Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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pancho
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da pancho »

Qui bisogna che ci capiamo ma soprattutto dovremmo essere coerenti con noi stessi.
Il Popolo e' sovrano o no?
Se lo riteniamo sovrano, qualsiasi sia la sua decisione bisogna poi rispettarla.

Ha ragione la Catalogna a chiedere quel che sta' chiedendo?

Ha ragione Sappada nel Veneto a chiedere di passare al Friuli?

Hanno ragione le altre regioni a reclamare gli stessi diritti che hanno le regioni autonome?

CERTO CHE SI?

Bene ha fatto il Senato ad accettare questa richiesta del popolo e da ora inizieranno altre.

Se si vuol garantire continuità ad uno Stato tutte le regioni devono avere gli stessi diritti sia al nord che al centro che al sud.

Nei momenti di difficolta di qualche Regione qui c'e' un'obbligo sacrosanto da rispettare e cioe' quello di dare assistenza ma questo non vuol dire che debba essere perpetua.

Il pacchetto De Gasperi con le Regioni del nord confinanti poteva avere a quel tempo una sua ragione ma ora son passati 70 anni e questo non lo si può più concepire .

Tutti uguali con gli stessi diritti e gli stessi dovere se vogliamo che questa unita nazionale tenga altrimenti poi non si dia la colpa a chi di turno prende i voti per queste domande alle quale nessun governo si e' preso la briga di risolvere .

La Lega esiste non perché ' sia un movimento rivoluzionario o innovativo ma perché gli altri non han voluto affrontare questi problemi.

70 anni di autonomia della Sicilia e quanti soldi buttati al vento o nelle tasche dei soliti senza aver risolto niente. Anzi peggiorato creando una mentalità assistenzialista sempre più difficile da estirpare.

Vogliamo andare avanti ancora cosi' o e' arrivato il momento di chiarire tutto questo.

Il Veneto prossimamente andrà incontro ad un referendum in cui chiede l'autonomia.

Io stesso che mi ritengo ancora di sinistra(?) andro' a vorate a favore. Che altro dovrei fare ? Aspettare ancora settant'anni perché si risolvano queste questioni.

Qui si possono fare tutte le elucubrazioni che si vuole ma la sostanza non cambia.

Come scrisse Pierangelo Bertoli:
Le cose cambiano, cambiano, cambiano, sì, ma le cose non cambiano me.

E io son di questo avviso

A me interessa poco che a questo mio intervengo venga data un'etichetta.
Il buon senso e la logica deve sempre prevalere su tutto se si vuol coesistere in un determinato posto qualunque sia chiamato.

un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
UncleTom
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da UncleTom »

pancho ha scritto:Qui bisogna che ci capiamo ma soprattutto dovremmo essere coerenti con noi stessi.
Il Popolo e' sovrano o no?
Se lo riteniamo sovrano, qualsiasi sia la sua decisione bisogna poi rispettarla.

Ha ragione la Catalogna a chiedere quel che sta' chiedendo?

Ha ragione Sappada nel Veneto a chiedere di passare al Friuli?

Hanno ragione le altre regioni a reclamare gli stessi diritti che hanno le regioni autonome?

CERTO CHE SI?

Bene ha fatto il Senato ad accettare questa richiesta del popolo e da ora inizieranno altre.

Se si vuol garantire continuità ad uno Stato tutte le regioni devono avere gli stessi diritti sia al nord che al centro che al sud.

Nei momenti di difficolta di qualche Regione qui c'e' un'obbligo sacrosanto da rispettare e cioe' quello di dare assistenza ma questo non vuol dire che debba essere perpetua.

Il pacchetto De Gasperi con le Regioni del nord confinanti poteva avere a quel tempo una sua ragione ma ora son passati 70 anni e questo non lo si può più concepire .

Tutti uguali con gli stessi diritti e gli stessi dovere se vogliamo che questa unita nazionale tenga altrimenti poi non si dia la colpa a chi di turno prende i voti per queste domande alle quale nessun governo si e' preso la briga di risolvere .

La Lega esiste non perché ' sia un movimento rivoluzionario o innovativo ma perché gli altri non han voluto affrontare questi problemi.

70 anni di autonomia della Sicilia e quanti soldi buttati al vento o nelle tasche dei soliti senza aver risolto niente. Anzi peggiorato creando una mentalità assistenzialista sempre più difficile da estirpare.

Vogliamo andare avanti ancora cosi' o e' arrivato il momento di chiarire tutto questo.

Il Veneto prossimamente andrà incontro ad un referendum in cui chiede l'autonomia.

Io stesso che mi ritengo ancora di sinistra(?) andro' a vorate a favore. Che altro dovrei fare ? Aspettare ancora settant'anni perché si risolvano queste questioni.

Qui si possono fare tutte le elucubrazioni che si vuole ma la sostanza non cambia.

Come scrisse Pierangelo Bertoli:
Le cose cambiano, cambiano, cambiano, sì, ma le cose non cambiano me.

E io son di questo avviso

A me interessa poco che a questo mio intervengo venga data un'etichetta.
Il buon senso e la logica deve sempre prevalere su tutto se si vuol coesistere in un determinato posto qualunque sia chiamato.

un salutone








Qui bisogna che ci capiamo ma soprattutto dovremmo essere coerenti con noi stessi.
Il Popolo e' sovrano o no?




