli che gli avevano frapposto i suoi colleghi, indirizzata all’allora procuratore di Firenze Nannucci», lo stesso magistrato che – dirà poi Giuttari – avrebbe concorso alla paralisi investigativa, bloccando di fatto le indagini supplementari sui mandanti del Mostro di Firenze, per le quali lo stesso commissario, allora capo della Mobile, aveva predisposto una memoria mettendo a fuoco almeno una decina di sospetti, rimasti fuori dai processi.

Insabbiamenti paralleli? Dopo la morte di Gabriele Chelazzi, scrive Maurizio su “Libero” (articolo ripreso da “Dagospia”), l’indagine sulle bombe di mafia a Firenze, Milano e Roma «è stata “dimenticata”, anestetizzata, sepolta. Così come la lettera-testamento è stata insabbiata per nove anni e sei mesi». Amedeo Laboccetta, nel 2012 deputato del Pdl e membro dell’Antimafia, l’ha ritrovata, tra le carte della commissione guidata da Beppe Pisanu. «Come le ho segnalato anche in passato, e anche per iscritto – scrive Chelazzi al capo della Procura fiorentina, Ubaldo Nannucci – è con estremo disagio (per non adoprare un termine meno eufemistico) che da circa due anni mi trovo a lavorare da solo su una vicenda che, come nessuno può dimenticare, ha a che fare con “qualcosa” come sette fatti di strage compiuti dalla più pericolosa organizzazione criminale europea». Pier Luigi Vigna, all’epoca procuratore nazionale antimafia, aveva destinato Chelazzi alle indagini sulle stragi del Amedeo Laboccetta‘92-93, e ne aveva raccolto lo sfogo. Lo stesso Laboccetta, aggiunge “Libero”, ha poi scoperto che la lettera di Chelazzi indirizzata al procuratore era stata acquisita dalla commissione parlamentare ma successivamente “secretata”.

«Una lettera disarmante», afferma il deputato, che chiama in causa il presidente dell’Antimafia: «Pisanu non può tenerla segreta. Ritengo che tutti gli italiani devono conoscerla e devono conoscere l’importante lavoro fatto da un grande magistrato». Chelazzi il 15 aprile 2003 aveva appreso in modo del tutto irrituale dal suo più fidato collaboratore, l’ispettore Benelli, che il procuratore Nannucci voleva convocare una riunione con gli altri magistrati per valutare il suo lavoro: l’ultimo atto di delegittimazione. Una cosa che «lo irritò molto», secondo la testimonianza di Benelli. La lettera, scrive “Libero”, gronda dolore e amarezza. «Chelazzi rievoca la solitudine, i “processi” cui era sottoposto dai colleghi, il retropensiero che vi scorgeva, secondo cui le sue indagini su una delle pagine più oscure erano dettate da un suo “capriccioso accanimento” o, peggio, “dalle ambizioni di terzi” (cioè di Vigna). Ma la parte peggiore è riservata agli altri Michele Giuttarimagistrati co-assegnatari del fascicolo sulle stragi di mafia». Oltre alla totale inerzia, Chelazzi li accusa di usare il loro ruolo solo per «sbirciare a piacimento negli atti».

Un complotto per sabotare il suo lavoro, insomma, e controllare dove andassero a parare le sue indagini che chiamavano in causa i più alti vertici istituzionali, anche nella trattativa con la Cupola. Chelazzi “salva” solo il procuratore aggiunto Fleury, al quale riconosce «la disponibilità e la consapevolezza della delicatezza del lavoro». Conclude Amedeo Labocetta: «Io credo che quest’uomo sia morto per il dolore, abbandonato dal suo capo e dai suoi colleghi, dalle istituzioni, dalla politica. Aveva capito la verità prima di tutti». Chelazzi è assolutamente consapevole dell’isolamento e dei rischi: «Sempre eufemisticamente, non credo che sia mai accaduto che un magistrato sia stato “costretto” a lavorare da solo (con tutti i rischi del caso, da quello di sbagliare a quello di esporre “la pelle” a eventualità non proprio gratificanti) su una vicenda di questa portata». Come Falcone, come Borsellino. Era un uomo straordinario, lo ricorda Giuttari: «Partecipava di persona alle perquisizioni: s’è mai visto un pm che si espone fino a quel punto?». E’ stato isolato, di fronte all’indagine sui retroscena delle stragi. «Si dice che i migliori sono sempre i primi ad andarsene», conclude l’ex commissario. E nel caso di Chelazzi, aggiunge, la dipartita è avvenuta con una tempistica perfetta: nessuno è più risalito ai mandanti di quelle stragi.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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L'OVRA DA 25 MINUTI STA TENTANDO IN TUTTI I MODI EVITARE LA PUBBLICAZIONE DI QUESTO POST
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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L'OVRA DA 25 MINUTI STA TENTANDO IN TUTTI I MODI EVITARE LA PUBBLICAZIONE DI QUESTO POST
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L'OVRA DA 25 MINUTI STA TENTANDO IN TUTTI I MODI EVITARE LA PUBBLICAZIONE DI QUESTO POST
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Forse gli STRUMPTRUPPEN si erano accorti dell’esagerare con il falso d’autore.