NO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
UncleTom
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da UncleTom »

…………INTERMEZZO DOPO IL POST PRECEDENTE DI PANCHO


La storia non sta ferma e bisogna seguirla giorno dopo giorno.




Sia ben chiaro. Anche se siamo ben avviati sulla strada maestra del Fascismo 2.0, che nella fase iniziale non sarà come quello pregante di Benito, perché con l’esperienza della prima edizione tutto deve avvenire in modo mascherato secondo l’impostazione e le indicazioni di Licio Gelli, ad eccezione di quello che crede il manipolo di Casa Pound, che trova conforto nella continuità dell’esibizione del passato regime, in attesa che si manifesti palesemente il Duce degli anni 2000, ognuno è libero di pensarla come crede e di votare ciò che crede.

Per momento non ti controllano quello che voti nella scheda e ti raddrizzano a suon di bastonate se a loro non piace.

E come sostiene pancho:


Qui bisogna che ci capiamo ma soprattutto dovremmo essere coerenti con noi stessi.




Fresca, fresca, come notizia principale su sito del Fatto Quotidiano:


Multiutility, la cassaforte della Lega è in Veneto
Tra faide per le poltrone, incarichi e parenti

AscoPiave, colosso con 500 milioni di ricavi è controllata dai comuni (55 su 95 sono del Carroccio)
della Provincia di Treviso e dai fedelissimi di Luca Zaia. Tra figli sistemati e dirigenti con la 3ª media


Politica
Fulvio Zugno, leghista doc, ex assessore al Bilancio a Treviso che voleva lo sconto sulla tassa per i rifiuti solo per gli italiani. Nicola Cecconato, fedelissimo di Zaia con 13 incarichi al ministero dell’Agricoltura. Dimitri Coin, segretario stesso della Lega Nord Treviso: niente laurea, ma esperienza nel settore agro-vivaistico. Sono solo nomi della galassia dei manager che amministrano AscoPiave, colosso energetico da 500 milioni di ricavi, una delle società pubbliche che il Carroccio occupa e usa come e poltronificio
di Thomas Mackinson


IlFattoQuotidiano.it / Politica

AscoPiave, il forziere della Lega in Veneto. La faida per le poltrone nel Giglio Magico Verde, tra figli e dirigenti senza laurea
di Thomas Mackinson | 22 settembre 2017

Politica

Non solo conti, polizze e diamanti. Tra le ricchezze non messe a bilancio dal Carroccio ci sono stipendi, compensi e gettoni d'oro nelle società pubbliche. Emblematico il caso del colosso dell'energia del Triveneto usato da anni come bancomat e poltronificio per i notabili locali del partito. Dove anche un ex assessore alla caccia con la terza media può finire sulla sedia di presidente di una controllata da 17 milioni di fatturato: i suoi 100mila euro di compenso li pagano in bolletta i trevigiani. La cuccagna del gas rischia però di finire per scontri di potere interni al partito. E finisce in Procura e alla Consob
di Thomas Mackinson | 22 settembre 2017
66
• 1004


Più informazioni su: Gas, Lega Nord, Liga Veneta, Luca Zaia, Matteo Salvini, Società Partecipate

Matteo Salvini è sul piede di guerra.

Ai duri e puri di Pontida non va giù la storia del sequestro dei conti alle federazioni regionali, a poche settimane dal referendum in Lombardia e Veneto poi, una carognata.

Vero è che – come dimostra quel recente passato tempestato di diamanti – la Lega è ricca anche quando sembra alla canna del gas.

Di ricchezze che non mette a bilancio, come quelle che le arrivano indirettamente grazie alle società pubbliche che occupa e usa come bancomat e poltronifici.

Eccelle nello sport il Veneto di Luca Zaia, dove il Carroccio può permettersi ancora notevoli lussi, come catapultare sulla poltrona di presidente di una società da 17 milioni di fatturato un ex assessore alla caccia con la terza media.

Il suo compenso da 100mila euro finisce nella bolletta dei trevigiani.


Succede all’ombra di Ascopiave, multiutility che nasce 65 anni fa per iniziativa di alcuni sindaci a Pieve di Soligo, nella marca Trevigiana.

Oggi è un colosso energetico nazionale con 7.300 km di rete, un milione di clienti, 57 milioni di utile netto e 500 di ricavi.

All’ombra del quale molti leghisti si sono fatti il nido.

E dal cui fusto gemmano i gigli magici di turno.

I suoi rami si estendono con 18 società, la maggiore è AscoPiave Spa, quotata dal 2006 con un flottante del 33% circa e il resto controllato da AscoHolding, la holding del gruppo, che a sua volta è controllata per il 90% circa dai Comuni della Provincia di Treviso (e per il 10% da un socio privato, Pavisgas).

Ora, è facile capire che in una provincia dove su 95 comuni 55 sono in mano alla Lega Nord quali mani controllino le leve di questo gigante.

Facciamo una mappa, due conti e diversi nomi.

Politici e fedelissimi con le chiavi della cassaforte

Dal 2011 e fino a pochi mesi fa, per due mandati, ha avuto come presidente Fulvio Zugno, un leghista doc, ex assessore al Bilancio a Treviso coi sindaci Gobbo e Gentilini.


Di lui si ricorda la proposta, nel 2004, di uno sconto sulla tassa per i rifiuti valido solo per gli italiani, non per gli stranieri anche se regolarmente residenti sul territorio.


Nel 2014 Zugno viene nominato anche ad e si porta a casa 80mila euro da presidente e altri 180 da amministratore del gruppo. Più incentivi e bonus. Lasciamolo lì per un momento.

L’ex assessore al bilancio di Treviso infatti viene sostituito dall’ex assessore al bilancio del comune di San Vendemiano, che sta lì a 40 km. Nicola Cecconato è un fedelissimo di Zaia che il governatore si portò anche al Ministero dell’Agricoltura come consulente e recordman di incarichi.

Ne aveva collezionati ben tredici: presidente dell’Istituto di Sviluppo agroalimentare, sindaco di Rai Trade e di Veneto Acque, supplente di Coniservizi, collegio sindacale di Ater Treviso e di Asco Tlc, revisore unico di Veneto Infrastrutture Servizi e dei Comuni di San Biagio di Callalta e di Paese, presidente del collegio dei revisori a Mogliano.

Come non dare anche a lui 260mila euro l’anno?

Nello stesso cda siede anche Dimitri Coin, nientemeno che il segretario stesso della Lega Nord Treviso che, dando le direttive ai sindaci che votano nella holding, quasi si autoelegge: per lui il compenso è di 50mila euro. (Roma ladrona, la Lega non perdona -ndt)

Che non sono pochi visto il cv: niente laurea, ma un’esperienza nel settore agro-vivaistico dal 1990 e dal 1998 nel settore immobiliare. Vuoi non farne il consigliere di amministrazione di un gruppo da 500 milioni di ricavi?

La carica dei riciclati in Ascotrade

E passiamo alla controllata Ascotrade, società di fornitura di gas naturale ed energia, in cui si sono susseguiti leghisti da sempre.

Il dominus oggi è Stefano Busolin, ex assessore Provinciale alla caccia e alla Pesca quando Zaia era ancora presidente della Provincia.

I due sono grandi amici, tanto che Zaia lo ha voluto come capolista alle regionali della primavera 2015 dove non verrà eletto, ma ecco che sarà indicato come presidente del Cda dal 2009.

Compenso? 80mila euro l’anno (nel primo mandato), più carta di credito aziendale, più auto aziendale (mica una Micra, ma una Audi A6), corsi d’inglese e manageriali a spese dell’azienda.

Rinnovato nel 2014 per il secondo mandato, si è aumentato lo stipendio a 100mila euro.

Ventimila in più l’anno che fanno circa 10mila euro al mese, una bella somma per un manager con la terza media.

Ma Busolin, come detto, ha il merito di aver guidato la lista Zaia alle regionali.

E’ evidente che tra i cento dipendenti della società non ci fosse candidato migliore al ruolo di un politico riciclato col più basso titolo di studio possibile.

Prima di lui alla presidenza c’era Luca Baggio, sempre 80mila euro, altro leghista trevigiano che si è poi dimesso per diventare consigliere in Regione.

E prima ancora Francesco Pietrobon, compaesano di Busolin e sindaco di Paese, dove questi era consigliere. Che almeno è laureato.

Un posto per la figlia del segretario della Liga

E siamo ad Assotlc, da cui sembra passata mezza lega di Treviso.

E’ passato per il Cda l’ex presidente leghista della provincia di Treviso Leonardo Muraro, l’ex assessore a Treviso ed ex deputato Mauro Michielon (che contemporaneamente era anche nel cda di Poste) e Sonia Fregolent, sindaco leghista di Sernaglia della Battaglia e molto vicina al segretario regionale della Liga Toni da Re.


Gianantonio è partito da un autolavaggio al km zero della statale Alemagna, nel cuore del Trevigiano: due dipendenti e 40 anni di lavoro.


Inizia a fare politica nel 1997 come consigliere leghista, poi sindaco di Vittorio Veneto e poi consigliere regionale. Formalmente non ha mai ricoperto incarichi nelle varie società energetiche dominate dai leghisti.

Ma ha trovato il modo di beneficiarne: la figlia, tu vedi il caso, è assunta proprio in Ascopiave, settore rete.

“Nessun incarico o qualifica particolare, conosceva bene il russo”, dicono dalla società.

E tanto basta.

Poi c’è AscoHolding, che è la cassaforte dei Comuni e l’origine del potere leghista sulle società pubbliche.

Il volto storico è Silvia Rizzotto, che siede dal 2006 al 2013 come consigliere, mentre è sindaco di Altivole (Tv) e che poi dal 2013 al 2016 diventa presidente del Cda con un compenso di soli 28mila euro.

Accanto al suo spicca il volto di Giorgio Della Giustina, che succeduto come presidente la Rizzotto, che nel frattempo è stata eletta in regione.

Lega contro Lega: la faida interna per una poltrona

Che la società sia per la Lega una cosa di famiglia lo dimostrano le recenti faide interne.

A fine marzo l’assemblea dei soci di Ascopiave, quindi Asco Holding e quindi la Lega, decide di non rinnovare Fulvio Zugno, per mettere al suo posto il citato Cecconato che è fidatissimo di Zaia e dominus locale della Lega.

Il motivo ufficiale, o se si vuole il pretesto, è che Zugno aveva già due mandati consecutivi alle spalle. Peccato che sia Coin, cioè il segretario della Lega di Treviso, che Busolin, il presidente uscente di AscoTrade, siano nella stessa situazione, ma nei loro confronti sembra che il problema non esista.