Stamani, accanto all’articolo dove si magnificava che il centrodestra unito è vincente, hanno piazzato la foto del trio Salvini, Meloni, Suor Sorriso.

Salvini e Meloni, sorridenti che guardano una sorridente “Suor Sorriso”.

Ma il trucchetto per soliti merli, non è durato molto.


Quando Google ha cominciato a pubblicare la notizia del raduno di Atreju, l’articolo con la foto è sparito dal sito degli STRUMPTRUPPEN, ed è assente tuttora.


Meloni-Salvini, prove di patto fra patrioti per il governo - Il Tempo
http://www.iltempo.it/.../meloni-salvin ... o-1035190/
1.
9 ore fa - Meloni-Salvini, prove di patto fra patrioti per il governo. Il tavolo di coalizione all'apertura della kermesse di Fratelli d'Italia Atreju 2017. ... IL CASINO DELLE LIBERTÀPer i sondaggi il centrodestra unito vince Ma i leader ..

Roma, Atreju apre i battenti. Meloni: 'Siamo l'Italia che non si ...
247.libero.it/.../roma-atreju-apre-i-battenti-meloni-siamo-l-italia-che-non-si-genuflette...
1.
19 ore fa - 'E noi -ha continuato, rivolta al centrodestra- come Fratelli d'Italia, che già abbiamo ... perché riescano ad avere una prova di responsabilità e trovare un accordo' ... Salvini si prende la platea di Atreju, ma con la Meloni non c'è intesa su .... sarà un buon viatico per la vittoria elettorale delcentrodestra unito.


silvio berlusconi Archivi - Pagina 2 di 2 - CENTRO-DESTRA.IT
http://www.centro-destra.it/wordpress/t ... tcher=true
BERLUSCONI ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI VESPA: IL CENTRODESTRA UNITO PUO' BATTERE RENZI ... Il PD prova a spararle tutte per allungare il brodo sempre più. ... NONNO SILVIO NON SCALDA IL PUBBLICO DI ATREJU.


Ovazione per Salvini ad Atreju, ma sulla legge elettorale si rompe l ...
http://www.fanpage.it/ovazione-per-salv ... rompe-l-as...
1.
Valutazione: 4,3 - ‎89 voti
21 ore fa - Alla festa di Atreju prove di unità del centrodestra: alla kermesse organizzata da Fratelli d'Italia, partecipano tutti i componenti della futura ...


Atreju. Il centrodestra senza leader unito (per ora) solo dall ...
http://www.barbadillo.it/69439-atreju-i ... olo-dallop...
1.
8 ore fa - Il centrodestra che s'è riunito ad Atreju ha cercato di trovare una via comune, una piattaforma condivisibile. Ma s'è astenuta, religiosamente, .