Pressioni, dichiarazioni finché il 21 aprile scoppia il finimondo quando Zugno, in qualità di presidente uscente di Ascopiave in risposta alla sua sostituzione si autonomina presidente di Ascotrade al posto di Busolin (già in carica da 8 anni) che invece sarebbe stato riconfermato dalla Lega.

Apriti cielo, un blitz a tutti gli effetti reso possibile grazie al fatto che il presidente di Ascopiave nomina i Cda delle controllate, tra cui Ascotrade. Lega contro Lega. Zugno contro Busolin (e quindi Zaia).


La zuffa azzoppa il sindaco-sceriffo.

E finisce in tribunale

Politici che usano un’azienda come fosse un giocattolo per farsi dispetti.

In mezzo a questo delirio di poltrone ha la malaugurata idea di infilarsi l’ex sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, quello con le pistole in mano e delle intemerate contro immigrati e omosessuali che negli anni 90 divenne la personificazione del sindaco-sceriffo leghista. Un pezzo di storia del Carroccio.

Che però alla veneranda età di 87 anni esce allo scoperto e accusa la Lega di essere diventata un poltronificio proprio per via delle nomine di cui sopra in Ascopiave.

Risultato: il gruppo fedele a Zaia lo mette alla porta.


“Non ci rappresenta più, è fuori dalla Lega”, si affrettano a dire i suoi detrattori.

La zuffa tra leghisti a suon di carte bollate ed espulsioni deflagra il 24 luglio scorso quando Zugno, silurato dalla Lega in primavera ma autonominato presidente di Ascotrade dopo la cacciata da Ascopiave, accusa Nicola Cecconato (praticamente il suo capo) di non collaborare in qualità di presidente della società che controlla Ascotrade. In particolare di non fornirgli la documentazione riguardante presunte spese pazze del suo predecessore Busolin, comprese quelle incassate da Cecconato stesso come consulente di Ascotrade e poi subito cessate prima della nomina a presidente di quest’ultima. ùù


La storia finisce, si fa per dire, il 7 agosto scorso quando il “ribelle” Zugno viene rimosso dall’azionista capogruppo, cioè da Cecconato stesso, e al suo posto viene ristabilito Busolin.

E Zugno per risposta deposita esposti in Tribunale e alla Consob.

Da cui si attendono nuovi colpi di scena.

di Thomas Mackinson | 22 settembre 2017






E AI VENETI DEL POPOLINO CHE LI VANNO A VOTARE???????????


"IN MONAAAAAAA!!!!!!!!!!!"
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da UncleTom »

ISABELLA, TRE CARAVELLE, E UN CACCIABALLE…………



MERCOLEDI’ 27 SETTEMBRE
MATTEO SALVINI
A MILANO – ORE 18,00


Hotel Sheraton Diana Majestic
(V.le Piave 42)

PRESENTAZIONE DEL LIBRO
“La Lombardia si merita l’autonomia”
(di Stefano Bruno Galli-ed. Libero)

Per non morire centralisti e tartassasati
Prefazione di VITTORIO FELTRI




Dalla padella alla brace, senza vaselina.
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

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:evil: :evil: :evil: :evil:



ISABELLA, TRE CARAVELLE, E UN CACCIABALLE…………






Domanda al sindaco Moratti: “A Milano esiste la mafia?

La Moratti ad Annozero: la mafia a Milano non esiste - Repubblica Tv ...
video.repubblica.it › Home › Edizione Milano
19 lug 2010 - Il 25 maggio 2009 il sindaco di Milano, Letizia Moratti, stata ospite della ... Home • Edizione Milano; La Moratti ad Annozero: la mafia a Milano non esiste ... Milano, danza in assenza di gravità: le ballerine al test del ...... Domande frequenti (FAQ); Segnalazione problemi; Frequenze del digitale terrestre ...




Domanda al presidente Maroni: “In Lombardia esiste la mafia?

Maroni: "Infamie, intervenga Napolitano" Saviano: "Sono stupito e ...
www.repubblica.it › Politica
1.
16 nov 2010 - Maroni ha scritto al presidente della commissione vigilanza Sergio Zavoli, ai presidenti ... 'ndrangheta e sulla sua presenza culturale, politica ed economica in Lombardia. ... Per Maroni lamafia non esiste? chiedono i Verdi. ... una serie di domande: Quanto ha guadagnato direttamente ed indirettamente ...






‘Ndrangheta, arrestato il sindaco di Seregno
“Favori a un imprenditore legato alle cosche”
Edoardo Mazza, eletto con FI, avrebbe agevolato gli affari di un imprenditore legato alle cosche. 24 fermi
Indagato anche l’ex vicepresidente della Lombardia Mario Mantovani, già a processo per corruzione


Mafie
Edoardo Mazza, sindaco forzista di Seregno (Monza e Brianza) da martedì mattina è ai domiciliari. Insieme a lui sono state arrestate altre 23 persone nell’ambito di un’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta in Lombardia: una costola dell’indagine Infinito. Mazza è accusato di corruzione: avrebbe favorito gli affari con un imprenditore edile legato alle cosche, in particolare la convenzione per realizzare un supermercato nel territorio comunale in cambio voti. Il ruolo dell’imprenditore per gli investigatori è stato “determinante” per l’elezione del primo cittadino, ex assessore all’Urbanistica, la cui candidatura è stata sostenuta dalla Lega Nord e da due liste civiche
di F. Q.