Il Fatto Quotidiano la riporta così:



IlFattoQuotidiano.it / Politica


Atreju, prove di centrodestra unito. Ma è già diviso su leadership e legge elettorale: “C’è ancora molto da lavorare”
di Alberto Sofia | 23 settembre 2017
di Alberto Sofia | 23 settembre 2017
26
• 435


Più informazioni su: Forza Italia, Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, Giovanni Toti, Ignazio La Russa, Lega Nord, Matteo Salvini, Paolo Romani, Silvio Berlusconi
Il centrodestra unito? Al di là dei proclami rivendicati ad Atreju, nella prima giornata della tradizionale festa dei giovani di destra, la coalizione tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia resta ancora soltanto sulla carta. Il motivo? Non bastava l’eterno dilemma irrisolto della leadership, ora è la nuova versione del Rosatellum a dividere il fronte.
Perché se la proposta di legge elettorale conviene a Silvio Berlusconi e ha già ottenuto il via libera di Matteo Salvini, piace invece poco a Giorgia Meloni. “Uno schifo”, l’aveva bollata a caldo. E non sembra aver cambiato idea, tanto da aver lanciato pure un avvertimento diretto al leader azzurro e al Carroccio: “Un’alleanza di centrodestra? C’è ancora molto da lavorare e la legge elettorale lo dimostra. Servirebbe una proposta comune, il Rosatellum 2.0 non dà garanzie: non risolve né il nodo dei nominati, né quello del premio di maggioranza”, ha chiarito la presidente di Fdi-An dalla kermesse romana.
È stata la stessa padrona di casa Giorgia Meloni ad aver radunato tutti i volti e gli esponenti di quella che dovrebbe essere la coalizione che si presenterà alle urne. In prima fila, per l’evento inaugurale, c’erano stesso Salvini e i forzisti Paolo Romani e Giovanni Toti, oltre a Raffaele Fitto (Direzione Italia), Stefano Parisi (Energie per l’Italia) e Gaetano Quagliariello (Idea). Quasi la fotografia di una possibile futura alleanza, legge elettorale permettendo. E non solo. Perché l’unità possibile passerà per le strategie del grande assente – seppur invitato – di Atreju: Silvio Berlusconi.
È lo storico leader di Forza Italia, ancora una volta, il grande convitato di pietra. Mai evocato dal palco, se non per qualche vignetta satirica. Chiaro che proprio le reali intenzioni del vecchio leader lascino non pochi dubbi ai potenziali alleati. Perché se è vero che la nuova versione del Rosatellum resuscita le coalizioni, è altrettanto vero che queste rischiano di trasformarsi in semplici cartelli elettorali. False, senza simbolo né leader comune. Utili (forse) per provare a vincere, ma da rinnegare quando sarà il caso di governare. Con il solito spettro delle larghe intese e degli accordi trasversali post voto all’orizzonte.
“Se Berlusconi si sta preparando all’ennesima grande coalizione dopo il voto? Non lo so, dovreste chiederlo a lui. Di certo noi non saremmo disposti all’ennesimo inciucio”, ha avvertito Meloni. Dal fronte azzurro c’è chi ha provato subito ad allontanare lo spettro: “Non credo che le larghe intese possano essere una soluzione”, ha ribattuto l’azzurro Giovanni Toti, il presidente della Liguria che da tempo ormai è il più filoleghista tra i forzisti. E pure il capogruppo al Senato Romani si è accodato al mantra del centrodestra unito.
Salvini, invece, resta per ora al gioco. Anche perché se il Rosatellum 2.0 fosse approvato dal Parlamento, la sua Lega potrebbe certo far valere la sua posizione di forza nelle regioni del Nord nei collegi maggioritari, puntando così ad aumentare il numero dei suoi eletti. “I sondaggi dicono che non basterebbe nemmeno il centrodestra unito? Non prevedevano nemmeno la Brexit. Noi abbiamo ancora cinque mesi, la Lega non è mai stata così forte. Ho l’ambizione che sia fondamentale”, ha spiegato. Convinto di poter puntare a quella leadership sulla quale tutti i potenziali alleati preferiscono al momento glissare: “Primarie, controprimarie, qualcuno le vuole, altri no. Alla peggio le facciamo alle urne, nel giorno delle elezioni”, ha avvertito Salvini. La Russa e Fratelli d’Italia invece hanno preferito rilanciare sulle consultazioni interne: “La leadership non si può decidere sul chiuso di una stanza, dobbiamo affidarla ai cittadini”. Tema rimandato, anche perché con la nuova versione del Rosatellum non ci sarebbe nemmeno la necessità di indicare il capo della coalizione (ma solo quella del capo della forza politica, ndr)
I nodi e le distanze nel centrodestra, però, restano. E oltre al fantasma di future larghe intese, c’è anche quello evocato di un possibile ritorno tra le fila di Forza Italia di Denis Verdini, l’ex sodale berlusconiano poi diventato sostenitore del governo Renzi. E ora nuovamente corteggiato da Arcore. Da Romani e Toti, però, sono arrivate smentite, almeno per ora: “Se torna Verdini in Forza Italia? Assolutamente no”, ha replicato il capogruppo azzurro al Senato. Il governatore ligure è stato ancora più netto: “Non credo che possa stare nel mio stesso partito”. Salvini non ne vuol sentire nemmeno parlare: “Chi ti ha fregato una volta, ti frega anche la seconda”. Tutto resta, però, nelle mani di Berlusconi. Il grande assente.
di Alberto Sofia | 23 settembre 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09 ... e/3872673/
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Re: Diario della caduta di un regime.

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QUESTO E' UN ASSAGGIO DI COME VI TROVERETE SE VINCE LA DESTRA FASCISTA

APRITE GLI OCCHI






Meloni-Salvini, prove di patto fra patrioti per il governo - Il Tempo
http://www.iltempo.it/.../meloni-salvin ... o-1035190/
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9 ore fa - Meloni-Salvini, prove di patto fra patrioti per il governo. Il tavolo di coalizione all'apertura della kermesse di Fratelli d'Italia Atreju 2017. ... IL CASINO DELLE LIBERTÀPer i sondaggi il centrodestra unito vince Ma i leader ..

Roma, Atreju apre i battenti. Meloni: 'Siamo l'Italia che non si ...
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19 ore fa - 'E noi -ha continuato, rivolta al centrodestra- come Fratelli d'Italia, che già abbiamo ... perché riescano ad avere una prova di responsabilità e trovare un accordo' ... Salvini si prende la platea di Atreju, ma con la Meloni non c'è intesa su .... sarà un buon viatico per la vittoria elettorale delcentrodestra unito.


silvio berlusconi Archivi - Pagina 2 di 2 - CENTRO-DESTRA.IT
http://www.centro-destra.it/wordpress/t ... =trueForse gli STRUMPTRUPPEN si erano accorti dell’esagerare con il falso d’autore.

Stamani, accanto all’articolo dove si magnificava che il centrodestra unito è vincente, hanno piazzato la foto del trio Salvini, Meloni, Suor Sorriso.

Salvini e Meloni, sorridenti che guardano una sorridente “Suor Sorriso”.

Ma il trucchetto per soliti merli, non è durato molto.


Quando Google ha cominciato a pubblicare la notizia del raduno di Atreju, l’articolo con la foto è sparito dal sito degli STRUMPTRUPPEN, ed è assente tuttora.
BERLUSCONI ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI VESPA: IL CENTRODESTRA UNITO PUO' BATTERE RENZI ... Il PD prova a spararle tutte per allungare il brodo sempre più. ... NONNO SILVIO NON SCALDA IL PUBBLICO DI ATREJU.


Ovazione per Salvini ad Atreju, ma sulla legge elettorale si rompe l ...
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21 ore fa - Alla festa di Atreju prove di unità del centrodestra: alla kermesse organizzata da Fratelli d'Italia, partecipano tutti i componenti della futura ...


Atreju. Il centrodestra senza leader unito (per ora) solo dall ...
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8 ore fa - Il centrodestra che s'è riunito ad Atreju ha cercato di trovare una via comune, una piattaforma condivisibile. Ma s'è astenuta, religiosamente, .


Il Fatto Quotidiano la riporta così:



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Atreju, prove di centrodestra unito. Ma è già diviso su leadership e legge elettorale: “C’è ancora molto da lavorare”
di Alberto Sofia | 23 settembre 2017