•Maggio 2015 – Il rinfresco elettorale di Mazza nel bar dell’armiere dei boss (di A. Bartolini)
•Marzo 2016 – Chiuso per “pericolo di infiltrazione mafiosa” il bar Tripodi di Seregno
•Marzo 2017 – Mazza contro i Rom: “Una piaga. Basta dare soldi a chi chiede l’elemosina”






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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

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IlFattoQuotidiano.it / Mafie / Mafie Export


‘Ndrangheta in Lombardia, fra boss e politici un solo grado di separazione. “Se ti chiedono un favore non puoi dire no”


Mafie Export
Il costruttore Antonino Lugarà, arrestato per corruzione, portava a Seregno pezzi grossi di Forza Italia come Mario Mantovani e tirava la volata del sindaco Mazza. E allo stesso tempo risolveva le controversie d'affari rivolgendosi a esponenti della criminalità calabrese. Compreso Giuseppe Morabito, nipote del celebre "tiradrittu" di Africo
di Mario Portanova | 26 settembre
2017
• 168


Più informazioni su: 'ndrangheta al Nord, Forza Italia, Mario Mantovani


Un solo grado di separazione fra ‘ndrangheta e vertici politici in Lombardia. Si chiama Antonino Lugarà, tra i più noti costruttori di Seregno, importante comune brianzolo. Da un lato Lugarà organizza incontri a cui partecipano Mario Mantovani (Forza Italia, già vicepresidente della Regione Lombardia, legatissimo a Silvio Berlusconi e Roberto Formigoni), Massimo Ponzoni (ex assessore regionale, anche lui di Forza Italia coinvolto in una miriade di casi giudiziari), Edoardo Mazza (sindaco di Seregno, anche lui di Forza Italia, sostenuto anche dalla Lega nord), nonché importanti dirigenti sanitari, come Giorgio Scivoletto (direttore dell’Asl 1 della Lombardia, vicino a Mantovani). Dall’altro si rivolge a esponenti della criminalità organizzata per dirimere controversie d’affari e, in un caso, per cercare di recuperare gioielli sottratti da ladri ignoti in casa della figlia. Tra i personaggi che incontra c’è anche Giuseppe Morabito, nipote del celeberrimo capo della ‘ndrangheta di Africo Giuseppe Morabito, ‘u tiradrittu. E figlio di Domenico, ammazzato nel paesino aspromontano nel 1996, mentre si trovava sull’auto dei carabinieri che gli avevano appena messo le manette.

Antonino Lugarà, nato 65 anni fa a Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), è finito in carcere per corruzione su ordine del Tribunale di Monza, mentre per il sindaco Mazza sono stati disposti i domiciliari. Mantovani, già sotto processo per corruzione per questioni legate alla sanità lomabarda, è di nuovo indagato, sempre per quel reato. Alla base delle accuse, una tipica vicenda di urbanistica “contrattata”, secondo quanto hanno ricostruito i carabinieri di Milano. Un’area, detta “ex Dell’Orto”, accatastata come produttiva e da far diventare commerciale, per poterci costruire sopra il Centro commerciale In’S Supermercati Spa. L’area era stata acquistata da Lugarà per 2,5 milioni di euro, con la certezza in tasca, secondo gli investigatori, della provvidenziale modifica nella destinazione d’uso. Alla base dell’operazione, scrive il gip di Monza Pierangela Renda, “l’accordo preso prima dell’elezione del Mazza, per una più celere risoluzione della pratica urbanistica, al fine ultimo di consentire al Lugarà di perseguire i propri interessi privati”. Con la complicità di numerosi funzionari comunali. Merce di scambio, secondo gli inquirenti, voti e sostegno elettorale da parte dell’imprenditore, storico sostenitore del centrodestra seregnese. Lugarà, in particolare, si sarebbe impegnato “a procurare consenso elettorale e l’appoggio politico durante la campagna del maggio-giugno 2015 per l’elezione del sindaco di Seregno”. Assicurando al giovane Mazza anche il sostegno di un pezzo da novanta come Mantovani.
Fin qui una storia di (presunto fino alla sentenza definitiva) malaffare ordinario. A Seregno e dintorni, però, c’è la presenza radicata di un altro malaffare, quello dei boss calabresi trapiantati in Brianza. Nella campagna elettorale finita al centro dell’inchiesta, molti dei protagonisti di questa vicenda – Lugarà, Mazza, Mantovani… – si sono ritrovati a un incontro conviviale nel bar “Tripodi pane & caffè”, a cui poi è stata revocata la licenza per ordine della prefettura, dato che fra i gestori figurava Antonino Tripodi, arrestato nella maxi-inchiesta anti-ndrangheta Infinito del 2010 e poi condannato per vari reati (non per mafia). Sono seguite fiaccolate antimafia, ma anche tensioni e minacce. Ora, da un seguito dell’indagine Infinito svelato oggi con un ordine di custodia per 13 persone disposto dal Tribunale di Milano, i rapporti a lungo chiacchierati dell’imprenditore Lugarà prendono sostanza.