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Più informazioni su: Forza Italia, Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, Giovanni Toti, Ignazio La Russa, Lega Nord, Matteo Salvini, Paolo Romani, Silvio Berlusconi
Il centrodestra unito? Al di là dei proclami rivendicati ad Atreju, nella prima giornata della tradizionale festa dei giovani di destra, la coalizione tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia resta ancora soltanto sulla carta. Il motivo? Non bastava l’eterno dilemma irrisolto della leadership, ora è la nuova versione del Rosatellum a dividere il fronte.
Perché se la proposta di legge elettorale conviene a Silvio Berlusconi e ha già ottenuto il via libera di Matteo Salvini, piace invece poco a Giorgia Meloni. “Uno schifo”, l’aveva bollata a caldo. E non sembra aver cambiato idea, tanto da aver lanciato pure un avvertimento diretto al leader azzurro e al Carroccio: “Un’alleanza di centrodestra? C’è ancora molto da lavorare e la legge elettorale lo dimostra. Servirebbe una proposta comune, il Rosatellum 2.0 non dà garanzie: non risolve né il nodo dei nominati, né quello del premio di maggioranza”, ha chiarito la presidente di Fdi-An dalla kermesse romana.
È stata la stessa padrona di casa Giorgia Meloni ad aver radunato tutti i volti e gli esponenti di quella che dovrebbe essere la coalizione che si presenterà alle urne. In prima fila, per l’evento inaugurale, c’erano stesso Salvini e i forzisti Paolo Romani e Giovanni Toti, oltre a Raffaele Fitto (Direzione Italia), Stefano Parisi (Energie per l’Italia) e Gaetano Quagliariello (Idea). Quasi la fotografia di una possibile futura alleanza, legge elettorale permettendo. E non solo. Perché l’unità possibile passerà per le strategie del grande assente – seppur invitato – di Atreju: Silvio Berlusconi.
È lo storico leader di Forza Italia, ancora una volta, il grande convitato di pietra. Mai evocato dal palco, se non per qualche vignetta satirica. Chiaro che proprio le reali intenzioni del vecchio leader lascino non pochi dubbi ai potenziali alleati. Perché se è vero che la nuova versione del Rosatellum resuscita le coalizioni, è altrettanto vero che queste rischiano di trasformarsi in semplici cartelli elettorali. False, senza simbolo né leader comune. Utili (forse) per provare a vincere, ma da rinnegare quando sarà il caso di governare. Con il solito spettro delle larghe intese e degli accordi trasversali post voto all’orizzonte.
“Se Berlusconi si sta preparando all’ennesima grande coalizione dopo il voto? Non lo so, dovreste chiederlo a lui. Di certo noi non saremmo disposti all’ennesimo inciucio”, ha avvertito Meloni. Dal fronte azzurro c’è chi ha provato subito ad allontanare lo spettro: “Non credo che le larghe intese possano essere una soluzione”, ha ribattuto l’azzurro Giovanni Toti, il presidente della Liguria che da tempo ormai è il più filoleghista tra i forzisti. E pure il capogruppo al Senato Romani si è accodato al mantra del centrodestra unito.
Salvini, invece, resta per ora al gioco. Anche perché se il Rosatellum 2.0 fosse approvato dal Parlamento, la sua Lega potrebbe certo far valere la sua posizione di forza nelle regioni del Nord nei collegi maggioritari, puntando così ad aumentare il numero dei suoi eletti. “I sondaggi dicono che non basterebbe nemmeno il centrodestra unito? Non prevedevano nemmeno la Brexit. Noi abbiamo ancora cinque mesi, la Lega non è mai stata così forte. Ho l’ambizione che sia fondamentale”, ha spiegato. Convinto di poter puntare a quella leadership sulla quale tutti i potenziali alleati preferiscono al momento glissare: “Primarie, controprimarie, qualcuno le vuole, altri no. Alla peggio le facciamo alle urne, nel giorno delle elezioni”, ha avvertito Salvini. La Russa e Fratelli d’Italia invece hanno preferito rilanciare sulle consultazioni interne: “La leadership non si può decidere sul chiuso di una stanza, dobbiamo affidarla ai cittadini”. Tema rimandato, anche perché con la nuova versione del Rosatellum non ci sarebbe nemmeno la necessità di indicare il capo della coalizione (ma solo quella del capo della forza politica, ndr)
I nodi e le distanze nel centrodestra, però, restano. E oltre al fantasma di future larghe intese, c’è anche quello evocato di un possibile ritorno tra le fila di Forza Italia di Denis Verdini, l’ex sodale berlusconiano poi diventato sostenitore del governo Renzi. E ora nuovamente corteggiato da Arcore. Da Romani e Toti, però, sono arrivate smentite, almeno per ora: “Se torna Verdini in Forza Italia? Assolutamente no”, ha replicato il capogruppo azzurro al Senato. Il governatore ligure è stato ancora più netto: “Non credo che possa stare nel mio stesso partito”. Salvini non ne vuol sentire nemmeno parlare: “Chi ti ha fregato una volta, ti frega anche la seconda”. Tutto resta, però, nelle mani di Berlusconi. Il grande assente.
di Alberto Sofia | 23 settembre 2017

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Re: Diario della caduta di un regime.

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OVRA SEMPRE IN AZIONE

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……….CORSI E RICORSI DELLA STORIA DELL’UMANITA’…….






Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo.

Primo Levi



Scrivono compiaciuti i kamaraden del quotidiano di Berlusconi, che spaccia per moderati facendo fessi gli italiani:



Dove i coloni sognano il Terzo Reich






La Merkel vince (ma tracolla)
L'ultradestra è il terzo partito
La cancelliera perde 8 punti. Batosta per Schulz. Spd crolla: "La Große Koalition è finita". Ora è incognita governabilità
di Sergio Rame
55 minuti fa
368

Germania, la Merkel vince (ancora). Ma vola la destra estrema
La Merkel è prima ma arretra di 8 punti. Crolla l'Spd: Schulz l'ha portato al minimo storico. Boom della Afd: entra per la prima volta nel Bundestag
Sergio Rame - Dom, 24/09/2017 - 19:41
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Angela Merkel vince ancora, ma ha poco di che gioire. L'unione tra Cdu e i cugini conservatori bavaresi della Csu è il primo partito tedesco con il 33%. Un risultato in netto calo rispetto alle elezioni del 2013 che videro il partito della cancelliera tedesca ottenere il 41,5%.




Dove i coloni sognano il Terzo Reich



Vanno solo peggio i socialdemocratici. La Spd guidata da Martin Schulz ha, infatti, registrato il peggior risultato fermandosi al 20,8% e perdendo 4,7 punti rispetto al voto di 4 anni fa. A sorridere è, dunque, l'ultra destra di Alternative für Deutschland (AfD) che fa un ingresso trionfale nel Bundestag. I nazionalisti, rispettando le previsioni della vigilia, hanno raccolto il 13,2%, l'8,3% in più rispetto a quattro anni fa quando rimasero fuori dal parlamento.
La fine della Große Koalition
Sul Bundestag aleggia l'incognita della ingovernabilità. Il crollo dei social democratici ha spinto la Spd a escludere una nuova Große Koalition (accordo di governo) con la Cdu/Csu della cancelliera uscente che per la quarta volta vince le elezioni anche se, a questo giro, con un risultato troppo risicato per governare. Il partito di Martin Schulz, che esce da questa tornata elettorale con le ossa rotte, ha registrato il peggior di sempre. E così il comitato direttivo ha deciso di dare il benservito alla Merkel: "Ora il partito andrà all'opposizione". "Siamo meno di quanto avessimo pensato - ha dovuto ammettere Schulz - ora ci batteremo contro gli estremismi per il mantenimento dei valori del nostro Paese".
L'incognita governabilità
Vista l'esclusione di una nuova Große Koalition con i social democratici, alla Merkel non resta che tentare la non semplice coalizione Giamaica dai colori dei tre partiti: il nero della Cdu/Csu, il giallo dei liberali, che tornano nel Bundestag con il 10% e che avevano già governato con la cancelliera dal 2009 al 2013, e i Verdi. Solo in questo modo riuscirebbe ad avere i 348 deputati che le garantirebbero la maggioranza in parlamento. Il problema è che Verdi e Liberali hanno posizioni inconciliabili su moltissimi punti, a partire dal ruolo della Germania all'interno dell'Unione europea.
Il boom della destra estrema
Il grande vincitore di queste elezioni è l'estrema destra. Che fa il suo primo ingresso in Parlamento. E, con 87 deputati su un totale di 631, diventa così la terza forza politica del Paese. "Da oggi nel Bundestag c'è un nuovo partito di opposizione, cambieremo questo Paese", promette Alexander Gauland, candidato alla Cancelleria sotto i vessilli dell'Afd. E assicura: "Combatteremo contro la Merkel o contro chiunque sarà al governo".