In particolare, annotano gli investigatori, il 29 dicembre 2015 Lugarà incontra Giuseppe Morabito, il nipote, del tiradrittu, al bar “Gelati e Caffè Fino” di Seregno. Che cosa si dicano non è dato sapere, ma dalle intercettazioni del prima e del dopo emerge con chiarezza che l’imprenditore si rivolge a Morabito per tentare il recupero di oggetti rubati in casa della figlia pochi giorni prima. Diversi personaggi del giro calabrese si attivano, e alla fine stringono il cerchio sui parenti di una domestica, ma dalle indagini non emerge come si sia conclusa la vicenda. Attraverso un intermediario, Lugarà coinvolge Morabito anche in una controversia a proposito di un quadro, e la malcapitata controparte è riempita di botte. Morabito, al telefono con l’intermediario, spiega come terrorizzare la vittima, in caso accampasse nuove pretese sul dipinto: “Per quanto riguarda il quadro digli… ‘il quadro ce l’hanno gli altri africesi” … hanno detto di andare a prenderlo”. Le carte riportano altre richieste di intervento dei calabresi arrivate da Lugarà: su una compravendita di cavalli, su un inquilino moroso. Il costruttore grande sponsor del centrodestra seregnese è perfettamente consapevole della natura dei suoi interlocutori, tanto che al telefono si sfoga col figlio: “Gianni, io non voglio mischiarmi perché dopo se ti vengono a chiederti un favore che non gli puoi dire di no… quando si presentano lì, ‘dovete assumercene uno'”. Per gli inquirenti è “evidente che i rapporti fra l’imprenditore e autorevoli esponenti della ‘ndrangheta si inseriscono nel quadro di quella fitta rete relazionale di cui l’organismo criminale si giova per i suoi scopi”. Tirando quella rete, ma appena un po’, si arriva in fretta a quelli che per molti anni sono stati i vertici della politica lombarda. Con un solo grado di separazione.

di Mario Portanova | 26 settembre 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09 ... o/3878980/
UncleTom
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da UncleTom »

..MILANO, IN PROVINCIA DI BAGHERIA,……..SEREGNO, IN PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA…….



E’ PER QUESTO CHE BISOGNA ANDARE A VOTARE PER L’INDIPENDENZA DELLA LOMBARDIA, TRA MENO DI UN MESE????




IlFattoQuotidiano.it / Mafie / Mafie Export

‘Ndrangheta, l’intercettazione: “Sei andato a votare? Devi sbarrare solo il simbolo di Forza Italia e basta!”
di F. Q. | 27 settembre 2017

Mafie Export
Il legame tra la politica e le cosche, emerso nell'inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari il sindaco di Seregno Edoardo Mazza (Fi), diventa evidentissimo nella lettura dell'intercettazione riportata in una nota dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Monza Pierangela Renda
di F. Q. | 27 settembre 2017

• 13


Più informazioni su: Forza Italia, Mario Mantovani

Il legame tra la politica e le cosche, emerso nell’inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari il sindaco di Seregno Edoardo Mazza (Fi), diventa evidentissimo nella lettura dell’intercettazione riportata in una nota dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Monza Pierangela Renda.
“Ciao Marco, sei andato a votare? (…) tuo padre è andato?”. “Ciao Roberto (…) sei andato a votare o non ancora? (…) diglielo a tuo suocero se non è andato (…) devi sbarrare solo il simbolo di Forza Italia e basta!“. Così come in una sorta di “porta a porta” dei voti messo in atto, con un giro di telefonate, Antonino Lugarà, costruttore ritenuto vicino alla ‘ndrangheta finito in carcere ieri, cercava di garantire e aiutare i suoi amici. Lugarà è accusato di corruzione per aver procurato voti, anche con l’appoggio del consigliere regionale Mario Mantovani, per l’elezione del sindaco di Seregno (Monza e Brianza) Edoardo Mazza di FI, agli arresti domiciliari, in cambio del via libera alla realizzazione di un centro commerciale. Negli atti compaiono chiamate fatte da Lugarà per spingere gli elettori a votare Mazza. Chiede a tale Marco se il padre è andato al seggio e, quando gli risponde “sì, sembra sono andati”, Lugarà replica: “Dopo controllano che è andato”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09 ... a/3880766/



E SILVIETTO COSA DICE DI QUESTI VOTI LOMBARDI????????
UncleTom
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Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da UncleTom »

[i]…..MILANO, IN PROVINCIA DI BAGHERIA,……..SEREGNO, IN PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA…….


Perché nella propaganda non c’è nessun riferimento all’impegno alla lotta alla Mafia e all’’ndrangheta?????[/i]



Da Libero di oggi:

Chi ha paura del referendum non lo conosce
• Libero
• 28 Sep 2017
• Di PIETRO SENALDI
Da sabato 30 settembre Libero distribuirà in omaggio con il giornale “La Lombardia si merita l’autonomia”, l’opera di Stefano Bruno Galli, professore di Dottrine e Istituzioni Politiche, con la prefazione del nostro direttore, Vittorio Feltri.

Chi non risiede in Lombardia può comunque fare richiesta del volume chiamando in redazione.

L’iniziativa è naturalmente legata ai referendum del 22 ottobre promossi dai governatori Maroni e Zaia per l’autonomia (...)

(...) delle loro regioni, accomunate dal fatto di versare allo Stato una cifra esorbitante di tasse senza avere quasi nulla in cambio.

La Lombardia vanta infatti un residuo fiscale di 54 miliardi, il Veneto di 19.

Libero ha fin dal primo momento sposato la causa del referendum, che ritiene una battaglia di libertà e indipendenza.

Lombardi e Veneti da decenni si lamentano di mantenere con le loro tasse lo Stato.

Questa consultazione ci è parsa subito un’occasione irrinunciabile per passare dalle proteste ai fatti.

Ora o mai più, non ci sarà un’altra possibilità, chi vuol mandare un messaggio chiaro al governo centrale per dire che l’andazzo deve cambiare non ha che da recarsi alle urne e votare Sì.

Si tratta di affermare un semplice principio di responsabilità: premiare chi governa bene dandogli il diritto di amministrarsi.

Il referendum è consultivo, come evidenziano i suoi detrattori, ma non per questo è inutile.

Primo perché la politica è fatta anche di gesti e date simboliche.

La Brexit era un referendum consultivo, ma ha cambiato la storia e l’Europa.

Sarà difficile per chiunque governerà l’Italia dopo le prossime Politiche, e in particolar modo lo sarebbe per il centrodestra, ignorare la protesta di due regioni popolose ed economicamente strategiche come Lombardia e Veneto.

Un plebiscito non si può ridurre a mera istanza di un partito.

Secondo perché già all’indomani del voto, in caso di successo, Maroni e Zaia andranno a Roma a trattare gli elementi dell’autonomia dei loro territori, così come consente loro di fare la Costituzione all’articolo 116, che garantisce spazi di indipendenza alle regioni virtuose.

Lombardia e Veneto hanno già chiesto in passato l’autonomia sulla base del dettato costituzionale ma le loro istanze sono state respinte.

Confortate dal voto popolare, sarebbe più arduo rifiutare le loro richieste.

Non è neppure vero, come afferma chi la avversa, che la consultazione spacca il Paese. Anzi, nelle intenzioni dei promotori dovrebbe contribuire a unirlo e farne finalmente una vera nazione federalista.

L’auspicio è che altre Regioni seguano l’esempio di Lombardia e Veneto.

L’Emilia Romagna del piddino Bonaccini sta anch’essa lavorando per arrivare all’autonomia, sebbene per via più istituzionale, e il Piemonte potrebbe promuovere una consultazione analoga a quelle lombardo-venete.

Con il loro modello di autonomia, Maroni e Zaia si propongono di diventare un esempio vincente da imitare per tutti.

L’obiettivo è trattenere nelle Regioni almeno il 50% del residuo fiscale di Lombardia e Veneto che oggi lo Stato disperde senza farlo fruttare e impiegarlo per ridurre le tasse agli abitanti, stimolare investimenti e creare poli d’eccellenza territoriale.

È una richiesta legittima di autodifesa, oltre che un segnale di serietà che si darebbe a tutto il Paese. In più, ci sono i poteri di sicurezza e ordine pubblico, che i governatori rivendicano sul modello dello Statuto speciale siciliano e che garantirebbero una gestone sul territorio dei problemi di immigrazione e criminalità.

Ma non è solo attraverso l’esempio virtuoso che Lombardia e Veneto, con le loro autonomie, si propongono di unire il Paese.

Il senso della richiesta di autonomia fiscale sta nel mettere benzina nel serbatoio delle Regioni economicamente leader, anziché continuare a drenare loro risorse, in base alla regola che se la locomotiva viaggia veloce, i vagoni seguono mentre se si leva carbone al fuochista, ne risentono tutti.

Infine, i governatori si impegnano a non rinunciare al ruolo solidaristico delle loro Regioni.

La differenza sta nel fatto che, dall’indomani del referendum, i progetti di sviluppo del Mezzogiorno e delle aree più depresse sarebbero gestiti direttamente da chi li finanzia. Insomma, si spezzerebbe il cerchio perverso per cui da Milano e Venezia (ma un domani anche da Bologna, Torino e Genova) i quattrini vanno a Roma per essere destinati al Sud ma molto spesso neppure arrivano in Meridione e si disperdono in mille rivoli, per finire nelle mani dei parassiti dello Stato.

La sfida è saltare questi passaggi: Lombardia e Veneto sceglierebbero progetti da sostenere e chi riceve il denaro dovrà rispondere direttamente ai finanziatori, che nei decenni hanno dimostrato di saper far fruttare i soldi meglio della fauna che abita la palude statale.
UncleTom
Messaggi: 5725
Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da UncleTom »

UncleTom ha scritto:[i]…..MILANO, IN PROVINCIA DI BAGHERIA,……..SEREGNO, IN PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA…….


Perché nella propaganda non c’è nessun riferimento all’impegno alla lotta alla Mafia e all’’ndrangheta?????[/i]



Da Libero di oggi:

Chi ha paura del referendum non lo conosce
• Libero
• 28 Sep 2017
• Di PIETRO SENALDI
Da sabato 30 settembre Libero distribuirà in omaggio con il giornale “La Lombardia si merita l’autonomia”, l’opera di Stefano Bruno Galli, professore di Dottrine e Istituzioni Politiche, con la prefazione del nostro direttore, Vittorio Feltri.

Chi non risiede in Lombardia può comunque fare richiesta del volume chiamando in redazione.

L’iniziativa è naturalmente legata ai referendum del 22 ottobre promossi dai governatori Maroni e Zaia per l’autonomia (...)

(...) delle loro regioni, accomunate dal fatto di versare allo Stato una cifra esorbitante di tasse senza avere quasi nulla in cambio.