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ger ... 45521.html




ITALIANI APRITE GLI OCCHI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI
UncleTom
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Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

UncleTom ha scritto:OVRA SEMPRE IN AZIONE

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……….CORSI E RICORSI DELLA STORIA DELL’UMANITA’…….






Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannati a riviverlo.

Primo Levi



Scrivono compiaciuti i kamaraden del quotidiano di Berlusconi, che spaccia per moderati facendo fessi gli italiani:



Dove i coloni sognano il Terzo Reich






La Merkel vince (ma tracolla)
L'ultradestra è il terzo partito
La cancelliera perde 8 punti. Batosta per Schulz. Spd crolla: "La Große Koalition è finita". Ora è incognita governabilità
di Sergio Rame
55 minuti fa
368

Germania, la Merkel vince (ancora). Ma vola la destra estrema
La Merkel è prima ma arretra di 8 punti. Crolla l'Spd: Schulz l'ha portato al minimo storico. Boom della Afd: entra per la prima volta nel Bundestag
Sergio Rame - Dom, 24/09/2017 - 19:41
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Angela Merkel vince ancora, ma ha poco di che gioire. L'unione tra Cdu e i cugini conservatori bavaresi della Csu è il primo partito tedesco con il 33%. Un risultato in netto calo rispetto alle elezioni del 2013 che videro il partito della cancelliera tedesca ottenere il 41,5%.




Dove i coloni sognano il Terzo Reich



Vanno solo peggio i socialdemocratici. La Spd guidata da Martin Schulz ha, infatti, registrato il peggior risultato fermandosi al 20,8% e perdendo 4,7 punti rispetto al voto di 4 anni fa. A sorridere è, dunque, l'ultra destra di Alternative für Deutschland (AfD) che fa un ingresso trionfale nel Bundestag. I nazionalisti, rispettando le previsioni della vigilia, hanno raccolto il 13,2%, l'8,3% in più rispetto a quattro anni fa quando rimasero fuori dal parlamento.
La fine della Große Koalition
Sul Bundestag aleggia l'incognita della ingovernabilità. Il crollo dei social democratici ha spinto la Spd a escludere una nuova Große Koalition (accordo di governo) con la Cdu/Csu della cancelliera uscente che per la quarta volta vince le elezioni anche se, a questo giro, con un risultato troppo risicato per governare. Il partito di Martin Schulz, che esce da questa tornata elettorale con le ossa rotte, ha registrato il peggior di sempre. E così il comitato direttivo ha deciso di dare il benservito alla Merkel: "Ora il partito andrà all'opposizione". "Siamo meno di quanto avessimo pensato - ha dovuto ammettere Schulz - ora ci batteremo contro gli estremismi per il mantenimento dei valori del nostro Paese".
L'incognita governabilità
Vista l'esclusione di una nuova Große Koalition con i social democratici, alla Merkel non resta che tentare la non semplice coalizione Giamaica dai colori dei tre partiti: il nero della Cdu/Csu, il giallo dei liberali, che tornano nel Bundestag con il 10% e che avevano già governato con la cancelliera dal 2009 al 2013, e i Verdi. Solo in questo modo riuscirebbe ad avere i 348 deputati che le garantirebbero la maggioranza in parlamento. Il problema è che Verdi e Liberali hanno posizioni inconciliabili su moltissimi punti, a partire dal ruolo della Germania all'interno dell'Unione europea.
Il boom della destra estrema
Il grande vincitore di queste elezioni è l'estrema destra. Che fa il suo primo ingresso in Parlamento. E, con 87 deputati su un totale di 631, diventa così la terza forza politica del Paese. "Da oggi nel Bundestag c'è un nuovo partito di opposizione, cambieremo questo Paese", promette Alexander Gauland, candidato alla Cancelleria sotto i vessilli dell'Afd. E assicura: "Combatteremo contro la Merkel o contro chiunque sarà al governo".

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ger ... 45521.html




ITALIANI APRITE GLI OCCHI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI



ANCHE IL CORRIERE HA COMMESSO UN ERRORE DI SCRITTURA:




• Corriere della Sera
domenica 24 settembre 2017 - Aggiornato alle 20:17
Germania: addio Grande Coalizione, boom dei populisti


NON E’ IL BOOM DEI POPULISTI, MA IL BOOM DI QUELLI DEI FORNI CREMATORI
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