La Lombardia vanta infatti un residuo fiscale di 54 miliardi, il Veneto di 19.

Libero ha fin dal primo momento sposato la causa del referendum, che ritiene una battaglia di libertà e indipendenza.

Lombardi e Veneti da decenni si lamentano di mantenere con le loro tasse lo Stato.

Questa consultazione ci è parsa subito un’occasione irrinunciabile per passare dalle proteste ai fatti.

Ora o mai più, non ci sarà un’altra possibilità, chi vuol mandare un messaggio chiaro al governo centrale per dire che l’andazzo deve cambiare non ha che da recarsi alle urne e votare Sì.

Si tratta di affermare un semplice principio di responsabilità: premiare chi governa bene dandogli il diritto di amministrarsi.

Il referendum è consultivo, come evidenziano i suoi detrattori, ma non per questo è inutile.

Primo perché la politica è fatta anche di gesti e date simboliche.

La Brexit era un referendum consultivo, ma ha cambiato la storia e l’Europa.

Sarà difficile per chiunque governerà l’Italia dopo le prossime Politiche, e in particolar modo lo sarebbe per il centrodestra, ignorare la protesta di due regioni popolose ed economicamente strategiche come Lombardia e Veneto.

Un plebiscito non si può ridurre a mera istanza di un partito.

Secondo perché già all’indomani del voto, in caso di successo, Maroni e Zaia andranno a Roma a trattare gli elementi dell’autonomia dei loro territori, così come consente loro di fare la Costituzione all’articolo 116, che garantisce spazi di indipendenza alle regioni virtuose.

Lombardia e Veneto hanno già chiesto in passato l’autonomia sulla base del dettato costituzionale ma le loro istanze sono state respinte.

Confortate dal voto popolare, sarebbe più arduo rifiutare le loro richieste.

Non è neppure vero, come afferma chi la avversa, che la consultazione spacca il Paese. Anzi, nelle intenzioni dei promotori dovrebbe contribuire a unirlo e farne finalmente una vera nazione federalista.

L’auspicio è che altre Regioni seguano l’esempio di Lombardia e Veneto.

L’Emilia Romagna del piddino Bonaccini sta anch’essa lavorando per arrivare all’autonomia, sebbene per via più istituzionale, e il Piemonte potrebbe promuovere una consultazione analoga a quelle lombardo-venete.

Con il loro modello di autonomia, Maroni e Zaia si propongono di diventare un esempio vincente da imitare per tutti.

L’obiettivo è trattenere nelle Regioni almeno il 50% del residuo fiscale di Lombardia e Veneto che oggi lo Stato disperde senza farlo fruttare e impiegarlo per ridurre le tasse agli abitanti, stimolare investimenti e creare poli d’eccellenza territoriale.

È una richiesta legittima di autodifesa, oltre che un segnale di serietà che si darebbe a tutto il Paese. In più, ci sono i poteri di sicurezza e ordine pubblico, che i governatori rivendicano sul modello dello Statuto speciale siciliano e che garantirebbero una gestone sul territorio dei problemi di immigrazione e criminalità.

Ma non è solo attraverso l’esempio virtuoso che Lombardia e Veneto, con le loro autonomie, si propongono di unire il Paese.

Il senso della richiesta di autonomia fiscale sta nel mettere benzina nel serbatoio delle Regioni economicamente leader, anziché continuare a drenare loro risorse, in base alla regola che se la locomotiva viaggia veloce, i vagoni seguono mentre se si leva carbone al fuochista, ne risentono tutti.

Infine, i governatori si impegnano a non rinunciare al ruolo solidaristico delle loro Regioni.

La differenza sta nel fatto che, dall’indomani del referendum, i progetti di sviluppo del Mezzogiorno e delle aree più depresse sarebbero gestiti direttamente da chi li finanzia. Insomma, si spezzerebbe il cerchio perverso per cui da Milano e Venezia (ma un domani anche da Bologna, Torino e Genova) i quattrini vanno a Roma per essere destinati al Sud ma molto spesso neppure arrivano in Meridione e si disperdono in mille rivoli, per finire nelle mani dei parassiti dello Stato.

La sfida è saltare questi passaggi: Lombardia e Veneto sceglierebbero progetti da sostenere e chi riceve il denaro dovrà rispondere direttamente ai finanziatori, che nei decenni hanno dimostrato di saper far fruttare i soldi meglio della fauna che abita la palude statale.


Quando il Rag. Ugo sale in cattedra…….




Dalla prima pagina del cartaceo del Fatto:



DOMANI SUL “FATTO ”
Busi: “Il referendum,
una cagata pazzesca”

Domani, sul Fatto, uno scritto di Aldo Busi: “Il maestro Bianchi (contro quella cagata pazzesca del referendum per l’autonomia della Lombardia e del Veneto e per l’abolizione dello Statuto speciale delle Regioni che l’hanno già)”
lilly
Messaggi: 317
Iscritto il: 02/03/2015, 18:13

Re: Referendum consultvo per l'autonomia in Veneto

Messaggio da lilly »

dipende,il voto elettronico deve rilasciarti una ricevita con quello che hai votato che poi si può piegare e depositare nell'urna,se ti dà cose non combacianti si può fare annullare la singola votazione per ripeterla.Il referendum in lombardia non vale niente l'unità del paese è garantita dalla costituzione anche se poi prevede il più ampio decentramento amministrativo
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